Finchè avrò vita

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    PREMESSA

    Finchè avrò vita (in lingua originale: Jab tak hai jaan) è il titolo di uno dei miei film preferiti con Shah Rukh Khan. Una storia romantica dove una ragazza è disposta a rinunciare davanti a Dio al suo ragazzo purchè questo resti in vita. (la storia ha però un intreccio e un finale ben più compesso).
    Ed è stato questo titolo, non la trama, a ispirarmi durante una chiacchierata con Silviamj, questa nuova fanfiction. I capitoli sono sintetici come sempre nel mio stile, il finale non è ancora scritto, ma spero vi faccia passare qualche momento piacevole anche se non siete fan di SRK.

    Rating: purtroppo non lo so...lo scopro anch'io scrivendo, direi arancio...
    Protagonisti: Shah Rukh Khan attore di Bollywood / Sue "Sugar" Dharma agente di polizia altamente specializzato




    PROLOGO

    La stanza adibita a sala conferenze era troppo piccola, troppo affollata e troppo calda. Gli agenti sedevano scomposti con le camicie aperte sul petto, le maniche arrotolate e le mani sudate.
    Solo il capitano, impeccabile, con la sua cravatta ben annodata sembrava non sentire il caldo che quel giorno attanagliava New Delhi. Lui e naturalmente l’agente speciale Sue, Sugar per i colleghi, che stava in piedi vicino alla porta, che sembrava addestrata anche a sopportare l’afa, non solo a catturare criminali.
    -Ragazzi, decidetevi, è una situazione della massima importanza. Il signor Khan tra l’altro ha elargito fondi in misura considerevole per il nostro distretto, per cui oltre al nostro dovere di difenderlo come un qualsiasi cittadino in una situazione del genere, abbiamo un debito di riconoscenza, non vi pare? – disse il capitano cercando il modo di ottenere ciò che gli serviva: un volontario.
    Dieci uomini, anzi no, nove uomini e una donna, addestrati in Inghilterra e in America nei corsi anti terrorismo, dovevano fare la conta? Inammissibile, per il capitano Dutta, a capo della Sezione Speciale da vent’anni.
    Passò ancora una volta in rassegna i suoi uomini guardandoli ad uno ad uno, cercando un minimo cenno di assenso che avrebbe concluso quella estenuante trattativa.
    -Ok gente, meglio se la decisione la prendo da solo. Data la delicatezza della questione ci vuole qualcuno che passi inosservato accanto al signor Khan e che lo possa seguire ad ogni passo che egli farà. Sugar, a te il compito e a te il modo di decidere come poterlo eseguire! –
    Un applauso degno di uno spettacolo di burlesque si alzò nella stanza
    -Sugar passare inosservata sarà il tuo problema – commentò un suo collega
    -Povero signor Khan, sarà dura per lui avere accanto Sugar “guardare e non toccare” – disse un altro suscitando la risata generale.
    Sue sorrise con noncuranza per poi alzare con finta eleganza il suo dito medio verso i colleghi.
    Quando tutti furono usciti, Sue si avvicinò al capitano
    -Lei lo sa che io non sono capace di essere accondiscendente vero? –
    -Sì lo so – rispose Dutta
    -E lo sa che i vip invece sono circondati da leccapiedi, servi e servette che io non ho nessuna intenzione di imitare vero? –
    -So anche questo Sue – disse sospirando il capitano
    -E allora come accidente le è venuto in mente di mandare me a fare questo lavoro? – esclamò sbattendo il pugno sul tavolo
    -Proprio per quello che hai appena detto: non sei nulla di tutto ciò che di solito circonda un personaggio come Shah Rukh Khan. E sei una donna, un agente donna con la preparazione di un agente uomo, su tutto quello che può costituire la minaccia che attanaglia in questo momento quell’uomo e la sua famiglia - rispose per nulla intimorito dall’atteggiamento ribelle della ragazza.
    -Allora dato che è così sicuro della perfezione della sua scelta sarà anche in grado di dirmi come “passare inosservata” – mascherare il sarcasmo era sempre stato difficile per Sue, soprattutto quando era arrabbiata come in quel momento.
    -Con il signor Khan abbiamo stilato un elenco di funzioni e ruoli che potrebbero fare al caso nostro, in effetti –
    Sue “Sugar” non replicò, lasciando che il capitano Dutta passasse ai dettagli che le interessavano, poi avrebbe deciso da sola.
    La cosa di cui era certa è che quella missione sarebbe stata fra le più inutili e noiose della sua carriera. I divi nella storia del cinema e della musica da sempre dovevano subire periodicamente minacce da parte di qualche fan esaltato. Ma a volte erano gli stessi divi ad avere manie di persecuzione del tutto infondate. In ogni caso, Shah Rukh Khan era un uomo troppo umile e generoso per suscitare rabbia o invidia in qualcuno. Tre giorni al massimo e la cosa sarebbe apparsa per quella che era: una bolla di sapone.


    Cap.1

    Il capitano Dutta prese in mano il fascicolo mentre Sue si sedeva a braccia conserte e con espressione poco convinta, ad ascoltare la relazione che l’uomo aveva preparato.
    -Allora Sue, il signor Khan è stato vittima recentemente di minacce scritte da parte di un anonimo, che si definisce membro di un importante gruppo criminale ai vertici della malavita di Kolkata. Naturalmente ho richiesto informazioni ai colleghi che sono lì, siamo in attesa di ricevere i dati che a quanto pare sono parecchi e quindi richiedono un po’ di più tempo.
    La settimana scorsa ho avuto un incontro riservato con il signor Khan, per definire insieme i termini del nostro intervento. Gli ho fatto presente che nella mia squadra c’era anche una donna, ossia tu, e devo dirtelo non mi è sembrato molto entusiasta dell’idea –
    Sue lo interruppe
    -Ecco già risolto il problema: io non voglio, lui non mi vuole. Mandiamo Arjun, so per certo che lui va matto per i film di Bollywood! –
    -Fammi finire Sue… abbiamo valutato, io e il signor Khan, il ruolo possibile da affidare al nostro agente e la scelta è stata abbastanza complessa.
    Dato il grado di minaccia, rivolta in primis direttamente a lui, è necessaria una figura che sia a stretto contatto tutto il tempo con il signor Khan.
    Quindi le ipotesi sono: autista, bodyguard, segretaria, responsabile delle relazioni pubbliche. Altri ruoli sarebbero: collega attore/attrice, parrucchiere, truccatore, fotografo, giornalista.
    Tu capisci bene però che questi ruoli hanno dei tempi, svolgono le loro mansioni con periodicità quindi le abbiamo escluse –
    -Infatti, le migliori sono le prime che hai detto –convenne la ragazza
    -Siamo perciò passati ad esaminarle una per una andando per esclusione. La prima tolta è la PR. Per quanto sia a stretto contatto con il signor Khan, la responsabile di relazioni pubbliche richiede delle competenze che non sono alla nostra portata e ha dei “buchi” di presenza nella giornata lavorativa del suo principale. –
    -Già non vedo nessuno di noi adatto in effetti – commentò Sue
    -Autista: stessa cosa quasi della PR. Non sempre presente e poi se guida non ha libertà di azione –
    -Posso saltare direttamente alla conclusione? Arjun come bodyguard. Perfetto. Sicuro. Efficiente. Io non ti servo più – tentò di svincolare Sue
    -Dannazione, fammi finire! – insisté il capitano –Il bodyguard può dover rimanere fuori da un locale, un ufficio, a fare da presidio. Il signor Khan si è reso conto che la sola figura che lo segue ovunque è la segretaria… - concluse rimanendo a quel punto in silenzio.
    Sue lo guardò per qualche secondo anche lei senza parlare poi sbottò
    -Quindi? E’ un uomo, andrà benissimo un segretario uomo. Sharma! L’agente Sharma ha fatto le scuole commerciali prima di entrare in polizia! Sa battere a macchina, dattilografare e tutte quelle belle cosine che servono per questo lavoro. – Sue era soddisfatta, Dutta non si poteva opporre, Sharma aveva i requisiti ideali
    La risposta che arrivò fu invece completamente diversa da ciò che si aspettava.
    -Spiacente ma Sharma è in permesso questo mese, dimentichi che è appena diventato padre – le disse
    Sue si abbandonò sulla sedia con una sensazione di sconfitta, prevedendo la conclusione scontata.
    -Senta capo io non credo di essere preparata per questa missione – confessò
    -Come ti ripeto, anche il signor Khan non è convinto che funzionerà – le rispose ma riprese quando vide Sue tirare un sospiro di sollievo – io invece sono sicuro che tu sei i miglior agente a mia disposizione pertanto voglio che sia tu ad occuparti del caso
    Sue capì che nulla avrebbe fatto cambiare idea al capitano, forte dei suoi anni di esperienza e della conoscenza che aveva dei suoi uomini e delle loro qualità
    -Il signor Khan ha già una segretaria, immagino che io figurerò come stagista o aiutante vero? – s’informò
    -A dir il vero proprio in questo momento il signor Khan ha ricevuto un certificato medico che attesta che la sua dipendente è in congedo per infortunio. Sembra abbia una gamba rotta…un mese di gesso – sorrise ammiccando
    Tattica consolidata della Sezione Speciale, la creazione di falsi documenti medici per poter allontanare i soggetti da sostituire con i propri agenti. Ma questa volta erano stati dannatamente veloci, osservò Sue.
    -Un mese da oggi? Mi sta dicendo che io da domani sono già in servizio effettivo lì? – chiese sbalordita
    -No, Sue…tu sarai lì oggi pomeriggio alle 16 – rispose il capitano.
     
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    Bellissimo ed avvincente inizio, certamente Sye sarà all'altezza del compito affidatole, attendiamo presto la continuazione
     
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    Evvaiii :D :D una nuova FF! Sono qui con i popcorn che attendo il seguito ^___^
     
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    Grazie per il vostro entusiasmo!!! :kiss:

    Cap.2

    Sue abbassò il finestrino per parlare con il gigante di carne ossa e muscoli piazzato davanti al cancello della Mannat.
    -Sue, la nuova segretaria. Sono attesa dal signor Khan – disse concisa
    Vide l’uomo voltarle le spalle per parlare al telefono pochi istanti prima di tornare da lei.
    -Passi pure, la sta aspettano al secondo piano – le comunicò senza un cenno di sorriso.
    Parcheggiò vicino ad una macchina di grossa cilindrata bianca e guardò verso l’alto l’imponente e moderno palazzo che si innalzava oltre la villa in stile neoclassico che era adesa alla sua base.
    Ovunque, in ogni vano ed ogni angolo, un uomo con aria indifferente, immobile, la osservava per qualche istante per poi tornare a guardare altrove. Sue si chiese come il signor Khan potesse temere per la sua vita con un servizio d’ordine così capillare.
    Stava tornando in lei la convinzione che la sua presenza non fosse che un’esagerata precauzione.
    L’ascensore su cui era salita in compagnia dell’ennesimo uomo in giacca e cravatta, e probabilmente pistola, si fermò aprendo le sue porte davanti ad una porta di vetro che mostrava quello che sembrava un incrocio alquanto lussuoso fra un salotto e un ufficio.
    Dietro a quella porta, seduto su un divano in tela beige, Shah Rukh Khan aveva puntato su di lei uno sguardo serio e profondo come Sue aveva visto ben poche volte in vita sua, che le fece capire all’istante l’immenso potere magnetico di quell’uomo.
    Appena lei appoggiò la mano sulla maniglia di ottone il suo nuovo datore di lavoro si alzò in piedi e fece un passo verso di lei.
    -La signorina Sue immagino – disse tendendo la mano
    -L’agente Sue Dharma – rispose ricambiando la stretta in modo deciso
    -Accidenti che stretta! Ha carattere deciso e forte a quanto pare – commentò Shah
    -Se non lo avessi non sarei nella Squadra Speciale del capitano Dutta –
    -Mi sono rivolto a lui proprio perché so che si circonda solo dei migliori uomini, mi scusi, agenti – le rispose accennando con un gesto al divano dove sedersi
    -Infatti, siamo tutti usciti dalle migliori Accademie con corsi di perfezionamento e specializzazione che ci hanno reso tra i migliori in tutta l’India –
    -Noto che anche la modestia non vi manca! – ribatté ironico
    -Non è mancata modestia, è un dato tangibile e verificabile quando vuole. Le sarà sufficiente fare una ricerca… -
    -Una ricerca dove troverei che lei era la migliore del suo corso, con un anno di servizio a Londra, con Scotland Yard e un triennio addirittura, nell’FBI e molto altro giusto? –
    -Bene, vedo che la ricerca l’ha già fatta, così si sarà fatto già un’idea su di me e come lavoro – replicò cercando di non mostrare il suo stupore
    -L’idea che ho su di lei me la dovrà confermare “sul campo”, agente Dharma – le disse mentre nel suo sguardo comparve un lampo di luce che arrivò fino al cuore di Sue facendolo sobbalzare.
    In quel momento entrò una donna, dal sari azzurro che portava un vassoio d’argento con sopra un piatto di dolci.
    -Oh eccoti Shanti…avrei bisogno di un caffè, potresti portarmelo e portare qualcosa alla signorina Dharma per favore? – le chiese Shah
    -Subito Sir! Caffè o thè per lei signorina Dharma? – si rivolse a Sue
    -Un thè andrà benissimo la ringrazio Shanti – rispose ricambiando il sorriso prima di notare che Shah la fissava. Attese che la ragazza fosse uscita poi chiese spiegazioni
    -Qualcosa non va? Era una sorta di test farmi scegliere fra thè e caffè per caso? –
    Shah rise alzando le mani
    -No, Sue, nessun test. Mi ha colpito il suo modo di rivolgersi a Shanti, ma la prego non mi chieda perché, non le saprei rispondere – ammise
    -E da quando io per lei sarei Sue anziché agente Dharma o al limite signorina Dharma? – chiese polemica
    -Da quando lei è ufficialmente la mia nuova segretaria personale, cioè da ora, Sue! – annunciò per nulla intimorito
    Sue non riuscì a trovare le parole adatte come replica, prima che accadesse Shanti era tornata con il vassoio.
    Sorseggiarono le loro bevande in silenzio, Shah le offrì con un gesto i dolci ma Sue rifiutò alzando la mano.
    -Sue, ora che abbiamo fatto due chiacchiere mi lasci il piacere di accompagnarla fino alla sua camera – le disse Shah alzandosi.
    Sue non si mosse, paralizzata dallo stupore, a bocca ed occhi spalancati.
     
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    Sue è talmente brava nel suo lavoro che il grande capo le ha già preparato una nuova abitazione, a conferma del fatto che il ruolo che dovrà svolgere è molto importante. Grazie per il bellissimo capitolo Andago, attendiamo presto la continuazione
     
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    Come vedi hai due fedeli lettrici che ti seguono in questa avventura così come abbiamo fatto nella prima. Non vedo l'ora di addentrarmi ancora di più nel racconto. Grazie Andago! :)
     
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    Cap.3

    -La mia camera? Cosa intende con la mia camera? – chiese allibita
    -La sua camera da letto naturalmente! In realtà è un mini appartamento, avrà piena autonomia in tal senso –
    -Mini appartamento? Piena autonomia? E’ uno scherzo vero? –
    -Ok ok…credo di capire che il capitano Dutta ha omesso questo dettaglio giusto? –
    -Un dettaglio che però non doveva omettere! Non accetto, mi licenzio piuttosto! – ribatté Sue
    -Si licenzia dalla polizia per così poco? Non le sembra esagerato? – ironizzò Shah
    -Posso sopportare di fare la segretaria, posso sopportare di farlo per proteggere lei da un pazzo schizofrenico sconosciuto, ma MAI e ripeto MAI accetterò di stare qui dentro giorno e notte! E ora mi scusi ma dovrei telefonare al capitano Dutta! – disse afferrando dalla tasca della giacca il cellulare
    -Aspetti Sue! – la fermò Shah trattenendo la sua mano –Capisco che questa cosa inaspettata l’ha colpita ma sono io a volere che resti qui anche al di fuori del suo orario di lavoro-
    L’affermazione ebbe l’effetto sperato, fermando Sue, che fece ricadere il braccio lungo il fianco.
    Una qualsiasi fan di quell’uomo sarebbe svenuta nel sentirlo dire che la voleva tenere vicina a sé e sicuramente lui sapeva molto bene gestire le parole e le espressioni, da bravo attore quale era.
    Ma tra loro non c’era nulla di romantico né erano sul set di qualcuno dei suoi film per cui forse a Sue era sfuggito qualcosa
    -Mi è sfuggito qualcosa? – chiese seguendo i suoi pensieri
    -Credo sia importante conoscerci meglio, di più, così che lei possa proteggermi in modo adeguato e ottimale-
    -Non crede che sembrerà strano che lei si tenga la segretaria in casa? - insinuò
    -Per nulla, dato che lei proviene da una lontana cittadina e l’urgenza dell’assunzione non le ha permesso di trovare un alloggio adeguato. Inoltre, per lo stesso motivo, ha bisogno di imparare in fretta tutto ciò che le serve come segretaria del sottoscritto e che non ha avuto modo di conoscere da colei che sostituisce-
    Le argomentazioni erano inaffondabili, al di sopra di qualsiasi sospetto. Sue aveva un solo problema davanti a sé: imparare il lavoro, calarsi nella parte ed essere credibile.
    Shah rimase immobile a guardarla alcuni istanti poi quando la vide più rilassata ed arresa a ciò che l’aspettava proseguì:
    -Le posso garantire che non le mancherà nulla, qualsiasi cosa avrà bisogno non dovrà che chiedere. Allora vogliamo andare? – le disse indicando con la mano l’ascensore
    Sue lo seguì, docile, fino all’appartamento dalla moderna eleganza che sarebbe stata la sua casa per le settimane successive.
    Shah le consegnò la chiave della porta d’ingresso e la salutò precisando che si sarebbero rivisti dopo un’ora proprio dove si erano incontrati, poi se ne andò.
    Quando le aveva detto che non le sarebbe mancato nulla non aveva esagerato: ogni possibile apparecchio tecnologico era presente e a sua disposizione, niente di vecchio o obsoleto, dall’impianto hi-fi, alle televisioni, agli elettrodomestici e per finire al pc portatile con abbinato tablet posati sopra il bancone a penisola della cucina.
    Tutt’uno con l’angolo cottura c’era il salone, ampio e luminoso, con un divano dall’aspetto comodo rosso cupo e un’ampia libreria addossata alla parete rifornita di libri oltre all’enorme tv a parete che aveva notato appena entrata.
    Aprì la porta di quella che sarebbe stata la sua camera da letto, le sue valigie erano già lì, portate da qualcuno probabilmente mentre lei era a colloquio con il signor Khan.
    Passò alla stanza vicina e notò con stupore che neppure lì era stato trascurato il minimo dettaglio anche se si trattava del bagno: vasca idromassaggio, cabina doccia multifunzione, asciugamani e accappatoi in un tenue beige e morbida spugna.
    Ritornò in camera a disfare le valigie e riordinare le sue cose finendo giusto in tempo per tornare dal suo nuovo capo.
    -Ha trovato tutto ciò che le serve Sue? – le chiese Shah
    -Anche di più, la ringrazio signor Khan – rispose riconoscente
    -Con la precedente segretaria eravamo soliti darci del tu, credo che dovremmo farlo anche io e lei – osservò Shah
    -Troppa confidenza potrebbe influire sulla mia concentrazione e proteggerla sarebbe più difficile – obbiettò “Sugar” Sue
    -Capisco di essere un fattore di distrazione per le donne a volte ma i suoi molteplici corsi non prevedevano come riuscire a resistere alle tentazioni di un certo tipo? – ironizzò provocatorio
    L’agente che era in lei fu colpito nell’orgoglio, proprio come aveva previsto Shah
    -Se lei lo desidera, niente vieta di darci del tu, allora – rispose evitando la risposta diretta alla scomoda domanda.
     
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    E così è iniziata una nuova avventura per Sue che porterà avanti nel migliore dei modi. Grazie per il bellissimo capitolo Andago, attendiamo presto la continuazione
     
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    Cap.4

    -Allora, questa è l’agenda degli appuntamenti. Dovrai dargli un’occhiata in modo da sapere i miei impegni della settimana –
    -Un’agenda? – chiese Sue guardandola appena le fu data in mano – Perché non un pc? –
    -Sulla carta a penna nulla può essere cancellato per sbaglio, per un hacker o uno sbalzo di corrente – disse sbrigativo con un tono che lasciava intendere che non gli piacevano critiche sul suo modo di lavorare
    -Quando lavoreremo, saremo a cena fuori, o qualsiasi altra faccenda, la cosa che tu dovrai sempre avere con te è questa agenda, oltre alle mie sigarette e l’accendino, naturalmente –
    -No mi spiace quello te lo puoi scordare – ma il suo rifiuto fu bloccato sul nascere dallo sguardo fulminante del suo nuovo capo
    -Veniamo a te, o meglio, alla mia situazione: novità nelle indagini? – le chiese Shah
    -Abbiamo sotto controllo ogni apparecchio informatico e telefonico che ti appartiene, mentre i nostri esperti stanno ancora analizzando le minacce per ricavare informazioni che mi potrebbero essere utili –
    -Utili a te? Credevo che tu fossi qui per proteggermi non per indagare – commentò Shah
    -Non viene trascurato nulla in questi casi, anche la pista che si tratti di qualcuno di “interno” e nessuno meglio di me nella mia posizione può scoprirlo ed intervenire – precisò
    Shah la guardò fra lo stupito e l’ammirato, l’immagine apparentemente semplice che dava di sé Sue si stava rivelando più complessa, rivelando i tratti dell’agente altamente specializzato quale era. Non riusciva a negare che la cosa lo attraeva, Sue era giovane carina e…pericolosa, un mix micidiale per i suoi sensi.
    -Quali armi hai a tua disposizione per intervenire? – le chiese
    -La pistola d’ordinanza e una di riserva, ovviamente, ma la soprattutto ho il mio corpo – rispose istintiva
    Shah sollevò un sopracciglio, sorridendo ironico
    -Non pensavo che voi agenti aveste nel vostro bagaglio di possibilità l’eventualità di usare la sensualità come arma letale –
    Sue ricambiò lo sguardo, ma il suo era diretto, freddo, severo e Shah capì di aver detto qualcosa di assolutamente inopportuno.
    -Un agente altamente specializzato come hai la fortuna di avere tu è egli stesso in primis un’arma. I corsi di addestramento a cui veniamo sottoposti ci consentono di uccidere un uomo con una sola mano. Abbiamo addestratori che provengono dai più svariati gruppi militari e non. Non c’è una sola tecnica di offesa e difesa che noi non conosciamo. Una pisola si può inceppare, una lama rompere, il mio corpo è preparato per non sbagliare un solo colpo…mai! –
    -Ti confesso che ascoltarti mi ha messo addosso un po’ di paura nei tuoi confronti – ribatté Shah
    -Non devi avere paura di me, io sono la tua difesa, tu sei da oggi il soggetto che io proteggerò, finché avrò vita, a costo della mia vita. Sono stata addestrata per questo.
    Ma avrò bisogno che tu sappia muoverti in un certo modo, quando e se dovrò intervenire.
    Immagino che la tua forma fisica dipenda dai ruoli che interpreta nei film, ma serve a poco se fra noi due non c’è collaborazione. – rispose restando alcuni secondi in silenzio
    -Collaborazione? – chiese incuriosito
    -Inizieremo con un po’ di corsa, magari, cose semplici. Poi farò cercare una palestra sicura in cui ci alleneremo insieme, così avremo più possibilità di essere in sintonia e come ti dicevo, sapere cosa devi fare in caso di emergenza – specificò
    -Immagino che non ti abbiano informata che il sotterraneo di questa casa include tutto ciò che tu hai nominato – disse Shah sperando di destare il suo stupore e smovere l’aria glaciale che era calata sul volto di Sue. La sua speranza non si realizzò.
    -Benissimo. Io e te. Soli. Nessuna guardia di sicurezza o estraneo. Nessuno deve vedere i nostri allenamenti. Iniziamo domattina alle 7. Ci troviamo qui – poi sembrò rilassarsi, anche se solo per pochi istanti dato che Shah ribatté
    -Alle 7? Stasera abbiamo una cena di beneficenza, non saremo a casa prima delle 2…e non dormo prima delle 4 solitamente! –
    Sue non si scompose:
    -Io sotto addestramento o in missione posso farmi bastare un’ora di sonno. Tre sono sufficienti per te. –
    Shah avvertì un’intensa antipatia che respinse l’attrazione che aveva sentito per Sue fino a poco prima e tornò a pensare che il capitano Dutta avesse fatto un madornale errore a mandarle Sue “Sugar” Dharma.
     
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    Sue ha un certo caratterino :D ci piace! Continua cara ^^
     
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    Grazie ragazze...ecco il capitoletto successivo!

    Cap.5

    Non lo aveva previsto. Sue, agente specializzato in missioni estreme, non aveva previsto la possibilità di una cena di gala. Si maledì, osservando la fila di maglioni, pantaloni e altro che aveva portato con sé ma che non includeva nulla di abbastanza elegante.
    Qualcuno bussò alla sua porta distraendola dalla sua scelta.
    Shanti le sorrise, porgendole un voluminoso e morbido pacchetto avvolto in carta velina bianca
    -Il signor Khan mi ha pregato di portarle questo – le disse andandosene subito dopo senza aggiungere altro.
    Sue poggiò la confezione sul letto, aprendo con delicatezza i lembi leggeri che coprivano in contenuto. Un sari prezioso, ricamato con fili color argento, aspettava solo di essere indossato. Sue si sentì nuovamente come quando era piccola e suo padre, poliziotto anch’egli, a forza di straordinari riusciva a regalarle qualcosa che lei desiderava tanto: una bambola, una bicicletta, un paio di scarpette di vernice rosse.
    Quando fu ucciso, proprio durante un turno straordinario, da un ladro di banca, Sue voleva riportare nei negozi tutti quei regali e così avrebbe riavuto il suo papà, ne era convinta. Ci volle tutta la pazienza di sua madre e il suo amore, per convincerla che non avrebbe mai potuto funzionare.
    Le tremava un po’ la mano, mentre sistemava l’ultima piega di stoffa del sari che aveva indossato, pregando perché quel regalo non portasse con sé la morte di chi glielo aveva donato, proprio come era accaduto a suo padre.
    Anche per quello era diventata anche lei un poliziotto, si era addestrata fino allo sfinimento, diventando la migliore di ogni corso. Lo aveva fatto perché nessun bambino dovesse restare senza il padre, per colpa di pazzi delinquenti.

    “Finché avrò vita” … quelle parole risuonavano in testa a Shah come un eco. Era una frase speciale per lui. La frase cardine di uno dei film capolavoro che aveva fatto. La frase simbolo dell’amore che vince su tutto, su tempo, dolore, distanza, morte. Sue l’aveva pronunciata senza neppure sapere cosa e quanto significasse per lui ma Shah si chiese se non fosse invece un segno. Un segno del destino, magari, come nel film.
    Mentre lei esattamente al piano sopra il suo ufficio, si stava preparando, Shah restava ad attenderla, guardando il sole sparire, il buio avanzare, assolutamente immobile ed inerte.
    “Finché avrò vita” … poteva vedere ancora davanti a sé il volto di Sue mentre lo diceva, la sua bocca che lo pronunciava e i suoi occhi brillare di fiero coraggio e determinazione.
    E lui? Aveva accanto una donna che lo avrebbe difeso oltre ogni limite, senza amarlo né conoscerlo in fondo così bene come ella pensava, ma cosa le avrebbe dato in cambio?
    Sue non era certo una donna da ricompense in denaro, gioielli o notorietà.
    Certo, una volta scoperto il maniaco persecutore, i giornali ne avrebbero parlato ampiamente e lei avrebbe ricevuto un encomio dai suoi superiori ma cosa poteva fare lui?
    Se fosse stata la sua donna avrebbe avuto un centinaio di idee del tipo viaggio + cena + gioiello per esempio con conseguente notte di passione in cui avrebbe dato tutto il meglio di sé per renderla felice ed appagata. Ma non era la sua donna. Era la sua guardia personale e neppure per sempre.
    “Per sempre…” sussurrò piano seguendo le luci di un auto che correva veloce poco lontano.
    Non c’era nessun “per sempre”, solo “finché avrò vita” e non era la stessa cosa. Chissà se lei avrebbe voluto che fosse “per sempre” con il suo uomo. Chissà se lo aveva un uomo, si domandò Shah, dato che la sua vita Sue la dedicava alla difesa di quella degli altri.

    -Si può? – chiese Sue mettendo un piede quasi con cautela dentro la stanza avvolta dalla penombra.
    Da qualche minuto era lì ad osservarlo, di spalle, fermo in piedi vicino alla grande finestra, immobile, con le mani allacciate dietro la schiena, perso in chissà quali riflessioni.
    Lo vedeva guardare fuori, da qualche parte, o forse verso nessun luogo preciso, rapito dai suoi pensieri e distratto perfino da non accorgersi del buio che aveva invaso il suo studio.
    Gli aveva sentito dire solo “Per sempre” appena sussurrato e solo Dio sapeva a cosa si riferiva.
    Sue non avrebbe voluto disturbarlo in un momento così personale ma sarebbero arrivati in ritardo alla cena e se, come per ogni divo, per lui non era un problema, lei era stata educata e abituata a rispettare orari ed impegni presi.
    Shah si voltò verso di lei, quando sentì la sua voce e le sembrò più bella di qualsiasi aspettativa si era fatto. Se fosse mai stato possibile, quella donna davanti a lui era capace di stravolgere la sua razionalità ogni volta che la vedeva. Come poliziotta era capace di farsi odiare per il suo malcelato egocentrismo ma poi, subito dopo, come donna era adorabile nella sua delicata timidezza che lasciava trapelare per pochi istanti.
     
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    Potrebbe essere una bellissima storia, devono fidarsi l'uno dell'altra e approfondire la conoscenza. Grazie per lo splendido capitolo Andago, attendiamo presto la continuazione
     
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    Andago cara quando aggiorni? :rolleyes:
     
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    Scusate....problemini di salute ma eccomi qui con un capitoletto nuovo!

    Cap.6

    In altre circostanze, in un altro momento, vederla così bella gli avrebbe fatto rinunciare alla serata, alla cena, pur di averla tutta e solo per sé.
    L’idea che come segretaria, Sue avrebbe dovuto camminare alcuni passi dietro di lui, privandolo del piacere di guardare il suo corpo muoversi avvolto e messo in risalto dalla morbida stoffa di seta che aveva personalmente scelto, gli procurò l’ennesima fitta dolorosa.
    Si consolò pensando che sarebbe stata al suo stesso tavolo, non al suo fianco ma molto probabilmente di fronte e allora lui si sarebbe di nuovo saziato gli occhi e i sensi, guardandola mangiare bere e chiacchierare.
    -Volevo ringraziarti in privato per questo – disse Sue sfiorandosi il sari sul fianco – E’ meraviglioso – aggiunse improvvisamente intimidita dallo sguardo che Shah faceva scorrere su di lei
    -Sono felice che ti piaccia…e che ti stia così bene – rispose senza riuscire a fermare gli occhi che percorrevano le morbide curve del suo corpo
    Sue non era una donna che aveva avuto molti uomini, solo uno in realtà, ma quello che vedeva in Shah lo sapeva riconoscere d’istinto e decise di fermare la cosa in qualche modo.
    -Era tanto che non indossavo un sari. Oddio, così prezioso e bello in realtà non l’ho mai avuto, senza contare che non sono comodi per il lavoro che faccio! –
    Sorrisero entrambi e Sue avvertì un brivido intenso quando lui le si avvicinò. Shah teneva le mani in tasca e quel completo scuro da sera gli stava in modo perfetto, sottolineando i muscoli delle gambe e delle spalle come se gli fosse stato cucito addosso.
    Se fosse stata in un altro momento, in altre circostanze, avrebbe sfoderato tutta la sua arte femminile per sedurlo, perché quelle mani, sapientemente tenute nelle tasche si posassero su di lei.
    Ma era un agente in servizio, era lì per lavoro, non per lasciarsi distrarre da pensieri poco professionali e molto lussuriosi.
    -Tutto bene? – gli chiese per spezzare la tensione palpabile che si stava creando fra di loro – Sei qui al buio, in silenzio… –
    -Sono partiti –mentì Shah buttando fuori la prima cosa che gli era venuta in mente –Mia moglie e i miei figli, intendo –
    Sue trattenne una smorfia a stento: nessuna arte femminile sarebbe servita con lui, padre e marito devoto.
    -Bene – ma lo sguardo stupito di Shah la indusse a precisare – Aver mandato loro in un posto lontano e sicuro fa stare tranquilli sia te che me e io avrò meno target da tenere sotto controllo –
    “Target”. Per lei, lui era solo un “target”, si disse Shah. Sue era un poliziotto e lui lo stava dimenticando. Nessuna cena romantica, nessun dopocena, solo lavoro.
    Qualcosa sembrò bloccarsi nella sua gola e lo costrinse a schiarirsi la voce prima di invitarla ad andare.
    In auto seduti vicini, lei chiese ed ottenne di sapere un resoconto stringato di chi avrebbe partecipato all’evento: nomi, professioni, grado di conoscenza con Shah, possibili rancori.
    La città attorno a loro brulicava ancora di vita e di luci, affascinante e magica come solo una città indiana poteva essere ma Sue neppure sembrò guardarla.
    Era profondamente immersa nel suo ruolo di agente sotto copertura.
    -Mi auguro che stasera fili tutto liscio – commentò
    – non abbiamo ancora iniziato la preparazione insieme, non abbiamo una gran sintonia – proseguì
    Sue sussultò quando Shah allungò una mano per prendere per un attimo la sua e stringerla:
    -L’avremo presto, non temere – le disse e lei ebbe l’impressione di vedere nuovamente lo stesso sguardo che gli aveva visto in ufficio, ma durò troppo poco per capire se si sbagliava

    -Signori e signore, è con immenso piacere che vi rendo noto che la cena di quest’anno ha battuto ogni record di raccolta fondi degli anni precedenti, soprattutto grazie alla generosa offerta del signor Shahrukh Khan, che copre ben la metà di quanto totalizzato! – annunciò il mediatore della serata e un applauso si alzò dalla sala mentre Shah apparve a Sue intimidito da tanta attenzione. Una reazione ben diversa da quella che si sarebbe aspettata da un personaggio famoso come lui.
    La cena era magnifica, per le portate, per i discorsi frivoli e allegri degli ospiti seduti al tavolo con lei e Sue provò un senso di tristezza nel pensare che probabilmente quella sarebbe stata l’unica volta che viveva un’esperienza del genere.
    Senza contare che, seduta di fronte a Shah, aveva avuto i suoi occhi addosso tutta la cena, cosa che l’aveva fatta sentire bella e desiderata, anche se probabilmente lui voleva solo accertarsi che filasse tutto liscio.
    -Balliamo? – la voce era quella di Shah. In piedi, vicino a lei le porgeva la mano aperta. Lo sguardo era un misto di supplica e invito perentorio.
    Ballare le avrebbe permesso di osservare meglio ciò che li circondava e di proteggerlo.
    Stretta fra le sue braccia, pochi istanti dopo, a ritmo di un lento romantico, si rese conto invece che a sentirsi protetta era lei.
     
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