one day in your life

NC 17

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    Insegui i tuoi sogni ovunque essi si trovino

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    Ogni riferimento a fatti o persone reali è frutto di fantasia.
    per il contenuto della storia se ne consiglia la lettura esclusivamente ad un pubblico adulto,



    One day in your life





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    One day in your life


    25 Giugno 2009

    Restò immobile, atterrita davanti allo schermo guardando le immagini che le evocavano vecchi ricordi.

    Lui era morto.
    Morto.
    Cinque lettere, una parola semplice, conosciuta. Chi nella propria vita non ha mai sofferto un lutto?
    Morto.
    Una parola drastica. Un attimo prima il cuore batte, quello successivo stop. Fermo. Nessuno ascolterà più quel ritmico suono, riposante, evocante…

    Era sola in casa, i figli lontani, il marito al lavoro.
    Si era sposata giovane, erano quelli i tempi, in fretta quasi a cancellare ricordi dolorosi…

    Andò in camera, frugò affannosamente nel fondo dell’armadio, nell’angolo più nascosto, di cui nessuno sapeva l’esistenza.
    Aprì la vecchia scatola, piena di antichi oggetti e ne estrasse un vecchio 45 giri, la copertina ingiallita, rovinata ai bordi le restituì l’immagine di un giovane, una colomba in mano.

    A stento riuscì a raggiungere il vecchio stereo, vi mise il disco e schiacciò il tasto play.
    Una dolce musica si diffuse dalle casse, poi la sua voce…

    Le lacrime iniziarono a scendere copiose…

    ***
    1975

    La giovane era stanca.
    Era stata una giornata dura ed ora stava riponendo gli ultimi piatti nella credenza.
    C’era stato un party in casa Jackson. Si festeggiava l’uscita di un nuovo LP del giovane Michael.
    Erano stati invitati tutti i fratelli, sorelle, nipoti, cugini, amici, collaboratori, persone importanti nell’industria musicale…
    Lei era stata affaccendata, sotto la direzione della signora Katherine, a disporre le tavole, apparecchiarle, adornarle…
    Poi il momento di servire gli aperitivi, sempre con un sorriso sulle labbra.
    Dopo ancora il pranzo che si era protratto fino a sera, le sue labbra contratte in un sorriso che ad un osservatore attento sarebbe parso una smorfia.
    Era stanca di essere gentile, comportamento che la signora giustamente richiedeva. Stanca di dribblare le mani che furtive si allungavano per un frettoloso assaggio del suo corpo. Stanca di far finta di nulla, quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare era rovesciare il piatto di portata sulla testa del proprietario di quelle mani!
    Accadeva spesso in quella casa. I giovani Jackson, anche quelli sposati e probabilmente con la mogli incinta, erano abituati a trattarla così. Forse lo facevano con tutte le donne, soprattutto quelle belle.
    No era raro che si fosse trovata schiacciata in un angolo riparato della casa con le loro mani che cercavano di toccarle il seno, scendevano sulle cosce, risalivano sui glutei.
    Era sempre riuscita a sfuggir loro con qualche espediente. Per fortuna era molto abile in questo, un’abilità che le deriva dall’esperienza. Fin da ragazzina aveva dovuto fuggire dagli uomini che le chiedevano di concedersi a loro.
    Era una donna molto bella, ne era consapevole, ma considerava questa dote più una maledizione che un dono.
    Anche gli uomini Jackson, dunque, erano calamitati da lei e cercavano, quasi come una gara, di convincerla ad accettare le loro attenzioni.

    Tutti tranne uno.
    Il giovane Michael.
    Era un ragazzo molto dolce e gentile. Quando si incontravano la salutava timidamente con un sorriso ed abbassava la testa quasi imbarazzato. Lei però si era accorta dello sguardo fisso su di sé quando la credeva assorta in qualche compito.
    Non le dava fastidio, anzi era un qualcosa di rassicurante, un qualcosa che le comunicava “io ci sono, sono qua, veglio su di te…”
    Sapeva che quello sguardo nascondeva anche un’ammirazione fisica. A volte sbirciando tra gli “stracci delle polveri” vedeva che il ragazzo la stava guardando eccitato, il viso arrossato, il respiro un po’ affannoso.
    Notava anche che subito dopo si ritirava nelle sue stanze e poteva solo immaginare a far cosa.
    E quello che la sua immaginazione le restituiva le piaceva. Decisamente.

    Era molto tardi, le stoviglie tutte riposte, la cucina sistemata così come la tavola che avrebbe ospitato la colazione dopo poche ore.
    I piedi erano leggermente gonfi, quindi decise, prima di ritirarsi nelle stanze della servitù, di immergerli nell’acqua della piscina.

    A volte, in piena notte, quando tutta la casa era addormentata, si recava a bordo vasca ad osservare i riflessi che si creavano su quello specchio immobile. Immergeva una mano per increspare quella liscia superficie e ricreare nella propria mente un paesaggio familiare.
    Era nata sulla costa da una famiglia d’immigrati africani di prima generazione, per questo la sua pelle era così scura, le mancava molto il contatto con l’acqua, il riflesso lunare in essa, l’odore salmastro che aveva permeato la sua vita fino a qualche mese prima.
    A maggior ragione quella sera si recò verso lo specchio immobile, che non aveva né il sapore né l’odore a lei tanto cari, ma evocava solo un vago ricordo.

    Si tolse le scarpe, arricciò in vita la stretta gonna nera, slacciò alcuni bottoni della camicia bianca e si diresse verso l’acqua.


    Quella notte Michael non dormiva.
    Non era la prima volta che succedeva, fin dalla più tenera età era abituato a passare le ore che avrebbe dovuto dedicare al sonno a lavorare.
    A volte pensava che il suo ritmo circadiano fosse stato irrimediabilmente compromesso.
    Era agitato a causa di quella giornata, dalla folla rumorosa, anche se amata, a cui aveva elargito sorrisi, strette di mano, a cui aveva dovuto rispondere, domandare, interloquire …il tutto con un sorriso stampato in faccia, anche se nel proprio intimo avrebbe voluto dire “Basta!”.
    Voleva essere lasciato in pace, restare nel suo angolo, fondersi se possibile con il paesaggio e da lì, forse, poter osservare tutto e tutti. Anonimo un oggetto inanimato.
    Una delle cose più fastidiose dell’essere circondato da tutta quella gente era il non poter guardarla, il non poter essere un silenzioso spettatore della sua semplice, ripetitiva, tanto anonima quanto invidiabile quotidianità.
    Lavorava da loro da poco tempo, sua madre era molto soddisfatta, elogiava la sua bravura, la sua perizia.
    Lui elogiava altre cose.
    Si sentiva particolarmente imbarazzato in sua presenza, sia perché era una donna adulta, aveva qualche anno più di lui, ma anche perché era molto bella e simpatica.
    Quest’ultima qualità l’aveva notata quando lei interagiva con gli altri membri del personale, da pari a pari, la sua risata squillante gli arrivava all’orecchio come una cascata argentina di note che associava ad una melodia, la quale iniziava in sordina per poi esplodere in un crescendo di suoni squillanti.
    Il fatto che lo metteva più a disagio era però la propria reazione a lei.
    Una reazione primitiva, probabilmente naturale, che la notte lo faceva contorcere nel proprio letto in preda a sogni erotici, sogni di dominio, sogni in cui lei sottomessa gli si donava con un’arrendevolezza disarmante.
    Sogni in cui facevano le code più strane e contemporaneamente consuete viste tante volte nelle camere d’albergo che condivideva con i fratelli.
    Al risveglio da quelle notti solitarie doveva immancabilmente cambiarsi la biancheria.
    Sapeva perfettamente che era una cosa normale alla sua età, non per niente aveva quattro fratelli maschi maggiori, l’unica cosa che sperava con tutto se stesso era che non fosse stata proprio lei a lavare la sua biancheria…al sol pensiero si sentiva svenire.

    Michael sedeva in un angolo appartato della zona piscina, tra le fronde degli alberi.
    Era il luogo meno illuminato ed a lui piaceva così, un’ombra tra le ombre, questo avrebbe desiderato fosse la propria vita, era stanco di riflettori che lo illuminavano pubblicamente.

    I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un rumore attutito di passi.
    Scrutò tra le ombre e quello che vide gli fece accelerare il battito cardiaco.

    Lei, tranquilla, si stava togliendo le scarpe, si era abbassata per slacciarle. A Michael mancò il fiato.
    I glutei perfettamente formati, alti e sodi tesero pericolosamente l’attillata gonna.
    La donna si rialzò e, noncurante dell’eventuale pubblico, con le mani arricciò la cintura della gonna, una, due, tre volte.

    Ad ogni movimento il giovane guardava ipnotizzato il bordo della gonna salire, centimetro dopo centimetro, scoprendo le lunghe gambe scure, toniche e scattanti che tante volte aveva ammirato nascosto in qualche anfratto.

    Si voltò, tolse la camicia dalla gonna, ne slacciò un paio di bottoni e con i lembi fece un nodo sotto il seno.
    Una porzione di ventre venne in questo modo scoperta.

    Il ragazzo emise un guaito silenzioso, si schiacciò le mani sulla bocca per timore di essere sentito e restò fermo così…semplicemente…

    Anche un paio di bottoni della parte superiore vennero slacciati rivelando un invitante solco tra i seni alti e sodi.

    Una mano scese dalla bocca ad una porzione del corpo che improvvisamente ed insistentemente chiedeva attenzione.

    La donna avanzò sinuosamente verso lo specchio d’acqua, i muscoli delle gambe che si contraevano e rilasciavano ad ogni passo, le braccia che lentamente si alzavano, facendo muovere i seni, le mani si infilavano fra i capelli togliendo un misterioso fermaglio che liberò una nuvola nera e riccia che le ricadde sulle spalle.

    Era perfetta. Una Venere nera da adorare.
    La contrazione al suo ventre fu istantanea, la pelle gli si coprì di sudore. Si leccò piano il labbro superiore mordendo poi il compagno fra i denti.

    Lei si sedette sul bordo della piscina, infilò le gambe in acqua, bagnò le mani e si versò un po’ d’acqua sulle cosce e sul viso.

    Michael restò a guardare ipnotizzato una goccia che lenta percorreva il collo statuario, si raccoglieva un attimo nella fossetta creata dall’incontro del fascio muscolare con la clavicola. Si ingrossava e poi piano scendeva sullo sterno e come su uno scivolo improvvisato giù fino all’incavo tra i seni.
    Il ragazzo pregò di essere quella goccia, cosa chiedere di più dalla vita che essere la prediletta tra le tante gocce di un’anonima piscina, strappata alle compagne per finire su un incandescente viso, rotolare su quelle morbide guance, fermarsi e scivolare in quel posto scuro, tanto sognato, per morire lì. Semplicemente. Essere assorbito da quella pelle, in qualche modo poter diventare parte di lei.

    La contrazione al proprio pene lo sorprese.
    Non ora! Pensò istantaneamente. Si mosse istintivamente forse per la prima volta nella vita sgraziato.
    Fece cadere il bicchiere dal tavolino accanto, si infranse a terra con un rumore che alle sue orecchie sembrò una detonazione.


    Era persa nei propri pensieri.
    L’acqua fresca le aveva donato immediato sollievo ai piedi stanchi.
    Con le mani raccolse un po’ d’acqua per rinfrescarsi.
    All’improvviso sentì poco distante un rumore di vetri infranti. Si voltò spaventata.
    Lo vide.
    Era seduto su una sedia nella penombra e la guardava atterrito. Il bicchiere a pezzi lì vicino.
    Si alzò veloce, preoccupata che si fosse ferito, stesse male, avesse…

    La guardò percorrere i pochi metri che li separavano, le lunghe gambe in movimento.
    I lampioni illuminavano quegli arti bagnati creando riflessi che al giovane sembrarono più accecanti dei faretti sul palco.

    Le gambe si fermarono di fronte a lui.
    -Si è fatto male, Mister Jackson?-
    La voce gli arrivò attutita per la gran quantità di sangue affluita al cervello a causa della forte emozione provata.
    Sapeva che doveva rispondere qualcosa, una qualunque cosa.
    -Chiamami Michael-
    Ecco forse non proprio questo.
    Si alzò, pentendosi subito del gesto. Certo i pantaloni leggeri del pigiama non avrebbero nascosto la sua eccitazione.
    Abbassò il capo vergognoso.

    Ad un rapido sguardo la donna vide che Michael stava fisicamente bene, pareva però turbato da qualcosa.
    Quando si alzò capì che cosa probabilmente lo avesse fatto agitare.
    Fece un passo avanti, lei era molto alta e la loro statura si eguagliava, gli prese delicatamente il mento tra le mani e lo obbligò a guardarla.
    Ebano nell’ebano i loro sguardi si incatenarono.
    Ancora un passo, appoggiò la fronte a quella di lui.

    Il ragazzo sentì le fresche mani di lei sulle guance arrossate.
    Il cuore mancò un battito, ebbe paura di svenire…lei era così vicina…ancora più vicina…
    Respirò la sua stessa aria, sentì la fronte appoggiarsi sulla propria, chiuse gli occhi e si abbandonò all’istinto.

    La donna vide quelle labbra piene avvicinarsi dischiuse alle sue, i denti brillarono un attimo.
    Serrò gli occhi e sentì il tocco esitante di quella morbidezza.
    Udì un gemito uscire dalla gola del giovane, tentò di incoraggiarlo facendogli scivolare una mano sulla nuca in una morbida carezza.

    Michael non ebbe coscienza di ciò che faceva, una parte finora celata del suo essere aveva preso il controllo della razionalità.
    L’unica cosa di cui era consapevole era che in qualche modo doveva assaggiarla, fosse anche stata l’ultima cosa che avesse fatto in vita. Era giusto. Questa era una certezza.
    Al contatto con quelle labbra si sentì il padrone del mondo, avrebbe gridato se avesse potuto, ma dalla voce che non lo aveva mai tradito uscì un miagolio, quasi che lui fosse un gatto in cerca di carezze.
    Prontamente queste arrivarono, sentì una fresca mano percorrergli la guancia, posarsi sul collo sfiorandogli i ricci fitti.
    Aprì le labbra istintivamente. Poco importò che i denti cozzassero maldestri contro quelli della ragazza, che l’ingombrante naso chiedesse spazio, sentì lei inclinare di poco il viso ed invitarlo ad assaporarla.

    Capì che il ragazzo voleva di più, probabilmente era il suo primo bacio intimo, ignorò i denti che la morsero leggermente, spostò il capo e lo aiutò ad approfondire il bacio.
    Un profumo di menta le invase la bocca mentre la lingua entrava timida in lei incontrando la sua.
    Fu la donna a gemere questa volta facendo aderire il proprio corpo a quello di lui in cerca di un contatto più intimo.

    Mentre Michael sentì le labbra aprirsi si infilò in quel varco con l’unica cosa a disposizione, quando sentì un contatto umido ed il gemito pensò che anche se tutto fosse finito in quel preciso istante avrebbe potuto dire di aver toccato il cielo con un dito. Aveva avuto l’esperienza più appagante di tutta la vita, almeno fino a quel momento.
    Appena la sentì appoggiarsi languidamente credette di essere sul punto di venire, umiliando se stesso.
    Sentiva il pene tesissimo come mai prima d’ora, un dolore sordo iniziò a formarsi alla sua base.
    Inconsciamente si mosse in cerca di sollievo.

    Sentì il giovane che le si appoggiava contro, era molto eccitato, percepì che la sua virilità contro al ventre si muoveva piano.
    La donna non era mai stata intimamente con nessuno uomo prima, ma una conoscenza atavica si impossessò di lei.
    Capì che il suo compito era aiutarlo a rilassarsi.
    I movimenti si fecero sempre più insistenti, ora spostava i fianchi quasi in sincronia col la lingua nella sua bocca, un ruotare sempre più frenetico, un bisogno, se possibile, ancora più evidente.
    La mano della donna scese veloce infilandosi tra i due corpi intrecciati nell’erotica danza, scostò l’elastico del pigiama, lo abbassò. Michael non portava l’intimo.

    Quando sentì la fresca mano sulla propria erezione pensò di impazzire. Un acuto grido gli sfuggì dalle labbra, spalancò gli occhi.
    Ciò non lo aiutò, il vedere quel bellissimo viso vicino al proprio, quella massa voluminosa di capelli che si muovevano piano assecondando la brezza lo spinsero al punto di non ritorno.

    La mano, inizialmente timida, prese confidenza con quella carne così rigida e così vellutata. I movimenti erano ora spontanei, resi fluidi dall’abbondante liquido chiaro che usciva dalla punta della virilità come un lubrificante naturale.
    I mugolii erano ora un crescendo, come i movimenti che il giovane faceva con il bacino per aiutarla a soddisfarlo.

    Da tempo non più cosciente delle proprie azioni Michael pensava solo a muoversi in quella amno che lo accarezzava così intimamente.
    Gli occhi spalancati a fissare quelli della donna, le labbra aperte da cui sfuggivano parole mormorate “Sì…così…ti prego…siiii…”
    Percepì l’orgasmo formarsi nei lombi, percorrergli rapido, tramite misteriose vie, il ventre e concentrarsi lì dove la donna lo stava toccando.
    Sentì la propria voce prorompere in un lamento basso, prolungato, quasi un ruggito. Una tonalità che non credeva di poter raggiungere.
    Una, due, tre forti contrazioni, poi la liberazione.
    Appoggiò la fronte sudata a quella di lei.

    In qualche modo misterioso capì che lui era vicino, aveva sentito i discorsi di amiche più esperte parlare di quei momenti, sapeva ciò che sarebbe successo e che cosa avrebbe dovuto fare.
    Sentì un fiotto di sostanza calda ed appiccicosa colpirle il ventre scoperto accompagnata da un suono di liberazione primordiale.
    Poi Michael si appoggiò a lei svuotato.
    Lo circondò con le proprie braccia stringendolo in attesa della sua reazione che non tardò a venire.
    Un leggero tremore scosse le spalle del giovane, vide i suoi occhi bagnarsi di lacrime.
    Intensificando la stretta disse:
    -Michael, toccami!-

    Non capì subito il significato di quelle due semplici parole.
    Michael, il suo nome. Toccami, un verbo, potrebbe essere trasformato in tocca me…toccare…la stava toccando, le loro fronti erano incollate, le braccia di lei lo cingevano…i loro toraci erano…
    Solo in quel momento la consapevolezza entrò in lui. Quella ragazza gli stava chiedendo di lasciarsi andare, di non pensare a niente, di fare la cosa che più desiderava al mondo. Fondersi in lei.

    Esitante posò le mani sulla piccola vita.

    Percepì le mani incerte sui propri fianchi, abbassò le braccia e raggiunse la maglia del giovane sfilandogliela.
    Accarezzò il torace tonico, soffermandosi sui piccoli capezzoli.
    -Fai lo stesso con me-
    Impose.

    La guardò negli occhi, deglutì rumorosamente e con mani tremanti raggiunse i bottoni della sua camicia.
    Un compito così facile, che aveva compiuto milioni di volte nella propria vita gli sembrò arduo, come lo scalare una montagna altissima per raggiungere la vetta.
    Una parte marginale della propria coscienza registrò il fatto che era nuovamente eccitato.
    La camicia in qualche modo finì a terra, seguita dall’intimo.
    Michael si fermò titubante, ripensò ancora al significato del verbo toccami, forse voleva dire che avrebbe potuto accarezzare quei magnifici globi rotondi che si alzavano ed abbassavano a ritmo del respiro?

    Ancora una volta la donna venne in suo soccorso, gli prese una mano e se l’appoggiò sul seno.

    Al contatto con la morbidezza Michael ebbe un pensiero incongruente “sono morbide!”
    Le dita si mossero esitanti sul grosso capezzolo scuro che all’istante si rizzò in risposta provocando un brivido alla donna.

    Vide il volto del ragazzo abbassarsi, la bocca aperta, la lingua protesa. Ebbe la sensazione che qualcosa di umido le percorresse il seno e gemette.

    L’inesperto giovane iniziò a muoversi tra quelle colline con una perizia encomiabile.
    Leccava, lisciava, impastava, stringeva fra le labbra, mordeva piano, stringeva con i denti, tirava, rilasciava per poi ricominciare la squisita tortura.
    La mano tentava di riprodurre gli stessi movimenti sull’altro seno, prendendolo poi a coppa con le grandi mani, schiacciandolo, massaggiandolo, sfregando veloce il capezzolo, tirandolo, torcendolo…

    La donna infilò le dita nel casco afro di capelli invogliandolo a proseguire.
    Sentì la mano libera di lui alzarle la gonna accarezzando lenta la coscia e fermandosi impertinente sul gluteo.

    Michael valutò che il sedere della donna avrebbe potuto essere contenuto nelle sue mani, il pensiero gli ricordò uno dei suoi ricorrenti sogni erotici. Lui in piedi, le mani saldamente aggrappate a quei magnifici glutei e la propria virilità immersa…

    Un dito scivolò sotto l’elastico degli slip alla ricerca di quel posto caldo, umido, muschioso che sapeva esservi celato.
    Non era un luogo arcano, tante volte aveva sentito parlare i fratelli che si vantavano di quanto avevano fatto bagnare una ragazza.
    Tra quelle vane parole e la realtà c’era un abisso.
    Al contatto con l’umidità della giovane Michael sentì una forte scossa ai lombi e temette di essere sul punto di venire nuovamente.
    Non osò alzare il viso dal seno per scrutare il volto di lei, osservare la sua reazione al tocco delle dita prima esitanti ora via via più sicure.
    Aveva trovato il misterioso fascio di nervi e lo massaggiava invogliato dai gemiti che udiva.
    Era un posto caldo, bagnato, scivoloso. Un luogo che gli fece venir voglia di inginocchiarsi in adorazione.
    Lo fece, abbandonò il seno della donna e si mise in ginocchio di fronte a lei. Con la mano libera percorse più volte la lunga coscia, poi si fermò all’elastico delle mutandine. La guardò per la prima volta, da quando aveva iniziato a toccarla, negli occhi e mantenendo lo sguardo incatenato al suo gliele sfilò.
    La vista di quella soffice peluria pubica gli provocò una contrazione. Dovette fare un respiro profondo e tentare di concentrarsi su qualcos’altro per evitare di prenderla all’istante, di affondare in lei incurante del dolore che le avrebbe provocato, muoversi forte e duro avanti ed indietro tirandola e spingendola…
    La fece stendere sul lettino vicino, le prese le gambe e le allargò, si pose fra esse guardando intensamente per la prima volta la sua femminilità.

    Lo sguardo di Michael la imbarazzò, ora sembrava che fosse lui il più sicuro ed esperto. Quando poi le mise un dolce bacio sul ventre non resistette ed appoggiandogli le mani sul capo lo spinse verso il basso.

    Sentì le mani di lei guidarlo. Scivolò in basso, la lingua protesa, e gustò per la prima volta l’umore di una donna. Dolce. Un meraviglioso nettare, uno sciroppo prelibato, un succo inebriante.
    Incoraggiato dai gemiti della donna leccò, succhiò, morse ogni porzione di pelle incontrata. Le dita, intervenute in soccorso della lingua, divaricavano, esploravano, accarezzavano, stimolavano ogni anfratto.
    Quando ne infilò uno nel posto agognato sentì un gemito acuto provenire da lei, temette di averle fatto male e si fermò esitante.
    Capì ben presto il proprio errore quando lei prese a muovere il bacino impaziente su quel dito infilato sempre più profondamente in lei.
    Ben presto le dita divennero due, tre, furono sostituite dalla lingua in una varietà infinita di combinazioni.
    Quando sentì le pareti della donna contrarsi Michael gemette all’unisono con lei.

    La vista del volto del giovane bagnato dalle proprie secrezioni fu sconvolgente per la donna, gli afferrò il pene e lo pose all’ingresso della sua femminilità incitandolo a muoversi.

    Se era stato annullante sentire l’orgasmo di lei sulle proprie dita, tanto più lo era sapere che la parte più sensibile di sé era a contatto con quell’antro magico, profondo, umido, vellutato.
    Spinse piano temendo di causarle dolore, ma anche se lei lo provò non lo dimostrò.
    Gli afferrò i glutei sodi, allenati da tante ore di ballo, e lo invitò a muoversi su di lei, in lei come desiderava.
    Affondò e si ritrasse numerose volte aiutato dalle secrezioni di entrambi che scorrevano copiose.
    Arrivarono all’orgasmo quasi simultaneamente. Le pareti di lei si contrassero sulla virilità che si liberò più volte nel profondo della donna.

    Quella notte si riposarono sul lettino abbracciati, dopo essersi amati numerose volte.
    Lei era la donna per lui, Michael l’uomo per lei.
    Verso l’alba la strinse forte a sé ed iniziò a cantarle una dolce canzone d’amore.
    Le lacrime scesero sul volto di lei.




    ***
    2009

    Le stesse che ora le rigavano il volto.

    Si erano amati per una settimana, furtivi, tutte le notti si incontravano nel loro posto segreto ed al sorgere del sole si dichiaravano il loro amore.
    Lui partì per un tour, lei incontro Joe che brusco le disse che doveva sparire dalla vita del figlio, che se avesse avuto bisogno di far sesso avrebbe potuto chiamare lui che volentieri l’avrebbe accontentata.
    Katherine fu ovviamente più gentile, ma altrettanto categorica le spiegò che per Michael era un momento importante e non aveva bisogno di scandali.

    Non lo rivide più.
    Chiuse i suoi ricordi, tra cui il 45 giri che le aveva regalato, nella scatola insieme al suo cuore.

    Ora la scatola era stata aperta.
    Strinse al petto la copertina tra i singhiozzi.




    Testo e traduzione della canzone in spoiler



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    (copertina originale del 45 giri uscito in francia nel 1975 come singolo)

    One day in your life


    One day in your life
    you'll remember a place
    Someone's touching your face
    You'll come back and you'll look around you

    One day in your life
    You'll remember the love you found here
    You'll remember me somehow
    Though you don't need me now
    I will stay in your heart
    And when things fall apart
    You'll remember one day...

    One day in your life
    When you find that you're always waiting
    For the love we used to share
    Just call my name
    And I'll be there

    (Oh-oh-oh-oh-oh...)

    You'll remember me somehow
    Though you don't need me now
    I will stay in your heart
    And when things fall apart
    You'll remember one day...

    One day in your life
    When you find that you're always longing
    for the love we used to share
    Just call my name
    And I'll be there

    Traduzione:

    Un giorno nella tua vita
    Ricorderai un posto
    Qualcuno che ti sta sfiorando il viso
    Tu tornerai indietro e ti guarderai intorno

    Un giorno nella tua vita
    Ti ricorderai dell'amore che hai trovato qui
    Ti ricorderai di me in qualche modo
    Pensi di non avere bisogno di me adesso
    Rimarrò nel tuo cuore
    E quando le cose crolleranno
    Tu ricorderai un giorno

    Un giorno nella tua vita
    Quando ti accorgerai di aver sempre aspettato
    L'amore che dividevamo
    Pronuncia il mio nome
    E sarò lì

    (Oh-oh-oh-oh-oh...)

    Ti ricorderai di me in qualche modo
    Pensi di non avere bisogno di me adesso
    Rimarrò nel tuo cuore
    E quando le cose crolleranno
    Tu ricorderai un giorno...

    Un giorno nella tua vita
    Quando ti accorgerai di aver sempre bramato
    L'amore che dividevamo
    Pronuncia il mio nome
    E sarò lì.


    Volevo ringraziare Ale-Sam e Franci (spero siano state loro) che hanno nominato questa canzone in tag e naturalmente Michael che me l'ha cantata a ripetizione in tutte queste mattine :kiss2:


     
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  2. ChiccaMJ
     
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    tellààààààààààà la PAT ha colpito ancora!!! non commento spesso ma le leggo tutte tutte tutte, sei fantastica! corro a leggere!
     
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    aka Francina_84


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    Sì Pat eravamo io ed Ale..
    Non so se è normale piangere dopo aver letto una shot come questa, che dovrebbe suscitare ben altro in realtà (:bava:).. Ma quella canzone è davvero devastante per me, e quel finale di lei in lacrime lo conosco bene.. :cry:

    Grazie Pat.. :hug:
     
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  4. Ylenia Jackson 94
     
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    Bellissima Pat, come sempre!!
    Quando attendevo una tua nuova FF..
    è triste vedere come questa storia richiami un pò la realtà, sui suoi impedimenti con una donna per colpa del successo e anche dei suoi genitori.
    Il finale è stato bruttissimo :(
    La scena erotica beh... raramente sogno un Michael con il casco afro, lo preferisco più maturo, ma anche da giovane non è male.... :horny:
     
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    Triste, erotica, sensuale, passionale... Ha tutto!
    Pat, stupenda..
    :love:
     
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  6. Holiday
     
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    Nella parte iniziale e finale della shot avevo gli occhi lucidi...
    Ma nella parte centrale sono stata in uno stato emotivo difficile da dire a parole :thud: .
    Pat sei favolosa!!!
    :hug:
     
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  7. °Alexandra°
     
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    Sì Pat :cry:
    Ero io con Chicca
    Questa canzone la sento ogni giorno,davvero,non tanto per dire.Almeno 4 volte in tutto,ma DEVO ascoltarla.Mi fa impazzire.Mi fa pensare tante cose.Mi perdo nelle sue parole e in quella voce terribilmente dolce e struggente.
    Questa tua one shot è molto carina,brava :wub:
    Mi è piaciuta tanto :kiss:
     
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    Chicca :kiss2: grazie :wub: non sapevo le leggessi.

    Franci :kiss2: grazie. Il finale era diverso, ma ho deciso altrimenti. Era triste anche quello.

    Yle :kiss2: ti ho dato spunto per un nuovo sogno (non sarà il Michael di "in the closet", ma io voto per il casco afro.)

    Mara :kiss2: grazie :hug:

    Ilaria :kiss2: grazie... :wub:

    Ale :kiss2: grazie :wub: anche io in questi giorni l'ho ascoltata molto, è bellissima l'introduzione musicale, poi parte la sua voce e...STUPENDA!
     
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    Amo molto le tue one shot, patma, ma questa mi sento di commentarla :wub:
    Hai un modo di scrivere che mi rapisce, mi fa venir voglia di leggere ancora e ancora le tue storie: insomma, mi prendi dentro al massimo! Scrivi in un modo... unico, elegante quasi... e mi piace davvero! Mi piace tutto ciò che scrivi! :kiss:
    La storia che ho letto è stata davvero molto originale, erotica, malinconica e piena di sentimento. Ti ringrazio di cuore per averci donato questa piccola e preziosa perla, come tutte quelle che scrivi.
    Ti voglio bene, un bacione, continua così che sei grandiosa!
     
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    Ambra :kiss2: :wub: ora sì che sono commossa, che ti devo dire...un grossissimo abbraccio :hug:
     
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    E' la dolce verità, patma :love:
    Un abbraccio forte anche a te! :hug:
     
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  12. allorina
     
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    Tenerissimo michael impacciato, mi sembrava di vederlo, col nasone che va a sbattere da tutte le parti poi.....

    molto dolce (le faccine proprio non vogliono caricare, sottintendile, qui ci avrei messo gli occhioni sbrilluccicosi)

    Quella canzone mi fa sempre venire un magone......(fa anche rima)

    (Qui ci avrei messo un bel LOVE, un abbraccio e l'emoticon che dà il bacione)

    Grande Pat!!!!! SMACK!!!!

     
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  13. maria graziamj
     
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    Bellissima one shot Pat :wub: :wub: la canzone poi..stupenda
    la scena erotica non la commento..ma tanto hai gia' capito :asd: :asd: :
    bravissima :kiss2:

    Edited by maria graziamj - 21/7/2011, 01:38
     
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  14. Elena01
     
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    Grazie Pat per questi bei sogni ad occhi aperti che ci regali :wub:
    Questo in particolare mi è piaciuto molto e l'ho trovato anche verosimile :sisi: Chissà che Michael non abbia avuto davvero una donna che l'ha svezzato... in quel senso. Beata lei! E brava tu, che migliori ogni volta :kiss:
     
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    Ally :kiss2: grazie anche senza faccine hai reso benissimo l'idea :wub:

    Grazia :kiss2: :hug: grazie.

    Mari :kiss2: grazie :wub: :wub: :wub:
     
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33 replies since 20/7/2011, 15:35   482 views
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