oo Open your eyes and look into your heart oo

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  1. Flower.7
     
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    1st Chapter

    Hallison

    Il sole alto picchiava su quelle testoline scure che, non molto lontano da me, giocavano con la palla nuova di zecca regalata da mio papà a mio fratello Dave. Li osservavo con un pizzico d’invidia, giocare insieme e schiamazzare mentre, con una vecchia bambola di pezza gelosamente custodita tra le braccia, rimanevo all’ombra del grande albero dal tronco biancastro. “Voglio giocare anche io!” Protestai curvando all’ingiù le sopracciglia nerissime. “No, tu sei troppo piccola!” “E sei una femmina. Le femmine non possono giocare a basket!” Replicarono portandosi le mani ai fianchi. Mi voltai imbronciata, verso la rete che divideva il parco dalla strada oltre la quale si trovavano gli studi della Motwn… proprio in quel momento passava quel bambino dalla pelle scura e i capelli alla afro, seguito dai fratelli più grandi che ridevano tra loro. Quei bambini erano i Jackson Five, lo sapevo bene: si recavano a registrare quasi ogni giorno ed inoltre mio padre lavorava proprio lì, insieme a Berry Gordy. Michael, la voce solista del gruppo, era il più piccolo dei cinque e credo fosse anche quello che doveva lavorare di più. Gli occhi stanchi, quel giorno, lasciavano immaginare l’ora tarda che anche quella notte aveva dovuto fare… mi domandavo come facesse un bambino a sopportare tanto, a lavorare giorno e notte… “Forza, Michael, faremo tardi anche oggi…” Lo riprese all’improvviso uno dei più grandi. Ah, se era bello… credo avessi una cotta per quel Jermaine, ma ero decisamente troppo piccola per lui: avevo soltanto sette anni. Mi avvicinai curiosa alla rete come mi era di consuetudine, soltanto con un po’ di anticipo… Michael era rimasto lì ad osservare, con un pizzico di risentimento, quei bambini che giocavano spensieratamente. “Ciao…” Lo salutai allora, col capo inclinato verso la spalla destra. “Ehm…” Fece appena lui intimidito, quando il pallone arancione rimbalzò fuori della rete. “Palla!” Gli gridò mio fratello, troppo preso dal gioco per riconoscerlo. Sorrisi guardandolo spostare la palla con un piede per farla passare attraverso un buco della rete. “Che tipo strano…” Commentò Raul, uno degli amichetti di mio fratello, dai capelli rossi sempre sparati all’insù e dalla pelle lentigginosa bruciata dal sole. “Stai zitto, tu!” Lo spinsi via per poi prendere il pallone e lanciarglielo contro, all’altezza dello stomaco. “Oh!” Si lamentò infatti, prendendo la sfera di cuoio tra le mani. Soddisfatta della mia piccola lezione mi voltai di nuovo verso Michael che, con le labbra portate verso l’interno, sembrava osservare a vuoto. “Io sono Hallison.” Mi presentai porgendogli la manina, senza risultato. “Ti è cascata…” Indicò con l’indice la bambolina caduta a terra. “Michael!” Lo richiamarono in lontananza. “Oh, devi andare, ciao!” Lo salutai. “Ciao…” Sibilò correndo via. Felice di quella piccola conoscenza, mi chinai svelta per prendere la bambola e ripulirla, restando ad osservare gli studi oltre la strada con un sorrisino sulle labbra rosse.


    Edited by Flower.7 - 30/8/2013, 12:47
     
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  2. Elenajackson777
     
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    Bello questo primo capitolo,dolce e al tempo stesso anche malinconico,brava Rita,attenderò il prossimo ;)
     
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  3. Applehead97
     
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    Oh ma che carina :3 Continua ti prego
     
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  4. Flower.7
     
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    Grazie mille, ragazze :3 <3 Vi posto il prossimo capitolo :3

    2nd Chapter

    Hallison
    Sprecati durante tutta la giornata, adesso i raggi del sole si erano fatti più tenui per dipingere quel tardo pomeriggio delle mille sfumature dell’arancione. “David, Hallison,si va a casa!” Ci richiamò papà fuori della rete. “Papà!” Gridai allora, andandogli incontro per essere presa in braccio. “Eccola la mia piccola stella!” Mi salutò stringendomi tra le braccia, nonostante la stanchezza per il lavoro. “E tu, campione? Quanti canestri hai segnato oggi?” Domandò a Dave scompigliandogli i capelli. “Ventitré.” Rispose lui facendo palleggiare la palla. “Wow! Avete mangiato, oggi?” Si preoccupò poi. “Ahm… veramente…” Cominciò a balbettare Dave. “Sì, papà, abbiamo preso quello che ci avevi detto tu con i soldi che ci hai dato stamattina.” Risposi al posto suo, mentendo: era mio fratello a tutelarmi la maggior parte del tempo, durante l’estate, a preoccuparsi per farmi mangiare e a tenermi d’occhio; ma quel giorno aveva preferito prendere un grosso hot dog da dividerlo con i suoi amici… a me era capitata la parte più piccola, ma non era nella mia indole fare la spia ed inoltre… infondo adoravo Dave; lui era sempre buono con me, ma spesso i suoi amici lo influenzavano portandolo sulla strada sbagliata. “Bene, bene… avanti, andate a lavarvi le mani e apparecchiate la tavola. Preparo qualcosa da mettere sotto i denti!” Ribatté papà aprendo la porta, facendomi scendere a terra.
    “Il chili!” Esclamò Dave sedendosi a tavola. Devo dire che papà non era il massimo in cucina, faceva quel che poteva e lo apprezzavo molto, ma mio fratello aveva un debole per le pietanze piccanti e quando nostro padre cucinava il chili… dovevi sempre assicurarti di avere la scorta d’acqua in casa. “Sapevo che ti sarebbe piaciuto.” Sorrise lui mettendosi seduto. “Papà? Oggi ho conosciuto Michael, lo sai?” Parlai girando il cucchiaio nella scodella. “Ah, sì?” Fece lui con un pizzico di meraviglia, accennata dalle ciglia brune all’insù. “Sì, guardava Dave e i suoi amici al parco, così l’ho salutato.” Risposi, mentre mi ascoltava interessato. “E lui cosa ti ha detto?” Mi esortò a continuare. “Non ha parlato molto… mi sa che si vergogna, sai? E poi Raul gli ha detto che è un tipo strano, allora io l’ho spinto via e gli ho ritirato la palla. Michael è rimasto lì a guardare…” Raccontai. “Hai fatto male a Raul? Hallie…” Si dispiacque. “Sì… è stato cattivo con Michael, non credi? Papà… secondo te sono antipatica?” Domandai ingenuamente, mentre Dave pensava a divorare la cena senza far caso alle nostre parole. “Antipatica? Sei la bambina più dolce che ci sia! Perché dici così?” Replicò. “Perché… perché forse è anche per questo che Michael non mi ha parlato molto.” Riflettei. “Ma no, piccola mia… quel bambino è molto timido… in più deve sempre andare a lavorare, quindi ha poco tempo per divertirsi con gli altri bambini. Però… potresti risalutarlo domani.” Mi rassicurò iniziando a sparecchiare la tavola. “Tu dici?” Domandai alzandomi per aiutarlo. “Certo, tesoro mio.” Affermò convincente.
    In mezz’ora ero già a letto; papà aveva appena chiuso la porta della stanza dopo aver rimboccato le coperte a me e mio fratello. “Sai, Betty? Papà mi ha detto di riparlare con Michael, domani… dice che è soltanto timido… tu cosa pensi?” Parlai alla bambolina di pezza, carezzandole i capelli di lana. “Sì, domani lo farò. Buonanotte, Betty… buonanotte, mamma.” Mormorai dando uno sguardo fuori della finestra, dove le stelle tacite punteggiavano il cielo blu con la loro luce argentea, accompagnata da quella della luna.
     
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  5. Elena01
     
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    Ohhhhhh... ma abbiamo una nuova scrittrice! :D
    Bene, bene! Se vai a presentarti, possiamo sapere qualcosa in più di te! :)
     
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  6. Flower.7
     
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    Ciao Elena, piacere di conoscerti :D
    Mi sono presentata poco prima di iniziare a postare la storia, anche se non ho scritto molto perché sono un po' timida :3 xD
     
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  7. Elenajackson777
     
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    Dolcissimo questo tuo secondo capitoli :--: :--: :wub: attendo il prossimo e spero che fra Hallison e Michael nasca una bella amicizia :)
     
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  8. Flower.7
     
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    Grazie infinita, Elena :3 Mi fa molto piacere sapere che la mia storia ti piace <3
    Ecco il prossimo capitolo :D :

    3rd Chapter

    Hallison


    “Prenditi il sacchetto della merenda, Dave!” Dissi uscendo di casa con in mano un sacchetto di carta contenente qualcosa da mettere sotto i denti più tardi. Accostai la porta e sistemai la mia inseparabile bambolina, quando le parole di una voce dall’altra parte del muretto, attirarono la mia attenzione: “Allora ci vediamo dopo, Michael!” Ebbene sì, Diana Ross era la mia vicina di casa e, caso della sorte, oltre a lavorare con la Motown era stata proclamata come colei che aveva scoperto i Jackson Five. “Michael?” Mi domandai incuriosita, correndo verso il cancello per incrociarlo una volta fuori. “Ciao, Diana!” La salutò lui uscendo. Quando si accorse di me sembrò quasi spaventarsi, poi intimidito si portò una mano in mezzo ai capelli. “Ciao, Michael!” Lo salutai con semplicità, sorridendogli. “Ehm… ciao!” Fece lui tentennando sul posto. “Vai allo studio?” Gli domandai quando vidi i suoi fratelli venirci incontro… mi fu inevitabile arrossire come un peperoncino alla vista di Jermaine. “Ahm… sì.” Rispose vagamente, cominciando a preoccuparsi. “Michael, su, dobbiamo andare! Hey, ciao piccola!” Parlò proprio lui, Jermaine, abbassandosi alla mia altezza. “Ciao…” Sibilai facendomi piccola, piccola. “Abiti qui? Come ti chiami?” Domandò sorridendo. “Sì, proprio nella casa qui dietro.” Gli accennai con la mano. “Io sono Hallison… mio papà lavora con voi alla Motown.” Continuai cogli occhi fissi sul basso. “Ah, sì? E come si chiama?” Chiese un altro… Jackie, per l’esattezza. “Lui è Steven Davinson.” Ribattei sorridendo, quando sentii delle grosse mani poggiarsi sulle mie spalle. “Sì, sono io.” Intervenne mio padre. “Oh, buongiorno Steve! Ci siamo alzati, eh!” Scherzarono amichevolmente i due più grandi dei Jackson. “A quanto pare, non sono l’unico!” Replicò papà sogghignando. “No, infatti. Ci scusi, ma ci conviene correre… sa com’è Joseph! Ci vediamo dopo, allora. Ciao piccola Hallie, arrivederci!” Ci salutarono e per ultimo Jermaine che, prima di alzarsi, ridacchiò lasciandomi un buffetto sulla guancia bordeaux. “Arrivederci!” Salutai alzando la manina all’aria. “Hey, cosa c’è… per caso ti piace qualcuno?” Insinuò mio padre ridendo sotto i baffi, notando il nuovo colorito delle mie guance. “No… ma hai visto quant’è bello?!” Ribattei quasi sognante. “Chi, Michael?” Mi riportò coi piedi a terra mio fratello, arrivando ritardatario. Allora aveva sentito tutto, la sera precedente! “Mmh… no… io direi più uno dei grandi… ad esempio… Jermaine!” Disse mio padre che come al solito mi aveva capita appieno. Anche per questo, spesso, pensavo fosse magico…

     
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  9. Elenajackson777
     
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    Prego non c'è di che.
    Molto dolce questo terzo capitolo,mi è piaciuto,Michael però è più bello rispetto a Jermaine ahahah :asd: :asd: attendo il prossimo e spero che Hallison diventi amica di Michael e chissà magari poi fra loro due nascerà un amore :--: :love:
     
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  10. Flower.7
     
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    Hahahh beh, non c'è dubbio, Michael è il più bello d tutti.. chissà cosa gira nella testolina della piccola Hallie :D Arriva il prossimo capitolo <3

    4th Chapter

    Hallison

    Non erano ancora le cinque del pomeriggio, quando un lieve venticello inaspettato cominciò a scompigliarmi i capelli neri come quelli della bambolina. Smangiucchiavo una merendina sotto l’ombra del solito albero, seduta sulla terra polverosa del parco che lì prendeva il posto del prato e del cemento del campo da basket. “Dai, Dave, tira!” Esclamò Thomas, uno del gruppetto. Osservandoli distrattamente per un attimo, mi accorsi degli occhi di mio fratello fissi su di me. Sorrisi aspettando che segnasse un nuovo canestro, ma invece… mi passò la palla. “Ma che cosa fai? La tiri a lei? Ma è soltanto una ragazzina!” Protestò Raul scocciato. “Sei molto maleducato, sai?” Ribattei gettando tutto a terra per prendere il pallone in mano. Sogghignavano divertiti, ma io ero concentratissima. “Ok, canestro… è una questione tra me e te, adesso. Gli dimostrerò che non sono una “pappamolla” come dicono e… e tu non me lo impedirai!” Mi dissi socchiudendo gli occhi. Senza esitare di più mi sollevai sulle punte, spiccai un salto e… centrai appieno il canestro. Rimisi piede a terra riprendendo respiro; le facce sbalordite dei bambini e quella compiaciuta di mio fratello non furono, però, le prime di cui mi accorsi: c’era qualcun altro a guardarmi con un pizzico di stupore al di là della rete e quel qualcuno era proprio Michael. “Ciao, Michael!” Lo salutai camminando verso di lui. “Ehm… ciao…” Ricambiò timidamente portando le labbra verso l’interno della bocca. “Non devi lavorare, oggi?” Gli domandai inclinando il capo verso la spalla destra. “Oggi pomeriggio no…” Rispose sottovoce. “Allora vieni a giocare anche tu?” Continuai speranzosa in un suo sì. “Io veramente…” Esitò per un attimo, quando sforzando un lieve sorriso si decise: “D’accordo… tanto… non dovevo far niente, anzi…” Concentrata a guardarlo in viso come papà da sempre mi aveva insegnato a fare, quando si parla con una persona, non mi ero accorta del sacchetto simile al mio che teneva tra le mani. “Vorresti… una caramella?” Propose impacciato una volta entrato, tenendo gli occhi rivolti verso il basso. “Uhm… sì, grazie!” Accettai sorridendogli grata. “Prendi quella che vuoi.” Mi permise portando una mano nel sacchetto per prendere una manciata di caramelle e portarsele alla bocca, osservando mio fratello e i suoi amici bisbigliare tra di loro come avevano fatto sin dal suo arrivo. “Non salutate Michael?” Gli domandai sorridente, per poi prendere una caramella. “Sono tutte tue?” Chiese uno di loro facendosi avanti, indicando il sacchetto. “Ne… vuoi un po’?” Gli propose Michael impacciato ma con una gentilezza ed una tranquillità quasi innate. Quello annuì col capo e ne prese una velocemente, allora anche Raul si avvicinò insicuro. “Ehm… scusami se… io… sì, scusami se ti ho chiamato così… potrei…” Non finì neanche di parlare che lui, sorprendendo entrambi e compiacendo me, gli mise il sacchetto proprio davanti al naso. “Oh, ehm… grazie.” Fece Raul confuso prendendo un paio di caramelle. “Ciao, Michael. Vorresti fare una partita?” Disse mio fratello tenendo il pallone sottobraccio. “Uhm… magari dopo…” Balbettò arrossendo lievemente quando… “Partita? Qualcuno sta parlando di partita?” Erano i fratelli di Michael che entravano nel parco!
    Presto i due gruppetti si mischiarono per dar via ad una partita amichevole. A volte mi capitava di vedere Jermaine di sottecchi, ma cercavo di non farlo troppo per via del rossore che inevitabilmente si presentava sulle guance. Michael non era andato a giocare: aveva preferito starsene accanto a me, sotto l’albero, a gustare le sue interminabili caramelle che ordinariamente offriva anche a me e a guardare gli altri giocare senza spiccicare la minima parola. “State incidendo un album, vero? Papà mi aveva detto come si chiama, ma non lo ricordo più…” Presi parola ad un tratto. “Sì... è il nostro primo album! Credo si chiamerà… uhm… Diana Ross presents the Jackson Five… ma per adesso sono soltanto voci di Berry e papà.” Rispose felicemente con due occhi pieni di vita. “Sì, papà poco tempo fa ha comprato i dischi che avete inciso con quelli della Steel Town. Hai una bella voce, Michael. Anche… tuo fratello Jermaine.” Confessai portandomi le manine sul viso per la vergogna. “Ehm… grazie…” Ringraziò imbarazzandosi di nuovo, quando… “Michael, andiamo, dai… Berry mi aspetta a casa e te devi andare da Diana… Tito, Marlon e Jackie sono già andati. Oh, ciao piccola… Hallison. Tuo padre arriverà a momenti; è stato impegnato con alcuni tecnici dello studio per l’ultima canzone che abbiamo registrato, ma non credo ci vorrà ancora molto. È stato un piacere rivederti, ciao!” Disse Jermaine per poi scompigliarmi i capelli e farmi arrossire ancora di più. “Ciao!”Riuscii a salutarli, tuttavia. “Ciao!” Ricambiò Michael con tono di poco più basso, voltandosi un’ultima volta prima di lasciare il parco.
     
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  11. Applehead97
     
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    Davvero stupenda ❤
     
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  12. Elenajackson777
     
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    Che dire,dolcissimo anche quest'altro capitolo,dolcissimo Michael quando si siede vicino ad Hallison e mangia le caramelle e le offe agli altri,è un amore :love: :love: :--:
    Bravissima Rita,attendo il prossimo :)
     
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  13. Flower.7
     
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    Grazie mille a tutte e due, ragazze :love:

    Chapter 5

    Hallison

    Invece quella sera papà era arrivato molto più tardi del solito. Il sole si era nascosto quasi del tutto dietro al crepuscolo ed io e Dave eravamo tornati a casa soli da un pezzo. Quando rincasò era stanchissimo, per questo preferii non parlargli molto di quello che mi era successo durante la giornata. “Scusami se oggi non sono potuto stare con te, piccola mia; ma abbiamo avuto un problemino a lavoro con delle macchine… mi sei mancata, sai? Adesso chiudi gli occhietti e fai sogni d’oro… ti voglio bene.” Mi rimboccò le coperte lasciandomi un bacio sulla fronte, per poi sparire dietro la porta che dava al corridoio. “Hai visto, Betty? Papà aveva ragione su Michael… oggi è venuto al parco con un sacchetto di caramelle e le ha offerte a tutti… anche a Raul. È proprio un bravo bambino…” Raccontai alla bambola di pezza, per poi sospirare e concludere: “Buonanotte Betty… buonanotte mamma.” Così chiusi gli occhi lasciandomi trasportare nel mondo dei sogni.
    Aprii gli occhi sveglia da un po’, sicura che fosse ancora presto, ma quando mi alzai mi accorsi che in casa non c’era nessuno… tuttavia la colazione era pronta sul tavolo della cucina; accanto alla ciotola colma di cereali qualcuno aveva lasciato un biglietto che diceva più o meno: Dormivi così bene che non abbiamo voluto svegliarti. Ho chiesto a tuo fratello di passare a casa per l’ora di pranzo… fai la brava. Papà. Sorrisi mettendo da parte il foglietto di carta nel taschino della salopette azzurrognola e versai un po’ di latte nella ciotola. Dopo colazione uscii di casa per buttare l’immondizia e lì mi accorsi della macchina di Diana Ross che sembrava esser pronta per partire. “Dove andiamo, Diana?” Domandò la voce curiosa di Michael. “Oh, è una sorpresa! Spero ti divertirai… hey! Tu dovresti essere la piccola Hallison! Sei tutta sola, oggi?” Disse la donna uscendo dal cancello. Annuii col capo alzando le spalle. “Ciao… Hallison…” Mi salutò Michael arrivando dietro Diana che mi propose cordialmente: “Che ne dici, allora, se chiamassi tuo padre e gli chiedessi se puoi venire con noi?” “Ehm…” Esitai un po’, notando il colore delle guance di Michael che tuttavia sembrava aspettare ansioso una mia risposta come, del resto, lo era anche lei. “Sì! Se papà dice che va bene, mi piacerebbe molto venire!” Accettai felice. “Benissimo! Vado a chiamare gli studi della Motown per farmelo passare!” Replicò la donna lasciandomi un buffetto sulla guancia. “Allora tu abiti veramente con Diana. Ti ho sempre visto passare davanti al parco...” Dissi dondolando sui piedi. “Sì… ma non è da molto.” Ribatté vagamente. “Quindi non abiti coi tuoi genitori?” Continuai con ingenuità. “No…” Rispose soltanto, abbassando lo sguardo. “Credo debba andare a chiudere la porta di casa… spero che mio fratello abbia con sé il suo mazzo di chiavi… mi accompagni?” Dissi allora. “Ok.” “Hallison, tuo padre mi ha detto che per lui non ci sono problemi! Andiamo, ragazzi, si parte!” Esclamò Diana uscendo di casa.
    “Guidi te, oggi?” Domandò Michael ridacchiando, sicuramente più disinvolto di quanto lo fosse con chiunque altro, una volta montati in macchina. “Sì, piccoletto. Quindi… allacciate le cinture!” Replicò lei dando gas.
    Non molto presto giungemmo in un museo di opere d’arte; Diana stessa fu la nostra guida personale. Michael ascoltava tutto decisamente interessato ed io non ero da meno. Apprendevamo tutto come se fosse una lezione scolastica senza stupirci del fatto che Diana, benché fosse una star, risultasse alquanto informata in campo artistico. Ogni tanto qualcuno ci fermava per chiedere autografi, ma tuttavia riuscimmo a trascorrere la giornata abbastanza tranquillamente.
    “Sai, Betty? Oggi ho passato veramente una bellissima giornata insieme a Diana e Michael… sento che noi due potremmo diventare buoni amici, è soltanto questione di tempo… sono stanchissima… notte, Betty… notte, mamma…” Raccontai lentamente, una volta che papà avesse lasciato la stanza. La luna argentea scivolava dalla finestra cadendo sul mio viso; m’indicava la strada che mi avrebbe condotto nel mondo dei sogni.
     
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  14. Elenajackson777
     
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    Altro bellissimo e dolcissimo capitolo :love: :love: Hallison ha trascorso una bella giornata insieme a Michael e a Diana,spero davvero che Hallison e Michael diventino buoni amici :)
     
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  15. Flower.7
     
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    Non so più come ringraziarvi, davvero :') <3 E siccome domani non ci sarò per poco o niente, avevo pensato di pubblicare due capitoli invece di uno. Spero vi piacciano <3

    6th chapter

    Hallison

    “Hey, ciao Michael! Vai alla Motown?” Lo salutai correndogli contro, lungo il marciapiede. “Ciao, Hallison! Ehm… sì… sono un po’ in ritardo, scusami!” Replicò frettolosamente andando via. Mi fermai un po’ dispiaciuta mordendomi il labbro inferiore, quando due grosse mani si poggiarono confortanti sulle mie spalle. “Hey, piccola mia… qualcosa non va?” Domandò la voce di mio padre. “Michael è andato subito via…” Mormorai stringendo la bambolina di pezza. “Ascolta” disse facendomi girare verso di lui, per guardarmi in viso, sorridente “che ne dici se oggi ti portassi a lavoro con me, eh?” “Sì, papà! Sarebbe bellissimo! È tanto che non mi porti con te…” Risposi carezzandogli le braccia, tenendo lo sguardo rivolto verso il basso. “Andiamo a preparare qualcosa da mangiare, allora… chiedo a David se vuole unirsi a noi.” M’incitò sciogliendo la presa, per porgermi la mano. Annuii col capo ribattendo con un veloce sì e lo seguii fin dentro casa. “Dave, vieni alla Motown con noi?” Domandò papà entrando in cucina. “Motown?! E me lo chiedi?!” Urlò precipitandosi da noi. Aveva sempre adorato gli studi di registrazione e il lavoro di papà. “Bene! Allora… aiutatemi a mettere qualcosa nei cestini da pranzo.” Ribatté nostro padre prendendo i cestini da pranzo che usavamo a scuola.
    “Hey, Berry!” Esclamò papà salutando l’uomo dalla barba che pareva non crescere mai di più. “Steve! Oggi con tutta la famigliola? Ma guarda un po’ come sono cresciuti!” Replicò lui arruffando i capelli di mio fratello e lasciandomi un buffetto sulla guancia. Risi divertita, nascondendomi dietro la bambolina con un pizzico d’imbarazzo. “Già! Fidati, se ne staranno buoni, buoni.” Disse papà guardandoci fieramente. “Ne sono sicuro, Steve. Sono i benvenuti qui.” Fece Berry sorridendo. “I Jackson ti aspettano allo studio come al solito! Si va con I want you back, ragazzo.” Aggiunse per poi congedarsi. “Allora? Andiamo a sentire questi Jackson Five?” Ci esortò papà portando le mani dietro le nostre schiene. “E a vederti in azione!” Esultò mio fratello impaziente, facendo ridere nostro padre. Così giungemmo presso la sala registrazione; Michael e i suoi fratelli erano già a provare dietro il grosso vetro. “Hey, piccola, anche tu qui?” Mi salutò Jermaine uscendo coi suoi fratelli per fare lo stesso con mio padre. “Sì… c’è anche mio fratello...” Risposi tentennando sul posto. “Hey, ciao!” Si rivolse a mio fratello, allora. “Ciao Hellie…” Sussurrò Michael. “Ehi, Michael! Esclamai contenta. “Mi dispiace se prima sono subito corso via… non volevo…” Si scusò portando gli occhi verso il basso. “Ma no! Avevo capito che dovevi andare a lavoro, tranquillo.” Lo rassicurai poggiandogli una manina sulla spalla sinistra, catturando il suo sguardo tutto d’un tratto. Osservai meglio i suoi occhi grandi che guardavano i miei… erano di un nero talmente intenso che risultava quasi difficile distinguere le iridi dalle pupille. In queste ultime due punti di luce traballavano luminosi, impigliati in un’oscurità quieta e misteriosa allo stesso tempo. “Forza, dai, incominciamo!” Li esortò nostro padre, interrompendo quell’incontro innocente di sguardi. Registrarono fino al tardo pomeriggio, senza neanche prendere una pausa per mangiare, e noi eravamo rimasti con loro tutto il tempo. Dal vivo era un’altra cosa… Michael era veramente eccezionale e quella canzone… sentivo che mi piaceva già. Immagino quanto potesse essere sognante la mia faccia, quando a cantare era Jermaine! Mio Dio, quando me ne resi conto ricordo che arrossii violentemente, sperando che nessuno se ne fosse accorto.
    “Michael? Sei solo da Diana, stasera?” Gli chiese papà mentre uscivamo dagli studi della Motown. “A dir la verità… con me ci sarebbero anche Randy e Jackie…”. “Allora vorresti venire a cena da noi? Non sono un gran cuoco, ma me la cavo…” Gli propose. “Sì, dai!” Mi aggiunsi gioiosa. “Ehm… se a Diana va bene… anche a me va bene…” Mormorò con un pizzico di timidezza. “Oh, sì che le andrà bene! Inviteremo anche lei e i tuoi fratelli, ovviamente!” Replicò papà strizzando un occhio.


    7th chapter

    Hallison

    “Sai, Steve? Devo dire che dopotutto col tempo le tue doti culinarie sono migliorate…” Commentò Diana a tavola, una volta arrivati alla gelatina traballante. “Ah, sì? Beh… non oso immaginare come cucinavo prima, allora.” Ribatté mio padre ridendo, per poi ringraziarla. “Avete già mangiato altre volte, insieme?” Domandai curiosa, incrociando le manine sotto il mento. “Oh, sì! Io e tuo padre ci conosciamo da più di dieci anni, ormai!” Rispose cordialmente Diana con un sorriso bellissimo. “Eh, già.” Confermò mio padre imitandola. “Wow…” Feci. “Michael, Jackie, Randy, volete venire a giocare nella mia cameretta? Se volete… possiamo prendere in prestito i giochi di mio fratello… visto che è a cena coi suoi amici…” Proposi cercando di evitare il dessert indesiderato. Michael non rispose subito, al contrario di Randy, che stava per dire qualcosa, attese il permesso di Diana per accettare. “Papà… potremmo andare a giocare? Abbiamo la pancia piena… non è vero?” Dissi guardando i tre con uno sguardo significativo. “Oh, sì… infatti… ehm… potremmo?” Si aggiunsero grottescamente. “State cercando di evitare la mia gelatina verde?” Insinuò papà ridendo sotto i baffi. “Andate, tranquilli.” Continuò prima che potessimo aprir bocca di nuovo. “Ehm… a noi piacerebbe la gelatina verde!” Intervenne Jackie dando un colpetto sulla schiena del fratello, che sgranò gli occhi con un’espressione quasi dolorante. “Sì… infatti!” Esclamò convincente, tuttavia. “Vieni, Michael…” Lo incitai prendendolo per mano per condurlo nella stanza da letto mia e di Dave. “Siediti dove vuoi! A cosa vuoi giocare?” Domandai una volta entrati. Andò a sedersi ai piedi del mio letto senza rispondermi, stringendosi solamente nelle spalle. “Vuoi vedere le macchinine di Dave? Ne ha tantissime!” Gli proposi allora, avvicinandomi al vecchio baule di legno. “Va bene.” Accettò in un sibilo. “Ecco, vieni qui! Guarda…” Gli mostrai invitandolo a mettersi al mio fianco. “Sono tantissime, non è vero?” Continuai. “Sì. Sono veramente tante.” Commentò osservando i nostri giochi con un pizzico di tristezza. “Avanti, prendine una! Puoi giocarci e… se vuoi puoi anche portarla con te!” Gli permisi sorridendogli. Così allungò timidamente la mano verso l’interno del baule e da questo prese una vecchia macchinina dal colore rosso vivo. Gli mancava una ruota, ma sembrava piacergli dato che rimase ad osservarla per un bel po’. “Ti piace?” Chiesi. “Il rosso è il mio colore preferito…” Ribatté facendo per posarla. “No,” lo fermai prendendogli una mano “è tua.” Continuai. “Veramente me la regali?” Chiese sorpreso, cogli occhi luccicanti. “Certo. Te lo avevo detto… credo che Dave non se ne accorgerà neanche… ne ha talmente tante! E poi, ultimamente, sta sempre al parco.” Replicai inclinando il capo verso la spalla destra. “Grazie…” Sussurrò osservando la macchinina. Sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori. “Qual è il tuo colore preferito?” Domandò quasi subito. “Mi piace molto il blu.” Risposi con facilità. “Anche a me piace.” Ribatté sorridendomi. “Hallison… tu vai a scuola?” Aggiunse mordendosi il labbro inferiore. “Certo. Ma adesso è chiusa per le vacanze estive. Perché me lo chiedi? Tu non ci vai?” Chiesi a mia volta. “Non più.” Fece scuotendo la testa. “Perché no? Sei anche te in vacanza?” Dissi ingenuamente. “Sì, ma… mio padre dice che… presto diventeremo ancora più famosi e quindi… sarà difficile per noi fare cose come andare a scuola…” Rispose portando gli occhi verso il basso. “A me non piace molto, ma imparo tante cose nuove…” Raccontai inumidendomi il labbro inferiore. “Presto io e i miei fratelli avremo un insegnante privato che ci terrà a passo con gli altri bambini della nostra età.” Replicò. “Tu quanti anni hai?” Chiesi. “Ad Agosto devo farne dieci. Tu quanti ne hai?” Mi diede risposta, per poi pormi la stessa domanda. “Io devo farne ancora sette.” Risposi. “Ah… ma… sei sempre col papà, tu?” Si azzardò a domandarmi, guardandomi negli occhi. “Sì… la mia mamma è volata in cielo tanto tempo fa…” Gli spiegai, per poi sorridergli anche se con un pizzico di risentimento. “Oh… mi… mi dispiace.” Si scusò rammaricato. “No, non fa niente!” Lo rassicurai cancellando ogni traccia di tristezza. “E tu… perché non abiti coi tuoi genitori?” Continuai. “Loro… stanno ancora pensando dove costruire la nuova casa…” Disse giocherellando con le dita delle mani. “Michael… mi racconteresti della tua mamma? Dei tuoi genitori…? Io non so molto… mio papà è sempre via per lavoro…” Gli chiesi osservandolo ansiosa. Lui mi rivolse uno sguardo stupito, forse anche un po’ rattristato. “Non… non lo sai?” Fece. “No…” Ribattei stringendomi nelle spalle, scuotendo il capo. “Oh… ahm… la mamma… la mamma è una persona dolcissima… io adoro la mia mamma. È da un bel po’ di tempo che non ci vediamo… ci sentiamo poco perché io devo sempre lavorare… ma lei dice che non smette mai di pensarmi ed io so che dice la verità. È sempre stata lei a coccolare me ed i miei fratelli, ad accompagnarci a scuola quando eravamo troppo piccoli, a farci da mangiare, a curarci le sbucciature alle ginocchia che ci creavamo giocando… a volte ha anche pensato a sgridarci… ma spesso… ecco… lei… lei ci ha sempre confortato.” Mi raccontò con parole semplici. “Oh, allora la mamma deve essere un angelo… proprio come lo è la mia!” Commentai rallegrata e allo stesso tempo incantata dal pensiero della figura della mamma. “Già… la mia mamma è un angelo.” Replicò. “E il tuo papà?” Domandai allora. “Il mio papà? Lui… ecco… lui… è sempre tanto severo…” Rispose soltanto, portando gli occhi verso il pavimento. “Forse il suo papà non è un angelo…” Pensai con innocenza. Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta, attirando la nostra attenzione. “Avanti!” Esclamai. “Michael? Dobbiamo andare…” Disse Diana, sull’uscio. “Oh… ok… arrivederci, Hallison! E… grazie!” Mi salutò Michael seguendola. “Ciao, Michael! Arrivederci! Ciao Diana! ciao a tutti!” Ribattei agitando la manina nell’aria come lui. “Ciao, piccola!” Esclamò Diana scomparendo nel corridoio.
     
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