Semplicemente Michael

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Writer
    Posts
    3,639

    Status
    Anonymous
    Ho pensato che forse non tutte gradite una FF così "pesante" come quella che vede Michael vestire i panni del vampiro. Come ho detto la mia mente malata ne ha immaginate tante di situazioni possibili tradotte poi in FF, alcune sono concluse e altre in corso.
    Qui ne vorrei proporre una che al momento è ancora in corso, ma quasi alle battute finali, spero di farvi "cosa gradita" come si suol dire. Ne posto i primi due capitoli, così da darvi un'idea del genere.

    RATING: Rosso
    PROTAGONISTI: Michael, Chiara, Simona, Edward
    ANNO: Dall'estate 1996 in poi


    Cap1

    “Grazie ancora Simona per avermi invitata a casa tua per un po’’”
    “Grazie a te per essere venuta, Chiara, almeno ho qualcuno della mia età che mi fa compagnia. Sai i miei hanno sempre feste con ospiti importanti che non fanno che parlare di cose serie e noiose con termini che io neppure conosco!”
    “Almeno i tuoi fanno ricevimenti, i miei invece litigano in continuazione e quando non lo fanno è perché sono fuori casa con amici e amanti. Vorrei avere una casa grande come la tua, così da avere un’ala solo mia, invece della casa che abbiamo”
    “Ma se hai una casa enorme e stupenda! Tu sai che io adoro lo stile moderno e casa tua sembra uscita dai miei sogni: arredamento lineare, ampi spazi, tecnologia sofisticata che gestisce dalle luci all’impianto hi-fi centralizzato, cristallo e marmo ovunque! Qui invece ci sono solo pavimenti in legno, mobili che hanno centinaia d’anni, stucchi decori e dipinti! Senza contare che tante volte mi ritrovo dei perfetti sconosciuti che al mattino girano per casa perché si sono fermati da noi a dormire!”
    “Spero non girino nudi almeno!” commentò ridendo Chiara
    “No quello no, ma ho visto un pezzo grosso di una banca svizzera uscire dalla camera in mutande!”
    “Caspita, era giovane e bello almeno?”
    “Macché! Una sorta di mummia avvizzita con i boxer e le gambe storte! Un trauma di prima mattina!”
    Simona e Chiara scoppiarono a ridere e le loro risate rimbombarono lungo il corridoio nel quale stavano camminando. Simona aveva ottenuto di tenere per sé e l’amica quella zona della casa dopo la promessa di non fare troppi schiamazzi, dato che una stanza era già stata assegnata ad un ospite arrivato il giorno prima.
    Quando Chiara fu avvisata di questo particolare commentò:
    “Che sia un’altra mummia? O questo sarà un fossile? Mi guarderò attorno prima di uscire dalla stanza per evitare traumi come il tuo…potrei non riprendermi!”
    Una nuova ondata di risate invase il corridoio e dietro una porta socchiusa, che le ragazze avevano appena superato, qualcuno rifletteva su quello che aveva appena sentito.

    E quando arriva la notte
    e resto sola con me
    La testa parte e va in giro
    in cerca dei suoi perché
    Né vincitori né vinti
    si esce sconfitti a metà
    La vita può allontanarci,
    l'amore continuerà...

    E la notte era arrivata di nuovo nella stanza di Chiara, dove una piccola lampada illuminava debolmente le lenzuola stropicciate e la ragazza seduta sul bordo del letto.
    “Dove mi aveva detto che era la biblioteca stamattina Simona? Se leggo un libro forse riuscirò a prendere sonno” disse mentre infilava le infradito in bambù e tela.
    Uscì cauta in corridoio, che notò con sollievo essere illuminato da piccoli faretti a livello del pavimento. Almeno in quello il moderno aveva un po’ contagiato il decadente barocco di quella villa immensa.
    Chiara arrivò in fondo al corridoio, facendo scricchiolare qui e là le lunghe assi di legno, poi scese l’ampia scala di marmo coperta da una corsia rossa leggermente sbiadita e svoltò verso destra, dove doveva, se ricordava bene, trovare la biblioteca.
    Spinse piano la pesante porta di legno scuro che si trovò davanti e la bocca le si spalancò per lo stupore: libri ovunque, dal pavimento al soffitto, in alte librerie in perfetto stile uguale alla casa.
    Cominciò a scorrere con lo sguardo i volumi che si trovava davanti, fra i più grandi nomi della letteratura, italiana e straniera, titoli celebri e sconosciuti, in lingua originale o tradotti.
    “Come faccio a scegliere ora? E poi qualcosa di nuovo non c’è qui?” si disse
    Alle sue spalle un soffio di aria fredda la raggiunse, bloccandole i pensieri e le mani. Un brivido di paura e un cigolio furono ciò che sentì in contemporanea finché l’aria fredda sparì e lei si convinse a girare la testa per vedere cosa c’era dietro di lei. Niente. Solo scaffali pieni di libri. Non una finestra o una porta aperta ma tanto le bastò per ritornare in fretta alla sua stanza e chiudersi dentro a chiave.
    Il mattino dopo, Simona la incontrò per la colazione e la vide stanca e nervosa.
    “Scusami Simona, deve essere il fatto che non ero nel mio letto, e così non ho dormito”
    “Sì capita sempre anche a me se dormo fuori. Non preoccuparti Chiara, non abbiamo nulla da fare se non riposare e chiacchierare. Se ti va ce ne andiamo a bordo piscina sui lettini”
    “Direi che è la cosa migliore, per cui salgo a mettermi il costume e ci vediamo lì ok?”
    “Ok a dopo Chiara”
    Chiara e Simona si separarono rientrando nelle stanze per cambiarsi e quando Chiara arrivò all’inizio del corridoio vide una cameriera uscire dalla stanza dell’ospite di cui le aveva parlato Simona
    “Nessun problema, glielo mando subito su, signore” disse la domestica rivolta verso l’interno della stanza.
    Chiara non poté che ricordare il commento sulla mummia fatta il giorno prima con la sua amica e divertita si chiese se l’ospite, sicuramente decrepito dato le loro ipotesi, avesse richiesto un dottore, un bastone da passeggio o un sarcofago.

    Cap.2

    Chiara aprì la porta della sua camera e entrando il suo piede calpestò qualcosa, un foglio di carta azzurra piegato a metà che qualcuno aveva evidentemente infilato sotto la sua porta.
    Lo raccolse chiedendosi chi poteva aver bisogno di comunicare con lei in quel modo.
    -C’erano un sacco di libri interessanti, perché non hai preso nulla? Permettimi di trovarne uno per te, te lo lascerò stanotte dopo le 23 nel piccolo tavolo rotondo che si trova in biblioteca. Un amico –
    La citazione firmata al maschile significava che non poteva essere Simona, la cosa non era pertanto rassicurante ma Chiara si sentiva solleticata da quello strano e nuovo gioco. Poi si ricordò della mummia, del fossile rinchiuso nella camera vicino alla sua.
    “Oh no non sarà mica un vecchio professore saputello che mi vuole educare?”
    Chiara decise di vedere cosa sarebbe successo quella notte, se il libro non fosse stato di suo gradimento lo avrebbe detto in faccia o meglio gli avrebbe lasciato un biglietto sotto la porta, tanto per giocare sulla stesso piano.
    Si cambiò in fretta indossando il costume da bagno e raggiunse Simona in piscina.
    “Era ora!! Dove eri finita? Sei andata a comprarlo quel costume?? Dai vieni più vicino con il lettino che devo dirti una cosa!” Simona era visibilmente eccitata da qualcosa, Chiara fece ciò che le aveva chiesto
    “Ehm, non trovavo più il costume, scusami! Allora che c’è?”
    “Sembra che il nostro ospite sia più misterioso del previsto...i miei non mi vogliono dire chi sia! Pranza e cena in camera, ma ho strappato una mezza confessione ad Agata, la nostra cameriera, che mi ha detto che legge e scrive un sacco! Stamattina si è fatto portare con urgenza della carta da lettera in camera, è stata Agata stessa a consegnarne di azzurra, la prima che ha trovato in casa!”
    Chiara capì dal colore della carta a quel punto che l’amico anonimo altri non era che il misterioso ospite come aveva sospettato, ciò che le restava di capire era a che gioco stava giocando.
    Il pomeriggio si preannunciava tranquillo come lo era stata la mattina a bordo piscina, tra chiacchiere e risate su qualsiasi argomento ero passato per la testa delle due amiche.
    La giornata era calda ma non tanto da rendere insopportabile restare distese sui lettini sotto il sole alle due amiche che ogni tanto si tuffavano nell’acqua clorata e cristallina per una nuotata.
    E fu in un momento di relax sul lettino che Chiara interruppe l’ultimo pettegolezzo che le stava raccontando in modo dettagliato Simona
    “Che strana sensazione ho addosso…” le disse
    “Cioè?” chiese incuriosita Simona
    “A volte mi sento osservata”
    “E’ impossibile, ci siamo solo noi, qui! I miei sono fuori per affari oggi, tornano domani. Il personale della casa poi, è impegnato nelle varie faccende...chi vuoi che ci sia che sta guardando?”
    Chiara si guardò attorno, sospettosa. Alzò lo sguardo verso la casa, e le sue stanze dei piani più alti.
    Dietro una finestra, illuminata dai riflessi arancioni del tramonto, la tenda si chiuse d’improvviso e la figura esile, che la teneva scostata, scomparve.
    “Chi c’è in quella stanza?” chiese Chiara all’amica che si abbassò gli occhiali da sole per guardare dove le indicava l’amica
    “Ah quella è la stanza dell’ospite misterioso! Era lui allora che guardava? Wow, è anche curioso allora!! Misterioso e curioso…che abbinamento!!”
    Chiara non replicò, ma la sua impazienza verso ciò che l’aspettava in biblioteca quella notte, crebbe a dismisura.
    Inventando un malessere indistinto, a causa del sole di quel pomeriggio, Chiara riuscì a salire in camera sua dopo cena, prima di quanto Simona avesse desiderato.
    Chiara si sentiva un po’ sleale nei confronti dell’amica, ma si ripromise di riguadagnare ciò che tralasciava, appena avesse scoperto chi era quell’uomo che si nascondeva poche stanze più in là.
    Le ore sembravano non passare mai, e le 23 arrivarono quando ormai Chiara era sfinita dall’attesa. Si precipitò fuori dalla stanza scendendo le scale come la sera prima, i passi fatti in punta di piedi per non svegliare nessuno e interrompere così la sua avventura.
    La biblioteca era esattamente come la sera prima. Il tavolo rotondo, citato nel biglietto, era al suo posto, vuoto.
    Chiara ebbe un moto di impazienza, poi una sorta di ipotesi si affacciò alla mente, con l’idea che forse doveva restare nella stessa posizione della sera prima, di spalle al tavolino e magari da una qualche entrata segreta, che lei non vedeva, il “fantasma” molto corporeo della casa, avrebbe fatto la sua comparsa.
    Dopo cinque minuti, non era successo ancora nulla e Chiara con un “Al diavolo!” si lasciò la biblioteca alle spalle e risalì verso la sua camera.
    Non fu sorpresa quando sotto la porta, un foglietto azzurro, ripiegato, colse la sua attenzione. Entrò nella camera lasciando la porta aperta, mentre apriva il messaggio
    -Perdona la mia mancanza. Una telefonata imprevista non mi ha permesso di rispettare il nostro impegno. Domattina troverai ciò che ti ho promesso qui sulla soglia della tua stanza. Saprò farmi perdonare, vedrai. Un amico-
    Stizzita, cercò la penna che portava sempre con se dentro la borsa, si appoggiò sul comodino e sotto il messaggio aggiunse la sua risposta:
    -Non vedo perché tu ti debba prendere tanto disturbo, nemmeno mi conosci. Per farlo basterebbe che tu uscissi da quella cassaforte che è diventata la tua stanza. O hai paura che ti morda? -
    Lo ripiegò seguendo le linee già presenti e tornò in corridoio, andando verso la stanza del suo “amico”. Si chinò e spinse appena il biglietto sotto la porta, restando a guardare. Pochi istanti dopo, il biglietto venne tirato dentro la stanza, scomparendo completamente alla vista di Chiara.

    Edited by Andago - 12/2/2014, 08:19
     
    Top
    .
  2. ornellamj
     
    .

    User deleted


    uella!!! una nuova ff e stavolta più "leggera"....e mi piace molto come inizio!!! :woot:
    solo un appunto se posso...hai fatto un po' di confusione col nome della ragazza padrona di casa...si chiama Simona, Aurora o Ambra??? ....ma è solo un dettaglio rispetto all'eccitazione giocosa che mi provoca questa storia!!! :yeah:
    brava!!! e aspetto il seguito anche di questa :aaa: :smack:
     
    Top
    .
  3. wonderfulMJ
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    “Ah quella è la stanza dell’ospite misterioso! Era lui allora che guardava? Wow, è anche curioso allora!! Misterioso e curioso…che abbinamento!!”
    Chiara non replicò, ma la sua impazienza verso ciò che l’aspettava in biblioteca quella notte, crebbe a dismisura.

    L'impazienza e la curiosità non è solo di Chiara :occhiolino:
    Inizio molto promettente Andago, thankssssss per questa nuova FF.
    E ... perfetto l'accenno alla bellissima canzone di Arisa!
    :congra:
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Writer
    Posts
    3,639

    Status
    Anonymous
    Uhh ci fu un cambio di nome mentre la postavo nel mio forum e non ho corretto sul word!! Di solito leggo ma mi é proprio scappato grazieee! Fra poco correggo sul pc..è Simona!!!
    Ecco fatto...e grazie dell'avviso (ditemi pure quello che non va eh!)

    Cap.3

    Sì sarà pure misteriosa e tenebrosa,
    quando vuole fa paura,
    Ma ti abbraccia e ti difende se l'ascolti...
    Se ti nascondi e cerchi dentro lei la forza per andare avanti
    e non tradirla con il sole e i raggi.
    (Modà)

    La mattina dopo Chiara aprì la porta della sua stanza senza neppure pensare a ciò che aveva letto poche ora prima nel biglietto ma tutto le ritornò alla mente quando il suo piede calciò qualcosa spingendolo in mezzo al corridoio. Allora lo vide. Un libro rilegato in pelle dalla copertina rossa leggermente consunta e le pagine ingiallite.
    Si avvicinò e lo raccolse, cercandone il titolo sul dorso: Il fantasma dell’Opera.
    Aprì piano la copertina, sfogliando le prime pagine che crepitarono sotto le sue dita, svelando la loro età appena Chiara lesse l’anno di pubblicazione. Quella che teneva fra le mani era un’elegante prima edizione del libro, del 1910, che lei aveva distrattamente preso a calci!
    Portò il libro con sé, ne conosceva vagamente la trama e le piaceva, pertanto sarebbe stata una buona lettura per quel giorno.
    Nella sala riccamente decorata che era riservata alla colazione, Chiara non trovò Simona, ma un biglietto dell’amica dove le veniva chiesto scusa dell’assenza per un improvviso impegno.
    Chiara si chiese come mai Aurora avesse scelto un modo così scomodo per avvisarla, dato che portava sempre con sé il cellulare per di più acceso.
    La fragrante scia di profumo che si diffondeva nella stanza fatta di caffè e cornetti, assieme ad una assemblaggio ordinato di piatti pieni di uova strapazzate, prosciutto, formaggi vari, frutta e così via la convinse di non andare a fondo della questione e dedicarsi completamente alla colazione.
    Diversi minuti dopo, alla costante presenza di una cameriera rimasta nella stanza per servirla, Chiara si alzò pigramente dalla sedia, sazia e soddisfatta.
    Decise che la tiepida mattina, leggermente velata in cielo, era l’ideale per la lettura del libro nel salone principale, con le ampie porte finestre che si aprivano sul giardino.
    Si sedette su una poltrona dal tessuto damascato chiaro e floreale e dal legno dorato, lavorato in riccioli e onde, secondo la moda barocca più in voga all’epoca.
    Iniziò a leggere:

    Il fantasma dell’Opera è esistito realmente. Non era, come si è creduto a lungo, una creatura nata dall’immaginazione degli artisti, dalla superstizione degli impresari, o un frutto degli assurdi e impressionabili cervelli delle ragazze del balletto, delle loro madri, dei custodi, degli inservienti, del portiere. Si, è esistito in carne e sangue, anche se aveva assunto le sembianze di un vero fantasma; e cioè, di un’ombra spettrale.

    Quando girò la prima pagina, già rapita dalla storia, un piccolo biglietto, ancora una volta azzurro, scivolò dal libro verso le sue gambe. Lo fermò con un gesto rapido della mano, prima che avanzasse ulteriormente, verso terra, e lo aprì.
    -E tu, credi che sia mai esistito il Fantasma dell’Opera? Ho scelto il libro giusto vero?-
    Chiara sorrise per la strana comunicazione che ormai si era stabilita con quell’uomo che non si voleva mostrare.
    Riabbassò gli occhi sul testo, leggendo avidamente per un paio d’ore, finchè non lo terminò. Si alzò dalla poltrona con ancora negli occhi l’esile figura di Christine e le sembrava di sentire quasi la voce di Erik, il suono del pianoforte. Poi si rese conto che un pianoforte che suonava c’era davvero.
    Cercò di seguire il suono della musica, attraverso il corridoio e le stanze, una di seguito all’altra, finchè incontrò Agata, la cameriera e la fermò:
    “Agata per favore, mi può dire come faccio a raggiungere la sala dove c’è il pianoforte?”
    Agata era visibilmente imbarazzata, si guardò attorno e poi, in modo plateale, cercò di prendere tempo
    “Il pianoforte signorina? Io non so se glielo posso dire..ecco..vede, io lo posso anche dire ma poi non so se lei lo può usare, cioè è un pezzo prezioso della casa e io ho delle disposizioni…”
    “Agata!” la interruppe Chiara “Io non lo userò va bene? Voglio solo andare a vedere chi lo stà suonando!”
    La reazione fu ancora più teatrale e comica, per certi aspetti, con Agata che si contorceva le mani mentre cercava scuse plausibili
    “Chi lo sta suonando? Ahh sì deve essere l’accordatore, vede signorina, viene ogni mese a controllare che sia tutto apposto..”
    Chiara a quel punto tralasciò ogni scusa che Agata cercava di fornirle e le passò davanti per seguire ad orecchio la musica ed arrivare nella stanza del pianoforte. Proprio l’atteggiamento della cameriera le dava conferma, che non c’era affatto l’accordatore in quella stanza e la cosa si rafforzò quando si vide inseguita proprio da Agata che quasi urlando la richiamava:
    “Signorina, ma dove va? Le ripeto che non ci può andare! Stanno accordando il pianoforte, si fermi, non può disturbare entrando lì dentro!! “
    Poi Chiara arrivò davanti ad una doppia porta, di legno bianco con stucchi dorati e capì di essere arrivata alla sua meta, con Agata dietro di lei improvvisamente muta.
    Il suono del pianoforte cessò nel momento che Chiara appoggiò le sue mani sulle maniglie di ottone, dandole il segnale per entrare subito, senza aspettare un istante di più.
    Davanti a suoi occhi si mostrò un ambiente che solo nelle favole credeva esistesse, fatto di un pavimento di legno intarsiato, di stucchi dorati tutt’intorno a lei e scene mitologiche dipinte sulle pareti e sul soffitto, con colori e maestria che facevano sembrare reali i personaggi.
    Al centro un maestoso pianoforte nero a coda, dal coperchio alzato, faceva bella mostra di se, con il suo panchetto dalla seduta in velluto e i suoi tasti in madreperla, muto e immobile.
    “Dov’è l’accordatore?” chiese ironica Chiara voltandosi verso Agata
    “Se ne è andato non vede? Ha finito a quanto pare…” le rispose la cameriera palesemente sollevata.
    “Già, peccato che sembra che la sola uscita sia questa e di qui non è passato”
    “No, vede la porta finestra in fondo alla sala? Sarà passato da là…”insistè Agata
    “Ok…farò finta di crederle..” le disse di rimando Chiara, voltandosi per tornare indietro.

    Edited by Andago - 12/2/2014, 08:27
     
    Top
    .
  5. wonderfulMJ
     
    .

    User deleted


    O o mi sembra di vedere la povera Agata che rincorre Chiara per
    far sì che non possa vedere il 'fantasma' al pianoforte :asd: :asd:.
    E' molto bella e particolareggiata anche la descrizione degli ambienti,
    sembra di essere dentro alla FF ...
    come sempre :congra: Andago!
     
    Top
    .
  6. ornellamj
     
    .

    User deleted


    mmmh la storia si fa sempre più intrigante e, come dice WonderfulMJ, le descrizioni sono molto realistiche....piacerebbe pure a me soggiornare in questa antica e bellissima villa....insieme all'ospite misterioso naturalmente! :--:
    ed ora...quale sarà la prossima mossa dell'esperto di letture? :umh:
    thx Andago :hug:
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Writer
    Posts
    3,639

    Status
    Anonymous
    Cap.4

    Chiara passò il tempo che rimaneva prima di pranzo e in teoria prima dell’arrivo di Simona, passeggiando per il giardino, tenendo fra le mani il libro, ogni tanto aprendolo e rileggendo qualche frase.
    Quando la sua passeggiata la portò ad essere di nuovo a bordo piscina, alzò lo sguardo verso la finestra della stanza dell’ospite sconosciuto, ma non vide nessuno affacciato e ne fu delusa.
    Tornò indietro fino al giardino e quando vide una panca in pietra sotto un salice, trovò quel luogo adatto a lei, così melanconica in quel momento. Starsene lì tutta sola in quel giardino pieno di fiori ma vuoto non era ciò di cui lei aveva bisogno, in quel periodo della sua vita.
    Aveva chiesto rifugio proprio per quello a Simona, per avere conforto e un’amica con cui parlare, ma a quanto pareva quella giornata sarebbe trascorsa in modo ben diverso dalla precedente.
    Riaprì il libro, sospirando, ad una pagina qualunque scelta a caso ma finì per leggere dell’amore del giovane conte per la protagonista, un amore che affrontava le paure e gli ostacoli che il bigottismo della società dell’epoca metteva davanti a tutto.
    E Chiara rivide la sua storia con Edward, il contrasto con i suoi genitori solo perché lui, di origini straniere, l’avrebbe portata via con sé in Inghilterra, lontano da quello che i genitori pensavano fosse il solo ambiente ideale per lei.
    L’amore? Un dettaglio stupido, per loro. Un accessorio che poteva anche non comparire in un matrimonio, o poteva uscire con il tempo, senza troppa enfasi magari, per non disturbare le rispettive carriere.
    E la carriera Chiara l’aveva già impostata nell’ azienda di moda di famiglia, ogni cosa già decisa da quei genitori ossessivi e programmatori di ogni dettaglio che riguardasse lei e la sua vita, compresa la sua unione non con Edward ma con il rampollo di una famiglia della zona, con cui si sarebbero così legati anche economicamente.
    Solo Simona, che la conosceva fin da piccola, sembrava capire ogni cosa, darle forza e coraggio e solo a casa sua Chiara si sentiva in pace per un po’, respirando un po’ della libertà che tanto aveva bisogno.
    Richiuse il libro che ormai non leggeva più per andare a cambiarsi per il pranzo, come faceva sempre da quando era nata, educata anche in quello secondo vecchie e antiquate regole che non approvava ma che erano diventate abitudini consolidate.
    Ancora una volta, quando aprì la porta della sua stanza, vide a terra un biglietto colorato ad attenderla, lo raccolse felice di vedere che qualcuno si preoccupava, forse, di non lasciarla sola.
    -Avevi qualcosa che ricordava Christine, seduta sotto quel salice..e avevi ragione, mi ha fatto bene uscire un po’ dalla stanza, anche se solo per sgranchire un po’ le mie dita al piano…-
    La conferma che era lui a suonare il piano dietro quelle porte chiuse le diede la soddisfazione di aver ragione su Agata anche se non capiva perché le avesse mentito, cercando anche di fermarla. Chiara sorrise pensando ai trucchetti che il suo interlocutore usava per giocare con lei e come aveva già fatto il giorno prima, usò lo stesso biglietto per rispondere:
    -Adoro il salice, sembra che ti protegga sotto i suoi rami. E tu sei scappato via troppo in fretta..-
    Corse a mettere il biglietto sotto la porta, aspettò finché questo non sparì sotto la soglia, poi si chiuse di nuovo in camera, si cambiò e uscì per scendere a vedere se Simona era arrivata.
    Ancora per terra, in modo silenzioso e rapido era stato messo un nuovo biglietto:
    -Vorrei che tu avessi già finito quel libro, così avrei la scusa per fartene trovare un altro, in biblioteca e guardarti mentre lo prendi e lo sfogli…-
    Chiara rispose subito, per lasciarlo, secondo quel tacito accordo, di nuovo sotto la porta dell’anonimo ospite di quella casa
    -In effetti l’ho finito. Solita ora? Ma dobbiamo smetterla di “non-vederci”, non trovi?-
    Simona con grossa delusione di Chiara, non arrivò ma invece spedì un sms che sembrava un telegramma, breve e frettoloso: l’appuntamento era stato rimandato al tardo pomeriggio, restava fuori a pranzo.
    Chiara si sedette a tavola da sola, pranzò con poco appetito e risalì verso la camera per fermarsi per qualche istante davanti alla stanza del suo “amico dai messaggi azzurri”.
    Bussò alla porta nella speranza che lui le aprisse, aveva bisogno di veder un volto che non fosse quello dei domestici, ma non accadde nulla.
    Trovò invece un nuovo messaggio a terra:
    -Se l’hai finito meglio iniziarne uno nuovo prima possibile, non saprai come passare il tempo, credo. Scendi in biblioteca, quando fa buio, troverai qualcosa di adatto a te-
    Chiara si chiese perché usasse quel tono così confidenziale e sicuro con lei, perché le dava appuntamenti al buio in cui però non c’era, ma come sempre non si oppose, anche quello era un modo per passare il tempo.
    Si accertò a che ora la cena venisse servita, per calcolare tempo e modo di andare in biblioteca e tutto sembrava combinarsi nel modo giusto, poiché per le 20.30 era prevista la cena e per le 21 doveva essere già buio.
    Simona rientrò, visibilmente stanca tanto da cenare in fretta come sperava Chiara e con poche scuse, rinviò ogni racconto all’indomani per poter andare subito a coricarsi.
    Con comprensione esagerata, Chiara rassicurò l’amica che non c’era nessun problema da parte sua se si vedevano l’indomani per parlare e osservò l’amica salire le lunghe scale verso il piano superiore finchè sparì alla sua vista.
    A quel punto quasi correndo, Chiara si diresse in biblioteca, vi entrò e chiuse le porte alle sue spalle. Notando che ancora una volta, il libro non era al suo posto come promesso, decise di aspettare, sedendosi sulla poltrona più vicina alla finestra, osservando la tenue luce della luna rischiarare il giardino.
    Doveva davvero essere persa nelle sue osservazioni, tanto da non accorgersi che qualcuno era in quella stessa stanza, alle spalle della poltrona dove era seduta.
    Chiara sentì d’improvviso due mani che delicate si poggiarono sui suoi occhi, facendola trasalire
    “Shhh, sono io. Non avere paura.” Disse una bassa voce carezzevole.
    Chiara riflettè un istante su quel “sono io” che non collegava a nessuno che potesse aver incontrato in casa finchè come un lampo, capì chi potesse essere
    “Non ti voltare, per favore. E chiudi le tende” proseguì l’ipnotica voce alle sue spalle, mentre lei come un automa eseguiva quanto richiesto.
    Solo una volta che il buio si impadronì della stanza, la presenza alle sue spalle tolse le mani dagli occhi di Chiara, facendole scivolare come una carezza ai lati del sul volto.
    “Scusami, il metodo, ma c’è una ragione per tutto questo. Un giorno te lo spiegherò o forse lo capirai tu da sola” disse l’uomo
    “Già, lo vorrei davvero sapere perché fai questo…” rispose Chiara. La carezza simultanea sulle guance le aveva fatto sentire un brivido, acuto, profondo, come se fosse la cosa che aveva atteso di più nella sua vita.
    Aveva sentito quelle mani leggere, delicate e morbide su di se ed era rimasta sorpresa, ma non spaventata. Odoravano di buono, quelle mani, di dolcezza e di coccole pronte per essere donate e lei sembrava lì per quello, lo sentiva.
    “L’ho fatto perché tu mi hai detto che dovevamo smettere di non-vederci, ricordi?” rispose lui soffocando una risata in un modo così buffo che Chiara sorrise a sua volta
    “Sì è vero, ma così non ti vedo comunque”
    “Ma ora senti la mia voce, puoi toccarmi, sono qui dietro di te..”
    Lo disse in un sussurro, poggiando ancora le sue mani sulle spalle di Chiara, che trasalì, di nuovo
    “Perché tremi Chiara?Non ti farò del male, non sono qui per questo. Volevo parlare con te, vederti da vicino”
    “E perché siamo qui al buio? Perché non posso vedere chi sei?” Chiara si spazientì, ma quelle dita che massaggiavano appena le sue spalle quasi la stordivano
    “Fidati di me Chiara. Quando sarà il momento, mi vedrai, ma ora non posso, credimi. Ti fidi di me?” lo chiese sussurrandolo piano, chinato verso l’orecchio di Chiara, sentendo il suo respiro fermarsi per un istante
    “S-sì” rispose Chiara, alzando il braccio per toccare quelle mani che la stringevano appena, quasi non volessero lasciarla andare.
    Ma come quel cenno di assenso fu pronunciato, Chiara sentì le mani dell’uomo scivolare via da sé e in un momento, tornò un pesante silenzio nella stanza.
    Era di nuovo sola, con brividi ovunque e una strana tensione che le premeva giù, fra le gambe.
     
    Top
    .
  8. wonderfulMJ
     
    .

    User deleted


    Mistero, charme, segreto, fascino, buio, tocco, mani, parole, respiri, silenzio ...
    E come si fa a non vedere l'ora di leggere il prox capitolo?
    Bravissima Andago! clap
     
    Top
    .
  9. ornellamj
     
    .

    User deleted


    il misterioso ospite si è palesato, anche se al buio, e Chiara ha sentito la sua dolce voce...e tutto in modo romantico e brividoso...bellissimo!!!! :thud: :love:
    posta presto Andago!!! :woot:
     
    Top
    .
  10. Elenajackson777
     
    .

    User deleted


    Ed eccomi qui,ci sono anch'io :D
    Mi sono letta i primi quattro stupendi e interessanti capitoli di quest'altra ff che stai postando,bravissima Andago,sei fenomenale,attendo il seguito :occhiolino:
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Writer
    Posts
    3,639

    Status
    Anonymous
    Vi ringrazio tutte per la partecipazione ed i commenti. La stesura mi sta dando molta soddisfazione, personalmente e spero sia così anche per voi. Mentre completo un capitolo una ventina di numeri più avanti, vi posto ancora qualcosa...e grazie ancora!!!

    Cap.5

    Il giorno dopo fu come si non si fosse svegliata completamente. Aveva passato la notte a sognare le carezze di quell’uomo, la voce calda e il suo respiro su quell’angolo dietro all’orecchio, con le sue labbra che quasi le sfioravano la pelle.
    “Non hai dormito bene neppure stanotte?” Le chiese preoccupata Simona quando la vide arrivare in sala per la colazione
    “Sì in effetti, credo di non stare molto bene. Mangio qualcosa e poi salgo di nuovo in camera, sono distrutta” rispose Chiara all’amica non oppose obiezioni, dispiaciuta del malessere della sua ospite
    Chiara neppure considerò il particolare dell’assenza di messaggi sotto la porta finché, aprendola, d’istinto il suo sguardo scese verso il pavimento.
    Ma fu quando rialzò gli occhi che rimase invece colpita: nella sua camera, sopra un piccolo tavolino, un grande vaso faceva bella vista di sé pieno di rose d’ogni colore. In mezzo, fra alcuni boccioli, una busta, di carta azzurra
    Chiara chiuse la porta dietro di sé tremando mentre si avvicinava al tavolino per prendere il biglietto, che aprì con non poca fatica, impacciata ed emozionata.
    -Ciao..come stai? Spero di non averti spaventata ieri sera. I fiori servono a chiederti scusa nel caso lo avessi fatto, non era mia intenzione. Avevo solo una gran voglia di riuscire a parlare con te. Se tu lo vuoi lo faremo ancora. O smetterò di scriverti se tu vuoi. Non voglio forzarti.
    Sappi solo che io sono felice di esserti stato così vicino, ho dormito poco per questo. Continuavo a sentire il tuo corpo vicino al mio, il tuo respiro.. meglio che mi fermi qui o penserai davvero che sono un maniaco! Spero di vederti ancora sotto al salice oggi, mi piace guardarti anche se da lontano. Mi fa sentire meno solo. Un abbraccio.-
    Rispondere? Non rispondere? E cosa dire? Chiara fissò almeno mezz'ora il foglio che aveva strappato dall'agenda che aveva in borsa, prima di rispondere al messaggio che aveva appena letto.
    -Ciao…I fiori sono meravigliosi, grazie! Non mi hai spaventato. O meglio, un po’ all'inizio, poi invece.. beh ho capito che eri tu e tutto era ok. Solo vorrei poterti vedere, te l’ho detto.
    Scrivimi tutte le volte che vuoi, mi piace parlare con te e se vuoi scendo in biblioteca ancora.
    Sotto il salice oggi forse non vado, non stamattina almeno. Ho bisogno di dormire un po’, stanotte ho dormito poco anch’io. Il perché lo immagini benissimo da solo. A presto.
    PS: io non so neppure il tuo nome..-
    Chiara rilesse il messaggio e poi piegò il foglio due volte per celarne il contenuto. Lo andò ad infilare sotto la soglia della porta del destinatario sconosciuto e rimase in attesa finché sparì, ritirato dalla parte opposta.
    Subito dopo Chiara ritornò nella sua stanza, si buttò nel letto e nonostante le immagini della notte precedente fossero riaffiorate, la stanchezza finalmente ebbe la meglio.
    Alcune ore più tardi, con gli occhi ancora appannati, trovò un nuovo messaggio ad attenderla. Questa volta non le tremavano le mani così tanto, come con quello in mezzo al mazzo di rose fu facile per lei aprire il biglietto.
    -Spero che leggerai questo mio biglietto dopo aver riposato come desideravi. Sono dispiaciuto che tu non abbia dormito molto, ma felice di essere io la causa, lo confesso.
    Se vorrai stanotte io scendo alle 23, in biblioteca. Ma per il resto della giornata, non pensare a me, goditi la vacanza e la compagnia di Simona. Per noi due basterà la notte, per intanto..-
    Chiara non teneva più dentro sé il sentimento indefinito che quello strano rapporto le procurava.
    Lo si vedeva, negli occhi, nel sorriso e lei non faceva nulla per nasconderlo, non lo fece quando obbligò Simona a passare il resto della giornata a bordo piscina, alternando lunghe nuotate a chiassose chiacchierate sui lettini con la musica a tutto volume.
    “Non ci sono dubbi che tu ti senta meglio!” ironizzò Simona
    “Oh sì dormire stamattina mi ha aiutato tanto” mentì Chiara per non svelare subito il segreto
    “Sei perfino diversa..non è che ti è successo qualcosa mentre ero via?”
    “A chi? A me? E cosa mi doveva succedere?” chiese arrossendo
    “Non è che hai incontrato l’ospite misterioso vero?”
    “Ma cosa dici! Sono rimasta in giardino a leggere e poi…ho ascoltato un po’ di musica” disse ripensando al suono del pianoforte.
    Stavano ancora scherzando sul giorno precedente e sull'ospite, quando videro arrivare verso di loro Agata. La cameriera puntò dritta verso Chiara e quando le fu di fronte, estrasse dal grembiule un biglietto ripiegato. Azzurro. In silenzio come era arrivata, Agata se ne andò.
    Chiara prese il biglietto, girando le spalle all'amica, la quale però iniziò a farsi insistente:
    “Chi ti scrive? Allora non è vero che non è successo nulla ieri! Me lo vuoi dire?”
    Chiara, quasi non la sentiva, mentre scorreva le parole
    -E’ già difficile vederti da lontano, lo è di più guardarti nuotare, ammirando le tue forme e resistendo alla voglia di venire lì. Ma ho un disperato bisogno di concentrarmi sul mio lavoro e mi basterebbe che tu tenessi la musica ad un volume più basso per un’oretta. Lo puoi fare per me? Stasera ti ringrazierò di persona-
    “Allora che c’è scritto?” le chiese una volta di più Simona
    “Uhh nulla. L’ospite misterioso mi chiede di abbassare il volume. Non riesce a..a riposare ecco!” -che bugiarda incapace- disse dentro di sé Chiara
    “Ecco lo sapevo! Un’altra mummia!” sbuffò Simona
    Chiara si ripromise di passare il commento alla mummia stessa, quella notte.
    Poi fece il giro della piscina, in modo di essere ben visibile da chi ammirava “le sue forme”, si slacciò il pareo con un gesto languido, lasciandolo cadere a terra e si tuffò in piscina, sotto lo sguardo attento e lontano di chi dall'alto della sua stanza non vedeva l’ora che arrivasse la notte.


    Cap.6

    Simona non si stupì quando quella sera Chiara si ritirò presto nella sua stanza, aveva nuotato tanto, la stanchezza si era fatta sentire, lo comprese e lo accettò. Certo, ogni sera una delle due crollava, non c’era mai il tempo per stare un po’ insieme, ma avevano deciso di passare assieme almeno due settimane, per cui avevano tutto il tempo necessario davanti a loro per godersi la vacanza!
    Ma se Simona si addormentò davvero presto quella notte, Chiara rimase sveglia, sfogliando annoiata una rivista, nell’attesa che fosse il momento giusto per scendere ad incontrare “la mummia”.
    Un leggero fruscio sotto la sua porta, catturò la sua attenzione e le fece notare la comparsa di uno dei soliti biglietti azzurri. Si alzò subito per vedere cosa c’era scritto:
    -So che sono solo le 22.45 ma io non resisto più, per cui mi chiedevo se potevo incontrarti un po’ prima…-
    Chiara uscì dalla stanza un minuto dopo, scendendo le scale in punta di piedi, coperta sulle spalle da una sciarpa di seta rosa.
    Aprì piano la porta della stanza che era diventata la meta di ogni sua notte e vide le tende già tirate con una tenue luce che filtrava solo da un piccolo spiraglio. Non sapeva che fare, se sedersi o stare in piedi, restare a guardare verso la finestra come la sera precedente o fissare la porta per vedere quando lui sarebbe entrato e così magari riuscire a vederlo.
    Poi la maniglia si abbassò e Chiara credette che il cuore avesse smesso di battere mentre anche il respiro aveva interrotto il suo ritmo per lasciarla senz’aria mentre si scopriva a stringere un po’ di più la sciarpa attorno a sé.
    “Chiara che ci fai qui al buio? Mi hai fatto prendere un accidenti!” Simona sulla porta davanti a lei, la guardò allarmata
    “Io, io sono scesa a prendere un libro da leggere, ovvio no?” Chiara si guardò intorno alla disperata ricerca del primo libro a caso da prendere in mano
    Ne vide uno, sul piccolo tavolino dove aveva trovato quello di Leorux e lo prese senza neppure guardare cosa fosse
    “Ecco qui, questo lo vedi?” continuò, cercando di dissimulare meglio che poteva la bugia “Bene, ora che ho il mio libro, me ne torno in camera. Notte Simona!” disse passando fra l’amica e lo stipite della porta per poi salire di corsa le scale.
    Simona guardò tutt’attorno la stanza, ma nessun altro era lì con Chiara, quindi il rumore che aveva sentito forse neppure c’era stato davvero, o forse era stata Chiara stessa a produrlo. Non ci pensò oltre, richiuse la porta e tornò anche lei nella sua stanza.
    Chiara arrivò in camera con il fiato corto e il libro stretto al petto. Una volta che si fu seduta sul letto, guardò il volume che l’aveva salvata dall’imbarazzo di dare spiegazioni a Simona.
    Il libro era una raccolta di poesie di R. Tagore. Poesie d’amore per essere precisi. Intuendo già che quel libro non era sul tavolino per caso, lo aprì per cercare un qualche segno che le confermasse i suoi sospetti e come previsto lo trovò.
    Un piccolo biglietto azzurro teneva il segno in un pagina ben precisa..

    Io desidero soltanto te
    Io desidero te, soltanto te
    il mio cuore lo ripete senza fine.
    Sono falsi e vuoti i desideri
    che continuamente mi distolgono da te.
    Come la notte nell'oscurità
    cela il desiderio della luce,
    così nella profondità
    della mia incoscienza risuona questo grido:
    "Io desidero te, soltanto te".
    Come la tempesta cerca fine
    nella pace, anche se lotta
    contro la pace con tutta la sua furia,
    così la mia ribellione
    lotta contro il tuo Amore eppure grida:
    "Io desidero te, soltanto te".

    Il biglietto che faceva da segnalibro conteneva anch’esso delle parole, nella consueta, un po’ disordinata ma ormai familiare calligrafia:
    -Se non troverò più questo libro, saprò che eri scesa, ma te ne sei andata e non per tua volontà.
    Ma io non posso lasciare questa notte al tempo. Tagore lo spiega meglio di me.
    Sarò in biblioteca al compiersi di ogni ora, fino all’alba, per provare a rivederti. –
    Chiara buttò l’occhio sul cellulare, in quell’ora poco meno, che la separava dalla possibilità di incontrarlo ancora. Lui era il suo Erik, il suo fantasma dell’Opera, il suo poeta nascosto che chiedeva di poter sfiorare la sua pelle ma lei aveva un gran desiderio, sempre più forte, che non lui si limitasse solo a quello. In quel tempo che le parve infinito si diede più volte della pazza, dell’incosciente, per poi giustificare tutto con l’inarrestabile dominanza dell’Amore che non le dava scelta. E cosa poteva lei contro di esso?
    Non era neppure arrivata l’ora, la mezzanotte, che Chiara stava già nuovamente scendendo le scale.
    Fu di nuovo in biblioteca, si sedette sulla poltroncina che la faceva guardare verso la finestra, attendendo la sua sorte di donna “conquistata da un perfetto sconosciuto in meno di due giorni” e dandosi nuovamente della pazza irresponsabile.
    I suoi pensieri furono spazzati via quando risentì quelle mani sugli occhi e quella voce inebriante che sussurrava dritta al suo cuore:
    “Piaciuta la poesia?”
     
    Top
    .
  12. wonderfulMJ
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    “Piaciuta la poesia?”

    Tantissimo!
    La poesia è bellissima ed io non sono Chiara...
    figurarsi lei che è così immersa in questo ambiente permeato di sensazioni magiche
    e palpitanti emozioni. Una 'mummia' così è proprio da sogno!
    E sapere che ci sono ancora almeno una ventina di capitoli così è davvero una gioia!
    :congra: Andago :congra: !!!
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Writer
    Posts
    3,639

    Status
    Anonymous
    Pensa che quando stamattina mi sono messa al pc, in tv hanno iniziato a trasmettere proprio "Il fantasma dell'Opera"...sarà un segno? :look:
    La storia si evolverà in un modo un pò particolare come vedrai...spesso scrivo di getto, mi lascio trasportare io stessa dai personaggi e da ciò che "vedo"...spero di scrivere cose che poi anche a voi sembrino sensate!
     
    Top
    .
  14. ornellamj
     
    .

    User deleted


    ...ma io non ho parole per descrivere quanto mi piace questa storia...
    riesco ad immedesimarmi nei panni di Chiara ed a sentire la sua curiosità e impazienza...e attrazione nei confronti del dolcissimo "fantasma"... :love:
    altri 20 capitoli? evvai!!! :yeah:
    ancora complimenti Andago :smack:

    p.s.: questa tua mania di interrompere sul punto più coinvolgente mi uccide... :possochiu:
     
    Top
    .
  15. Elenajackson777
     
    .

    User deleted


    Altri due capitoli stupendi,ricchi di emozioni e la poesia è bellissima,bravissima Andago,attendo il continuo ;)
    Spero che la "mummia" decida di farsi presto vedere da Chiara,sono curiosa di sapere cosa accadrà quando Chiara scoprirà chi è in realtà questa "mummia" :D
     
    Top
    .
137 replies since 11/2/2014, 12:34   1826 views
  Share  
.