Nulla succede per caso

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    NdR: i capitoli sono stati rivisti e integrati rispetto alla versione postata in altri forum.

    Rating Arancione


    CAP. 1


    La giornata era stata intensa. L'intervento per ricostruire il volto alla giovane ragazza, coinvolta la notte precedente in un incidente, si era dimostrato più complicato del previsto.
    L'abilità acquisita in quegli anni mi era servita tutta per tentare di dare nuovamente un futuro, accettabile, alla mia paziente.
    Non aver allacciato la cintura di sicurezza, quella notte, aveva provocato al suo viso un devastante impatto, con i minuscoli pezzetti di cristallo del parabrezza, esplosi al momento dell'urto,che avevano così letteralmente demolito i lineamenti della giovane.
    Perché non l’avesse allacciata non si sapeva, dato lo stato in cui era arrivata, che non le permetteva di raccontare quanto accaduto. Verosimilmente poi, lo shock aveva cancellato una buona parte del ricordo di quel momento, per cui sarebbe stato difficile saperlo, per quanto questo non avesse poi nessuna importanza ormai.
    Ora, solo una serie di delicati interventi chirurgici, potevano riportare il suo volto ad un aspetto che fosse il più possibile simile a quello originale e che potevo vedere solo nella foto, della ragazza prima dell'incidente, che mi ero fatta portare .
    Finalmente a casa, dopo un po’ di riposo, avrei potuto inserire la foto di quel volto e quella fatta in sala operatoria nel mio portatile poi il programma sofisticato e costoso, avrebbe elaborato i vari passaggi chirurgici che dovevo intraprendere nei successivi interventi a cui avrei sottoposto la giovane Anna.
    La tecnologia e le mie abilità avrebbero evitato così ciò che una volta in casi come questi era inevitabile: un volto stravolto dalle cicatrici.
    Nell'ampio salone dall'arredamento moderno, vicino all'hi-fi di ultima generazione, la poltrona di pelle nera era pronta ad accogliermi per il mio momento di relax. L’avevo ricevuta in regalo dai miei genitori, quando avevo vinto il concorso per il posto di Direttore.
    Le grandi finestre davanti a me offrivano un tramonto dai caldi colori aranciati. Los Angeles, e la mia clinica, sembravano lontani migliaia di chilometri, cosa che in realtà non era vera, mentre una soffusa melodia classica si diffondeva e mi portava lontano.
    Adoravo ascoltare Bach e Mozart a quell’ora, soprattutto dopo una giornata come quella appena trascorsa.
    Chiusi gli occhi, per un momento, ma invece mi addormentai, vinta dalla stanchezza.
    Fu un elicottero, passando poco lontano dalle mie finestre, un'ora dopo circa, a svegliarmi.
    Il rombo cupo e forte mi fece sobbalzare, incapace di capire cosa stesse succedendo.
    Fuori ormai era buio e il salone era illuminato solo dalla luce artificiale dei faretti in giardino che entrava dalla grande vetrata davanti a me.
    Fatta una doccia e una cena veloce, mi sedetti al pc, dove vi rimasi per molte ore, a lavorare, decisa ad aiutare la mia paziente, Anna, a guardarsi un giorno allo specchio senza paura.
    Solo a notte inoltrata, ottenni il risultato sperato e potei trasferire sulla drive pen, il programma operatorio. Il giorno dopo, tolta la sedazione alla giovane, avrei dovuto spiegarle cosa era accaduto e cosa l'aspettava nelle settimane seguenti e per esperienza, sapevo molto bene che solo persone psicologicamente forti, potevano affrontare tutto quello che era riassunto in un paio di sterili file.
    Si poteva ricostruire un volto riportandolo molto vicino allo stato originale ma Madre Natura era una sola e Anna non sarebbe stata mai più quella di prima.
    Per questo oltre alla serie numerosa di interventi, veniva sempre affiancato un programma terapeutico con uno psicologo.
    Un incidente come quello di Anna, di cui non ricorda quasi nulla, spesso provoca danni psicologici sia per gli esiti fisici ben visibili, sia per l’inevitabili serie di domande e sensi di colpa che il paziente si fa.
    Tanto più il soggetto è giovane, tanto più l’aspetto fisico poi è fondamentale e ancora di più quando è una donna la vittima.
    Non avevo ancora avuto modo di sapere chi fosse Anna prima dell’incidente ma ero certa che avevo davanti un percorso impegnativo da fare con lei.
     
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  2. dirtydiana
     
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    Grazie , l'inizio è interessante ....
     
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  3. ornellamj
     
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    vero...un inizio interessante non c'è che dire.... :huh:
    e naturalmente sono curiosa di conoscere il seguito... :umh:
    grazie Andago!! :kiss:
     
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  4. Elenajackson777
     
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    Grazie mille Andago per quest'altra tua ff,l'inizio è molto interessante :umh: attendo il continuo :)
     
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    CAP. 2


    La mattina successiva, un caffè doppio mi permise di connettere fra loro in modo efficiente tutti i neuroni e cominciare a pensare alle cose da fare quel giorno.
    Lasciai sfatto il letto in stile giapponese, infilai un paio di jeans neri aderenti, una camicia grigia a righe e mi spazzolai rapidamente i capelli.
    Chiusa la porta di casa alle mie spalle, sfilai dalla giacca le chiavi del mio SUV e feci per salirvi quando, di nuovo, lo stesso elicottero della sera prima, passò sopra la mia testa, basso abbastanza da dare fastidio alle mie orecchie.
    Di prima mattina, appena sveglia e con davanti una giornata come sempre intensa e piena, non era il buongiorno che gradivo di più.
    Non nascondo che ero irritata dall’andirivieni di quel mezzo; il fatto che probabilmente decollava da una delle ville lì vicino, non giustificava il suo volo a bassa quota e mi chiesi chi si permetteva tanta imprudenza e a mio giudizio, anche una punta di arroganza.
    Ero proprietaria di quella casa, poco lontano da L.A. da alcune settimane, finalmente dopo mesi in albergo, passati cercando casa con un'idea ben precisa dell'immobile che volevo finché non avevo visto sul web, la proprietà in cui ora vivevo.
    Il giorno dopo avevo firmato l’accordo di acquisto e alla fine della stessa settimana il furgone dei traslochi aveva portato in casa i pochi mobili che tenevo in un magazzino.
    Una squadra di addetti alle pulizie aveva sistemato ogni cosa, lasciando a me così solo il compito di riempire i cassetti e gli armadi con i miei effetti personali.
    Ma, da qualche giorno, il volo di quella libellula metallica mi rendeva il soggiorno meno tranquillo di quanto promesso dall'agenzia.
    "Come si chiama la proprietà che confina con la mia, Alfred?" chiesi al mio factotum, arrivato in quel momento per prendersi cura della mia casa e del giardino con piscina.
    Anche lui si era coperto le orecchie infastidito dal passaggio dell’elicottero poi era tornato ad innaffiare le aiuole.
    "Los Olivos dottoressa!" rispose.
    " Bene, il proprietario di Los Olivos avrà visite stasera!" ribattei stizzita "preferisco chiarire subito che i voli a bassa quota nella mia proprietà non mi piacciono!"
    "Dottoressa, il proprietario di quel ranch è ...." tentò di dire Alfred
    " Non fa nulla, non ha importanza! Fosse anche il Presidente in persona non mi fa paura!" Non permisi ad Alfred di continuare oltre e partii verso la clinica.
    Quando vi arrivai, feci come ogni giorno la riunione con i colleghi dell' Unità Operativa di Chirurgia Estetica Ricostruttiva (CER) e iniziai il giro visita nelle stanze.
    Ero senza dubbio la più giovane donna, Direttore di un'unità così importante e rinomata in L.A. e ne ero fiera, non lo nascondo, ma ero anche sicura che quel posto lo avevo guadagnato e meritato con il "sudore della mia fronte".
    L'ultima stanza in cui entrai fu quella di Anna, la ragazza a cui stavo ricostruendo il volto, o almeno, avrei ricostruito con la serie di interventi che erano in programma.
    La stanza era in penombra, il monitor registrava ogni suo parametro vitale: il battito era leggermente accelerato, il respiro regolare e leggero, tipico dello stato in sedazione, l'ossigenazione nei limiti.
    Poi c'erano i lampeggi delle pompe che dosavano i farmaci: il Demerol, il Propofol, le flebo idratanti.
    Anna, con lo schienale del letto leggermente alzato, dormiva sotto il doppio strato di bende che le avvolgeva il viso. Gli occhi erano bendati per evitare che non solo ci fossero eventuali lesioni dai frammenti di vetro che potevano esservi entrati ma anche per impedirle di guardarsi allo specchio almeno finchè non le avessi parlato. Spiegarle cosa era successo e cosa avrei dovuto fare faceva sì che almeno un po’ fosse preparata a ciò che avrebbe visto. Sul comodino vicino al letto qualcuno le avevo portato una radio con lettore CD (il lettore mp non poteva di certo usarlo così bendata) e alcuni album, tutti dello stesso artista: Michael Jackson.
    Mi soffermai pochi istanti, sulla copertina di uno dei CD, colpita dallo sguardo magnetico di quell'uomo che mi fissava, di cui non conoscevo che pochi spezzoni di brani e molti gossip, poi diedi ordine all'infermiera di spegnare la pompa ad infusione che manteneva Anna addormentata.
    Era arrivato per lei e per me il momento più difficile della giornata; da lì ad un quarto d'ora, Anna sarebbe stata cosciente, spaventata e disorientata, in penombra ad ascoltare la pesante diagnosi che le stavo per rivelare.
     
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  6. Cinzia62
     
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    Ciao Andago... finalmente posso leggere questa ff! Sul Gold non ero abilitata in quanto poco presente ma quel poco che avevo letto mi aveva incuriosita molto...aspetto il prossimo! :ciau:
     
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    Grazie Cinzia, spero che ti piacerà! :ciau:
     
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  8. ornellamj
     
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    ahia...la dottoressa confina con Los Olivos e quindi con...l'artista degli album sul comodino di Anna... :shifty: :sbav:
    donna determinata la doc...ma immagino la sua faccia quando farà la sua visitina al ranch e conoscerà il proprietario... :asd:
    molto bene Andago...continua!!!! :yep: :ciau:
     
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  9. Elenajackson777
     
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    CITAZIONE (ornellamj @ 4/4/2014, 23:40)
    ahia...la dottoressa confina con Los Olivos e quindi con...l'artista degli album sul comodino di Anna... :shifty: :sbav:
    donna determinata la doc...ma immagino la sua faccia quando farà la sua visitina al ranch e conoscerà il proprietario... :asd:
    molto bene Andago...continua!!!! :yep: :ciau:

    Concordo con tutto ciò che ha detto Ornella :sbav: attendo il continuo per sapere anche come reagir Anna quando la dottoressa gli spiegherà tutto quanto.
     
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  10. ( StreetWalker‚
     
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    Il suo freddo carattere quando si troverà Michael di scioglierà come il ghiaccio.
     
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    CAP. 3


    Eccomi qui..di nuovo sulla mia poltrona di pelle, a casa… dopo una giornata che poteva benissimo essere catalogata come “terribile”.
    Anna, era scoppiata in un pianto dirotto, dietro le bende, quando le cominciai a descrivere la situazione e non le posso dare torto.
    Il guaio stava nel fatto che poi, era diventata come di marmo, immobile,rispondeva con lievi monosillabi a ciò che le chiedevo, cosa che dal punto di vista clinico, significava che il suo stato psicologico era in pericolo.
    Doveva reagire, accidenti! La sua guarigione ottimale dipendeva moltissimo dalla sua volontà. Ciò che aveva davanti erano settimane di dolorose medicazioni, di bende e suture, di esercizi con la fisioterapista per far sì che potesse tornare ad avere una buona mimica facciale. In tutto questo ci andava messo tutto il coraggio e la forza che Anna aveva in sé.
    Ancora pensavo al volto sorridente di Anna che avevo visto nella foto, quando sentii il fastidioso rumore dell’elicottero del mio vicino.
    Lui stava rientrando a casa e io mi ricordai d’improvviso che avevo promesso a me stessa di andare a scambiarci due parole.
    Mi alzai di scatto dalla poltrona, afferrai al volo chiavi e giacca e mi precipitai in cortile per salire sull’auto.
    Uscita dal viale che arrivava alla mia casa, notai per la prima volta, un po’ spostato sulla mia destra davanti a me, un cartello di legno chiaro, dove, una scrittura elegante aveva segnalato che da quella parte c’era il ranch “Los Olivos”.
    Svoltai decisa in quella direzione, su di un viale sterrato, agguerrita e decisa a far capire al proprietario di quella tenuta che c’erano della regole di “buon vicinato” che andavano rispettate.
    Dopo una lieve curva mi fermai d’improvviso: avevo davanti un cancello immenso, nero con decorazioni dorate e in cima una scritta “Neverland”. Dovevo aver sbagliato qualcosa, non era “Los Olivos” quello, ma la strada non aveva diramazioni, aveva un’unica direzione e si arrivava lì, a quel cancello!
    Ancora perplessa, avevo inserito la retromarcia per tornare indietro quando il cancello, lentamente si cominciò ad aprire, senza rumore.
    Il viale si illuminò lungo i bordi con tenui luci, quasi ad accompagnare l’ospite lungo il percorso fino alla casa del proprietario, fra due ali di prato con alberi di ogni tipo e aiuole piene di fiori che si stavano chiudendo alla sera che scendeva sulla tenuta.
    “Neverland”..quel nome mi risuonava in testa..mi chiedevo continuamente dove avessi letto quel nome..
    Alla fine del rettilineo, vidi un uomo in piedi, a fianco di una di quelle "mini-car" che si usano sui campi da golf. Mi accostai e mi fermai al suo cenno di mano, ma per prudenza non scesi ma abbassai il finestrino.
    "Buonasera, dovrei parlare con il proprietario di questa tenuta, sono una...vicina di casa, diciamo..." accennai ad un sorriso che l'uomo, in completo scuro e auricolare, mi ricambiò.
    "Signora, mi perdoni, ma per motivi di sicurezza ho bisogno dei suoi dati per una verifica, prima di accompagnarla dal signor Jackson" replicò l'uomo calmo e inflessibile.
    Udire quel nome naturalmente mi fece ricordare subito i Cd sul comodino di Anna e incapace di trattenermi chiesi: "Mi scusi, ha detto il signor Jackson? Jackson chi?".
    Il body-guard mi fissò con aria divertita e rispose: " Mi sta dicendo che lei non sa che questo è il ranch di Michael Jackson?"
    "No..io...in effetti no, non lo sapevo" replicai ancora allibita dalla notizia "Oh! Io sono Dany, la dottoressa Daniela Sanders e abito appunto nella proprietà qui a fianco…”.
    “ Ok, benissimo dottoressa” riprese dopo qualche istante l’uomo della sicurezza “mi segua con la macchina, l’accompagno fino all’ingresso!”
    Ripartimmo e dopo poco più di un minuto arrivai davanti ad un’enorme casa, per la gran parte in legno, completamente illuminata. Parcheggiai la mia auto, salutai con un cenno il body-guard che si allontanava e mi avvicinai alla porta d’ingresso per suonare il campanello, ma non feci in tempo..la porta si aprì e mi ritrovai faccia a faccia con il signor Jackson. Le copertine dei Cd non rendevano giustizia al fascino dell’uomo che mi stava di fronte sorridente con la mano tesa.

    Edited by Andago - 7/4/2014, 12:03
     
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  12. ornellamj
     
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    molto bene dottoressa Dany Sanders...adesso sei faccia a faccia col tuo rumoroso vicino di casa.....l'affascinante signor MJ......come la mettiamo??? :asd:
    per la cronaca, io sarei svenuta.... :thud:
    attendo di sapere che tipo di colloquio avranno i due confinanti... :rolleyes:
    :congra:
     
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  13. Elenajackson777
     
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    CITAZIONE (ornellamj @ 6/4/2014, 01:09)
    molto bene dottoressa Dany Sanders...adesso sei faccia a faccia col tuo rumoroso vicino di casa.....l'affascinante signor MJ......come la mettiamo??? :asd:
    per la cronaca, io sarei svenuta.... :thud:
    attendo di sapere che tipo di colloquio avranno i due confinanti... :rolleyes:
    :congra:

    :quoto: sono pienamente d'accordo con ciò che ha detto Ornella.Attendo il continuo :occhiolino:
     
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  14. ( StreetWalker‚
     
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    La sua reazione sarà rimanere affascinata e di svenire
     
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    Ho corretto un errore nel nome della dottoressa che nei prossimi capitoli viene chiamata Daniel e non Dany...cerco sempre di rileggere i capitoli ma gli errori sfuggono sempre!!!


    CAP. 4


    “Buonasera, io sono Michael!” furono le sue prime parole.
    La luce all’interno della casa creava una leggera penombra su di lui, ma potevo notare molto bene il fisico snello e asciutto e la massa di capelli ricci che gli cadevano morbidi sulle spalle.
    Nonostante l’apparente aspetto esile l’impressione che mi dava era di grande impatto, sentivo di essere davanti ad un uomo dal grande carisma, a dispetto di ogni gossip che avevo sentito o letto su di lui. Ero improvvisamente impacciata, intimidita..io che ero un Direttore, un chirurgo che fa del suo auto controllo la sua spada..mi sentivo improvvisamente piccola e insicura.
    Accidenti, ero andata lì per mettere in chiaro che non gradivo i suoi voli radenti e non ero neppure capace di fare un passo! Mi sentii una stupida, ve lo dico, e la parte più grintosa di me emerse di nuovo.
    “Buonasera a lei, sono Daniela Sanders!” ribattei con tono formale, di nuovo sicura di me.
    Michael piegò leggermente la testa di lato, e con una smorfia quasi impercettibile sottolineò:
    “ Oh sì lo so…la Dottoressa Daniela Sanders…giusto?”
    Il tono di voce divenne più pesante quando pronunciò il “dottoressa”, facendomi capire che non aveva gradito molto la mia presentazione. Tanto meglio per me, che avevo così intuito su cosa puntare per tenerlo a debita distanza. Non sapevo quasi nulla di lui, ma come tutti i VIP che erano in circolazione, Michael era sicuramente egocentrico, convinto del suo fascino e sicuro che con uno sguardo mi avrebbe fatto passare direttamente dall’ingresso alla camera da letto. Ma dato che io non ero di sicuro quel genere di persona, quella che cede al primo sguardo languido di un uomo, avevo deciso che sarei rimasta in guardia e ben a distanza.
    “ Sì esatto!” replicai alla sua domanda “Sono il Direttore del CER qui a Los Angeles”
    “Oh! Il CER…è un luogo dove si fanno rinascere i sorrisi, è molto importante ciò che fate lì!” mi disse puntandomi gli occhi addosso.
    “Sì effettivamente è un lavoro molto delicato ma che se fatto bene porta molta soddisfazione al paziente e anche a noi dello Staff!” replicai ricambiando il suo sguardo diritto negli occhi.
    Era terribilmente difficile distogliere l’attenzione dal suo sguardo. I suoi erano sguardi profondi, magnetici, e mi sembrava che mentre parlavo lui stesse esplorando dentro me ogni piega della mia anima. Se lo avessi lasciato fare, probabilmente avrebbe scoperto ogni minimo dettaglio della mia vita, ero certa che ne fosse capace, dovevo assolutamente reagire!
    Mi invitò ad entrare e mi accompagnò in un salone dai divani color crema. Tutto in quella casa era opulento, sembrava di essere in un salotto di Versailles, ma era un ambiente caldo e accogliente.
    “Signor Jackson…”tentai di iniziare il discorso che era mentalmente pronto già da giorni, mentre mi sedevo sul divano insieme a lui.
    “No, la prego! Io sono solo Michael, per lei..siamo vicini di casa, o meglio di ranch, ricorda? Solo Michael, per favore..” mi interruppe.
    “Ok Michael…credo sia meglio che io ti spieghi il motivo della mia visita qui stasera.” Ecco, stavo di nuovo perdendo tutta la mia sicurezza, e non dovevo farlo, se volevo che lui accettasse ciò che gli dovevo dire.
    “Daniela, perdonami, ma credo di sapere già cosa mi stai per dire!” mi disse Michael con un sorriso
    “ Davvero? E cosa ti dovrei dire?” cominciavo ad essere stizzita, si stava trasformando da uomo affascinante a uomo antipatico.
    “Allora..tu vuoi chiedermi di non far passare il mio elicottero così basso quando sorvoliamo la tua proprietà..” lo disse sporgendo leggermente il busto verso di me.
    Ecco lo sapevo! Era già riuscito a capire quello che volevo dire, non era possibile! Ora dovevo ribattere in qualche modo, il problema era come farlo, senza essere maleducata, dato che il suo grado di antipatia saliva in modo esponenziale.
    “ Esatto Michael! Trovo che oltre che fastidioso per me, sia pericoloso per te e chi lo guida, passare sopra la mia tenuta a quella quota! Oltretutto non ne hai motivo, quindi…” la voce mi stava diventando stridula e lui senza dubbio lo notò, perché il suo sopracciglio destro si alzò mentre mi guardava gesticolare decisamente irritata.
    “Tu sei sicura che non ne ho motivo? “ mi chiese interrompendo di colpo la mia arringa.
    Mi gelò con quella domanda, mi lasciò letteralmente muta,incapace di rispondere mentre duemila pensieri mi giravano in testa cercando di trovare la possibile soluzione di quel mio black out.
    Mi alzai di scatto, come un automa e non gli diedi tempo di dire che poche parole in risposta alla mia frase di commiato:
    “Bene, anche se non so quale sia il motivo del tuo comportamento, ora so che hai ben chiaro il concetto che io non lo gradisco quindi mi auguro che la cosa finisca qui. Per tutto ciò che riguarda il resto come ogni bravo vicino che si rispetti, se c’è qualcosa di cui hai bisogno sai dove vivo. Buonanotte Michael, ci vediamo!”
    Senza neppure aspettare un attimo in più mi diressi alla mia auto e partii verso casa mia, lasciando Michael sulla soglia con un sorriso stampato in volto, nonostante lo avessi decisamente trattato male.
    Arrivai in casa, e chiudendomi la porta alle spalle, chiusi per un attimo gli occhi, sospirando. Il volto di Michael e il suo sguardo erano ancora lì davanti a me. Buttai le chiavi sul mobile dell’ingresso e mi lasciai cadere sulla mia poltrona mentre con il telecomando facevo partire un concerto di Mozart, che in realtà sarebbe risuonato molto meglio fra le stanze barocche di Neverland.

    Edited by Andago - 7/4/2014, 12:04
     
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