Teach me Love

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    None of your scars can make me love you less

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    Genere: Fan Fiction a Capitoli
    Completa:
    Timeline: Bad Era
    Paring: Michael J Jackson/Personaggio inventato
    Rating: NC 17/Rosso
    Avvertimenti: Tematiche e linguaggio non adatti ai bambini


    Terminata il 6-11-2009





















    Chapter One

    M
    elanie si svegliò di scatto,il suono metallico di un campanello la fece sobbalzare sull’ampio divano dove era distesa,coperta da un plaid di lana a scacchi e vicina ad un altro corpo tiepido che brontolava sommessamente,non del tutto sveglio ma disturbato dal rumore improvviso. La luce del sole filtrava dalle tende socchiuse ed il grande schermo davanti a lei rimandava un’immagine completamente nera . I suoi occhi scattarono subito all’orologio attaccato al muro dove un piccolo bambino sperduto indicava le dieci meno un quarto con il dito puntato verso il numero mentre Peter Pan -da sopra- lo incitava a volare più in alto.

    -Cazzo!-
    Gli occhi ancora impastati dal sonno non le impedirono di mettersi in piedi all’istante cercando di rintracciare le scarpe perse chissà dove. Il fagotto che aveva lasciato dietro di lei sulla pelle del divano si mosse rotolando pigramente e facendo spuntare fuori un ciuffo si capelli neri e più che scomposti.

    -Che c’è?-
    Disse il groviglio di coperte ed abiti aggiungendo al ciuffo scuro anche un paio di occhi a malapena aperti.

    -C’è che devo essere a lavoro tra un quarto d’ora esatto,c’è che se il capo mi becca ancora una volta in ritardo mi sbatte fuori dal ristorante prima che riesca ad aprire bocca per scusarmi e c’è che non dovevo addormentarmi qui, dannazione!-

    Infilò le scalpe in modo fulmineo e volò davanti allo specchio. I capelli erano un disastro,il trucco del giorno prima era colato ed aveva il segno rosso del cuscino sulla guancia destra,senza contare la pessima cera e le occhiaie,era un totale disastro. Mel raccattò qualche forcina dalla tasca dei jeans e cominciò a sistemare la sua indomabile massa di capelli rossi alla meno peggio.


    -Scusa,è colpa mia...-

    -No,non è la tua,è la mia che ti do retta Michael,come sempre.-
    Sibilò caustica mentre passava a togliere le sbaffature di trucco da sotto gli occhi. Non era la prima volta che si addormentava a casa di quello che era da poco diventato il suo migliore amico. Succedeva spesso infatti,che le loro serate insieme finissero davanti ad un film o due e che lentamente scivolassero entrambi nel sonno fino al mattino successivo. Nessun problema se era sabato e il giorno dopo non avrebbe dovuto lavorare,ma in quel caso,come in molti altri,non lo era. Il plaid cadde per terra e la figura piuttosto alta e dinoccolata di Michael toccò il tappeto con la punta dei piedi coperta da un paio di calzini di colore diverso. Guardò Melanie che si sistemava la camicia nei jeans e prendeva la borsa sepolta sotto un mucchio di grossi pupazzi di peluches.

    -Ci vediamo questa sera?- propose a mezza bocca.
    Lei si girò con l’ultima forcina tra le labbra ed un’espressione forzatamente incredula.

    -Non sarà il caso che chiami Tatiana questa sera Mike? Fai questo benedetto passo per una volta.-
    Lo incitò con una punta di sarcasmo. La fretta e la situazione in cui si era svegliata l’avevano messa di pessimo umore e come sempre in quei casi faceva scontare i suoi cinque minuti alla prima persona a portata di mano,Michael appunto.

    -Ok.-
    Si limitò a dire lui abbassando lo sguardo e spostandosi verso la finestra con il muso lungo. Odiava quando Melanie si comportava così,soprattutto perché sapeva con detestabile precisione, quali erano i suoi punti deboli e come colpirli per ferirlo.

    -Bene,ci sentiamo allora,ciao.-
    Disse spiccia sparendo dietro la porta della sala video e precipitandosi per le scale alla volta della macchina parcheggiata fuori dall’entrata della villa .
    “E speriamo che Paul sia in ritardo.”
    Il motore si avviò mentre dall’alto un paio di tende si scostavano timidamente per vederla andar via.




    Melanie e Michael si conoscevano da circa quattro anni ma non avevano mai approfondito la loro conoscenza fino a quell’estate. L’incontro era stato casuale così come era stato del tutto casuale il fatto che due persone così diverse potessero prendersi talmente bene. Una sorta di strano incastro voluto dal fato,una combinazione improbabile ma che pareva funzionare e che gli aveva fatto stringere una salda amicizia. Lei era una semplice cuoca in un ristorante italiano,lui la superstar di fama internazionale che si apprestava ad intraprendere il primo tour mondiale da solista.

    “La prima tappa,a Tokio è prevista per il 12 settembre e lancerà lo spettacolo che si prospetta come uno dei più attesi dell’ultimo decennio. Le ultime notizie riportano che la stravagante star è in questo momento impegnato in delle trattative per l’acquisto della mummia di Tutankamon a Londra. Questa verrà aggiunta alla macabra collezione di ossa,tra le quali quelle dell’uomo elefante e…”
    Mel spense la radio scuotendo la testa. Londra e pezzi di morto,era incredibile come i media fossero capaci di sparare scemenze su di lui ogni 2 per 3.

    -Tzk,ma quale uomo elefante e mummie…l’unica mummia che ha visto è quella del film di ieri sera.- disse tra sè e sé scendendo di corsa dal suo pick up e spalancando la porta posteriore del ristorante,quella riservata ai dipendenti.
    In quell'istante tutti gli occhi si puntarono su di lei.

    -Ah! Pensavo di dovermi trovare una nuova cuoca.-La apostrofò una voce roca. Paul per sua sfortuna era già arrivato.



    ***




    -Si ci penso io domani,sì certo va bene,porterò fuori anche i vuoti delle bottiglie,ok,ciao e grazie ancora Paul…-
    Si passò una mano sugli occhi,strofinandoli. Aveva lo sguardo stanco e si sentiva a pezzi letteralmente,dover scontare la furia del suo capo le era costato la promessa di straordinari per l’indomani,era assolutamente una giornata NO quella. Guardò l’orologio,erano quasi le sei ed il sole di inizio giugno era ancora sorprendentemente alto in cielo,le giornate estive erano lunghe e solitamente le piacevano...solitamente,quando non era così stanca.
    Melanie sospirò e si avvicinò alla cabina telefonica tirando fuori qualche penny dalle tasche per chiamare. Compose il numero e ben presto una voce,sottile e inconfondibile all’altro capo del telefono rispose.

    -Pronto?-

    -Mike,sono io.-
    Ci aveva pensato durante tutto il turno di lavoro e il modo in cui si erano lasciati quella mattina la faceva stare male. Era una ragazza assennata in fondo,che teneva molto alla correttezza ed i suoi scatti di lunaticità le lasciavano sempre un grande amaro in bocca,soprattutto quando coinvolgevano Michael che invece era sempre così buono e disponibile con lei.

    -Ciao.-

    -Ascolta…ti va se ci vediamo stasera? Pensavo di cucinarti qualcosa e magari fare una passeggiata nel ranch dopo cena.-

    Michael sapeva che il “cucinare qualcosa” di Mel significava un pranzo luculliano a tutti gli effetti. Era una gran cuoca e le sue origini italiane rendevano onore alla causa rendendola incredibilmente abile a sfornare delizie dal nome strano come:Lasagne, Linguine al Pesto,polpette o il formidabile Tiramisù. Lui non era un gran mangione,anzi,toccava cibo per necessità e non per gola,ma quando la sua amica si metteva all’opera era capace di far uscire persino la buona forchetta che c’era in lui.

    -Umh…non lo so, ho un po’ da fare… -
    In realtà non aveva nulla di programmato, ma un po’ di tensione per farle scontare la partaccia della mattina ci voleva. Michael era sì disponibile e sempre gentilissimo ma sapeva anche portare rancore. Tuttavia Melanie aveva una corsia preferenziale tutta sua e davvero non aveva alcuna voglia di passare la serata in solitudine,soprattutto perché contrariamente a ciò che aveva affermato quella mattina, aveva deciso di non chiamare Tatiana.

    -Ok,va bene Mel,ci vediamo dopo.-
    Melanie sorrise all’altro capo del telefono e riattaccò dicendogli che sarebbe arrivata per le 7 e mezza. Infilò di corsa il primo supermarket per comprare tutto l’occorrente per la cena,si sarebbe fatta perdonare a modo suo anche quella volta.


    ***



    -Cos’è questa?-
    -Pasta alla carbonara.-
    -Carboneira…-
    -No! Carbonara…c’è l’uovo,la pancetta,pepe…-
    -Credi che a Bubble piacerà?-
    -Credi che a Bubble piacerà la tua testa quando gliela darò da mangiare? Non ti azzardare a dare gli spaghetti alla scimmia!-
    Michael rise continuando ad osservare Melanie che cucinava. Era sempre attento a tutto,interessato e desideroso di sapere,di conoscere,soprattutto quando non era affatto al dentro dell’argomento come in quel caso. Il rumore dell’olio che sfrigolava nella padella con il bacon era l’unico suono che accompagnava la preparazione della cena. Il clima si era ormai rilassato e Michael e Mel erano tornati a rivolgersi gli sguardi di profondo affetto di sempre. Nel forno cuoceva il rollè di coniglio con patate mentre in frigo il tiramisù si stava raffreddando.

    -Tu sapresti cucinartelo un uovo al tegamino Mike?-
    Chiese incuriosita.
    Non lo aveva mai visto ai fornelli e dibutava che avesse mai preso una padella in mano.

    -Io faccio canzoni ragazza,non uova al tegamino.-
    Rispose con tono di simulata superiorità per poi scoppiare a ridere subito dopo.

    -Comunque no,morirei di fame se non avessi qualcuno per prepararmi del cibo.-
    Ammise appoggiando il gomito sul mobile accanto ai fornelli dove Mel,capelli raccolti in una coda e grembiule blu,si apprestava a saltare gli spaghetti.

    -Ti insegnerò un giorno,ti insegnerò…-
    -Sì,ed io ti insegnerò il moonwalk.-
    -Credo che sia più facile che diventi chef…te lo immagini? Chef Michael vi presenta il suo piatto forte,i "Tenderoni in tomato sauce"-
    -

    Where Did You Come From Lady
    And Ooh Won't You Take Me There
    Right Away Won't You Baby
    Tenderoni You've Got To Cook…


    Ho anche il Jingle per lo spot!-


    Disse ridendo di gusto all’ennesima stupidaggine che erano riusciti a dire da quando si erano rivisti.
    La cena iniziò e terminò una mezz’ora più tardi con l’ultimo cucchiaio di tiramisù e Michael che si stiracchiava chiedendo perdono al suo stomaco strapieno.

    -Oddio,sto troppo bene,non voglio pensare a quale inferno mi toccherà domani…per il ritardo di questa mattina mi toccherà recuperare un’ora di lavori pesanti domani sera…-
    Brontolò Melanie giocherellando con un lembo della tovaglia a tavola. Michael la stava guardando allungandosi verso destra per prendere una delle onnipresenti gomme da masticare.

    -Hai fatto molto tardi?-
    -Un quarto d’ora,ma non era la prima volta lo sai,Paul è tremendo…-
    -Credevo che ti piacesse Paul.-
    -Si infatti,ma non come capo! Voglio dire,è un uomo affascinante ma sul posto di lavoro è una specie di tritacarne,non la fa passare liscia a nessuno Mike.-
    -Mi ci rivedo un po’…è un perfezionista come me.-
    -Uff! Al diavolo voi ed il perfezionismo allora…-
    Esclamò alzando gli occhi al cielo e tirandosi in piedi dalla sedia.

    -Ce la facciamo questa passeggiata allora?-
    Chiese puntando le mani sul tavolo e guardando l’espressione concentrata di Michael che cercava di tirar fuori un palloncino più grosso del precendente.
    -Ma se sei a pezzi,dove vuoi andare? Meglio che restiamo in casa,no?-
    -Ehi! E' così evidente che sono a pezzi?-
    Chiese lei indispettita.

    -Insomma…-
    Sì,era evidente ed anche lei lo sapeva,soprattutto le gambe erano pesanti,stancate dall’intera giornata passata in piedi a correre da una parte all’altra della cucina. Mel andò verso la finestra dove la bassa luce del crepuscolo rendeva i vetri utili come specchi e si guardò. Dio,era conciata peggio che mai.

    -Michael,ho bisogno di una doccia.-
    -Te lo stavo per dire…vai pure,e se ti serve qualcosa da metterti addosso dopo prendi pure dal mio cassetto.-
    Rispose,ma Melanie era già sparita lungo il corridoio,diretta ad uno dei 15 bagni della casa.
    Il suo preferito era quello nei toni del giallo,ampio quanto la camera da letto del suo appartamento e con una vasca idromassaggio che avrebbe fatto invidia a quelle degli alberghi a 5 stelle. In meno di tre minuti fu sotto il getto caldo dell’acqua levandosi di dosso gran parte della stanchezza e della fatica della giornata.
    Tornata da Michael lo trovò davanti alla tv mentre girava pigramente i canali. Si era infilata un paio di pantaloncini bianchi ed una tshirt blu con Mickey mouse decisamente troppo larga per lei,ma la aveva annodata sul fianco.

    -Adesso va molto molto meglio.-
    Esclamò buttandosi sul divano affianco a quello in cui stava Michael con i capelli ancora bagnati,avvolti in un asciugamano bianco. Rotolò sulla propria pancia e si appoggiò al braccilo del divano fissando il ragazzo che si era fermato sul canale dove Bugs Bunny stava dando del serio filo da torcere a Duffy Duck. Michael era completamente assorto nella visione ed aveva un vago sorriso sulle labbra che le ricordava tanto quello di un bambino.

    -Ma tu non dovevi chiamare Tatiana questa sera?-
    Esordì mettendosi a sedere a gambe incrociate e togliendosi l’asciugamano dai capelli per strofinarli. Michael continuò a guardare i cartoni,ma il suo sorriso si spense all’improvviso.
    Tatiana era una ragazza che aveva conosciuto durante la registrazione del video “The Way You Make me Feel” e che a lui piaceva molto. Questo lo aveva confidato a Mel e a poche altre persone del suo giro,ma la faccenda era ferma da mesi e Mike pareva non decidersi a fare un passo buono per conoscerla. La sua timidezza verso le ragazze era patologica. Più volte i due si erano confrontati sull’argomento e mentre la maliziosa e più che sfacciata Mel insisteva per un approccio diretto, Michael sosteneva una strenua difesa della tattica:”Aspetto che le cose maturino da sole”.
    A nulla erano valse le proteste della sua amica,la superstar di fama mondiale con milioni di ammiratrici al seguito preferiva giocare con i flipper e con le pistole ad acqua piuttosto che fare strage di cuori cambiando compagnia ogni sera.

    -Veramente preferisco non farlo.-
    Si limitò a dire cambiando improvvisamente canale nella speranza che insieme alla tv anche Mel si focalizzasse su qualcosa di diverso.

    -Allora sei proprio cocciuto. Michael,lo so che ti piace,mi dici che ti costa farle una telefonata e parlarci? Non ti dico di fartela questa sera stessa ma…-

    -Ma cosa dici!-
    Arrossì violentemente,imbarazzato. La lingua di Melanie era veramente troppo lunga per i suoi gusti alcune volte,soprattutto perché i due avevano una diversa concezione di turpiloquio.

    -Dico che ci devi provare,ecco cosa dico,ne abbiamo parlato anche ieri sera no?-

    -Appunto e come ben sai non siamo arrivati a nessuna conclusione.-

    -Perché sei un mulo testardo che marcirà aspettando carote che non piovono dal cielo.-
    Lo punzecchiò andando sul suo divano e togliendogli dalle mani il telecomando,tanto per fargli dispetto.

    -E tu sei una gatta randagia che prima o poi verrà presa sotto da una macchina inseguendo la sua ultima conquista…e diventerai una gattamorta.-
    Ribattè lui lanciandole un’occhiata obliqua mentre prendeva un sacchetto di gelatine alla frutta dal mobile a fianco al sofà. Mel sbuffò fintamente offesa da quella battuta,Michael sapeva delle sue numerose storie ma non l’aveva mai giudicata male per questo. Tra di loro c’era un profondo rispetto nonostante le diversità evidenti e proprio per questo riuscivano a confrontarsi così apertamente senza rischiare brutte litigate.

    -Dammi le caramelle.-
    Lo stuzzicò lei tentando di riprendere il discorso che era improvvisamente caduto. Niente,non la degnò di uno sguardo.

    -Ho detto dammi le caramelle!-
    Esclamò a voce più alta sedendosi in ginocchio sul divano, ma di nuovo non sortì alcun effetto. Mel lo guardò starsene impassibile ad osservare lo schermo,senza alcuna espressione sul volto e gli si buttò addosso tentando di afferrare il sacchetto di gelatine. Michael scivolò prontamente all’indietro tirandolo in alto con una mano mentre l’altra la tratteneva per la vita. Scoppiò a ridere.

    -Non te le meriti! Non ne avrai nemmeno una,strega!-
    -Ohhh stai zitto musone,sei tu che non devi mangiarle per quanto sei cocciuto.-
    La ragazza tentò di scivolare verso l’alto in una lotta disperata ma Mike aveva già appoggiato il sacchetto sopra al mobile e adesso la tratteneva con entrambe le mani. Era forte nonostante non fosse di corporatura massiccia;lei poteva sentire i muscoli tesi sotto la maglietta rossa che indossava e le sue risate di scherno quando si rese conto che non ce l'avrebbe mai fatta a liberarsi.

    -Tu,lasciami subito oppure…-
    Gli puntò il dito contro il naso e poi scese con tutte e due le mani verso i fianchi di Mike cominciando a fargli il solletico,lui scoppiò a ridere contorcendosi come un matto.

    -No,no! Il solletico no!-
    Gridò rimanendo senza fiato. Anche a toni alti la sua voce era sempre di una morbidezza incredibile,lei la adorava,soprattutto quando esplodeva spontanea come in quel momento. Gli trattenne un polso con la mano e poi afferrò il pacchetto.

    -Mie! Ho vinto.-
    In posa da conquistatrice,a cavalcioni sopra al suo petto la ragazza si mise in bocca ben due caramelle al gusto di lampone e poi ne ficcò una tra le labbra di Michael con un dito.

    -Tieni,questo è il contentino per i perdenti…-
    Gongolò provocatoria. Michael ancora rideva ma si morse il labbro inferiore e con una mossa repentina la rovesciò con la schiena contro il divano bloccandola con il suo peso di nuovo. Inutile tentare di liberarsi,ancora una volta era troppo forte e poi le risate che non riusciva proprio a trattenere la rendevano fiacca.

    -Chi è perdente?-
    L’odore di lampone e limone si mescolava tra le loro bocche,Melanie tirò fuori la lingua e lo minacciò con una gelatina mezza succhiata. Era proprio una bambina quando ci si metteva e Michael apprezzava enormemente,si sentiva compreso. Quando le risate si esaurirono lei alzò un braccio mettendogli apposto una ciocca di ricci ribelli che gli stava davanti agli occhi.Vi intecciò le dita indugiando distrattamente tra quei capelli nerissimi.

    -Dici che dovrei essere più esplicito con Tatiana?-
    Gli occhi azzurri di Mel si posarono nei suoi,sorpresa che avesse ripreso il discorso di sua volontà,annuì.

    -Dico di sì,chiamala,invitala qui,dille che ti piace…-
    -Mel io oltre a non saper cucinare non ci so fare con le ragazze,lo sai.-
    Melanie si morse la lingua per non ridere e cercò di guardare più seriamente possibile Michael.

    -Non c'è molto da saper fare a dire il vero...però ho capito cosa intendi.-
    Lo rassicurò,o almeno cercò di farlo. Non era molto brava nel ruolo di dispensatrice di buoni consigli quando si trattava di Michael. Era come camminare in un campo minato,bastava una parola sbagliata e si rabbuiava,per cui doveva stare estremamente attenta a non travalicare il limite di ciò che lui considerava argomento tabù.

    -Michael devi pensare che non c'è niente di sbagliato in te,anzi. Sei un bel ragazzo e fidati,piaci alle donne molto più di quanto tu creda. Ho anche visto come ti guarda Tatiana,si tratta di sfondare una porta aperta e le situazioni per dichiararti qui al ranch non mancherebbero...-
    Dichiarazioni,amore romantico,cose che a lei non passavano nemmeno nell'anticamera del cervello. Per quanto la riguardava l'amore era qualcosa bruciante che ardeva trasportandola del tutto, era pura emozione tra due persone espressa in 100 modi diversi e pochi di questi 100 comprendevano qualcosa che potesse accostarsi lontanamente al termine "romanticismo".
    Sapeva che Michael era forse l'ultimo gentiluomo rimasto sulla terra,che rispettava le ragazze (la cosa del rispetto non l'aveva mai capita,non ci trovava niente di irrispettoso nel voler andare a letto con qualcuno!)e che mai e poi mai avrebbe approfittato di una donna solo per il proprio piacere. Le sue convinzioni religiose unite alla timidezza e alla naturale ritrosia nei confronti del sesso avevano fatto di lui uno splendido trentenne ancora...vergine,illibato.

    -Hai ragione ma...Dio,è così difficile per me. Non saprei davvero da dove cominciare. Ti ho parlato delle storie che ho avuto in precedenza.-
    Gliene aveva parlato sì,e Melanie le aveva bollate come "bambinate" guadagnandosi due giorni di completo silenzio ed un muso lungo fino alle scarpe. Quelli di Michael erano stati amori romantici per l'appunto,Brooke e Tatum avevano rappresentato molto per lui,ma all'atto pratico era stato fatto molto poco.

    -Michael rilassati,non devi partire per la guerra,ma solo farti avanti con una ragazza.-
    Ridacchiò vedendolo nel panico.
    -Mi piacerebbe prepararti un copione per il giorno che la inviterai qui,ma non credo che ci sia il modo sai...-
    Lo guardò ancora sorridendo,per lei era tutto un gioco perchè proprio non capiva come si potesse essere tanto in panico in una situazione così semplice. Avrebbe dovuto essere eccitato,elettrizzato,ma non impaurito.

    Melanie il suo primo ragazzo lo aveva avuto a 16 anni e a quello ne erano seguiti diversi altri che però non avevano portato a nessuna relazione veramente duratura, adesso infatti, a 24 anni suonati da poco si trovava di nuovo single.
    Michael posò i suoi occhi scuri sul volto della ragazza lasciandoli vagare distrattamente,si fidava di Mel e davvero l'avrebbe voluta come aiuto quando Tatiana fosse stata lì con lui. E forse,forse era l'unica che davvero potesse dargli una mano. Le accarezzò una ciocca di capelli ancora umidi mentre lei lo guardava sempre più curiosa,sicura che stesse macchinando qualcosa,ma mai e poi mai avrebbe potuto immaginare cosa.

    -Insegnami.-
    La voce di Michael proruppe dalle labbra all'improvviso,decisa e allo stesso tempo le sopracciglia di Mel si alzarono,incredule.
    -Cosa?-
    -Come...come comportarmi,come fare con Tatiana.-

    Uno a zero per Mike,quella strana richiesta non se la sarebbe mai e poi mai aspettata.

    -Stai scherzando...-
    -No.-

    Chapter two.


    Non scherzava. E Melanie lo capì anche dal cipiglio serio che Michael aveva assunto quando aveva provato a ridere. Niente da fare,non si trattava di una delle tante battute in cui si dilettava.

    -E cosa vuoi che ti insegni?-
    -Non lo so! Sei tu l’esperta in materia. Io ti prometto che inviterò Tatiana qui una di queste sere,ma solo quando mi sentirò sicuro abbastanza da farlo.-

    Mel ci pensò su.
    Oh cielo che roba,la seduzione non era una materia che poteva insegnarsi a tavolino e il peggio era che immaginava benissimo le intenzioni di Michael. Nove su dieci aveva in programma un corteggiamento fatto di frasi romantiche e occhiate dolci,cose che lei non avrebbe comunque potuto insegnargli.
    No,se doveva proprio fare la maestra sarebbe dovuto scendere a un compromesso. Rispettare i suoi principi di gentiluomo sì,ma solo a patto che anche lui facesse qualche concessione ad una nota più trasgressiva della faccenda. Michael storse un pò la bocca ma accettò, si alzò dal divano porgendole la mano.

    -Allora affare fatto?-
    -Affare fatto. Quando cominciamo?-
    -Subito direi,non sono nemmeno le dieci.-
    -Umh,ok,basta che anche questa sera non mi addormenti qui,o domani saranno guai seri.-
    Fece un cenno di assenso e guardò fuori dalla finestra. Una falce di luna piuttosto ingrossata rischiarava il parco circostante,la notte era senza stelle e l’aria fresca di giugno spirava attraverso le finestre invitandoli ad uscire.

    -Credo che il parco sia l’ideale per l’incontro.-
    Melanie si alzò affiancando Michael e convenendo anch'essa sulla sua affermazione. Ben presto scesero entrambi di sotto.

    -Allora,sarò schietta come al solito Mike. Comincio subito col dirti che alle donne piace essere al centro dell’attenzione. La prima cosa che devi metterti in testa è che dovrai trattare Tatiana come il fulcro del tuo mondo per tutto il tempo in cui starai con lei. Parlale guardandola negli occhi,sorridi alle sue battute e falla sentire importante.-
    -Una parola…-
    Borbottò Michael che già si cominciava a sentirsi inadeguato. Mel gli lanciò un’occhiataccia e lui si zittì subito.

    -Facciamo finta che io sia lei. Che sia appena arrivata al Ranch. Non sono mai stata qui,non ho mai visto questa meraviglia e ora ci sei tu che mi vieni incontro,sei pronto?-
    Tanto valeva provare in quel modo,fingendo,recitando. A Michael era sempre piaciuto il cinema e di lì a qualche mese si sarebbe cimentato in Moonwalker,la sua terza fatica davanti alla macchina da presa dopo The Wiz e Captain EO. Nel campo artistico era ineccepibile e allora perché non aiutarsi con quello? In fondo si trattava di utilizzare la finzione per ungere gli ingranaggi e poi la cosa sarebbe andata da sola,no?

    -Ok,quindi… Ciao Tatiana,come va?-
    Michael si parò davanti a Mel con le mani allacciate dietro la schiena ed un sorriso incerto sulle labbra.

    -No! Non così! Stai parlando con la ragazza che ti piace,le vai incontro e l’abbracci per lo meno,le dai un bacio sulla guancia. Non è mica una tua amica!-
    -Ehi! Io ti abbraccio e ti bacio.-
    Esclamò piccato.

    -Appunto! Ed io sono solo tua amica…moltiplica per 10 e capirai come devi comportarti con lei.-
    Riprovarono la scena da capo ed andò un po’ meglio. Questa volta Michael si cimentò in un abbraccio caloroso e prolungato e uno slpendido sorriso che pareva dire:”felice di averti qui!” Melanie sembrò soddisfatta per il momento e continuarono la passeggiata alla volta dell’immenso parco di Neverland.
    I sentieri erano illuminati da un pavè di luci e dagli altoparlanti ben nascosti dalle rocce si alzava splendida musica da orchestra. Quel ranch era l’ultimo regalo che Michael si era fatto,affrancandosi definitivamente dai genitori i quali erano rimasti ad Encino.
    Parlarono di come intavolare una conversazione interessante e su questo Michael non ebbe problemi,aveva un mondo di argomenti di cui poter discutere che potevano interessare anche Tatiana,Mel gli vietò soltanto il reparto giocattoli e divertimenti under 14,sollevando tuttavia una protesta piuttosto concitata.

    -Perché no! Con te ne parlo sempre sia di giostre che di giochi che….-
    -Perché io ho il cervello di una 12 enne Michael…- le rispose ridacchiando.
    -Ma non tutte le ragazze sono così,anzi,evita questa parte e concentrati su argomenti da <i>adulti.-

    Costeggiarono la piscina con gli scivoli e subito dopo sorpassarono quella che simulava una specie di laguna con tanto di piccoli scogli sommersi e piante rampicanti che scendevano quasi fino in acqua. La ragazza continuò a svelargli il misterioso e a tratti sconcertante mondo femminile, ponendogli domande sugli eventuali comportamenti da tenere in caso di questa o quell'evenienza.

    -Bravo,sei un alunno diligente…-
    Gli disse fermandosi sotto una grossa quercia,davanti alla quale tre statue in bronzo raffiguranti bambini indicavano l’orizzonte. Si sedette sull’erba e Michael fece lo stesso,un po’ titubante poichè sentiva il momento cruciale avvicinarsi.

    -Ora Mike,la passeggiata con Tatiana è andata alla grande,vi siete divertiti,rilassati,avete definitivamente rotto il ghiaccio…cosa penseresti di fare ora?-
    “Salutarla con un bacio sulla guancia e darle la buona notte” sarebbe stata la risposta spontanea,ma Michael sapeva che era anche quella sbagliata,così ci pensò su e trovando improvvisamente interessante la punta delle proprie scarpe azzardò l’opzione difficile.

    -Le dico che mi piace…-
    -E?-
    -E cosa? Le dico che mi piace e basta.-
    -Michael! Siamo stati nel 1800 fino a adesso,vediamo di svecchiarlo un po’ questo corteggiamento ok?-
    Le clausole inserite da Mel facevano parte del patto ed a Michael toccò annuire ,pur fissandola con espressione contrariata.

    -Allora,le dici che ti piace e…la baci.-
    Silenzio. Si gettò all’indietro sull’erba fissando le fronde dell’albero cariche di foglie nuove,mosse dal vento. Mel lo guardò,aspettò una decina di secondi poi,quando comprese che non aveva intenzione di replicare si affiancò a lui reggendosi su un gomito e riprese il discorso.

    -Un bacio,che sarà mai Mike,lei ti piace,vorresti baciarla no?-
    -Si certo. Mi piace molto…-
    -Appunto. E non sarà mica il primo bacio…-
    -No! Fino a questo no,ho baciato altre ragazze lo sai…e poi le fans ci provano spesso a ficcarmi la lingua in bocca…a volte ci riescono…-
    Mormorò sconsolato,Mel nascose una risata in un improvviso singhiozzo.

    -Ok, quindi dai,proviamo la scena fino al bacio...lì caro mio ti toccherà andare a braccio quando sarà il turno di Tatiana.-
    Ridacchiò alzandosi in piedi e porgendo una mano a Michael affinchè facese lo stesso.
    Si avvicinò al tronco dell’albero ed un immaginario ciack diede il via a tutto.

    -E’ proprio una bella serata questa…-
    Cominciò lei con aria sognante. Dio,nemmeno sotto tortura avrebbe inscenato una cosa così banale nella realtà,ma per il suo amico questo ed altro.

    -Già…soprattutto perché ci sei tu.-
    Lo disse a testa bassa,fissando il terreno ed arrossendo,ma in tono tranquillo,credibile;Melanie sorrise mentre gli si avvicinava per accarezzargli una guancia con il palmo. Lui poggiò la propria mano sopra e poi la accolse tra le sue.

    -Ascolta,sai perché ti ho invitato qui?-
    -Credo di sì…-
    Sì bè,a quel punto,se tutto fosse andato come avevano progettato sarebbe stato evidente. Mel sperò che Tatiana fosse una ragazza sveglia,ma da quello che aveva visto peareva un tipetto abbastanza pepato,per cui era fiduciosa.

    -Quello che voglio dirti…è che mi piaci,parecchio.-
    Michael si avvicinò e la guardò negli occhi. Bravo,bingo! Aveva trovato il coraggio di farlo finalmente. Appena rischiarati dalla luce della luna le iridi scure apparivano più dolci che mai e Mel sentì il suo cuore sciogliersi per davvero,doveva ammettere che era convincente.
    Si limitò a sorridere,improvvisamente senza parole, ma lui proseguì.

    -E se ci ho messo tanti mesi a dirtelo bè…è perché volevo essere sicuro di ciò che provo per te.-
    Che gentleman,che cavaliere. Al giorno d’oggi nessun altro si sincerava dei propri sentimenti prima di saltarti addosso,per Melanie quella era una cosa del tutto nuova che la lasciava spiazzata seppur sapesse che non era rivolta a lei.

    -Michael…-
    Sussurrò portando l’altra mano alla spalla di lui. La scena aveva il sapore di quella di Thriller e si chiese se da un momento all’altro lui gli avrebbe confessato di essere un lupo mannaro,ridacchiò tra sé e sé,ma Mike invece pareva concentratissimo,lui al pluriosannato video non ci stava pensando per niente.

    -Anche tu mi piaci molto…-
    Disse infine incrociando lo sguardo di lui.

    E taglia! Stop! La pellicola si ferma qui,tutti bravi,via agli applausi.
    La parte era finita,Michael aveva capito cosa dovesse fare con la sua fiamma,Melanie sarebbe stata premiata per il ruolo di sceneggiatrice e di controfigura,ma contrariamente al previsto il protagonista stava proseguendo.
    Liberò la mano di Melanie dalle sue e le sfiorò una guancia provocandole un’improvvisa accelerazione del battito.Le dita arrivarono ai capelli,tuffandosi tra le ciocche scomposte e ancora umide mentre la distanza tra di loro si riduceva lentamente. Gli occhi di Michael accarezzavano i lineamenti del suo viso e l’odore dei loro respiri si mescolava,Mel si sentiva pietrificata,impaurita ed allo stesso tempo attratta da qualcosa che le impediva di muoversi da quella posizione potenzialmente pericolosa.
    Perché non si era fermato prima? Perché stava continuando in quella parte?
    La mano si poggiò sul petto di lui dove il cuore stava impazzendo tanto quanto il suo,poteva percepirlo nitidamente,quasi volesse uscire fuori di lì. Si sentì accarezzare il mento e sollevare leggermente il capo,di nuovo gli occhi di Michael fissi nei suoi,dolci come sempre ma accesi di una nuova scintilla che mai aveva visto prima di allora. Provò a dire qualcosa,invano. Riuscì solo a stringere tra le dita la stoffa della camicia che lui indossava e deglutì pesantemente,chiedendosi dove fosse finita tutta la saliva in bocca,asciutta come non mai. Michael inclinò il viso e si avvicinò chiudendo gli occhi.

    “No no no!” Gridò forte ma solo dentro di lei.
    Lo spinse via con decisione facendolo sussultare e cadere all’indietro per la sorpresa, Mel si scosse da quello stato di torpore agitato in cui l’aveva gettata la situazione e subito ebbe la prontezza di accucciarsi verso di lui per buttarla sullo scherzo. Non voleva che Michael se la prendesse per quella reazione.

    -Ed il vincitore dell’oscar come miglior attore protagonista va…a Michael Joseph Jackson per il film,”Come ti intorto la ragazza.”-
    Esclamò ridendo in modo poco convinto mentre lui ,che pareva caduto dalle nuvole,si rialzava alla svelta dall’erba.
    -Umh…quindi….sono andato bene?-
    -Parola mia,domani devi chiamare Tatiana e ripetere tutto con lei Michael…-
    Sì,ripetere tutto con la persona giusta,ecco quello che gli ci voleva. Si sentiva confuso in verità,la cosa era venuta così naturale che persino lui era stupito di sé stesso,cominciò a pensare che forse si era sottovalutato e che in fin dei conti non sarebbe stato poi un gran fiasco.
    Fece di sì con la testa e Melanie sorrise notando che stavolta sembrava realmente convinto della cosa,si alzò sulle punte allora,per schioccargli un bacio in fronte.

    -Bravo Mike,la voglio ai tuoi piedi per domani sera!-
    Scherzò. Tornarono alla villa ridendo e facendo congetture sull’evento ma Mel sembrava stranamente impacciata e Michael faceva di tutto per non doverla guardare negli occhi mentre parlava. Ok,non era successo niente di grave ma la reazione gli aveva fatto comunque capire che si era spinto troppo in là nella recita e ora,alla luce dei fatti,nemmeno lui comprendeva come fosse potuto accadere.
    Si salutarono davanti all’entrata della casa con un caloroso abbraccio,Mel salì sul pick up e abbassò il finestrino.

    -Allora,domani sei impegnato,ma dopodomani mi racconti tutto eh!-
    Ridacchiò gongolante.
    -Sei una pettegola.-
    -No,sono solo interessata alle faccende amorose del mio caro amico! Allora ci vediamo dopodomani verso le nove?-
    Michael fu d’accordo e la mano di Mel oscillò per aria a mò di saluto mentre imboccava i cancelli di Neverland,diretta verso il proprio appartamento.
    Non era poi così sicura che sarebbe riuscita a dormire,ma ci avrebbe provato.


    Chapter 3~



    L’appuntamento era per subito dopo l’ora di cena.
    Melanie parcheggiò il pick up al solito posto e una massa scomposta di capelli rossi saltò giù portando tra mani una confezione di gelato alla vaniglia e pistacchio. Era elettrizzata perché a breve Michael le avrebbe raccontato della serata con Tatiana e la sua curiosità da scimmia avrebbe finalmente trovato pace. Aveva partorito mille congetture sul possibile svolgimento della cosa,alcune anche troppo azzardate,altre decisamente più plausibili ed aderenti alla prova che avevano fatto, ma moriva dalla voglia di sentire dalla viva voce del diretto interessato tutto il resoconto.
    Salì svelta le scale mentre la musica del pianoforte si propagava dal piano superiore ,era una melodia lenta,vagamente nostalgica e molto molto dolce. In punta dei piedi per la paura di interromperlo, si avvicinò alla grande sala dove lo strumento stava assecondando l’estro del proprio maestro e si arrestò all’entrata appoggiandosi con la testa allo stipite della porta.
    Michael era seduto di spalle,aveva una camicia gialla indosso ed i capelli sciolti. Il movimento delle dita sui tasti era enfatizzato da quello del corpo come se quell'opera di creazione coinvolgesse ogni singola fibra del suo essere,come se fosse lui stesso parte della musica.
    Melanie lo aveva visto comporre più volte ed ognuna di queste era stata un'emozione immensa ma sempre diversa,che non poteva essere paragonata a niente perchè unica nel suo genere. Spiegarlo le sarebbe risultato impossibile e realmente,la parola magia era quella che più si avvicinava al concetto.
    La voce di Michael si affiancò agli accordi canticchiando qualcosa che ancora non aveva forma nelle parole e subito dopo sollevò le dita dai tasti ed afferrò carta e matita prendendo ad annotare chissà cosa.
    Melanie si avvicinò in silenzio.

    -Scusami se non ero di sotto ad aspettarti,sai che quando l'ispirazione arriva non so controllarla.-
    Disse lui alzando lo sguardo e sorridendole dolcemente.

    -Vale la pena di far le scale da sola per ascoltare il genio all'opera...-
    Le lunghe dita di Michael tornarono sulla tastiera lanciando in aria un accordo molto alto che vibrò per la sala a lungo,ripetuto.
    Melanie si avvicinò alla finestra allora e chiuse gli occhi. Il tramonto infuocato davanti a lei si ripresentò nella sua immaginazione dipinto dai tocchi delle note di Michael. Quella musica parlava di qualcosa,di qualcosa di intenso ed emozionante che però era tenuto a freno,dolorosamente. Una sorta di empatia nei confronti di quella musica fece rabbrividire Melanie.Ora -a pochi metri da Michael- ciò che le era sembrato solo un velo di malinconia si era trasformato in una punta di dolore e di rimpianto.
    Nell'acqua limpida e rassicurante delle note maestre si nascondeva qualcosa di potente e occulto che pareva non voler venire a galla ,rimanendo latente,ma costantemente partecipe nella melodia.
    Corrucciò la fronte infastidita, continuando a tenere gli occhi chiusi ,mentre il vermiglio del tramonto sfumava nel viola e nel rosso esangue degli ultimi raggi del sole.
    La musica si interruppe e Mel aprì gli occhi.
    Davanti a lei il tramonto ormai quasi al termine e l'immagine di Michael riflessa nel vetro,fermo dietro di lei.

    -Per il momento basta così...-
    -Sono proprio molesta,ti ho fatto passare l'ispirazione.-
    Proruppe scherzosa e si accorse che la sua voce era roca.

    -Sei la molestia fatta persona...-
    La rincalzò dandole un buffetto sulla guancia e sorridendo.
    Michael si mise in tasca il pezzo di carta sul quale aveva appuntato la canzone e si voltò diretto verso la cucina.

    -Scusa ma non ho cenato e adesso ho un pò fame.-

    -Ho portato il gelato! Vaniglia per te e pistacchio per me.-
    -Vada per il gelato allora.-
    Disse lui senza girarsi nemmeno e continuando a camminare verso la porta gialla della cucina.
    In quel momento Mel fu certa che ci fosse qualcosa che non andava.
    Il pupazzo a grandezza naturale di una cuoca molto grassa accolse l'entrata dei due. Michael ci aveva attaccato un post-it sul petto con scritto "Melanie tra 10 anni" e lo indicava tutte le volte che lei metteva piede lì dentro, ma quella volta non lo fece,limitandosi a sedersi sul primo sgabello a disposizione.
    Afferrò due cucchiai e gliene passò uno aprendo la scatola di gelato con l'altra mano.
    Mel fu la prima a rompere il silenzio.

    -Allora...tutto bene ieri?-
    Certo,che qualcosa fosse andato storto con Tatiana era stata la prima cosa che le era venuta in mente per giustificare il malumore (o la stranezza) di Michael.
    -Umh...sì,direi bene.-
    -Diresti bene? Quindi tutto apposto con lei?-
    -Direi di sì...-
    -Condizionali su condizionali...direi che è preoccupante.-
    Lo apostrofò lei per convincerlo a parlare.
    -Pensi che abbia fatto tanto schifo? Non credi per niente nelle mie capacità...-
    Il permaloso Michael Joseph Jackson non si dava mai la pena di nascondere questo suo lampante difetto e Mel ne aveva avuto l'ennesima dimostrazione. Aveva appena fatto in tempo ad accennare la cosa che subito si era sentito colpito nel vivo ed aveva reagito male.
    Il cucchiaino affondò nel pistacchio fino a colmarsi e poi volò verso le labbra di lei,quello di Mike rimestava nella vaniglia senza troppa convinzione.

    -Non ho detto questo,ma la faccia e la poca parlantina di stasera non mi fanno pensare in bene.-
    -Non ho niente di particolare...sono solo...stanco.-
    -Quindi con Tatiana è andata bene?-
    -Sì,abbiamo passeggiato...chiacchierato...passeggiato ancora e...chiacchierato.-
    Oh cielo! Lo diceva con la stessa enfasi con cui avrebbe parlato del tempo o di una faccenda noiosa da sbrigare,decisamente qualcosa non andava.
    Guardò per un attimo gli occhi di Mel che indagavano curiosi sul suo viso e poi riabbassò lo sguardo ficcandosi in bocca un cucchiaio di gelato.

    -Tutto qui insomma...-
    Già,tutto qui. Eppure la prova generale era andata bene e lui era sembrato più convinto che mai solo due giorni prima ,mentre adesso era abbattuto e con la luna storta.
    Melanie sospirò allungandosi verso di lui e sollevandogli il viso con entrambe le mani per costringerlo a guardarla.

    -Senti. Io ti conosco come le mie tasche e puoi prendere in giro chi vuoi,ma non me. Quindi Michael,poche storie e sputa il rospo.-
    I modi schietti di Melanie a volte lo erano troppo per uno sensibile come Michael.
    Ebbe la voglia di scappare da qualche altra parte dove lei non gli avrebbe fatto domande da impicciona ma si trattenne cercando di mostrare maturità.

    -Non ho niente,davvero.-
    Rispose secco guardandola negli occhi.

    Bene,anzi male,sembrava non esserci verso di fargli vuotare il sacco al momento e Mel era abbastanza intelligente da capire quando fermarsi ed adottare un piano B.
    Sì,perchè c'era un piano B.
    La parte infantile di Michael lo portava da un lato ad assumere atteggiamenti potenzialmente irritanti per una come Melanie,dall'altro la stimolava ad aguzzare l'ingegno per ottenere ciò che voleva.
    La sua testardaggine non aveva limiti e quella volta non sarebbe stata l'eccezione alla regola.

    -Capito. Allora se dici che è tutto apposto mi fido.-
    Disse spiccia prendendo un'altra cucchiaiata e fregando anche della vaniglia a Michael.
    Rimasero in silenzio per un pò. Mel raggiunse il frigo e ne tirò fuori un cartone di succo d'arancia,se ne versò un pò in un bicchiere e si sedette di nuovo davanti a Michael che continuava a mescolare il gelato ormai in pappa svogliatamente.

    -Allora,visto che il gelato ti fa schifo...
    Che ne dici di fare qualcos'altro? Potremmo vedere un film,giocare a qualcosa oppure...andare a fare un giro in città.-

    Lui la guardò come se avesse appena pronunciato una fenomenale formula magica. Michael non poteva permettersi di uscire da solo senza essere assalito da centinaia di fans ululanti e pericolose. La gente non poteva rendersi conto di come ci si sentisse dall'altra parte della barricata,come fosse difficile "essere il vip". Vivere dentro una gabbia dorata dove ogni tentativo di spiegare le ali era frustrato da centinaia di motivi di sicurezza,ordine pubblico e cose del genere.
    Michael avrebbe dato milioni di dollari per potersi permettere una passeggiata in mezzo alla gente normale senza essere rincorso da grida e flash di fotografi.Poche volte prima di allora aveva messo piede a LA senza scorta e comunque in ognuna si era sentito come un orso allo zoo,con centinaia di paia di occhi addosso,seguito,spiato in ogni movimento.
    Per quello si era costruito Neverland. La sua pace,la sua infanzia mai avuta,la fantasia concretizzata in piscine giardini,giochi.
    Un proprio regno di tranquillità che adesso stava attrezzando per poterlo condividere con i bambini più bisognosi,malati o senza famiglia. Per potergli offrire qualche giorno di serenità nella loro tristezza.
    Neverland non lo avrebbe mai tradito garantendogli la sicurezza di cui aveva bisogno,ma lui lo sapeva,non era comunque libertà.

    -Parli sul serio?-
    -Ti sembra che abbia la faccia di una che scherza?-
    No,decisamente no,Melanie era più seria che mai.
    Andiamo Mike,che l'avventura cominci.




    ***





    -Allora,non ti togliere gli occhiali e attento a non farti cadere la pancia finta ok?-
    -Siiii,ti ho detto di sì.-
    -Bene,allora operazione supermarket in arrivo!-
    Michael ridacchiava letteralmente sotto i baffi. Grossi cespugliosi baffi neri che si univano ad una barba ispida e molto credibile.
    Melanie gli aveva fatto indossare una camicia a quadri ed un paio di jeans larghi sotto i quali aveva posizionato una finta pancia da incallito bevitore di birra fatta di una matassa di vestiti.
    Rischiavano grosso e lei lo sapeva mentre lui era troppo elettrizzato dalla cosa per fare spazio alla paura. Gli occhiali da sole a goccia davano il tocco finale da yankee ed i capelli nascosti da una bandana sotto il cappello da baseball erano la chicca che lo rendevano pressochè irriconoscibile.
    Fino al ritorno a casa il suo nome sarebbe stato Clide e tanto per fare pendant Mel si era ribattezzata Bonnie.

    -Non parlare ad alta voce se non è necessario,la tua si riconoscerebbe ovunque...e poi non si abbina al tuo look da boscaiolo del Montana.-
    -Ricevuto capo...-
    Rispose Michael con un umore del tutto diverso da quello di appena 20 minuti prima.
    Scesero dal Pick Up nel parcheggio del supermarket. Grazie al cielo l'orario continuato gli permetteva di camminare con il favore del buio e di non dare troppo nell'occhio.
    Melanie entrò per prima dando uno sguardo in giro.
    Ad occhio e croce c'erano 10 o 15 persone dentro al negozio e per il momento non li avevano degnati di attenzione. Michael/Clide la seguì con occhi eccitati dirigendosi immediatamente verso lo scaffale dei dolci mentre Mel afferrò immediatamente una bottiglia di vino rosso ed una di amabile.

    Ubriacona!
    La additò lui scherzando.
    -Bisognerà festeggiare l'uscita,comunque vada...-
    Si giustificò ridacchiando.
    La spesa durò una mezz'oretta tra risate soffocate e diverbi sul tipo di schifezze da comprare. Alla fine entrambi arrivarono alla cassa, Michael con una quantità spropositata di patatine e pop corn tra le braccia e Melanie con cookies e caramelle a volontà.

    -Sono 15 dollari e 70 cent.-
    Disse il cassiere che ruminava la gomma peggio di Louie,il lama di Michael.

    -Pago io!-
    Esclamò lui sovraeccitato di poter fare una cosa così straordinariamente normale.
    Il ragazzo lo scrutò assottigliando lo sguardo e Mel lo notò,le si gelò il sangue.
    Mike,ignaro di tutto prese i soldi dalla tasca e si grattò i baffi che gli prudevano facendo staccare un pò la colla che li teneva.

    -Hai 70 cent Bonnie?-
    Chiese anche questa volta con un tono più che riconoscibile.
    Da lì ci volle poco per l'inizio della fine.

    -Ommioddioèmichaeljackson!-
    Fu l'urlo disumano del ragazzo che si alzò di scatto dalla sedia e lo indicò spudoratamente.
    Michael lo guardò rimanendo senza parole e poi rivolse un'occhiata di puro terrore a Melanie mentre già altre quattro o cinque teste si erano girate verso di loro, all'unisono.
    La ragazza afferrò la spesa e la mano di Michael che fece solo in tempo a lasciare venti dollari sul banco prima di vedersi trascinare fuori inseguito da tre ragazze urlanti ed il cassiere che quasi si strappava i capelli per l'emozione.

    -Scappa!Ti avevo detto di stare zitto!-
    -Scusa non ho fatto apposta...-
    Rispose ridendo mentre l'adrenalina lo spingeva a correre sempre più velocemente.
    Saltarono sul pick up insieme e subito Mel mise in moto.

    -Veloce veloce,quasi ci sono!-
    Le strillò Michael. Il motore ruggì nella notte,seguì una sgasata e con una curva più che allegra Mel, imboccò la strada principale inseguita ancora dalle fans mentre Michael si toglieva il cappellino da Baseball e glielo lanciava generosamente.

    Risate,risate,risate.
    -Wooooo! E adesso dove andiamo?-
    Mike era su di giri,Mel in pieno panico per ciò che avevano appena rischiato.
    Quanto tempo ci sarebbe voluto per far radunare un centinaio di persone una volta che avessero saputo della presenza di Michael? Poco,molto poco.

    -Al posto sicuro più vicino,casa mia.-
    Disse serrando le mani sul volante e spingendo a tavoletta sull'acceleratore. Dieci minuti scarsi ed arrivarono all'appartamento. Salirono dalle scale antincendio di corsa chiudendosi alle spalle la porta. La ragazza tirò finalmente un sospiro di sollievo.

    -Dio,c'è mancato poco....-
    -E' stato uno spasso!-
    -Si certo,uno spasso da infarto.-
    -Mi sono divertito da morire...-
    Si avvicinò a Melanie e la abbracciò schioccandole un bacio sulla guancia ancora con i baffi mezzi scollati e la barba.

    -Sei terribile con questa roba Clide...-
    -Tu invece sei la migliore amica che mi potesse capitare.-
    Si morse il labbro inferiore e scoppiò in una risata fragorosa abbandonando tutta la tensione accumulata fino a quel momento,era così espansivo con lei che non poteva fare a meno di farsi trasportare da quell'affetto dirompente.

    -E adesso,brindisi!-
    -Ma lo sai che sono quasi astemio.-
    -Appunto ho preso il vino dolce,questo piace anche i bambini di quattro anni. Michael,me lo devi!-
    -Ok ok,hai ragione, brindisi sia.-
    Missione compiuta,il piano di Mel aveva funzionato e adesso sarebbe stata in grado di farlo parlare finalmente e di farsi raccontare com'era andata con Tatiana. Era costata fatica la cosa,ma ne sarebbe valsa la pena,ne era sicura.
    Seduti sul divano del piccolo salotto di Mel fecero tintinnare i bicchieri e il frizzante liquido ambrato scivolò in gola in men che non si dica.Terminata l'ultima goccia Michael si abbandonò con la testa all'indietro sul divano e Mel poggiò la propria sulla sua spalla.

    -E pensare che la davo per spacciata questa giornata,ero di pessimo umore.-
    -Ma va? non l'avrei mai detto!-
    Grandioso,aveva cominciato a parlare di sua spontanea volontà senza nemmeno il bisogno che Melanie lo spronasse.

    -E' da ieri che sto così...con Tatiana sai...-
    -Sì? E' andata male Mike?-
    -No,è andata più che bene.-
    Quella fu una grossa sorpresa,davvero. Avrebbe giurato che le stesse per confessare un fiasco,invece si trattava di tutt'altro.

    -Siamo stati nel parco e abbiamo parlato tanto. E' molto dolce,comprensiva,disponibile e credo che ci tenga veramente a me. Le ho preso la mano e l'ho sentita emozionarsi ancora di più,da quel momento è stata lei a trascinare la conversazione...e a prendere l'iniziativa....alla fine ci siamo baciati.-
    -Bè ma,è stupendo!-
    -Credo di sì...-
    -Perchè credi?-
    La stava confondendo. Non riusciva a capire cosa ci fosse che non andava in Michael a quel punto. A sentirlo parlare pareva tutto perfetto ma il tono e la voce con cui discorreva dicevano altro.Melanie alzò il viso verso il suo ,nel buio ,e lo vide fissare il soffitto concentrato in qualche pensiero che solo lui conosceva.

    -Perchè Mel,non è lei ciò che voglio.-
    Cadde il silenzio.Se fossero stati all'interno di un fumetto a quel punto decine di punti interrogativi sarebbero spuntati dalla testa di Melanie,il mistero si infittiva.

    -Vedi,per quanto possa essere bella dolce e disponibile mi ha dimostrato sempre e solo una cosa,la stessa che mi hanno dimostrato le ragazze prima di lei...
    Cercano tutte di compiacermi,di starmi vicino e di comprendermi,ma non sanno che non è questo quello che cerco.
    Non ho bisogno di sentirmi rispondere sempre di sì,di sentir dire che capiscono la mia solitudine e desiderano starmi a fianco.
    Mel,io non voglio qualcuno che mi stia a fianco nella mia solitudine,voglio qualcuno che me ne tiri fuori.-

    Ecco il centro di tutto,il nocciolo della questione. Michael non si accontentava di compagnia nel suo mondo,voleva di più,voleva essere aiutato e salvato in qualche modo.

    -Capisco.-
    Sussurrò accarezzandogli la guancia ancora un pò appiccicosa di colla.

    -Capisci davvero?-
    -Certo,essere soli in due non significa essere liberi dalla solitudine.-
    -Esatto.-
    Michael non cercava una ragazza che si adattasse a pennello al suo mondo,voleva qualcuna che avesse forza sufficiente per portarlo nel proprio e farlo vivere davvero. Mel sentì una stretta al cuore e capì a quel punto il dolore nelle note che qualche ora prima Michael stava suonando al piano,lo capì del tutto e si sentì attanagliata da una tristezza infinita.

    -Mi dispiace...-
    Allacciò le braccia al suo petto stringendolo a sè,il battito regolare di Michael nell'orecchio ed il suo respiro tra i capelli. Lei non aveva mai desiderato davvero un rapporto così profondo con una persona ma sentiva di comprendere visceralmente i sentimenti dell'amico,come se fossero i propri.

    -So che è una frase retorica che non si adatta per niente a me ma...la troverai.-
    Non rispose,si limitò ad abbracciarla a sua volta e a darle un bacio leggero tra i capelli prima di cominciare a mormorare la triste canzone di prima.
    Le note vibravano in gola e Mel poteva quasi vederle prendere forma nella sua immaginazione,sollevò la testa portandola di lato a quella di Michael,assorta in quella melodia che temeva di ritrovarsi dentro una volta che lui se ne fosse andato. I polpastrelli scivolarono alla base della gola,nella calda fossetta tra le clavicole e poi risalirono sfiorando il pomo d'adamo e il mento,fino alle labbra. Le posò sulla sua bocca interrompendo quella musica appena accennata,Michael le baciò piano voltandosi verso di lei.

    -Non essere triste,non posso vederti così...-
    Sussurrò mentre senza accorgersene una lacrima le rigava il viso.
    Abbassò la mano e Michael portò la propria tra i suoi capelli cancellando con l'altra la goccia che brillava alla luce fioca dalla finestra. Si sentiva persa in un sogno,in uno strano,morbido ed accogliente stato di dormiveglia che non dipendeva da lei. Michael era vicino e profumava di menta e di zucchero,ricominciò a mormorare altre note esattamente da dove le aveva lasciate poco prima e Mel tentò ancora una volta di zittirlo premendo le dita contro le labbra,ma stavolta non funzionò.
    Le loro teste si avvicinarono ancora,ora le fronti erano l'una contro l'altra mentre il cuore di lei sembrava essersi spostato direttamente in gola. Le dita che teneva premute contro la bocca di Michael parvero scottare all'improvviso e le tolse stringendole intorno alla sua mandibola. Con un lento movimento del collo lui alzò la testa quel tanto che bastava per azzerare la distanza tra le loro labbra ed in quell'istante le note si spensero.
    Melanie fremette intensamente ma non ebbe assolutamente la forza di spostarsi di un solo centimetro. Lasciò che il contatto durasse per un istante infinito,persa nella sensazione del tutto nuova di quel bacio di una tenerezza estenuante. Tremando lasciò scivolare le dita alla camicia di Michael e la strinse come aveva fatto solo due giorni prima sotto la grande quercia a Neverland, questa volta non voleva allontanarlo ma semplicemente scuoterlo,provocare una qualsiasi altra reazione che non fosse il bacio che la stava facendo letteralmente morire. Si sentiva immobilizzata,incapace di muoversi,stretta in una ipnotica morsa che non avrebbe mai voluto lasciare anche se il suo cervello stava facendo a botte con il corpo spronandola ad andarsene immediatamente.
    Le prese la mano che stringeva convulsamente il lembo di stoffa e all'istante la fece rilassare nella propria.Michael dischiuse appena le labbra per farle aderire di nuovo a quelle di lei e stavolta con più intensità mentre un brivido gli correva per tutta la schiena.

    -Non sono triste quando sei con me...-
    Sussurrò soffiando le parole tra le labbra di Mel,staccandosi appena.
    Le accarezzò la guancia ancora una volta facendola appoggiare contro la spalla e si distesero entrambi sul divano. L'orecchio di lei sul petto di Michael,il battito del cuore perfettamente regolare che sembrava volerla cullare. Stordita,confusa e stanca si lasciò persuadere da quel suono rassicurante e da quelle braccia morbide a scivolare nel sonno.
    Forse era un sogno,doveva essere tutto soltanto un sogno...
     
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    Chapter 4~



    Ma sì,era stato tutto un sogno. Le labbra di Michael sulle sue,quel bacio di una tenerezza incredibile,il cuore impazzito,era tutto frutto della fantasia.
    Nella testa di Melanie tanti pezzettini del puzzle stavano cominciando a prendere forma ricostruendo la serata precedente mentre ancora era in dormiveglia.
    C'era stato il supermercato,l'inseguimento dei fans e la seguente fuga in macchina fino all'appartamento,il brindisi...tutto combaciava perfettamente.
    Poi c'erano i pezzetti che non volevano andare apposto.
    Ricordava,anche lì, tutto in modo chiaro:le parole di Michael,gli sguardi,la canzone appena mormorata,il profumo di menta e zucchero,lo stesso che sentiva adesso,rannicchiata a bozzolo contro qualcosa di caldo che le fungeva da seconda sponda del divano.
    Mel allungò una mano e tastò quella presenza sconosciuta accanto a lei. Le dita finirono su una morbida ciocca di capelli e poi scesero:fronte,naso,bocca,collo.
    A quel punto aprì gli occhi e si trovò davanti Michael che la fissava,svegliato da quella mano che esplorava la sua faccia.

    -Tutto apposto?-
    Chiese incuriosito dal comportamento. Si sentì gelare,la paura più grande si era concretizzata in quel secondo. Non era stato un sogno,non era stato affatto un sogno.
    Deglutì pesantemente guardando l'espressione rilassata di Michael,per lui non pareva essere cambiato nulla rispetto alle altre decine di volte in cui si erano addormentati fianco a fianco mentre lei si sentiva frastronata più che mai. Diamine,si erano baciati ed era tranquillo come se nulla fosse accaduto?

    -Abbastanza,credo.-
    Guardò le labbra di Michael piegate in un sorriso divertito ed ebbe un brivido a ripensarle sulle sue. Il suo aplomb la faceva innervosire,i ruoli parevano rovesciati,era lei la seduttrice,lui quello impaurito dalle donne,era lei che conduceva i giochi con gli uomini e lui quello che era privo di malizia come un ragazzino di dodici anni,forse anche meno. Gli era bastato quel poco alcool per fargli partire tutti i freni inibitori? E soprattutto era bastato quel brindisi per far cadere i suoi?

    Baciare o farsi baciare da Michael era la prima cosa sulla lista delle cose da non fare assolutamente.Primo perchè non aveva nessuna voglia di rovinare la loro amicizia,secondo poichè non avrebbero potuto stare assieme,mai e poi mai.
    Il diavolo e l'acqua santa mano nella mano,pura follia.


    -Allora buongiorno...-
    Disse lui avvicinandosi al suo viso. Melanie scattò seduta come se le avessero puntato una pistola alla schiena e solo dopo si rese conto che voleva solo baciarle la guancia,Michael si rabbuiò come intuendo la ragione di quel movimento repentino.

    -Preparo un caffè e ti riporto a casa ok? E' ancora presto e faccio in tempo ad andare a lavoro.-
    Le rispose con un mugugno di assenso alzandosi dal divano e strofinandosi gli occhi. Mel sgusciò velocemente in cucina e subito dopo in bagno, evitando con cura di trovarcisi faccia a faccia.
    Dopo essersi preparati e aver fatto una colazione veloce montarono sul pick up (Michael nuovamente mascherato) e partirono silenziosamente alla volta di Neverland,nemmeno venti minuti dopo i cancelli dorati del ranch gli diedero il benvenuto.

    -Questa sera passi da me?-
    -Umh...credo di sì,non penso di aver da fare.-
    Rispose seria ma cercando di essere più rilassata possibile e di non dare altre delusioni all'amico che già aveva capito troppo del suo nervosismo.
    Melanie non sapeva se fosse meglio parlarne o lasciare che l'accaduto finisse nel dimenticatoio, ma prima che riuscisse a darsi una risposta erano già arrivati davanti alla villa e Michael era sceso salutandola solo con un cenno della mano.

    -Allora a stasera.-
    -A stasera...-
    Mormorò rimettendo in moto.




    Il lavoro era tranquillo quel giorno e in un certo senso non era un bene dato che in questa maniera Melanie aveva il tempo di pensare e rimuginare sopra all'accaduto della sera precedente. Se si fosse trattato di qualsiasi altro ragazzo avrebbe preso tutto alla leggera e l'avrebbe buttata sul ridere o magari,nel caso le fosse piaciuto,ci avrebbe fatto un pensierino,ma non era un "qualsiasi ragazzo" quello,era Michael e non capiva come fossero arrivati a tanto.
    L'altra cosa che non riusciva a comprendere era il significato di quel bacio. Era più forte di lei,più rivedeva la scena nella sua mente e più brancolava nel buio. Non c'era malizia o desiderio in quel contatto e questa era già una cosa nuova per lei,abituata a passioni travolgenti e ben poco romantiche; non c'era nemmeno dolore,tensione o frustrazione però...era stato tutto talmente perfetto e dolce che stentava a crederci. Le venne da pensare che si trattasse di un ringraziamento da parte di Michael per stargli vicino e farlo divertire,ma non aveva mai fatto così nonostante fosse un tipo espansivo e molto affettuoso. Cosa gli era preso ieri?
    Sbuffò scostandosi una ciocca di capelli caduta davanti agli occhi. Non venire a capo di qualcosa la rendeva nervosa come un animale in gabbia perchè non accettava il fatto di non essere in grado di dare un motivo valido a ciò che le accadeva. Nonostante la giovane età infatti, Mel si sentiva adulta e sicura di sè e riteneva che le esperienze che aveva già fatto nella vita le sarebbero bastate per affrontare tutto.

    -Ehi rossa,attenta con quel coltello o ti affetterai le dita,non voglio che i clienti trovino falangi dentro gli spaghetti.-
    Paul le si era affiancato ed aveva notato lo sguardo torvo e lo strano silenzio di quel giorno. Mel lo guardò e stirò forzatamente un sorriso.Il suo capo,quando non lo faceva arrabbiare con i ritardi,era un tipo disponibile e simpatico,molto alla mano e sulla sua stessa lunghezza d'onda. Il fatto che fosse un bel tipo poi non guastava.

    -Niente dita tranquillo...anche se chissà,magari potrebbero divenire un ingrediente segreto richiestissimo.-
    Il ragazzo fece una smorfia disgustata e rise insieme a Melanie che lo osservò giusto un attimo,prima che un'idea più che avventata le balzasse in testa facendole credere di aver trovato finalmente una soluzione a tutto. Appoggiò il coltello con il quale stava sfilettando il pesce e si portò una mano al fianco girandosi verso di Paul con un sorriso indecifrabile sulla bocca.

    -Paul senti,che ne dici di andarci a prendere qualcosa dopo il lavoro?-
    Chiese in tono neutro.
    Sì,quella frase buttata lì era la sua personalissima idea di "soluzione perfetta" per il problema Michael. L'ideale per mettere a tacere tutti i pensieri:impegnarsi con un qualcuno in modo da troncare ogni remota possibilità di sviluppi con lui e con questa anche le elucubrazioni che ne derivavano.
    Era o non era un'idea geniale?Per Mel sì.
    La guardò sollevando un angolo della bocca in un sorriso.
    Melanie era bella e lo sapeva,così come sapeva che pochi uomini l'avrebbero rifiutata nel caso in cui lei si fosse proposta,e Paul non faceva eccezione.
    Il suo metro e settanta di pelle candida,con tutte le forme al posto giusto,costituiva un richiamo convincente per ogni maschio con gli ormoni apposto e il viso con una naturale espressione di spiccata malizia era la ciliegina sulla torta che la rendeva una ragazza sempre molto corteggiata.

    -Sicuro...facciamo umh... stasera?-
    -Perchè no,stasera va bene.-
    Rispose lei pur sapendo di avere già un impegno. Paul sembrò entusiasta dell'immediata disponibilità e la circondò di attenzioni fino alla fine del turno,prima della chiusura del locale. Ecco ciò che le ci voleva,una sana,divertente e poco impegnativa distrazione.


    ***



    -Paul,mentre chiudi faccio una telefonata ok?-
    Disse al ragazzo correndo dall'altra parte del marciapiede per raggiungere la cabina.
    Compose il numero con il cuore che le rimbombava nelle orecchie ed una sgradevole sensazione di subbuglio allo stomaco. Si sentiva una traditrice ma faticava ad ammetterlo e tentava in tutti i modi di reprimere il disgusto di sè adducendo mille giustificazioni al suo comportamento.
    Due squilli ed una voce vellutata rispose all'altro capo.

    -Michael?-
    -Mel-
    -Ascolta...questa sera non posso venire da te.-
    -Problemi a lavoro?-

    -No,esco con Paul.-
    Vuotò il sacco così,senza alcun riguardo davanti a Michael,protetta dalla distanza e dal fittizio riparo che il telefono le consentiva di avere. Michael rimase muto dall'altro capo ma per lei quel silenzio fu peggio di un grido nelle orecchie,sentì la stretta allo stomaco risalire e formarle un grosso groppo in gola.

    -Capisco,divertiti.-
    Fu la sua unica frase.
    Riattaccò senza nemmeno darle il tempo di replicare,lasciandola di sasso,nervosa,stizzita e delusa allo stesso tempo ma un secondo dopo Paul le fu alle spalle chiedendole di andare e se stesse bene.

    -Sì certo è tutto ok,andiamo.-
    Rispose chiudendosi alle spalle tutto quello che riguardava Michael ed voltandosi verso una serata che sapeva,sarebbe stata di suo gradimento.





    "Buongiorno all'assolata Los Angeles,in questa domenica afosa di giugno cominciamo a rasserenarci la giornata con una bella canzone. Si tratta di Living on a Prayer di Bon Jovi che sta per cominciare il tour..."
    Melanie spense la radio ed appoggiò il bicchiere di acqua ghiacciata nel lavandino.
    Erano passati due giorni da quando era uscita con Paul e il telefono di casa sua non aveva squillato nemmeno una volta.
    Domenica voleva dire ristorante chiuso così come era chiuso il suo stomaco da una stretta che non accennava a diminuire.Michael non si era fatto minimamente sentire e la cosa era grave,lo sapeva,da quando avevano cominciato a stringere la loro amicizia non passava giorno che non trascorressero un paio d'ore alla cornetta quando non potevano vedersi. Dalle due ore al nulla il passo era grosso,e grave.
    La verità era che temeva di perderlo- anzi-era quasi sicura che ormai lo avesse perso ma non trovava nemmeno il coraggio di chiederglielo direttamente. Nella sua testa c'era una gran confusione,scatoloni di pensieri sparsi in giro,nascosti sapientemente in angoli bui,archiviati e bollati come potenzialmente pericolosi. Lei stava proprio in mezzo a quel caos ed aveva paura a muovere un solo dito, timorosa che quella precaria situazione le crollasse rovinosamente addosso.
    "Ok,adesso respira,concentrati e fai quello che devi fare. Non hai commesso nessun crimine uscendo con Paul,Michael è un amico,non gli devi rendere conto degli uomini con cui vai."
    Pensò fissando distrattamente un punto della stanza e mordendosi il labbro inferiore.
    Cercava di autoconvincersi,di giustificarsi e di scacciare dalla testa l'assillante pensiero di aver fatto del male a Michael. Aveva aspettato fino al suo giorno libero per la resa dei conti e adesso che era arrivato avrebbe voluto aspettare un'altra settimana ancora.

    Con un enorme sforzo alzò la cornetta del telefono e compose il numero di Neverland.
    Il telefono squillò a vuoto quattro,cinque,sei infinite volte e poi una voce rispose,ma non era Michael bensì qualcuno del suo staff che le comunicò che al momento il signor Jackson riposava e non voleva essere disturbato.

    Certo,riposava alle undici e mezza di mattina quando Melanie era perfettamente a conoscenza del fatto che Michael fosse peggio di un gallo e di solito non si svegliava più in là delle 8.
    "Impossibile,è una scusa."
    Sbattè la cornetta rabbiosamente sul telefono e si precipitò sotto la doccia restandoci per 20 minuti buoni.
    Pianse di rabbia,dando sfogo a tutta la tensione:rabbia verso Michael ed il suo comportamento infantile,rabbia verso il suo silenzio e verso il fatto che non la voleva evidentemente più accanto a lui.
    Quasi le diede sollievo poter scaricare la colpa su di lui ora,dimentica che tutto il patatrac era accaduto per un suo stupido e ben poco sensato piano geniale.
    Indossò un abito leggero nei toni del blu ed infilò un paio di sandali raccogliendo i capelli in una coda un pò arruffata prima di precipitarsi fuori di casa.
    Le doveva delle spiegazioni.

    Arrivò ai cancelli di Neverland e parlò come sempre con il portiere che stette un pò più del dovuto in comunicazione con l'interno della villa,come per chiedere il permesso di farla entrare.
    Una volta sotto le venne ad aprire una delle guardie del corpo di Michael spiegando che al momento era impegnato e non voleva essere disturbato.

    -Impegnato?! Impegnato in cosa si può sapere?!-
    Sbottò lei furiosa.
    L'uomo le lanciò un serioso sguardo di intesa,poche storie,se voleva rimanere lì dentro doveva starsene buona e non dare di matto.

    -Bene,allora aspetterò qui fuori fino a quando non sarà libero.-
    sentenziò alla fine.
    Ottimo,il re si era barricato nella sua fortezza,nel suo bel castello inespugnabile,dal quale poteva tenere fuori tutto e tutti senza batter ciglio. Melanie però era cocciuta come un mulo e prima di accettare quella sconfitta avrebbe lottato con le unghie e con i denti.
    Si sedette sul sedile posteriore del pick up con lo sguardo fisso nel vuoto. La prima ora venne e se ne andò velocemente,persa in pensieri poco carini sul suo amico divenuto improvvisamente il più stronzo dei suoi conoscenti,la seconda caldissima ora la lascio spossata e fiacca,con la testa riversa lateralmente in una posizione poco composta e lo stomaco che brontolava,la terza invece la ritrovò carica e combattiva come non mai,se possibile ancora più arrabbiata di prima.
    Quando furono più o meno le quattro il portone si aprì e la testa di Michael spuntò fuori con tanto di occhiali da sole e cappello.
    La ragazza balzò letteralmente giù dal pick up e si avvicinò a grandi passi verso di lui che la fece entrare in silenzio. Nessuno disse una parola ma presto arrivarono al piano di sopra,il cuore di Michael martellava in petto tanto quanto quello di Melanie,la porta del salone principale si chiuse alle loro spalle.

    -Credo che tu mi debba delle spiegazioni.-
    -Credo che tu mi debba delle scuse.-
    Dissero all'unisono,guardandosi in cagnesco.
    Melanie storse la bocca e corrucciò la fronte,Michael fece altrettanto e le voltò le spalle,scuotendo la testa.

    -Di cosa vuoi che mi scusi! Sono solo uscita con un ragazzo,devo chiederti il permesso adesso?-
    -Potevi dirgli di fare un altro giorno no? Dato che eri d'accordo con me per vederci.-
    -Bè,cosa vuoi che cambi alla fine? Sto con te tutti i giorni,non credevo cascasse il mondo per una sera e invece tu che fai? Sparisci!-
    -Non ti obbliga nessuno a stare con me Mel lo sai? Puoi benissimo dirmi che non hai voglia di venire qui e non ci sarebbe nessunissimo problema.-
    -Sì come no,sei peggio di un bambino viziato e questo lo dimostra,appena ti ho dato buca per una volta hai tirato su tutto questo casino.-
    Bambino viziato...stava passando il segno e lo sapeva,quasi lo faceva apposta per provocare una reazione esagerata in Michael,per non sentirsi l'unica sul punto di perdere il controllo.
    Si girò e le riservò uno sguardo di puro disprezzo che fu peggio di uno schiaffo,serrò le labbra e fremette di rabbia,Melanie non lo aveva mai visto così.

    -Mi deludi. Rovini la nostra amicizia andandotene a fare la stronza con il primo che capita ed hai anche il coraggio di venirmi a dire che è colpa mia.-
    Disse con rancore crescente.
    Rimase a bocca aperta,Michael non parlava in quella maniera,mai,e soprattutto non si era mai permesso di giudicarla per come si comportava con gli uomini. Ora invece lo aveva fatto e Mel si sentì ferita nel profondo ma anche messa di fronte alla realtà che voleva a tutti i costi tenere sepolta.
    Le lacrime le salirono agli occhi pur tentando in ogni modo di tenerle a freno,si morse il labbro inferiore dolorosamente e strinse i pugni così tanto da far diventare bianche le nocche.
    Era stata una stupida a farsi portare fuori da Paul solo per paura che Michael si facesse strane idee su di loro. Era stata una trovata pessima e degna di una gallina con poco cervello in testa,solo adesso se ne rendeva conto.
    La reazione di Michael era stata dura,ma coerente con la sua persona e in fondo lei se l'era aspettata fin dall'inizio.

    -Scusa...-
    Bisbigliò lasciando andare le lacrime e fissando gli occhi scuri di lui. Non le piaceva dire quella parola,nemmeno quando sapeva di essere in torto e di solito preferiva rigirarsi la storia a proprio favore,ma con Michael era diverso,a lui doveva onestà.
    Scoppiò in singhiozzi e immediatamente le braccia di lui la circondarono stringendola a sè. Non ce l'aveva fatta a restare arrabbiato nel momento in cui aveva visto quelle lacrime e anche se dentro di lui ancora si rodeva per la reazione di Mel,una forza più grande lo spingeva a consolarla.
    Michael non disse una parola,limitandosi a stringerla,fermi al centro della sala rischiarata dalle grandi finestre che allungavano l'ombra degli alberi all'interno.

    -Scusa...-
    Ripetè ancora una volta aggrappandosi alle spalle e stringendolo disperatamente,come se temesse di vederselo scivolare via da un momento all'altro.
    Michael le mise una mano tra i capelli baciandole la fronte con dolcezza. Il profumo di Melanie gli invase i polmoni sciogliendo anche quell'ultimo nodo rimasto dentro.

    -Shhhh...non fa niente.-
    Le sussurrò all'orecchio. La lacrime continuarono a scendere facendo scorrere fuori tutta la tensione di quei giorni passati lontani. Le era mancato e tanto,ma ancora di più le era mancato il pensiero del forte legame che li univa,che per Mel rappresentava ormai un punto di riferimento,un appiglio,un porto sicuro.Mai più avrebbe voluto dover dubitare dell'affetto che Michael provava per lei.
    Si staccò diversi minuti dopo, asciugandosi le lacrime col dorso della mano e seguendolo verso il pianoforte laccato di nero che Michael richiuse con un gesto veloce.

    -Credo che sia il caso di parlare un pò.-
    Mel annuì mettendosi seduta sopra al coperchio mentre lui si sistemava sullo sgabello. Non gli lasciò la mano per un solo istante e quando lo ebbe sotto di lei gli accarezzò la guancia con gratitudine,Michael non poteva capire quale peso le avesse tolto dal cuore perdonandola.

    -Allora. Voglio che sia chiaro che non intendo interferire con...la tua vita. E scusami per quello che ti ho detto prima.-
    -Non..-
    -No,fammi finire.-
    Gli occhi di Mel si piantarono in quelli di Michael,presi tra la paura di sentirsi dire qualcosa che non avrebbe voluto e la speranza che si chiarissero presto e potessero riprendere tutto come prima.

    -Credo di sapere il perchè di questa bufera e non ti nascondo che quando mi hai detto che saresti uscita con Paul ci sono rimasto male. Ma è acqua passata e voglio che torni tutto apposto tra noi,per me sei importante e non voglio perderti.-
    Il discorso filava ma mancava di alcuni punti fondamentali. Melanie non aveva intenzione però di lasciarseli sfuggire dal momento che erano in tema,tanto valeva affrontarli subito.

    -Michael,perchè mi hai baciata?-
    Chiese facendogli abbassare improvvisamente gli occhi.

    -Non lo so il perchè,mi sentivo solo di farlo in quel momento...e l'ho fatto.-
    Risposta sincera.Si capiva ed anche se non era un vero e proprio perchè Mel si accontentò intuendo che non poteva pretendere altro al momento.

    -Va bene...volevo solo sapere se ci fosse qualche motivo particolare...ma se non c'è non fa nulla.-
    Gli baciò la fronte e scese dal pianoforte prendendogli la mano che lui strinse immediatamente.

    -E' tutto apposto adesso. E non voglio sottrarre altro tempo in scuse a noi due...abbiamo da recuperare due interi giorni Mike!-
    Lui sorrise a quelle parole e si alzò dallo sgabello imbottito e rivestito di pelle bianca. La ritrovata complicità ed il chiarimento gli illuminarono gli occhi come quelli di un bambino che aveva appena ricevuto la notizia del circo in città.

    -Che cos'hai in mente?-
    Chiese con voce di nuovo squillante.
    -Qualcosa che ti avevo promesso tempo fa...vieni.-
    Incredibile come fossero riusciti a ricucire lo strappo a tempo di record. Dentro di lei Mel si sentiva finalmente bene,in pace e tranquilla anche se non aveva avuto tutte le spiegazioni che avrebbe voluto. Ma cosa contava in fondo? La cosa importante ora era che Michael fosse di nuovo accanto a lei ed intrecciasse le dita con le sue seguendola fiducioso ed elettrizzato ,diretti verso la loro prossima piccola avventura.

    Chapter 5~


    La meta da raggiungere era ancora una volta la cucina.
    Mel entrò spalancando la porta seguita da un silenzioso Michael il quale si limitò ad andarle dietro fino ad arrestarsi al centro e a guardarla incredulo quando la vide mettergli indosso un grembiule blu.

    -Ma cosa...-
    -Te lo avevo detto che ti avrei insegnato a cucinare...-
    -No...no no no! Non sono buono Mel,dai! Farei solo disastri...-
    Ma le proteste di Michael non valsero a nulla,Melanie strinse un fiocco dietro i fianchi e lo spinse letteralmente fino al frigorifero per prendere gli ingredienti di quello che sarebbe stato il primo e forse unico tiramisù firmato Michael Jackson.

    -Poche storie,io cucino sei giorni a settimana e non ci trovo nulla di pericoloso, non capisco perchè tu dovresti far saltare in aria la cucina.-
    Dopo varie proteste Michael si arrese. Sbuffò. Non era per niente convinto di riuscir a preparare qualcosa di commestibile ma dopotutto la presenza di Melanie lo rassicurava e poi ,se non altro, sarebbe stato divertente.
    Prepararono tutto il necessario sul bancone centrale e presero gli strumenti che servivano per una buon risultato,Michael si legò i capelli in una coda bassa e piuttosto lenta e Mel strinse la propria prima di rimboccarsi le maniche.

    -Dunque,cominciamo col preparare la crema di mascarpone,uova zucchero. Per farla venire più morbida ci metteremo anche un pò di panna montata.-
    Vedere Michael alle prese con scodelle,cucchiai e fruste era qualcosa di comico a dir poco. Toccava tutto come se fosse potenzialmente esplosivo e metteva sempre troppa premura nel maneggiare gli ingredienti,nemmeno potessero guastarsi solo guardandoli.
    Melanie si rotolava dalle risate (strappandogli per questo sonore proteste di disappunto) e continuava a guidarlo gettando in mezzo alle istruzioni corrette anche esche divertenti come:"frustare le uova quattro volte a destra,sei a sinistra e poi di nuovo due a destra ruotando la ciotola."
    Lui,concentratissimo, abboccava a tutto salvo poi rendersi conto che lo stava prendendo in giro e la inseguiva per mezza cucina brandendo la frusta sporca di tuorlo e zucchero.
    La scuola di cucina comunque,oltre a divertirli aveva reso più chiaro che mai che nessuno dei due serbava rancore verso l'altro.

    -Io non la mangio questa roba,ti toccherà fare da cavia.-
    -Tzè,ti sto guidando come farebbe un vero chef,sarai sorpreso dai risultati...-
    -Ah allora se lo dici tu...io comunque credo che sceglierò un caro vecchio panino per cena.-
    Ribattè sghignazzando e bagnando i biscotti nell'espresso che Mel aveva preparato.
    Scosse la testa sconsolata levando gli occhi al cielo ed addentando un biscotto all'uovo.

    -Come...com'è andata con Paul?-
    Quella domanda a bruciapelo la sorprese,non si aspettava che Michael riprendesse l'argomento,meno che mai senza che lei avesse fatto alcun accenno alla cosa.

    -Bene.Abbastanza bene,ci siamo divertiti.-
    Fece spallucce come se si trattasse di una considerazione di poco conto mentre Michael continuava a guardarla e a posizionare ordinatamente i biscotti. Si chiese cosa gli stesse frullando in testa e se avesse sbagliato il tono,l'espressione o qualche parola nella sua risposta dato che lui sembrava perplesso.

    -Uscirete di nuovo?-
    Ora che le cose con Michael erano state appianate Mel non aveva,in linea di massima,nessun altro motivo per rivedere Paul fuori dal posto di lavoro dato che la sua era stata una stupida e parecchio infantile presa di posizione nei confronti dell'amico. Ma in fin dei conti non erano stati male e anche con mille pensieri in testa aveva passato una bella serata. Non sarebbe stata un'idea così amena vederlo di nuovo fuori dal ristorante.

    -Non lo so,non so che intenzioni abbia.-
    -Che intenzioni vuoi che abbia Mel,quelle di qualsiasi altro uomo che ambisca a stare con te.-
    Rispose lui sollevando un sopracciglio.
    Melanie lo guardò riavviandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio e inghiottendo l'ultimo boccone di biscotto,quella frase detta da Michael non era normale,era come se fosse preoccupato o addirittura infastidito dalla possibilità che qualcosa potesse accadere.

    -Bè...e la cosa ti turba?-
    Chiese fissandolo con espressione interrogativa. Michael abbassò lo sguardo e riprese il suo lavoro più che minuziosamente senza rispondere,a quel punto non le restò che indagare più in profondità.

    -Se non ti conoscessi Mike,direi che sei geloso.-
    Lo rimbeccò senza pensarci troppo.

    -Lo sono.-
    Si guardarono intensamente,le iridi di Mel sondarono ogni centimetro del viso di lui alla ricerca di un indizio che potesse dare un senso a quelle parole.Forse era uno scherzo o magari non intendeva proprio dire che era geloso nel vero senso del termine,cioè come un uomo era geloso di una donna.

    -Il fatto è che ho paura che con qualcun altro in mezzo non mi considererai più,o comunque non avremo più tutto questo tempo da passare insieme,sai che ad ottobre inizio il tour.-
    Lo disse tutto d'un fiato e a sguardo basso,prendendole la mano. Ancora una volta era di una dolcezza che avrebbe fatto sciogliere anche la pietra come neve al sole. Melanie,rincuorata,intrecciò le dita con le sue e lo fece avvicinare ancora per abbracciarlo.

    -Sei proprio scemo...-
    Ridacchiò teneramente stringendolo a sè.
    Michael sembrava un cucciolo di una qualche specie rara. Gli occhi grandi e scurissimi,le ciglia lunghe che rendevano vellutato il suo sguardo e le labbra tese in un'espressione di insicurezza che scopriva appena una fila di denti bianchi e perfetti,il più bel sorriso che la natura avesse mai ideato.

    -Puoi star sicuro che non ti metterò mai da parte.-
    Gli prese il viso tra le mani a coppa e si issò sullo sgabello dietro di lei attenta a non inciampare.

    -Parola di giovane marmotta. E soprattutto ti prometto che non ti eclisserò dalle mie giornate nel caso in cui dovessi trovarmi un ragazzo.-
    -Umh...sarà meglio,altrimenti mi troverò costretto a farti scontare la mia ira...-
    -Ah sì? E come?-
    -Così...-
    Con un movimento repentino Michael afferrò la bomboletta di panna spry e la puntò verso Mel cominciando a spruzzarla. La ragazza gridò e si riparò con le mani,ma tutto quello che riuscì a fare fu beccarsene un pò direttamente in bocca ed altra tra i capelli,impiastricciandoli tutti.

    -Michael Joseph Jackson sei un maledetto!-
    Gli gridò contro quando lui cominciò a scappare ridendo come un matto. Mel afferrò una manciata di crema al mascarpone e gliela tirò direttamente in faccia quando lo raggiunse dando il via ad una vera e propria lotta con il cibo che prevedeva proiettili di crema,missili di panna montata e granate di zucchero.
    Il disastro coinvolse loro e ovviamente la cucina,compreso il pupazzo della cuoca grassa il quale assistette al tutto con il contegno che solo qualcosa di inanimato poteva avere. Dopo l'ultimo lancio di biscotti al caffè Melanie si accucciò sotto al bancone centrale ed attese che Michael le passasse davanti per afferrargli le caviglie e farlo cadere a terra a sua volta.
    Risero a crepapelle fino ad avere il mal di pancia poi afferrarono due strofinacci da cucina per pulirsi finalmente la faccia.

    -Ho vinto io,come sempre.-
    Esclamò lei tra le risate ed il fiatone,guardandolo in tralice mentre si toglieva dalla faccia un biscotto.
    -Non pensarci neanche,ho meno panna montata di te addosso.-
    -Ma hai più mascarpone.-
    -E meno biscotti-
    -Ma più macchie di caffè.-
    Scoppiarono di nuovo a ridere fino alle lacrime,per Michael era così bello avere qualcuno che condividesse il suo stesso modo di divertirsi. Le si avvicinò togliendole un baffo bianco residuo con il dorso della mano,lei restituì il favole prendendo una ditata di crema dalla guancia e portandosela alla bocca.

    -Umhhhh...Hai fatto doppiamente male,era buonissimo!-
    -Davvero?-
    Chiese lui sollevando le sopracciglia,incredulo.
    Mel non rispose e si limitò a prendere un altro pò di mascarpone con il dito e a metterglielo in bocca senza troppe cerimonie. Il calore della bocca di Michael lo avvolse e poco dopo sentì la sua lingua girare intorno al polpastrello quasi accarezzandolo con un movimento lento e delicato. Senza preavviso si sentì letteralmente avvampare e richiuse le labbra trovandole asciutte, certa di essere una specie di peperone in faccia.

    -Hai ragione,era buono...-
    Disse lui una volta che il dito ebbe tolto il disturbo.
    Oddio,ossignore santissimo. Doveva stare male,era certa di stare male! Come le era potuto accadere di arrossire a quel modo per un semplice dito in bocca? Lei era maestra in tutto ciò che aveva a che fare con la malizia,la provocazione e la seduzione,possibile che arrossisse come una 13 enne alla sua prima cotta? No!
    Si strofinò con forza il dito contro gli altri come a voler cancellare quel calore e si sforzò ad alzare lo sguardo,ritrovandosi Michael molto più vicino di prima.
    Era anche lui rosso in viso,ma la guardava intensamente e sorrideva in modo dolce e rassicurante. Mel ebbe l'impalpabile certezza che questa volta fosse lui a capirci molto,molto più di lei della faccenda.
    Il fatto di non aver mai accostato il suo amico a qualcosa di vagamente simile ad un ragazzo dotato di pulsioni e desideri come tutti gli altri non l'aiutava. Per lei il casto Michael era sempre stato una specie di angelo del paradiso mandato sulla terra per deliziare tutti con il suo genio e per far morire dal ridere lei,estraneo e lontano dal mondo fin troppo terreno del desiderio tra uomo e donna.
    La sua visione antiquata della sessualità,che Mel rispettava ma assolutamente non condivideva, lo avevano messo a riparo da qualsiasi malizia e pensiero poco fraterno da parte della ragazza per cui adesso,ritrovarsi faccia a faccia con un'ombra di lussuria inattesa la faceva cadere dalle nuvole.

    Respirò profondamente,incapace di nascondere l'emozione che le scalpitava dentro nel vederlo così vicino. La punta delle lunghe dita di Michael le sfiorò il mento ed il pollice si poggiò con delicatezza sul suo labbro inferiore spingendo via qualcosa di ruvido,forse una briciola.
    Melanie indietreggiò con le spalle fino allo spigolo del bancone e lui le si fece incontro, guardandola,gli occhi neri profondi come due pozzi nella notte ma luminosi come poche volte li aveva visti prima di allora.

    -Mike...Michael...-
    Bisbigliò cercando di riavere un pò della lucidità che se ne stava bellamente andando a spasso.
    L'interpellato non rispose,capendo che non era veramente lui che stava chiamando,ma si limitò a poggiare le sue labbra sull'angolo esterno della bocca di Melanie.

    -Così mi confondi.-
    Sibilò Mel chiudendo gli occhi mentre il respiro caldo di Michael si sovrapponeva al suo. Una febbre sottile le attraversò la schiena quando sentì di nuovo le labbra morbide di lui sopra le proprie. Fremette tenendole chiuse ma subito dopo non potè evitare di rilassarle proprio quando lui lo fece,imprimendo una certa forza in quel contatto, bevendo ogni suo respiro.
    Fu come immergersi in un qualche rilassante liquido tiepido,un bagno quasi onirico che le fece galoppare il cervello velocemente,allo stesso ritmo del battito del cuore mentre una scarica di piacere le attraversava la schiena. Gli prese il labbro inferiore tra le sue,stringendolo,assaporandolo,quasi mordendolo,nell'ultimo tentativo di scuotersi prima che fosse troppo tardi.
    Un istante dopo si ritrovò la vellutata lingua di Michael che cercava di impossessarsi con dolcezza della sua bocca e tutto quello che riuscì a fare fu darsi subito per vinta,permettendogli l'accesso quasi con un inchino riconoscente.
    Si sentiva impotente,di nuovo ferma in quella piacevolissima morsa che le aveva impedito di muoversi di un solo millimetro qualche giorno prima e che adesso la faceva fremere contro uno scomodo spigolo. Michael lambì l'interno della sua bocca e cercò la lingua di Melanie che non si fece pregare strappandole quasi un gemito di disappunto.
    Perchè diamine si stava lasciando andare così all'unica persona con la quale non avrebbe dovuto farlo?
    Si staccò da lei un secondo, accarezzandole il viso con la mano e tuffandosi subito in un altro rapido bacio.

    -Non voglio confonderti...voglio tutto tranne che confonderti.-
    Cosa? Cosa stava farneticando adesso? Perchè si ostinava a dirgli quelle cose,a presentarsi come un amico quando dimostrava tutto il contrario? Avevano appena fatto pace e tutto ciò che sapeva fare era ricominciare esattamente da capo.Non poteva essere vero.

    Si staccò da lui riprendendo fiato e scattando in piedi con sguardo carico di astio,ma ancora rossa in viso.
    Non ci poteva credere che lui,proprio lui, la stesse ingannando così. Michael la guardò stordito,come se si ritrovasse partecipe di una scena che non gli apparteneva.
    Aprì bocca per parlare ma Mel non gliene diede il tempo correndo fuori dalla cucina dritta in bagno.
    Si spogliò rabbiosamente strappando la spallina del vestito e scoppiando in un pianto liberatorio.
    Tradita,presa in giro,raggirata. Tutti termini che non avrebbe mai pensato di poter attribuire a sè stessa e soprattutto non a causa di Michael.
    Aprì l'acqua e si buttò sotto il getto caldo restando ad occhi chiusi per parecchi minuti prima di cominciare a togliere tutto lo zuccheroso impasto che aveva addosso e con lui,sperava,anche quella tremenda sensazione di inadeguatezza.





    Si guardò allo specchio annebbiato dal vapore. Gli occhi erano ancora rossi,i capelli appiattiti e resi scuri dall'acqua,le labbra tumide,le guance imporporate.
    Non era nè carne nè pesce. Sospesa nel suo nuovo ruolo di amica e..amante.
    Amante? Amante per un semplice bacio? Bè,per Michael la definizione sarebbe stata plausibile,ma non per lei.
    Quella veste indossata a metà già le stringeva. Quel costume mezzo strappato e fin troppo bizzarro le faceva già prurito prima che se lo mettesse indosso.
    Per lei il bianco era bianco ed il nero era nero,il grigio,soprattutto in certe faccende,non esisteva.
    Spazzolò i capelli con forza e li asciugò legandoli in una treccia. Alcune ciocche caddero alla rinfusa ai lati del viso ma non se ne curò,troppo arrabbiata per badare alla perfezione. Con lo sguardo basso,avvolta nell'accappatoio entrò nella cabina armadio di Michael e prese di proposito la sua maglietta preferita ed il primo paio di shorts che le capitarono. Indossò la maglietta acciuffandola più che poteva e poi,scalza,attraversò il corridoio diretta verso la stanza da dove proveniva il rumore della tv accesa.Prince stava cantando in un qualche show preserale e Michael era steso sul divano,pulito e con i capelli ancora lucidi d'acqua.
    Melanie gli scagliò rabbiosamente l'accappatoio addosso.

    -Ehi!-
    -Ehi!Ehi?! Tu,stupido idiota che non sei altro. Si può sapere cosa ti passa per la testa quando ti viene l'idea di baciarmi?-
    Gridava sputandogli contro tutta la rabbia covata in quell'ora che erano stati separati,ed era tanta.
    Michael buttò l'accappatoio giù dal divano e scattò in piedi muovendo più volte la bocca senza però essere in grado di farne uscire una parola.

    -Te lo dico io che c'è! C'è che devi fare ordine nella tua mente prima di avere a che fare con me e con qualsiasi altra ragazza sulla faccia della terra! Io non sono qui per assecondare le tue pazzie del momento,lo sai sì?-

    Gli andò incontro scavalcando il divano e balzandogli direttamente davanti mentre puntava il dito contro il petto con tanta forza da fargli quasi male.

    -Io non sono una squinzia qualsiasi da far confondere e da rigirare come ti pare.-
    Michael aprì la bocca a quella frase,imbarazzato,non aveva mai e poi mai pensato una cosa del genere in vita sua ma Mel non pareva in grado di ragionare.

    -E la prossima volta,prima di dirmi che è tutto apposto,prima di farmi sentire in colpa per...per aver avuto paura di perderti, accendi il cervello e non fare quello che hai fatto,oppure parla chiaro e dimmi quello che vuoi da me perchè io Michael, ho bisogno di saperlo.-
    Melanie si aggrappò con il pugno alla maglietta cercando in tutti i modi di non mettersi a piangere. Gli occhi di lui erano quasi impauriti ma fermi.

    -Tu lo sai quello che voglio,Mel.-
    Esclamò deciso e con tono appena incrinato.
    Sembrava del tutto cosciente di quello che stava affermando...sì,lei lo sapeva. Ma sapeva cosa?
    Le certezze che aveva stretto fino a poco prima le si erano sgretolate come sabbia tra le dita lasciando spazio a qualcosa di nuovo e del tutto inesplorato. Gli occhi che la intenerivano così tanto erano stati capaci di farla fremere,la bocca che la faceva ridere a crepapelle si era permessa di provocarle un'ondata intensa di piacere,le mani che si intrecciavano con le sue l'avevano stretta in una maniera che non ammetteva fraintendimenti. Mancavano solo le parole,le parole giuste per metterla davanti all'evidenza che ormai si stava alzando da quel cumulo di idee e sensazioni confuse, assumendo una forma precisa.
    La testa sembrava scoppiarle ma lui rimaneva fermo lì davanti ,calmo come se stesse solo aspettando che quella tempesta terminasse.
    Melanie gli si gettò addosso battendo i pugni sul suo petto e lanciando un verso frustrato contro la stoffa della sua maglietta.

    -Dimmelo...-
    Lo implorò alzando il viso e guadandolo come un animale ferito in cerca di sollievo proprio dal cacciatore che l'aveva messo in trappola.
    Michael la guardò e le accarezzò i capelli seguendo il movimento della mano con lo sguardo.
    La sua voce uscì morbida ma stranamente bassa.

    -Voglio te.-
    Ecco le parole che cercava,tutto quello di cui aveva bisogno per porre fine alla sua insicurezza. Il muro del dubbio crollò all'istante senza fare la minima resistenza e ciò che lei sapeva ma non voleva accettare divenne abbagliante. La luce di quella nuova certezza la avvolse facendo andare in fumo tutta la rabbia e la disperazione che aveva provato fino a quel momento.Melanie gli afferrò il viso tra le mani e tuffò le proprie labbra sulle sue,con foga,facendolo indietreggiare e sedere sul divano.
    Michael la accolse tra le sue braccia mentre un'unica lacrima le solcava il viso. Fece correre le dita tra i ricci scuri mentre assaporava il gusto della sua bocca,sapeva di menta e di zucchero ancora una volta ma adesso poteva provare appieno quel sapore che le diede immediatamente alla testa.
    Michael le cinse la schiena con le mani e rispose al bacio con timidezza dapprima e poi con la stessa intensità,la sentì respirare forte seduta sopra di lui,le accarezzò le tempie staccandosi appena.

    -Sei uno stupido....sei uno stupido...sei uno stupido...-
    Mormorò quasi farneticando e con gli occhi chiusi, prima di chiedere ancora una volta quelle labbra da cui avrebbe dovuto restare lontana. Michael la fece scivolare supina,la schiena contro il divano e si abbassò verso di lei.

    -E tu sei una testona...-
    Rispose sfiorandole la bocca con delicatezza.
    -Pensavo che ci avresti messo di meno per capirlo...-
    -Non volevo capirlo.-
    -Lo so.-
    -E adesso che si fa?-
    Michael appoggiò il gomito sul grosso cuscino accando a Melanie e la guardò disegnando il suo profilo con la punta del dito.

    -Si fa...si fa...non lo so,sei tu l'esperta di queste cose cara mia,dovrai farmi da insegnante ancora una volta,ma in questa non sarai la controfigura.-
    La fece ridere,si sollevò di qualche centimetro e lo baciò a stampo. Era così bello rischiarato solo dalla luce del sole del pomeriggio, sorridente. Un sorriso sereno e rilassato,privo di paura e di ansia,sicuro. Era così che Melanie avrebbe voluto vederlo con una ragazza e solo adesso si era resa conto,per la prima volta, che lei era in grado di donargli quella serenità.

    -Oddio ancora! Pensavo di essermi liberato di te come allievo e invece...-
    Disse in tono ironico ed entrambi scoppiarono a ridere fino a quando Michael non notò che lei indossava la sua maglietta preferita,rossa con una grande ombra di Peter Pan al centro.

    -E questa?-
    -Avevo intenzione di strapparmela come l'incredibile Hulk per farti dispetto,ma diciamo che mi hai fermato in tempo...-
    Per tutta risposta Michael la baciò e le diede un piccolo morso al labbro inferiore per vendicarsi.
    Stargli vicino in questa nuova maniera avrebbe voluto dire impegnarsi molto più di prima e soprattutto lanciare ogni sorta di ponte ed ancora per mettere in comunicazione le parti più differenti del loro carattere. Non sarebbe stato facile probabilmente,ma "volere è potere" era il motto in cui Melanie credeva fermamente.

    -Sei con la migliore insegnante che esista comunque...per cui non c'è niente da temere.-

    -La migliore...lo so. Tu sei la migliore...-
    Annuì lui con un sorriso carico di dolcezza sulle labbra e la baciò ancora una volta.

    Chapter 6~





    E
    ra passato un mese da quando Melanie aveva fatto pace con la sua testa ed aperto finalmente gli occhi sul fatto che ciò che Michael cercava da lei fosse più di un'amicizia.
    Sì,stavano insieme e sì,Mike si stava dimostrando il ragazzo più premuroso e dolce che avesse avuto.
    Il fatto che Michael Jackson si fosse fidanzato invece rimaneva una faccenda più privata di un segreto di stato,poche persone erano a conoscenza della cosa e la maggior parte di queste facevano parte del suo staff e dovevano essere messe al corrente per necessità. In ogni caso i confidenti si contavano sulle dita di una mano.
    La vita di coppia era del tutto simile a quella che i due facevano prima,si divertivano insieme, facevano scherzi,giocavano e guardavano film,una volta erano anche riusciti ad uscire (rigorosamente travestiti) fuori dai confini di Neverland per un giro in macchina.
    Stare insieme a Melanie costituiva una nuova inebriante boccata d'ossigeno per Michael e questo valeva altrettanto per lei,non fosse stato per il fatto che sentiva la mancanza di qualcosa.
    Eh sì,mancava una qualche componente a quel rapporto sotto molti punti di vista perfetto,ed era una cosa che Mel aveva preventivato sin dall'inizio.
    L'intimità.

    Michael era effettivamente espansivo e si prodigava in piccole attenzioni e gesti di grande dolcezza in ogni momento che trascorrevano insieme. Le piaceva stringerla e baciarla quando vedevano un film così come provava un vero e proprio piacere fisico nell'accarezzarle i capelli per ore,in assoluto silenzio ed interrotti solo da qualche bacio quando l'esigenza di un contatto si faceva più forte.
    Ma a tutto questo lei non era abituata o meglio non le bastava,voleva altro,lo desiderava.
    L'argomento non era stato ancora affrontato e Mel aveva paura di farlo perchè conosceva fin troppo bene il pensiero di Mike riguardo i rapporti prematrimoniali,la cosa la faceva rabbrividire.
    Non c'era niente di strano in lei,non era una ninfomane o cose simili,Melanie aveva soltanto un sano appetito sessuale,senza contare il fatto che trovava più che naturale ed auspicabile l'unione tra due persone che provavano dei sentimenti l'una verso l'altra.
    Eppure di tutto questo nel loro rapporto c'era solo una vaga presenza.
    Qualche volta,durante i baci più intensi aveva provato a mettere una mano sotto la maglietta o la camicia di Michael o a slacciargli qualche bottone ed una volta era stato addirittura lui a farlo,accarezzandole la pancia e descrivendo piccoli cerchi intorno al suo ombelico.
    L'effetto su di lei era stato devastante,soprattutto perchè a quel "prologo" non era seguito un bel niente, lasciandola tristemente a bocca asciutta.
    Ma Melanie non era tipo da darsi per vinto e proprio per questo aveva deciso di dare una svolta alla situazione.
    Il fatto che Michael fosse un maschio adulto,in salute e con gli ormoni apposto le faceva credere nella sempre valida equazione della natura umana:provocazione=reazione, per cui Mel aveva deciso di approfittare dei due giorni di assenza di lui per creare l'occasione giusta e raggiungere il suo scopo.




    Buona parte dei suoi risparmi se ne era volata su un vestito di seta firmato,verde smeraldo e con le spalline sottili che metteva in mostra le gambe lunghe e il decoltè piccolo ma aggraziato della ragazza.
    Sotto aveva aggiunto un completo in raso di un tono più chiaro rispetto a quello del vestito -elaborato e malizioso al punto giusto- ed un paio di sandali con il tacco alto.
    Un'altra buona parte dei risparmi poi, se ne era andata tra parrucchiere ed estetista per fare in modo che ogni dettaglio fosse letteralmente perfetto.
    L'attesa tra un preparativo e l'altro corse via veloce e ben presto si ritrovò a guardare l'orologio che segnava le sette e mezza di sabato,giorno in cui si sarebbe rivista con lui.
    Si precipitò sotto la doccia,si truccò e posò due gocce del suo profumo sul collo e nell'incavo del seno indossando poi le diverse centinaia di dollari poggiate con cura sul suo letto.




    Pulita,profumata e con i capelli lisci come la seta del vestito scese dal pick up un'ora dopo, sprimacciando le pieghe della gonna e notando che Michael le stava venendo incontro con un gran sorriso. Si salutarono e seguì un lungo bacio,il miglior bentornato che lei potesse desiderare.

    -Mi sei mancata...-
    -Anche tu.-
    Rispose con un'occhiata di profondo affetto. Probabilmente era la prima volta che diceva quella frase ad un ragazzo in vita sua. Non era proprio tipo da smancerie di alcun genere e in passato si era sentita dire dagli uomini quanto fosse poco femminile nel modo di esprimere i propri sentimenti.
    Michael però era in grado di tirarle fuori anche un'eterea vena romantica, oltre al fatto che -conoscendolo così bene- non si sentiva per niente in imbarazzo ad aprirsi con lui,sotto certi versi tutto ciò aveva del miracoloso.
    Entrarono in casa e alcune delle guardie del corpo che erano sempre con Michael la salutarono con un sorriso. Loro sapevano della storia e in quel mese Mel aveva avuto il modo di stringere amicizia con quei giganti buoni,le stavano simpatici.
    Salì per prima le scale che portavano alla parte privata della villa e per la prima volta da quando era arrivata, si sentì lo sguardo di Michael addosso,fisso su di lei,osservava ogni suo movimento.
    Indossava una camicia azzurra a maniche corte ed un paio di pantaloni neri sopra gli immancabili mocassini,doveva essersi cambiato dal rientro perchè sapeva che era stato a ritirare un premio a New York e quella tenuta così rilassata non aveva niente a che vedere con i lustrini e le cinghie con cui si faceva vedere in pubblico.

    -E' stato stancante il viaggio?-
    -Non troppo,New York mi piace,ho anche rivisto un mio vecchio amico in hotel...sono stato bene.-
    Michael aveva fatto preparare la cena dal suo cuoco personale per l'occasione. La tavola era apparecchiata per due sulla terrazza che affacciava al parco ed i candelieri in argento finemente lavorati rischiaravano l'atmosfera inebriante di quella calda serata di Luglio.
    L'afa californiana ci metteva del suo era vero,ma c'era un'altra cosa che faceva alzare la temperatura di Mel, ed era lo sguardo di Michael su di lei. Si sentiva al centro dell'attenzione del suo ragazzo e un paio di volte il discorso cadde quando toccava a lui rispondere,come se fosse distratto da un qualche pensiero molto distante da lì.


    -Devo dire che Alan è bravo,anche se la cucina americana non è proprio la mia preferita...-
    Disse mettendosi in bocca un pezzo di tagliata di manzo ben cotta.

    -Non fare la snob che mangia solo italiano,lo so che ti piacciono le schifezze del nuovo mondo.-
    Mel ridacchiò ed accostò la sedia a quella di Michael,odiava dovergli stare troppo distante quando non ce n'era bisogno.
    Nello spostamento una spallina del vestito si abbassò e subito la mano di lui andò a raccoglierla nell'incavo del braccio e la riportò su,fornendogli il pretesto per una lunga carezza a quella pelle candida e profumata che lo faceva impazzire.

    -Non te l'ho detto,sei stupenda questa sera...-
    -Solo questa sera?-
    Ribattè lei ironica,avvicinandosi alla sua bocca.

    -Ok,sempre,ma questa sera di più.-
    -Trovami il superlativo di stupendo allora...-
    Il superlativo di stupendo si tradusse in un languido e lungo bacio che gli fece dimenticare il cibo per un bel pò. Michael aveva il dono di farla ubriacare con le sue labbra,ogni volta che si staccavano sentiva la testa leggera come dopo un flute di champagne e -ancora assetata- ne desiderava subito altro.

    Il piano di Mel quella sera però era diverso e giocava sul fatto che sarebbe stata lei a farsi desiderare in modo da prendere Michael un pò per sfinimento un pò per il gusto della caccia che c'era in ogni maschio.
    Si staccò da lui ricomponendosi a fatica e portando alle labbra arrossate un calice di acqua fresca.

    -Tu sei compreso tra le schifezze del nuovo mondo che mi piacciono allora.-
    Lo provocò ridendo,l'umorismo sciocco come quello aveva da sempre fatto giocosamente parte del loro rapporto.
    La cena continuò tra sfioramenti per niente casuali e occhiate infuocate,Michael pareva apprezzare molto la generosa porzione di gambe scoperte di Melanie ed il fatto che avesse scelto di non indossare il reggiseno sotto l'abito sembrava una calamita per il suo sguardo che scivolava lungo le clavicole fino all'incavo del seno,salvo poi ripescarsi in extremis prima che fosse troppo tardi.

    -Ti va di vedere un film?-
    -Sicuro,ti ho aspettato per guardarci insieme "Chi ha incastrato Roger Rabbit", mia Jessica...-
    Si spostarono dentro e si accomodarono sul divano come erano soliti fare diverse sere a settimana. La passione per il cinema era un'altra delle cose che li accomunava,sarebbero stati capaci di fare maratone di film per giorni interi.
    Michael spinse play dal telecomando e chiuse le tende della stanza per godersi la sala buia come quella del cinema,a questo punto Mel poteva dare il via alle danze.
    Cominciò semplicemente appoggiando la testa sulla sua spalla ed accarezzandogli il dorso della mano mentre si riannicchiava accanto a lui,tirando le ginocchia sul cuscino del divano in modo tale da scoprire ingenuamente un'altra buona porzione di gambe. Michael trovò improvvisamente scomoda quella posizione e decise di accoglierla sotto al suo braccio,mettendole la mano intorno alle spalle.

    -Guarda,ti hanno disegnata e messa in un film.-
    Disse indicando la prorompente rossa con la mano libera.

    -Io non ho tutte quelle tette...-
    -Si ma sei sfacciata allo stesso modo-
    -Ah sono sfacciata?-
    -Lo credo bene! Sfacciatissima,guarda come vai in giro...-
    Indicò il vestito verde con un sorrisetto compiaciuto in viso e lasciò scorrere lo sguardo sulle lunghe gambe di Melanie.
    -E la cosa ti dispiace?-
    -Affatto...-
    Mel lo baciò assaporando la sua bocca con voluttà,lentamente ed in modo languido, Michael la lasciò fare rispondendo a sua volta con trasporto. Portò le mani tra i suoi capelli lisci facendoseli scorrere tra le dita come acqua e poi le afferrò la nuca per rendere più profondo quel bacio che gli faceva schizzare il cuore in una corsa senza tregua.
    Le mani di lei raggiunsero il collo e si staccò dalla bocca di Michael solo di qualche centimetro,cominciando a posargli piccoli baci sul tutto il mento e la mascella,seguendo un immaginario percorso che la conduceva in basso.
    La tiepida e profumata gola suo ragazzo la accolse inclinandosi leggermente dalla sua parte mentre cominciava a baciarlo e ad accarezzarlo tenendosi sempre più aderente al lui. Poteva sentire i battiti del cuore di Michael spingere contro le labbra ed il respiro affannato e profondo,come se avesse appena finito un'esibizione sul palco.
    Melanie mise tutta la lascivia possibile in quel contatto che coinvolgeva una parte che sapeva sensibilissima,raggiungendo l'orecchio destro e baciandogli ripetutamente la porzione di pelle appena dietro,vicino ai capelli. Lo sentì rabbrividire e il braccio di Michael si strinse dietro la sua schiena prima di chiedere ancora una volta quelle labbra sulle sue.
    Ne seguì un altro lungo bacio che li lasciò senza fiato. Melanie era in bilico tra la perdita del controllo e la voglia di raggiungere il suo obbiettivo, gli occhi di Michael erano intrisi di desiderio e guardarli non la aiutava a mantenersi lucida.
    La verità era che nessun altro uomo era riuscita a mandarla su di giri come faceva lui e persino una come Mel -abituata a condurre i giochi sempre e comunque- faticava a non lasciarsi vincere tra quelle braccia.
    Si staccò da lui tenendogli il viso tra le mani mentre i loro respiri si mischiavano. Raccolse quel briciolo di controllo che le era rimasto e si allontanò distendendosi sul divano con simulata tranquillità,lasciando Michael più che basito.
    Diede un'occhiata allo schermo e poi lo guardò di nuovo,i suoi occhi gli stavano mandando un muto messaggio: "Sei pazza a smettere ora?"
    Per tutta risposta allungò le gambe sulle ginocchia di Michael con movimenti sinuosi degni di una gatta e sorrise dispettosamente.

    -Non sono cattiva...è che mi disegnano così-
    Replicò utilizzando la battuta di Jessica Rabbit che sculettava a qualche metro da loro.
    Michael scosse la testa e si abbassò su di lei,ridacchiando.
    A dire il vero non ridacchiava,era più che altro un ghigno,o qualcosa di paragonabile ad un'espressione divertita poco convinta,mista a qualche altro sentimento che Mel sapeva non provenire proprio dal cuore.
    Si morse il labbro inferiore mentre le mani di lui le accarezzavano morbidamente le gambe.

    -Che c'è?-
    -Tu sei pericolosa ragazza...-
    La baciò affiancandosi al suo corpo mentre le estremità di Mel si intrufolavano tra i ricci neri sciolti sulle spalle,ci stava mettendo passione e si sentiva,sembrava volesse assaporarla,mangiarla,farla sua con quelle labbra morbide ed invitanti. La lingua di Mel gli scivolò in bocca incoraggiandolo con piccoli tocchi ad intrecciarla alla propria, il film era diventato oramai un sottofondo del tutto trascurabile dato che il pensiero,o quel poco che rimaneva di razionale, era lontano mille miglia da quella sala.
    Melanie si spostò più in alto sul lungo divano andando a fermare la propria testa contro il bracciolo e Michael la seguì adagiandosi vicino. La spallina del vestito verde scese di nuovo a causa dell'attrito e delle mani che viaggiavano freneticamente tra la testa ed il collo ma questa volta lui non fu così pronto a metterla apposto,si staccò fissando quel sottilissimo lembo di stoffa che si piegava docilmente mentre lei lo guardava con i suoi occhi azzurri ed la bocca ancora socchiusa dall'ultimo bacio.
    Le accarezzò la spalla con una lentezza esasperante avanzando con il suo corpo ancora un pò di più sopra quello di lei. Si teneva sui gomiti per non gravarle con il peso ma tutto ciò che era a contatto con Melanie le faceva sentire quanto fosse teso ed allo stesso tempo trasportato dalle sensazioni.
    Le dita sottili della ragazza si allacciarono alla spallina sfilandola completamente dal braccio. Non indossando nulla sotto sarebbe bastato pochissimo per scoprirle quella parte così sensibile del corpo. Voleva che fosse Michael a farlo.
    Lo guardò incatenando le sue iridi con le proprie mentre la stessa mano che aveva abbassato la spallina prendeva quella di lui e la portava più in basso,con delicatezza ma in modo fermo.
    Michael dischiuse le labbra e la lasciò fare,incantato da quella magia arcana alla quale non si era mai concesso prima di allora,troppo impaurito o troppo poco fiducioso nelle ragazze che avevano preceduto Melanie.
    Nel momento in cui lui avvicinò il bacino al fianco di Mel la sua eccitazione,sotto quei pochi strati di vestiti, fu più chiara che mai e le provocò una scossa lungo la schiena.
    Si sentiva dannatamente eccitata e lo desiderava davvero tanto,voleva il suo uomo,lo voleva come non aveva mai desiderato nessun altro.
    ormai quasi certa di essere capace di raggiungere il suo scopo spinse la bocca contro quella di Michael in un bacio denso di lussuria.
    Sotto le lunghe ed inesperte dita di Mike il petto si alzava ed abbassava freneticamente,l'ultimo centimetro di seta si spostò ed il calore del contatto con quella mano le fece inarcare la schiena.
    Michael le strinse il seno con delicatezza indugiando con la punta delle dita sul capezzolo con la stessa estasiata attenzione di un bambino davanti al suo più bel giocattolo .
    Melanie si sentiva ubriaca di lui,incapace di concepire un qualsiasi pensiero che non fosse collegato con la necessità,quasi dolorosa,di farlo suo.
    Si mosse contro Michael provocante,e la frizione contro la sua eccitazione gli strappò un gemito sommesso che Mel bevve in un bacio, cominciando a sbottonare febbrilmente la camicia dal basso.

    -Mel...ferma...fermati...-
    No,quel suono non proveniva dalle labbra di Michael,non poteva essere vero. La seconda asola cedette sotto la pressione delle sue dita liberando il bottone,il dorso della mano sfiorò la pelle morbida del ventre procedendo verso l'alto.

    -Melanie...-
    Era una specie di rantolo quello che chiamava il suo nome adesso,lontano,rauco ma inconfondibile,era la sua voce.
    Gli occhi azzurri della ragazza si alzarono svelti,fissandolo,la mano di Michael raggiunse il viso chiudendosi a coppa intorno alla sua guancia come a rassicurarla...a scusarsi.

    -Mel...no...-
    Fece un profondo respiro mentre quel no le rimbalzava nella testa spaccando ogni fantasia. Era stato tutto troppo bello e troppo facile,in fondo lo sapeva.
    Aprì la bocca ma non ne uscì niente,dovette schiarirsi la voce e farsi forza e parlare.

    -No? Perchè?-
    -Lo sai...mi conosci...-
    Ricompose quelle parole mentre ascoltava il cuore di Michael rallentare il battito;chiuse gli occhi e cercò di ordinare i pensieri mentre lui non smetteva di accarezzarle la guancia,quasi infastidendola.
    Era Michael,Michael,lo stesso che arrossiva se diceva cazzo,lo stesso che non credeva nel sesso prima del matrimonio.
    Cosa significasse "credere nel sesso" Mel non lo sapeva;il sesso si faceva e basta,esisteva,non c'era bisogno di crederci,non era un'entità sovrannaturale ma carne,sudore e desiderio.
    Michael però,in qualche modo respingeva quel concetto e adesso ne aveva avuta la dimostrazione concreta.
    Si sentì stringere un nodo alla gola al pensiero di quanto tempo avrebbe dovuto aspettare.
    "Dopo il matrimonio"
    Sposarsi non era nemmeno nei suoi progetti di vita,figurarsi ora che erano insieme da poco più di un mese.
    Riaprì gli occhi e sospirò facendo appello a tutta la sua poca pazienza e al grande affetto che sentiva per lui.
    Lo baciò sfiorandogli le labbra.

    -Va bene. So che non vuoi,ti conosco...ma anche tu conosci me. Michael,io ti voglio...farò di tutto per averti...-
    Si guardarono per un lungo istante seri e poi lui abbassò lo sguardo arrossendo ma lasciando che un sorriso compiaciuto gli disegnasse le labbra.
    Avrebbe saputo resisterle? Avrebbe vinto la sfida?
    Non poteva dirlo,ma più di tutto ora quello che lo rendeva felice era che Melanie fosse capace di spingerlo fuori dai suoi schemi,dal suo mondo perfetto ma stretto e a volte asfissiante.
    Non era solo,non era solo nella sua solitudine ma aveva una mano che lo stringeva saldamente invitandolo,spronandolo a modo suo ad uscire dalla gabbia dorata che si era suo malgrado costruito.
    Mel non si adattava come un guanto a lui,non lo assecondava, ma faceva di tutto per far sì che quel mondo calzasse ad entrambi a perfezione.
    Benedisse la cocciutaggine della sua ragazza e la guardò annuendo. Sapeva che avrebbe fatto sul serio,così come lei sapeva che la forza di volontà di Michael era dura quanto la sua testa. A quel punto restava da vedere quale delle due parti avrebbe ceduto per prima.
     
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    Chapter Seven

    Q
    uando Michael si era reso conto che resistere a Melanie sarebbe stato difficile in realtà non aveva visto che la punta dell'iceberg di ciò che la ragazza sarebbe stata capace di fare. L'esperienza e la voglia di vincere pagavano,soprattutto su uno come Mike che del mondo della seduzione era quasi del tutto digiuno.
    Entrambi si impegnavano sul proprio fronte. Micheal facendo appello alla sua immane forza di volontà ed autocontrollo nonchè alla sua fede e Mel ricorrendo ad ogni subdolo trucchetto femminile che le passasse per la testa.
    Sembrava di essere tornati nel medioevo con un integerrimo cavaliere dedito alla propria dama da ricoprire di un amore casto e purissimo da una parte, ed una damigella ben poco casta ma molto più suadente dall'altra che cercava in tutti i modi di far capitolare quell'amor cortese a livelli piacevolmente più terreni.
    Ne aveva provate di tutti i colori,dagli agguati appena fuori dalla doccia alle lotte con i gavettoni badando bene di indossare indumenti bianchi che diventavano facilmente trasparenti.
    Purtroppo per lei nè l'effetto sorpresa nè il fattore Miss Maglietta Bagnata avevano funzionato più di tanto.
    Fatto stava però che Michael era spesso e volentieri molto,molto in difficoltà.
    La sera,quando di solito restavano insieme dopo il lavoro non si facevano mancare mai il tempo per le coccole che si trasformavano puntualmente (e questa volta senza sforzo alcuno) in effusioni sempre più infuocate dove Melanie spingeva pesantemente sull'acceleratore nella speranza di trovare in qualche modo il punto debole di Michael.
    Ma il re del pop,purtroppo e per fortuna, non era elementare come tutti gli altri uomini. Riusciva sempre,in qualche modo a tirarsi indietro al momento giusto,staccandosi in maniera delicata (ma molto poco disinvolta) per non farla rimanere male. Si vedeva dai suoi occhi che stava soffrendo e che la desiderava disperatamente,ma non c'era stata una particolare carezza o un bacio diverso dagli altri in grado di farlo desistere e così al momento erano parecchi punti a zero per Michael ed anche se lui non si dimostrava particolarmente soddisfatto del risultato Melanie non mancava mai di farglielo pesare e di fargliela pagare in qualche modo.



    Al di là di questo Luglio era coinciso con l'inizio delle prove del tour per Michael e con turni molto stressanti di lavoro per Melanie. I turisti che visitavano LA nel mese più caldo dell'anno si sprecavano e tutti parevano interessati,chissà perchè,a mangiare cibo italiano in california.
    Una di quelle sere era arrivata a Neverland prima di lui e si era accomodata in cucina smangiucchiando una grossa pesca e sfogliando distrattamente un giornale che aveva trovato al ristorante ed era finito chissà come nella sua borsa.
    Si trattava di una rivista scandalistica di infima categoria che titolava a caratteri cubitali gravidanze di questa star e divorzi di quell'altra,roba che a Melanie non interessava minimamente.



    -Dio,sono a pezzi...-

    Michael fece il suo ingresso nella stanza con un sospiro esasperato. Si tolse il cappello e lo buttò in testa al pupazzo della cuoca grassa riavviandosi i capelli con l'altra mano.

    -Giornataccia?-
    Chiese Mel smontando dall'alto sgabello e andandogli incontro per posargli un bacio a fior di labbra.

    -Terribile. Un servizio fotografico questa mattina,poi l'incontro con l'avvocato nel primo pomeriggio e dalle quattro fino a adesso le prove. Sono m o r t o.-
    Alzò gli occhi all'orologio e vide che erano quasi le nove. Cinque ore di prove significavano una fatica immane,lo sapeva. Soprattutto per come affrontava queste cose Michael,cioè pretendendo il massimo risultato da sè stesso e dagli altri.
    Quello sarebbe stato il suo primo tour da solista e anche se non si lamentava ed era comunque entusiasta della cosa, Melanie sapeva che era parecchio teso e ansioso per la riuscita.

    -Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?-
    -No no...mi basta un tramezzino e tanta aranciata...ci dovrebbe essere già della roba in frigo.-
    Annuì,inutile tentare di forzarlo a mangiare quando non aveva fame,sarebbe stata una causa persa in partenza. Si limitò a preparargli quello che aveva chiesto mentre lui si sedeva nel posto occupato poco prima da lei.

    -E questa? Ora ti sei messa a leggere la spazzatura?-
    L'anta del frigo si richiuse e Mel si voltò incuriosita da quell'affermazione. Capì subito che si riferiva al tabloid.
    L'odio radicato che Michael nutriva per quel tipo di giornali era qualcosa che lo rendeva intollerante ed insofferente. Si rifiutava ormai da anni di gettare anche solo un occhio a quelle righe di pura fantasia che lo ritraevano come una specie di mostro extraterrestre che infilava stranezze una dietro l'altra.

    -Me lo sono trovato in borsa,non ho idea di come ci sia finito...-
    Disse facendo spallucce e prendendo un bicchiere di aranciata anche per lei.
    Le dita di Michael cominciarono a sfogliare le pagine ipercolorate e piene di foto sgranate fino a quando non trovarono qualcosa che lo riguardava .

    -Jacko compra la mummia di Tutankamon.-
    -Ah sì,lo sapevo già...è vecchia questa notizia.-
    Michael la guardò allibito e riprese a leggere con un'espressione disgustata in faccia.

    "Il cantante noto al pubblico per le sue stranezza si conferma campione di pazzia aggiudicandosi l'antico cimelio egiziano. Il museo degli orrori che Jackson tiene nei sotterranei del suo regno si arricchirà di un'altro pezzo da collezione costato più di 30 milioni di dollari. Fonti vicine al cantante inoltre dichiarano che Jacko sia vicino a dichiarare apertamente la propria omosessualità al pubblico in una conferenza che precederà l'apertura del suo tour mondiale."
    La voce di Michael si stava facendo sempre più sottile mano a mano che le righe scorrevano sotto i suoi occhi. Mel appoggiò il bicchiere, gli andò vicino strappandogli da sotto quello schifo di rivista e si biasimò per non essere stata così svelta da buttarla immediatamente.

    -Tu sei gay,io sono la Gioconda e siamo tutti apposto. Adesso mangia e non ci pensare.-
    Disse risoluta mettendogli il piatto con il tramezzino sotto al naso al posto del giornale.

    -Io non sono gay.-
    -Oh,lo so...scherzavo eh.-
    -No,voglio dire...non sono gay,non compro mummie,non sono pazzo...perchè pensano questo di me? Perchè dicono queste cose?-
    -Perchè la normalità non fa notizia Michael.-
    -Ma queste bugie fanno male.-
    -Alla stampa non importa come ti senti tu,importa solo quanto sono pingui le loro tasche.
    Ascoltami,ti rinfacceranno sempre le donne che non hai avuto,la droga che non hai preso,l'alcool con cui non ti sei rovinato il fegato. Sei dentro ad un mondo portato all'eccesso e tutto quello che fai è vivere una vita normale qui dentro,in mezzo ad un immenso ranch e un parco giochi in costruzione,ti diverti con i flipper e le pistole ad acqua e non ti vergogni di dirlo.
    Michael,capisci che per una star del tuo calibro tutto questo è vista come una cosa innaturale? Per questo si inventano idiozie su di te,sfruttando l'unica eccentricità che ti si addice.
    Ti danno del pazzo perchè non ti conoscono e perchè "pazzo" vende più di "normale" ma Michael,non dare nemmeno un briciolo di attenzione a queste chiacchiere stupide. Non provare pena per queste parole vuote,non farti colpire,non dargli soddisfazione.
    Quello che conta è qui dentro ed io so com'è.-

    Gli mise una mano sul petto e subito Michael la prese stringendola sotto la propria.

    -Chi ti ama ti conosce e chi ti conosce non ti giudica per quello che legge ma per ciò che vede.Ed io vedo ogni giorno,ogni momento che passo insieme a te quanto raro e luminoso sia il tuo cuore e quanto pura sia la tua anima. E Michael chiamami ingenua e sognatrice ma finchè sarai in questo mondo,ciò che conta è quello che hai dentro.-
    Seguì un lungo istante di silenzio,Melanie aveva gli occhi lucidi senza saperne il motivo e Michael la osservava con uno sguardo carico d'amore. Le posò un bacio sulle labbra come una carezza e scese dalla sedia tenendole la mano.

    -Stai con me stanotte.-
    Disse stringendola a sè. Era solo martedì e l'indomani avrebbe dovuto alzarsi presto per lavorare,ma non poteva e non voleva dirgli di no. Aveva bisogno di lei e lei ci sarebbe stata.

    -Certo...-
    Sussurrò contro il suo petto ed allungò le mani dietro la schiena per prendere quelle di Michael ed intrecciarle con le proprie.
    Le portò avanti guardandole contro la luce gialla della cucina. Grandi e lunghe quelle di lui,piccole e sottili le sue,quasi sparivano quando Michael le stringeva.

    -Andiamo a letto.-
    Lo disse con voce vellutata,in un sussurro che le fece scorrere un brivido lungo la schiena.

    -Non mangi?-
    -No non mi va,voglio solo stendermi.-
    Quel tono pacato,quella gratitudine negli occhi le fecero ricordare il loro primo bacio nel suo appartamento,stesi sul piccolo divano del soggiorno ed immersi in un'atmosfera che sembrava un sogno. Michael non era tranquillo e Melanie lo sapeva da una miriade di piccoli indizi che aveva imparato a riconoscere ma che non sarebbe stata nemmeno lei in grado di elencare se qualcuno glielo avesse domandato. Forse era empatia...forse era qualcos'altro.

    Lo seguì verso la sua stanza.
    La camera da letto in cui non faceva entrare quasi nessuno se non gli amici più intimi,la sua cameriera personale e lei. Le tende rosso scuro erano tirate ma la finestra era aperta ed il vento le faceva ondeggiare mollemente. Nell'aria c'era l'odore di Michael,lo stesso che era capace di mandarla su di giri o di rassicurarla a seconda delle occasioni.
    Il letto era rifatto e sopra di esso qualche vestito buttato alla rinfusa, vittima del cambio frettoloso della mattina.
    Michael richiuse la porta alle loro spalle ed avanzò verso Melanie che si era avvicinata al suo carillon preferito e lo stava caricando.
    Trilly cominciò a volteggiare nella sua delicata forma di ceramica,con le ali di stoffa lucida e l'espressione sognante mentre le note di una melodia che conosceva a memoria ormai,ma che non sapeva attribuire a nessun ricordo, si spandeva nell'aria.

    -Vuoi che te lo regali? Ti piace tanto questo carillon...-
    -No...lo voglio qui. Così ho la scusa per venirci.-
    Rispose lei sorridendo.

    -Come se ti servisse la scusa...-

    -Non si sa mai...non mi piacciono le cose scontate.-
    -Scontata è l'ultimo aggettivo che ti si addice.-
    Michael le prese il carillon dalle mani e lo appoggiò sopra il mobile vicino al suo letto. La baciò con passione crescente e subito Melanie intuì che c'era qualcosa di diverso quella sera,qualcosa che non sapeva distinguere ma che le faceva crescere una febbre sottile sotto la pelle.
    Indietreggiò verso il letto e il sapore della bocca di Michael cominciò subito a darle alla testa. Il dolce veleno che la vinceva tutte le volte riprese a scorrerle nelle vene costringendola a quell'arrendevolezza che tanto detestava ma della quale ormai non voleva più liberarsi. La tenera tortura dell'essere tra le braccia dell'uomo che desiderava follemente senza potersi fondere con lui costituiva l'ultimo appiglio al quale si era votata per non impazzire.
    Michael era suo,completamente suo ma non in quel senso,non nella maniera che che il suo corpo esigeva,non come le erano appartenuti tutti gli uomini prima di lui.
    Le uscì un gemito tra le labbra quando prese a baciarle il collo tirandole indietro la testa delicatamente ma con fermezza. Quelle mani che non avevano sperimentato praticamente nessun altro corpo prima di lei erano diventate lo strumento più raffinato del suo piacere. Ogni tocco era plasmato per il corpo di Melanie,ogni carezza,stretta o semplice presa era calibrata su di lei con precisione e la cosa non poteva che farle perdere il senno.
    Portò una mano tra i ricci scuri mentre l'altra si aggrappava alla sua schiena implorando in silenzio un'altra dose di quelle labbra.
    Michael si stese sopra di lei facendo leva sui gomiti,la sua eccitazione era evidente e non si diede peso di nasconderla o non farla percepire a Mel che tuttavia cercava in ogni modo di spostare la sua attenzione altrove per non innervosirsi a quella mancanza.
    All'improvviso una mano scivolò sotto la sua maglia correndo prima lungo la schiena e poi tornando in basso e passando al ventre.
    Michael si staccò da lei con piccoli e composti baci fissandole le labbra arrossate e tumide poi spostò lo sguardo in basso dove la sua mano cominciava a sbottonare lentamente la camicetta bloccandole per un attimo il respiro.
    Uno dopo l'altro i piccoli pezzi tondi di madreperla cedettero fino a rivelare la pelle sottostante,coperta dal reggiseno bianco. Si alzò dal letto senza dire una parola e fece altrettanto con la sua camicia e con la maglietta che portava sotto rivelando un torace liscio e dai muscoli nervosi e ben delineati. Si piegò su di lei e tornò ad occupare il posto di prima,il calore della sua pelle a contatto con la propria la riscaldò come ed anche più del sole.

    -Michael...-
    Riuscì a bisbigliare lei incredula prima che lui la zittisse con un bacio mentre la mano raggiungeva i ganci del reggiseno sulla schiena .
    La musica del carillon terminò con un'ultima nota appena accennata lasciando soltanto i loro respiri ed il rumore del vento nella stanza.
    Michael prese a mormorare la stessa musica che si era appena fermata ed il cuore di Melanie impazzì. Guardava in basso,guardava il suo seno ormai nudo alzarsi ed abbassarsi affannosamente sotto di lei,chissà,forse riusciva anche a vedere il cuore che pareva volesse spaccarle il petto tanto martellava forte.
    Si sentiva indifesa,priva di protezione ed emozionata come se quella fosse la prima volta che si trovava sul letto con un ragazzo.
    Gli prese la testa fra le mani costringendolo a guardarla negli occhi,non voleva che si fermasse ma sentiva una sorta di paura,un'insicurezza che avrebbe avuto fine solo in quelle iridi scure.

    -Michael...-
    Lo disse di nuovo,con una punta di supplica nella voce questa volta.

    -Tranquilla...voglio solo dormire...e sentire il calore del tuo corpo contro il mio.-
    Respirò profondamente,le dita di Michael si posarono sul mento e scivolarono verso il petto,accarezzando il seno come fosse un cristallo prezioso.
    La rivelazione di quell'intenzione,diversa dalle sue aspettative,non la deluse affatto ma ebbe anzi l'effetto di tranquillizzarla e renderla di nuovo padrona di se stessa.
    Lo baciò sorridendo ed interrompendo di nuovo quella melodia sommessa. La mano di lui indugiava in basso dove i pantaloni le stringevano la vita senza avere il coraggio di farsi avanti.
    Fu allora che Melanie comprese che quella musica aveva uno scopo. Michael stava cercando il coraggio per avanzare nella scoperta guadagnando territori che non aveva mai osato esplorare. La sua compagna da sempre,colei che lo aveva ispirato,aiutato nei momenti più difficili e di solitudine,lo scopo di una vita intera...era ancora una volta a lei che chiedeva aiuto e sicurezza per andare avanti.Le sue speranze adesso erano riposte in quel motivetto lento ed infantile ma magico perchè proveniente proprio dal cuore.
    Questa volta però,non era da solo.

    Sollevò la schiena spostandosi verso di lui e baciando il suo collo ed il petto. Michael la accolse appoggiandosi al cuscino ed affidandosi fiduciosamente a Melanie che con estrema lentezza aveva cominciato a liberarlo dalla cintura che stringeva i pantaloni.
    Smise di mormorare la canzone nel momento in cui l'unico bottone sotto la vita abbandonò il suo ruolo.
    Mel lo guardò negli occhi infilando le dita ai lati dei fianchi e lui la aiutò nel compito sollevando appena il bacino e facendo scivolare la stoffa nera verso le caviglie e poi giù dal letto. Subito dopo la mano di lei prese la sua e la portò verso i propri fianchi. Slacciò il bottone dei jeans e Michael fu rapido a sfilarli lasciando che facessero compagnia ai propri a terra.
    Quasi nudo,con il cuore che folleggiava dentro la cassa toracica e le mani che carezzavano i fianchi della sua donna Michael portò le labbra sulle su quelle di lei chiedendo un bacio profondo che non gli venne rifiutato.

    -Adesso chiudi gli occhi...-
    Gli sussurrò nell'orecchio e stavolta fu Mel a mormorare la melodia del carillon mentre a pochi centimetri dal corpo teso di Michael sfilava la poca stoffa rimasta che la separava dalla nudità completa.
    Poco dopo fece lo stesso con lui adagiandosi subito al suo fianco,tremante,stordita,invasa da una tenerezza e da un senso di complicità che la lasciava senza parole.
    Avrebbe fatto presto in queste condizioni a vincere la sua partita,ma non le passò nemmeno lontanamente per la mente di poter approfittare di lui così.Si lasciò abbracciare e chiuse gli occhi,tutto quello che desiderava in quel momento era accanto a lei,palpabile,reale,di una dolcezza disarmante, il resto poteva attendere.

    Chapter 8. ~

    -Che ci fai tu qui?-
    -Te lo spiego dopo Bill.Ora fammi entrare prima che quelle ragazze mi lincino...-
    Bill,il capo delle guardie del corpo di Michael aprì la porta di metallo e fece sfilare Mel nel ristretto spazio guadagnato richiudendola immediatamente;il vociare della piccola folla che si era radunata fuori dal palazzetto dove Michael stava provando si spense alle loro spalle e la rossa tirò un respiro di sollievo.

    -Dio,sono pazze,non volevano farmi passare.-
    Esclamò sconvolta portandosi indietro i capelli con entrambe le mani. Erano le sette e mezza di sera ed invece di dirigersi direttamente a Neverland ed aspettare Michael come faceva sempre, Melanie aveva deciso di improvvisare una sorpresa e passare a trovarlo durante le prove.

    -Ahahah,farebbero molto di peggio se sapessero chi sei Mel!-
    Rispose Bill ilare,scatenando le risate delle altre due enormi guardie dietro di lui.
    Il fatto che Melanie avesse sempre visto Michael come un amico prima che come una superstar le rendeva difficile comprendere come ci potesse essere gente che si strappava i capelli e sveniva di fronte a lui. Quella specie di fanatismo le era sconosciuto e quando lui le raccontava alcune scene letteralmente da panico che gli erano capitate durante gli svariati anni di carriera rimaneva sempre a bocca aperta ed incredula,chiedendogli se stesse parlando sul serio o se la stesse prendendo in giro.

    -Non voglio nemmeno pensarci...-
    Rispose lei rabbrividendo.

    -Comunque,ragazzi,vi ho portato la cena...-
    Si tolse dalla spalla una pesante borsa dentro alla quale aveva infilato una pila di contenitori per il cibo.Tanto cibo.Dopotutto si trattava di uomini che pesavano mediamente 100 e più chili per cui aveva pensato di abbondare con le dosi.

    -Spero che vi piacciano gli spaghetti,quelli veri,cotti e non incollati...e senza ketchup al posto del sugo.-
    -Tu sei un angelo...-
    I ragazzi la guardarono con gratitudine afferrando ognuno un paio di contenitori e le posate che Mel non aveva scordato di portare dal ristorante.Uno per uno la ringraziarono con energiche pacche sulle spalle e grandi sorrisi e cercarono un posto dove sistemarsi per mangiare.

    -Tu che fai,ceni con noi?-
    Chiese Bill che aveva rovesciato una cassa di legno e ci si era seduto sopra.

    -No,sono venuta a trovare Michael...volevo fargli una sorpresa.-
    -Il tuo stakanovista è di là che prova dalle tre. Vedi tu se riesci a farlo staccare prima delle nove,ieri non voleva finirla più con l'ultima canzone.-
    Melanie ridacchio scuotendo la testa. Di questo passo si sarebbe consumato prima dell'inizio del tour quello scemo.
    Riprese la borsa vuota da terra e se la rimise in spalla mentre dal corridoio provenivano le note di basso di Billie Jean e la voce di Michael che chiedeva di alzare il volume.

    -Vedrò di fare il possibile ragazzi...buon appetito allora!-
    Li salutò con un sorriso ed un cenno della mano ben poco convinta di riuscire nella disperata impresa di far staccare Mike prima del tempo.
    Percorse il corridoio buio guidata dalla voce inconfondibile che intonava la prima strofa della canzone e spuntò sul lato destro della platea.
    Un tecnico delle luci stava issando un faretto proprio sopra al capo di Michael ed un altro uomo in tuta da lavoro collegava una matassa di cavi di colori diversi, freneticamente.
    Nessuno dei due la degnò di uno sguardo ma gli occhi di Michael scattarono subito nella sua direzione e si illuminarono,il tono della voce si flesse leggermente mentre un sorriso meraviglioso gli spuntava sulle labbra.
    Mel tirò fuori la lingua e gli sorrise a sua volta, poi si sedette a terra attendendo la fine dell'esecuzione in composto silenzio.
    Non emozionarsi di fronte a Michael che cantava era una cosa letteralmente impossibile persino per lei che era abituata ad averlo accanto praticamente ogni giorno.
    La voce riempiva le pareti vuote del palazzetto tornando alle sue orecchie limpida e perfetta come se lo stesse ascoltando a pochi centimetri da lei,la musica circondava le parole danzandoci insieme,Michael si muoveva come nessun altro,completamente padrone del palco,del suo regno.
    Finita la canzone chiese una pausa con estrema gentilezza (quasi non fosse il capo lì dentro) e saltò giù dal palco correndo verso Melanie che ancora applaudiva.
    Non si baciarono nè si abbracciarono con troppo calore per non destare sospetti a quella parte di staff che non sapeva della loro storia.

    -Cosa ci fai qui?-
    Chiese dandole un buffetto sulla guancia.

    -Sono venuta a portare la cena alle tue guardie del corpo...-
    Rispose ironica stringendosi nelle spalle.

    -Hai ancora molto?-
    -Almeno un'altra ora,perchè?-
    -Bè perchè...avevo in mente una cosa...ma se si fa troppo tardi non fa nulla...-
    Michael si morse le labbra,sapeva che quando Mel aveva quell'espressione in viso ne stava preparando una delle sue ma la cosa non gli dispiaceva,anzi. Il fatto che avesse un concetto di "situazione potenzialmente rischiosa" molto molto ristretto gli piaceva,Melanie era spericolata di suo e la maggior parte delle volte se ne fregava del fatto che avesse a che fare con una star in continuo assedio da parte di stampa e fans,proponendogli bizzarre uscite in moto,passeggiate notturne e apparizioni fugaci sotto mentite spoglie in cinema o negozi di giocattoli.

    -Potrei finire prima solo se mi dici che hai in mente.-
    -Ohhhh Mike ma se ti rovino la suspence che sorpresa è?-
    Sbuffò incrociando le braccia e mettendo un broncio che quasi fece crollare il contegno di Michael tanto gli venne voglia di baciarla.

    -Ti dico solo...Santa Monica,ok?-
    Michael fece due conti. Santa Monica poteva voler dire tante cose ma la prima che gli venne in mente fu la spiaggia,l'oceano ed il piccolo luna park sul lungomare che di notte veniva splendidamente illuminato. Nonostante la stanchezza l'idea di un piccolo viaggio fuori da Neverland lo elettrizzò e senza rispondere a Mel se ne tornò sul palco immediatamente.

    -Proviamo un'altra volta Bad e Working Day and Night e poi ci vediamo domani ok?-
    Annunciò a tutto lo staff che accolse la notizia con un vociare sollevato e qualche applauso.
    Melanie intanto attraversò il parterre e si diresse verso il camerino di Michael per attenderlo lì dentro.
    C'erano poche cose sparse in giro,un paio di abiti di scena ancora da finire,qualche bozzetto di altri,una valigetta per il trucco,alcuni post it gialli attaccati al grande specchio illuminato,un mucchio di cartelloni fatti a mano,lettere,fotografie e fiori inviati dai fans.
    A Michael piaceva conservare un pò tutto quello che mandavano. Oddio,non tutto tutto,altrimenti avrebbe dovuto avere una casa solo per i regali ed un'altra per le lettere ed i biglietti,ma le cose che più lo colpivano andavano ad arricchire la sua collezione la quale occupava già un paio di grandi stanze a Neverland.
    Mel prese un biglietto con due bambini paffuti davanti ed una calligrafia infantile dietro e si mise a leggerlo mentre un sorriso le si apriva sulle labbra. Era la cartolina di una bambina che,a giudicare da come scriveva,aveva sì e no 8 o 9 anni e raccontava cosa aveva fatto quel giorno a scuola a Michael come se fosse il suo più caro amico.

    -Sei gelosa di Nadine?-
    Le chiese una voce dietro di lei.
    Michael era appena entrato nel camerino e si stava avvicinando.
    Era sudato ed ancora ansante, probabilmente aveva corso anche nel corridoio per raggiungerla prima.

    -E' un amore...potrei esserlo!-
    -E' troppo carina,pensa che mi scrive dalla Francia ogni settimana...-
    -Ti amano tutti,dai 4 agli 80 anni Michael,ho una gran concorrenza.-
    Ridacchiò e la baciò a fior di labbra dopo essersi asciugato il viso con un asciugamano. Mel gli passò una mano sulla fronte e tra i capelli stringendosi a lui,fregandosene del fatto che fosse praticamente fradicio.

    -Sono contento che sia venuta qui.-
    Disse baciandole la fronte e respirando il profumo dei suoi capelli.
    La fece sedere e versò per entrambi dell'acqua ancora abbastanza fresca seppure rimasta fuori dal frigorifero.
    Ben presto,mentre Mel spulciava ancora tra l'interessante corrispondenza del suo ragazzo ed i vari ninnoli che i fans gli inviavano, Michael si infilò sotto la doccia e ne riemerse già quasi vestito un quarto d'ora dopo afferrando una maglietta pulita ed infilandosela sopra ai pantaloni di un blu molto scuro.

    -Mi deludi,pensavo che mi aspettassi nuda fuori dalla doccia per farmi un agguato.-
    Disse lanciando un'occhiata a Melanie che invece era rimasta perfettamente seduta,con le gambe accavallate per tutto il tempo.

    -Roba vecchia tesoro,inutile ripeterla...ma la mia prossima mossa sarà letale vedrai.-
    Michael la guardò vagamente preoccupato. A dire il vero dopo la notte trascorsa completamente nudi ed abbracciati sul suo letto gli "attacchi" di Mel si erano smorzati parecchio anche se lui non ne capiva il motivo.
    Non era infastidito ovviamente,ma sospettava che questa calma apparente nascondesse qualcosa di grosso e pericoloso per la sua sempre più vacillante forza di volontà.
    Dal canto suo invece,Melanie si sentiva stranamente più pacata e meno esasperata dalla mancanza del sesso. Sebbene lo desiderasse sempre moltissimo infatti,aveva capito che non era stata mai vicino a qualcuno quanto lo era ora a Michael e che l'intimità che tra di loro non si esprimeva fisicamente veniva riguadagnata e doppiata sul piano della complicità e delle affinità.
    In un certo senso si sentiva così bene che aveva quasi paura che un cambiamento potesse rompere quell'equilibrio perfetto.
    Non aveva in mente nessun piano malefico,letale o vagamente aggressivo quindi,ma stuzzicarlo la divertiva parecchio,così come le piaceva vederlo ancora arrossire di tanto in tanto, quando le sue battutine maliziose lo coglievano di sorpresa.

    Si prepararono per l'uscita attendendo il via libera di Bill. Michael montò sulla sua limousine e Mel se ne andò da un'uscita laterale aspettandolo qualche isoltato più in là,nel punto in cui si erano accordati.

    -Mel,mi raccomando,niente cazzate. Te lo lascio solo perchè mi hai corrotto con gli spaghetti questa sera.-
    Bill era come un padre per Michael e ci teneva veramente tanto;essendo il manager della sicurezza era in qualche modo responsabile della sua incolumità anche a turno di lavoro finito. La porta della limousine si aprì e Michael sgattaiolò dalla lunga auto nera al pick up in meno di dieci secondi.

    -Ricevuto capo,te lo riporterò sano e salvo tra qualche ora. E domani doppia razione di lasagne.-
    Rispose ridendo mentre Bill richiudeva il finestrino della limousine con un cenno della mano ed un largo sorriso sulle labbra.
    Baciò Mike prendendogli il viso tra le mani e subito dopo ingranò la marcia,destinazione Santa Monica.





    -Allora...andiamo sulle giostre?-
    -No.-
    -Andiamo a mangiare al fast food.-
    -No sei pazzo?-
    -Allora andiamo al Drive In a vedere l'ennesima replica di Top Gun.-
    -Nemmeno...-
    Il viaggio fu un interrogatorio continuo,Michael era curioso come una scimmia tanto che Melanie gli disse che Bubbles sarebbe stata sicuramente una compagnia più tranquilla di lui.
    Il crepuscolo fuori dai finistrini li accompagnava verso l'orizzonte. Un gruppo di nuvole grigio piombo si allungava astrattamente nel cielo altrimenti dipinto dai bagliori viola e rosso cupo tipici delle serate estive. L'aria era calda e profumava già di salsedine mentre le note di "Where The Streets Have No Name" si alzavano dalla Radio mandando Mel in visibilio,adorava gli U2.



    -Alza,alza!-
    Gridò a Michael che non si fece pregare.

    -I want to take shelter
    from the poison rain
    Where the streets have no name
    oh oh
    Where the streets have no name
    where the streets have no name-





    Cantò a squarciagola tutta la canzone mentre lui le faceva delle facce strane e si copriva le orecchie,prendendola in giro.
    Si voltò a guardarlo,sorridente, sereno,con gli occhi stanchi ma pieni di vita,pieni di voglia,di luce,di spensieratezza,non fece altro che stringergli la mano lasciandosi trasportare dal ritmo della musica e del suo cuore che quasi faticava a reggere quel momento di emozione così perfetta e che sapeva,avrebbe ricordato per una vita intera.
    l resto dei minuti di quel viaggio passarono in un appagante stato di grazia,silenziosi l'uno affianco all'altro e complici di qualcosa che non si sarebbe potuto esprimere a parole.
    La notte stava prendendo il sopravvento,i lampioni di Santa Monica illuminavano le strade dalle case colorate e dalle vetrine scintillanti. Gruppi di ragazzi passeggiavano uscendo da un locale all'altro,Michael li guardava. Poteva essere solo testimone di quella vita ma negli ultimi tempi non gli pesava più di tanto e sapeva che questo lo doveva in gran parte a Melanie.

    -Mangiamo qualcosa?-
    Chiese.
    -Take Away?-
    -Ci sto-
    Melanie lasciò il pick up in un parcheggio buio e scese alla volta del primo ristorante cinese che avevano incontrato.
    Il suo prezioso carico rimase in macchina immobile,attento a non farsi notare dai pochi avventori di quel posto buio che ogni tanto spuntavano dalla strada.Per fortuna Mel ci mise poco a tornare portando tra le braccia un grosso sacchetto con il cibo cinese dentro. Non appena rientrò in macchina Michael si sfregò le mani,affamato.

    -Ma cos'è questa balla che raccontano di te? Che sei vegetariano...-
    Lo aveva sentito alla radio il giorno stesso mentre era a lavoro e per poco non era scoppiata a ridere proprio nel mezzo della cucina.

    -Bè tecnicamente...non potrei mangiare carne e cose troppo grasse a causa dei problemi alla pelle. Ma non lo faccio per scelta.-
    -Ah ecco...no perchè ti ho visto trangugiare diverse scatole di Kentucky Fried Chicken in vita mia,non vorrei aver avuto le traveggole.-
    Michael non rispose,già impegnato sui suoi spaghetti alla piastra mangiati rigorosamente con le bacchette.
    Melanie addentò con soddisfazione il pollo alle mandorle e qualche chicco di risotto alla cantonese che poi Michael provvide a finire.Sazio si stiracchiò sul sedile della macchina liberandosi degli incarti ormai vuoti di cibo.

    -Ma allora questa sorpresa?-
    Chiese improvvisamente memore dello sguardo sibillino di Melanie al palazzetto.

    -Vedrai,vedrai...però prima devo chiederti una cosa anzi,ho bisogno che tu mi dica una cosa.-
    Si voltò verso di lui e nella penombra Michael vide i suoi denti bianchi mordere il labbro inferiore e le iridi chiare scintillare improvvisamente eccitate.
    Melanie frugò nelle tasche della gonna che indossava e ne tirò fuori una striscia di raso scuro che aveve tutta l'aria di somigliare ad una benda.
    La fece penzolare davanti agli occhi di Michael che cercò di afferrarla,ma lei fu più veloce,tirandola indietro.

    -Michael Joseph Jackson...ti fidi di me?-
    Quella domanda inattesa posta così a bruciapelo lo turbò,lasciandolo perso per un attimo. Cercò lo sguardo di Melanie e fece la spola tra la benda nera intrecciata ora tra le dita ed il viso della ragazza con gli occhi,cercando un indizio determinante che potesse suggerirgli la risposta giusta.
    Al momento,per come era sospetta la situazione,la partita aperta tra di loro e lo sguardo furbo che Melanie non si dava pena di nascondere, Michael avrebbe risposto di no.
    Ma la domanda sembrava indagare ben oltre quello scorcio di possibile attentato alla sua castità chiedendo se si fidasse in toto di lei e lì il suo cuore non aveva dubbi.

    -Sì.-
    Rispose risoluto,guardandola.
    La vide sorridere e subito dopo il nero della stoffa impedì ai suoi occhi qualsiasi altro contatto con il mondo.


    ***



    Michael sentì il vecchio pick up di Melanie borbottare sommessamente alla richiesta di partire ancora una volta ed eccitato sorrise. Non sapeva cosa le frullasse per la testa, ed il fatto lo mandava se possibile ancor più su di giri.
    Seguendo l'intuito cercò di visualizzare mentalmente la strada che stavano facendo solo per tener occupati i pensieri durante il tragitto e non fare ulteriori domande.
    Una curva,poi un'altra,una salita.
    Ovviamente non conosceva la strada ed il vano tentativo di immaginare il paesaggio non gli fu d'aiuto,ma quando la macchina si arrestò di nuovo voltò la testa verso la ragazza sperando invano che gli dicesse qualcosa a riguardo della nuova meta raggiunta.
    Melanie si limitò a ridacchiare nel vedere l'espressione perplessa di Michael poi aprì la portiera e scese svelta,diretta verso il lato passeggero.

    -Siamo arrivati...-
    Disse con un tono di voce che mascherava appena l'entusiasmo. Prese le mani di Michael nelle sue e le tirò leggermente per invitarlo a scendere.
    Non appena mise il naso fuori l'odore del mare lo pervase e il rumore placido delle onde gli arrivò alle orecchie svelando parte del mistero. Erano su una spiaggia.

    -Ehi ma...non è rischioso? Non potrebbero vedermi?-
    -Sthhhh,secondo te sono così scema da portarti in mezzo alla spiaggia di Santa Monica testone?-
    Lo rimbeccò affettuosamente Melanie.
    Si spostarono di qualche decina di metri,Michael la seguiva ancora cieco,con un gran sorriso sulle labbra aspettando la sua prossima mossa. La sabbia sotto i piedi cedeva facilmente ai loro passi rendendo la camminata un pò difficoltosa e sicuramente buffa. Le ultime luci del crepuscolo stavano abbandonando l'orizzonte ma Mel sapeva perfettamente dove dirigersi anche con la poca luce ancora utile. Conosceva quel posto dall'infanzia,era il suo preferito quando era bambina e sua mamma la portava al mare nei pochi giorni liberi in cui non lavorava.

    -Eccoci...-
    Sussurrò fermandosi dopo qualche minuto.
    Lasciò la mano di Michael che si sentì perso per un secondo. Il rumore delle onde si era fatto più vicino e una leggera brezza che spirava dall'oceano spingeva qualche goccia salata verso la riva facendogli assaggiare la salsedine; attese in silenzio un cenno di Melanie fino a quando sentì le sue mani di nuovo addosso.


    -Cosa fai?-
    Chiese preoccupato dal fatto di sentire le dita sottili di Mel sbottonargli la camicia.L'idea che lo avesse portato lì per dare una scena diversa all'ennesima tentazione gli era serpeggiata nel cervello sin dall'inizio e quella mossa poteva esserne la prova. Ultimamente Michael si ritrovava spesso ad accarezzare pensieri che lo facevano arrossire violentemente senza che se ne rendesse conto. La sua fantasia sembrava sempre pronta a scivolare in modo subdolo verso il pensiero del corpo di Melanie,dela sua pelle vellutata e del'invitante calore del suo abbraccio. Non riusciva ad opporsi più di tanto ma si sentiva quasi in colpa nel lasciarsi andare così a queste fantasie quando invece con le altre ragazze prima di lei era riuscito sempre -più o meno bene- a controllarsi.

    -Come siamo nervosi...avevi detto che ti fidavi di me o no? Devi continuare a farlo...-
    Melanie non si fece intimorire da quell'esclamazione sospettosa riprendendo imperterrita a sbottonare la camicia fino a quando la stoffa non mostrò la pelle brunita del petto di Michael. Gliela fece scivolare sulle spalle e ne sfilò le maniche lasciando che cadesse sulla sabbia.

    -La prima risposta è quella che conta,lascia che finisca di fare ciò che devo e non ti preoccupare.-
    Aggiunse slacciando le scarpe che precedettero la cintura dei pantaloni ed i pantaloni stessi.

    Non senza ulteriori proteste Michael si ritrovò in boxer,con i piedi immersi nella sabbia fredda e la benda ancora fermamente intrecciata dietro la nuca.
    A Melanie sfuggì una risatina nel vederlo così,indifeso e molto preoccupato,così differente dal dio indiscusso del palcoscenico che aveva ammirato qualche ora prima.
    Pochi istanti dopo gli prese la mano e lo condusse verso l'acqua scura.

    -Uhhh!-
    Michael apprezzò con un'esclamazione infantile il solletico delle onde sulle caviglie. L'acqua, a dispetto delle sabbia che aveva perso subito il calore accumulato dal sole,era rimasta tiepida o comunque di una temperatura gradevole rispetto all'esterno.
    Si immersero lentamente uno dietro l'altro abituandosi alla nuova piacevole sensazione mano a mano che il loro corpo spariva nel mare.
    Nella poca luce rimasta il sorriso di Michael era ancora visibile,ben stampato in faccia e apparentemente intenzionato a non andarsene.
    Melanie si girò verso di lui e finalmente sciolse la benda di raso arrotolandosela intorno al polso.
    Lo guardò sorridendo.

    -Allora...quanti anni erano che non facevi un bagno in mare?-
    Chiese abbracciandolo e staccando i piedi dal fondo per allacciarsi con le gambe a lui.

    -Tanti...-
    Rispose baciandola e stringendo le sue braccia dietro la schiena per sorreggerla senza sforzo.
    Michael si guardò intorno,gli occhi abituati al buio della benda non ebbero difficoltà a distinguere le poche cose illuminate del paesaggio.
    In lontananza c'era il piccolo luna park di Santa Monica con la ruota panoramica e le montagne russe,il lungomare costellato da lampioni,la strada ad una cinquantina di metri da loro ed i vetri del pick up di Mel,poco più su,che riflettevano i fari delle macchine di passaggio.

    -Dove siamo?-
    -Nella mia baia dei pirati di quando ero bambina.
    E' una spiaggetta un pò fuori mano,sempre abbandonata perchè lontana dalle comodità.Venivo a giocarci quando ero piccola,c'era un grosso tronco arenato laggiù,era il vascello.-

    -Ovviamente eri tu il pirata...-
    -Ovviamente.-
    Risero e cercarono l'uno le labbra dell'altro. Michael portò le dita tra i capelli già bagnati di Melanie e le afferrò la nuca rendendo il bacio più profondo. L'acqua tiepida era una splendida coperta che li proteggeva dall'esterno e l'emozione di fare un bagno in mare dopo tanti anni lo rendeva felice ed appagato. Tra il problema del sole e quello della popolarità la spiaggia era per lui un vero e proprio tabù... che ancora una volta era stata Melanie ad infrangere.

    -Allora,ti è piaciuta la sorpresa?-
    Chiese staccandosi da lui ed abbassandosi in acqua fino al collo.

    -Tantissimo ma... è tutta qui?-
    Melanie sollevò un sopracciglio,interrogativa.
    -Voglio dire...un bagno senza nessun attentato ai miei freni inibitori?-
    Chiese facendole nascere una risata in gola.
    -Se non ti conoscessi direi che sei quasi dispiaciuto della cosa.-
    Mel scattò indietro schizzandolo un pò con la mano .
    -Chi lo sa...potrebbe essere...-
    Quasi stentava a crederci che quella risposta provenisse dalla voce di Michael. Da quando in qua era capace non solo di risponderle a tono alle provocazioni maliziose ma anche di farle?
    Ridacchiò stupita mentre lui la raggiungeva di nuovo afferrandola per la vita con una mano e tirandola a sè. Sentì il suo respiro sul viso anche se ormai faticava a riconoscerne i tratti. Le mani di Melanie uscirono dall'acqua ad afferrargli le guance tra i palmi bloccando un bacio che stava per arrivare.

    -Non giocare con il fuoco...-
    Gli soffiò tra le labbra prima di assaggiarne il sapore misto al sale. Michael fece scivolare la lingua nella bocca di Mel intrecciandola con la sua mentre l'eccitazione gli annebbiava i sensi prepotentemente. Era come un bicchiere di vino bevuto a digiuno,ma più forte,più immediato ed infinitamente più potente. Tutto il mondo gravitava di nuovo intorno a lei ed ogni fibra del suo corpo sembrava bruciare dal desiderio di averla.
    La sua presa si spostò alle spalle ed al petto di Michael,respirava veloce ed aveva il cuore che pulsava in modo disperato. Melanie lo aveva sentito ormai decine e decine di volte in questo stato,erano gli stessi sintomi,la stessa febbre che prendeva lei quando lui le si avvicinava in modo poco innocente.
    Allacciò le sue gambe intorno ai fianchi incontrando sotto la stoffa la sua eccitazione che non nascondeva proprio nulla di quel desiderio che lo stava consumando.Mel si morse il labbro ed emise un piccolo verso di soddisfazione nel sentirlo così. Sapere quanto lo eccitasse la riempiva di un orgoglio che si rinnovava ogni volta dentro di lei. Si sentiva in qualche modo potente e fiera di quella reazione come se avesse impiegato chissà quali forze e risorse per provocarla quando ormai invece era evidente che a lui bastasse solo il sentore del suo profumo.
    Incurvò il bacino ondeggiando delicatamente ma con precisione sopra quel turgore. Quel lascivo movimento venne amplificato dal contatto con l'acqua che lo rese quasi insopportabile a Michael. Chiuse gli occhi abbandonando la fronte contro il petto di Melanie mentre un silenzioso gemito gli corrompeva le labbra. Il movimento,quel ritmo lento ma letale e la sensazione di calore del corpo della sua ragazza lo portarono a chiedersi come sarebbe stato tutto quello...dentro di lei.
    Il pensiero gli squarciò la mente e gli fece stringere le mani sui suoi fianchi,tentando di mettergli un freno.

    -Basta...-
    La implorò. Mel gli prese il viso e lo sollevò verso di lei con decisione,baciandolo languidamente.
    Non si trattava più di approfittare della sua debolezza lì,non voleva coglierlo di sorpresa e fargli fare cose di cui si sarebbe pentito in preda all'ebrezza dell'eccitazione. Sebbene il suo corpo scalpitasse per averlo voleva che fosse lui a chiederglielo,a convincersi,a cedere volontariamente all'amore che gli stava offrendo.
    Michael si gettò con la bocca nell'incavo del collo, ansante mentre le sue dita le stringevano i fianchi quasi a farle male. Rallentò il movimento limitandosi a premere contro di lui e lo costrinse di nuovo a guardarla alzandogli il mento. I suoi occhi erano lucidi e brillavano di una luminosità animale,la stessa che vi aveva visto dentro quando Michael ballava.

    -Dammi un motivo per fermarmi,dimmi perchè...-
    Michael scosse debolmente la testa,o forse fu soltanto un movimento involontario dovuto al controllo che lo stava abbandonando senza appello.
    Non rispose,serrò le labbra contro quelle di lei in un bacio sofferente e per tutta risposta Melanie slacciò il sottile pezzo di cotone che legava il sopra del costume da bagno lasciando che cadesse in acqua.
    Non parlò,non riuscì a pronunciare una sola sillaba,il cervello incapace,nonostante provasse con tutte le sue forze,di formulare un pensiero di senso compiuto che potesse essere la risposta giusta.
    La spinse semplicemente più in alto ed immerse il viso in quella pelle tiepida e salata coprendole di baci i seni e sentendo il sangue dentro di lui chiedere una resa.

    -Michael...-
    Lo richiamò lei imperterrita,decisa ad avere una risposta o...
    -Ti voglio...-
    Gemette con le labbra che ancora esploravano frementi la sua pelle.
    Melanie ebbe un brivido profondo e staccò il bacino da lui fermando quella dolce tortura ,lo guardò negli occhi,Michael le portò una mano tra i capelli stringendo le ciocche tra le dita.

    -Ti voglio-
    Ripetè questa volta a voce più alta e tuffandosi sulle sue labbra subito dopo.
    La passione di quel bacio la scosse in modo incredibile,si sentì sciogliere,fondersi con l'acqua del mare ed ebbe per un momento la sensazione che il suo stomaco si stesse ribaltando. Michael la desiderava,la voleva nello stesso modo in cui lei lo voleva.
    La consapevolezza che ciò che bramava da troppo tempo ormai si stesse per avverare la afferrò nel momento in cui sentì la mano di Michael scendere lungo la schiena e fermarsi sull'elastico del suo costume.
    -Sono tua...-
    Rispose seguendo le uniche parole che l'istinto le suggeriva ed aprendo di nuovo gli occhi nel buio.


    Fu in quel momento che vide qualcosa che le fece gelare il sangue.
    In lontanaza,proveniente di certo dalla strada alle spalle della spiaggia la luce di una torcia traballante si stava avvicinando. Si irrigidì tra le braccia di Michael che subito capì che qualcosa non andava e gli mise una mano sulla bocca per non farlo parlare.
    Immediatamente entrambi si abbassarono con il corpo in acqua ed osservarono la scena.
    Qualcuno stava puntando la luce verso il pick up e vi stava guardando dentro cercandone i proprietari.
    Per quanto potessero vedere alla luce della luna si trattava di un uomo sulla cinquantina con un cappello da baseball in testa,piuttosto corpulento.

    -Cosa diamine vuole adesso questo...-
    Sibilò Mel inviperita non solo per il fatto che stesse guardando dentro alla sua macchina ma soprattutto perchè li aveva interrotti. Michael la zittì all'istante immergendosi ancora un pò di più in acqua mentre ill battito accelerato a causa dell'eccitazione lasciava il posto a quello per l'adrenalina.

    -Potrebbe essere il proprietario di questa spiaggia?-
    -E che ne so...una volta era libera-
    -Sì,vent'anni fa...-
    Attesero che l'uomo spostasse la sua attenzione altrove. Borbottando qualcosa riguardo "i maledetti giovani che vengono ad imboscarsi qui" se ne andò in direzione del luna park sempre battendo la spiaggia,forse nella speranza di trovare i colpevoli di quell'invasione di campo arrotolati tra gli asciugamani.
    Non appena si fu allontanato abbastanza Melanie e Michael uscirono dall'acqua il più silenziosamente possibile raccattando i vestiti lasciati a terra e schizzando verso il pick up che subito riprese la strada di casa.
    Anche per quella volta era andata bene.

    Mel tirò un sospiro di sollievo,Mike al suo fianco si stava asciugando con il grosso telo che lei aveva lasciato sul sedile posteriore.
    Se non si fosse trattato di un'occasione come quella mandata in fumo per un dannatissimo passeggiatore notturno sarebbe sicuramente scoppiata a ridere buttandoci sopra battute su battute,ma proprio non riusciva a prenderla con filosofia.
    Michael dal canto suo sembrava ancor più serio di lei. Guardava fisso avanti la strada illuminata dai lampioni mentre si legava i capelli umidi nervosamente fallendo un paio di volte nel fare la coda prima di riuscirci.

    -C'è mancato un pelo...-
    Disse Mel forzando un tono allegro.
    -Uh? Già...-
    Rispose a mezza bocca e senza guardarla.
    Non capiva se fosse teso,scocciato o peggio ancora arrabbiato ma l'esperienza le insegnava che quando Michael stava zitto era brutto segno. Si fece passare l'asciugamano e tamponò alla meno peggio l'acqua di mare che le era rimasta addosso fradiciandole la maglietta indossata in fretta e furia.
    Stava guidando scalza e senza gonna o pantaloni ma semplicemente con lo slip del costume indosso,sperando che nessun poliziotto fosse di pattuglia per la strada verso Neverland.
    Per il resto del viaggio fu silenzio totale,ognuno immerso nei propri pensieri che parevano accavallarsi e rincorrersi mano a mano che i minuti scorrevano.
    Quando arrivarono davanti al grande orologio all'entrata della villa Mel spense il motore e sospirò.

    -Eccoci qui,allora...buona notte...-
    Fine della serata,fine della storia ed alla prossima occasione perfetta mandata a monte. Si girò verso Michael che la stava già fissando.

    -Perchè,dove vai?-
    Chiese con uno strano tono di voce che Mel non gli aveva mai sentito.
    Si guardarono per un lungo istante illuminati dalla luce che proveniva dal portone appena aperto e che li faceva sembrare entrambi pallidissimi.
    La prima cosa che venne in mente a Mel era che forse Michael voleva farle fare una doccia o per lo meno farla asciugare. La seconda fu che forse voleva parlare dell'accaduto e chissà,magari infilarci anche la ramanzina per la serata da cardiopalma,la terza ipotesi,che faticò non poco ad emergere, fu che forse non aveva accantonato le intenzioni di prima.

    Scosse la testa debolmente attraversata di nuovo dalle due parole che l'avevano fatta vibrare come una corda di violino e sentì un'improvvisa accelerazione del battito.

    -Da nessuna parte.-
    Rispose neutra ma con un filo di voce prima di infilarsi la gonna e seguire Michael che intanto era già rientrato.
    Salirono le scale che portavano al piano di sopra in silenzio;la tensione era palpabile,quasi visibile come un filo che li univa senza un capo e senza una coda,appartenente a tutti e due alla stessa maniera.
    Le stanze appena illuminate li accolsero una dopo l'altra,sfilando sotto i loro occhi senza pretesa di essere prese in considerazione davvero,come se sapessero l'importanza di ciò che stava accadendo.
    Michael puntò diretto verso la sua camera ma si fermò prima della porta,dove due pupazzi di bambini facevano un ponte con le mani proprio come se stessero giocando.
    Le prese il polso e sciolse la benda nera che Melanie vi aveva legato in acqua passandosela tra le dita più volte e poi la gettò su una sedia tornando a guardarla.

    -Sai perchè voglio che resti qui questa notte?-
    Chiese facendo scaturire quelle parole dalla sua voce vellutata come una carezza. Melanie prese tempo per rispondere,avvicinandosi a Michael e portandogli le mani sulla camicia ancora sbottonata.

    -Perchè mi vuoi.-
    Sussurrò lasciando che il brivido di prima la attraversasse intensamente.
    -Perchè ti voglio sì. Voglio fare l'amore con te.- Glielo confermò candidamente e con una voce ferma e stranamente calma che la avvolse ancor prima che lui lo facesse con le proprie braccia.
    Melanie cercò di fissare dentro di sè quel momento come mai aveva fatto prima di allora. Michael le stava dicendo che voleva amarla ed aveva deciso di farlo di spontanea volontà. Si sentì spiazzata ma in modo piacevole e non riusciva a capire chi,in quel modo,avesse vinto la loro sfida personale.
    Ci pensò lui con un bacio però, a scacciarle qualsiasi altro pensiero dalla testa che non fosse il sapore dolce delle sue labbra. Aprì la porta della camera allontanandosi appena e la guidò dentro cingendole i fianchi con le mani.
    Anche questa volta la stanza era in penombra ma le tende erano aperte del tutto lasciando penetrare la luce algida della luna ed il canto di un usignolo che era posato chissà dove su una delle tante querce che circondavano la villa.
    Melanie si avvicinò alla finestra mentre sperimentava una ineffabile agitazione crescerle dentro,il suo desiderio più grande da quando stava con Michael stava per essere appagato e lei si sentiva ancora una volta insicura e emozionata come una ragazzina alle prime armi.

    Così lontana dalla Mel la mangiauomini,così diversa dalla ragazza di mondo che non si faceva problemi a portarsi a letto chiunque le andasse,così cambiata...e tutto per lui.
    Porsi delle domande a quel punto non avrebbe avuto senso e comunque,anche se lo avesse fatto probabilmente non sarebbe approdata a nessuna soluzione. L' essere cambiata non la faceva stare male anche se aveva sempre biasimato le donne che si snaturavano per amore;le nuove emozioni che Michael era stato capace di regalarle senza fare il minimo sforzo le avevano aperto gli occhi su un mondo fino ad allora inesplorato. La sua felicità era felicità per lei,un sorriso sapeva rasserenarle una giornata ed un semplice sguardo poteva provocarle un improvviso impeto di emozione che non riusciva a dissimulare.
    La bocca di Michael arrivò sul suo collo mentre l'abbracciava da dietro,gli occhi di Mel si chiusero dal piacere.

    -Sei ancora bagnata...-
    Le sussurrò tra i capelli che sapevano di sale. Sotto la maglietta bianca il seno scoperto di Melanie reagì alla leggera brezza della notte inturgidendosi,la stoffa attaccata alla pelle non nascose nulla di quella reazione e la cosa non sfuggì a Michael che portò le mani verso l'alto,ancora memore del prezioso tesoro che aveva assaporato in acqua e che adesso era appena coperto da un velo leggero.
    Il respiro di Mel aumentò automaticamente quando le dita di lui cominciarono a descrivere piccoli cerchi intorno ai capezzoli per poi scendere ed infilarsi sotto la stoffa rendendo così il contatto ancora più diretto.
    Gettò la testa all'indietro,sulla sua spalla e la bocca di Michael la raggiunse subito sfiorandole il collo e baciando ogni centimetro di pelle che incontrava su quell'immaginario percorso.
    Melanie si girò e catturò le sue labbra in un bacio profondo,pieno di desiderio e di passione al quale lui rispose con pari intensità,lasciandola senza fiato.Fece scivolare la camicia dalle sue spalle che cadde a terra e gli disegnò il collo,il petto,il ventre con un'estenuante processione di baci che lo fecero gemere sommessamente. Michael le prese la testa tra le mani quando Mel,ormai in ginocchio,si apprestava a risalire di nuovo verso l'alto.

    -Mi fai impazzire...Dio,mi fai impazzire.-
    Quelle parole la stordirono più di una droga rendendola cieca e sorda a qualsiasi altra cosa che non fosse il suo ragazzo. Si alzò di scatto e gli buttò le braccia intorno al collo baciandolo a lungo mentre si sfilava la maglietta.
    Impazzire...impazzire.Era lei pazza,completamente pazza dell'uomo che aveva davanti e che adesso la spingeva delicatamente ma con decisione verso il letto,senza smettete di baciarla di accarezzarla,di farle sentire quanto la desiderasse profondamente.
    Le ginocchia trovarono per prime il materasso e Melanie si sedette portandosi dietro Michael e salendo in modo poco agile verso la parte alta del letto.
    Lui tremò di piacere quando la mano di Melanie si fermò per un attimo sulla sua erezione accarezzandola attraverso la stoffa.
    La cintura che le stringeva i fianchi si arrese presto e la gonna le accarezzò le gambe un'ultima volta prima di sparire, seguita a ruota dal pezzo di stoffa rimasto che ancora la copriva.
    Si ritrovò nuda davanti a Michael che si era sollevato sulle ginocchia per osservarla nella sua bellezza.

    -Vieni qui...-
    Gli disse aprendo le braccia per accoglierlo. Si abbassò su di lei lasciando che i loro corpi di toccassero per un lungo momento prima di ricominciare a descrivere elaborati arabeschi con i polpastrelli scendendo e risalendo sulle curve e sui pendii del suo corpo fino a raggiungere la cima del naso e poi le labbra arrossate dai baci. La punta di due dita si fermarono chiedendo l'accesso allla sua bocca con tocchi gentili. Melanie guardò Michael negli occhi e poi le baciò dischiudendo subito le labbra per accoglierle.
    Il calore della bocca avvolse le lunghe estremità rimandando il pensiero ad un altro tipo di morbido calore che avrebbe voluto sperimentare con tutto sè stesso. L'espressione sul volto di Michael doveva essere stata eloquente perchè Mel non esitò ancora a liberarlo degli ultimi indumenti e portarlo sopra di lei,tra le sue gambe che gli accarezzavano i fianchi sottili.
    Il contatto con l'umida intimità di Mel lo stravolse facendogli chiudere gli occhi per il desiderio quasi doloroso.

    Dentro di Michael l'eccitazione e la paura combattevano strenuamente un duello che avrebbe potuto concludersi di lì a poco anche se non era sicuro del modo. Portò i gomiti ai lati della sua testa mentre Melanie inarcava la schiena per aumentare quel contatto che la stava facendo impazzire.

    -Sono nervoso...-
    confessò lui mordendosi le labbra.
    -Non devi esserlo...ti voglio come non ho mai voluto nessuno in vita mia Michael,sono tua,tua in ogni senso possibile del temine.-
    Riuscì a sussurrare a fatica prima di baciarlo sentendo la tensione arrivare alle stelle. Michael la guardò con le labbra dischiuse ed il cuore che sembrava essersi trasferito in gola.Con un'unica fluida spinta del bacino la riempì completamente gettando in avanti la testa,perso in un piacere nuovo e mai provato.
    Stordito ma preso da una smania che lo lasciò senza fiato guardò Melanie che riaprì gli occhi un secondo dopo ,godendosi finalmente l'oggetto del suo desiderio dentro di lei.
    Gli portò le mani alle spalle immergendole nei capelli arruffati ed induriti dalla salsedine.

    -Adesso...- sussurrò incapace di staccare le iridi chiare dai suoi occhi.
    -Danza...-
    Il ritmo del sesso albergava nel suo corpo da quando aveva cominciato a muovere i primi stupefacenti passi sul palcoscenico. Privilegiato dalla natura,dotato dal fato di una grazia e allo stesso tempo di una potenza impareggiabili, Michael conosceva già da tempo l'intima fusione del corpo con un altro elemento,la musica.
    Adesso,tutto quello che doveva fare era riversare quella passione su Melanie rendendosi così strumento di piacere l'uno per l'altro.
    Guidato dall'istinto,dal desiderio e dal corpo stesso di Mel che si muoveva flessuoso assecondando i suoi movimenti, Michael affondò in lei ancora ed ancora,profondamente, seguendo il ritmo nella sua testa,rallentando e accelerando con più o meno vigore mentre il piacere avanzava prepotente come un'onda, si unì a lei in un solo corpo che pareva muoversi all'unisono con una musica immaginaria.

    -Oh...-
    Gemette più forte abbassandosi su di lei e baciandola.Melanie si sentiva impazzire mentre un familiare calore nel basso ventre le preannunciava l'estasi che la scosse poco dopo,stringendo Michael dentro di lei e contro il proprio corpo,abbracciandolo febbrilmente e gemendo il suo piacere oltre la spalla, poco prima che anche lui fosse vinto allo stesso modo con un'ultima fremente spinta.
    Si abbandonò tra le braccia di Melanie respirando forte,gli occhi chiusi ed il viso contro il cuscino avvolto da una sensazione di appagamento completamente nuova.
    Ancora dentro di lei sollevò il capo e la baciò sulle labbra,grato,felice ed ancora incosciente del mondo esterno.

    -Ti amo.-
    Sussurrò Melanie con le lacrime agli occhi per una felicità priva di argini che le nasceva dal petto.
    Lo disse per la prima volta in vita sua credendoci davvero. Quelle due parole assunsero un significato concreto solo allora,mentre stringeva Michael tra le braccia e non desiderava altro che restare così per tutto il resto della notte.

    -Ti amo anche io...-
    Rispose prima di rotolare piano su un fianco ed appoggiare la testa sul suo petto,lasciandosi cullare dal rassicurante battito di quel cuore che sentiva appartenergli veramente.

    ~Chapter 9.

    M
    ichael aprì gli occhi lentamente,destato dalla luce che riempiva la stanza. Gettò lo sguardo all'orologio sulla parete opposta al letto,pareva segnare le otto e mezza quando all'improvviso il ricordo della notte appena trascorsa lo colpì, privandolo completamente degli ultimi strascichi di sonnolenza.
    Aveva fatto l'amore con Melanie;ogni sguardo,gemito,carezza,ogni respiro e minimo sussurro era impresso nella sua mente in maniera chiarissima,come un filmato che gli mostrava tutti i dettagli ancora ed ancora,in una moviola che gli fece subito accelerare il cuore.
    Si stiracchiò le braccia intorpidite rotolandosi nel lenzuolo candido che lo avvolgeva mentre il rumore della doccia proveniente dal bagno della sua camera gli fece capire che Mel si era svegliata prima di lui.
    Fece un profondo respiro puntando senza attenzione gli occhi al soffitto alla ricerca di quel senso di colpa che,era sicuro,lo avrebbe attanagliato da un momento all'altro.
    Tante di quelle volte si era ripetuto che il sesso prima del matrimonio era sbagliato che ora non poteva fare a meno di pensare che, una volta passata la passione del momento, si sarebbe sentito oltremodo colpevole e sicuramente si sarebbe biasimato per aver ceduto al desiderio.
    Vuotò i pensieri al meglio che riuscì a fare pronto a stringere i denti quando il groppo allo stomaco lo avrebbe assalito da un momento all'altro,ma non accadde niente,non sentì nessun senso di colpa impossessarsi di lui,nemmeno richiamato dal ricordo della voluttà del loro amplesso.
    Niente se non una sensazione di euforica ed appagante leggerezza.

    -Buongiorno...-
    Melanie uscì dalla doccia in quell'istante,interrompendo la sua meditazione priva dei risultati attesi.
    Avvolta in un asciugamano blu,con i capelli gocciolanti ed i piedi scalzi raggiunse il letto e si sedette sul bordo con un sorriso radioso sulle labbra.
    Michael lasciò che i suoi occhi esplorassero i contorni del viso,gli zigomi,la bocca ben delineata e gli occhi luminosi di Mel. Li trovò esattamente identici al giorno prima,sempre uguali e allo stesso modo adorabili,niente pareva cambiato.
    Chissà perchè era convinto che non sarebbe riuscita a guardarla in volto senza arrossire una volta che si fossero amati. Durante le sue peregrinazioni mentali intorno all'argomento sesso si era costruito una quantità di idee del tutto originali non solo sull'atto in sè, ma anche sulle relative conseguenze, ancora una volta però i fatti parevano smentirle.
    Si sedette e la baciò a fior di labbra preso da un'improvvisa urgenza di toccarla,mentre un paio di gocce gli bagnavano il dorso della mano. Non solo non era diversa e non si sentiva imbarazzato,ma l'unione con il suo corpo sembrava avergli stimolato una sorta di gratificante senso di condivisione. Lei lo aveva accolto dentro di sè donandogli una consapevolezza che prima di allora non si era sentito di provare con nessuna.
    Melanie lo osservava visibilmente incuriosita provando ad immaginare cosa gli frullasse in testa.
    Appena sveglia si era chiesta come sarebbe andata la mattina dopo con Michael,come avrebbe preso la cosa e quali conseguenze avrebbe portato l'intimità della notte precedente.
    Vedere un sorriso in risposta e sentire di nuovo le labbra di lui sulle sue la rassicurarono in parte,dandole il coraggio necessario per proseguire in una conversazione.

    -Dormito bene?-
    Chiese cauta. Nonostante la domanda che volesse fargli fosse di altro tipo e non avesse bisogno di quella conferma dato che aveva visto con i propri occhi Michael dormire come un sasso tra le sue braccia si trattenne, ritenendo che per il momento fosse meglio non esagerare e tastare ancora un pò il terreno.

    -Oh sì,come un bambino.-
    Rispose lui annuendo e provocandole una risata che a questo punto riuscì ad arginare.

    -Scusa...ma mi sembravi tutto tranne che un bambino ieri sera...-
    Esclamò buttandosi sul letto e continuando a ridere di gusto,troppo maliziosa per lasciarsi sfuggire una battuta del genere.
    Michael arrossì leggermente e per mascherare l'imbarazzo si buttò su di lei tentando di farle il solletico ma Melanie fu più veloce e lo intercettò a metà strada,afferrandogli la testa tra le mani e chiudendogli le labbra con un bacio che durò anche più del previsto.

    -Allora...come va?-
    Chiese poi staccandosi,l'imbarazzo dell'argomento ormai abbattuto senza sforzo. Intrecciò le dita con una ciocca di ricci scuri. Subito l'immagine di quel capelli folti e scomposti che ondeggiavano lascivi sopra di lei nella penombra le provocò un brivido lungo la schiena. Michael era stato un amante eccezionale,attento e passionale anche se inesperto,l'aveva lasciata senza fiato sia nel vero senso della parola sia in quello metaforico. Decine e decine di volte Mel aveva immaginato e sognato come sarebbe stato fare l'amore con Michael...
    Non che si aspettasse un fiasco da uno che si muoveva sul palco e ballava in un modo capace di mandare in visibilio milioni di donne,ma certo la realtà aveva superato le più rosee aspettative.

    -Bene..cioè,è strano.-
    -Che intendi?-
    -Intendo che...aspettavo di avere sensi di colpa,di biasimarmi per la cosa di...sentirmi sporco. E invece è tutto...-
    Indugiò sull'ultima sillaba cercando una parola che calzasse ai suoi sentimenti ora più chiari che mai.
    -Meraviglioso?-
    -Meraviglioso...è il termine esatto.-
    Un gran sorriso spuntò dalle labbra di Mel quando ebbe la conferma che Michael fosse uscito miracolosamente indenne dalle sue paure. Pervasa da un senso di gioia di nuovo incontenibile lo strinse forte a sè baciandolo ed assaporando quella bocca che avrebbe riconosciuto in mezzo a mille.
    Sapere che l'uomo che amava e che ricambiava quel sentimento allo stesso modo era felice le procurava uno stato di grazia capace di cancellare dalla sua mente qualsiasi altra cosa che non fosse Michael stesso.
    Lo guardò con gli occhi colmi di gratitudine per il solo fatto di essere lì con lei a condividere quel momento nel silenzio della mattina mentre lui le passava una mano tra i capelli umidi.

    -L'amore non è mai sbagliato,non credi?-
    Sussurrò quando un pensiero astratto le sfuggì dalle labbra.
    -Mai,in ogni sua forma. E' tutto per amore...adesso lo so-
    Rispose portando l'indice dal mento alla fossetta alla base del collo di Melanie,dove il cuore pulsava restituendo alla vista e al tatto il suo ritmico incedere.

    -Per amore e solo per amore...Non sai quanto io sia felice...-
    Melanie si allungò verso l'alto per raggiungere la sua fronte con le labbra,si sentiva quasi stravolta da quella sensazione del tutto nuova per lei,domandandosi quanto il suo cuore avrebbe resistito prima di scoppiarle in petto dal sentimento che sentiva crescere ogni minuto.
    -Sì che lo so...lo so perfettamente,lo sei quanto me.-
    Rispose lui baciandola di nuovo ed accarezzandole il braccio fino a congiungere la mano con la sua,intrecciando le dita.

    -Ma ora forse è meglio che vada ad asciugarti...ed io a fare una doccia-
    Aggiunse infine posandole un ultimo lungo bacio sulle labbra.

    Michael si diresse verso il bagno e Melanie alla ricerca di qualcosa che potesse renderla presentabile.
    Quella era un'altra giornata normale per entrambi, lei sarebbe andata a lavoro,Michael avrebbe avuto le prove,sarebbero stati sotto gli occhi di tutti come sempre ma custodendo dentro di loro la gioia di quel nuovo inizio.


    Si portò davanti la finestra spalancata dalla sera prima mentre cercava di infilarsi un orecchino con poco successo. Sotto di lei il grande orologio a terra,apparentemente fermo, segnava le nove e un quarto circondato da siepi basse e ben tagliate e fiori nei toni del giallo e del rosso che disegnavano la scritta Neverland come una ghirlanda.
    Neverland,L'Isola che non c'è.
    Michael uscì dalla doccia in accappatoio e con un asciugamano intorno al collo per raccogliere le gocce che cadevano dai capelli bagnati.
    Le si avvicinò cingendole la vita con le mani e baciandola nell'incavo della spalla, facendola sobbalzare appena per la sorpresa.

    -Ti godi l'aria fresca?-
    Chiese risalendo con le labbra verso il contorno del viso.
    -No,stavo pensando-
    Michael la osservò lasciandosi guidare dal suo sguardo verso il cortile sottostante e al grande orologio.
    -A cosa?-

    -Peter Pan non mi piace.-
    Rispose lei lasciandolo sorpreso per quell'affermazione del tutto fuori luogo.
    -Intendo,la storia,la trama...non mi piace.-
    -Uh? Perchè?-

    -Peter alla fine...lascia Wendy.-
    A quella frase la mente di Michael collegò velocemente i pezzi del puzzle e sentì il cuore disfarsi di dolcezza mentre Melanie si girava verso di lui con occhi dubbiosi come quelli di una bambina che cerca conforto alle sue paure.
    Michael era Peter Pan,ne incarnava l'essenza,la volontà di rimanere sempre giovane,lo spirito bambino,libero dalle costrizioni di un mondo adulto che gli era caduto addosso troppo in fretta;questo Melanie lo sapeva,così come sapeva che Michael non scherzava quando diceva che nel suo ranch,in quel posto dall'aspetto incantato voleva ritrovare la sua infanzia perduta o meglio,mai esistita.
    Gli aveva sempre fatto compagnia in questo sebbene lei avesse ne avesse avuta una;ma le piaceva giocare,scherzare,guardare cartoni animati e fare tante cose che le ragazze della sua età consideravano semplicemente sciocche e non prendevano in considerazione.
    Adesso però,il fatto di trovarsi a far parte di quella favola la inquietava un pò,per la prima volta.

    -Ma tu non sei Wendy.-
    Disse lui con un caldo sorriso sulle labbra. Provò stranamente un istinto di protezione verso Mel quando lei,per i suoi modi di fare e per la sua esperienza,l'aveva sempre fatto sentire "il più piccolo dei due" anche se li separavano 6 anni differenza.

    -Wendy è troppo seria...posata,un pò musona...Tu sei... Tinkerbell!
    E Tinkerbell rimane con Peter...-

    -Sì...resta con Peter.-
    -Per sempre.-
    Michael le aveva prontamente fornito una nuova versione.
    Quella nuova prospettiva da cui guardare la favola confondeva leggermente Melanie nonostante avesse colto le intenzioni di lui e soprattutto avesse recepito le ultime due parole finali con una piacevole e rassicurante sensazione di calore . Ritrovarsi d'un tratto nei panni della fatina aggrappata ad un amore impossibile per il suo Peter era una visione del tutto nuova sulla cosa che comunque non la faceva stare in pace,quella favola continuava a non piacerle ma le fu impossibile proseguire nella sua indagine infantile alla ricerca del punto di svolta da dare alla trama quando Michael la baciò,rendendo trascurabile qualsiasi altra cosa che non fossero le sue labbra sulle proprie.
    Melanie infilò le mani tra la spugna dell'accappatoio accarezzando la pelle liscia e calda del petto mentre faceva aderire il corpo a quello di Michael nel tentativo di appurare se quel turgore che aveva percepito prima contro il suo fianco fosse solo frutto della sua maliziosa immaginazione.
    Quando ebbe la conferma dei suoi sospetti però, rise contro le sue labbra prima di staccarsi da lui con la punta della lingua tra i denti ed un ghigno più che soddisfatto che gli sollevava gli zigomi.
    Michael sorrise ed allacciò le braccia dietro la schiena di Melanie,incatenando lo sguardo nel suo ed infilandole le mani sotto la maglietta ad accarezzare la curva della vita.

    -Sei già molto in ritardo?-
    Chiese indugiando in quegli occhi vellutati che promettevano il paradiso che stava di nuovo cercando.
    Mel gli restituì lo sguardo caricandolo involontariamente del desiderio che sentiva montare dentro di lei per ogni centimetro della sua pelle che i polpastrelli di Michael accarezzavano.
    La risposta era sì, ma per quella volta e per le successive mille avrebbe preferito sentire gli strepiti di Paul piuttosto che negarsi quel piacere che lui le stava offrendo.
    Si allungò sulle punte verso il suo viso,scostandogli una ciocca di capelli bagnati dall'orecchio.

    -Non abbastanza da resisterti...-






    Il calendario diceva Venerdì 28 Agosto 1987. Il giorno successivo era segnato da un grosso,marcato segno rosso fatto con il pennarello più e più volte,con tanto di scritta:
    "Comlpleanno di Mike" a penna e seguita da una sfilza di punti esclamativi.
    Non che Melanie non se ne ricordasse anzi,il punto era che la faccenda la mandava in panico ed il motivo era semplice. Cosa avrebbe potuto regalare a qualcuno che non solo aveva tutto,ma poteva ottenere tutto con una semplice telefonata dichiarando semplicemente il suo nome e cognome?
    Un castello in Irlanda? Una,ma anche 10 Maserati edizione limitata? Un purosangue arabo da cavalcare nel ranch? Uno Yacht di trenta metri...qualsiasi cosa.
    Gli anni precedenti se l'era cavata con un gioco di società,una coppia di pistole ad acqua ed una quantità di altri giochi che aveva opportunamente sfruttato anche lei sentendosi in fondo più che affine allo spirito bambino di Michael,ma il suo nuovo ruolo di ragazza le imponeva,o meglio le faceva desiderare,un regalo diverso dai soliti.
    Alla ricerca del fantomatico oggetto,Melanie aveva setacciato i negozi di LA spingendosi fino a Rodeo Drive dove aveva dovuto rivedere il suo concetto di costoso.
    Le vetrine abbaglianti dei negozi del quartiere dello shopping mostravano vestiti,gioielli ed una moltitudine di cose stupende e dai prezzi scritti in cifre tanto più minuscole quanto più alte.
    Michael ultimamente la ricopriva di regali splendidi che lei era quasi costretta a tenere nascosti. Una semplice cuoca con al collo una collana a tre squisiti fili di oro bianco coperti di brillanti avrebbe per lo meno destato qualche sospetto così come lo avrebbero fatto gli orecchini pendenti con due gocce di smeraldo purissimo in fondo.
    Se durante il giorno quei preziosi rimanevano in casa sua però, alla sera Melanie non mancava di indossarli prima di recarsi a Neverland e spesso erano le uniche cose che le rimanevano addosso dopo solo pochi minuti dal suo arrivo.
    Nonostante le prove del tour si fossero intensificate infatti, Michael pareva trovare sempre le energie necessarie per amarla ore intere, con passione, fino a tarda notte quando si addormentavano stanchi ed appagati mano nella mano.

    Passò davanti all'ennesima gioielleria che esponeva catene pesanti e iniziali tempestate di diamanti e pietre dure soltanto perchè ormai si era abituata a zizgagare di negozio in negozio senza esclusione. Si portò due dita sugli occhi cercando di cacciare il mal di testa che le era venuto a furia di arrovellarsi sulla soluzione e sbuffò sonoramente.
    -Non lo troverò mai questo dannato regalo!-
    Esclamò facendo girare un paio di signore impettite con tanto di capello a tesa larga.
    Fu allora che vide un'insegna che attirò la sua attenzione.
    Era in legno pitturato di verde bottiglia ed aveva la forma di uno scudo. "Old London Antiquary"
    La scritta,in elaborate lettere di lacca nera invitava i passanti a dirigersi verso destra alla volta di una strada laterale un pò dimessa che Melanie giurò di non aver mai notato prima di allora .
    Sentendo una strana eccitazione addosso si persuase a dare uno sguardo anche a quel negozio che prometteva di essere diverso dagli altri,ormai doveva tentare il tutto per tutto.
    La maniglia in ottone cedette facilmente alla sua stretta e la porta del negozio scampanellò due volte annunciando il suo ingresso. L'odore che le invase i polmoni le riportò subito alla mente un ricordo d'infanzia quando sua madre la portava in giro per le antiche botteghe di Roma (la città dei suoi nonni) alla ricerca di libri antichi dei quali era appassionata.
    L'antiquario con un paio di occhialetti spessi come fondi di bottiglia e l'aria da europeo le si avvicinò sorridendo amichevole.

    -Vorrei dare uno sguardo se è possibile...-
    La voce di Melanie trillò tra le pareti del negozio zeppe di oggetti di ogni tipo.

    -Ovviamente signorina,si prenda pure il tempo che vuole...- Rispose l'uomo rivelando uno spiccato accento del Galles.
    Piena di meraviglia, mosse qualche passo verso gli stretti corridoi che odoravano di cretonne,di inchiostro e di legno antico.
    C'erano vasi decorati con smalti blu e bianchi raffiguranti scene bucoliche,vecchie brocche per l'acqua,attrezzi di ogni genere e mobili piccoli e grandi che parevano aver ospitato colonie di tarli nella loro lunga vita. Per un attimo Mel ebbe la sensazione di essere catapultata nel passato,o comunque a migliaia di chilometri dalla ipertecnologica California.
    Passò diversi minuti a guardare incantata dentro un vecchio caleidoscopio i vetri specchiati che riflettevano di volta in volta le figure create dalla propria immaginazione e si perse a sfogliare una raccolta di litografie irlandesi fino a quando il suo sguardo non venne catturato da quello che riconobbe subito come il regalo perfetto per Michael...
    Lo aveva trovato,finalmente.


     
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    Chapter 10
    I
    l party per il 29 esimo compleanno di Michael Joseph Jackson era stato organizzato a Neverland. Era il primo anno che possedeva quella splendida tenuta ed ovviamente gli era sembrato il luogo più adatto dove tenere la festa.
    Michael amava le feste,perchè festa significava giochi e divertimento,risate a crepapelle e nessuna formalità,tanto più che si sarebbe trattato di una cosa riservata a poche persone.

    -Quanti sanno di me?-
    Chiese Melanie dandosi l'ultimo tocco di rosso alle labbra.

    -Umh...pochi,anzi solo mia mamma e Janet.-
    Rispose lui chiudendosi la camicia nera con i bottoni dorati ed il colletto molto rigido. Nonostante i mesi passassero infatti, Michael continuava ad evitar di parlare di Melanie a chiunque non avesse la sua più completa fiducia.

    -Oh,la mamma!-
    Esclamò Mel alzando le sopracciglia e pensando che quella sarebbe stata la prima volta che conosceva una specie di...suocera.
    Janet invece l'aveva già incontrata qualche anno prima durante un'altra festa nella casa di Encino e le era andata subito a genio. Le separavano un paio d'anni e sia per l'indole da maschiaccio simile alla sua ,sia per lo stesso tipo di umorismo un pò sboccato erano entrate in sintonia,divertendosi a far arrossire Michael con una raffica di battute piccanti.

    -Nessuno dei tuoi fratelli lo sa?-
    -Nessuno.-
    Gli altri sette Jackson dunque erano all'oscuro del fatto che il loro fratello avesse una ragazza. Ovviamente conoscendo il rapporto che Michael aveva con il padre non provò nemmeno a chiedere se lui fosse al corrente di qualcosa,ma ci pensò Mike ad introdurre il discorso.

    -Ci sarà anche Joe stasera.-
    Disse serio sistemandosi i gemelli della camicia davanti allo specchio. Lo disse in tono neutro,come se le avesse appena annunciato che il meteo aveva messo pioggia per l'indomani o che aveva perso 20 cent in un tombino. Sembrava che la cosa non lo interessasse ed in effetti Mel sapeva che era tra gli invitati soltanto per questioni di quieto vivere e per non dare un dispiacere alla madre alla quale era molto legato.

    -Mi raccomando Mel...devo chiederti di essere discreta,ok? Non voglio che sappiano di noi.-
    Annuì stringendo la cintura che le segnava la vita dell'abito nero. A lei non importava che si sapesse in giro del loro fidanzamento,non importava proprio un bel niente dell'ufficializzazione della cosa o di poter dire alle amiche che stava con Michael Jackson.Dopotutto vantarsi non era stata mai una delle sue prerogative e quello che importava al momento era la fetta di paradiso che si erano ritagliati insieme e che lasciava fuori tutto il resto del mondo dalla loro felicità.

    -Grazie...-
    Disse Michael baciandole la fronte. Apprezzava il fatto che Mel non fosse una di quelle ragazze che volevano perennemente andare in giro mano nella mano ed essere chiamate Amore o Tesoro ogni singola volta ed apprezzava ancora di più il fatto che non pretendesse di essere presentata al pubblico come "la fidanzata di Michael Jackson" non perchè se ne vergognasse o non volesse far sapere di essere un ragazzo normale con una ragazza normale,ma perchè in quel modo non sarebbe più riuscito a proteggerla come ora faceva.

    -Dammi l'ultimo bacio di oggi...-
    Lo invitò abbracciandolo mentre il profumo della sua pelle la inebriava solleticandole un'idea che ormai era troppo tardi per mettere in pratica.

    -Vorrai dire l'ultimo della serata...la notte è lunga e la festa non sarà infinita.-
    Rispose lui posandole un morbido bacio sulle labbra che non l'aiutò a calmarsi. Sarebbe stata dura resistere fino a tarda notte senza toccarlo ma Melanie confidava nel fatto che la sorpresa che gli aveva preparato l'avrebbe tenuta occupata.

    Michael scese per primo quando ormai la luce del sole stava cominciando ad abbassarsi dietro le cime degli alberi che circondavano la recinzione della villa, mentre Melanie fece un altro percorso in modo da uscire da una porta secondaria e poter rientrare dalla principale come tutti i normali invitati.
    La famiglia Jackson era già al completo,Tito,Marlon Jermaine e Jackie battevano pacche sulle spalle del fratello e lo abbracciavano a turno mentre Janet e Rebbie sorridevano da dietro vicine alla madre Katherine. Miss Nice and Nasty come la chiamava Michael,ovvero La Toya, pareva mancare all'appello e a Melanie la cosa non dispiacque affatto dato che non nutriva una gran simpatia verso quella sorella maggiore.
    Un nugolo di bambini e ragazzini dai 2 ai 12-13 anni correva a destra e a sinistra nel grande atrio della villa. Michael aveva un'intero squadrone di nipoti che per lui costituivano la parte interessante della festa avendo fatto organizzare un gran numero di giochi e divertimenti per loro.
    Nel momento in cui Melanie si avvicinò alla famiglia gli occhi di Katherine e di Janet scattarono verso di lei. Le iridi scure della madre di Michael che stava abbracciando il figlio le lanciarono una lunga occhiata che Mel non seppe definire in modo chiaro. Sembrava che la stesse studiando attentamente e solo quando diede un'affettuosa pacca sul petto di lui e gli sorrise tirò un sospiro di sollievo, prendendo quel gesto per un buon segno.

    -Mel!-
    Janet le venne incontro avvolta in un grazioso completo rosso geraneo. Assomigliava molto a Michael soprattutto nell'espressione del viso sempre sorridente. Melanie la abbracciò.

    -Sono felice di vederti...-
    -Io di più!-
    Rispose lei ridacchiando e facendole capire che era entusiasta di lei e Mike. Ben presto lui la presentò come una "cara amica" a tutti i suoi fratelli e a Joe che nel frattempo era arrivato borbottando su qualcosa che non gli andava a genio della casa.
    Melanie si ritrovò coinvolta in una conversazione con la famiglia senza sapere come. Lanciava occhiate interrogative verso Michael e per fortuna era una ragazza molto socievole e con la battuta sempre pronta,capace di cavarsela benissimo anche in quelle occasioni, perchè altrimenti sarebbe caduta in panico.
    Jermaine continuava a fare battute allusive verso di lei,Tito rideva in una maniera a dir poco imbarazzante mentre Marlon sembrava sentirsi al centro dell'universo con le sue uscite poco divertenti.
    Stare lì con Michael ed i suoi fratelli le fece una strana impressione. Era come trovarsi dentro un cesto pieno di rape grosse ma insapori e vedere nel mezzo di questo cesto una stupenda,lucida e profumata mela rossa, tanto che Mel si chiese da quale benedetta combinazione di cromosomi Katherine avesse sfornato Michael dopo una serie di maschi zucconi.

    Ben presto cominciarono ad arrivare altri invitati. Michael aveva spedito gli inviti a pochi amici intimi tra cui Quincy Jones e Lionel Richie che aveva portato con sè la sua bambina della quale Mike era il padrino.
    Melanie riuscì a divincolarsi dalla soffocante conversazione quando lui venne coinvolto in una partita a nascondino dai due nipoti più grandi. Prese Janet sotto braccio e la trascinò a bere qualcosa all'immenso tavolo del buffet in giardino.
    Come era stato per l'ultima occasione trovò subito complicità nella sorella piccola di Michael che non esitò a farle diverse domande su lei e suo fratello.

    -Ti devo chiedere anche una cosa che Michael non mi dirà mai...-
    Disse ad un certo punto con gli occhi che le brillavano di curiosità.
    -Spara...-
    -Dimmi che ci sei riuscita...dimmi che lo avete fatto.-
    Melanie quasi sputò il cocktail che stava sorseggiando dal ridere. La piccola Janet era tutto pepe proprio come lei e non ebbe problemi ad annuire con espressione soddisfatta in viso.

    -Sìì Mel,grande,sei una grande,sapevo che tu ci saresti riuscita a farlo cedere!-
    Esclamò correndo incontro al fratello che camminava una decina di metri più in là e stampandogli un bacio in fronte senza dare ulteriori spiegazioni.
    Michael,stupito, fece scattare meccanicamente lo sguardo verso Melanie che cominciò a ridacchiare sotto i baffi, confermandogli i sospetti che c'entrasse qualcosa nell'esplosione di entusiasmo della sorella.
    Con la scusa di prendere qualcosa da mangiare mollò Quincy e si avvicinò a Melanie che dava le spalle al tavolo continuando a sorseggiare il suo cocktail di un intenso color arancio.

    -Ne sai qualcosa?-
    Chiese Michael addentando un pezzo di uno strano rotolo salato,la prima cosa che gli era capitata.
    -Io? no...-
    Rispose lei facendo spallucce con un'aria molto divertita,segno evidente che gli stesse mentendo.

    -Mel,cosa le hai detto!-
    Sibilò preoccupato Michael,intuendo che tra quelle due l'argomento di conversazione potesse essere tranquillamente ciò che lui temeva.
    Melanie poggiò il bicchiere vuoto accanto a lui sfiorandogli volontariamente il dorso della mano in modo sensuale;si sentiva la testa leggera ed aveva voglia di quelle labbra a pochi centimetri da lei,il fatto che non le potesse nemmeno sfiorare le rendeva ancora più appetitose.

    -Le ho detto che il suo fratellone non è più un'anima innocente...-
    Rispose mordendosi la lingua per non scoppiare a ridere quando lo vide diventare letteralmente fuxia.
    Michael non rispose ma deglutì pesantemente il boccone che aveva in bocca a quella conferma, maledicendo le lingue lunghe delle due ragazze.

    -A comunque,ho una cosa per te...-
    Sentì la mano di Mel infilarglisi nella tasca della camicia e lasciare dentro qualcosa. Subito portò la mano al petto e ne estrasse un bigliettino ripiegato in quattro parti.

    -E questo cos'è?-
    Chiese.Ma Mel era già sparita.
    Si fece versare un bicchiere di tè freddo alla menta mentre lo apriva domandandosi se avrebbe trovato qualche altra sorpresa imbarazzante da parte della sua ragazza.
    Quando però le righe scritte con una grafia aggraziata e molto ordinata gli si mostrarono chiare davanti agli occhi rimase di sasso.

    " Qualora voi domandiate alla vostra mamma se essa sapeva nulla intorno a
    Peter Pan quand’era ancora una bimba, essa vi risponderà: “Ma certo che ne
    sapevo, mio caro”; e qualora le domandiate se a quei tempi egli andava in giro
    sopra un lama, vi risponderà: “Ma che domande! Certo che ci andava”. Così,
    qualora domandiate alla nonna se sapeva nulla intorno a Peter Pan allorché era
    una bimba, essa pure vi risponderà: “Sicuro che ne sapevo, piccino”; ma qualora
    le domandiate se a quei tempi egli andava in giro sopra un lama, vi risponderà
    che essa non ha mai sentito dire che egli possedesse un lama."



    Cielo,quel pezzo lo conosceva a memoria,era l'inizio di una delle favole di Peter Pan,ma rivisto e corretto,aggiungendo il lama al posto della capra del testo originale di James Matthew Barrie.
    Un sorriso gli dipinse le labbra anche se ancora non capiva cosa fosse quel biglietto,ma proseguì nella lettura.

    "Qui nei grandi tuoi giardini
    canti balli e bei bambini
    grande festa nella testa
    ma un dubbio poi ti resta
    c'è qualcuno che è sparito
    cerca,guarda,punta il dito
    Corri presto,non tardare
    chè le fate san volare
    Puoi trovarla forse laggiù
    dove il lama fa cucù... "



    Una caccia al tesoro. Una caccia al suo tesoro,la fata che era sparita,la sua Tinkerbell dai lunghi capelli rossi. Michael scosse la testa sorpreso più che piacevolmente da quella trovata.
    Si guardò intorno,all'apparenza tutti gli invitati stavano conversando amabilmente gli uni con gli altri senza badare al festeggiato,quello era il momento buono per cominciare la ricerca...
    Senza dare troppo nell'occhio si allontanò con compassata tranquillità dal cortile principale dove intanto la musica aveva cominciato a sollevarsi dalle casse sparse strategicamente in giro.
    Seguendo i lunghi viali illuminati si diresse verso lo "zoo" che stava facendo allestire ed in cui teneva il suo adorato lama Louie.
    Si sentiva pervaso da una piacevole eccitazione,Melanie aveva saputo cogliere ancora una volta il suo gusto per il gioco solleticandolo con quella trovata della quale non conosceva ancora lo scopo.
    Quando aprì il cancello che dava accesso alla staccionata di Louie,il lama gli si fece incontro trotterellando ed abbassando il capo come per chiedere una carezza. Per trattarsi di un animale di quel tipo era davvero intelligente e ben educato.
    Michael gli scompigliò il ciuffo di pelo bianco sopra agli occhi e poi cominciò a cercare un nuovo indizio lasciato dalla sua Mel.
    Il biglietto precedente non lasciava dubbi ed infatti,frugando un pò tra il pelo dell'animale individuò un cordoncino che gli stringeva il lungo collo a metà e dal quale penzolava un vecchio orologio da taschino con la cassa in ottone ed il coperchio lavorato.
    Michael slegò il laccio e fece scattare la molla che chiudeva l'orologio lasciando che la lamina metallica si aprisse rivelando un altro biglietto ripiegato,se possibile,ancora più del primo.

    " Anche Peter Pan non è tanto vecchio quanto si potrebbe credere. Il vero è che
    egli ha sempre la stessa età nel cuore, cosicché l’esser egli esistito anche ai tempi che la
    vostra mamma e la vostra nonna eran bimbe, non vuol dir proprio nulla. Egli ha
    solo una settimana di età e nonostante sia nato ventinove anni fa, non ha
    mai avuto un compleanno né c’è la minima speranza che sia mai per averne uno.
    La ragione ne è che egli scappò da essere una creatura umana quando aveva
    sette giorni; scappò per la finestra e rivolò addietro nei giardini di Neverland.
    Se voi pensate che egli sia il solo bambino che abbia voluto scappare, ciò
    mostra solo quanto completamente abbiate dimenticato gli stessi vostri primi
    giorni. "



    Corre il tempo ingannatore
    lui fa sempre quel che vuole
    sbraita scalcia,si impigrisce
    certe volte rammollisce
    E' che quando siamo soli
    tutto sembra esser lì fuori
    E' che quando siamo insieme
    non esiston più le pene
    Scala i colli
    scendi i clivi
    lì nel bosco poi ci arrivi
    dove il cielo sembra scuro
    troverai un posto sicuro
    Quello è luogo, proprio quello
    dove il cielo par cadere tra le fronde tutte le sere.



    Michael lesse le righe tutte d'un fiato,ancora una volta Melanie aveva cambiato la favola di Peter Pan in modo che gli calzasse a pennello. Riguardo all'indovinello poi,la prima cosa che gli venne in mente fu la grande quercia dove era solito arrampicarsi e guardare tutto dall'alto,in tranquillità. Lì,nelle notti d'estate nugoli di lucciole erano soliti riunirsi intorno ai rami ed alle foglie donando ai suoi occhi uno spettacolo denso di magia,proprio come quello di un cielo stellato.
    Richiuse il cancello di Louie che emise un verso contrariato quando lo vide andarsene e corse verso l'albero al quale aveva dato un nome,Giving Tree,come quello della favola per ragazzi di Silverstein.
    Sotto all'albero c'era una statua in bronzo raffigurante due bambini sperduti che indicavano l'orizzonte ancora luminoso degli ultimi raggi di luce.Dal dito di uno di questi penzolava un ciondolo a forma di cuore che Michael scoprì essere un cammeo,anche questo conteneva un bigliettino.

    "Tremendamente difficile è di scoprir alcunché intorno alle fate, anzi quasi
    quasi la sola cosa che si possa dare per certa è che ci sono fate dovunque ci sia Peter Pan. Quando eravate bambini, conoscevate le fate benissimo e durante l’età delle fasce tutti ricordate ancora molte cose di loro; sicché è un vero peccato che a
    quell’età non sappiate già scrivere: perché poi gradualmente viene l’oblio, tanto
    che io ho inteso dei bimbi dichiarare che essi non avevano mai visto una fata,ma non Peter. E molto probabilmente, mentre dicevano questo, se erano nei giardini di
    Neverland, ne avevano qualcuna davanti! La ragione per cui non se ne
    accorgevano, era che la fata fingeva di essere qualche cos’altro, e loro si
    lasciavano prendere a quest’inganno. È una delle loro astuzie più comuni. Ma Peter non ci cascava,conosceva le fate e sapeva come farle venire allo scoperto. Una do loro che era solita indossare tulipani bianchi al posto della gonna si era legata a lui trovando il Forse-che-sì-forse-che-no* la cosa più affine a lei che avesse mai visto...



    Quella fata senza ali
    tu lo sai che non ha eguali
    Se la cerchi nella notte
    guarda bene nelle grotte
    Troverai una casina tutta sassi e brecciolina
    Lì tu sai che lei ama stare
    ed i fiori contemplare.
    Piccolo il passo,grande il segreto
    apri il tuo cuore e prendi l'amuleto
    Che il fior dell'amore ancora ti aspetta
    portando con sè una cosa diletta.



    Qual'era il posto preferito di Melanie a Neverland? Semplice,la casina vicino alla ferrovia,con l'intonaco ancora grezzo ed uno splendido roseto tutto intorno. Michael non ebbe dubbi su dove dirigersi ed ancora una volta partì a passo spedito seguendo i piccoli binari che correvano intorno al ranch.
    Trovò le luci della piccola baita accese ed entrò spingendo piano la porta,non sapendo ancora cosa lo stava aspettando.
    La poltrona di velluto rosso era vuota così come il tappeto sopra al quale Mel amava stendersi e rilassarsi. Tutto era in ordine tranne un pupazzo di Peter Pan che non era solito stare lì dentro,bensì al piano superiore della villa principale. Con le mani sui fianchi e l'aria spavalda gli occhi da monello del pupazzo parevano fissare Michael nella direzione esatta della porta;sopra alla fronte aveva attaccato un post it con scritto: "Sono arrivato prima io,hai perso!" che lo fece ridere,ma quando lo staccò cadde anche qualcos'altro che si rivelò essere la piccola chiave del cassetto dell'unica scrivania presente lì dentro.
    Michael la prese e infilò il pezzo di metallo nella toppa girandola con facilità ed aprendolo subito dopo.
    Dentro trovò un grosso volume con la copertina in pelle consunta e all'apparenza molto antica.
    "Le avventure di Peter Pan" titolavano grosse lettere arzigogolate in oro e sotto di esse c'era incisa una data :1911
    Si trattava di una copia della prima stampa del romanzo edito proprio in quell'anno. Michael dischiuse le labbra per la sorpresa portando il volume sopra alla scrivania e sfogliandone le pagine color avorio che mostravano i segni del tempo e dei piccoli proprietari precedenti che avevano lasciato qualche ditata qui e lì.
    Stampe a pagina intera di fate,pirati e mirabolanti bambini in grado di volare si alternavano alle parole del romanzo che tanto adorava.
    Un segnalibro poi marcava la pagina 109 dove un'unica frase campeggiava al centro della pagina a fronte di una Tinkerbell che volava a mezz'aria vicina al suo Peter.

    "E allora vieni con me, dove nascono i sogni , ed il tempo non ha un senso. Basta pensare a cose felici, ed il tuo cuore volerà, per sempre, nell'Isola che non c'è! "



    Con quella frase tutti i pezzi tornarono apposto,il vecchio orologio fermo,il cammeo a forma di cuore,la ricerca della sua Tinkerbell che altri non era che il suo pensiero felice. Le tracce che aveva disseminato Melanie lo avevano condotto ad un regalo di compleanno prezioso e bellissimo che custodiva l'augurio migliore di tutti. Michael sfiorò quella pagina con le dita e sorrise immerso nei suoi pensieri ed in un'avvolgente sensazione di felicità.

    -Inventare le favole adatte a noi non è difficile.-
    La voce di Melanie gli arrivò alle orecchie come una carezza. Fuori dal nascondiglio che una pesante tenda gli aveva offerto la ragazza mosse i primi passi verso il suo Peter Pan dagli occhi lucidi.
    Michael la abbracciò immediatamente baciando quella bocca che gli era mancata per tutta la serata. Non parlarono per diversi minuti,troppo impegnati in un muto discorso tra i loro cuori per riuscire a proferire una sola parola. La frase di un libro per bambini aveva racchiuso i più profondi desideri di entrambi in modo semplice e perfetto.

    -Tanti auguri...-
    Sussurrò alla fine lei accarezzandogli il petto e guardandolo pieno d'amore.

    -Ti amo.-
    Fu l'unica cosa che riuscì a rispondere baciandola più e più volte con trasporto mentre immergeva le mani tra i suoi capelli sciolti.

    -Ti piace il libro?-
    -E' stupendo,dove l'hai trovato?-
    -Ho i miei posti segreti...-
    Disse ridacchiando e frugando subito nella tasca della sua camicia dove raccolse l'orologio da taschino ed il ciondolo a cuore.
    Aveva trovato tutto al negozio di antiquariato dove la sua fantasia aveva partorito una storia apposta per loro e su questa anche la caccia al tesoro.

    -Sei diabolica...-
    -Lo prendo come un complimento.-
    Michael la seguì di nuovo verso il tavolo dove Mel era andata ad osservare quel magnifico volume che piaceva molto anche a lei. Ne accarezzò la copertina con gli angoli di metallo e sfogliò qualche pagina,le stampe erano straordinarie.

    -La caccia al tesoro devo ammetterlo,è stato un tocco di classe...-
    Aggiunse poi gongolante,quell'idea la rendeva fiera più del regalo stesso.

    -Sì,è piaciuta molto anche a me...soprattutto per il tesoro.-
    Melanie si voltò verso Michael con un sorriso ingenuo sulle labbra, ma vide che lui non stava guardando il libro bensì aveva gli occhi bassi sulle proprie mani che le avvolgevano la vita.
    Subito dopo sentì le labbra sul collo,baciarla languidamente e il sangue le si rimescolò nelle vene.

    -Michael...la festa-
    Biascicò mentre le dita di lui risalivano già verso il seno facendole provare la solita sensazione di fuoco sotto alla pelle.

    -Sì appunto,la festa...è la mia festa...-
    Rispose Michael tra un bacio e l'altro,per niente persuaso dal fatto che forse avrebbero dovuto tornare insieme agli altri. Il respiro di Melanie si fece più intenso ed il desiderio crebbe quando sentì la mano di Michael accarezzarle il fianco e la gamba in modo deciso. Si voltò verso di lui allacciandogli le braccia dietro al collo e chiedendo quella bocca che sapeva farle perdere il controllo con un solo bacio. Chi era lei per contraddirlo? Dopotutto aveva ragione,era la sua festa, no?
    Si appoggiò sulla scrivania spodestando il vero regalo di Michael dalla sua posizione privilegiata, subito le alzò la gonna continuando a baciarla intensamente mentre le dita raggiungevano la stoffa dei suoi slip e la scostavano rapide,con un movimento esperto.
    Non ci volle molto perchè il primo gemito la facesse staccare dalle labbra di lui che aveva preso ad accarezzare indisturbato i suoi punti più sensibili.
    -Oh...Michael...-
    Lo chiamò lei implorante.
    -Che c'è?-
    Rispose in tono tranquillo ma con la voce resa bassa dall'eccitazione.
    -Ti voglio...-
    -Non ancora...non ancora amore mio.-
    Le calde frequenze di quelle parole bisbigliate contro il suo orecchio ebbero su di lei un effetto devastante. Michael stava diventando ogni giorno un amante sempre più esperto e sicuro di sè ed il fatto che ora fosse capace di farla attendere prima di soddisfarla,imprimendo un carattere vagamente dominante a quel lato del loro rapporto,costituiva per Melanie un ulteriore motivo di eccitazione.
    Lui era l'uomo,il suo uomo che sapeva muovere si fili del piacere a suo piacimento.
    Melanie incurvò la schiena verso di Michael chiedendo ancora con lo sguardo di portarla in qualche modo al piacere che sentiva crescere prepotente dentro di lei. Appoggiò la fronte sulla sua spalla mentre la mano raggiunse l' eccitazione ben visibile attraverso i pantaloni attillati. Cominciò a stimolarla al di sopra della stoffa ed il fuoco crebbe subito negli occhi di Michael incapace di rimanere impassibile al tocco di lei.
    Rispecchiando il ritmo ed i movimenti che sentiva sotto di lei la mano di Mel cominciò la sua lenta provocazione che culminò nel momento in cui anche Michael fu incapace di contenere il desiderio e richiamò le sue labbra in un bacio profondo e frenetico mentre eliminava gli strati di stoffa che li dividevano. Si guardarono negli occhi durante il primo lungo affondo che li lasciò fermi per qualche attimo prima che i fianchi di Mike cominciassero il loro ritmico incedere dentro di lei.
    Melanie si distese lentamente con la schiena sulla scrivania offrendogli lo spettacolo dei loro corpi uniti e del suo viso ubriaco del piacere che gli stava donando quella piacevole intrusione tra le sue gambe.
    Fecero l'amore lentamente alternando i baci e le carezze ad eccessi di passione che li lasciavano per qualche secondo senza fiato prima di trovare la liberazione nel culmine più alto.

    Immobili l'uno sull'altro,con il solo rumore dei loro respiri a fargli compagnia restarono fermi a godersi quella beatitudine senza rendersi conto di quanto tempo fosse passato dalla loro assenza alla vera festa.
    Melanie fece correre le dita tra i capelli di Michael che abbandonato sul suo petto guardava un punto indefinito sulla parete.Dentro la sua testa una quantità di pensieri sul futuro volteggiava confusa sotto la schiacciante felicità che sovrastava tutto. C'era una cosa,una sola cosa importante che si era riproposta di chiedere a Michael quando ne avessero avuto occasione.

    -Michael...-
    -Umh?-
    -Sai che mancano poco più di 10 giorni?-
    -A cosa?-
    Chiese lui ancora totalmente nel pallone.

    -Al tour.-
    -Ah...sì.-
    -Mi chiedevo...come faremo?-
    Un tour di Michael Jackson non era cosa da poco. Tra tutte le date,pause e feste comandate comprese avrebbe portato via poco meno di un anno e mezzo a Michael ed un anno e mezzo era tanto.
    Messo di fronte al nuovo argomento Michael si alzò portandosi indietro i capelli con le mani e ricomponendosi mentre pensava. Non che non avesse mai posto attenzione alla questione in quei mesi,ma aveva sempre rimandato una decisione.

    -Tu cosa vorresti fare?-
    -Io...non voglio stare lontano da te.-
    Disse Melanie senza tanti giri di parole. Al sentire quella frase un sorriso si aprì sul volto di Mike. Aveva ipotizzato di portarla con lui, ma non sapeva come avrebbe preso la sua proposta di lasciare Los Angeles ed il lavoro.

    -Bè allora tesoro la cosa è semplice...dovrò pur mangiare no?-
    Disse allacciandosi l'ultimo bottone della camicia che si era aperto nella foga.
    -Ah! E così mi vuoi come sguattera...-
    Esclamò ridendo lei, con espressione piccata ma felice della proposta di poter divenire la sua cuoca personale.
    -Solo se è compreso il servizio in camera.-
    Melanie gli fece una boccaccia rimanendo stupita di quanto Michael avesse cominciato a fare battute maliziose da quando stava con lei,il detto "chi va con lo zoppo impara a zoppicare" doveva proprio essere vero.
    Michael la attirò verso di sè per baciarla ancora tra le risate,ma proprio in quel momento una voce maschile provenne dal'esterno della piccola casa facendo sobbalzare entrambi.

    -Michael! Michael dove diavolo sei!-
    Inconfondibile,il vecchio e temuto Joe stava arrivando.


    ***




    *si tratta di uno dei nomi di Peter Pan

    Capitolo 11

    D
    ieci giorni dopo si parlava ancora del fatto che Joe avesse scoperto la loro storia.
    Michael era oltremodo infastidito dalla cosa ed ogni tentativo di Melanie di calmarlo era praticamente vano. Arrivò a dire addirittura,in un momento di rabbia,che avrebbe preferito che li avesse trovati un giornalista quel giorno nella piccola casetta a Neverland. Inutile farlo ragionare. Per quanto Michael fosse profondamente buono e la parte razionale di sè lo spingesse a dire che aveva perdonato Joe per essere stato tutto tranne che un buon padre,l'astio che covava dentro di lui riemergeva ogni qual volta trovasse una minima valvola di sfogo.
    Sebbene il fatto di per sè non fosse stato grave e non avesse sortito effetti infatti,Mike si rifiutava di cedere all'idea che il padre sapesse qualcosa di intimo che riguardava la sua vita attuale. Joe era in tutto e per tutto un "estraneo" ed in quanto tale gli riservava la diffidenza adatta. Ripeteva sempre a Melanie che la sua più grande soddisfazione,al di là del campo lavorativo,era stata quella di affrancarsi definitivamente dal padre e dalla sua ingerenza su tutto. I complessi riguardanti il naso,sull'aspetto fisico,il fatto che non si piacesse quando si guardava allo specchio ed i traumi dovuti alle percosse ed ai maltrattamenti,tutto avevano un solo nome per lui,un solo colpevole.

    -Sai le grasse risate che si starà facendo ancora..-
    -Michael,basta.-
    Sospirò Mel dall'altra parte del sedile della limousine che li stava accompagnando all'aereoporto. Era riuscita a salire con lui e parte delle guardie del corpo senza dare nell'occhio, ma per il resto del tour i patti erano chiari. Nessuno,nemmeno il resto della troupe, avrebbe dovuto venire a conoscenza della loro relazione. Melanie era nella lista dello staff sotto la voce:"Chef personale di Michael Joseph Jackson" e come tale si sarebbe comportata. Era lì per lavorare,non solo per stare vicino a lui.

    -"Chissà cosa gli racconta la mammoletta alla rossa ah ah ah ah"-
    Continuò imperterrito imitando la voce impastata del padre fino a quando Melanie non gli diede un pizzico sul fianco nella speranza di farlo tacere,strappandogli una protesta dolorosa.

    -Ehi voi due piantatela. Poche storie,stiamo arrivando e ci hanno già detto che un gruppo di fans si è radunato davanti al terminal in attesa che tu scenda Mike.-
    Li zittì Bill con la sua voce pungente dal davanti della lunga macchina scura.
    Michael si fece serio mentre Melanie guardò il resto dei gorilla che si infilavano gli occhiali da sole. Era incredibile quanto quell'unico accessorio li rifornisse in un solo momento di un'aura di temibilità notevole quando senza sarebbero sembrati molto più bonaccioni.
    Per lei quella sarebbe stata una grossa prova,ma si sentiva più eccitata che mai. Le novità la facevano impazzire come una bambina e poco le importava se in programma c'erano spostamenti continui,fusi orari completamente diversi e notti insonni in attesa che Michael finisse gli show. Per Mel,la ragazza italo americana cresciuta in provincia e trasferitasi in una grande città soltanto per un grosso colpo di fortuna,quella partenza equivaleva a guadagnare ulteriori esperienze e soprattutto a visitare tanti posti diversi quanti non ne sarebbe stata capace,altrimenti,di vedere nella sua intera vita.
    Michael la guardò da dietro gli occhiali da sole,serio e pronto a surfare i fans alla volta del terminal.
    Due aerei erano stati preparati per la partenza:Un cargo per le attrezzature ed uno per lo staff che contava 145 persone in totale. Solo a pensarci le veniva il capogiro ed era solo in quei momenti che si rendeva conto di stare con la star più grande del mondo provando un certo senso di vertigine.

    -A dopo...-
    La salutò mentre Samuel già apriva la portiera dell'auto che si era nel frattempo arrestata.
    Melanie scese una decina di metri più in là,quando solo due minuti dopo l'uscita di Michael non c'era più nessuno intorno all'auto. Raggiunse il terminal 10 insieme ad un altro paio di persone che non conosceva in silenzio. La folla per fortuna relativamente piccola di fans, urlava il suo nome a gran voce oltre i vetri dell'area riservata ed un'abbagliate cortina di flash l'accompagnò per tutto il tragitto fino a quando si mise in fila per l'imbarco.


    -Tu sei...la cuoca?-
    Una voce dietro di lei la fece voltare. Proveniva da una ragazza bionda,molto alta e con una massa di capelli permanentati parecchio alla moda che le sorrise allungando la mano.

    -Sì,sono Melanie Cavendish.-
    Rispose dubbiosa,chiedendosi come facesse a sapere di lei .

    -Charline Goolmore,piacere,io sono una corista.-
    -Ah! Piacere...-
    Un dubbio all'improvviso la colse,come mai la corista sapeva che era la cuoca? E come mai adesso glielo stava chiedendo? Non è che magari l'aveva vista con Michael quel giorno...
    No,no.Niente paranoie,doveva stare calma.

    -Ti ho vista quella volta che sei venuta alle prove sai e subito dopo ho incontrato Bill con un'espressione beata stampata in faccia. Mi ha detto di te e dei tuoi spaghetti.-
    Tirò un sospiro di sollievo,era tutto apposto. Un largo sorriso si aprì sulla bocca di Mel scoprendo la candida fila di denti superiori.

    -Ah sì! Gliene avevo anche promessi altri per i giorni successivi,mi toccherà rimediare credo.-
    Charline ridacchiò cominciando una conversazione fitta con un forte accento del sud. Proveniva dalla Louisiana e cantava da quando aveva memoria di aver aperto bocca per la prima volta. Il suo sogno,espresso molto candidamente,era che Sheril Crow si prendesse un gran mal di gola per una data o due e potesse così rimpiazzarla per farsi sentire dal grande pubblico con Mike in "I just cant' stop Loving you."
    Salirono sull'aereo ordinatamente e soltanto quando il portellone venne chiuso le grida dei fans si spensero del tutto.
    Michael era seduto in una parte riservata della cabina insieme a Bill e a solo un altro paio di persone,lei si sistemò vicino alla bionda e ad un altro ragazzo che scoprì chiamarsi Greg Phillinganes ed essere il tastierista nonchè cugino alla lontana di Charline.
    L'aereo decollò in perfetto orario destinazione Narita International Airport,Tokyo. Le chiacchiere si spensero del tutto solo dopo un'ora e mezza abbondante come se tutte le più di 100 persone presenti lì dentro avessero magicamente esaurito gli argomenti che fino a poco prima gli tenevano la bocca occupata.
    Melanie appoggiò la testa al sedile perdendosi nell'osservare il motivo della tappezzeria dell'aereo,fino a quando qualcuno le passò a fianco destando la sua attenzione.
    Due gambe perfette e sottili che risalivano verso fianchi piccoli ma ben delineati allungavano la figura di una ragazza con una gran massa di ricci castano scuso. Immediatamente Melanie,pur senza vederla da davanti,focalizzò il viso di Tatiana,seguito dal viso di Tatiana che passeggiava a Neverland con Michael e al viso di Tatiana che lo baciava sotto quello stesso albero in cui avevano fatto quella strana e quasi profetica prova,qualche mese prima.
    Qualcuno con molta forza nei bicipiti le diede un pugno allo stomaco che si trasformò in una stretta quando la vide dirigersi dritta verso la parte della cabina dove stava Michael.

    -Merda.-
    Disse secca facendo svegliare Charline che sonnecchiava al suo fianco.
    -Umh...cosa?-
    -Niente,scusa...-
    La gelosia non era mai stata nelle sue corde,Melanie era da sempre allergica a quel sentimento che avvelenava le relazioni. Non che la monogamia la spaventasse o fosse una sua prerogativa tradire,ma la gelosia proprio non la sopportava,su sè stessa come negli altri.
    Era stupido pensare di poter tenere a bada i presunti desideri di qualcuno facendo scenate e cose del genere,eppure adesso non poteva fare a meno di mordersi la lingua nel vederla sorridere ed entrare nello spazio di Michael.
    E pensare che era stata lei a spingerglielo tra le braccia solo tre mesi prima;adesso sapeva cosa volesse dire l'espressione "mangiarsi le mani" ed era esattamente quello che avrebbe fatto per trattenersi dall'andare a controllare quanto Tatiana stesse civettando. La sua parte razionale le suggeriva che non c'era proprio niente da temere;stava con Michael Jackson e non con una qualsiasi altra rock star che cambiava donna una volta alla settimana e per di più era sicura dei suoi sentimenti quanto dei propri,ma quella irrazionale invece voleva assolutamente marcare il territorio,bussarle alla spalla e dire "Lui è' mio,aria cocca!" e invece non poteva farlo.
    Sebbene l'intero staff avesse una clausola che lo obbligava al silenzio su tutto ciò che riguardava la star per la durata del tour, per esperienza Michael sapeva quanto le cose più private fosse meglio tenerle per sè e soprattutto per uno come lui - che non dava scandalo in fatto di niente - far trapelare la voce di una ragazza sarebbe stato un attimo...ed una notizia bomba.
    Dopo un quarto d'ora Tatiana uscì con quello che Mel interpretò come un sorriso per niente conveniente sulle labbra. Forse era solo la sua immaginazione ma pareva anche troppo contenta di esser potuta stare lì per una manciata di minuti. Ridusse gli occhi a fessure guardandola in cagnesco,certa che se gli sguardi avessero potuto uccidere ci sarebbe stata una grossa chiazza di sangue sul pavimento dell'aereo in quel preciso istante. Lei però non la notò nemmeno tornando al suo posto parecchi sedili più indietro.



    Quando arrivarono a Tokio era notte fonda e nonostante questo un gruppo cospicuo di persone si era radunato sotto le scalette dell'aereo per accogliere Michael. Melanie trovò i giapponesi infinitamente più educati dei suoi connazionali. Nonostante ci fosse entusiasmo nessuno si gettava dalle transenne o si strappava i capelli come aveva visto fare. Una ragazza svenne quando passò Michael,un'altra si fece male nel tentativo di regalargli un cartellone ma nel complesso le scene di isterismo erano ad una scala molto ridotta.
    In tutta fretta l'intera carovana di autobus e auto nere si spostò all'albergo,un palazzone vicino nel quartiere di Shibuya che per illuminazione e maxi schermi assomigliava molto a Las Vegas seppure mancassero i grandi spazi a cui loro erano abituati .
    L'intero smistamento nelle camere dello staff durò più o meno un'ora tra efficientissime receptionist e solerti facchini che si profondevano in ripetuti inchini al limite dell'esercizio ginnico.
    Melanie chiese la camera vicina a quella di Charline e la ottenne senza problemi. In tutto occupavano tre piani dell'albergo,l'attico riservato esclusivamente a Michael e alle guardie del corpo,i piani inferiori al resto dello staff.
    Bill le si avvicinò porgendole la chiave della 1020 ed insieme a questa,badando di coprirsi da occhi indiscreti,le fornì quella della camera di Michael,segnata con un punto rosso di vernice ma senza numero.

    -E' la 1140.-
    Si limtò a dire in una specie di colpo di tosse mentre Melanie la infilava nella tasca annuendo.




    Dovette aspettare altre tre ore prima di poter trovare la stanza 1140.Tale fu infatti il tempo che ci volle prima che tutti si fossero sistemati ed il via vai si fosse calmato. Distrutti dal viaggio,dal jet lag e dagli spostamenti vari lei,Greg e Charline si diedero la buona notte sbadigliando e chiudendosi ognuno nella propria camera.
    Mel ovviamente ci rimase poco.
    Controllando che il corridoio fosse vuoto e preparando una balla plausibile nel caso in cui fosse stata scoperta si richiuse la porta alle spalle imboccando immediatamente l'ascensore del piano e salendo fino all'ultimo.
    Individuò la 1140 con qualche difficoltà dato che c'erano diversi corridoi ma quando se la trovò davanti tirò un sospiro di sollievo. Infilò la chiave nella toppa che scattò due volte e si aprì sulla stanza buia.
    Dalla immensa finestra che copriva quasi tutta la parete della camera si vedeva la città illuminata sotto di loro. Luci al neon,lampeggianti o fisse,mirabolanti scritte in una lingua sconosciuta occhieggiavano illuminando l'ambiente di uno strano pallore rosato.
    Controluce, la figura di Michael seduto su una poltrona che guardava lo spettacolo sottostante.

    -Non pensavo di trovarti sveglio...-
    Disse Mel vedendo che si era alzato subito non appena l'aveva vista entrare. Michael le si fece incontro nel buio e la strinse teneramente.

    -Non ho sonno e poi ti aspettavo.-
    La baciò e fu come una nuova boccata d'aria dopo essere stati per troppo tempo dentro ad uno spazio angusto. L'odore della pelle di lui le riempì i polmoni dandole il solito sottile senso di ebrezza alla testa di sempre.
    La sveglia sul comodino segnava le 2.55 in rosso e l'intero albergo taceva. Persino la città sotto di loro sembrava scorrere in punta dei piedi o forse era soltanto che quando erano insieme tutto il resto sembrava privo di peso. Melanie lo spinse verso il letto e lui la lasciò fare beandosi del calore di quel corpo che tanto adorava.

    -Ti sei annoiata durante il viaggio?-
    Chiese con il respiro corto quando furono costretti a staccarsi per riprendere fiato.

    -Umh...non proprio.-
    Rispose Melanie aggrottando le sopracciglia a quella domanda che le aveva fatto tornare subito in mente Tatiana e la scena poco gradita. L'idea di confessare la sua gelosia a Michael,che non era stata nemmeno contemplata fino ad un secondo prima, le solleticò la gola come se non stesse aspettando altro da quando erano scesi.

    -Io sì,odio i viaggi in aereo.-
    Ecco,troppo calzante la battuta per non inforcarla a quel punto. Michael aveva risposto nella maniera più stuzzicante possibile servendole su un piatto d'argento l'occasione di rispondere.

    -Per fortuna che è venuta Tatiana a farti compagnia allora...-
    Boccaccia sua. Serrò le labbra subito dopo aver pronunciato quella frase che sarebbe stata bene in bocca ad una tipologia di ragazze che Mel disprezzava. Michael si girò verso di lei nella penombra ed anche se non poteva vederlo ne immaginò l'espressione nei minimi dettagli.

    -Sei...gelosa?-
    Disse cominciando a ridacchiare mano a mano che la consapevolezza che ciò che aveva detto era vero si impossessava di lui.

    -NO! assolutamente no.-
    Si sbrigò a sottolineare con tono perentorio,mentre Michael aveva preso a sghignazzare più forte rotolandosi sui gomiti dalla posizione supina in cui era.Le diede un buffetto sulla guancia che lei sentì molto calda e ringraziò il cielo che fosse buio,perchè probabilmente quella era una delle rarissime volte in cui era divenuta rossa in viso.

    -Sei gelosa.-
    Ribadì questa volta senza punto di domanda finale mentre Melanie gli si scagliò sopra tentando di azzittirlo immediatamente.

    -Non è che sono gelosa...ma che voleva quella?-
    Michael si trattenne dallo scoppiare a ridere di nuovo. Già il tono con cui lo aveva detto era tutto un programma,il "quella" finale poi ,era la ciliegina sulla torta dell'inconfutabilità.

    -Voleva fare due chiacchiere,in aeroporto l'ho a malapena salutata.-
    L'aveva a malapena salutata. E c'era qualcosa di male a salutare a malapena Tatiana forse?No,per Melanie no,anzi.
    Fece un verso stizzito che Michael intese come l'ennesima prova del fatto che non voleva che Tatiana gli stesse più di tanto vicino al di fuori dell'ambito lavorativo. Intenerito e incuriosito da quel sentimento di cui non era mai stato oggetto prima di allora si avvicinò a Mel che giaceva con la faccia al soffitto e gli occhi chiusi.

    -Non devi essere gelosa e lo sai perchè...-
    -Non sono gelosa.-
    Esclamò seccata con un tono più alto del solito.
    -...E comunque non so il motivo per cui non dovrei esserlo.-
    Aggiunse con un sussurro voltando il viso verso di lui,curiosa.
    In quell'istante Michael fu più che mai certo che quella ragazza lo avrebbe fatto diventare matto. Pazzo di tenerezza,d'amore,di complicità,di desiderio. Melanie era un favo colmo di miele e lui era un'ape che vi girava intorno continuamente cercando di carpirne di volta in volta il gusto dolce e fruttato di tutti i suoi desideri.
    La baciò sfiorandole le labbra una,due,tre volte,leggermente. La sentì fremere e chiedere un contatto più profondo con la mano,avvicinando la testa alla sua e dischiudendo la bocca affinchè le loro lingue si intrecciassero.

    -Per prima cosa non bacia bene come te.-
    Sussurrò facendola sorridere mentre già le labbra si sfioravano di nuovo.
    Il ricordo dal quale erano passati solo tre mesi era andato a finire nel grande calderone del "Prima di Melanie" insieme a tutte le altre ragazze con cui aveva avuto in qualche modo una storia.
    Se in precedenza Michael ricordava questo o quel gesto,un bacio piuttosto che l'altro o una carezza particolare, adesso vedeva tutto confuso attraverso una luce quasi abbacinante. Tutto impallidiva di fronte a ciò che rappresentava Mel per lui.

    -Seconda cosa...non è così spudorata quanto lo sei tu..-
    Continuò sentendo la mano di lei che sbottonava il collo della camicia mentre il suo corpo aderiva contro il proprio con movimenti languidi.
    Melanie gli baciò il collo ormai quasi dimentica del motivo per cui si era ingelosita prima,in aereo. Avere di nuovo il suo uomo vicino,sotto le sue mani e sentirlo reagire immediatamente alle piccole provocazioni che gli offriva la faceva sentire in qualche modo potente e lontana dal fantasma della minaccia che Tatiana rappresentava.
    Michael sospirò contro le sue labbra lasciando andare ogni pensiero. La bocca di Melanie era un pennello capace di cancellare con pochi sapienti tocchi tutto ciò che incontrava nella tela della sua mente saturando tutto con il rosso della passione ed il colore indistinguibile del piacere,lo stesso che vedeva sublimato quando facevano l'amore.
    Melanie lo fece rotolare supino e si mise sopra di lui senza interrompere il contatto col suo collo,Michael la prese per i fianchi stringendola lì dove le creste iliache emergevano dalla sotto la pelle.

    -Terza cosa...-
    Ma il dito di lei gli si parò davanti alla bocca mentre i suoi capelli rossi che lo solleticavano scivolavano dalla sua fronte giù verso il petto ed il ventre mentre un tracciato di piccoli baci conduceva le sue labbra dritte verso il centro del suo piacere.

    -Zitto. La terza cosa ora,te la dico io...-


    ***




    Michael si svegliò con l'idea che "la terza cosa" valeva anche per le succesive 100 e dubitava che Tatiana avrebbe mai potuto competere con quella sfilza di motivi.
    La tenda era rimasta aperta e la luce del giorno riempiva la stanza impedendogli di dormire ancora come avrebbe voluto. Affianco a lui invece Mel sembrava del tutto ignara del fatto che il sole fosse ormai alto in cielo e dormiva beatamente a pancia in sotto, con una mano chiusa a pugno davanti alla bocca come i neonati. Le accarezzò i capelli distesi sul cuscino e si alzò badando a non muovere troppo il letto per non disturbarla.
    Si sentiva molto frastornato e poco invogliato a mettere piede fuori dalla stanza,ma quello era solo l'inizio. Per quanto ci fosse abituato infatti,per quanto facesse quella vita da quando era soltanto un ragazzino, la verità era che lui odiava andare in tournè.
    Ora più che mai.
    Aveva una casa nuova da godersi,una ragazza che amava,la travolgente consapevolezza di non essere più solo per la prima volta in vita sua e quello che desiderava era vivere tutto ciò il più possibile,senza pensieri e senza freni quando invece gli sarebbero toccate interviste dove avrebbe dovuto mentire su quanto fosse felice di iniziare il tour,di essere in Giappone,in Irlanda,in Australia o in qualsiasi altro paese e sul fatto di essere ovviamente,più che single.
    Chiuse parte della tenda passandosi una mano alla tempia cercando di cancellare la pesantezza classica dei grandi spostamenti di fuso e si infilò nel bagno alla ricerca del ristoro che solo la doccia poteva dare.
    Quando uscì trovò Melanie con le gambe incrociate sul letto ed una criniera di capelli intorno al viso che si stropicciava gli occhi ancora insonnoliti; guardava un canale tv giapponese.

    -Conniciwa-
    Disse Michael uscendo dal bagno avvolto in un accappatoio bianco.
    -Uh?-
    -Ti ho appena dato il buongiorno in giapponese.-
    -Ah,Cinnokiua a te-
    Rispose lei storpiando la parola e sorridendo.

    -Non sapevo che conoscessi il giapponese.-
    -Cosa credi che faccia durante le ore in volo? Imparo poche semplici frasi che la gente vuole sentire nella propria lingua...lo fanno tutti gli artisti!-
    -Vorrà dire che quando sarà il turno dell'Italia te le insegnerò io le cose da dire. Anche le parolacce.-
    Michael scosse la testa cercando qualcosa da mettersi nelle tre valigie di abiti formali che lo seguivano.

    -Senti un pò cuoca...io avrei un pò fame,e non credo che la colazione si prepari da sola.-
    Disse poi punzecchiandola e posandole un bacio sulla fronte.
    A quelle parole Mel scattò in piedi raccogliendo i vestiti che si era tolta la notte precedente. Per quanto fosse una ragazza giocosa e a tratti infantile infatti aveva un senso del dovere ineccepibile. In poco più dieci minuti fu pronta per lasciare la camera alla volta delle cucine dell'albergo dove sapeva di avere carta bianca su tutto.Sarebbe toccato a lei per tutti quei mesi nutrire "la star" in modo adeguato.

    -Agli ordini signore,colazione in arrivo.-
    E dopo un rapido bacio scese i 7 piani dell'hotel fino a quando una scritta incomprensibile ed un gran odore di quelle che sembravano frittelle le diedero il benvenuto nella prima delle tante cucine che avrebbe visto da lì nei mesi a venire.

    Chapter 12.


    "
    H
    ell on Tour." Quello sarebbe stato il titolo del nuovo libro di Mel se solo avesse avuto il tempo di scriverne uno. Se era stata capace di lamentarsi degli orari e della pressione a cui era sottoposta quando lavorava al ristorante di LA adesso non poteva che rimpiangere la tranquilla routine che tanto disprezzava. Non che si spaccasse la schiena di lavoro dovendo cucinare praticamente solo per Michael,tutt'altro, ma gli orari impossibili,i continui cambi di fuso,gli spostamenti quasi giornalieri e i numerosi imprevisti sempre dietro l'angolo la rendevano tesa come una corda di violino.
    La notte praticamente non dormiva prima delle tre. La mattina,se Michael era impegnato in qualche conferenza,giro per gli ospedali pediatrici,intervista o chissà cos'altro era costretta anche lei ad alzarsi e correre in cucina. Idem per il pranzo che non sempre si svolgeva ad orari canonici. Se non si fosse trattato del ragazzo che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo se ne sarebbe sicuramente tornata dritta a casa implorando Paul di riprenderla a lavoro.
    E invece era Michael quello per cui si sbatteva e tanto bastava per renderle la cosa,se non piacevole,sempre e comunque sopportabile con un sorriso o uno sguardo carico d'amore per lui che era sottoposto ad una pressione 1000 volte peggiore della sua. Come facesse a sopportare tutto quello ancora non se lo spiegava. Durante il giorno era continuamente un "Michael qui,Michael lì,c'è da andare,visitare,firmare,scattare,provare..." la sera era show allo stato puro.Adrenalina sudore e fiato,brividi sotto la pelle,cuore che impazziva, estasi per il pubblico e per chi assisteva attonito da dietro le quinte,come Mel.
    Quando poteva farlo andava sempre ai concerti. Non le importava che si trattasse della stessa scaletta e non le importava nemmeno che non potesse godersi lo spettacolo comodamente seduta sulle tribune vips o in qualche posizione privilegiata. L'incanto che Michael era in grado di regalare era sempre diverso,bagnato in sfumature cangianti,di colori che sfuggivano alla mente umana e percepibili solo con il cuore,con lo spirito. Qualche volta c'era più malinconia,qualche altra c'era ardore,dolore,passione,rabbia o gioia,un caleidoscopio di coriandoli di vetro che fuggivano in aria ad ogni nota,ad ogni passo o movimento. Mel era in grado di percepire con precisione tutte quelle sensazioni che Michael trasmetteva e si chiedeva se fosse capace dello stesso anche il pubblico,se lui fosse uno stregone che elargiva a profusione quel suo dono o se fosse un mago,un prestigiatore e lo celasse dietro una cortina velata di mistero lasciando scorgere determinati piccoli segni solo agli occhi più attenti ed ai cuori che lo conoscevano meglio,come il suo.


    Se il mistero su quelle emozioni permaneva comunque,appariva più chiaro del sole invece che la sensualità di Michael non lasciasse dubbi a nessun essere di sesso femminile.
    Qualche volta,durante gli spostamenti o quando usciva dall'albergo per fare un giro le era capitato di sentire alcuni commenti da parte delle fans che erano stati capaci di lasciare di stucco persino lei che si riteneva una donna di mondo.
    Ciò che era limpido tanto a Mel quanto al resto delle donne era che il corpo flessuoso di Michael fosse stato progettato dalla natura per due scopi precisi:uno sotto gli occhi di tutti ogni volta che si esibiva nei suoi fluidi passi di danza, l'altro nascosto al mondo intero tranne che a Melanie la quale ne godeva ogni volta con maggiore voluttà.
    La danza è l'espressione verticale di un desiderio orizzontale aveva detto qualcuno e lei poteva testimoniare che non c'era niente di più vero per quanto riguardasse Mike.
    Dove trovasse le energie per farlo era un altro mistero ma succedeva il più delle volte che dopo l'esibizione,con l'adrenalina ancora allo zenit dell'universo, lui rientrasse in albergo stremato ma pieno di uno strisciante ardore addosso e capace della stessa passione che aveva messo poco prima nell'esibizione sul palco.
    Aveva imparato a chiedere l'amore con una sensualità disarmante che avrebbe lasciato Mel senza difese anche se non si fosse trattato di lui. La sua timidezza,se da una parte gli impediva gesti imperiosi e spiccatamente virili, dall'altra gli concedeva una grazia languida capace di far evaporare ogni stanchezza e di accendere in un istante il caldo desiderio nel ventre di Melanie.
    Si lasciava spogliare assuefatta dai baci e dalle parole che lui le sussurrava all'orecchio le quali potevano anche non aver alcun senso logico per quanto la riguardava,tanto era potente l'incantesimo della sua voce sulla sua mente.
    "Amore" era l'unico gruppetto di sillabe che le rimaneva in testa quando lo sentiva scivolare dentro il suo corpo come una lama calda nel burro e ricominciare la danza interrotta sul palco soltanto per lei.

    Quando la tensione dell'orgasmo poi la liberava dalla sua stretta si deliziava a vederlo ancora in preda alla poca lucidità del piacere che cresceva,chino sopra il suo corpo,la bocca che beveva i baci ben poco casti che gli offriva aggiungendo piacere al piacere. Gemiti e rantoli muti che la facevano rabbrividire si sommavano alla strana sensazione di onnipotenza che la pervadeva nell'essere la causa di quell'estasi che si riversava in lei lasciandoli avvolti l'uno nell'altro,in silenzio, mentre si guardavano nella semi oscurità della stanza.

    Era una di quelle tante sere quando la voce di Melanie proruppe placida nella stanza.
    -Io ero venuta a portarti la cena...-
    -Lo so...-
    -No. Mi correggo,ero venuta anche a portarti la cena.-
    Aggiunse con una risatina stirandosi e raccogliendo le forze per rimettersi in piedi.
    Erano a Sidney e tra poco la prima parte del Tour,quella per l'anno 1987 almeno,sarebbe terminata. Michael,sotto consiglio del dietologo,doveva fare un pasto leggero un'ora prima dello spettacolo in modo da essere in grado di sostenere lo sforzo e completare la cena dopo,per cui Melanie si prodigava in cucina ad orari improbabili per poi portargli il tutto una volta rientrato.

    -E cosa c'è per cena?-
    -"Proteine carboidrati e vitamine"-
    Rispose Mel scimmiottando la voce del dottore che "prescriveva" cibo come fossero medicinali. Michael alzò il coperchio del vassoio ridendo e vide patate al cartoccio e quello che sembrava pollo in salsa piccante insieme a verdure saltate. Il suo stomacò brontolò e si sedette sul letto accanto a lei per mangiare.

    -Questa sera I just can't stop loving you era moscia.Ed abbiamo avuto un pò di problemi con le luci,domani ci vorranno più prove.-
    -Se Sheril ha problemi con la voce ci pensa Charline a sostituirla...non vede l'ora.-
    -Charline? La ragazza del coro?-
    -Sì lei,questa mattina siamo anche uscite a fare un giro in città,mi fa morire dal ridere è simpaticissima.-
    -Sono contento che ti sia fatta un'amica. Sei sempre sola durante il giorno...-
    -Siamo state all'Opera House e all'Harbour Bridge e poi al porto a scandalizzare i pescatori ed i marinai con una gara di parolacce .-
    Michael la guardò sollevando le sopracciglia mentre masticava il boccone e le diede una spinta sul braccio.

    -Hey,siamo cattive ragazze sai...-
    Continuò imperterrita Mel mettendosi a ridere mentre,carponi sul letto, gli andava dietro per un veloce massaggio alla schiena. Poggiò le mani sulle spalle tese di Michael imprimendo forza nei pollici lì dove le scapole si avvicinavano alla colonna vertebrale.
    -Umhhh...-
    Michael apprezzò con un mugugno soddisfatto quell'attenzione ed abbandonò per un attimo la forchetta nel piatto abbassando il collo in modo da godersi appieno il massaggio.
    -Comunque non mi pesa stare sola. In qualche modo non sono mai sola.-
    -Che intendi?-
    -Intendo che mi basta pensare che la sera dovrò restare alzata fino a tardi,sgobbare per prepararti la cena,farti da cameriera,da massaggiatrice e poi metterti a letto che non mi sento più sola...diciamo che mi riempi la giornata.-
    Mescolare l'ironia con la dolcezza era tipico di Melanie. Quella sua timidezza nell'esprimere i propri sentimenti le faceva fare prosaici giri di parole conditi con battute e quant'altro in modo da non dover esporre in modo crudo ciò che sentiva veramente.
    Michael le riempiva la giornata. Era nella sua testa tutto il giorno,era con lei ogni singolo istante anche quando era lontano,impegnato in altro,nella sua testa...tutto il tempo.
    Lui però la conosceva,così bene da capire subito quando preferiva nascondersi dietro un muro di parole per non dirne solo due o tre. Sorrise con gli occhi chiusi appoggiando il vassoio per terra e allungandosi all'indietro per tirarla a sè,semidistesa sulle sue ginocchia,stretta tra le braccia.

    -Sono proprio un peso vero?-
    La provocò guardandola negli occhi.
    -Una vera palla al piede...-
    -Allora forse è meglio che la sganci questa palla al piede!-
    Continuò lui con un sorriso marcato sulle labbra.

    L'idea di ciò che stava suggerendo scherzosamente arrivò al cervello di Mel come una stilettata a tradimento.
    Lasciare Michael,colui al quale si era donata incondizionatamente,col cuore in mano. Sentì una stretta stringersi all'improvviso alla gola e le lacrime salirle agli occhi annebbiandoli appena.
    Ammutolì incapace di parlare e di sorridere. Soltanto il pensiero,anche solo per scherzo, di non averlo più per sè le aveva mozzato il fiato con un nodo doloroso che faceva fatica a sciogliersi pure se cercava mentalmente di tranquillizzarsi indugiando in quegli occhi scuri che le infondevano una sicurezza mai avuta.
    Come una bambina spaventata dal racconto del terrore che aveva chiesto lei stessa di farsi narrare, portò le mani sulle guance di Michael che aveva smesso di ridere ed appariva preoccupato per quel repentino cambio di umore.
    Lo guardò sollevandosi per baciarlo poggiando le labbra su quelle di lui con forza,quasi con rabbia tanta era la disperazione che sentiva bollire dentro.

    -Mai...mai,mai,non dirlo nemmeno per scherzo.-
    Disse con un filo di voce, stupita lei stessa di quella sua reazione così irrazionale. Michael la strinse forte,la cullò in silenzio sentendo dentro di sè quell'involontario dolore che le aveva causato come fosse il suo. Era in quegli istanti,quelli in cui lei appariva fragile ,che si sentiva travolto dall'amore che Melanie gli offriva incessantemente, come se una piccola crinatura lungo la spendente superficie del suo cuore fosse colpevole di lasciar filtrare un eccesso di quel sentimento che lei riusciva altrimenti a distribuire nella dose perfetta.
    Attonito,quasi stordito da quella potenza Michael assorbiva l'immenso calore attutendo il colpo con sempre maggiore maestria e restituendolo indietro a sua volta.
    Era una compensazione che non li lasciava mai privi di forze. Un amore fortunato e raro che serbavano gelosamente per loro oltre che per necessità anche per una scaramantica paura verso il mondo.
    La tenne tra le sue braccia fino a sentirle intorpidite,fino a quando Mel non chiuse gli occhi e si lasciò trasportare in un sonno tranquillo.
    Lui allora la appoggiò sul letto con delicatezza e la avvolse in una coperta restando per un tempo indefinito a guardarla alla luce soffusa della lampada dietro di sè fino a quando non sentì la familiare esigenza di scrivere,di creare,di dare spazio alla divina ispirazione che lo aveva benedetto fin da giovanissimo.
    Si sedette ed afferrò un pezzo di carta intestata dell'albergo liberando con sollievo le parole che quasi gli mordevano il cuore per uscire.




    La mattina successiva Melanie si svegliò troppo tardi per trovare Michael ancora lì. Quando aprì gli occhi notò la tv della camera accesa ed il notiziario della mattina che annunciava una qualche rocambolesca rapina nella periferia di Melbourne.
    Si costrinse ad alzarsi nonostante il calore della coperta che la avvolgeva la volesse convincere che non ce n'era bisogno e sbadigliò prima di notare che un pezzo di carta giaceva sul cuscino affianco a lei.

    It's hard to tell them what I feel for you. They haven't ever met you, and no one has your picture. So how can they ever understand your mystery? Let's give them a clue:

    Two birds sit in a tree. One eats cherries, while the other looks on. Two birds fly through the air. One's song drops like crystal from the sky while the other keeps silent. Two birds wheel in the sun. One catches the light on its silver feathers, while the other spreads wings of invisibility.

    It's easy to guess which bird I am, but they'll never find you. Unless...

    Unless they already know a love that never interferes, that watches from beyond, that breathes free in the invisible air.
    Sweet bird, my soul, your silence is so precious. How long will it be before the world hears your song in mine?

    Oh, that is a day I hunger for!*



    Il cuore mancò un battito o due e le lacrime le rigarono le guance prima che potesse rendersene conto. Pianse di gioia,senza alcun freno, per la delicatezza di quella poesia,per l'amore che trasudavano le lettere scritte con l'inconfondibile calligrafia di Michael. Pianse di gratitudine per la fortuna di stare accanto ad un'essere così meraviglioso pur non sapendo chi ringraziare. Pianse fino a sentire gli occhi bruciare contro il cuscino che aveva l'odore dei capelli di Michael immaginando di averlo lì affianco a lei.
    Pianse fino a quando quell'esigenza si esaurì lasciandola avvolta in una nuvola di miele con il volto al soffitto e l'immagine dei vellutati occhi di lui scolpita in testa.
    Fino a quando due timidi colpi della cameriera alla porta le fecero capire che era ora di andarsene dalla stanza e di cominciare la giornata.
    Una giornata piena ancora una volta.

    ***





    -Io scommetto che anche stasera le calerà la voce.Ieri sera è stata terribile,Michael ha fatto finta di nulla ma secondo me si è lamentato.-
    -Intendi Sheril?-
    -Sì.."I Just can't stop loving you" non è andata troppo bene e Michael è puntiglioso sai...-
    Melanie e Charline si erano date appuntamento per uscire e prendersi qualcosa al bar prima del lavoro. Ritrovarsi a Novembre con soltanto una maglietta leggera ed un paio di Jeans sopra le sneakers sembrava strano, ma l'autunno boreale corrispondeva alla primavera australe e questi ne erano gli effetti .
    -Oh si, lo so.-
    Esclamò Melanie sovrappensiero prendendo un sorso di caffè lungo prima di rendersi conto che quella sicurezza non avrebbe dovuto appartenere ad una che gli preparava soltanto i pasti.
    -Ah sì? Anche in fatto di cibo? Non lo facevo perfezionista fino a questo punto!-
    Per fortuna Charline era lontana anni luce dall'annusare la verità e lei le rispose con un caloroso sorriso mentre tirava un sospiro di sollievo. Le macchine che passavano al di là del marciapiede formavano una fitta cortina di affrettati lavoratori che scalpitava per andare in ufficio mentre dall'altra parte un manifesto del concerto di quella sera,ormai da mesi SOLD OUT restituiva l'immagine di Michael inguainato in una delle sue tenute tutte cinghie e pantaloni aderenti.

    -Bè comunque,perfezionista o no,rimane un gran pezzo di manzo.-
    Per poco non sputò il caffè addosso all'amica a quell'esclamazione nemmeno troppo colorita rispetto ai loro standard.
    Melanie si battè la mano sul petto fingendo un improvviso attacco di tosse e la bionda le passò un fazzoletto addentando il muffin ai mirtilli che aveva scelto per la colazione.
    -E non ci scordiamo che è nero...e tu sai bene cosa dicono sui neri no?
    Peccato che sembra sia intoccabile,secondo me scopa bene quanto canta.-

    Questa volta,per fortuna,non aveva niente di potenzialmente pericoloso in bocca perchè ancora una volta rischiò di strozzarsi da sola.
    Guardò l'espressione rilassata di Charline mordendosi la lingua per non esclamare con infinita soddisfazione che diavolo sì,aveva proprio ragione su tutto. Il silenzio che doveva tenere a volte era proprio pesante.
    Prese un respiro profondo annuendo anche se incapace di ridere.
    -Nello staff noi donne siamo unanimi su questo,anche se Tatiana è quella che è più fissata di tutte. Sostiene di piacere a Michael e dice di averlo anche baciato una volta...secondo me è mezza partita per la tangente quella.-
    -Ah sì?-
    Gli occhi di Mel si ridussero a fessure istantaneamente al solo sentire il nome di Tatiana. Potevano fare tutti i sogni che volevano su Michael,ma quella strega doveva tenersi lontano da lui il più possibile.
    Strega sì. Si era guadagnata l'appellativo nel corso del tempo e delle varie volte che Mel l'aveva vista sculettare per i corridoi degli hotel sempre con una generosa porzione di cosce scoperte e nessun ritegno nel mostrarle a chicchessia. Si era chiesta come avesse solo potuto pensare che potesse andare bene per Michael una così, quando adesso era chiaro quanto fosse oca,senza cervello,stupida ed un carico di aggettivi ben peggiori al seguito,accuratamente tenuti nascosti a Mike per non farsi dare della "gelosa" di nuovo.
    Ne avevano parlato qualche volta. Mel con la bocca storta e l'espressione di una che ha appena bevuto un cucchiaio di olio di ricino e lui con l'aria molto divertita di uno che prende la cosa per gioco come in effetti faceva.

    -Sicuro,durante le prove è tutto un fare la gatta morta anche se lui non sembra intenzionato a darle spago. Non capisco se non sia interessato o solo troppo ingenuo per cogliere tutta quella profusione di ormoni e battiti di ciglia.-
    Ma ormai Melanie non ascoltava più. La gelosia ribolliva di nuovo come un calderone pieno di lava e l'immagine di Michael che rincorreva Tatiana per il palco anche solo per lo spettacolo la faceva quasi stare male. Certo,lei che era parte dello staff "fuori campo" non poteva aver visto tutta quella irritante provocazione e la cosa durante lo show rimaneva ovviamente sotto controllo,ma doveva fare qualcosa per porre fine una volta per tutte all'intraprendenza di Tatiana e mettere dei bei paletti solidi intorno a Michael.

    Parlarle a quattr'occhi fu la prima cosa sensata a passarle per la testa dopo un elenco di comportamenti ben poco sportivi che contemplava un mucchio di trucchetti subdoli per levarla di mezzo.
    Solo che non poteva dirle chiaro e tondo:"alza i tacchi io sto con Mike" ,non poteva. Come farglielo capire allora?
    Confidando sul fatto che l'eloquenza era da sempre stata un suo dono e che avrebbe trovato le parole giuste da dire al momento, si ripromise di parlarle al più presto,sperando che la rabbia le concedesse la mente fredda necessaria per non aggredirla come avrebbe fatto volentieri.

    -E' ingenuo,secondo me è ingenuo.-
    Affermò inghiottendo l'ultimo sorso di caffè che le parve più amaro che mai.
    Che Michael fosse ingenuo non era un'affermazione completamente falsa anche se Mel sapeva che il motivo di disinteresse era ben altro. Il fatto che lui fosse comunque inesperto del mondo femminile però,lo rendeva vulnerabile e niente le toglieva dalla testa che Tatiana stesse solo affilandosi le unghie prima di ghermire la preda. Michael non aveva nemmeno la più pallida idea di quanto potessero essere subdole le donne in certe faccende mentre Melanie lo sapeva più che bene essendo stata lei stessa una killer di rapporti in passato.
    Qualche minuto dopo anche Greg ed un altro corista,Kevin,le raggiunsero e le chiacchiere spiccatamente femminili si spensero.
    Melanie,con la testa ancora nell'infuocato pallone della gelosia fu convinta a preparare cibo italiano per l'intero staff quel giorno e quando il tempo libero terminò si diedero appuntamento per mezzogiorno e mezzo al Parramatta Stadium per l'ultimo concerto di Sidney.




    -Che Dio ti benedica Mel!-
    -Vieni a trovarci più spesso a pranzo!-
    -Divino,semplicemente divino...-
    Il pranzo fu tutto un coro di lodi e benedizioni per Melanie. Stanchi di mangiar panini e pezzi di pizza strabordanti di schifezze varie, tutti accolsero quella novità con gioia. Mel si era fatta aiutare dallo staff dell'hotel promettendo in cambio un paio di ricette originali e questo era bastato per mettere in moto cinque efficienti cuochi e preparare l'occorrente in tempo utile. Verso le una arrivò anche Michael con un paio di grossi cartelloni pieni di foto di bambini in mano (omaggio di un fan) e l'aria un pò stanca ma risoluta.
    Si stupì di trovarla lì.

    -Melanie!-
    Esclamò senza riuscire a velare più di tanto l'entusiasmo. Come se una calamita lo spingesse verso di lei si avvicinò stringendosi la coda morbida che gli legava i ricci dietro alla nuca per tenere le mani impegnate e non cedere alla tentazione di abbracciarla. Il suo sguardò le sfiorò le labbra intensamente e a Mel sembrò come se l'avesse baciata davvero. Sorrise sentendo il cuore accelerare per smaltire l'emozione trattenuta.

    -Mi dispiace ma oggi la vip sono io. Lo staff mi adora.-
    -Io non sono dello staff ma ti adoro lo stesso,va bene?-
    Sussurrò a mezza bocca sotto lo sguardo attento di Bill che intanto aveva mandato a chiamare una quantità di gente per sviare l'attenzione dalla scena.
    Trattenersi in momenti come quelli era davvero difficile e anche se avrebbe voluto saltargli addosso ed abbracciarlo fregandosene di tutto dovette limitarsi a sorridere e porgergli il suo pranzo nel quale, bypassando per una volta le prescrizioni del dietologo, aveva preparato tutti i piatti preferiti di Michael compreso il tiramisù.

    -Questo è tuo e...grazie...-
    Per la poesia,sì. Grazie era una parolina che valeva quanto un granello di polvere di fronte allo splendore di ciò che lui aveva scritto,ma in quel momento era il massimo che poteva fare. Ci avrebbe pensato quella sera a ringraziarlo e a sdebitarsi in qualche modo, anche se credeva fosse veramente difficile competere con le sue doti. Melanie non sapeva comporre canzoni,nè poesie,al massimo riusciva in qualche ridicola filastrocca mentre lui tesseva parole e musica in arazzi stupefacenti che lasciavano a bocca aperta il mondo intero. A volte era penoso dover sopportare quell'inferiorità,non perchè ne fosse invidiosa bensì perchè avrebbe voluto potergli restituire allo stesso modo tanto splendore e la frustrazione prendeva il sopravvento anche se lui insisteva a dirle che non avrebbe potuto essere più perfetta per quanto lo riguardava.

    Michael le sorrise e si spostò in camerino per mangiare e cambiarsi per le prove. Per l'intero pomeriggio successivo Melanie potè osservare tutto l'andirivieni affannato di tecnici, ballerini e coristi che montavano lo show per l'ennesima volta insieme a Michael,fino a quando arrivò Tatiana.
    La prova di "The way You Make me Feel" cominciò con un Mike insolitamente teso ed una Tatiana che pareva prendere forza da quell'incertezza che lui dimostrava.
    Gli occhi di Melanie si puntarono su di lei come fredde punture di spillo e la sua bocca si ridusse in un'espressione affilata come la lama di un rasoio.
    Solo Bill ovviamente notò la cosa e si mise vicino alla ragazza che sembrava una belva pronta a fiondarsi sulla preda al minimo passo falso.
    Dopo sculettamenti privi del minimo buon gusto ed occhiate eloquenti persino per un cieco, la prova finì e Michael la diede immediatamente per buona dedicandosi al pezzo successivo mentre le dita di Melanie smisero di stringere convulsamente il legno sotto i polpastrelli.
    Fino allo spettacolo non ebbe modo di avvicinarsi a lui ma cercò in tutti i modi di intercettare Tatiana,purtroppo senza successo.
    Mel si sentiva agitata e tesa come se sapesse che stava per accadere qualcosa che sfuggiva al suo controllo pur se non avendo idea assolutamente di cosa.
    Ma non ci volle troppo a capirlo.
    In piedi dietro alle quinte assistette a tutto lo show fino a quando le note di The Way You make me Feel le fecero scorrere uno spiacevole brivido addosso. Michael inseguiva Tatiana come al solito ballando e facendo gesti provocatori in sua direzione,tutto secondo il copione.
    Quello che non andò secondo il copione invece fu quando lei decise deliberatamente di baciarlo tirandolo per la camicia.
    Il sangue di Melanie si gelò e lo stesso grido del pubblico che subissò la musica le scoppiò in testa rimbombandole dentro. Non fosse stato per il minimo di autocontrollo che le era rimasto in corpo sarebbe uscita sul palco e l'avrebbe presa a ceffoni, ma si trattenne e fuggì verso il camerino di Michael sentendo in bocca il sapore del sangue tanto forte si era morsa la lingua.

    Si sedette -fremente di rabbia- sulla poltrona davanti alla specchiera ed attese per altri 20 minuti la fine dello show fino a quando la porta si aprì rivelando un Michael ansante e che dallo sguardo mostrava di sapere già cosa lo stesse aspettando.

    -Mel...-
    Il rumore di vetro frantumato riempì la stanza. Melanie aveva afferrato il primo oggetto a tiro e lo aveva scagliato contro la porta appena richiusa alle spalle di Michael.

    -Io la uccido!-
    Fuori di sè,con gli occhi lucidi dalla rabbia più che dalla frustrazione Melanie si alzò decisa a dare corpo al massacro proprio adesso che c'era anche lui. Michael la bloccò afferrandole i polsi ed opponendosi alla sua forza che per essere quella di una donna era notevole.

    -Mel! Mel dannazione stai ferma e calmati!-
    Esclamò vestendo sua voce vellutata con un tono acceso che raramente gli si sentiva addosso.

    -Ti ha baciato! Ti ha baciato Mike,io te lo avevo detto che dovevi tenerla lontana,te lo avevo detto che quella dannata stava solo aspettando di buttarsi a pesce!-
    Ne seguì una serie di insulti che fecero rabbrividire Michael ma non servirono a tranquillizzare Mel. Diede uno scossone alle braccia cercando di liberarsi dalla presa e quando ci riuscì si ritrovò i polsi rossi tanta era la stretta .
    Cercò di uscire dalla stanza ma ancora una volta lui fu più veloce e la bloccò con le spalle contro la porta dove brillava ancora qualche pezzo di quello che sembrava uno specchietto da trucco mentre il rimanente scricchiolava sotto i loro piedi.

    -Basta! Melanie basta! Stai calma sei pazza forse? Che vuoi fare!-
    Michael la inchiodò col suo peso e nonostante cercasse di divincolarsi non riuscì che a muoversi di qualche centimetro aumentando però la sensazione di costrizione e dolore che già la rendeva furiosa.

    -Le voglio insegnare a stare al suo posto ecco che voglio fare! Michael ti ha baciato.-
    Col respiro corto e rossa in viso accennò un ultimo disperato tentativo di liberarsi da Michael che non sortì altro effetto se non quello di farla sentire ancora più stretta tra le sue braccia le quali le impedivano i movimenti a livello delle spalle.

    -La scia mi.-
    Sibilò con astio a pochi centimetri dal viso di lui.
    -Solo quando ti sarai calmata. Per cui ti conviene startene buona.-
    La rinnovata tranquillità con cui pronunciò quelle parole la lasciò basita. Si sentì davvero una pazza in preda ad un attacco isterico ma non riuscì a biasimare quel sentimento che la stava facendo tremare come una foglia.
    Gli occhi scuri di Michael esploravano i contorni del suo viso,le labbra arrossate e tumide,i denti appena scoperti per l'espressione di sdegno che le disegnava la bocca,quegli occhi del colore della pioggia che brillavano di una luce quasi animale ,incontrollabile.

    -Non voglio più vederla,non voglio che ti si avvicini nemmeno di un altro millimetro.-
    -Le parlerò e le farò capire la situazione.-
    -NO! La devi mandar via Michael,ho detto che deve sparire.-
    -Melanie non essere irragionevole. E' stato un errore.-
    -Un errore? Tu lo chiami errore quel bacio? L'ho visto come ti guarda Michael,so esattamente cosa vuole da te Tatiana! Voglio che se ne vada!-
    -Sei pazza,sei uscita completamente di senno Mel!-
    Questa volta alzò la voce anche lui e si staccò dal suo corpo liberandola e guardandola con occhi roventi di sdegno per un lungo istante. La docile ed indifesa creatura che quasi si scioglieva in lacrime al solo pensiero di una separazione il giorno prima gli si stava rivoltando contro con una furia mai vista prima di allora.
    Scosse la testa asciugandosi il sudore che ancora gli faceva brillare la fronte da quando era rientrato dal palco.
    Melanie lo guardava confusa ma ancora troppo arrabbiata per rendersi conto dell'errore e nonostante lo scatto contrariato di Michael aveva ancora in mente di uscire a sistemare Tatiana.
    Appena mosse un passo però lui la gelò.

    -Ferma.-
    Con gli occhi fissi al pavimento ed i pugni stretti, le gambe di Melanie si rifiutarono di disubbidire a quel comando. Michael appoggiò la bottiglia d'acqua che stava bevendo e le si avvicinò alzandole il mento con una mano.

    -Sei una stupida.-
    Affermò in tono di nuovo tranquillo,come fosse la costatazione più logica di questo mondo.
    -Vuoi andare lì fuori,far bagarre con Tatiana,sollevare un polverone,farci scoprire da tutto lo staff e magari anche dai giornalisti venuti per assistere al concerto.
    Sai che bel titolo domani "Michael Jackson si fidanza con una maniaca omicida".
    E tutto questo perchè? Per un insignificante bacio.-

    Le parole di Michael le arrivarono al cervello attutite dai battiti del cuore e dal sangue che sentiva riempirle la testa.
    Quello che stava dicendo aveva inequivocabilmente un senso anche se Melanie quasi si rifiutava di arrendersi all'evidenza.

    -Melanie,potrei baciare decine,centinaia di ragazze.Potrei lasciare che le fans approfittino della mia disponibilità o che Tatiana dia spettacolo ogni sera come oggi,ma nessuno di quei baci avrebbe il minimo significato di quelli che do a te.Lo capisci?-
    Mel lo guardò negli occhi e subito si ritrovò incapace di abbassarli. Sapeva dentro di lei che tutto ciò era vero, perchè l'amore di Michael non le aveva mai lasciato un solo dubbio e la gelosia per lui non aveva motivo di esistere se non per gli sciocchi fantasmi della sua testa che aveva tentato invano di domare.
    Le si avvicinò senza lasciarle il mento e le passò il pollice sul labbro inferiore in un movimento delicato come una carezza prima di chinarsi verso di lei catturando le labbra tra le sue.
    In un primo momento Mel temette di sentire un sapore che non era quello di Michael,di sentirle sporche di un'altra donna, ma la sensazione mancò di presentarsi offrendogli invece il solito inebriante sapore del suo uomo,quello di cui non si sarebbe mai stancata.
    Respirò tra le sue labbra sentendo immediatamente la rabbia liquefarsi,impotente. Michael ne lambì i contorni con la punta della lingua e si insinuò nella sua bocca con delicatezza, quasi timoroso di qualche altro scatto di rabbia,ma quando sentì il suo corpo rilassarsi approfittò di quella resa approfondendo il contatto in un bacio appassionato.
    Furono interminabili secondi in cui tutte le emozioni che lui sapeva darle la attraversarono da capo a piedi senza esclusione, palesando ciò che Michael le aveva detto poco prima a parole.
    Quando si staccarono quasi la lasciò senza fiato.

    -E' chiaro adesso?-
    Sì,era chiaro. Limpido come l'acqua di sorgente,come una mattina d'estate,come il fatto che sentiva di desiderarlo quasi dolorosamente.
    La rabbia si era trasformata,ora poteva dirlo,in lussuria che la divorava da dentro. I flash di Tatiana che lo afferrava per la camicia e lo baciava spavalda le corsero davanti agli occhi rapidi istigandole un fuoco che non avrebbe mai immaginato di sentire.
    Aveva bisogno di lui,di riappropriarsi di ciò che era suo,di quel corpo tonico e teso da efebo greco ed aveva bisogno di farlo subito.
    Gli accarezzò il collo e spinse le mani dietro la sua nuca tra i ricci umidi portando di nuovo la bocca sulla sua,mangiandola,assaporandola e leccando ogni stilla del nettare delle sue labbra. Michael la guardò sorpreso solo per un attimo.
    Melanie -lo sapeva- mutava di umore come il cielo di fine settembre e quel suo continuo rinnovarsi,lo stupore che gli procurava ogni volta,mai uguale a sè stesso era parte di quel mistero che lo faceva gravitare intorno a lei come una farfalla notturna ipnotizzata dalla luce di una lampada.
    Melanie gli lanciò uno sguardo felino che ebbe l'effetto di rimescolargli il sangue nelle vene.Quegli occhi,quegli zigomi alti la piega delle labbra ed il suo piccolo mento affilato,tutto costituiva un richiamo irrazionale a cui non sapeva resistere.
    Si gettò su di lei baciandole il collo mentre con una mano le tirava indietro i lunghi capelli rossi solo per scoprire una porzione maggiore di quella pelle candida.
    Mel arretrò fino a sentire le spalle contro il muro,il peso di Michael di nuovo sul il suo ma questa volta in una stretta che le dava alla testa in modo diverso.
    Lo coprì di brevi e voraci baci,pungenti come morsi,come piccole stoccate provocatorie. Le mani di Michael le tolsero la maglietta lasciandola nuda per metà,in balia del suo tocco solo in apparenza. La realtà era Mel che stava conducendo il gioco in quel momento.
    Ben consapevole della potenza del suo corpo e della sua abilità nell'arte di amare,fiera come una regina nel proprio regno iniziò a preparare la lenta ascesa al piacere del suo re.
    Gli sfuggì dalle braccia abbassandosi lentamente verso il terreno e quando Michael capì le sue intenzioni fu quasi tramortito al pensiero dell'estasi che gli si preparava.
    La "terza cosa",il terzo motivo per cui non doveva temere Tatiana si dimostrò anche più convincente di quanto lo ricordasse. La sorprendente bocca di Melanie era lo strumento della natura più incredibile che avesse mai conosciuto,parola sua. Era capace di tutto e di tutto il contrario;sapeva tranquillizzarlo,eccitarlo rassicurarlo,farlo arrabbiare,donargli amore e dolcezza così come rabbia e risentimento.
    E poi,poi era capace di quella cosa alla quale ancora arrossiva solo a pensarne il nome ,ma che lo faceva ardere dentro per lo schiacciante montare di piacere. Chiuse gli occhi ed immerse la mano tra i suoi capelli lasciandosi trascinare di buon grado nella completa assenza di pensieri fino a quando non sentì l'avvicinarsi dell'orgasmo.
    E lo sentì anche Melanie che si ritrasse dispettosamente alzandosi di nuovo mentre Michael si lasciava sfuggire un verso di dissenso per quell'affronto.
    Tutto quello che lei fece però fu lasciar scivolare gli slip lungo le gambe giù fino alle caviglie per scavalcarli poi con un piccolo passo laterale mentre lui gli si gettava addosso chiedendole di placare quel fuoco che ormai era troppo bruciante per essere spento altrimenti.
    Michael la afferrò saldamente con entrambe le mani e lei subito alzò una gamba intorno al suo fianco ed inarcò la schiena fino a quando lo sentì aderire dentro di lei perfettamente. Il suo corpo era fatto per Michael,lo calzava come un guanto su misura adattandosi alle sue generose misure con la giusta dolce stretta che lo mandava in visibilio.
    Il muro attutì le spinte dei suoi lombi fino a quando il ritmo si fece più frenetico ed il piacere li sorprese insieme lasciandoli spossati, ancora uniti, contro il polveroso intonaco del camerino.
    Michael era suo fino alla più piccola e vibrante fibra del corpo e Tatiana non era nulla,nulla di significante in quel paradiso.
    Lo baciò e ribaciò più volte non trovando altre parole da dire per quella profonda soddisfazione che si ergeva esultante dentro di lei.
    Non c'era stata nessuna guerra eppure si sentiva padrona di una vittoria un pò donchisciottesca ma elettrizzante.
    Lui si alzò per primo aiutandola poi a rimettersi in piedi e baciandola teneramente.
    Passata la furia e sfogata la rabbia nel piacere sentiva più che mai la voglia di abbandonarsi al sonno ristoratore tanto che pregustava già di guadagnare il sedile della macchina per poter chiudere almeno per un pò gli occhi. A quel punto, lo sapeva, sarebbe bastata una civile discussione con Melanie per appianare del tutto le cose e molto probabilmente sarebbero giunti ad un compromesso soddisfacente per entrambi ma tutto era rimandato a domani,quando avrebbe avuto la mente fresca e l'energia necessaria per farlo.

    Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.

    -Un momento Bill,stiamo arrivando,cinque minuti!-
    Esclamò Michael convinto che si trattasse del paterno responsabile della security che lo chiamava per andare.
    La porta però si aprì e rivelò l'immagine di un uomo grassoccio con un grosso sigaro in bocca e la fronte sudata.Frank Dileo,il suo manager.
    Melanie che si era appena ricomposta in maniera decente finse indifferenza cominciando a rassettare la valigia del trucco come la più ligia delle aiutanti e lui le lanciò un'occhiata obliqua,inquisitoria.

    -Michael,dobbiamo parlare di una cosa. Anzi,di due.-
    Disse con una sgradevole voce strascicata continuando ad osservare l'immagine di Melanie riflessa al grande specchio,rossa in volto e tesa all'inverosimile.
    Michael trattenne il respiro costringendosi a non guardare anche lui Mel per paura che Frank potesse intuire qualcosa, sempre che già non lo avesse fatto.


    -Ok,ti seguo.-
    Disse in tono piatto uscendo svelto dal camerino e chiudendoselo alle spalle.
    A Melanie non rimase che tornare in albergo ed attenderlo sveglia,di nuovo con un groppo che le serrava la gola.





    *E' difficile dire a loro cosa sento per te.Non ti hanno mai incontrata e nessuno ha una tua foto. E allora come possono capire il tuo mistero? Diamogli un indizio:
    Due uccelli siedono su un albero,uno mangia ciliegie mentre l'altro lo osserva.Due uccelli volano in aria,il canto di uno cade come cristallo dal cielo mentre l'altro è in silenzio. Due uccelli al sole,uno cattura la luce sulle sue piume d'argento mentre l'altro dispiega le ali dell'invisibilità.
    E' facile indovinare quale uccello sia io ma non ti troveranno mai a meno che...

    A meno che non conoscano già un amore che non interferisce,che osserva da dietro,che respira libero nell'aria invisibile. Dolce uccello,anima mia,il tuo silenzio è così prezioso. Quanto tempo ci vorrà prima che il mondo senta il tuo canto nel mio?
    Oh,quello è il giorno che io bramo!

    "Da Dancing the Dream"



    Chapter 12.2


    Q
    uando Michael rientrò in albergo trovò la propria stanza completamente buia. Erano le due e quarantacinque,un orario piuttosto normale per gli standard del tour, ma si sentiva stanco come se non dormisse da almeno due giorni.
    Richiuse lo spiraglio di luce alle sue spalle restando con la schiena alla porta e tirando un lungo sospiro,grato che tutto il mondo in quel momento fosse al di fuori di lì.

    -Che ha detto?-
    La voce di Melanie fu un sussurro indefinito ma che lui capì benissimo. Si aspettava quella domanda,sapeva che sarebbe stata lì ad aspettarlo.
    Avanzò verso il letto senza accendere la luce,confidando sulla propria memoria fotografica per non inciampare in nulla. Lei vi era distesa sopra con le braccia e le gambe spalancate,come se cercasse di occupare tutto lo spazio utile.Si sedette sul bordo.

    -Due cose fondamentalmente,ma che per me sono anche troppe.-
    Melanie si fece da parte e lui appoggiò entrambe le mani sulle lenzuola rese tiepide dal suo corpo.Non la vedeva ma era come se lo stesse facendo,sapeva che gli occhi di lei gli erano puntati contro,scuri come fari di tenebra.

    -Tatiana è fuori. Non gli è piaciuto il pezzo di questa sera,dice che se i fans mi vedono "accoppiato" questo diminuirà il mio successo.-
    L'intima e vendicativa soddisfazione che Mel provò nella prima parte della frase non fece nemmeno in tempo ad emergere completamente quando Michael continuò il suo discorso.
    Il manager lo voleva libero e il suo intuito aveva già afferrato la seconda parte della loro chiacchierata anche se sperava tanto di sbagliarsi. Libero voleva dire libero da tutte,non solo da Tatiana. Di Leo non era stato messo al corrente della loro storia anche se Mel non ne aveva indagato mai il motivo forse proprio per paura della conferma di ciò che in fondo sapeva e cioè che la loro relazione non sarebbe mai andata giù a Frank,soprattutto per come si stava evolvendo...erano sempre più uniti per ogni giorno che passava.
    Si girò con la faccia sul cuscino,a pancia in sotto con lo stomaco che sembrava circondato da un sottile filo spinato pronto a stringersi da un momento all'altro.

    -Ho provato a spiegargli che non ci trovo niente di male e che comunque non ho interesse per lei,ma non ha sentito storie.-
    Ascoltare Michael che parlava a quel modo era qualcosa di profondamente straniante. Lui era l'artista,lui era l'ape regina intorno alla quale si muoveva il gigantesco alveare del tour eppure non comandava del tutto la cosa. Frank era una sorta di appendice decisionale un gradino sopra di lui,il manager era il manager ed andava ascoltato. Dal 1984,da quando cioè si occupava e guidava le sue scelte professionali,Di Leo si era rivelato un alleato capace di guidarlo abilmente nello spietato mondo dello showbusiness. Per quanto Michael ne fosse parte dalla più tenera età infatti,non poteva fare tutto da solo ed aveva bisogno anche di qualcuno che lo spingesse nelle direzioni giuste, ovvero quelle che portavano al maggior successo possibile e che inevitabilmente trascinavano con sè anche compromessi.
    Melanie non aveva ben capito se l'ultima parola spettasse a Michael o a Di Leo in certe faccende,ma spesso sembrava che ciò che lui diceva fosse preso da Mike come Bibbia e per questo ora tremava.

    -Ha detto che non devo essere visto con nessuna. Che posso...farmi chi voglio, ma le relazioni fisse sono tabù per uno come me che è sulla cresta dell'onda.-
    -Sei sulla cresta dell'onda da Thriller Michael. Non dovresti avere avuto nessuna dal 1982 quindi?-
    -E' stato così in pratica,fino a Giugno.-
    -Sì ma...-
    Provò a protestare a quell'ovvietà,ma Michael cominciò a parlarle sopra,zittendola di nuovo.
    -Oltre a questo mi ha parlato anche della "rossa che ti ronza intorno" . Ha detto che devo stare attento perchè le rosse sono tremende,parola sua.-
    -Ha detto così?-
    -Esattamente.-
    Melanie non sapeva se ridere per quell'affermazione al limite del superstizioso o piangere per il fatto che avesse dei sospetti. Le sue paure erano fondate,Michael non aveva parlato della sua storia con lei a Di Leo proprio perchè sapeva che l'avrebbe ostacolato e adesso che aveva anche la pulce nell'orecchio sarebbe stata ancora più dura reggere tutta quella segretezza.

    -Cercherò di mantenere la cosa privata fino a quando mi sarà possibile,ma nel momento in cui dovesse venirlo a sapere o scoprirlo,non negherò ovviamente.-
    Michael cercò la sua mano nel buio e la trovò fredda come un pezzo di marmo. Melanie tacque cercando di analizzare il senso di quella frase mentre un mucchio di supposizioni ed idee contrastanti le affollavano la testa:era giusto continuarla a nascondere? O per lo meno era conveniente? Frank li avrebbe ostacolati comunque,quindi perchè non mettere da subito le cose in chiaro?
    Ci pensò Michael a chiarirne il significato.

    -Quello che voglio è fargli capire che anche se siamo insieme le cose non cambiano. Nel senso che saprò impegnarmi allo stesso modo nel tour ed in tutto il resto,senza riserve. Ecco perchè prendo tempo nel dirglielo,così potrà costatare lui stesso che è così.-
    Giusto,tutto quello aveva un senso anche se Mel non si sentiva meno in pericolo di prima. Stavano camminando su una fune entrambi ma solo adesso ne aveva preso piena coscienza. Strinse istintivamente la mano di Michael che la portò alle labbra per baciarla,il suo alito caldo sulla pelle sembrò infonderle un pò di coraggio.

    -Non voglio fare la fine di Tatiana,Michael.-
    Disse stringendosi a lui che intanto si era accomodato sul letto.
    -Non lo permetterò.-
    Rispose con tono pacato,come di uno che aveva perfettamente la situazione sotto controllo.
    -Dio solo sa quanto tengo a te Mel. Non potrei sopportare di perderti...e lo capirà anche Frank.-
    La strinse forte,fremendo. Quelle ultime parole sembravano meno sicure delle prime e dentro di loro echeggiava la stessa paura che sentiva Melanie. Michael non voleva nemmeno immaginare come sarebbe stata la sua vita senza di lei,ma ricordava anche troppo bene come fosse prima,immerso in quella raggelante e perpetua solitudine. Melanie era una morbida coperta di lana che lo avvolgeva ogni istante,era un bicchiere di latte caldo alla sera,una rassicurante carezza e molto altro ancora ma non era per quello che l'amava. La cosa più bella che aveva capito era di non provare quel sorprendente sentimento perchè aveva bisogno di lei bensì perchè aveva bisogno di provarlo per lei. Non c'era niente di utilitaristico in quell' amore,non era coltivato per nessun vantaggio personale,ma perchè era l'unica cosa che sentiva di dover fare.

    Le baciò fra i capelli immergendo le dita nelle ciocche sciolte sulle spalle mentre lei si trastullava distrattamente con un bottone della sua camicia. Rimasero in silenzio a lungo,ognuno immerso nei propri pensieri interrogandosi di tanto in tanto su quelli dell'altro ma senza osare chiedere nulla.
    Convinti di essere nel giusto ma entrambi troppo intelligenti per crogiolarsi in una certezza assoluta di stabilità scivolarono nel sonno tenendosi per mano, fino a che i sogni portarono via ogni paura nel loro baluginante universo ovattato.

    ***



    A Sidney seguì Brisbane e con essa la prima parte del tour terminò.
    In mezzo ad un'atmosfera elettrizzata l'intera comitiva che si era unita un paio di mesi prima cominciò l'apparentemente infinito rito dei saluti.
    Si sarebbe trattato di una separazione solo momentanea dato che il tour avrebbe ripreso il via a febbraio e prima ancora sarebbero iniziate le prove, ma l'idea del ritorno a casa metteva un grande entusiasmo addosso a tutti e già all'aereoporto ebbe inizio una serie di scherzi di ogni genere e battute stupide che però facevano ridere tutti,persino i più seriosi.
    Michael era su di giri e Melanie non era da meno ma,come da copione,dovevano starsene lontani quel tanto che serviva a non destare sospetti in pubblico. Una giusta via di mezzo che ormai avevano quasi imparato alla perfezione. Qualche saluto,una battuta se c'era altra gente e molta formale cortesia che serviva da condimento per la più falsa delle recite.
    Di tanto in tanto Mel sentiva lo sguardo indagatore di Frank Di Leo addosso,come a voler cogliere qualche sfuggente traccia di Michael rimasta attaccata da qualche parte,ma lei aveva imparato con molta nonchalance a driblare quegli sguardi inquisitori e a restituire indietro dei grandi sorrisi che avevano il potere di metterlo in imbarazzo.

    -Smettila di sorridere così a Di Leo o penserà che tu ci stia provando!-
    Disse Charline colpendole il fianco con il gomito.
    -Umh sì,proprio il mio tipo,basso pelato e con la pancia...-
    Scoppiarono a ridere tutte e due scendendo finalmente a Los Angeles,di nuovo a casa.
    Secondo i piani la bionda sarebbe tornata in Louisiana per le feste e le avrebbe portato per regalo una delle famose torte d'arancio tipiche del posto mentre Mel aveva promesso di farle un regalo adatto ma che non contemplasse niente di cucinato dato che era stanca di aver a che fare con fornelli e pentole.
    Si salutarono calorosamente davanti ad un taxi scambiandosi i numeri di telefono per farsi gli auguri anche se Melanie non era sicura che l'avrebbe trovata mai nel suo appartamento dato che avrebbe trascorso l'intero periodo di pausa a Neverland.
    Quando chiuse la portiera gialla dell'auto la rassicurante sensazione di essere tornata a casa la avvolse e sorrise,una breve visita al suo appartamento e le vacanze sarebbero iniziate.
     
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    Chapter 13.



    -Michael,Franklin è morto!-
    -Oh che peccato tesoro,vogliamo fargli il funerale?-
    Il tono sarcastico della voce di Michael accolse Melanie a Neverland,ancora una volta.
    Franklin era la sua unica pianta da appartamento,un Ficus Benjamino,al quale Mel aveva voluto dare un nome che sembrasse altisonante per chi capiva il gioco di parole con il cognome del patriarca americano. Ad ogni modo due mesi di incuria gli erano stati fatali.

    Fingendosi affranta si gettò tra le sue braccia,finalmente libera di stringerlo e baciarlo quanto voleva senza occhi indiscreti attorno.

    -Non mi sembra vero...-
    Disse già dimentica dell'argomento"pianta".
    -Libertà finalmente. Dovrò riabituarmi a tutto questo contatto...mi sento ancora gli occhi di Di Leo addosso.-
    Michael rise e le stampò un bacio sulle labbra. Sapeva di caramella al lampone ed in effetti Mel gliene individuò subito un pacchetto nella tasca della camicia rossa che indossava.

    -Io ti dico che per questa sera ti sarai già abituata. A proposito,mia madre ha detto che passerà a trovarmi insieme a Janet.-
    -Questa sera?-
    -Sì.-
    -Oh,bene. Vuoi che vada a casa?-
    Chiese tranquillamente scartandone una e ficcandosela in bocca.

    -E perchè mai dovrei volerlo?-
    -Bè,è un ritrovo di famiglia.Voglio dire...io non sono...-
    Michael la guardò in modo strano. Era un'occhiata curiosa da una parte,seria dall'altra, tanto che Mel face fatica a capire cosa volesse dirle con quello sguardo.

    -Non ti senti di famiglia?-
    -Dio,no!E' una cosa tra voi.-
    Rispose lei con una risatina nervosa.
    -E cosa dovrei fare per fartici sentire?-
    -Vediamo...potrei diventare tua sorella adottiva o...-
    Scioccamente non aveva considerato l'idea prima di essere ormai sul punto di esprimerla.La parola le passò in testa facendole avvampare le guance,davvero.
    Abbassò lo sguardo e la caramella gommosa divenne come mastice mentre cercava di deglutirla.

    -Mia moglie?-
    Oddio.
    Aveva detto quella parola.
    Non osò alzare lo sguardo ma in quel momento sentì che Michael stava iniziando a ridere silenziosamente facendo sobbalzare il petto dove lei aveva appoggiato le mani. Finalmente incontrò i suoi occhi scuri.

    -Ahahaha,Mel sei così...ridicola!-
    -Ehi!-
    -No scusa,non trovo un altro termine adatto ma mi fai ridere davvero. Sei l'intraprendenza fatta persona e poi mi diventi color peperone solo a pensare alla parola matrimonio...-
    Oh no,dopo "moglie" aveva detto anche "matrimonio" voleva forse farle prendere un colpo prima della sera?
    Gli diede un pizzico sul fianco ma non servì a farlo smettere di ridere. Michael non faceva che guardarla e sghignazzare come un bambino davanti a un Duffy Duck caduto nell'ennesimo buco. Non potendo controllare le guance che sentiva in fiamme si costrinse a spostare lo sguardo da un'altra parte assumendo un'aria imbronciata. Provò anche ad andarsene ma Michael le bloccò il passaggio abbracciandola da dietro per la vita.

    -Lasciami,lasciami!-
    -No.-
    -Ho detto lasciami!-
    -Se non la smetti te lo chiedo sul serio eh!-
    La minacciò tra una risata e l'altra e subito lei si zittì girandosi con lo sguardo scandalizzato. Per tutta risposta Michael la baciò afferrandole il viso con una mano.

    - Cavoli,potrei offendermi per questa faccia,sembra quasi che ti abbia insultato.-
    -Non è questo...è che...-
    -Lo so lo so che per te è un'idea folle. E che non c'è bisogno di essere marito e moglie per amarsi eccetera eccetera...ma credi che sarebbe una cosa così sbagliata sposarsi?-
    -No..cioè...non...-
    Le mancavano le parole,letteralmente. Contestatrice nata qual'era si era abituata anche a criticare il vecchio sacramento chiamato anche "tomba dell'amore" con mille e uno motivazioni più che plausibili. Davvero pensava di non sposarsi in vita sua e lo diceva anche fieramente quando le vecchie zie le domandavano quando l'avrebbero vista con il velo ed il vestito bianco. Di tutti i sogni che animavano le fantasie delle ragazze quello era l'ultimo che le stimolava l'immaginazione di Mel e quasi rabbrividiva all'idea di trovarsi legata da una specie di contratto o patto e non soltanto dall'amore. Che bisogno ce n'era?
    Eppure,adesso che il discorso era stato sollevato con Michael sembrava che tutta la sua sicumena se ne fosse andata a prendere un caffè al bar proprio quando aveva più bisogno di lei. Tutto sommato la cosa sembrava quasi fattibile,se non invitante.

    -Allora?-
    -...Non.Mi sembra ancora presto ecco!-
    Quella risposta stupì anche Michael. "Ancora presto" stava a significare che in potenza c'era anche un "momento giusto" e non un "mai" quale si sarebbe aspettato. Smise di ridere e sorrise invece dolcemente.

    -Hai ragione,è presto. Ma arriverà il momento in cui non lo sarà più..-
    Melanie non rispose ma sospirò appoggiando la fronte sul suo petto in un tacito segno di assenso troppo timido per essere espresso.

    -Fino ad allora però,considerati ufficialmente della famiglia ok?-
    Visto che anche Joe,malgrado Michael odiasse ancora l'idea,aveva scoperto la loro storia non c'era ormai motivo di non presentarsi in coppia in famiglia. Per quanto ci fossero degli attriti tra loro Michael si fidava abbastanza dei fratelli e dei genitori ed era sicuro che non sarebbero andati a riferire a nessuno che aveva trovato una ragazza.

    L'incontro con Katherine andò bene. Era la prima volta che Melanie aveva l'occasione di fare una chiacchierata che potesse definirsi tale con la madre di Michael visto che in precedenza avevano scambiato solo qualche parola e per di più quando erano in mezzo a parecchia gente,ma la signora Jackson si rivelò in gamba e molto più somigliante al figlio di quanto Mel avesse creduto. Più di una volta infatti,mentre discorreva, aveva assunto un'espressione del tutto simile a quella di lui e soprattutto notò che la gentilezza e l'animo profondamente buono erano sicuramente doni che lei gli aveva trasmesso.
    Janet,pepata come al solito,dedicò la serata a torturare il fratello con mille domande sul tour e su come fossero il Giappone e l'Australia. Si salutarono con la promessa di rivedersi presto,magari sotto le feste di natale anche se lei non lo avrebbe festeggiato facendo parte dei Testimoni di Geova.

    -E tu che farai invece a Natale?-
    Chiese Melanie quando furono di nuovo soli.

    -Sono abituato a lavorare anche a Natale,veramente.-
    Mel sgranò gli occhi,sorpresa. Addirittura parlava di lavorare. Poteva capire il fatto che non festeggiasse,ma il lavoro vero e proprio no.

    -Lavorerai da solo per caso? Michael,il mondo non lavora a Natale,tu compreso...e poi potremmo fare qualcosa di diverso dal solito pensavo.-
    Si erano spostati verso la camera da letto intanto,anche se era ancora piuttosto presto infatti tutti e due sbadigliavano frequentemente ed il jet lag si faceva sentire.

    -Descrivimi il qualcosa di diverso-
    Michael era restio. Cresciuto con la madre Katherine come esempio di perfezione spirituale vedeva alberi addobbati e regali come qualcosa di sbagliato;anche se ultimamente si era allontanato dai Testimoni di Geova infatti era dura abbattere le vecchie abitudini e costrizioni mentali che per più di vent'anni avevano fatto parte di lui. Soltanto l'idea di festeggiare il Natale in modo cristiano gli faceva nascere pesanti sensi di colpa che nemmeno l'entusiasmo di Melanie riusciva a lenire.

    -Oh,non lo so ancora,ma qualcosa mi verrà in mente.-
    Dopo più di due mesi rimettevano piede nella stanza dove avevano fatto l'amore per la prima volta.
    C'era un vago odore di vaniglia e bucato fresco nell'aria e tutto era perfettamente in ordine. Melanie respirò a pieni polmoni sperando di catturare l'odore di lui che invece era quasi del tutto sparito dall'ambiente,il profumo di Michael,quello della sua pelle,era una chiave dai poteri fenomenali capace di scatenarle uno stormo di ricordi e di sensazioni stupende .
    Si gettò sul letto mentre lui ancora rimuginava su quella proposta,a quanto pareva sarebbe stata più dura del previsto farlo cedere ma non si sarebbe arresa,non gli avrebbe permesso di passare un Natale come un altro,non ora che era con lei.
    Michael la raggiunse poco dopo avanzando carponi fino al suo corpo. Le sollevò la maglietta e cominciò a dare piccoli baci tutti intorno al suo ombelico facendola ridacchiare dal solletico. Tuffò le mani tra i ricci scuri dipanandoli come una matassa,quando il gel che utilizzava cominciava a perdere efficacia riacquistavano il loro classico volume afro ma anche una morbidezza lanuginosa che somigliava a quella della pelliccia di un cucciolo di cane. Improvvisamente la soluzione le si presentò davanti agli occhi semplice,come se fosse sempre stata lì.

    -Ecco! Se non vuoi il Natale va bene...ma il 25 dicembre saranno sei mesi che siamo insieme. E questa mi sembra un'ottima ragione per festeggiare,no? Non è proprio un anniversario,ma mezzo.-
    Michael scosse la testa ridacchiando,eccola lì la sua ragazza che trovava sempre un modo per girarsi le cose a proprio favore. Si sollevò sulle braccia e avanzò verso il viso di Melanie mordendosi il labbro inferiore,a quella proposta non poteva obbiettare nulla e la cosa non gli dispiaceva affatto.Annuì provocandole un'esplosione di vittorioso entusiasmo .
    -E allora visto che lo festeggiamo,cosa si fa per il nostro mezzo anniversario?-
    Chiese poi sentendo improvvisa l'urgenza di percepire il calore del suo corpo contro il proprio.
    -Non lo so,scegli tu.Questa volta hai carta bianca.-
    -Umh...Una cosa normale direi,da anniversario,andiamo a cena fuori.-
    Cena fuori come una coppia normale. Loro erano una coppia normale in fondo,o no? Mel non ebbe desiderio di chiedere altre informazioni a riguardo o comunque non ne ebbe il tempo perchè Michael aveva cominciato a spogliarla lentamente baciandole ogni centimetro di pelle e tutto il resto divenne irrilevante.
    A dispetto della stanchezza e del sonno anche quella notte si amarono a lungo,di nuovo a casa,di nuovo soli e liberi.



    Il 25 Dicembre fu un classico giorno di Natale per Mel. Andò a casa dai genitori per festeggiare insieme alla famiglia. Crescent City,la cittadina sulla costa all'estremo nord dello stato era rimasta sempre uguale a sè stessa da quando si era trasferita cinque anni prima:il lungomare invernale con le barche rovesciate sulla spiaggia,i moli erosi dalle onde e l'odore di salsedine che permeava anche le parti più interne della città.Passò davanti al parco dove era solita giocare da bambina e davanti alla casa della sua migliore amica d'infanzia provando un'intima nostalgia fino quando non vide la sua villetta,dipinta di bianco con il tetto rosso spiovente e la grande finestra della soffitta dove da bambina passava le giornate piovose a fantasticare di mondi completamente inventati.
    Marta,sua madre e Jeremy il padre la accolsero quasi con le lacrime agli occhi.L'ultima volta che si erano visti risaliva a poco prima della partenza per il tour e gran parte delle domande che le fecero riguardarono il nuovo lavoro e Michael.
    Loro erano a conoscienza della storia di Melanie con la superstar e d'altronde Mel si fidava ciecamente,sapeva che non sarebbero andati a dirlo ad anima viva fino a quando lei stessa non glielo avesse consentito.
    Dopo un lauto pranzo,una partita a bingo e qualche bicchiere che rese l'atmosfera più che gioviale ci fu lo scambio dei regali e tutti sembrarono molto soddisfatti.
    Come suo solito durante i viaggi aveva comprato una marea di paccottiglia scema ma molto divertente e tra questa aveva selezionato i regali per i suoi genitori. Non le piaceva donare cose troppo impegnative o tristi come ciabatte,cravatte,vestaglie o roba del genere. Incartò un porta foto da parete con una quarantina di tasche già riempite di immagini sue e delle città visitate a suo padre,mentre a sua madre un orologio da cucina assolutamente inutile che invece di segnare l'ora invitava a fare questa o quell'attività a chi lo leggeva:c'era l' "Ora di mettere fuori il gatto",l'"Ora del gossip di quartiere" ed anche quella di "Rimpiazzare il marito a lavoro con il postino".
    Per lei ricevette uno splendido abito cremisi senza maniche ed un paio di stiletti di un tono più scuro con una bellissima spilla a forma di fiore al centro di ciascuno,molto eleganti ed adatti a serate particolari,proprio come quella che stava per venire.

    Il ritorno a casa fu tutto un progettare i dettagli di quello che si preannunciava un evento memorabile.Sarebbe stata la prima volta che lei e Michael uscivano a cena da soli e la cosa comportava rischi notevoli anche se Mel pregava che i paparazzi,bontà loro,fossero tutti a casa a festeggiare un felice ed appagante Natale insieme ai familiari,smettendo per una volta di seguire Michael come segugi . Si preparò con una cura meticolosa come le piaceva fare quando aveva tempo sufficiente ;indossò l'abito nuovo e coprì le spalle con una stola morbida tessuta con sottili fili dorati nella trama che conferivano all'ordito una brillantezza leggera, non troppo chiassosa,adatta ad una serata di festa ma pur sempre elegante.
    Sotto all'abito le calze fasciavano le gambe fino alla metà della coscia allacciandosi alla guepiere di seta che aveva il pregio di non possedere spalline ed essere perfetta per il vestito;quando si guardò allo specchio dovette ammettere che il riflesso le piaceva parecchio.

    Alle 8 in punto scese dal suo appartamento e trovò la limousine che già l'attendeva.
    Aveva lasciato che Michael pensasse a tutto come lui stesso aveva insistito per fare per cui non aveva idea di dove l'avrebbe portata per quella cena.
    Una lunghissima rolls royce coi vetri oscurati sostava specchiando il riflesso del modesto palazzo a mattoncini del suo appartamento. Per quanto fosse una macchina appariscente non era del tutto inusuale vederne di simili in giro a Los Angeles,complici gli Studios e le numerose stars che vivevano da quelle parti non capitava di rado di ammirarle sfrecciare lungo le strade,soprattutto di sera o per eventi particolari.
    Melanie attese che l'autista le aprisse la portiera e le salì. All'interno un'opulenza barocca di oro e pelle color crema la accolse insieme a Michael che era seduto al centro di uno dei sedili grandi quanto divani.
    Indossava un completo grigio petrolio ed una camicia bianca sopra lucide scarpe nere stringate. Vederlo vestito di elegante semplicità in mezzo a quell'inno all'eccesso faceva uno strano effetto. Sembrava un re dall'aspetto saggio e dallo sguardo fiero nonostante la giovane età,forte della sua bellezza e dell'aura di splendore che lo circondava sempre e comunque, offuscando qualsiasi altra presenza intorno a lui.

    -Non sapevo che Versailles avesse una succursale qui dentro...-
    Lo salutò con una guizzante nota di sarcasmo nella voce. Michael che le sorrideva raggiante,fece una smorfia a quel piccolo attacco scherzoso.

    -Spiritosa,io trovo tutto molto bello,l'ho fatta fare personalmente così.-
    Rispose sfiorandogli le labbra mentre il placido ma possente motore dell'auto riprendeva la sua corsa senza il minimo rumore.

    -Bè bello è relativo,sicuramente è...pittoresco.-
    -Hai passato una bella giornata dai tuoi?-
    Michael attese che Melanie gli si sedesse a fianco e le cinse le spalle con il braccio mentre lei non potè resistere dal baciargli la guancia più volte.Aveva la pelle del viso fresca e profumata,perfettamente rasata e morbida come una stringa di velluto.

    -Oh sì,è stato tutto un parlare di un certo Michael ma ci siamo divertiti.-
    I denti di Mel si scoprirono in un sorriso mentre l'attirava a sè per un altro bacio. Gli occhi di lui sembravano poco attenti a dire il vero,ma molto concentrati sulla pelle lasciata scoperta dal vestito. Passò due dita a carezzarle le clavicole con leggerezza,indugiando sulla fossetta scura alla base del collo.

    -Questo vestito è il regalo di mia madre.-
    -Allora adoro tua madre.-
    Il tono in cui Michael pronunciò quelle parole le fecero correre un lungo brivido lungo la schiena. Al di là del senso della frase alla quale lui non sembrava aver prestato poi così tanta attenzione il calore di quell'affermazione era invece evidente così come lo sguardo che stava rivolgendo al suo corpo avvolto dalla stoffa sottile.
    Un sorrisetto,stavolta carico di malizia, le distese le labbra ed accavallò le gambe appoggiandosi con la schiena sul largo sedile in pelle.

    -Dove stiamo andando?-
    -E' una sorpresa...non ti dico niente.-
    Parlava a sguardo basso,completamente preso da altro,quasi fosse una cosa inutile discutere di quei particolari adesso e Melanie si stupì di nuovo perchè mai avrebbe creduto che lui potesse arrivare a somigliarle tanto dal punto di vista di certi appetiti. Rispetto a quando l'incorruttibile Michael le si negava frustrando i suoi desideri fino a renderli dolorosi era un'altra persona:passionale ed irressistibile,era divenuto l'amante perfetto in poco tempo e adesso non faceva altro che affinare la tecnica,come uno scultore che ha già terminato la sua opera ma che persevera nel cesellare,limare e lucidare ogni dettaglio fino a donarle uno splendore stupefacente.
    Si sentì attirare dalla mano di Michael per portarla di nuovo a contatto,vicino a lui. Adesso la guardava sottecchi senza dire nulla ma lasciando intendere molte cose.

    -Comunque ci vorrà un pò per arrivare a destinazione.-
    E quella frase? Era forse un invito a lasciarsi andare proprio lì? Mel ricambiò lo sguardo appoggiandosi a lui con fare languido mentre le dita di Mike le accarezzavano ora le braccia e le spalle esplorando ogni centimetro di pelle con perizia.
    Sembrava che quella sera volesse giocare proprio nel campo in cui lei era maestra,e magari...tentare di superarla? Di certo non glielo avrebbe permesso così facilmente.
    Gli scostò una ciocca di capelli scoprendo l'orecchio, ne lambì i contorni con le labbra prima di sussurrargli una semplice ma pungente domanda e lo fece utilizzando un termine che lui non sarebbe mai stato in grado di pronunciare senza arrossire violentemente. Michael trattenne il fiato per un secondo sentendo il sangue rimescolarsi nelle vene e lo rilasciò un attimo dopo lasciandosi sfuggire una nota di piacere appena accennata in un sospiro.
    Mel seppe di aver fatto centro.
    Il segreto,il punto debole di Michael,quello che lei aveva cercato in lungo e in largo nei molteplici quanto vani tentativi di farlo cedere alle sue avances dei mesi precedenti, non era in realtà niente di palpabile.
    La mente era il primo organo di piacere per Michael ed in quanto tale era lì che doveva essere stimolato per fare in modo che perdesse completamente il controllo.
    Il fulcro di tutto era racchiuso nella potenza di una frase,un pensiero o semplicemente una parola che sapeva catalizzare l'intera chimica del desiderio e proprio tra queste cose,per caso, aveva scoperto un trucco particolare che non pensava avrebbe mai funzionato.
    La candida bocca di Michael non avrebbe mai potuto pronunciare certi termini senza sentirsi per lo meno in colpa;c'erano vocaboli tabù,altri che aveva imparato a sussurrare appena abbassando lo sguardo ma che lesinava ugualmente nelle conversazioni, altri ancora che nonostante fossero di uso comune lo scandalizzavano quasi.
    Ma tutti questi avevano un effetto altamente afrodisiaco se venivano scanditi dalle labbra di Melanie. Il suo "parlare sporco", il fatto che non avesse nodi che gli legavano certe parole in gola e che le pronunciasse con assoluta naturalezza e molta malizia facevano sì che una piccola frase come quella che lei gli aveva appena sussurrato all'orecchio fossero la miccia esplosiva che lo rendevano di colpo ubriaco di desiderio.
    Non rispose alla sua domanda se non con uno sguardo che pareva zolfo rovente.
    Quella bocca morbida ed impudica come una pesca squarciata si allontanò impedendo ai suoi occhi di smettere di fissarla. Melanie si alzò in piedi e si sedette di nuovo,ma stavolta sulle sue ginocchia cingendolo con un braccio dietro le spalle e baciandogli il collo con languida lentezza.

    -Lo farai,più tardi.-
    Ribattè a quel muto assenso che lasciava parlare il corpo. Michael sembrò contrariato da quel rimandare qualcosa che avrebbe potuto avere subito e si gettò sulla sua bocca sperando di sedare almeno in parte quella sete bruciante.
    Quasi non aveva il coraggio di dirle che la voleva subito o per lo meno non a parole ma ci pensò di nuovo Mel ad interpretare i suoi desideri con un altro sussurro all'orecchio mentre la sua stessa mano sollevava la gonna ed invitava quella di lui a sparire sotto. Quel flusso di parole dal sapore forte di miele e resina,languide come i baci e pungenti come i morsi gli si riversarono di nuovo in testa scuotendo il suo già vacillante controllo con un altro attacco che non sapeva e non voleva ostacolare.
    La sua piccola,morbida Shahrazàd affabulatrice raccontava storie proibite che prendevano atto giusto sotto ai suoi occhi ed era capace di rendendolo cieco con un drappo rosso di lussuria. Michael,con il respiro veloce ed il cuore a mille le accarezzò la guancia spingendo il bacino contro il suo fianco per farle percepire la propria eccitazione e lei sorrise fra le sue labbra,scossa dalla solita intima soddisfazione nel sentirlo così teso per lei.
    Eppure non era determinata a cedere,per il momento. Troppo presto per mollare il gioco e soddisfare il suo desiderio,troppo poco divertente lasciarsi vincere così.
    Ci pensò l'autista a darle una mano in questo senso arrestando la macchina e annunciando che erano arrivati. Michael appoggiò la schiena alla morbida pelle del sedile e prese un respiro profondo sperando di riacquistare un pò di lucidità.

    -L'attesa del piacere è essa stessa piacere,lo sai?-
    Disse Mel ricordandogli quelle parole di Lessing che a lei piacevano tanto, ma lui non sembrò rincuorato.
    Scesero uno dopo l'altro e Michael le offrì il braccio per accompagnarla all'ormai non più misteriosa meta della cena,il Ritz Carlton,uno degli alberghi più belli e lussuosi della città.
    Un'agitazione mista a paura la prese per un attimo e la sua mente immaginò decine di fotografi appostati dietro l' angolo,pronti a scoprirli immediatamente,la prima volta che mettevano piede non in incognito fuori da Neverland. Guardò Michael che invece non sembrava agitato quanto lei e gli sorrise incerta mentre avanzavano verso l'entrata dove un portiere in livrea li stava aspettando con piglio impeccabile.

    -Non potevamo passare per qualche entrata secondaria?-
    Chiese Mel cercando di affrettare il passo.

    -Stai tranquilla,conosco il proprietario ed ho fatto in modo che la zona fosse controllata prima del nostro arrivo. E poi Mel,siamo in quattro a sapere di questa cena:io te,Patrick che è appunto il direttore dell'Hotel e l'autista.-
    Si sentì un pò più sicura a quelle parole ed il cuore diminuì di colpo i battiti anche se comunque,l'emozione rimaneva.
    Decine di volte era andata a cena con dei ragazzi eppure adesso,andarci con Michael era tutt'altra cosa. E non solo per il pericolo di essere scoperti e perchè lui era "la star", ma perchè quella cosa aveva il valore aggiunto di una normalità che lui desiderava con tutto sè stesso e che lei era felice di potergli offrire di tanto in tanto.
    Il proprietario dell'albergo li ricevette personalmente e li guidò verso la sala adibita per la loro cena.
    L'ultimo piano dell'edificio era stato riservato esclusivamente a loro. Michael stesso lo aveva chiesto sapendo che non avrebbe costituito un problema ottenerlo. Certo,gli sarebbe piaciuto poter cenare insieme agli altri ospiti del Ritz,ma era evidentemente un problema ed in fondo Melanie gli fu grata di non essersi spinto a tanto perchè sapeva che si sarebbe vergognata da morire ad avere l'attenzione di tanta gente su di sè,decisamente la popolarità non faceva per lei.

    Non appena Patrick li ebbe lasciati soli augurandogli una buona cena la cerimonia ebbe inizio. Cerimonia sì,perchè le cene nei ristoranti di lusso somigliavano più a quello che a momenti di relax in cui riempire la pancia e svagarsi con le chiacchiere. Il cameriere tutto inamidato cominciò con il menù e la carta dei vini che ovviamente Michael non prese in considerazione ma Melanie osservò attentamente prima di scegliere.
    Ancora provata dal pranzo di Natale della madre chiese un secondo di carne ed un contorno contando sul fatto che le porzioni sarebbero state comunque risicate cosicchè lei non si sarebbe sentita male pur rendendo onore all'occasione e al cibo.

    -Mi hanno sempre parlato benissimo di questo posto,si mangia divinamente dicono.-
    Fu lui a rompere il silenzio quando il cameriere se ne fu andato con un inchino.

    -Scherzi? Il Ritz è famosissimo,lo chef è uno dei più pagati di Los Angeles,una specie di leggenda vivente.Mi piacerebbe non poco poter fare uno stage con lui.-
    -Uno stage come quello in cui mi hai rovesciato addosso un intero cabaret di tartine?-
    Melanie rise ricordando l'episodio che li aveva fatti conoscere.

    -Sì una specie.-
    Era accaduto quasi cinque anni prima;lei,appena arrivata a Los Angeles ,stava cercando di arricchire il suo curriculum con le maggiori esperienze possibili e proprio per quello si era iscritta ad uno stage tenuto da un famoso cuoco di origini egiziane. Il caso aveva voluto che lo stesso fosse stato chiamato dallo staff di Michael per organizzare il catering di una festa nella villa di Encino e Mel si era ritrovata in mezzo come sostituta di un ragazzo assente all'ultimo momento.
    Lì aveva avuto il primo disastroso contatto con Michael mentre portava in bilico sulle braccia gli antipasti da sistemare ai tavoli.

    -Dì la verità che hai pensato subito di me?-
    -Dopo :"Oh mio Dio la mia intera carriera è terminata prima di cominciare"?-
    -Sì.-
    -Bè...mi sono chiesta come mai eri diventato rosso come la giacca invece di arrabbiarti.-
    -Mi sono sentito in imbarazzo. Anche se sarebbe toccato a te esserlo.-
    Abbassò lo sguardo e ridacchiò pensando a quel tardo pomeriggio di parecchio tempo prima. Due occhi del colore della pioggia che lo fissavano allibiti ed un vassoio vuoto tra le mani,ecco il primo ricordo che aveva della sua Melanie.

    -E tu invece cos'hai pensato?-
    -Dopo:"Oh mio Dio il suo capo la ucciderà"?-
    -Sì.-
    -Mi sono chiesto come ti è venuta l'idea di volermi pulire la giacca di persona senza tentennare neanche un attimo sapendo chi ero.-
    -Bisogna sempre avere la risposta pronta mio caro...-
    -Mi è piaciuto il fatto che non fossi andata nel pallone solo per il mio nome. Ecco perchè ti ho detto di sì.-
    Melanie gli prese la mano nella sua e sorrise ricordando a sua volta quell' impacciatissimo Michael che a malapena rispondeva alla conversazione quando lei aveva cercato di rompere il ghiaccio,lo stesso che poco prima in limousine l'aveva guardata come se avesse voluto mangiarla...erano proprio cambiate le cose.

    -E alla fine della serata ti ho portato anche la parte migliore della torta per farmi perdonare,avevo notato che praticamente non avevi toccato cibo tra tutti gli ospiti. Già ti viziavo,altrochè...-
    -E' per quello che ti ho chiesto se ti andava di chiacchierare qualche volta.-
    Così erano andate le cose,niente di fantascientifico o esagerato,un incontro come tanti aiutato da una buona dose di faccia tosta e da una domanda giusta a fine serata.

    -C'è anche un'altra cosa che ho pensato quel giorno.-
    -Che cosa?-
    -Ma che gran bel fondoschiena che ha Michael Jackson..-
    -Mel!-
    -Non fare lo scandalizzato con me! Gli occhi ce li ho sempre avuti sai,anche se non avevo mire espansionistiche su di te.-
    Il cameriere li interruppe portando i piatti al tavolo e versando di nuovo il nettare rosso nel bicchiere di Melanie.
    Michael la fissò mentre portava alle labbra il cristallo per la seconda volta, rimuginando su quella sua ultima rivelazione.

    -Stai dicendo che ti piacevo allora?-
    -Non ci ho mai pensato veramente,nel senso che non credevo possibile che potessi mai interessarti in una certa maniera, quindi non mi sono nemmeno posta il problema.-
    Le sopracciglia di lui si alzarono e spalancò gli occhi a quell'affermazione.

    -Però se stai parlando di attrazione fisica allora...-
    -Maledetta,non me lo avevi mai confessato.-
    -E tu non me l'avevi mai chiesto.-
    Melanie socchiuse gli occhi e sorrise sorniona portando alle labbra un boccone del suo secondo che non deludeva affatto le aspettative. Michael sembrava poco concentrato invece sulla sua cernia in crosta e continuava ad infilare piccoli pezzi di cibo senza mai portarseli alla bocca,quel discorso pareva averlo sorpreso parecchio.

    -Se dovessi scavare nelle mie piccole innocenti omissioni allora,credo che ti sorprenderesti ancora di più. -
    Disse con finta noncuranza,sapendo bene che ormai,con quell'esca, il pesce avrebbe abboccato.
    Il cervello di Mike era tutto impegnato ad elaborare la situazione sotto la nuova ottica,sorpreso che una senza peli sulla lingua come Melanie avesse evitato per tutto quel tempo di mostrare il suo apprezzamento almeno sul lato fisico. Dal canto suo ,sebbene ne avesse notato subito la bellezza, ci aveva messo un bel pò a far chiarezza su ciò che sentiva per lei e proprio per quello non si era mai fatto avanti prima dell'estate.

    -Tipo?-
    Chiese interrompendo il ragionamento,attratto da quell'irresistibile accenno.

    -Credo che sia meglio che te lo racconti in limousine,quando torneremo a casa...-
    A quelle parole lui capì che non si sarebbe trattato di niente di innocente e all'improvviso,l'eccitazione messa a tacere a forza quando erano scesi dalla macchina lo assalì di nuovo violentemente e al ricordo delle parole che lei gli aveva sussurrato seduta sulle ginocchia si sommò il pensiero delle nuove che sarebbero arrivate di lì a poco. Melanie vuotò il bicchiere e poco dopo il cameriere portò via i piatti e servì la creme brulè con un doveroso vino amabile per il brindisi.
    Il termine della cena trascorse in una apparentemente tranquilla conversazione permeata però dell'attesa di quegli ultimi minuti che li separavano dalla loro improvvisata alcova.
    Ci volle poco,una volta saliti di nuovo sulla rolls royce a dare inizio alla partita finale del gioco che stava schiacciando Michael. Lasciò che lui si sedesse prima di fare lo stesso raccogliendo le ginocchia sul sedile,accanto a lui. Gli sfiorò il collo con le labbra risalendo verso l'orecchio mentre Mike rabbrividiva chiudendo gli occhi,come se quella sensazione lo accecasse tanto da rendergli fastidiose le luci soffuse della limousine.

    -Vuoi sentire un sogno che ho fatto poco dopo che ci siamo conosciuti?-
    Michael dischiuse le labbra e la guardò senza davvero mettere bene a fuoco quegli occhi che brillavano di malizia. Annuì accomodandosi sul sedile come meglio poteva, sapendo già che tra poco stare troppo composto gli avrebbe procurato un gran fastidio. Melanie cominciò la sua storia,quel sogno lontano ma ancora vivido e bruciante come un marchio a fuoco nella sua mente...

    Lei e Michael a Crescent City che venivano inseguiti da un gruppo di fans urlanti e correvano disperatamente fino alla casa in cui era nata,dove sua madre gli offriva della limonata e gli chiedeva un paio di cose del tutto sconnesse come spesso accade nei sogni. E poi la camera ,il letto con la testiera rossa di quando abitava ancora con i suoi,alcuni dei giocattoli preferiti che non aveva fatto buttare e che Michael trovava interessanti,così come trovava interessante lei e glielo aveva detto nel sogno,senza mezzi termini.
    Melanie senza fermarsi dal raccontare sollevò la gonna quel tanto che bastava per consentirle di mettersi a cavalcioni su di lui ripercorrendo a voce gli stessi gesti del sogno. Michael sembrava ipnotizzato mentre l'eccitazione gli scalpitava dentro ogni momento di più; strinse le mani sui fianchi quando Mel alternando i baci alle parole e liberò la sua erezione strappandogli un gemito di sollievo misto a piacere.
    La sua testa era allo stesso tempo persa nello spumoso mare del desiderio ed aggrappata al senso della storia che Mel gli stava raccontando,non poteva fare a meno di bere ogni parola ma non poteva fare neanche a meno di abbandonarsi alle sensazioni che la sua mano calda gli stava regalando con straziante lentezza.

    -Vedi amore mio...sono stata tua molto prima di quanto pensi...-
    Gli disse guidandolo infine dentro di lei. Michael gemette e riversò la testa sulla sua spalla sollevandosi dallo schienale per il piacere intenso e la necessità di sentirla fino in fondo. Quel sogno,la fantasia inconscia di qualche anno prima stava prendendo forma in un altro luogo,in un altro modo e circostanza ma le regalava un fiume di sensazioni centinaia di volte più potenti. Da quel momento in poi non riuscì più a pronunciare una sola parola ma non ce ne fu bisogno,perchè Michael pareva sapere perfettamente quale fosse la fine di quel sogno...
    Il piacere li colse presto lasciandoli allacciati in silenzio fino a quando la macchina non si fermò davanti ai cancelli di Neverland annunciando che era l'ora di rimettersi in sesto e alla svelta anche.
    Una volta dentro, nella penombra delle poche luci accese, Michael le prese la mano fermando i suoi passi diretti in camera e la fissò per un attimo inclinando la testa mentre le scioglieva i capelli ancora elegantemente raccolti.

    -Allora nei sogni già ci appartenevamo...-
    -Una specie di...premonizione.Ho dei sogni molto intuitivi.-
    Lo baciò beandosi dell'odore della sua pelle che ancora sentiva addosso.

    -Forse,o magari è solo che sei un'assatanata che pensa solo al sesso anche quando dorme.-
    La rimbeccò scherzoso mentre le pettinava,seguendola con lo sguardo, una ciocca tra le dita.

    -Può essere...in ogni caso amo le mie intuizioni.-
    Sorrise cercando le sue labbra ancora una volta in un contatto dolce e denso di significato ma a quel punto lui le prese la mano invitandola a seguirlo con lo sguardo;Melanie rimase un attimo interdetta vedendolo puntare nella direzione opposta a quella in cui erano diretti prima.

    -Dove andiamo?-
    -Vieni.Adesso devo raccontartene uno io,di sogno.-

    Capitolo 14


    " C
    iao Michael,come va?
    Mi piacerebbe poter dire " Io tutto bene" ma sarebbe solo ipocrisia.Sto cercando di uscire dalla brutta situazione di cui ti avevo parlato lo scorso mese,ma non so se ne troverò mai davvero il coraggio,in fondo è sempre mia madre.
    Vorrei solo poter raccogliere tutte le mie cose ed andarmene da questo inferno ma ogni volta è come se qualcosa mi bloccasse ed i sensi di colpa mi assalgono,così come il dispiacere per lasciar qui da solo mio fratello piccolo che non ha nè l'età nè i mezzi per andarsene di casa come me. Cosa dovrà patire ancora se non gli starò più accanto? L'altro giorno ho acceso lo stereo ed ho ascoltato Man in the Mirror per l'intero pomeriggio,vorrei poterlo davvero fare quel cambiamento. Anche se potrà sembrarti stupido,ti sento vicino e non sai quanto mi sia d'aiuto anche solo sapere che al mondo c'è un angelo come te che è capace di far vibrare ogni singola corda del mio cuore,così come quelle di molti altri,con la potenza e la grazia delle sue note.
    Sei un fratello,un amico,un padre per me.Ti voglio bene.
    Che Dio ti benedica sempre.
    Johanna."


    Melanie ripegò la lettera con cura e la rimise nella busta dalla quale Michael l'aveva estratta in precedenza. La corrispondenza che riceveva era sempre tanta e tra le centinaia di lettere in arrivo ogni settimana ne leggeva ogni volta qualcuna nuova,scegliendola a caso nel mazzo,oltre a quelle che specificatamente richiedeva lui perchè in qualche modo si era affezionato a questo o a quel fan.
    Amava sopratutto le lettere che i bambini di tutto il mondo gli spedivano per raccontargli i propri sogni o semplicemente i loro pomeriggi passati al parco del quartiere. Adorava sentir narrare di altalene e scivoli o di luna park che profumavano di zucchero filato e mele caramellate;i bambini gli inviavano disegni e fotografie ed era incredibile il modo in cui sorrideva nel tenerli tra le dita mentre la sua fantasia partiva verso la Spagna,l'Italia o il Brasile alla ricerca di quella piccola mano che aveva tratteggiato un sorriso sbilenco coi pastelli a cera.
    Tra la corrispondenza più adulta invece,Michael aveva riconosciuto qualche anima affine alla sua tra le migliaia di lettere quasi deliranti. Non gli piaceva davvero essere additato come un Dio anzi,lo riteneva molto poco sensato anche se ormai ci aveva fatto l'abitudine e proprio per questo tendeva a leggere le lettere di coloro che invece di dichiarare il proprio amore fino allo sfinimento, avevano una storia in più da raccontare,che fosse triste o di gioia,purchè vera.
    Leggendo quelle lettere Melanie si era data una risposta alla sua domanda formulata un pò di tempo prima,quando lo aveva visto esibirsi durante uno dei tanti concerti.
    Ora era chiaro:Michael non era un prestigiatore che celava i suoi trucchi alimentando rapimento e mistero con l'inganno bensì era lo stregone,lo sciamano che diffondeva la sua magia arcana a coloro che la chiedevano,consentendo a tutti di assorbirla e farla propria.
    Scorrendo le righe di inchiostro,tra calligrafie da certosino o disordinate,emergeva sorprendentemente che tutti parevano conoscere il cuore di Michael così come lo conosceva lei. Ma lei era la sua ragazza,poteva sembrare scontato...
    E allora,come facevano facce sconosciute, a centinaia di chilometri di distanza ad orientarsi tanto bene in quell'anima della quale non avevano mai nemmeno incrociato lo sguardo? Come potevano capire un mistero che rimaneva celato dietro le verdi barriere di Neverland senza mai esporsi troppo se non durante i concerti, quando donava tutto sè stesso?
    Questa,proprio questa era la magia di Michael,la sua forza,la sua generosità.
    Parlare con quel linguaggio universale capace di essere capito da chiunque volesse farlo,abbattere le barriere,scavalcare i limiti fino a raggiungere il cuore della gente e colmarlo della meraviglia delle sue note e delle sue parole. Ecco da cosa nasceva tanto amore,dall'immenso dono che Michael faceva ogni volta che offriva al mondo una sua canzone.
    I suoi fans conoscevano bene la sua essenza tanto quanto lei e Mel sapeva che Michael li amava veramente e con la stessa devozione che loro dimostravano.
    Le iridi color onice di Michael si spostarono su di lei e sorrise rimettendo apposto gli occhiali da lettura nella sua borsa avvolgendosi nella coperta a quadri poggiata sul divano della suite.

    -Hai letto quella di Martin?-
    -Sì prima,credo che sia il ragazzo più coraggioso di cui abbia mai avuto notizie,o il più folle.-
    Michael ridacchiò aprendo una lattina di succo di mela e si sedette accanto a lei prendendo un lembo della coperta. Era un febbraio gelido quello del 1988 e forniva sempre ottime scuse per abbracciare Melanie e starle vicino.

    -E' un grande,è arrivato a New Delhi in autostop.-
    Rispose con enfasi mentre lei gli si rannicchiava tra le braccia poggiando le testa sulla sua spalla. Ultimamente Mel aveva dato sfogo alla sua dolcezza dimostrando quel lato del carattere che aveva faticato parecchio a venir fuori ma che pareva intenzionato a recuperare il tempo perduto.
    Michael, dal canto suo, ne era stato piacevolmente sorpreso e si godeva tutte quelle effusioni ed attenzioni con estremo piacere, ricambiando largamente come era da sempre abituato a fare.

    -Ho letto quella di Johanna e di Meredith.-
    -Un pò meno allegre,vorrei poter fare qualcosa per loro...-
    Aggiunse con tono serio,sinceramente preoccupato.
    Melanie lo guardò mentre prendeva un altro sorso di quella roba che sapeva essere dolce da far schifo.
    Ogni volta si sorprendeva di quanto posto ci fosse in quel cuore il quale non faceva altro che moltiplicare lo spazio per ogni essere umano che vi entrava. Lei non ci sarebbe mai riuscita,forse per semplice egoismo,forse perchè non era troppo portata per la filantropia. L'amore per Mel aveva dei soggetti precisi che si sarebbero potuti contare sulle dita di due mani più o meno e per il resto si parlava di sentimenti, se non inferiori, per lo meno non prioritari come quello.

    -Un mistero che non capirò mai è l'amore per i tuoi fans,nel senso...è così intimo,anche se non li conosci di persona.-
    Disse a bassa voce arrotolando una ciocca dei suoi capelli intorno al dito.

    -Questo perchè non hai fans direi,ma se li avessi ti renderesti conto di quanto siano importanti.-
    Fece una pausa accarezzandole l'avambraccio con i polpastrelli sotto il maglione pesante e poi riprese a parlare quando si rese conto che gli occhi di Mel erano fissi sul suo viso,curiosi di ricevere altre spiegazioni.

    -Non sono soltanto urla e scene di isteria,anzi. Io sento il loro amore,lo sento davvero e so che mi conoscono per come sono e non per come mi descrive la stampa e la tv,grazie al cielo. Senza di loro in sostanza non esisterei ed è sempre per i fans che faccio questo lavoro...perchè recepiscano il mio messaggio e lo mettano in pratica.-
    Melanie annuì e gli accarezzò la guancia con il palmo della mano prima che lui la prendesse nella sua e la portasse alle labbra per baciarla con dolcezza. Quella era una della volte in cui si sentiva "inferiore" ed avrebbe voluto poter dare e fare di più per un uomo straordinario come lui,ma ancora una volta Michael la stupì con l'umiltà del suo cuore .

    -Il giorno in cui Johanna,o Meredith troveranno il coraggio di fare quel cambiamento,nel loro piccolo,saprò di aver ottenuto un altro risultato,un altro tassello per il mondo che vorrei .-
    -Grandi piani,amore mio.-
    -Sognare in grande è una mia prerogativa,ma anche una necessità che sento dato che non potrei desiderare altro di...materiale.-
    Annuì in silenzio mentre il calore del suo corpo le metteva addosso una sensazione di pace che raramente provava. Si sentiva piccola e un pò insignificante di fronte ai discorsi di Michael,ma comunque coinvolta in quel progetto .

    -Per come la vedo io,tu puoi tutto Michael...-
    Le sopracciglia di lui si sollevarono sorprese ed accennò un sorriso ironico.
    -E da dove viene tutta questa adorazione stamattina?-
    -Oh,lo sai lo sai.-
    -Ma mi piace sentirmelo dire.-
    Aggiunse persuaso a non lasciarsi sfuggire quell'occasione di farsi ripetere due parole precise dalle labbra di Melanie.
    Lei rise, lo strinse gettandogli le braccia intorno al collo e buttando la coperta sopra ad entrambi,creando una specie di tenda improvvisata,come se dovesse confidare un segreto che nessuno doveva sapere.

    -Viene dal fatto che...ti amo-
    Gli sussurrò guardandolo negli occhi scuri che subito risero di felicità non appena Michael udì proprio quello che cercava.
    Non se lo dicevano spesso,non perchè non provassero entrambi quel sentimento,ma perchè non sentivano il bisogno di ribadire in continuazione quelle due parole preziose,privandole così della magia e dell'emozione che ogni volta provocavano.

    -Anche io piccola mia...-
    Micheal la baciò ma dopo qualche secondo la sentì staccarsi,protestando con un dito davanti alla sua bocca.
    -Aspetta,fammi finire. Ti amo...e credo in te e voglio che tu sappia che potrai sempre contare su di me,qualsiasi cosa succeda.-
    -Qualsiasi cosa succeda?-
    -Sempre.Qualsiasi cosa accada.-
    Lo guardò seria e per qualche secondo lui non disse nulla,troppo preso a cercare il senso profondo di quella frase. Era la prima volta che qualcuno gli diceva una cosa simile,che gli parlava di un amore incondizionato e privo di limiti e per quanto fosse una cosa astrusa da comprendere razionalmente sentì di fidarsi ciecamente di quelle parole. Spinse le proprie labbra sulle sue e portò le mani tra i capelli scomposti di Mel dipanando le ciocche come nastri di seta tra le dita. Di nuovo ebbe la sensazione di sentirsi travolto da quell'amore che prometteva una mano sempre tesa ed una carezza pronta a consolarlo con la stessa sicurezza del sole che sorge ogni mattina.

    -Senza di te non potrei farcela,sei la mia forza.-
    -Ce la faresti invece,non dipendi da me e lo sai,ma nel caso dovessi avere bisogno di aiuto bè...io ci sono.-
    Michael scosse la testa accarezzandole il collo che sotto la luce filtrata del loro rifugio aveva assunto una sfumatura stranamente opalescente. Gli occhi di Melanie lo osservavano con amore,le pupille dilatate e le ciglia lunghe,di quel colore dorato simile alle scaglie dei pesci rossi che degradavano verso la pelle sottile delle palpebre, più scura ed impalpabile.

    -Sei incredibile...letteralmente incredibile. Vorrei trovare parole per descriverti ma non ci riesco,è frustrante per uno come me lo sai?-
    -Ohhh,ti metto addirittura in difficoltà adesso.-
    Melanie gli diede un buffetto sulla guancia tirò via la coperta lasciando che cadesse sulle sue spalle mentre scuoteva i capelli, più arruffati di prima.
    -Provaci,ti do tre aggettivi o parole o quello che vuoi.-
    Michael alzò lo sguardo al soffitto ed assunse un'espressione pensierosa.
    -Solo tre?-
    -Solo tre,non sono ne troppe ne poche dai.-

    -Allora...appassionata,in tutto quello che fai.-
    -Concordo...-
    -Viva.Hai una luce negli occhi che non potrei dimenticare nemmeno se volessi.-
    -Viva,mi sento molto viva infatti,mi piace.E per ultimo?-
    Michael ci pensò su cercando l'aggettivo che più si potesse adattare a quel sentimento che sentiva legarlo a lei. Il loro era un amore che si alimentava per osmosi,in uno scambio reciproco che aveva del miracoloso...quello che lui dava gli veniva restituito lasciandolo sempre a mani piene di quel miele profumato che aveva il sapore delle sue labbra.

    -Complice.-
    -Complice?-
    -Sì...per me anzi,mia.-
    La complicità è un sentimento che richiede intimità,comprensione profonda ed un'affinità che va ben oltre a quella del carattere,tutto quello Michael sentiva di averlo trovato in Melanie per la prima volta nella vita. Le ragazze prima di lei,per quanto carine affettuose e molto simpatiche non erano riuscite a toccare le corde giuste per potergli far affermare la stessa cosa. Era qualcosa che andava al di là dell'amore in verità,qualcosa,se possibile,di ancora più profondo.

    -E' qualcosa di simile ad una compagna di avventure?-
    -In un certo senso sì. Sento di poter condividere tutto con te, non credevo fosse possibile.-
    Mel sorrise dolcemente e si buttò indietro sul divano atterrando sui morbidi cuscini bianchi di camoscio.Sollevò un braccio cominciando a disegnare astratte figure in aria con l'indice mentre rimuginava su ciò che Michael le aveva appena detto.

    -Insomma condivideresti con me i tuoi più nascosti segreti se te li chiedessi?-

    -Esatto...-

    -Una confidente,un'amica,una compagna una spalla sempre presente,un'amante...sono proprio una ragazza...accessoriata!-
    Disse ridacchiando e osservando Michael che le accarezzava le ginocchia scoperte rimaste poggiate sopra alle sue gambe.

    -Sì,lo sei.-
    La stanza di quella strana suite completamente arredata nei toni del bianco era quasi abbagliante e sembrava la naturale continuazione del cielo mattutino color alabastro che c'era fuori. Ad eccetto delle loro voci nessun altro rumore arrivava alle orecchie tranne il ticchettio del grosso orologio del salottino nel quale si trovavano.C'era un gran numero di riviste e giornali sparsi in giro,una maglietta viola buttata su una sedia,un walkman con le cuffie che penzolavano dal tavolo ed il vassoio della colazione ancora ai piedi del divano, con sopra un bicchiere di latte macchiato lasciato a metà ed una tazzina da espresso vuota dentro alla quale i fondi del caffè tratteggiavano una mezzaluna nera. Riprendere la vita del tour dopo i tre mesi trascorsi beatamente a Neverland sarebbe stato duro,ma era inevitabile.
    Si trovavano a Kansas City,quella sera ci sarebbe stato il secondo spettacolo della parte americana del tour durante il quale Michael avrebbe presentato molte più canzoni del nuovo disco rispetto a prima. Melanie lo aveva visto scomparire regolarmente da Neverland ogni pomeriggio per le prove nei mesi precedenti e sapeva che alla tensione iniziale si era sostituita la sicurezza dovuta al successo ottenuto in Giappone e Australia. Il suo primo Tour da solista era in assoluto un successo.

    -A proposito di segreti...-
    Disse rompendo di nuovo il silenzio della stanza.
    -Devo dirti una cosa.-
    -Si?-
    -Questa sera...emh,ho invitato Liz allo spettacolo,il suo aereo sarà qui per le quattro.-
    Molte ragazze avevano lo spauracchio della suocera insopportabile,Melanie aveva quello di Liz Taylor. Quella donna che trasudava melassa e gridolini irritanti in ogni situazione le faceva venire la pelle d'oca. Era tutto uno spupazzare Michael come se fosse un bambinetto di 10 anni e un sindacare su ogni cosa possibile ed immaginabile che riguardasse la vita degli altri e proprio non si capacitava come potesse essere diventata tanto amica del suo Michael così riservato e timido.
    Lei,col suo cipiglio da matrona romana era l'eccesso fatta persona e l'esuberanza portata al ridicolo, detto francamente Mel non la sopportava.
    Michael ne era stato messo al corrente subito dopo una visita a Neverland che lei gli aveva fatto durante le feste natalizie ed alla quale Mel aveva avuto la "fortuna" di conoscerla.

    -Ah bene,vorrà dire che io andrò a fare un giro nel frattempo,Kansas City avrà pur qualcosa da visitare no?-
    Disse con finta nonchalance tirando su da terra la prima rivista che le capitò tra le mani e nascondendoci dietro la faccia.
    -Ma Mel,ci tengo che ci sia anche tu qui con me.-
    Michael le tolse il giornale dalle dita, lo gettò di nuovo a terra e con una mossa agile si distese vicino a lei poggiandosi con un avambraccio sul divano per poterla guardare negli occhi.
    -Lo sai che non troverebbe carino che tu te ne andassi proprio quando viene a trovarmi.-
    -Tzè,come se me ne importasse qualcosa di quello che "trova carino" Michael te l'ho detto,non mi va proprio a genio.-
    Sospirò sonoramente a quello che temeva sarebbe successo,Melanie non voleva proprio saperne di incontrare Liz e testarda com'era sarebbe stato molto difficile convincerla.
    -Dai Mel...non c'è nemmeno una possibilità che possa farti cambiare idea?-
    Le si avvicinò all'orecchio prendendo a posarle piccoli baci sul collo mentre la sua mano andò a stringerla sul fianco facendole subito salire un'ondata di calore improvvisa. Perchè era così maledettamente irresistibile?
    -Ti prometto che la terrò impegnata a chiacchierare io,così non dovrai parlarci troppo...-
    Un piccolo morso al lobo dell'orecchio e la mano che aveva cominciato a salire verso la vita ed il seno,Melanie sentì le forze abbandonarla a vantaggio dell' immaginazione che prese a galoppare verso ciò che avrebbe potuto avere di lì a poco ma il volto di Liz che sghignazzava le si piazzò davanti agli occhi freddandola peggio di una doccia gelida.

    -No!-
    Esclamò risvegliandosi da quel morbido torpore e scostando con enorme fatica Michael dal suo collo.
    -Non provare a fregarmi coi miei stessi trucchi.Michael,non ho voglia di litigare oggi,perchè dovrei rovinarti l'incontro con Liz? So che le vuoi bene,che ci vai d'accordo e che la ritieni una tua grande amica e a me sta benissimo,ma lasciami fuori per favore.-
    Michael sbuffò alzandosi dal divano di scatto,nervoso.

    -Per una volta che ti chiedo qualcosa,diamine!-

    -Non mi pare di averti detto mai di no,oppure hai qualcosa da rinfacciarmi?-
    -Lascia stare,non sei la sola a non aver voglia di litigare qui,ok?-
    La fulminò con un'occhiata che non ammetteva repliche.Quelle rare volte che avevano litigato Melanie aveva imparato a temere il comportamento di Michael perchè sapeva essere molto molto astioso e tenerle il muso anche per qualche giorno nei casi più gravi. Lei era una che sbottava sul momento ma che poi dimenticava tutto nel giro di qualche ora mentre Michael era l'opposto,non dava in escandescenze ma dilazionava la rabbia in un lasso di tempo più lungo. Quella era la cosa che più la mandava in bestia di lui.

    -Benissimo allora non litighiamo,fammi sapere quando sarai di nuovo ragionevole,fino ad allora tolgo il disturbo.-
    Mel prese le sue cose e se ne andò dalla stanza sbattendo la porta dopo aver controllato che non ci fosse nessuno in giro. Per una volta avrebbe usato la sua di camera d'albergo.




    Con i nervi a fior di pelle per quello sterile e stupido accenno di litigio passò il resto della giornata nella cucina dell'albergo a preparare quanta più roba possibile per tenere la testa impegnata. Nel tardo pomeriggio,dopo aver assicurato la cena a Michael ed anche a larga parte dello staff, decise di salire in camera per imbauccarsi da capo a piedi e prendere una boccata d'aria per le vie principali di Kansas City ma quando tornò in stanza trovò un biglietto sotto la porta.

    "Sei una balorda sempre in giro Mel!Non so dove rintracciarti ma spero che leggerai questo biglietto. Questa sera dopo il concerto nottata di baldoria al locale Silver and Gold dietro l'angolo della strada. Si prospetta un'uscita ad alto tasso alcolico per cui vieni munita di fegato sano e molta sete.Mi raccomando non puoi mancare proprio tu.
    Appuntamento per le una.
    Charline."

    Un'uscita con il gruppo,perchè no? In fondo non aveva intenzione di tornare ad orecchie basse da Michael quella notte e sentiva il sacrosanto diritto di divertirsi anche lei. Piegò il pezzo di carta e lo mise in tasca prima di prendere cappotto e sciarpa ed uscire nel gelido inverno della città,una passeggiata le avrebbe schiarito le idee.


    ***



    -Eccola,eccola! Arriva la randagia.-
    Charline la indicò mentre attraversava la strada saltellando eccitata sui tacchi a spillo che aveva sfoderato appositamente per quella sera. C'erano una ventina di persone dello staff del tour tra coristi ballerini e musicisti e non mancava qualche faccia mai vista,probabilmente imbucati.

    -Quando mi spiegherai dove passi le giornate sarà sempre troppo tardi Mel,mai una volta che ti becco in camera.-

    -La cucina è un'arte che richiede impegno Charly,non vorrai che Michael vada sul palco con il mal di stomaco no?-

    -Umh...sarà,ma tu non me la racconti giusta,prima o poi scoprirò chi è il fortunato che gode dei favori di un diavolo di donna come te.-
    Melanie rise di gusto e salutò uno per volta tutti i ragazzi e presenti. Erano praticamente le uniche donne del gruppo insieme a Sheryl, poichè il rimpiazzo di Tatiana doveva ancora ambientarsi e non conosceva così bene gli altri per uscirci insieme. Pian piano arrivarono anche gli ultimi ritardatari correndo dall'uscita dell'albergo a meno di cento metri da lì e si unirono al gruppo che al completo contava non meno di trenta persone.

    -Allora,pronti per la sbronza?-
    Un coro unanime si levò dal marciapiede prima che uno ad uno scendessero le scale del Silver and Gold rivelando un pub stile grunge-punk molto innovativo in quel periodo.
    Melanie per l'occasione aveva sfoderato un paio di leggins neri lucidi ed una maglia oversize color giada che lasciava le spalle scoperte sopra ad un paio di tacchi altissimi che le rendevano la falcata difficoltosa ma molto seducente. Immergendosi nel buio la sua mente andò a Michael che con tutta probabilità in quel momento stava raggiungendo la sua stanza e per la per la prima volta dopo mesi non l'avrebbe trovata ad aspettarlo. Lo stomaco gli si agitò a quell'immagine e decise subito di cacciarsela dalla testa per non dare spazio alle frustate dei sensi di colpa;sarebbe sopravvissuto alla notte anche senza di lei,e poi se proprio voleva compagnia c'era la sua cara Elizabeth che gli avrebbe raccontato qualche storia per metterlo a nanna.

    -Io comincio con un Black Russian ed un Godfather...poi si vedrà.-
    La musica pompava nelle orecchie con un ritmo sordo ed ipnotico mentre l'alcool scivolava in gola con estrema facilità. Melanie non era una assidua bevitrice ma quando cominciava ci dava dentro senza troppi problemi avendo anche la fortuna di reggere i gradi più che bene.
    Charline invece era fuori già al terzo drink...
    Cominciò a tirarla per la manica chiedendole di ballare sella pista semideserta,i ragazzi poi la incoraggiarono iniziando a battere le mani e a gridare il suo nome per convincerla ed alla fine cedette portandosi verso la pista ovoidale circondata da divani di pelle nera e lampade che emanavano una luce blu verdastra.
    Si sentiva la testa leggera e tutti i problemi erano spariti improvvisamente. Michael stava benone e lei anche;si stava solo divertendo un pò insieme agli altri ragazzi del gruppo e per di più le piaceva da matti ballare, tanto che lo faceva spesso con lo stereo a tutto volume o le cuffie del walkman ficcate nelle orecchie quando era da sola.
    Ben presto la pista si riempì e tra un drink ed un pezzo le ore passarono senza che nessuno se ne accorgesse davvero o avvertisse la stanchezza. Charline adocchiò un ragazzo carino e si mise a flirtare con lui al bancone del bar sotto gli occhi divertiti di Melanie che le augurò una buona serata con un sorriso a 32 denti mentre Kevin,il cugino o qualcosa di simile,le chiese un ultimo salto in pista che lei non rifiutò.
    Quando guardò l'orologio erano le tre e mezza e nonostante il locale fosse ancora pieno di gente decise che ne aveva abbastanza sia di alcool che di musica e recuperata la borsa salutò le persone ancora in grado di risponderle ed uscì barcollando appena sui tacchi che adesso sembravano molto meno stabili di prima.

    Poco dopo le luci della hall dell'albergo le accecarono gli occhi assuefatti al buio.Rivolse un debole sorriso alla receptionist e si fece accompagnare al quarto piano,quello della propria camera.
    Aprì la porta e se la richiuse alle spalle con ancora il rumore dei bassi che continuava imperterrito a rimbombarle nelle tempie.

    -Dove sei stata?-
    La voce di Michael azzerò ogni altro suono facendo tabula rasa anche dei suoi pensieri sconnessi. Le volgeva le spalle ed aveva le braccia dietro la schiena con il cipiglio distaccato di un comandante pronto a fare la ramanzina al mozzo che si era trattenuto troppo tempo al porto.

    -E tu che ci fai nella mia stanza?-
    Melanie avanzò a grandi passi verso il letto,decisa a non farsi sopraffare ancora una volta da quella miscela di emozioni che Michael le provocava lasciandola senza difese. Questa volta non avrebbe ceduto e sarebbe stato lui a scusarsi o per lo meno a tentare il riavvicinamento.

    -Non posso venire nella stanza della mia ragazza? Tu sei sempre nella mia.-
    Non rispose perchè non aveva effettivamente niente da rispondere. Si tolse il cappotto al buio e fece lo stesso con la sciarpa bianca ed i guanti che l'avevano protetta dal freddo durante il breve tragitto. Michael si mosse verso di lei senza abbandonare la posa da stoccafisso che tanto la stava irritando.

    -Non mi hai risposto,dove sei stata?-

    -Con i ragazzi al locale qui sotto Michael.-
    Rispose in tono neutro senza tradire nessuna emozione.

    -Potevi farmelo sapere.-

    -La prossima volta ti metterò un bigliettino dentro la minestra allora.-
    Cominciò a togliere le infinite forcine con cui aveva sistemato i capelli una ad una liberando le ciocche che erano state sapientemente tirate all'indietro ed appoggiò il mucchietto appuntito sul comodino del suo letto.

    -La vuoi smettere di fare ironia e rispondermi sul serio?-

    -Cosa c'è adesso,sono sotto sorveglianza?Non posso muovermi senza permesso? Ho smesso di fare queste cose da quando avevo 18 anni.-
    Stava forzando involontariamente la mano,ma era una cosa inevitabile quando covava la rabbia per troppo tempo come in quel caso,doveva sfogarsi.Si tolse i tacchi riguadagnando i soliti dieci centimetri scarsi di differenza da Michael e sfilò i leggins che le stringevano le gambe indolenzite.

    -A dire il vero,ero preoccupato.-
    La guardò allontanarsi nella penombra della stanza verso il bagno e ritornare con un grosso bicchiere d'acqua in mano.Le sue lunghe gambe nude sembravano fendere l'aria con la stessa odiosa presunzione che aveva in volto;quando voleva farlo arrabbiare Melanie conosceva con precisione millimetrica i tasti da premere.
    Vuotò il bicchiere in una volta sola lasciando che un paio di gocce finissero nella scollatura della maglia e gli puntò gli occhi addosso rimanendo ferma davanti a lui,a braccia incrociate.

    -Ero solo uscita a divertirmi.Non c'era motivo di essere preoccupato.-
    -Non è solo questo. Non sai quanto sia frustrante per me non poterti accompagnare da qualche parte e starti accanto. Non so cosa avrei dato per poter uscire con tutti voi questa notte e invece niente. Vorrei poterti offrire una vita normale e non posso,una relazione normale e di nuovo non posso ...non ti vieto di andar fuori da sola perchè non sarebbe giusto e non voglio tenerti in gabbia,ma quando sei lontana sento sempre un gran freddo dentro di me Mel.-
    Parlò a voce bassa,quasi con un sussurro fissando le iridi di lei che specchiavano la luce della strada fuori dalla finestra. Melanie tremò a quelle parole sentendone il dolore che le attraversava,la sofferenza che Michael nascondeva di solito molto bene tra sorrisi e battute riusciva ad incidere tagli profondi dentro di lei ogni volta che riusciva a rompere le corde dorate che la trattenevano. Gli prese una mano gelida nelle sue e la strinse cercando di restituirgli il calore naturale di sempre;si sentiva responsabile e colpevole ed il suo cuore non mancò di punirla contraendosi fastidiosamente quando abbracciò quel corpo ancora rigido e restio a lasciarsi andare.

    -Stringimi...-
    Lo chiese a mezza voce,implorando un perdono che sperava con tutta se stessa di meritare ancora una volta. Le mani di Michael salirono lungo la sua schiena intrufolandosi sotto la maglia, facendole venire la pelle d'oca. Si strinsero sulle scapole bloccandola in un abbraccio possessivo e disperato,lo stesso del naufrago che riesce ad abbracciare la terra ferma tanto agognata. Poteva sentire il suo cuore battere forte ed il respiro fra i capelli. Alzò il viso in una lenta carezza guancia contro guancia stringendosi a lui a sua volta mentre realizzava cosa avesse voluto dire quella mattina quando l'aveva chiamata "la mia forza".

    -Non avere freddo Amore.
    Io non ti dimentico,neanche per un attimo...-

    Melanie gli prese il viso tra le mani e gli sfiorò le labbra con un bacio leggero.Quello era l'essere più meraviglioso e tenero che il mondo avesse mai accolto e avrebbe preferito strapparsi il cuore e gettarlo in mezzo alla neve piuttosto che ferirlo ancora una volta. Era impotente e priva di difese di fronte all'amore schiacciante che provava per Michael,cosciente di aver attraversato da un pezzo la linea di confine che le avrebbe permesso di salvarsi se lui fosse andato affondo.
    Lo baciò di nuovo trattenendo le lacrime e lo sentì respirare forte tra le sue labbra. Michael bevve quei baci come il prezioso nettare capace di renderlo vivo come non era mai stato,la bocca di Mel sapeva di zucchero e ancora di caffè,liscia come l'olio,irresistibile. Le sua mani scivolarono dalle spalle al seno scoperto e lei incurvò la schiena a quel bruciante contatto mentre la bocca scendeva lungo il collo con lenti ed umidi baci.Sentì il bisogno prepotente di farla sua,di rivendicare quell'appartenenza fisica che lo aveva lasciato incompleto per tutto il giorno. Le tolse la maglia e la fece stendere sulle lenzuola fragranti prima di raggiungerla gettandosi su di lei con un trasporto disperato.
    Il cielo ruppe in quel momento in una cortina d'acqua che rese tremolante la poca luce presente nella camera ma nessuno dei due se ne rese conto. Melanie lo spogliò in fretta assecondando ogni movimento,concentrata solo al piacere che voleva donargli per coprire la colpa di averlo ferito di essere stata mancante in qualcosa.Gli fece spazio tra le sue gambe e lui la prese con forza,come non aveva mai fatto prima,gemendo sommessamente di soddisfazione e piacere.
    Mai nella sua vita Michael avrebbe immaginato che il sesso potesse avere tanti significati. Quel mondo oscuro che aveva sbirciato timidamente ma con curiosità da dietro una tenda prima di Melanie gli stava rivelando tinte straordinarie e mai viste;era un rosso denso come il sangue quando il desiderio lo assillava per il puro piacere,bianco e oro,abbagliante quando era l'espressione dell'amore,cangiante come la coda di un pavone quando era lei a sedurlo con quell'arte innata che le apparteneva come una benedizione della natura,nero come il mare di notte come in quel momento in cui voleva solo fondersi con lei per non provare più lo smarrimento sofferto mentre le era lontano.
    Si fermò e le accarezzò i capelli trattenendo la mano sulla nuca e inclinandole indietro la testa con fermezza,Melanie aprì gli occhi e lo vide con lo sguardo fisso su di lei,la bocca dischiusa le labbra lucide.

    -Guardami,guardami Mel ti prego...-
    Disse con voce rotta dal piacere. Ubbidì a fatica confusa sul perchè di quella pausa e lo baciò ondeggiando il bacino nella speranza che riprendesse a muoversi dentro di lei ma Michael le prese la gamba e la tirò contro il suo fianco bloccandole ogni movimento.

    -Dimmi che mi vuoi,dimmi che sei mia amore,dimmelo-
    -Ti voglio sempre e sono tua,solo tua...-
    A quelle parole Michael spinse dentro di lei facendola sollevare dal cuscino per il piacere,si aggrappò al suo corpo e gli morse la spalla per non urlare troppo forte soffocando il suono nella sua pelle morbida e tesa. Con gli occhi annebbiati e la mente lontana mille miglia da lì si perse nell'immagine che lo specchio dell'armadio davanti al letto rifletteva. Il lenzuolo copriva solo a metà le gambe di Michael ed il profilo perfetto delle natiche delineava lo stacco con il suo corpo che si muoveva con eleganza e forza. I muscoli della schiena contratti sotto le sue dita ed i ricci neri,gli stessi che le solleticavano le spalle, si muovevano all'unisono con lui dipinti dalle ombre che la pioggia proiettava sul vetro della grande finestra.
    Si amarono come se fosse l'ultima volta, consumandosi a vicenda,dicendosi tutto quello che c'era da dire con i gesti,i sospiri,gli sguardi e trovando la pace che ciascuno aveva cercato inutilmente dentro di sè solo nell'altro, fino a quando non si strinsero nel letto troppo piccolo per accogliere comodamente entrambi, cullati dalla musica di qualche insonne che ascoltava Elvis a notte fonda.

    ...Like a river flows surely to the sea
    Darling so it goes
    Some things are meant to be
    Take my hand, take my whole life too
    For I cant help falling in love with you...







    Avvolta dal calore delle braccia di Michael,con il viso contro il suo petto e le coperte che la nascondevano completamente la vista della stanza Mel si chiese chi diamine era che bussava insistentemente alla sua porta a quell'ora di notte. Erano passati sì e no dieci minuti da quando si erano addormentati,massimo un quarto d'ora,possibile che non si potessero finalmente godere un sonno tranquillo?
    Aprì gli occhi e tirò fuori la testa appoggiandola al guanciale dove lui dormiva ancora profondamente,sereno e con un ineffabile sorriso come quei cherubini raffigurati nelle stampe antiche; si sorprese di trovare tutta quella luce nella stanza,era giorno.
    Di nuovo il pugno pesante di qualcuno battè contro il legno della porta ed anche Michael si svegliò.

    -Signorina Cavendish,apra la porta,è lì dentro?-
    La voce di Di Leo gelò il sangue di entrambi in mezzo secondo facendoli scattare seduti sul materasso mentre gli occhi raggiungevano immediatamente i numeri rossi della sveglia rivelandogli un terribile verdetto: 10 e 45. Era mattina inoltrata e lui stava ancora nella stanza di Mel quando sicuramente il manager lo aveva cercato nella sua suite e magari per tutto l'albergo.
    Non fece nemmeno in tempo ad alzarsi in piedi che il passepartout fece scattare la serratura e la pancia dell'uomo lo precedette all'interno della camera lasciando entrambi di sasso. Dietro di lui Liz Taylor con un'assurda camicia da notte rosa pastello piena di pizzo parve sollevata di vedere Michael sano e salvo e riservò a Melanie un'occhiata indecifrabile ma mai tanto terrorizzante quanto quella di Di Leo.

    -Michael ti ho cercato per tutto l'albergo,lo sai che ore sono?-
    -Adesso sì.-
    Rispose con il viso in fiamme ma la voce ferma.
    A Melanie veniva da piangere tanto era il terrore che il suo peggiore incubo si fosse realizzato. Presto sopraggiunsero altre voci dal corridoio,riconobbe quella di Bill Bray che tentò di portare via Di Leo ed Elizabeth con molta calma dicendo che ci avrebbe pensato lui a farlo preparare in meno di un quarto d'ora ed un vociare concitato di altra gente che Mel immaginò essere parte dello staff.
    Guardò il manager,il faccione più rosso che mai e l'espressione contratta in una smorfia di rabbia pura,gli occhi ridotti a due capocchie di spillo,sembrava volesse scagliarglisi addosso ed eliminarla dalla faccia della terra in quel preciso istante.

    -Michael,non appena avrai finito con la conferenza stampa abbiamo un pò di cose da dirci. Ti aspetto di sotto fra dieci minuti.-
    Sibilò freddo,quasi con una specie di ringhio minaccioso nella voce.
    Lui annuì e pochi istanti dopo il manager sparì dalla camera facendo spazio a Bill che scuoteva sconsolato la testa guardandoli entrambi come avrebbe guardato due bambini che l'avevano fatta grossa.
    Michael rivolse a Melanie un'ultima occhiata che forse,nelle sue intenzioni, voleva essere rassicurante ma che proprio non riuscì a placarle nemmeno un minimo l'ansia che ormai le colmava il petto con il suo peso molle ed insopportabile.

    -Ci vediamo per pranzo,ok?-
    Le disse accarezzandole la guancia prima di recuperare i vestiti ed andarsene insieme a Bill,lasciandola sul ciglio di una minacciosa voragine dalla quale non sapeva se sei sarebbe salvata.

    Chapter 15.


    E
    così adesso la storia tra Michael e Melanie era di dominio pubblico. O per lo meno di dominio dell'intero staff che lavorava al Bad World Tour.
    La voce che li avessero trovati insieme in camera di Melanie si diffuse velocemente e Di Leo indisse una minacciosa riunione affinchè nessuno si azzardasse a pronunciare una sola parola al riguardo a qualsiasi persona che non ne fosse già al corrente. Il segreto andava insabbiato peggio di un delitto. Come se avesse commesso un qualche crimine vergognoso Melanie era stata costretta a cospargersi il capo di cenere e sorbirsi una ramanzina senza fine da parte del manager,insieme a Michael. Aveva fatto chiamare anche lei dopo la conferenza ed insieme avevano dovuto fornire non solo spiegazioni ma anche giustificazioni sul fatto che si fossero innamorati perdutamente l'uno dell'altro. La cosa aveva del paradossale,stavano facendo un processo laddove avrebbe dovuto esserci una festa,dando a lei della rovina rock star e a lui del bamboccio che si era fatto fregare così facilmente quando avrebbe dovuto pensare solo al suo primo e grande amore,la musica.
    Stranamente Elizabeth Taylor parlò in suo favore, tentando di persuadere Dileo che Michael era molto più sereno e propositivo da quando erano insieme e che togliendola di torno dallo staff non avrebbe fatto altro che rallentare e peggiorare la situazione,costringendolo ad essere altrove con la testa e ben poco tranquillo.
    Dal canto suo Melanie aveva fatto una gran fatica nel tenere bassa la cresta e a non mandare a quel paese Dileo ed il suo sigaro da pappone, ma per il bene suo e di Michael si morse più volte la lingua e si limitò ad annuire come un soldato quando le venne intimato che avrebbe dovuto essere più discreta di un'ombra per non interferire con il lavoro del suo ragazzo;i compromessi dopotutto erano all'ordine del giorno nel tagliente mondo dello spettacolo e per quanto le costasse ingoiare il rospo lo fece,con buona pace del manager il quale la congedò attraverso uno sguardo cinico ed una smorfia contrariata.

    L'interrogatorio vero e proprio le toccò invece quando Charline riuscì a trovarla di nuovo in camera. Ci era rimasta un pò male del fatto che non le avesse detto niente della storia con Michael, ma essendo una ragazza intelligente capì la situazione e non tenne per niente il muso,trovando molto più stimolante farsi raccontare dall'amica come fosse il "vero Michael Jackson" piuttosto che borbottare per la poca fiducia datale.

    -E dimmi un pò,è sempre così timido anche con te?-
    -No no..la timidezza gli passa una volta che prende confidenza con le persone...in fondo ci conosciamo da cinque anni io e lui.-
    -Capisco..ha sempre l'aria così da cucciolo quando non canta e poi BANG! Si trasforma sul palco.-
    -Già,è una forza della natura quando canta...ma è anche molto dolce,gentile,intelligente e...-

    -Scommetto che anche in qualche altra occasione è una forza della natura.-
    Melanie rise mettendole la mano davanti alla bocca e zittendola subito, avendo intuito già cosa stesse per insinuare.
    -Ehi! Non fare la pudica con me,ti conosco Mel e quel sorrisetto sulle labbra la dice lung...-
    In quell'istante però,prima che avesse il tempo di replicare, qualcuno bussò alla porta interrompendo la conversazione.

    -Avanti.-
    -Mel?-

    Michael fece capolino da dietro il legno scuro e puntò subito gli occhi su Charline.

    -Oh,ciao Charline. Scusate se vi interrompo.-
    -Parli del diavolo...Comunque nessun disturbo Michael,io me ne stavo andando,tanto la chiacchierata la finiremo domani durante il viaggio.-

    La bionda si alzò dal letto di Melanie e la salutò con la mano rivolgendo subito dopo un gran sorriso a Michael che rispose arrossendo. Pochi istanti e furono soli.

    -Di che cosa stavate parlando voi due di tanto interessante?-
    -Niente! Solo...era un pò curiosa di te.-

    Michael la guardò in tralice intuendo che c'era qualcosa sotto quella frase, ma non volle approfondire per paura di scoprire cose delle quali si sarebbe vergognato.Era meglio lasciare il chiacchiericcio femminile al suo fitto mistero e parlare di cose più importanti al momento.

    -Se lo dici tu...Comunque,ho finito di parlare poco fa di nuovo con Frank.E' stata dura.-
    Sospirò buttandosi indietro sul letto e chiudendo gli occhi mentre con il palmo delle mani li stropicciava corrugando la fronte,era davvero stanco.

    -Ancora?! Ma cos'altro vuole?-
    -Ancora? Se credi che abbia finito di lamentarsi e metterci i bastoni tra le ruote con le minacce che ha rivolto ad entrambi ti sbagli di grosso.
    Lo conosco da quattro anni ormai e so che è un mastino quando ci si mette.-

    Melanie si distese vicino a lui,a pancia in giù,torturandosi una ciocca di capelli come faceva sempre quando era nervosa. Non pensava certo di passarla liscia ormai,ma vedere Michael così preoccupato le metteva una grande agitazione addosso,l'empatia che li legava non era sempre positiva.

    -Non prende provvedimenti contro di me perchè in fin dei conti è alle mie dipendenze. Ma Mel,da questo momento in poi dovrai stare attentissima a quello che fai. E' pronto a buttarti fuori come ha fatto con Tatiana al primo passo falso...ogni pretesto potrebbe essere buono.-
    -Non voglio tornare a Los Angeles senza di te...-
    -Lo so,e nemmeno io voglio che te ne vada,non lo sopporterei. Però promettimi che starai attenta e terrai a bada la tua testolina calda,va bene?-

    Mel annuì e lui la attirò a sè per abbracciarla. Si sentivano come due superstiti miracolosamente illesi dopo un disastroso naufragio,salvi sopra una zattera di fortuna,ma con l'ombra di uno squalo che nuotava minaccioso sotto di loro.

    Tra poche ore sarebbero dovuti ripartire alla volta di New York,di nuovo bagagli,aeroporti,hotel bellissimi ma asettici,privi di quel clima familiare che gli scaldava il cuore a Neverland. Michael prese un profondo respiro ed osservò il volto di Mel una spanna sotto il suo,lo sguardo basso ed un broncio da bambina sulle labbra,le pallide lentiggini che le incorniciavano in modo buffo gli occhi,una per ogni ricordo che li legava. Avrebbe preferito farsi del male fisico piuttosto che averla lontana,non adesso che rischiarava il suo cammino come una luna luminosa e rassicurante,non ora che aveva trovato l'unica persona che fosse capace di rendere inconsistente la sua solitudine.

    -Dileo ha la faccia da suino. E mi guarda come fossi uno scherzo della natura...quanto vorrei ficcargli quel sigaro dove so io...-
    -Mel!-
    Michael rise forte e lei si sollevò dal suo petto sfoderando uno sguardo agguerrito che gli suscitò ancora più ilarità.
    -Ti ho detto che devi stare buona. Queste "gentili confidenze" falle solo a me va bene?-
    -Va bene...basta che ridi Mike,perchè non posso vederti triste lo sai. E quando ridi...Dio,potrebbe venire il finimondo,ma sarebbe comunque una giornata bellissima per me.-
    Ma il finimondo era lei e non lo sapeva. Michael sarebbe scoppiato di tenerezza,di amore,di gratitudine uno di quei giorni e sarebbe comunque stato felice ed appagato.
    Non fecero altro che baciarsi e stare abbracciati per tutto il tempo che gli rimaneva prima di darsi da fare e preparare i bagagli per la partenza,prevista quella notte stessa.
    Uscirono per la prima volta insieme,sotto gli sguardi curiosi di tutti,qualcuno ridacchiava,qualcun altro cominciò a chiacchierare fitto non appena gli passarono avanti ma stranamente Michael non arrossì nemmeno una volta,guardando avanti,fiero, fino alla porta di servizio dietro alla quale li aspettava la macchina che li avrebbe portati all' aeroporto,qualche giorno di pausa e poi New York li avrebbe attesi.

    ***




    -Oh...ho bisogno di dormire almeno dodici ore di fila.-
    -Hai delle occhiaie che sembri uno zombie in effetti.-
    -Carino da parte tua ricordarmelo Michael.-

    -Suvvia,è normale visto che stai invecchiando...i 24 si avvicinano.-
    Melanie fece una smorfia e si girò dall'altra parte,troppo stanca per replicare in modo pungente come avrebbe voluto e lui scoppiò in una risata cristallina.
    Adorava punzecchiarla.
    -Ti amerò lo stesso anche con qualche segno in più...Ehi ma cos'è questo? Un capello bianco?-
    A quel punto scattò mordendosi il labbro inferiore e gli diede uno schiaffo sulla mano che stava ispezionando una ciocca dei suoi capelli,facendogliela ritrarre subito mentre un altro scroscio di risate riempiva la stanza. Era il tre marzo ed un gelido sole invernale illuminava la Grande Mela con i tetti ancora scintillanti della brina notturna.
    Erano arrivati la notte precedente in albergo, ma le ore di sonno erano state talmente poche tra il viaggio e la sistemazione in hotel, che Melanie ne risentì subito.
    Il Plaza,dove alloggiavano, era qualcosa di sontuosamente principesco,proprio come piaceva a Michael. La suite era arredata con mobili di fine 800 ed era così grande e spaziosa che tranquillamente sarebbero potute entrarci una cinquantina di persone per un party. I bagni erano completamente in bianco e oro ed il rosso cardinale delle tende rendeva l'atmosfera simile a quelle dei film in costume che a Mel piacevano tanto. Pareva di essere tornati indietro di almeno 100 anni lì dentro eppure erano immersi in una delle città più dinamiche e caotiche d'America.
    Michael si versò una tazza di bollente tè alla menta e ci buttò dentro due zollette di zucchero scaldandosi le mani con la porcellana bordata in argento poi prese qualche biscotto per fare colazione.

    -Comunque per il mio compleanno sarai talmente impegnato nella preparazione della parte europea del tour che probabilmente nemmeno ti vedrò in cartolina.-
    Melanie lo raggiunse al tavolo rimboccandosi le maniche del pesante pullover blu che indossava e prese anche lei una tazza di tè afferrando più biscotti del dovuto per rimpinguare la dose di Michael che, come al solito, sembrava dimenticare delle molte energie che gli sarebbero servite per affrontare la giornata ed il concerto serale.

    -Probabile.-
    Disse lui in tutta sincerità. Il compleanno di lei cadeva proprio in un momento cruciale del Bad World Tour. Tra la fine delle date americane e l'inizio delle tante europee c'erano poco meno di venti giorni durante i quali sarebbe stato impegnatissimo in promozioni,premi da ritirare ed appuntamenti fissati mesi e mesi prima da rispettare;sarebbe stato difficile trovare il tempo per festeggiarlo a dovere.

    -Però ho pensato ad una cosa che ti piacerà...spero.-
    Le iridi grigio azzurre di Mel si posarono sul volto di Michael interrogative, ma lui sembrò non notarle o meglio,fece finta di non notarle proprio per stimolare ancora di più la sua curiosità da scimmia.
    -Sarebbe?-
    La domanda arrivò puntuale. L'idea che lui avesse in mente qualcosa la solleticò non poco e subito fantasie sconnesse su una lunga ed appagante giornata al ranch con tanto di torta e candeline le balenarono in testa,riaccendendo la lontanissima speranza di poter festeggiare con lui.

    -Bè,se pensi che sia possibile festeggiare con un pò di ritardo allora credo che potremo fare qualcosa di completamente nuovo...a Roma.-
    Roma,la Città Eterna,la magnifica, schietta,struggente,volgare Roma che aveva visto tante volte quando era bambina e che popolava i suoi sogni più malinconici...l'avrebbe vissuta insieme a lui?
    Gli gettò le braccia al collo emettendo una specie di squittio di gioia.

    -Questo deve essere un sì vero?-
    -Assolutamente!-

    Sì,sì,mille volte sì! Non avrebbe potuto proporle una cosa migliore. Quei luoghi tanto importanti per lei avevano un significato profondo che aveva sempre voluto condividere con Michael.

    -Ti porterò a vedere San Pietro,Trinità dei Monti e Piazza Navona e I fori Imperiali e poi andremo a cena in Via Veneto e...-
    -Ehi ehi frena! E' il tuo compleanno,non il mio...-

    Michael la abbracciò baciandola sul collo con dolcezza ed infilando le mani calde sotto al suo maglione,congiungendole sulla curva della sua schiena.
    -Appunto,scelgo le cose che mi piacerebbe fare...Oh Mike,sarei così felice di poterti mostrare Roma...-
    -Ahahaha,sembri una bambina quando fai così. Va bene,se ci tieni tanto faremo il giro come piace a te...sarai il mio Cicerone.-
    -Non vedo l'ora!-
    -Ma come,sembravi così scocciata di compiere gli anni poco fa.-
    -Roma vale bene un 23+1...vedrai,te ne renderai conto tu stesso...-




    E così anche l'America venne lasciata a bocca aperta dal primo tour solista di Michael Joe Jackson. La stella più brillante dei Jackson Five non deluse le aspettative delle migliaia di fans mostrando a tutti gli effetti quanto fosse artisticamente cresciuto e quanto il distacco dai fratelli gli avesse giovato.
    Michael sembrava più in forma che mai e dava ovunque l'impressione di poter scalare non solo le classifiche ed i guinnes dei primati ,ma il mondo intero. E mentre la critica criticava ed i tabloid continuavano a pubblicare balle sempre più maligne, lui brillava di luce propria azzerando ai fatti ogni possibilità di replica a chi aveva sparato illazioni sul suo successo. Dileo era apparentemente soddisfatto della piega che le cose avevano preso e in teoria non avrebbe avuto motivo di lamentarsi della relazione di Michael con Melanie, ma in realtà continuava a cercare una falla per insinuarsi e sgretolare quel muro che sembrava solidissimo. La condotta modello di lei lo irritava.Mel era irreprensibile,cucinava con solerzia,non mancava mai di essere presente quando richiesta,rispettava tempi ed orari,si faceva amare dal resto dello staff ma gli si presentava con una voluta melliflua aria di sottomissione che era palesemente una presa in giro carica di insolenza;dopotutto se doveva obbedire alle regole per vincere la sfida lo avrebbe fatto,ma a modo suo.
    Le faticose 29 tappe in giro per gli USA terminarono con i primi veri accenni di primavera che quell'anno pareva tardasse particolarmente ad arrivare e pochi giorni dopo seguì il compleanno di Melanie.
    Come previsto Michael fu trattenuto lontano da lei per gli impegni sempre più pressanti. Addirittura quel 19 maggio si trovò a Chicago a presenziare ad una serata di gala per una fondazione a sostegno dei bambini soldato dell'Africa e tornò soltanto a notte fonda quando lei ormai dormiva da un bel pezzo.
    Poco male però,dato che il programma prevedeva la partenza per l'Europa il giorno dopo e da lì avrebbero avuto modo di festeggiare a tutti gli effetti.





    Il volo fu abbondantemente condito da chiacchiere eccitate.Molti dei ragazzi non era mai stato in europa,e di quei pochi che ci erano stato quasi nessuno aveva mai visitato l'Italia.
    Durante le 12 estenuanti ore di traversata da Los Angeles a Roma, Melanie venne bersagliata di domande sui posti da vedere,i modi di fare e la lingua che pareva a tutti molto affascinante ma anche difficile.
    Lei discorreva in italiano fluentemente essendo praticamente cresciuta bilingue. Sua madre,Marta,le parlava sempre in italiano da piccola e i mesi estivi passati dai nonni avevano fatto il resto.
    A Michael toccò un piccolo briefing sulle parole importanti da imparare prima di mettere piede a terra. Nonostante l'evidente difficoltà con il gruppo di consonanti "gl" ben presto fu capace di ripetere "Vi voglio bene" "Ciao Italia" "Buonasera" e "Buongiorno" con sufficiente sicurezza da poterle ripetere in pubblico.

    -E vedrai che questa notte ti insegnerò anche qualche altra parola in italiano...-
    Gli sussurrò all'orecchio quando ormai erano praticamente arrivati a Fiumicino. Michael arrossì violentemente,Mel ridacchiò e si andò a sedere al proprio posto allacciandosi la cintura,tra poco all'aria condizionata dell'abitacolo si sarebbe sostituita la calda e pregnante aria della capitale che ricordava bene nonostante fossero passati anni dalla sua ultima visita.


    Roma odorava di storia e di asfalto,di vita,di caos,di lusso e miseria,e per Mel,di infanzia.
    La sua densa aria tiepida,morbida e pungente allo stesso tempo colpì Melanie fancendole alzare in volo uno stormo di ricordi vivi e persistenti nonostante il tanto tempo trascorso. I ragazzi dello staff che viaggiavano con lei rimasero abbacinati dai palazzi,dalle strade,dai monumenti per tutto il viaggio dall'aeroporto all'hotel;indicavano i panni stesi sui balconi,le signore anziane col fazzoletto in testa e gli spericolati possessori di motorini di varia foggia che sfrecciavano nel traffico con pericolosissime manovre;tutto per loro era così insolito e affascinante che quando arrivò il momento di scendere dichiararono subito di amare già Roma...ma fu niente in confronto a quando,una volta in camera,rivide la faccia di Michael.

    Esaltato non era la parola giusta,era più qualcosa tra l'estasi ed il febbrile desiderio di conoscere di più di quella città che gli aveva già rubato il cuore.
    Dichiarò subito di volere un motorino anche lui e a seguire che gli sarebbe piaciuto farsi costruire una specie di Vittoriano nel ranch a Neverland.Melanie quasi si rotolò sul pavimento dalle risate.
    Alloggiavano al Lord Byron a Villa Borghese e la camera in un delizioso stile art decò era tra le più eleganti che Mel avesse mai visto.D'altra parte erano in Italia,non a Las Vegas.

    -Voglio uscire subito!-
    -Sì,in modo da essere preso d'assalto dai fans.Michael sei più ricercato di un latitante e ti ho detto quanto sono "calorosi" gli italiani,no?-
    -...Sarebbero calorosi il doppio di te che lo sei per metà?-

    Chiese con un mezzo sorrisetto sulle labbra.
    -Diciamo che sei temprato da me in un certo senso,ma questo non ti permette comunque di andartene a spasso in pieno giorno a Roma.-
    -Forse hai ragione. Aspetterò questa sera come avevamo già deciso.-

    Un pò deluso Michael esplorò la grande terrazza che affacciava sul parco e sui tetti di Roma in lontananza, fantasticando sui secoli di storia che si stratificavano proprio davanti ai suoi occhi;Era magnifico,tutto così incantato e...

    -Michael!Michael!-
    Un grido, anzi,delle grida ormai familiari in ogni paese del mondo,quelle dei fans che lo chiamavano.Un coro di voci,tutte femminili,proveniva dal parco sottostante e non appena si sporse dalla balaustra vide un gruppetto di ragazze che si sbracciava nella sua direzione.Reggevano un cartello immenso grande come un lenzuolo matrimoniale tutto colorato con una scritta al centro:
    "Michael l'Italia ti ama,per favore facci salire!"


    -Mel-
    -Umh?-
    -Che vuol dire:"Michael l'Italia ti ama, per favore facci salire?"-

    Michael lesse la scritta in uno stentato italiano mentre le salutava con il braccio;le ragazze sotto erano in visibilio.
    Non appena Melanie tradusse fu subito tutto più chiaro,ma ci pensò un gruppetto di palloncini alla quale era legata una lettera a rendere ancora più interessante la situazione e lui non tardò ad afferrarli e a portarli dentro insieme alla busta.

    -Cos'è?-
    -Corrispondenza...guarda che bei palloncini,tutti con faccine sorridenti disegnate a pennarello.-

    Mel prese la lettera e la lesse ad alta voce mentre lui ascoltava con interesse.Le ragazze lì sotto chiedevano semplicemente di poter incontrare il loro idolo per realizzare un sogno che le avrebbe rese felici come nessun altro.

    -Che dici? Le faccio salire?-
    -Perchè no?Mi sembrano più che simpatiche!-
    Nella lettura della lettera Mel aveva evitato accuratamente di riferire alcuni particolari apprezzamenti che avrebbero imbarazzato Michael e adesso che pareva persuaso all'idea di realizzare il quel desiderio se la rideva sotto i baffi, immaginando che si sarebbe trovato davanti delle ragazze piuttosto..."vivaci".
    -Ok,allora le faccio salire.Com'è che le posso salutare? -


    Chiese a Mel che intanto si apprestava a godersi l'immensa vasca da bagno della suite.
    -Umh...ripeti:"Buongiorno bellezze,è bello avervi qui."-
    -"Buongiorno bellezze,è bello avervi qui."Ok,e che vuol dire?-
    - Significa:"Sono molto lieto di conoscervi ragazze."-

    Soddisfatto e ancora con un palloncino giallo in mano,chiamò un paio di guardie del corpo chiedendo di accompagnare fino al corridoio le fans in attesa sotto all'hotel e pochi minuti dopo un rumore di passi e parole strozzate per l'emozione annunciò il loro arrivo.

    Michael,che si era ripetuto mentalmente la frase durante quel lasso di tempo, sfoderò uno dei suoi bellissimi sorrisi e si tolse gli occhiali da sole andandogli incontro.

    -Buongiorno bellezze,è bello avervi qui...-
    Disse abbastanza sicuro della pronuncia e subito tutte fecero dei grandi,grandissimi sorrisi a 32 denti,mentre gli occhi gli brillavano di gioia e commozione. A chi volevano darla a bere che Michael Jackson era timido ed impacciato con le donne! Loro lo avevano sempre saputo che in fondo era un Latin Lover anzi,era l'amante,perfetto,quello che ogni donna avrebbe desiderato. Dopo un primo momento in cui qualcuna sembrò sul punto di svenire,qualcun'altra invece colpita dalla sindrome di Stendha
    Dopo un primo momento in cui qualcuna sembrò sul punto di svenire,qualcun'altra invece
    colpita dalla sindrome di Stendhal,l'incontro andò avanti in modo piacevole e molto scorrevole per un'oretta circa. Michael si dimostrò anche un vero gentiluomo e chiacchierò con tutte non lesinando abbracci e sorrisi molto dolci,di vero affetto,quello che nutriva per i suoi fans.
    Gli lasciarono un mucchietto di lettere legato con un nastro di raso rosso ed alcuni piccoli pacchetti,ognuno con un pensiero personale che ci tenevano a fargli avere e poi,molto,molto lentamente,si apprestarono a salutarlo con lunghi e calorosi abbracci e baci prima che le guardie del corpo le riaccompagnassero di sotto.
    Quando rientrò nella stanza trovò Melanie a spazzolarsi i capelli bagnati ancora avvolta nell'asciugamano bianco dopo il bagno.

    -Fantastiche...veramente adorabili!-
    -Tesoro,sono italiane,che ti aspettavi?-
    -Gentili,spontanee,alla mano,simpatiche,per niente isteriche...uno spasso...-

    Si sedette sul divano di velluto verde dal taglio spigoloso slegando le buste e cominciando ad aprire i pacchetti uno ad uno,con calma.

    -Senti ma,che vuol dire " gran figo"?-
    Melanie si girò verso di lui e scoppiò a ridere di gusto.

    -E' un...complimento,perchè?-
    -Perchè lo sentivo ripetere spesso quando parlavano tra loro..."gran figo...gran figo"
    -Sì,hanno ragione Michael,lo sei...-
    -E che vuol dire?-
    -Lo capirai presto stando qui...vedrai.-



    Il momento che seguì il crepuscolo fu quello decisivo. Michael sgattaiolò fuori dall'uscita di servizio delle cucine dell'hotel e salì a bordo della macchina che li avrebbe portati fuori in incognito,poco dopo arrivò Mel.
    Indossava un tubino bianco stretto in vita da una grossa cintura di pelle morbida ed un paio di sandali piatti allacciati alla caviglia con delle stringhe di cuoio intrecciate.
    L'aria di fine maggio era calda,più che primaverile, ed il cuore della città palpitava ora con grazia,ormai quasi del tutto svuotato della congestione quotidiana di lavoratori e studenti.
    Roma la sera apparteneva ai romani,ai legittimi proprietari dal "core bbono" e dalla risata gioviale,con la parolaccia facile,innamorati della loro grande mamma di pietra e smog,aperti per indole e per necessità,virtuosi dell'arrangiarsi tra le mille difficoltà della metropoli e mai disincantati dall'abitudine delle bellezze che avevano avanti ogni giorno. Romano non era un aggettivo ma un modo di essere,glielo diceva sempre sua nonna,la Sora Maria che cucinava dalle sette di mattina fino all'ora di pranzo e dalle tre fino alla cena. Da lei aveva preso la passione per l'arte del cibo e in qualche modo,forse, le doveva anche l'incontro con Michael.

    -Questo cos'è?-
    -Castel Sant'Angelo.-
    -Vorrei vedere il Colosseo.-
    -Dopo Mike! Adesso ceniamo e poi...-

    Con il viso attaccato al finestrino della macchina Michael era imbambolato dalle luci serali che rischiaravano la capitale. Il giallo arancio dei lampioni risaltava la pietra e rendeva luminoso il marmo avvolgendo tutto in un'atmosfera di sogno che fino a quel momento aveva visto solo nei film.
    Roma era languida,come la sua Melanie,sembrava offrirsi con le sue invitanti dita dorate verso di lui,solleticandolo con mille suggestioni,odori,suoni sconosciuti ed echi che parevano antichi quanto quelle mura che di tanto in tanto tagliavano la città, maestose ed incuranti dell'effimera vita che gli scorreva intorno.
    Si voltò verso di lei che guardava dall'altro finestrino con un sorriso appena accennato sulle labbra dipinte di corallo. Il profilo disegnato,i capelli raccolti in un elegante acconciatura,le ciglia scure che si muovevano impalpabili come farfalle sopra gli occhi specchiati delle luci di Roma.
    Quella sera era di una bellezza altera e selvaggia,capace di fendere l'aria con uno sguardo e passargli da parte a parte il cuore che già da tempo possedeva interamente.
    Le prese la mano nella sua e solo allora lei si voltò sollevando l'angolo della bocca in un sorriso che ebbe l'effetto del fuoco vicino alla cera. Michael scosse la testa e l'attirò a sè,il suo profumo gli riempì i polmoni ed ebbe l'impressione che nel petto una bolla di sangue caldo scoppiasse all'improvviso provocandogli una sensazione troppo difficile da spiegare a parole.

    -Che c'è?-
    Gli accarezzò il viso con il dorso della mano finendo per portargli indietro una ciocca di riccioli troppo ribelle.

    -Come ti senti festeggiata?-
    -Felice.-

    Era proprio così che voleva saperla,felice. Poggiò la fronte contro quella di lei accogliendo il suo collo sottile tra le mani. Intrappolato tra il desiderio improvviso di quella bellezza estrema e la tenerezza eterea del momento, si sentiva incapace di esprimere ciò che provava senza scivolare nella banalità. La baciò.Lentamente,soffermandosi su quelle labbra dolcissime a lungo,assaggiandole con piccoli tocchi senza tuttavia cercare un contatto più profondo. Sembrava un'ape intenta a corteggiare con devozione il più bel fiore del prato,indecisa su quale petalo poggiarsi per coglierne il nettare più dolce senza rovinarne la bellezza.

    -Michael...credo che sia ora di scendere.-
    Sussurrò Mel passandogli i polpastrelli sulle labbra che sembravano bollenti.
    Uscirono entrambi nel buio quasi completo, scendendo in fretta la ripida scala di pietra che portava al molo sul Tevere.
    Melanie alla fine aveva rinunciato alla Dolce Vita di Via Veneto in favore di una cena a bordo del battello sul fiume che portò Romolo e Remo alla loro pelosa madra adottiva.
    Ovviamente l'intero barcone era stato riservato per loro e la cascata di piccole luci bianche sulla pergola di copertura diede un benvenuto carico di suggestione alla loro seconda cena "ufficiale" fuori dai confini di Neverland che -come la prima- li rese molto elettrizzati.
    Bill aveva preteso di farli seguire da tre guardie del corpo che sarebbero rimaste a debita distanza a meno che non fosse stato necessario il loro intervento. Doveva sembrare tutto il più normale possibile anche se il concetto di normalità vicino a Michael era vittima di un'aberrazione inevitabile alla quale però anche Mel si stava abituando.
    La parola adatta a descrivere le due ore abbondanti di navigazione durante le quali consumarono la cena era magia.Con il buio completo Roma,vista dal basso attraverso gli scorci dei ponti e dei muraglioni delle ripe sembrava una cartolina continua e meravigliosa che gli riempiva gli occhi facendogli sembrare i ricordi delle altre città sbiaditi e poco significanti in confronto a ciò che stavano godendo.

    -Mi piacerebbe vivere qui...solo a pensare quanti secoli di storia ci sono in questa città ho le vertigini.Vorrei conoscere tutto,assorbirne i segreti...-
    Esordì Michael quando fu l'ora di scendere e l'Isola Tiberina sullo sfondo si avvicinava.
    Melanie lo guardò,di nuovo sorpresa,non lo aveva mai visto così.

    -Non saprò tutti i segreti di Roma,ma qualcosa te la racconterò anche io,vieni...cominciamo il nostro giro.-
    Una lunga storia intrecciata di mito e realtà cominciò a dipanarsi davanti a Michael. Melanie sin da piccola aveva ascoltato,letto,osservato e fatto sue leggende,storie e fatti che attenevano a Roma,aveva passato le calde e assolate estati tra mercati,musei e negozi di antiquariato con sua mamma o con il nonno assorbendo come una spugna quello che i libri non potevano insegnare e adesso si sentiva pronta a restituirlo a qualcuno che non aveva mai visto niente di tutto ciò,se non attraverso le pagine sbiadite di un manuale.
    Piazza Navona lo stupì con la sua bellezza barocca ed imponente,il Pantheon lo lasciò a bocca aperta per la sua geometria perfetta e l'austera severità dello spazio dilatato verso il grande oculo che incanalava la luce della notte,il Colosseo lo commosse quasi così come i Fori Imperiali che nonostante il degrado non sembravano intenzionati a lasciar andare la loro marmorea tracotanza. Tutto era sorprendente,sospeso tra passato e presente ma vibrante di una forza magnetica che teneva Michael in uno stato di eccitata meraviglia mai provata prima.
    Dopo Piazza del Popolo e Trinità dei Monti si inoltrarono per il gomitolo di strade del centro, protetti dalla semi oscurità che le poche luci sospese a filo qualche metro sopra di loro gli prometteva. L'aria era tiepida nonostante la mezzanotte fosse passata da un pezzo e il fatto che la movida capitolina fosse lontana da quei posti gli permetteva una relativa tranquillità,tanto che si concessero un gelato allo storico Caffè Giolitti, sotto gli occhi di un indifferente barista che a quanto pareva, non seguiva il panorama della musica internazionale al punto di riconoscere Michael.

    -Roma è come te,ecco perchè mi piace tanto...-
    Melanie,con la schiena appoggiata contro un portone verde bottiglia si girò lentamente verso di lui.
    -Intendi dire che sono millenaria,opulenta e caotica?-
    Lo provocò.
    -No scema.Ma guarda...è misteriosa,accattivante,bellissima,apparentemente inarrivabile,eppure sa offririsi con generosità a chi la ama...-
    Le portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli mentre continuava a guardarla negli occhi resi scuri dalla poca luce, Mel lo ascoltava con la bocca dischiusa ed il sapore del cioccolato ancora sulla lingua.

    -Roma è sfacciata,calda,provocante e ti ubriaca con la sola promessa di svelarsi ancora un pò di più ai tuoi occhi...è sensuale...-
    Si avvicinò a lei per baciarla mentre una goccia gelida gli colava lungo il dorso della mano che reggeva il cono.

    -Ride dello stupore di coloro che ne rimangono abbagliati,li canzona giocosamente...è una bambina di 2000 anni che ancora non ha smesso di divertirsi.-
    Credere che quelle parole provenissero dalla bocca dello stesso uomo che qualche mese prima trovava arduo definirla con tre aggettivi era difficile,ma Michael era Michael e sapeva essere imprevedibile e stupirla sempre. Si lasciò accarezzare dalla sua mano e dai complimenti che le stava rivolgendo e ben presto il gelato,peraltro buonissimo,passò in secondo piano.

    -Quindi,non vorresti stare con Praga,o Madrid magari?-
    -No...amo Roma,voglio Roma.-

    Michael fece aderire il suo corpo contro quello di Melanie,insinuando il suo ginocchio tra le gambe e poggiandolo contro il portone.
    Si sentì schiacciata dal suo peso e le mancò il fiato nel percepire le sue labbra fredde percorrerle il collo fino all'orecchio e poi lungo il profilo della mascella a chiuderle la bocca con un bacio appassionato che le fece perdere il controllo. L'ormai inutile cono cadde a terra e Michael le prese una mano tra le sue accarezzandola e risalendo verso il braccio ma Melanie,persa in quel bacio bruciante, non prestò troppa attenzione alla sottile catenina fredda che le si allacciò attorno al polso.
    La vide soltanto quando lui si staccò, portandole la mano intrecciata con la sua davanti agli occhi.

    -Tanti auguri...-
    Un bracciale di oro bianco,bellissimo nella sua semplicità risplendeva sulla sua pelle bianca. All'estremità opposta della chiusura c'era un pendente a forma di cuore sul quale era incisa una sola parola.

    "Always."




    -Quando ti chiederai se ti amo,se ti voglio,se penso a te,se ti sento vicina...guarda questo bracciale ed avrai la risposta a tutto,d'accordo?-
    Mel aveva le lacrime agli occhi e continuava a fissare quelle eleganti lettere così dense di significato ed il punto,brillante,che dava a quel Sempre un valore insindacabile,privo di dubbio.
    Lo baciò e lo ribaciò senza trovare pace per quell'emozione che la faceva tremare tra le sue braccia desiderando solo di fondersi con lui e non doversene mai separare,perchè niente sapeva farla stare bene come quel corpo che ancora la stringeva contro il ruvido portone di un vicolo di Roma.

    -Sì. Sempre...-
    -Sempre.-

    Al riparo dagli sguardi di tutti e come unica testimone l'accondiscendente Città Eterna la dolcezza si consumò carezza dopo carezza e sguardo dopo sguardo, fino a quando il morbido velluto di quelle effusioni non si logorò trasformandosi in graffiante desiderio che li accese senza preavviso costringendoli a tornare in albergo in fretta per dare sfogo alla passione che li tenne prigionieri fino all'alba.
    Michael si addormentò tra le braccia di Mel ma lei non riuscì a riposare e passò il resto del tempo ad osservarlo,i capelli scuri sulla fronte umida,la bocca dischiusa e le ciglia nere e folte contro la pelle compatta e serica delle guance che proseguiva poi sul collo e sul corpo nudo,rischiarato dalla poca luce che filtrava dalle tende.
    "Un gran figo" pensò tra sè e sè sorridendo al ricordo di quelle parole di cui Michael ancora non conosceva il significato, ed era suo,sempre...quello era decisamente stato il compleanno più bello della sua vita.
     
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    None of your scars can make me love you less

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    S
    tai ferma...-

    L'imperativo attraversò il poco spazio che divideva la bocca di Michael da quella di Melanie e le solleticò le labbra umide di baci.
    -Per favore...-
    Lo pregò con gli occhi socchiusi,imbevuti di una lucentezza torbida come quella del metallo,incapace di ribellarsi a quell'ordine imposto con la voce più melodiosa e soffice del mondo. Erano l'uno davanti all'altro e Michael non aveva fatto altro che spogliarla nella penombra della stanza e baciarla,per un'ora,forse più,senza toccare altro che il viso ed i capelli con una sensualità che non perdonava. Ormai esercitava su Melanie lo stesso strabiliante potere che aveva sulla platea dei suoi concerti;quello di mandare in delirio. Non c'era una sola fibra delle sue membra che non lo desiderasse spasmodicamente,sentiva il sangue denso bollire e la pelle farsi fragile , sottile;era sicura che alla prima carezza di lui si sarebbe sciolta o sgretolata o forse tutte e due le cose insieme,rendendola malleabile a qualsiasi cosa le avesse chiesto.
    Ma Michael non chiedeva niente,non pretendeva niente che non fosse puro e reciproco abbandono al piacere.
    Le chiuse la bocca ancora una volta ed il cuore di Mel schizzò in gola, incapace di stare dietro a sè stesso in quella lotta impari.

    -Michael...-
    Nel sentire solo i loro gemiti e sussurri,senza vederne i corpi, qualcuno avrebbe potuto pensare che si trattasse di una forma di tortura,lenta e sfinente. Mel ansimava come un animale ferito,lui l'aveva in pugno e la guardava con gli occhi affamati di un felino che gioca con la preda prima di sbranarla...eppure non c'era niente di animalesco in lui.
    Di tutti gli sguardi che Mel aveva visto infiammarsi nemmeno uno era paragonabile a quello.Non si trattava di amore lì,non c'entrava nulla il fatto che lo struggente sentimento che li muoveva era forte ,vivo,visibile come un fuoco nella notte. C'era qualcosa,dentro di lui che lo rendeva diverso dagli altri uomini,privo di quel fastidioso,sgraziato rumore di fondo che sporcava l'esaltante melodia del desiderio.
    Michael faceva l'amore come ballava,come cantava,come donava la sua arte al mondo,con una grazia incandescente scevra di ogni volgarità malgrado la sua enorme potenza.
    Le portò una mano sulla nuca e la fece girare con dolcezza verso lo specchio che rifletteva metà dei loro corpi.
    Quella strana stanza a Cork aveva il gusto tipico delle case Irlandesi con un tocco settecentesco che la faceva sembrare uno buffo esperimento adatto ad una favola, piuttosto che ad un albergo. La cornice in foglia d'oro inquadrava la pelle eburnea di Melanie ed il pesante sfondo verde petrolio della carta da parati,davanti ad esso un tavolino con le zampe di leone fungeva da appoggio a manufatti anticati e soprammobili zeppi di simboli celtici . Si avvicinarono entrambi spiandosi alla rarefatta ma persistente luce della notte nordica ed i loro occhi si incontrarono nello specchio.

    -Amo questo riflesso tanto quanto odio il mio.-
    Sussurrò mettendosi dietro di lei e finalmente accarezzandola dopo quell'interminabile deserto di minuti in cui l'aveva lasciata assetata del suo tocco. La mano scura di Michael la afferrò per la vita e risalì coprendo la distanza tra i suoi seni,distendendosi prima di andare ad accarezzarne uno,intrappolandolo completamente tra le dita. Melanie non si sentiva in grado di rispondere e sapeva che non era una discussione sul suo aspetto fisico che Michael voleva ora. Era semplicemente un'affermazione quella,un complimento forse. Gettò indietro la testa con espressione sfacciata,quasi esibizionista , trovando la guancia di lui come sostegno e continuò a guardare la scena di quelle mani perfette che salivano verso le spalle come ragni avvolgendola nella loro tela di sottile piacere.

    -Sei di una bellezza feroce,potrei guardarti per ore.-
    Le baciò il collo ed i polpastrelli sfiorarono le labbra dischiuse e poi il profilo del viso,indagandolo con minuzia,come a voler verificare che quello che lo specchio diceva fosse la verità.
    Melanie portò le braccia indietro,dietro alle spalle di lui, distendendo il busto come le spire di un serpente insinuando la mano dentro la sua camicia,toccando le prime vertebre del collo.

    -Ti voglio Michael,prendimi.-
    Sospirò sperando che questa volta la sua preghiera sarebbe stata esaudita. Ma Michael sembrava sordo a quella voce,troppo impegnato a compiere l' opera di completo disfacimento della sua forza di volontà per darle ascolto.
    Di tanto in tanto,specialmente quando era solo con lei,la tigre emergeva dalla sua veste d'agnello. La potenza stupefacente ,la forza centrifuga che lo rendeva il perno di un universo concentrato attorno ad ogni suo respiro o semplice gesto della mano, era un potere enorme ed informe di una massa liquida. Michael sapeva modellarsi come acqua attorno all'oggetto del suo desiderio e scavarne la superficie,corroderne i contorni per quanto duri e spigolosi,lisciare persino la roccia,ottenere sempre ciò che voleva.
    Come pioggia sapeva donare sollievo,dissetare,creare arcobaleni scomponendo la luce ma anche far straripare i fiumi,sconvolgere,inghiottire in pericolosi mulinelli. Aveva una forza rara nella natura umana che però a contatto con lei che era sabbia rovente,trovava la sua vera sfida.

    -Sei stata mia centinaia di volte...-
    Le estremità di Michael si posarono sui fianchi e lo sguardo le seguì, mentre lo specchio rimandava alle offuscate iridi di Melanie la sua espressione concentrata ma impassibile;appoggiò le proprie mani al tavolino e spinse il bacino all'indietro tendendo la schiena in una perfetta mezzaluna, fremendo per il freddo improvviso che aveva sentito quando le mani di lui si erano staccate dal corpo.
    Il rumore della pesante cintura che si slacciava fu il suono più celestiale che potesse giungerle alle orecchie. Quel tintinnio come di sonagli preannunciava la meta tanto agognata che sentì poco dopo, sfiorarle calda le natiche, indugiando sulla sua pelle morbida.

    -Eppure ogni volta sento di aver conosciuto una nuova parte di te...e di essermene lasciato sfuggire un'altra.-
    Il collo echeggiava di battiti come il volo di uccelli in un bosco,gli prese la mano e la portò in basso in un nuovo sofferente tentativo di essere soddisfatta almeno in parte da quelle dita.

    -Sei stata mia centinaia di volte eppure...non ti possiedo mai del tutto.-
    Michael voleva fare l'amore con ogni Io di Melanie,anche i più nascosti e delicati. Li cercava in ogni anfratto,in ogni sguardo assente,in ogni fantasia fanciullesca,nei sorrisi,persino nel sonno più profondo.Era alla continua ricerca di quella ragazza,di colei che sapeva cambiare sempre pur rimanendo costante nel suo immenso amore. La pioggia scavava e rompeva ma la sabbia sapeva assorbire placida la furia dell'elemento modellandosi,cambiando forma senza mutare natura,gonfiando ed asciugando di volta in volta,a seconda delle esigenze. Lei riusciva ad accoglierlo senza domarlo,senza frustrarlo nè incatenare le sue forze,regina inconsapevole del proprio fantastico potere.
    Le sfiorò il sesso delicatamente ma con perizia,facendole uscire un gemito dolce ed acuto allo stesso tempo mentre i suoi occhi rimanevano fissi all'immagine nello specchio dove forse, sperava di cogliere una nuova fuggevole essenza di lei.

    -Conoscerò mai il fondo del tuo mistero?-
    Melanie dischiuse le labbra e socchiuse le palpebre sporgendo il busto in avanti mentre il bacino rimaneva a contatto con la solida ma vellutata erezione di Michael,si sentiva vicino ad un crollo nervoso arrendevole come quello di un drogato dopo la sua ultima dose di eroina e di tanto in tanto dei fremiti la attraversavano pregustando il momento in cui sarebbe affondata in lei.
    Infine,lo sentì respirare forte mentre la carne si apriva,malleabile alla spinta dei suoi fianchi, fino a quando non lo avvolse completamente in quel caldo cuscino di voluttà che era il suo ventre. Finalmente,fusi insieme, Melanie si abbandonò al piacere, il quale non mancò di sferzare subito un primo colpo provocandole mille luci colorate davanti agli occhi chiusi. Michael si chinò su di lei immergendo il viso nei capelli che sapevano di mandorla e gemette di un verso gutturale,basso e ancestrale, che ormai conosceva bene.
    Quando riemerse dalla massa rossa e setosa una leggera sfumatura rosata gli colorava gli zigomi.
    Le mani raggiunsero quelle di Melanie,sul tavolo. Le fermò tra il legno e le proprie, sprofondando le dita contratte nelle le sue al primo affondo, poi,si guardarono di nuovo nel riflesso dello specchio per un lungo istante.

    -Mi amerai ancora quando lo conoscerai?-
    -Completamente,come mai prima d'ora.-
    Affondò di nuovo e con decisione, facendole aprire la bocca e gemere forte contro il palmo della sua mano che prontamente era scattata a cogliere il frutto del piacere prima di ricominciare a muoversi ritmicamente,seguendo la musica che echeggiava forte dentro la sua testa.
    Presto,in quella nuova ricerca, si sentì perso al meraviglioso punto di sempre,lontano dall'uscita del labirinto,lontano dal desiderio di venirne a capo ancora una volta,completamente libero della tirannia del pensiero e avvolto solo e soltanto da colei che dominava i suoi sogni ad occhi aperti e racchiudeva i desideri nella sua bocca voluttuosa come una coppa d'assenzio.
    Mille espressioni vennero e se ne andarono sul loro viso durante quei minuti di estasi. Michael rallentava quando sentiva il piacere di lei avvicinarsi solo per il gusto di rendere più lunga quell'ascesa e molto più abbagliante la vetta che venne raggiunta da entrambi con spinte più convulse e veloci, sciogliendo quel nodo d'amore soltanto quando furono in grado di riprendere fiato ed allontanarsi l'uno dal corpo tremante dell'altro.
    Melanie si buttò sul letto seguita da un paio di occhi scuri ancora opalescenti di passione e si rannicchiò dentro ad una coperta,sentendo improvvisamente freddo dopo che quelle mani calde le avevano lasciato i fianchi.
    Michael andò alla finestra e l'aprì facendo entrare odore di erba tagliata e di fiori freschi bagnati di pioggia,respirò a pieni polmoni l'estate irlandese e lì entrambi ripresero la vita da dove l'avevano lasciata ad attenderli qualche tempo prima,quando ogni cosa tempo compreso, aveva smesso di avere senso.

    -Uno di questi giorni ci resterò secca e dovrai giustificare il mio decesso.-
    Quella frase dissacrante,in pieno stile di Melanie, lo fece ridere.
    Si voltò verso di lei sollevando le sopracciglia e lanciandole un'occhiata divertita.

    -Da quando sei diventata così delicata per certe cose tesoro?-
    -E tu da quando sei diventato così tremendamente bravo?-
    Si avvicinò stirando le labbra mentre lei intonava una rivisitazione in chiave erotico/sboccata di Dancing Machine dei Jackson 5. Michael la zittì con un bacio alzando la coperta e infilandosi sotto a sua volta. Il tiepido corpo della ragazza a contatto con i suoi vestiti freddi rabbrividì.

    -Non avevi la riunione con Dileo dopo cena?-
    -Gli ho detto che avremmo avuto il tempo di farla in questi giorni di pausa prima della Spagna. Solo a pensarci mi sento scoppiare la testa,non ho minimamente voglia di parlare di lavoro.-
    Melanie gli passò una mano sulla fronte tirando indietro una ciocca di riccioli ribelli che se ne stava andando a spasso infastidendogli la vista.

    -Sei stanco, vero?-Lo sguardo di Michael si posò nei suoi occhi e si irrigidì.
    -Non dovrei nemmeno pensare una cosa del genere...-
    -Perchè no,sei in tour da un anno ormai e non fai che spaccarti in quattro per stare dietro a tutto...lo vedo anche io quanto è pesante.Michael,sei umano.-
    -Sono Michael Jackson.-
    -Sei Michael Jackson e sei umano,hai tutto il diritto di dire:Sì,sono stanco!-
    Michael si puntellò con i gomiti contro il materasso del letto tirando la coperta che li avvolgeva e si fece serio.
    -Anche se fosse...E' questa la vita che ho scelto,sono queste le ambizioni che ho e dovesse cascare il cielo in questo istante,voglio portarle a termine. Quando prendo una decisione è quella e basta Mel,sai come sono fatto. Si aspettano 1000 da me? Avranno 1001,costi quel che costi.-
    -Oh,smettila con questo atteggiamento autodistruttivo.E' stupido.-
    Melanie alzò gli occhi al cielo e sbuffò,si erano appena inaspettatamente arenati in una di quelle discussioni che -già lo sapeva- non avrebbe fatto cambiare idea a nessuno dei due.

    -Credi che sarei dove sono ora se non dessi sempre e costantemente il massimo ed anche di più?-
    -No. Ma sei sicuro di saper reggere e gestire tutto questo? Sicuro che tra qualche anno non sarai fagocitato tu stesso da questo immenso circo che hai messo in piedi?-
    -Mi stai dicendo forse di rinunciare?-
    -No.Ti sto solo dicendo di prenderti più cura di Michael,almeno quanto di Michael Jackson.-
    -Siamo la stessa cosa.-
    -Non siete la stessa cosa. E lo sai benissimo, altrimenti non difenderesti con le unghie e con i denti la tua vita privata. Se fosse come dici tu sarebbe indifferente mostrare anche le cose più semplici e di tutti i giorni,ti daresti con lo stesso slancio d'artista.E invece...-
    -Hai visto come mi aggrediscono? Inventano le storie più assurde,vuoi forse che mi getti in pasto ai leoni?Non voglio Mel.Non voglio che si immischino in cose che non li riguardano.-
    Melanie non rispose subito ma lo guardò intensamente. Perchè non capiva che la morbosità era un'erbaccia feconda proprio sui terreni più brulli?
    Meno si mostrava e più avrebbero cercato,meno si mostrava e più avrebbero inventato.
    -Non ti sto contraddicendo su questo infatti,ma vorrei che capissi che non li eviterai nascondendoti. -
    -Non mi importa,non gli concederò nemmeno un dito in più di quanto già faccio. Dono al mondo la mia arte,il mio talento,faccio del bene a chi ne ha bisogno con la beneficenza,questo è tutto quello che hanno bisogno di sapere di me.
    Io adoro Michelangelo,guardare le sue opere mi provoca un sentimento divino,ok? Mi sono forse mai chiesto con chi usciva o qual'era il suo passatempo preferito? No! Non ho bisogno di saperlo per amare l'artista e ciò che ha prodotto. -

    Melanie corrucciò la fronte e scosse la testa sospirando forte. Far ragionare Michael su certe cose era peggio di pretendere che un quadrato diventasse magicamente rotondo.

    -Ti dico solo...-
    -Mel,ascolta.No.-
    Quando quella voce indossava un tono perentorio lei sapeva che non c'era altro da fare, ma il fatto che non volesse nemmeno tenere in considerazione la sua ipotesi la mandava su tutte le furie.
    Gli girò di scatto le spalle rannicchiandosi su se stessa con le ginocchia tra le braccia,indignata.

    -Non puoi darmi consigli su Michael Jackson...sei troppo...-
    -Cosa? Innamorata? Tengo troppo a te come persona per potermi permettere di dirti cosa credo che sia meglio per l'artista?-
    Michael stava cercando di farla voltare verso di lui con scarso successo ma quando ci riuscì la trovò con gli occhi lucidi,ma pieni di rabbia.

    -Melanie non fare così...-
    -Dimmi,è così?-
    -Sì è così.-
    Ed era la verità,ma sentirsi esclusa da quella parte della sua vita la feriva, anche perchè temeva profondamente che prima o poi anche "l'uomo",il suo Michael,avrebbe risentito pesantemente di quella pressione enorme.

    -Allora dai ascolto a Dileo e magari rispediscimi a Los Angeles,dai retta al tuo mentore perchè sicuramente lui ha in pugno tutte le verità.-
    Avere a che fare con un carattere spigoloso e a tratti infantile come quello di Mel non era sempre gradevole per Michael. Quella era un'uscita che avrebbe semplicemente potuto risparmiarsi perchè sciocca ed insensata,ma che lui sapeva,serviva solo per colmare le sue insicurezze del momento. Le prese il mento tra le dita e le fece alzare lo sguardo,deciso a non farle passare quella bambinata irritante.
    -Pensi che una litigata ci aiuterà a risolvere qualche problema?-
    Chiese senza lasciar trapelare la sensazione di disagio che gli metteva addosso discutere proprio con lei,l'ultima persona sulla faccia della terra con cui avrebbe voluto farlo.

    -Litigare? Stiamo litigando forse? No! E sai perchè? Perchè con te è impossibile litigare.-
    Sbottò assumendo un'espressione insofferente e scoprendosi di scatto, decisa a rivestirsi. Michael si gettò invece supino sul letto emettendo un verso di sconforto e impazienza,mentre si massaggiava le tempie con un gesto teatrale.
    Materialmente era impossibile dire di aver litigato con Michael. Mai una volta aveva alzato la voce un'ottava al di sopra di quello che potesse dirsi un tono lievemente alterato,nemmeno in un singolo episodio aveva gridato nel vero senso della parola. Era un atteggiamento disarmante quello e Mel lo sapeva bene,perchè gelava in partenza ogni possibilità di sfogo attraverso il ben noto iter del "litigio tra persone normali" che prevedeva la fase iniziale in cui i nodi vengono al pettine,quella di esplosione della rabbia ed un eventuale finale di riappacificazione. Con lui rimaneva tutto piantato allo stadio uno con strani,stranianti salti al tre che poteva avvenire in vari modi.
    Si infilò i jeans e la camicia cercando di individuare le scarpe che per la troppa stizza non riuscì a trovare prima di una manciata di minuti e poi si piazzò davanti a Michael ancora disteso sul materasso,gli occhi chiusi da quelle ciglia nere, fitte come merletti,la bocca contratta in un taglio serio.

    -Io vado adesso.-
    -Dove vai?-
    -Esco-
    -Posso sapere con chi? E poi, a quest'ora?-
    -E va bene,vado di sotto al bar dell'hotel con Charline.-
    -Ok.-
    -Ok,solo ok?-
    -Non bere,diventi...stronza quando bevi.-
    Tentennò su quella parola abbassando appena la voce nel pronunciarla,proprio non gli riusciva abituarsi ad un gergo così colorito. Melanie non rispose, si infilò le scarpe e imboccò la porta.
    La luce color ambra del corridoio le infastidì gli occhi e subito scese la prima rampa di scale per raggiungere il piano terra dove sicuramente l'amica già la stava aspettando.




    -Hey,cos'è quella faccia?-
    -Quale faccia?-
    La bionda aveva scelto il tavolo più vicino al bancone del bar dell'Hotel che vestiva lo stesso strano gusto fiabesco delle camere. Un barista dai tratti celtici e dalla pelle lattiginosa stava versando un paio di scotch in due pesanti bicchieri.
    -O ti è morto il gatto o hai litigato con Michael.-
    -Nessuna delle due...cioè,vorrei aver litigato con Michael.-
    Le sopracciglia di Charline si alzarono di parecchi stupiti centimetri.
    -Pensavo di darci sotto con i drink, ma se sei già ubriaca forse è meglio ordinare un'aranciata.-
    Disse osservando un timido sorriso farsi largo sulle labbra di lei a quella battuta.
    -Ci vorrebbe proprio una bella sbornia adesso...via problemi,via preoccupazioni!-
    -San Jackson ti da grattacapi? Dimmi che non è vero,altrimenti vuol dire che per noi donne mortali alle prese con maschi comuni è f i n i t a.-
    Era incredula che una creatura all'apparenza così irreprensibilmente perfetta,dolce e gentile potesse dare qualche guaio ad una come Melanie.
    -Non proprio problemi...cioè,non lo so. Nella mia testa è tutto chiaro,limpido,pericolosamente possibile. Quando parlo con lui mi sembra di essere una visionaria con manie catastrofiche. Sembro una mamma con il fiato sul collo del figlio...eppure...-

    -Ahi Ahi Mel,non dirmi che sei di fronte al raro esemplare d'uomo in grado di sgretolare le certezze di una donna tanto da farla sentire scema.-
    Gli occhi di Melanie lampeggiarono verso quelli dell'amica,come colpita da una odiosa verità che non aveva preso in considerazione.

    -Sono pochi quelli così sulla piazza,razza pericolosa direi.-
    Il cameriere poggiò sul tavolo i due bicchieri con un piccolo tonfo e Melanie subito afferrò il proprio facendo roteare il liquido scuro ed il ghiaccio prima di prenderne una prima lunga sorsata.

    -Non lo so davvero,forse è colpa mia,forse sono davvero troppo preoccupata...ma Charly lo vedo che c'è qualcos'altro che vorrebbe,lo sento che...-
    -Ferma ferma ferma.Punto uno,mai colpevolizzarsi.-
    Melanie abbassò lo sguardo al cerchio umido lasciato dal bicchiere sul legno consunto del tavolino,la testa si stava velocemente sovraccaricando di pensieri contrastanti e sapeva che in quel modo non sarebbe riuscita a ragionare.
    -Punto due:senti che c'è qualcosa che non va? Nove su dieci c'è qualcosa che non va ed il restante decimo è da prendere in considerazione solo se pensi che il prossimo anno torneranno di moda i capelli lisci, per cui sei definitivamente pazza.-
    Di nuovo Melanie rise,per fortuna che Charline riusciva ad alleggerirle il cuore anche in quel modo.
    -A questo punto,constatato il fatto che un problema esiste perchè lo senti mettiti in testa che,per quanto odioso,prima o poi dovrai affrontarlo.-
    -Vorrei affrontarlo ma con lui è impossibile,te l'ho detto,litigare con Michael è impossibile.Non vuole che metta minimamente bocca nella sua vita lavorativa,lui fa le sue scelte,decide tutto secondo la sua testa e guai a chi prova a contraddirlo. Automaticamente si ritrova davanti un muro ed è fuori.-
    -Mel,fa questo lavoro da quando ha 5 anni,vuoi davvero dargli consigli su quello che deve o non deve fare?-
    -Non proprio,solo vorrei che curasse un pò di più anche Michael come persona,più che Michael la rockstar. Ci tengo a lui,più di qualsiasi altra cosa.-
    In quel momento,dietro al grosso bicchiere che rifletteva le luci soffuse del bar Charline capì che la questione era più seria di quanto pensasse. Si trattava di una donna innamorata che voleva assicurarsi il bene di uno che per lavoro faceva il collaudatore di esplosivi. Praticamente impossibile avere la certezza che sarebbe tornato sempre a casa sano e salvo.
    Michael Jackson era costantemente sottoposto a pressioni incredibili e che forse riusciva a reggere solo per l'infinita esperienza,pari a quella di pochissime altre persone,che in tutti quegli anni di carriera aveva accumulato con costanza e sudore. Non c'era da stupirsi che si sentisse pienamente -forse anche troppo- capace di discernere il giusto dallo sbagliato e dettare legge.
    L'alcool le pizzicò la gola prima di sparire con l'ultimo sorso e Charline scoccò un'occhiata pregnante ma velata di comprensiva dolcezza a Melanie che continuava a far roteare il ghiaccio in un ipnotizzante mulinello.

    -Senti. Stai con Michael Jackson.-
    Le iridi grigio azzurre di lei si strinsero inquadrando la bocca carnosa dell'amica come fosse quella di una sibilla pronta a rivelare il suo illuminante verdetto.
    -Pacchetto completo,uomo e star mondiale,impossibile dividerli nettamente per quanto piacerebbe a te e a lui. Tu hai qualcosa come il cinquanta per cento in più di Michael rispetto al resto del mondo,forse anche di più, dato che il 100% è troppo... "normale" lui.-
    Proseguì ridacchiando.
    -Sono sicura che ti ama,trasuda stille di miele ogni volta che ti guarda Dio mio,roba da diabete,seriamente.
    Ma dammi retta,ascolta il mio consiglio. Non cercare di prenderti più di quanto già non hai. Non cercare di metterti in mezzo Mel,non con uno come Michael,ne rimarresti schiacciata.In un'eventuale resa dei conti non sarete solo tu e lui,ci saranno decine di mani dietro alle sue spalle che non ti permetterebbero mai di togliergli quell'incoscienza che lo fa buttare ogni volta con tutto se stesso. E' un gigantesco circo ,un enorme immenso macchinario che incanta e fabbrica soldi. Prendi il brutto muso di Dileo e moltiplicalo per cento,ti renderai conto di quanto sarebbe difficile e castrante per lui prendere una decisione qualora ne fosse costretto.-

    Ribattere? Avrebbe voluto poterlo fare,ma ogni parola pronunciata da quelle labbra vestite di un improbabile rosa fuxia sembravano saper azzerare ogni sua ipotesi ribelle. All'improvviso si rese conto che per quanto avesse potuto provarci,amorevolmente o con rabbia logorante,sarebbe stato come combattere contro un'inespugnabile montagna in cima alla quale c'era Michael,solo ma protetto da miglia e miglia di gole e rocce facili a franare sotto i piedi.Non ce l'avrebbe mai fatta.

    -I compromessi a volte sono necessari Mel. E non dovresti prendertela a male se si sente l'unico in diritto di fare e disfare la propria tela. Lo capisco sai,è un pò come se una tredicenne venisse a spiegare a me come far crollare un uomo ai miei piedi con un'occhiata...non c'è storia.-
    Mel sospirò, prese l'ultimo sorso di Whisky prima di rendersi conto che ormai il ghiaccio lo aveva reso troppo scialbo per essere bevuto e si ricordò della raccomandazione di Michael di non bere, perchè altrimenti sarebbe diventata una stronza con la S iniziale molto morbida, per non farla apparire così tanto una parolaccia.

    -Con lui il rischio è alto,lo sai. Però,se è tanto cocciuto come dici e sei seriamente preoccupata puoi provare ad "attaccarlo" su un altro fronte...forse l'unico capace di muoverlo.
    -

    Incuriosita Melanie assottigliò lo sguardo verso la bionda che adesso,abbandonato anch'essa il bicchiere,si riavviava la chioma sulle spalle con un movimento da attrice consumata che attirò l'attenzione del barista e di un altro paio di uomini seduti al banco.

    -A Michael piacciono le sfide,vero?-
    Continuò abbassando appena la voce.
    -Vero.-
    -Immaginavo,è molto competitivo.-
    -Ci ha preso gusto da Thriller quando ha battuto tutti i record...-
    Fu la concitata risposta in attesa che Charline proseguisse e le esponesse quella specie di piano che pareva avere in mente.
    -Bene,allora fai così....-


    ***




    Quando Melanie rientrò nella suite Michael era seduto come un indiano ai piedi del letto e guardava un canale di cartoni animati alla tv via cavo. Le iridi scure di lui si spostarono alla porta e seguirono i passi della ragazza che entrarono ed uscirono dal bagno in poco tempo,prima di piazzarglisi avanti.
    -Michael hai un'agenda?-
    Chiese portandosi dietro le orecchie i capelli che nel guardare verso il basso erano scivolati troppo avanti agli occhi.
    -Cosa devi farci con l'agenda?-
    -Devo prendere un appuntamento.-
    La guardò allibito e confuso.

    -Ti avevo detto di non bere...-
    -Non sono ubriaca,mi serve solo di prendere un appuntamento con te.-
    -E di grazia,un appuntamento con me per cosa?-
    Mel si lasciò cadere di fronte a lui assumendo la stessa posizione a gambe incrociate.
    -Per la resa dei conti Michael-
    La sua voce risuonò tranquilla e ragionevole in un modo che lo stupì,ma prima che potesse replicare Mel aveva già ricominciato a parlare.
    -Allora,sei convinto di essere perfettamente in grado di gestire tutto e fare fronte ad ogni cosa senza il consiglio di nessuno me inclusa,giusto?-
    -Mel,ne abbiamo già parlato prima...-
    Protestò.
    -Rispondi.- lo rimbeccò lei,secca.
    -Sì.-
    -Bene.Facciamo un patto. Se per il giorno dell'appuntamento non potrai dimostrarmi che è andato tutto per il meglio e che Michael non ha risentito di Michael Jackson allora dovrai ascoltare i miei consigli senza protestare,ok?-
    Lui proprio non capiva dove volesse arrivare. Stava cercando di aggirare l'ostacolo e attaccarlo da un altro punto?Eppure,anche vista così la cosa non aveva poi molto senso...sembrava che volesse metterlo alla prova,pareva che gli stesse dicendo:"Sei uno sciocco e te lo dimostrerò col tempo." Piccato e lievemente infastidito da quel pensiero scoccò uno sguardo contrariato a Melanie.
    -E se invece dovessi dimostrarti il contrario?-
    -E' una scommessa questa,è il tuo turno di piazzare la posta.-
    In un silenzio riflessivo Michael poggiò la schiena alla spalliera inferiore del letto foderata di cinz e fece scorrere lo sguardo sul suo volto che lo fissava teso e concentrato come se stessero giocando la mossa decisiva di una partita a scacchi.
    Esaminò una quantità di cose che gli sarebbe stato difficile ottenere da lei non trovandone nessuna abbastanza difficile o stuzzicante da mettere sul piatto della bilancia, fino a quando la soluzione gli si presentò lampante e gli fece nascere un sorriso serafico sulle labbra.
    -Se dovessi dimostrarti il contrario invece...mi sposerai.-
    Melanie sussultò ed avvampò del solito rosso che solo l'argomento matrimonio e affini sapeva provocarle. Una cosa del genere proprio non l'aveva considerata.
    Michael seppe di aver fatto centro ed un ghigno molto divertito spodestò il sorriso affilato di prima.
    -Questa è l'offerta tesoro,prendere o lasciare.-
    -Accetto.-
    Per niente sorpreso da quella risposta in parte obbligata le porse la mano e lei la strinse ondeggiandola un paio di volte come si trattasse di un vero contratto d'affari.
    -Allora,per quando sarebbe fissato questo appuntamento?-
    -Non lo so,immagino che dovremmo deciderlo insieme.-
    -Immagino di sì,ma visto che si tratta di una faccenda così aleatoria pretendo che a scegliere la data sia un giudice super partes.-
    Melanie non capiva se lui stesse prendendo sul serio o meno la cosa. Nelle sue intenzioni c'era la volontà di poterlo aiutare con dei consigli che lei sapeva per certo,sarebbero stati buoni ;ma si ritrovava davanti un Michael che invece di essere per lo meno pensieroso su tutta la questione, pareva divertito e spavaldo,convinto che invece di doversi sorbire una ramanzina gli sarebbe toccando andarsi a comprare il tight. Prima che avesse il tempo di capire cosa intendesse per il giudice super partes lui era già andato e tornato a sedere con una sostanziosa brochure di Cork tra le mani.

    -Apri una pagina.-
    Gli occhi di Mel fecero la spola tra lui ed il colorato opuscolo per turisti poggiato a terra un paio di volte e poi l'aprì prendendo una pagina tra due dita e separando un mazzetto di fogli dall'altro.
    -Trentacinque,tre più cinque otto.-
    Poi fu la volta di Michael che aprì la pagina settantuno dove un immenso prato verde costellato di pecore candide pubblicizzava la sontuosità della natura irlandese.
    -Otto Agosto. Per l'anno prendi le pagine alla fine,sommiamo le mie e le tue.-
    Mel sentì una strana sensazione allo stomaco,la stessa di quando l'aereo prendeva quota e pareva che per un attimo l'organo lasciasse il suo posto,risalendo verso la bocca.

    -Centoundici.-
    -Centoquaranta.-
    -Tre più cinque,otto.-
    -No...duecentocinquantuno...due più cinque più uno....-
    Otto. Era di nuovo otto,un solo,isolato,semplice otto. Si guardarono smarriti,qualcosa era andato storto rovinando i progetti di entrambi. I venti anni che ora li separavano dall'appuntamento erano troppi,decisamente troppi.

    -Bè,vorrà dire che sarà una seconda cerimonia quella...-
    Esordì Michael rompendo il silenzio con voce flautata,appena crinata da una nota di incertezza.
    Melanie alzò gli occhi al cielo trovando all'improvviso,tutta la storia un'enorme,straripante cavolata.

    -Senti,scusa,fai come se non avessi detto nulla. Laciamo stare tutta questa roba.-
    Biascicò stendendosi mollemente sul pavimento della stanza mentre quella che le era parsa una grande idea evaporava in una nuvola inconsistente come una boccata di fumo.
    Chiuse gli occhi inspirando profondamente,delusa e vergognosa del suo stesso slancio che era stato freddato con uno stupido numero sbagliato.
    -Ma non poteva uscire una bella cifra alta,no?-
    -L'otto è un bellissimo numero,ha la stessa forma del simbolo dell'infinito.-
    -Tzè...odio i numeri lo sai. Oggi ancora di più.-
    Michael gattonò fino al suo viso sollevandole il braccio che copriva gli occhi e parte del volto e poggiandolo a lato,inerte come quello di un manichino.

    -Io invece voglio andarci a questo appuntamento,tu verrai?-
    La baciò intrecciando le dita attorno ai suoi lunghi capelli,sparsi a terra come raggi . Anche se tutto aveva assunto i contorni più sfumati di un lontano giorno qualsiasi nel tempo,lui aveva colto la struggente tenerezza di una promessa che li avrebbe fatti,in ogni caso,ritrovare molti anni dopo per ricordarsi di qualcosa che forse sarebbe sembrato stupido e poco sensato,ma che comunque li aveva uniti in quell'Agosto del 1988.

    -Immagina che scena,lasceremo i nostri 12 figli per questo importantissimo appuntamento e correremo sul posto per la terribile..."Resa dei conti."-
    Enfatizzò la parte finale della frase come se si trattasse del titolo di un film horror e Melanie,finalmente, rise.

    -Dodici figli Michael?-
    -Sicuro,ho giurato di battere mio padre anche in questo quando avevo poco più di vent'anni-
    Rispose baciandole il collo e le clavicole scoperte.
    -Sei pazzo...ooooh si che lo sei!-
    Ridacchiò sollevata abbracciandolo e stringendolo forte al petto.

    -Allora è tutto deciso.Otto Otto Duemilaotto,non prendere altri impegni.-
    -E dove ci vediamo?-
    -Mi pare ovvio,ci vediamo qui,proprio qui...-
    -Sul pavimento.-
    -Se non avrai i reumatismi sì.-
     
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    I
    l fatto che la relazione tra Melanie e Michael fosse venuta allo scoperto, si rivelò ancora una volta non essere una cosa del tutto positiva. No,questa volta Dileo ed i suoi sguardi assassini non c'entravano niente;quelli erano entrati a far parte della routine e Mel ormai quasi non ci pensava più; ciò che proprio non riusciva a digerire invece, era il fatto che più stava a contatto con Michael e più si rendeva conto di quanto fosse contornato da sciacalli ed avvoltoi pronti a spolpare tutto lo spolpabile che,su uno come lui,si rivelava un vero e proprio banchetto.
    Ora che non doveva uscire come una ladra dalla sua camera e rientrare silenziosamente solo quando tutto l'albergo taceva, aveva infatti il modo di rimanere più a contatto anche con la sua vita lavorativa.
    Diverse volte le era capitato di assistere -da qualche angolo della suites nel quale non dava troppo nell'occhio- alle visite di questo o quel Mr Opportunità che cercava di abbindolare Michael a mettere una firma da diverse migliaia di dollari su voli pindarici di prim'ordine. Pur non presenziando direttamente alla scena,sentiva parlare le potenziali sanguisughe per ore, con la voce impostata ed il cipiglio da oratore di prim'ordine, tentando di persuaderlo del fatto che sicuramente,sganciando una somma irrisoria,avrebbe fatto del bene e avrebbe garantito una marcia in più alla sua carriera. Di venditori di fumo ce n'erano tanti e sembravano mettersi tutti d'accordo per tramare alle spalle del suo Mike che,secondo Melanie,non era per niente ben tutelato da Dileo e dai suoi legali.
    E da qui,ovviamente,nascevano i problemi.
    Si era ripromessa di non impicciarsi e di farsi strettamente i fatti propri,mordendosi la lingua prima di parlare a Michael di quelli che erano secondo lei, ciarlatani belli e buoni, ma per quanto ci provasse con tutta sè stessa qualcos'altro le impediva di tacere e fingere che tutto andasse bene.
    Charline l'aveva chiamata la classica "sindrome da crocerossina",tipica nella donna quanto il raffreddore a Gennaio,ma per Mel si trattava semplicemente di amore e l'amore cercava in tutti i modi di impedire che lui si facesse del male.
    Dire che si arrabbiava sarebbe stato poco,era piuttosto una trasformazione in belva quella che subiva vedendo Michael perdere tutto il suo appeal ed essere incapace di cacciar fuori dalla stanza i tanti avvoltoi. Troppo buono e soprattutto troppo timido per mettere un bel NO di cemento e mattoni, tentennava e sorrideva fino a quando spesso,non si lasciava persuadere.
    Era un circolo vizioso che non pareva avere fine e Mel arrivava ad urlargli contro insulti che nemmeno pensava,sperando invano di scuoterlo in qualche modo.
    Durante le ultime tappe europee Michael aveva addirittura preferito tenerla fuori dalla sua stanza quando doveva parlare di lavoro con qualcuno, perchè non voleva problemi,non voleva scenate e soprattutto non voleva vederla arrabbiata in quella maniera,mai.
    Umiliata e ferita ma incapace di darsi pace era arrivata a rifiutarsi di vederlo anche per un paio di giorni,prima che l'infinito amore che le mordeva il cuore e la mancanza delle sue braccia la sciogliessero inesorabilmente e la portassero da lui con le lacrime agli occhi e tanta rabbia dentro.
    Strinse i denti aggrappandosi alla speranza di un miglioramento con molta forza ed una grande ed insolita pazienza, contando i giorni che mancavano alla fine -almeno momentanea- di quell'inferno. Dopo l'ultima data nella gloriosa Liverpoll l'aereo li avrebbe riportati tutti finalmente negli States,che per lei significavano una sola adorabile parola.
    Casa.
    Sarebbero tornati a Neverland,alle stanze piene di luce che sapevano dei loro primi ricordi insieme,avrebbero avuto qualche giorno di riposo da dedicarsi a vicenda,avrebbero respirato i gesti e gli odori di poco più di un anno prima,quando il problema più grande era far cedere Michael alle lusinghe del piacere e nient'altro. Sperava con tutta sè stessa che in quel porto sicuro avrebbero ritrovato la serenità che sembrava se ne stesse andando del tutto con il tempo.


    -Hai dormito un pò?-
    Michael le accarezzò i capelli portandole una ciocca dietro all'orecchio con infinita dolcezza. Diventava sempre più premuroso del solito quando il giorno prima avevano avuto una discussione. Melanie aveva capito che i sensi di colpa lo divoravano davvero e quella consapevolezza,invece di darle soddisfazione e farla sperare in un cambiamento,non faceva altro che acuire la sua pena,perchè inevitabilmente si sentiva responsabile del suo malessere.

    -Umh-
    Fu il mugugno di risposta da sotto al pile della compagnia aerea che la copriva fin sopra il naso. Gli occhi azzurri di lei si dischiusero appena, incontrando lo scuro di quelli di Michael attraverso la luce abbagliante dell'alta quota che filtrava dai finestrini.

    -Manca solo un'ora,tra poco torniamo a casa.-
    Le labbra si piegarono in un sorriso istintivamente sentendo quella parola,anche lui a quanto pareva,contava di ritrovare la pace a Neverland o se non altro sperava di restare lontano da ciò che stava logorando il loro rapporto. Michael le baciò la fronte e la strinse forte contro il petto,attirandola per metà sulla propria poltrona e lei si mosse per abbracciarlo a sua volta, sentendo il cuore prendere forza e contrarsi con più vigore come se avesse appena ricevuto nuova, vibrante energia vitale.

    -Finalmente...-
    Sussurrò contro la sua camicia strofinando la guancia sul cotone impregnato dell'odore di lui.

    -E manca poco alla fine del tour amore,manca poco davvero ormai.-
    La testa di Mel si mosse un paio di volte per annuire e poi si spostò più in alto,nella piega del collo di Michael dove chiuse gli occhi ed ispirò forte facendogli un pò di solletico che lo fece reagire subito.

    -Non dovrai lavorare vero?-
    -No,niente lavoro,solo qualche prova due giorni prima di partire,ma nient'altro.-
    Rispose a bassa voce con un tono che sembrava volesse rassicurare più lui che Mel.
    -Finalmente...-
    Sì,finalmente,dopo tanto tempo,sarebbero stati di nuovo soli.

    ***






    Melanie trovò Neverland ancora più bella di come l'aveva lasciata o forse fu la voglia di vivere di nuovo tra quelle mura familiari a farglielo sembrare il posto più invitante della terra. Il clima mite della California le regalò un'accoglienza pressochè estiva che contribuì a migliorare parecchio il suo umore insofferente alla pioggia e al grigiore che aveva caratterizzato le ultime date in nord europa.

    -Che Dio benedica il caldo ed il sole,non ne potevo più di nuvole e cielo grigio.-
    Michael richiuse la porta alle spalle e lasciò che il personale che li aveva appena accolti portasse in stanza le valigie .
    La casa sembrò subito più "piena" di come la ricordavano;in loro assenza pareva che qualcuno con molto buon gusto avesse provveduto ad arredarla ancora meglio di quanto già non fosse. Il mento di Mel si alzò per osservare i nuovi candelabri di cristallo ed i numerosi quadri che ritraevano Michael nelle più svariate pose,vestito da Shōgun,paggio o Re.

    -E questa roba?-
    -Ti piacciono? Ho voluto far rinnovare un pò l'ambiente mentre eravamo via.-
    -Vedo...sembra tutto molto bello.-
    -Si ma questo è niente,la parte migliore è fuori. Giusto la settimana scorsa mi hanno detto che i lavori del luna park sono finiti ed attendevano il mio giudizio.-
    Nel dirlo una scintilla di eccitazione gli attraversò lo sguardo,si vedeva che morisse dalla voglia di andare a controllare il suo nuovo personalissimo parco giochi.

    -Bè allora sarà il caso di non farli aspettare ancora per questo giudizio,no?-
    Commentò lei abbandonando subito l'idea che stava già accarezzando da un pò, ovvero quella di buttarsi sul letto e dormire fino al giorno successivo. Gli prese la mano e un attimo dopo furono fuori dove li attendeva lo scenario surreale di un parco divertimenti a tutti gli effetti,completamente per loro.
    La cosa più bella da osservare in mezzo alla luce piena del pomeriggio, erano i colori delle attrazioni;toni accesi e squillanti che illuminati dal sole sembravano gridare la loro presenza in mezzo al verde dei prati all'inglese e dei cespugli sagomati a forma di animali.In aggiunta ai giochi già esistenti c'erano le tazze rotanti,l'ottovolante,le montagne russe più grandi,una specie di casa fantasma ed un fantastico,immenso tappeto elastico dove Mel sapeva,avrebbe passato più tempo possibile a saltare come un coniglio da una parte all'altra.

    -Michael,ci sono anche addetti per i pop corn ed i gelati?-
    -Ovviamente,è in tutto e per tutto un luna park.-
    Melanie andò subito a chiedere un cono al cioccolato tanto per provare una volta tanto, l'ebrezza di non dover fare nemmeno un minuto di fila.

    -Con una montagna di panna grazie.-
    Disse in un gran sorriso al ragazzo che inaugurò la vaschetta di cremoso gelato solo per lei.
    Il pericolante cono fece la spola tra la bocca di Michael e quella di Mel,mentre lui gli esponeva i progetti per l'immediato futuro.
    Non si trattava soltanto di godersi quell'immenso spazio da sogno ma anche di dare la possibilità ai bambini malati e poveri di goderne in sua compagnia. Michael aveva l'intenzione di far organizzare gite provenienti da orfanotrofi e ospedali pediatrici a Neverland, in modo da poter regalare un sogno a chi mai e poi mai avrebbe potuto altrimenti permetterselo.

    -Vedere i loro sorrisi mi ripagherà di tutto ed anche di più. -
    Disse osservando la grande ruota panoramica con sguardo sereno.

    -I bambini sono meravigliosi,una grande ispirazione per me. Nella loro semplicità sono geniali,dei piccoli visionari con la fantasia alle stelle. La meraviglia dei bambini,le espressioni stupite di fronte alle favole ed ai giochi,ai racconti fantastici,non dovrebbe svanire mai nell'uomo...
    La fantasia è vita ed è cibo per la mente. Ma chissà perchè i grandi lo scordano sempre.-
    Sentenziò avvicinandosi a quest'ultima ed aprendo la porta di una delle piccole cabine multicolore a Mel, affinchè vi salisse.

    -Io no,non l'ho mai dimenticato.-
    Lo rimbeccò subito lei,sentendosi chiamata ingiustamente in causa.
    -Lo so,ecco perchè ti sento così vicina.-
    Le sorrise e la baciò,la ruota emise un basso rumore meccanico e partì con un piccolo scossone. Decisamente a Neverland le cose andavano meglio.




    Il resto del pomeriggio passò nel provare tutte le nuove attrazioni due o tre volte di fila. Mel perse la voce sull'ottovolante e Michael si ritrovò sordo da un orecchio dopo tre giri consecutivi prima che la nausea li convincesse a farli scendere . La valutazione finale del luna park fu un 10 e lode che fece arricciare i baffoni del sovraintendente ai lavori, soddisfatto sia per il giudizio positivo che per la firma che Michael avrebbe messo a breve sul conto a sei zeri. Quando rientrarono in casa la notte aveva ormai coperto il ranch di una cortina di stelle bellissime, che sembrava voler competere con le mille luci del luna park ,ben visibili dalla cucina della villa principale.

    -Domani andrò a cavallo e poi salterò sul tappeto elastico fino all'ora di pranzo.-
    -Non volevi dormire 24 ore di fila fino a questa mattina?-
    Chiese Michael ridacchiando e guardandola mentre indossava il grembiule per preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
    -Ci ho ripensato,ci sono troppe cose da fare qui per dormire.-
    Rispose lei aprendo il frigo che era stato rimpinguato giusto per il loro ritorno.
    Senza esitare decise di preparare qualcosa di veloce per cena,in modo da avere tutto il tempo per rilassarsi davanti alla tv come ai bei vecchi tempi.

    -Voglio provare una ricetta che mi ha consigliato lo chef di Hannover con uova funghi e...-
    Michael che si era seduto sul bancone laterale della cucina e stava giocherellando con una grossa mela rossa sbuffò e si trattenne dal ridere. Mel gli scoccò un'occhiata in tralice.

    -Che c'è?-
    -Non solo questa mattina volevi dormire come un ghiro,ma ti ho sentita giurare di odiare tutto quello che riguardava il nord europa ed il freddo. Ricordi dove sta Hannover?-
    -Oh come mi prendi alla lettera Mike...non fare il puntiglioso. Ero di pessimo umore,è stato un brutto periodo.-
    Rispose abbassando lo sguardo e la voce, mentre un paio di uova si rompevano nella ciotola rossa che aveva appena preso dai pensili davanti a lei.
    Michael osservò i gusci bianchi sull'acciaio del ripiano intuendo di aver sbagliato a sollevare quell'argomento.
    Da quando avevano rimesso piede a Neverland il velo di tristezza che aveva visto addosso a Melanie per parecchio tempo pareva essersi dissolto improvvisamente e sperò che questo passo falso non gli costasse di vederla di nuovo seria.

    -Lo so. E mi dispiace...-
    Rispose con un filo di voce. L'aveva sentita,per la prima volta,davvero sofferente e questo lo aveva reso inquieto come non aveva mai pensato di poter essere. Quando dentro di sè si era promesso di impegnarsi a farla stare veramente bene, non aveva immaginato quanto quel concetto avrebbe potuto legarlo visceralmente. Solo ora,sentendo il ben noto e fastidioso groppo alla gola si rendeva conto che non ci sarebbe stata serenità per lui,se anche Melanie non avesse sorriso.

    -Non...voglio pensarci adesso che siamo qui.-
    Esordì lei e si morse la lingua per non intraprendere un'ennesima discussione, sbattendo più forte le uova,come se la sua frustrazione potesse allentarsi e farsi leggera,simile al vischioso liquido arancio nella ciotola.
    Inspirò profondamente ed aggiunse i funghi tagliati sottilissimi,il pepe ed il sale mentre vide Michael scendere da dove era seduto ed avvicinarsi a lei,spuntando poco dopo da dietro alla sua spalla ed abbracciandola per la vita con dolcezza; Mel si voltò appena a guardarlo e lui le restituì un'occhiata tenerissima e mortificata che le sciolse subito il cuore.

    -Non ce la farò mai con te...non ce la farò mai...-
    Disse scuotendo il capo e sorridendo, mentre denti bianchi e perfetti si scoprivano tra quelle labbra vellutate che la accendevano solo a guardarle.

    Michael le baciò il collo e restò in silenzio ad assistere all'opera culinaria di Mel. Gli piaceva starla a guardare perchè i misteri dell'arte del cibo erano del tutto ignoti e le mani di lei si muovevano con tale abilità e maestria da sembrargli quasi quelle di un pittore alle prese con una fragrante ed insolita opera d'arte.

    -Ti ho mai detto quanto adoro quello che mi prepari?-
    Chiese con voce bassa.
    -L'ho dedotto da come spazzoli i piatti a pranzo e a cena,ma non credo di avertelo mai sentito dire in verità.-
    -Bè,lo adoro. Cucinare è sicuramente il tuo...secondo talento naturale.-
    Melanie inarcò un sopracciglio.

    -Il mio secondo talento? Ed il primo sarebbe?-
    Lui abbassò lo sguardo e si morse il labbro accennando una risatina,come sempre quando doveva dire qualcosa che lo imbarazzava. Lasciò la presa dalla sua vita e si affiancò a lei che dava ormai poca attenzione alla cena ma lo guardava tutta incuriosita mentre nella sua testa cominciava ad intuire -stupendosi- quale fosse la risposta.

    -Michael...quale sarebbe il primo?-
    Lo rincalzò di nuovo, visto che stentava a rispondere.
    -Tu che cosa pensi?-
    Lo sguardo che le rivolse parlò chiaro tanto quanto lui non sarebbe mai riuscito a fare e Melanie scoppiò in una risata cristallina parecchio divertita.
    -Penso di non aver mai conosciuto un finto angioletto peggiore di te.-
    Rispose scuotendo la testa .
    -Ora aspetto solo il prossimo passo,quando non ti vergognerai più di chiamare le cose con i loro nomi. Dovresti dirlo Tesoro,SESSO.
    Comunque,grazie del complimento.-

    Riprese dopo una breve pausa durante la quale Michael le aveva rivolto un'ulteriore occhiata,questa volta indagatrice.

    -Non sarò mica il primo a dirti una cosa del genere no?-
    -No,infatti non lo sei. Però il tuo è sicuramente il complimento più gradito tra tutti.-
    Ora era tutto molto strano. Parlare di sesso con Michael non era per niente usuale,quello era piuttosto uno stuzzicante motivo di chiacchiere con Charline,ma non con lui che trovava l'argomento una patata bollente molto poco conciliante con la propria lingua.
    Si pulì le dita su di un canovaccio continuando a scrutarlo sottecchi,sembrava pensieroso e sul punto di fare qualche altra strana affermazione o domanda.

    -E com'era con gli altri?-
    A quelle parole Melanie quasi si scandalizzò.
    -Cosa? Com'era con gli altri cosa?-
    Esclamò allarmata dall'improvvisa e imbarazzante presa di posizione di Michael.

    -Voglio dire...io non ho termini di paragone,ma tu si. Insomma...sono...-
    La parola parve impuntarsi e la voce di Mel gli venne in soccorso.

    -Bravo?-
    Stavolta, un'altra risata le uscì più che spontanea e lo fece rimanere di sasso nel vero senso della parola.
    Michael si stava preoccupando delle sue prestazioni? Doveva esserci qualcosa di strano nell'aria.
    Prese un grosso respiro e lo guardò,cercando una risposta adeguata.

    -Bè,per rimanere in tema di cucina e affini,diciamo che tra gli altri e te passa la differenza che c'è tra un bicchiere di gazzosa ed un calice di champagne...-
    Mel portò le braccia al suo collo e tuffò le mani tra i ricci scuri che tanto adorava, avvicinandosi al viso mentre lui sembrava incapace di staccarle gli occhi dalle labbra sul punto di scandire il verdetto.
    -Certo,le bollicine ce le hanno tutti e due,ma vuoi mettere un inebriante,profumato,delicatamente frizzante sorso di champagne all'acqua zuccherata?Non c'è gara...non c'è.-
    Michael sorrise debolmente,non perchè non fosse convinto di quella originale definizione del suo modo di amarla, ma perchè quelle labbra carnose a poca distanza dalla sua bocca avevano uno strano effetto ipnotizzante su di lui e sentì il corpo fremere quando Mel lasciò che le mani gli accarezzassero il collo ed il profilo del viso.

    -E d'altra parte tesoro,cibo e sesso sono due piaceri profondamente legati tra di loro,la bocca è la nostra prima fonte di piacere sin dalla nascita....-
    Appoggiò la fronte contro quella di Michael e lasciò che la distanza tra le loro labbra si azzerasse lentamente in un lungo e languido bacio.

    -Vero?-
    Lui riuscì a malapena ad annuire ,chiedendo subito dopo un altro bacio più profondo e appassionato,respirando forte tra le labbra di Melanie,sentendo l'eccitazione crescere e rimescolargli il sangue come un'onda che lo scuoteva dentro, nel profondo.

    -E continua a darci piacere anche dopo...in diversi modi. No?-
    Mel spinse il bacino contro quello di Michael sentendolo già molto eccitato e teso sotto la stoffa dei jeans e sorrise tra sè e sè prima di allontanarsi seguita da due pupille attente a non lasciarsi sfuggire i sinuosi movimenti della propria ammaliante sirena.

    -Il cibo ed il sesso,sono un pò la stessa cosa... in una ricetta bisogna saper dosare alla perfezione dolce,piccante,salato e spezie, ma ci vuole fantasia ed estro per ottenere un risultato da maestri. Anche il sesso è così. Bisogna saper mettere e cogliere ogni sapore...e soprattutto gustarselo,per capirlo davvero .-
    Michael la ascoltava in religioso silenzio,catturato dalla sua voce suadente,da narratrice di segreti ancora insondati mentre ogni centimetro della propria pelle lo implorava di toccarla e sentire il calore del suo corpo contro il proprio.

    -Si può mangiare minestra per tutta una vita ed esserne soddisfatti lo stesso perchè non si conosce il sapore ricco del cioccolato e quello speziato della cannella,ma se solo una volta ne avrai assaggiato il gusto allora non sarà più possibile accontentarsi di brodo caldo...-
    Ed erano troppo calzanti quelle metafore per uscirne fuori con facilità.Michael si sentì sicuro nell'affermare di essere assuefatto ai mille sapori del sesso molto più che a quelli del cibo. La sua Melanie gli aveva mostrato quell'incredibile mondo con tanta maestria e dolcezza che ormai sarebbe stato incapace di farne a meno.

    -E questa sera Monsieur,cosa le andrebbe per cena?-
    Chiese staccandosi e slacciando uno ad uno i piccoli bottoni della camicia nera sotto alla quale spuntava una sottile maglietta bianca che evidenziava pettorali snelli ma nervosi.
    Michael guidò le mani sotto alla t-shirt ed aprì il reggiseno mentre lei provvedeva a togliere di mezzo quel sottile impedimento.

    -Il mio piatto preferito si può avere?-
    Le sibilò all'orecchio mordendole il lobo.
    -Con grande piacere...-
    Mel sorrise sorniona,appoggiandosi contro il freddo ripiano, prontamente liberato da tutto ciò che c'era di commestibile ed attese che le sue mani la spogliassero dai pantaloni che caddero presto a terra in un mucchietto informe.
    Michael la sollevò e la fece sedere, i polpastrelli tracciavano graffianti linee immaginarie sulla sua pelle bianca,seguiti dalla bocca che riusciva a far tacere quella eccitante sensazione solo per accenderne un'altra dieci volte più potente. Il suo tocco umido era ghiaccio e fuoco insieme e la fece rabbrividire di piacere mentre lo osservava perso in un'estatica concentrazione.

    -La tua pelle sa di fiori e di pioggia...e di caramello.-
    Mel corrucciò la fronte e divertita da quello strano miscuglio di odori e sapori ma lo lasciò continuare in silenzio senza protestare, godendosi l'esplorazione del proprio corpo attraverso baci sensuali.

    -Questi,sono teneri e dolci come lamponi invece...-
    Prese prima un capezzolo e poi l'altro nella bocca e lei gli strinse la mano dietro alla nuca per il piacere,il suo respiro si fece più breve e veloce nell'attesa della prossima mossa.
    Il viso di Michael allora, si spostò al centro del petto dove venne fermato e richiamato alla bocca,appropriandosi delle sue labbra in un bacio vorace che si trasformò in un lento, ripetuto,umido contatto che aveva lo stesso rumore del ticchettio della pioggia sui vetri.
    Mel glielo chiese ma Michael non riuscì a dire però di cosa sapesse la sua bocca,non ci riuscì. Per lui quello era il sapore dell'Amore stesso ed altrimenti non avrebbe saputo identificarlo, perchè aveva un senso talmente evocativo e forte che le parole perdevano di significato.
    Ricominciò a scendere lungo le curve bianche e ben disegnate che sembravano modellate dalle onde del mare e strinse le dita nella parte più carnosa dei fianchi dove l'elastico dell'intimo aveva disegnato una sottile linea rossa che sfiorò con la lingua prima di farla sollevare e liberarla anche dell'ultimo indumento rimasto.
    La guardò dal basso con un'espressione coraggiosa e curiosa allo stesso tempo e Mel rimase interdetta,con la mano tesa verso di lui,convinta del fatto che tra poco si sarebbe rialzato e l'avrebbe presa con passione, ma lui non accettò l'invito...accarezzandole invece l'interno delle cosce e procedendo verso la sua umida intimità con mano esperta.

    -Aspetta,non ho finito di assaggiare.-
    Mormorò tra le labbra umide che scintillavano alla luce fioca della cucina. Mel capì ed inclinò la testa da un lato sollevando un angolo delle labbra, piacevolmente sorpresa. Fino a quel momento,Michael non era sembrato un gran che interessato a scoprire con la propria bocca anche quel lato tanto intimo di lei e dal canto suo non lo aveva mai chiesto,non perchè non le piacesse, ma perchè era convinta che l'iniziativa,in certe cose, non dovesse essere estorta o condizionata in alcun modo.
    Michael le separò le ginocchia con la mano e lei spinse in avanti il bacino puntellando i gomiti sulla fredda superficie e chiudendo gli occhi finchè non sentì il suo respiro sulla gamba,risalire con piccoli, inconsistenti baci là dove la pelle si faceva più sottile e sensibile,simile ad un velo teso,che copre un meraviglioso pozzo di sensazioni.

    -Oh...-
    Un gemito a malapena mormorato accolse la lingua di Michael sulla sua femminilità preceduta dalle dita che ne dischiusero la carne morbida e già umida.Rimase fermo un istante per poi scivolare con decisione sul piccolo fascio di nervi che già i suoi polpastrelli sapevano far fremere di piacere.
    Quel nuovo sconvolgente sapore gli saturò i sensi immediatamente, rivolse a Mel un'occhiata annebbiata senza incontrare però il suo sguardo,perso indietro,verso un punto indefinito mentre un altro sospiro che suonò spezzato e sofferente scaturì dalle sue labbra.
    Ora,tra quelle pieghe malleabili e riconoscenti,con le labbra bagnate dal caldo miele che lui stesso faceva scaturire,conobbe anche l'ultimo sorprendente sapore di quel corpo e seppe che non somigliava a niente che avesse mai assaggiato prima di allora, ma che aveva in sè un'eco di bacche selvatiche, di sale luccicante sugli scogli e muschio, avvolto nel profumo della pelle di lei.
    Melanie riconobbe nel tocco di Michael la stessa passione che metteva nel baciarla e la straziante precisione con cui toccava ogni corda più sensibile fino a farla vibrare. Ben presto la sensazione di freddo sulla pelle scomparve ,sostituita dalla febbre sottile che le scorreva nelle vene, mentre il calore acceso nel ventre la faceva tendere ed inarcare sotto le dita di lui che la accarezzavano incessantemente,partecipi anch'esse del piacere che sapeva,sarebbe arrivato di lì a poco.

    Persa nel vorticare di pensieri sconnessi non si rese conto nemmeno di come Michael si fosse spogliato e fremesse per la voglia di possederla e godere a sua volta ; lo vide solo quando l'orgasmo esplose facendole sollevare il busto,con la bocca aperta ed il respiro mozzato,le mani fra i suoi capelli e poi sulle spalle.Occhi scuri e vellutati la fissavano vittoriosi, sotto di loro il petto che si alzava ed abbassava ritmicamente e le mani che già le circondavano i fianchi invitandola a scendere più in basso ed unirsi a lui stavano chiedendo una resa necessaria.
    La penetrò quando ancora era contratta dal piacere e sentì l'avvolgente,calda stretta intorno alla propria erezione talmente bene che quasi ne fu sopraffatto. Sospirò rumorosamente contro di lei due,tre volte,ammutolendo solo quando la prima spinta lo lanciò dritto verso la corsa al piacere alla quale Melanie,già soddisfatta e ancora scossa dai brividi dell'orgasmo,assisteva languidamente,con gli occhi socchiusi e le labbra sul suo viso,le mani a coppa intorno alle guance ,l'espressione corrotta,da bambola, con le ciglia folte la bocca rossa e provocante che spiccava,quasi come una pennellata sbagliata,sulla pelle di porcellana.
    Cominciò a mormorargli parole bollenti che dentro di lui bruciavano come sale sulle ferite aperte ed il ritmo si fece incalzante tanto che Mel credette di sentir crescere il piacere di nuovo anche se voleva dedicarsi adesso,soltanto a quello di Michael. Sembrava che stesse sciogliendo una preghiera alle sue orecchie,allacciata con le gambe ai fianchi che continuavano in silenzio a godere di lei, fino a quando un gemito di godimento fermo da qualche parte in gola, trovò la via d'uscita ed attraversò l'aria facendola rabbrividire di soddisfazione riflessa, mentre il liquido piacere di Michael si riversava docilmente dentro di lei.
    Le gambe le tremarono quando toccò di nuovo terra e la bocca di Michael si unì alla sua staccandosi di un soffio solo per sussurrarle che quella era stata una delle migliori cene della sua vita.




    ***



    -Potrei aprire un ristorante,no?-
    La voce squillante di Mel risuonò per le scale che portavano al piano superiore della casa dove il resto della serata prevedeva un film,o almeno i titoli di testa, prima di crollare in un sonno profondo sul divano.
    -Detto dopo quello che abbiamo fatto potrebbe sembrare qualcosa di losco...-
    Michael sbuffò in tono di rimprovero giocoso.
    -Scemo,intendo un ristorante vero,prima o poi credo che lo aprirò.-
    -Volendo potresti farlo presto,ti aiuterei.-
    -No,voglio pensarci da sola e poi per il momento sono troppo occupata a badare a te per distrarmi con altre cose.-
    Rispose sarcastica mentre si posizionava sul caro,enorme e comodissimo cuscino del loro divano preferito. Indicò una videocassetta superstite sopra il ripiano che prima era una fila della nutrita videoteca di Michael e che adesso invece, ospitava una certa quantità di premi e riconoscimenti freschi del tour.

    -Quella lì,vediamo quella lì.-
    Esclamò senza curarsi di cosa fosse e Michael si avvicinò allo squadrato oggetto di plastica e nastro per esaminarlo,ma in quel momento il telefono squillò facendolo deviare verso la cornetta attraverso la quale persino Mel riconobbe l'odiata voce di Dileo che lo tenne impegnato per almeno un quarto d'ora.
    Quando si voltò verso di lei gli occhi di Melanie lampeggiarono immediatamente, allarmati dalla sua espressione che non prometteva niente di buono.
    Fu più veloce di lui a parlare e scoccò la domanda come una freccia velenosa,con una nota corrosiva nella voce.

    -Che succede adesso?-
    -Era Frank. Ha detto che la Pepsi ha chiamato per una conferenza chiedendo di anticiparla a dopodomani pomeriggio.E' per via del nuovo spot che dobbiamo girare.-
    Fu come se qualcuno le avesse calato un intero bicchiere di ghiaccioli lungo la schiena. Tutti i progetti di stare con lui e dimenticare il brutto periodo appena passato si infransero all'istante,cadendo in mille pezzi in terra. Michael la guardò mortificato ancor prima che lei potesse provare la sua opera di convincimento a restarle vicino e a non assecondare quel cambio di programma,ma lo sconforto la fece tentare lo stesso.

    -Resta qui,non andarci,non possono cambiare le date come vogliono.-
    Disse con voce tanto supplichevole da sembrarle quella di un estranea.
    -E' la Pepsi Mel,è importante lo sai. Anche se la detesto devo andarci per forza.-
    Importante,certo che lo era,così come era importante lei come lo erano loro due e allora perchè continuava a mettere tutto questo in secondo piano? Melanie avvertì una dolorosa contrazione al petto,un pugno nello stomaco quasi e sentì il sangue nelle tempie riscaldarle le guance e precedere il pianto nervoso.

    -Michael per favore,non andare.Abbiamo così poco tempo per noi...-
    Provò di nuovo,a fatica, ma lui distolse lo sguardo e scosse la testa biascicando qualcosa che dovevano essere scuse.
    Il volenteroso tentativo di ricucire tutto sembrò annullarsi dilaniando anche la trama ancora intonsa,dipanando i fili e lasciando filtrare un freddo che attanagliò entrambi,come se la temperatura nella stanza fosse calata improvvisamente,esattamente come quella dell'ostile nord europa.

    -Non posso,devo.-
    Tre lapidarie parole,pronunciate con la voce più straziata che gli avesse mai sentito furono l'impietosa presa di coscienza che non sarebbe mai riuscita a guadagnarsi in tutto e per tutto il posto che sentiva di meritare. Melanie girò il capo e vide inorridendo la verità che le era stata accanto fino a quel momento,una verità triste e raggrinzita,un verme osceno che stava intaccando la bellezza rifulgente del loro amore corrompendolo lentamente.
    Una tristezza sconfinata la prese e la fece raggomitolare su se stessa, mentre una sola lacrima le rigava la guancia,lasciando una striscia lucida sulla sua espressione attonita,fissa al televisore acceso. Michael le si avvicinò e l'abbracciò tremando. Lo guardò negli occhi,sconfitta,ferita eppure ancora aggrappata con tutta sè stessa al suo cuore che pareva stesse per affondare in un gelido mare oscuro,perennemente in ombra,l'ombra che lei non voleva essere.
    Avrebbe voluto chiedergli perchè,ma sapeva,non ci sarebbe stata risposta a quella domanda.Perchè non era la domanda giusta da fare, perchè lui era Michael Jackson e la star aveva importanza tanto e forse più dell'uomo. Il prezzo da pagare per quell'amore al quel era stato impossibile porre un argine si stava presentando adeguato al suo valore,pesante,tanto da farle dubitare per la prima volta, di riuscire a sostenerlo.

    Chapter Eighteen ~


    N
    on ci fu,per loro,la cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso. Sarebbe stato un bene forse,avercela quella maledetta goccia che avrebbe per lo meno messo un segno,aperto uno squarcio tremendo ma vivo in quell'amore che li faceva tremare ora che sentivano vicino all'orlo del precipizio. Ma come per tutto nella loro storia,non fu normale nemmeno il modo in cui andò lentamente alla deriva;lasciando entrambi testimoni impotenti di un sentimento feroce che stava per essere schiacciato dall'enorme peso che gli gravitava attorno.
    Michael partì per New York due giorni dopo il loro ritorno a Neverland e Melanie lo rivide quando praticamente era già tempo di partire per l'ultima parte del Bad World Tour.
    Non sapeva nemmeno lei -con precisione- come si sentisse, perchè ormai la stanchezza logorante di quella frustrazione l'aveva indebolita a tal punto che anche la sua rabbia si era attutita e non le gridava più nel petto, lasciando il posto piuttosto, ad una rassegnazione apatica talmente palese che Michael temette di vederla sfiorire ed accasciarsi lì,tra le sue braccia, una delle tante volte in cui la stringeva a sè come una bambina malata.
    Aveva provato a prometterle mari e monti,favole degne del miglior cantastorie,attimi sospesi nel tempo in cui loro due sarebbero stati il centro dell'universo,dedizione cieca ed assoluta, ma non quello che lei desiderava davvero : essere parte integrante di tutta la sua vita e non solo uno scampolo di beatitudine in mezzo al mare di ostacoli e problemi.
    Lei voleva aiutarlo e lui non lo capiva,o forse non voleva capirlo. Gli stava tendendo la mano,una mano di cui avrebbe potuto fidarsi ad occhi chiusi molto più di quella di chiunque altro, ma che Michael evitava con gentilezza,mettendola al sicuro, chiudendola lontano dal mondo di cui lei voleva essere parte.
    Persino il sesso non riusciva ad unirli più come una volta ed i loro amplessi erano arrivati ad essere l'unico momento in cui Melanie riusciva a sfogare la rabbia ed il dolore che altrimenti non emergevano. Era diventata distante,rancorosa nel piacere che ora stentava ad arrivare ,quasi che il suo fisico volesse farle pagare il fatto di non dare sfogo altrimenti alla lava incandescente che le sobbolliva in petto; e poi,quando alla fine Michael riusciva a farla godere, si sentiva svuotata,come se l'orgasmo avesse drenato il parossismo del suo sentimento,facendola precipitare in una tristezza profonda che spesso sfociava nelle lacrime.

    Erano a Detroit,in una gelida giornata di fine ottobre quando la sottile ma letale incrinatura cedette,rivelando l'acqua nera e spaventosa sotto il ghiaccio.
    Nella stanza c'erano poche cose in giro,le valigie già pronte per la partenza notturna subito dopo l'ultimo show di Michael,un soprabito pesante,mazzi di fiori ed un paio di pacchetti di lettere legati con lo spago sopra i mobili in stile impero;niente si muoveva eccezion fatta per il lento cullare di due corpi abbracciati sopra una poltrona di pelle avorio.
    Le mani di Michael stringevano Melanie convulsamente,sembrava avesse paura di vedersela sparire da sotto da un momento all'altro. Avrebbe voluto inglobarla dentro di sè,appropriarsi di lei interamente per scongiurare ciò che temeva e che ora, pareva così terribilmente vicino.
    Era dimagrita abbastanza da vederle sporgere le ossa dello sterno appena sopra al seno e la pelle, per natura candida, aveva assunto il tono esangue delle persone malate.
    Michael si sentiva una tigre in gabbia,incapace di arginare la peggiore delle perdite. Lui che era abituato ad avere ed ottenere tutto, sembrava impotente di fronte allo sconforto che attanagliava Mel e,inevitabilmente,lui.

    -Dimmi che posso fare,ti prego.-
    Ruppe il silenzio per primo,incontrando gli occhi di Melanie,opachi ma inquieti come il cielo di quel giorno. Lo guardò con tutta la dolcezza di cui era capace e gli accarezzò la tempia ed i capelli,trovandolo subito pronto a catturare quel gesto d'affetto come avrebbe fatto un cane col suo padrone.
    Non rispose.

    -Ti prego Mel,parla,qualunque cosa.-
    -Non dirmi "qualunque cosa",quando non sarà mai così.-
    Le parole le uscirono come un colpo di frusta,cozzando con la tenerezza dell'attimo precedente. Non sopportava di essere presa in giro anche se le intenzioni di Michael erano buone.
    -Te l'ho chiesto tante di quelle volte,ho cercato di capirti, di trovare modi differenti per ottenere ciò che voglio ed ho fallito,ho imparato a starmene zitta mettendo a tacere i miei bisogni adesso ed ecco...-
    Fece un gesto stanco con la mano e scosse la testa mentre Michael guardava in basso,improvvisamente incapace di reggere il suo sguardo.

    -Ti ricordi quella volta sul divano a casa mia? Te lo ricordi?-
    -Non potrei mai scordarmelo.-
    -Mi dicesti che non volevi qualcuno che ti affiancasse nella tua solitudine,ma qualcuno che te ne tirasse fuori.-
    -Certo...-
    -Michael,io non posso,non ce la faccio se non ho lo spazio che mi serve. Non puoi tenermi lontana da metà della tua vita,non puoi essere sordo ad ogni mia richiesta,non puoi evitare che quello che ti tocca coinvolga anche me. Ti chiedo solo di venirmi incontro,non fare la strada tutta da solo...
    Mi sento così inutile.-

    Michael la guardò scosso,senza avere le parole adatte per replicare. Provò a ricordare da quando le cose stessero andando così male ma si perse tra mille pensieri che,per lui,non avevano alcuna falla. Il bandolo della matassa era impossibile da rintracciare in mezzo al cuore che batteva dolorosamente in gola ed il terribile peso al centro del petto, sordido come un pugno sferrato a tradimento che gli impediva ogni volta di prendere un respiro intero.

    -Ma tu sei parte della mia vita,sei la parte migliore...-
    -Non come vorrei,non come ho bisogno di essere. Michael...-
    La voce di Melanie si ridusse ad un sussurro tremante ,impossibile da ascoltare a chiunque fosse più lontano di quanto le era lui.


    -Io non ce la faccio. Non è così che dovrebbe essere.-
    Quelle parole gelide,tremende,gli fecero mollare la presa. Parlava di un rapporto ideale,una storia perfetta nella sua testa che forse non esisteva neanche nelle fiabe e adesso quello che sembrava una strada sgombra e illuminata,invitante,aveva assunto tutte le asperità possibili,mostrando un cammino difficile e scoraggiante. La loro storia si era trasformata in questo?
    Melanie scese dalla poltrona lentamente,portandosi fino alla finestra che si appannò al suo respiro caldo. Il fuggevole riflesso che i suoi occhi catturarono quasi la spaventò tanto era irriconoscibile,consunta,opaco fantasma della forza vitale che Michael aveva tanto apprezzato in lei.

    -E' un addio?-
    Istantaneamente,senza preavviso e possibilità di essere fermate, le lacrime cominciarono a scorrere,calde,copiose,cadendo sulle mani di lui che l'aveva abbracciata di nuovo da dietro.
    Si guardarono attraverso il riflesso e fu come essere su due treni diversi,vicini,ma in procinto di partire per due direzioni opposte.
    In quel momento qualcuno bussò.

    -Michael esci ti devo parlare.-
    L'inconfondibile,irritante voce di Dileo,attutita dalla porta della stanza,fu quasi un sollievo per Mel.
    Michael sciolese l'abbraccio facendola voltare verso di lui e lanciandole uno sguardo doloroso,offuscato dagli occhi lucidi e gonfi di lacrime.

    -Ti amo.-
    Le ripetè prima di staccarsi del tutto ed uscire dalla suite.


    Concentrato sul proprio dolore che pareva volesse scardinargli il petto e fare brandelli del suo cuore,Michael non si era accorto di come,da fuori,fosse palese il suo cambiamento.
    Distratto e poco presente sulle questioni che implicavano il tour ed i vari impegni giornalieri,aveva accantonato involontariamente tutto ciò che non era Melanie. Addirittura aveva annullato per due giorni consecutivi i soundcheck e le prove pomeridiane per stare con lei e questo strano comportamento non era sfuggito al manager.

    Entrò nella stanza e Dileo chiuse la porta alle spalle mentre lui si accomodava su una sedia.

    -Allora,che facciamo Michael?-
    Sembrò cadere dalle nuvole,aggrottando le sopracciglia per chiedergli senza parlare di cosa stesse farneticando.

    -Sei...fammi trovare la parola giusta. Ah sì,assente.-
    Il tono di scherno di Dileo lo risvegliò procurandogli un moto di fastidio nel petto per quella nota negativa su di lui che era un perfezionista in tutto e per tutto.

    -Di cosa stai parlando Frank.-
    Rispose in tono piatto,gelido.

    -Sei assente adesso che il tour sta per finire,ora che servirebbero effetti pirotecnici per dimostrare che sei il migliore in assoluto sulla piazza.E tu che fai? Mandi il motore al minimo. Michael...-
    Lo guardò in quelli che Mel aveva definito "occhietti piccoli,da suino",adesso illuminati da una luce scaltra e calcolatrice. Dileo aveva finalmente individuato la falla per penetrare quel muro che lui e Melanie si erano costruiti e che fino a quel punto, era stato inoppugnabile. Alla fine anche il suo momento pareva essere arrivato.

    -Che ti succede Michael? Sei uno straccio,l'ombra di te stesso...pensi che il pubblico non se ne accorga? Pensi che la critica non lo noterà?-
    -Non mi importa della critica.-
    -Ma ti importa dei tuoi fans,vero?-
    -Sì.-
    -Infatti.-
    Prese un sigaro dalla custodia di legno scuro sopra la scrivania e ne mozzò un'estremità con quella che sembrava una piccola ghigliottina prima di accenderlo e ispirare una lunga boccata di fumo. L'aria nella stanza si riempì dell'odore del tabacco.

    -Non voglio farti la paternale ,verrò subito al sodo.- riprese con tono compìto.
    -So già quello che stai per dire Frank.- sibilò Michael lanciandogli un'occhiata obliqua e tradendo un tremore nella voce.
    -Oh,molto bene,lo so che sei una ragazzo sveglio. Allora,quando ti alleggerirai di questo peso?-
    Alleggerirsi di un peso,di Melanie. Le parole attraversarono la mente di Michael come una ventata di aria gelida,pietrificandogli tutti i pensieri. Anche se era preparato a quella richiesta,il modo in cui Dileo l'aveva posta gli fece rivoltare lo stomaco. Buttare la spazzatura,sbarazzarsi di un fardello ormai inutile,era questo che gli stava chiedendo. Lo guardò senza mascherare il disprezzo che quell'affermazione gli aveva scatenato e si sentì pieno di rabbia come non lo era mai stato.
    -Mai.Voglio sposarla Frank.-


    Melanie uscì dalla suite in quel preciso istante. Sofferente o meno sapeva di dover compiere il proprio dovere e l'ora di pranzo si avvicinava,la star doveva mangiare ed anche lei,in teoria, avrebbe dovuto mettere qualcosa sotto i denti. La stanza di Dileo era l'ultima del piano riservato ai membri dello staff più vicini a Michael e per forza dovette passarci davanti per imboccare le scale. I passi attutiti dalla moquette color crema non riuscirono a coprire il grido di rabbia che riempì le pareti del corridoio ,bloccandola.

    -Ti sei forse bevuto il cervello? Dimmelo,sei impazzito del tutto?!-
    Sembrava un ruggito più che un grido quello. Non aveva mai sentito Dileo così arrabbiato,nemmeno quando strepitava contro i responsabili degli stadi perchè non avevano predisposto tutto secondo le direttive che lui stesso aveva dato.
    Mel si premette una mano al petto temendo che qualcuno potesse sentire il suo cuore martellare a velocità folle e scoprirla. Non sapeva cosa avesse provocato quello scatto d'ira ma sapeva per certo-lo sentiva-che era coinvolta. Le ipotesi e le supposizioni le si arrotolarono confusamente nella testa e tese le orecchie verso la porta bianca anche se non ce n'era bisogno,il volume era talmente alto che chiunque fosse passato di lì in quel momento avrebbe potuto sentirli.

    -Tu non farai niente di nemmeno lontanamente simile a ciò che hai detto. Michael,non ti permetterò di tranciarti le gambe da solo.-
    Sbattè qualcosa a terra,o forse su una scrivania,il rumore sembrò quello di un oggetto che si infange e Melanie trasalì.

    -Io ti avevo avvertito,te l'avevo detto che quella lì era terribile e infatti...ecco! Ti ha messo in testa queste idee balorde,assolutamente inconcepibili.
    Hai trent'anni e sei nel pieno del tuo successo.L'ultima cosa che devi fare,ma proprio l'ultima, è pensare di accasarti. Michael,guardami,sono il tuo manager e se non posso impedirti di prendere le tue cazzo di decisioni nella sfera privata ti giuro che ti impedirò di rovinarti la carriera. Sono pagato per questo e com'è vero che mi chiamo Dileo farò di tutto per evitarlo.-


    Più chiaro di così non poteva essere e le parole di Charline le tornarono in mente e si rese conto che erano più vere che mai. Michael sarebbe stato crocifisso ogni volta in cui avrebbe dovuto prendere una decisione che poteva minare la sua facciata.
    E lei costituiva un problema,un problema aggiuntivo sull'oceano di pressioni a cui era sottoposto.Non era l'ancora di salvezza,era un vento in più a spingerlo alla deriva.
    Attese,trattenendo il fiato,il minuto più lungo della sua vita nella speranza che Michael dicesse qualcosa,qualsiasi cosa o che uscisse dalla stanza indignato e deciso a non farsi soggiogare da chi aveva soltanto più polso di lui.
    Ma così non fu e le sembrò di morire,di sentire il suo cuore boccheggiare orrendamente, simile agli ultimi attimi di un pesce tirato fuori dall'acqua,stupido inutile organo ormai capace solo di nutrire il malessere che sentiva dentro.
    Corse di nuovo in camera e prese un pezzo di carta ed una penna, decisa a mettere fine a quello stillicidio che ora li stava uccidendo.

    Poche righe scritte col sangue e con le lacrime in cui si scusava di tutto ciò che non aveva fatto ed in cui raccoglieva le briciole luccicanti del loro amore sfinito, riponendole con cura nelle parole straziate che gli occhi di Michael avrebbero dovuto leggere di lì a poco.
    Doveva andarsene per mettere fine a tutto e anche se le sarebbe costato un dolore atroce era la soluzione più giusta per entrambi,lo sapeva.
    Raccattò le sue cose e si vestì di fretta chiudendo la valigia a forza. Chiamò la hall e si fece procurare un taxi poi,con gli occhi lucidi nascosti dagli occhiali da sole guardò per l'ultima volta il foglio lasciato sopra alla scrivania e le righe sbaffate scritte di suo pugno.
    Afferrò di nuovo la penna ed aggiunse l'ultimo lascito del suo cuore preso in prestito dalla favola più triste che fosse mai stata scritta.

    "Sai quel luogo fra il sogno e la veglia quando ti ricordi ancora che stavi sognando?
    Quello è il posto in cui ti amerò sempre, e dove ti aspetterò per sempre".

    Tinkerbell a Peter Pan



    E la porta si chiuse su un vuoto immenso ma pesante come il più efferato dei delitti,vergognoso anche soltanto da nominare.

    Epilogue ~
    ["After all this time?" "Always. "]



    Nobody said it was easy,
    It's such a shame for us to part.
    Nobody said it was easy,
    No one ever said it would be this hard.
    Oh take me back to the start.

    Coldplay,The Scientist







    L
    a tendina del finestrino dell'aereo scattò sotto le dita di Melanie rivelando una candida coltre di nuvole sotto di lei, feriva gli occhi a guardarla. Sul sedile vicino,uno smilzo signore con i capelli cespugliosi e l'espressione compassata di qualcuno che medita più che di un addormentato,respirava pesantemente rendendole del tutto impossibile quello che già sarebbe stato difficile, ovvero prendere sonno. Mancavano solo due ore all'atterraggio e davvero le sarebbe piaciuto racimolare un pò di tranquillità per assopirsi,ma un'inquietudine profonda,che quasi le dava la nausea,la attanagliava troppo fermamente per sperare in una tregua almeno momentanea.
    Nessuno sapeva dove era diretta tranne Charline,colei che era diventata la sua migliore amica da una vita ormai. Ora faceva l'insegnante di canto di giorno e la vocalist di un gruppo di sera e ogni tanto veniva persino a trovarla nel suo ristorante,allietando i clienti con la voce suadente da contralto durante la cena.
    La scusa,per il resto del mondo,era stata quella di uno stage di management nel settore della ristorazione a Dublino,posto insolito, occasione plausibile, per chi come Melanie gestiva uno dei ristoranti italiani più famosi di New York.

    -Gradisce del tè?Caffè? Latte macchiato?-
    Un'hostess dai tratti gentili ed il sorriso affabile si piegò verso di lei cercando di non disturbare il suo sonnolento vicino e domandandole se volesse fare colazione.
    -No,nulla grazie.-
    Rispose con voce roca per le troppe ore passate in silenzio.
    Stava cercando di non pensare a quella che era senza dubbio la più grossa pazzia che avesse commesso da molto tempo a quella parte,forse la più grossa della sua intera vita.
    Erano passati vent'anni dall'ultima volta che aveva visto Michael,vent'anni dall'ultima volta che gli aveva parlato,vent'anni, dall'ultima terribile volta in cui aveva guardato dentro i suoi occhi.
    Nient'altro,per venti lunghi anni.
    E adesso,guidata da chissà quale seme folle nella sua testa,aveva deciso di andare a quello strambo appuntamento che si erano dati un pò per gioco un pò per sfida,tanto tempo prima,senza sapere se anche lui si sarebbe ricordato di quell'Otto Agosto 2008.
    Scese dall'aereo a Dublino che erano poco più delle sette di mattina. Una pioggerella fitta e detestabile appesantiva l'aria fresca della capitale irlandese,mostrando il grigio lato inferiore delle luminose nubi dell'alta quota.
    Al momento,aveva deciso di non pensare alle eventualità dell'incontro per non cadere nello stato catatonico di quando solo qualche giorno prima ne aveva parlato a Charline. All'idea di rivederlo sentiva il sangue farsi gelido nelle vene,quasi bloccarsi, mentre nel petto pareva che qualcuno le stesse rimestando il cuore con un bastone,provocandole uno strano,anestetizzato fastidio.
    L'idea di non rivederlo d'altro canto non era utile a farla stare meglio,gettandola in una tristezza sconfinata che la faceva pensare,scioccamente,all'abbandono.
    Eppure non c'era nessun abbandono lì,lui non le doveva niente e se il tempo gli avesse cancellato il ricordo di quella stupida data non poteva certo biasimarlo,dopotutto lui aveva migliaia di cose più importanti a cui pensare.
    Dublino distava da Cork tre ore di viaggio in mezzo al verde che era più abbagliante di quanto lo ricordasse.
    Esther,che aveva ormai 15 anni e si sentiva estremamente autonoma e indipendente proprio come lo era stata lei da ragazzina,le telefonò per assicurarsi che andasse tutto bene e fosse arrivata,apostrofandola con la voce apprensiva di una mamma che telefona alla figlia in gita fuori città quando invece era tutto il contrario. Le disse che Oliver era con gli amici,che i gemelli stavano benone e che era tutto sotto controllo in casa, zia Charline le stava insegnando a fare i vocalizzi come desiderava da tanto;quando riattaccò una voce metallica fece presente ai passeggeri del treno che presto sarebbero arrivati alla stazione di Cork.




    L'Ambassador era tale e quale a come lo ricordava,il grande edificio vittoriano spiccava nel cuore della città per lo più costituita di palazzine di inizi 900 dal sapore tipico di quelle latitudini con qualche tocco moderno aggiunto solo negli ultimi anni. Melanie non ebbe il tempo e non fu nemmeno in grado, di guardarsi intorno. Preferì entrare subito nella hall dell'albergo a 5 stelle dove un portiere in livrea la fece passare con un inchino e pochi passi dopo si ritrovò faccia a faccia con la receptionist.

    -Signora Cavendish?-
    -Sì.-
    -La stavamo aspettando.Ha fatto buon viaggio?-
    -S...sì.Grazie.-
    L'accento arrotolato dell'irlandese la intrattenne con i convenevoli tipici della vecchia europa, mentre sbrigavano le pratiche di check in.
    -Ha prenotato la suite vero?-
    -Esatto.-
    -E' stata fortunata,soltanto il giorno dopo un altro cliente ha chiamato per chiedere la stessa stanza.-

    Un tuffo al cuore inaspettato e la domanda sorse spontanea prima che potesse controllarla.

    -Davvero? Chi?-
    La ragazza dai capelli così chiari da sembrare quasi bianchi indurì l'espressione e la guardò stupita,scambiando la sua improvvisa agitazione per poca educazione.

    -Non possiamo dire queste cose Signora,per un fatto di privacy dei nostri clienti.-
    Rispose poi, con un sorriso di nuovo affabile,come era stata abituata a fare.
    La mano di Melanie prese la chiave e lasciò che il facchino le portasse la valigia al sesto piano dell'hotel dove la camera 360 la stava attendendo.

    -Grazie.-
    Disse lasciando la mancia al ragazzo che intanto aveva acceso la luce della stanza e la stava salutando con un inchino appena accennato.
    Dall'ultima volta che aveva visto quell'ambiente tutto era cambiato. Non che si aspettasse qualcosa di diverso dopo tanti anni,ma constatare che niente era come prima le gettò addosso una sorta di sconforto in aggiunta all'enorme cumulo di tensione che già la stava schiacciando.
    Ora,invece dei toni cupi della carta da parati verde bottiglia, le pareti erano dipinte di un tenue color tortora e l'arredamento era un raffinato mix di oggetti di design e mobilio antico.
    Aprì le tende e la finestra per far penetrare aria nuova nella stanza,l'odore di pioggia e di asfalto bagnato la saturò immediatamente,facendo scomparire quello impersonale tipico delle camere d'albergo. Con il cuore avvolto da un'umida membrana che faceva sembrare pesante ogni battito, aprì la valigia sopra al letto e solo allora notò lo specchio con la cornice d'oro che aveva già visto.
    Si avvicinò a passi leggeri,quasi con la paura di scoprire che si trattava di un altro oggetto ed invece,quando le sue dita toccarono le foglie d'alloro coperte dal colore prezioso, fu sicura che si trattasse proprio di quello specchio che venti anni prima aveva visto lei e Michael consumarsi d'amore.
    Ora,il riflesso era quello di una donna di quarantaquattro anni,ancora bella,come una rosa che ha acquistato morbidezza sontuosa dallo schiudersi dei suoi petali,che pur avendo lasciato alle spalle il suo periodo più fulgido -quello in cui tutti i passanti si sarebbero fermati ad ammirarla- godeva di una grazia consapevole e pacata,forte della linfa che ancora le scorreva dentro,fino alla punta dei petali.
    Si portò i capelli dietro alle orecchie e rimase a guardarsi per qualche minuto. L'avrebbe riconosciuta semmai fosse venuto? Avrebbe riconosciuto quelle labbra che lo avevano amato in ogni modo possibile e quegli occhi che sapevano cosa volesse dire colmarsi di gioia solo nel vedere il suo sorriso? Le domande,una dopo l'altra,si impossessarono di lei chiudendole la gola ed impedendole di sentire qualsiasi stimolo fisico. Le ore passarono,inesorabili,più velocemente di quanto in fondo desiderasse e la sera arrivò inaspettatamente quando la luce estiva del nord ancora allungava le sue pallide dita all'interno della stanza.
    Erano le nove ormai e tra solo tre ore,il giorno Otto sarebbe scivolato via,lasciando il posto ad un Nove Agosto che non aveva neanche il più banale significato.
    Chiuse la mente impedendosi di pensare ancora,perchè era certa che continuando così sarebbe impazzita, ma sentiva il sapore della delusione troppo vicino simile a quello ferroso del sangue,dolce ma disgustoso allo stesso tempo.
    Alle dieci meno un quarto si gettò sul letto senza avere però la forza di chiamare l'agenzia e farsi prenotare un volo per l'indomani stesso. Chiuse gli occhi lasciando che la stanchezza che l'aveva tenuta tesa fino ad allora si impossessasse di lei e la guidasse verso uno sconfortante dormiveglia,lo stesso delle notti di malattia, quando il sonno non arriva e si rimane fermi nel limbo della semi incoscienza,intrappolati in una ragnatela di sudore freddo e incubi che scalciano per emergere.

    In quel blob paralizzante,nel silenzio ovattato del non-sonno, una melodia infantile sembrò arrivare da lontano e scuoterla con delicatezza,cercando di farla svegliare. Una nota e poi un'altra;componevano una musica sottile che pareva parlare : "Mi riconosci? Ti ricordi di me?" le note erano parole e facevano domande,domande così ovvie...
    Subito, gli occhi di Melanie si aprirono,fissi al soffitto,ma la melodia non si interruppe.

    Era un carillon. Era IL carillon.
    Qualcosa nel suo petto implose e sentì un buco nero aprirsi lì dove prima batteva affannosamente il cuore. Con le gambe tremanti,le mani fredde,quasi prive di sensibilità ,si avvicinò alla porta e l'aprì,guidata un suono dopo l'altro verso la luce gialla del corridoio,vuoto, eccezion fatta per il piccolo oggetto colorato che brillava a terra,a qualche metro da lei.
    Tinkerbell,la Tinkerbell di ceramica con le piccole ali rosa di velo girava in modo aggraziato sopra la sua base di fiori e creature fatate, diffondendo le note di quella canzoncina infantile che conosceva perfettamente.
    Lo raccolse incredula,con la paura che fosse solo uno scherzo giocato dalla speranza, ma il peso tra le sue dita era vero,come la lama di luce alle sue spalle,proveniente da una porta socchiusa proprio davanti al posto in cui era stato poggiato il carillon.

    Melanie non seppe dove recuperò la forza che la spinse ad entrare,ma evidentemente c'era un qualche misterioso posto nascosto dentro di lei che ancora conservava un briciolo di lucidità altrimenti del tutto perduta.
    Due occhi scuri che avrebbe riconosciuto in mezzo a mille la guardarono rimandando indietro lo stesso attonito stupore che lei sentiva nei propri. Michael era fermo in mezzo alla stanza,le braccia lungo i fianchi ed i pugni chiusi. Era magro,ed i capelli lisci gli coprivano in parte il viso spigoloso e l'espressione immobile come quella di una statua di cera.
    La testa le girò vorticosamente, per un attimo ebbe la stessa buia sensazione di chi sta per perdere i sensi ma una corrente di sangue caldo dal cuore la spinse indietro,impedendole di interrompere il contatto tra i loro sguardi.

    -Non sapevo se c'eri,per questo ho provato a chiamarti.-
    La sua voce fu una scarica potente che la attraversò da capo a piedi.
    Aveva acquistato corpo ed un timbro più caldo ma conservava intatta la sua dolcezza,la stessa che traspariva dagli occhi.
    Michael guardava il carillon che Melanie stringeva tra le mani tanto forte da far rimanere i segni rossi delle sporgenze quando lo tese sul palmo.
    Pareva incredulo quanto lei di rivederla, ma anche sopraffatto dall'emozione come poche altre volte lo aveva visto in vita sua.

    -Allora non ti sei dimenticato...-
    Sussurrò lei così piano da avere dei dubbi sul fatto che avesse potuto sentirla. Michael abbassò lo sguardo e si fece pensieroso, dischiudendo le labbra e serrandole subito dopo,troppo poco coraggioso per dirle che per dimenticare qualcosa in un angolo del cuore è necessario possederlo,ma che il vuoto che ti divora dentro giorno dopo giorno è impossibile da dimenticare .

    -Non avrei mai potuto.-
    Scandì guardandola di nuovo e notando con una feroce stretta alla gola che era in lacrime,così come l'aveva vista l'ultima volta venti anni prima,così simile alla Melanie che era riuscita a distruggergli il cuore con poche parole scritte in fretta su carta intestata.
    Si guardarono per un lungo istante in cui due lembi lontanissimi di tempo parvero collimare e poi lei non potè più trattenersi. Gli si gettò addosso abbracciandolo in modo disperato e singhiozzando contro la sua giacca nera. Michael allora, la strinse,chiuse gli occhi sopraffatto da una sensazione che temette di non poter reggere,immerse le mani tra i suoi capelli ed ispirò il suo profumo,trovandolo uguale a quello che non aveva mai dimenticato,identico a quello che lo aveva tormentato per mesi interi e che ancora adesso,qualche volta,riemergeva nei suoi sogni più tristi facendolo svegliare con gli occhi bagnati dalle lacrime.
    Ci aveva provato a ritrovare la felicità dopo di lei,a non sentirsi solo e distante dal mondo. Ci era riuscito una sola volta da allora,con Lisa Marie. L'aveva sposata subito,temendo di ripetere lo stesso errore fatto in gioventù,ma non era servito a tenerla stretta come avrebbe voluto lasciandogli alla fine, soltanto tanta amarezza e una rassegnata delusione.
    Ora,stretta tra le braccia,aveva di nuovo la creatura che gli aveva insegnato cosa fosse l'amore,in ogni sua forma,in ogni più cangiante colore.
    In lei,l'eco assordante della ragazza di venti anni prima,delle sue grida di gioia,di sorpresa,di piacere lo avvolgeva come in una campana invisibile facendogli vibrare ogni corda del cuore,percossa dal ricordo di una pagina d'amore scritta con un inchiostro che non era mai riuscito ad asciugarsi.
    Le accarezzò i capelli lentamente,senza tentare di mettere fine a quei singhiozzi e rimasero in questo modo per così tanto tempo che quando Melanie si mosse sentì le braccia formicolare,troppo strette contro il corpo magro ma forte di Michael.
    Respirò forte e lui la lasciò andare tenendole comunque le mani,perchè non sarebbe riuscito a staccarsi del tutto,non adesso.

    -Il tempo ti dona.-
    Le disse con un sorriso storto e lo sguardo liquido che tradiva il subbuglio che gli si agitava dentro.

    -Grazie...-
    Mel inclinò la testa da un lato e si asciugò le lacrime che le avevano arrossato gli occhi tanto da farli bruciare. Ora che l'incredulità era svanita riusciva a vedere in Michael i segni che la vita gli aveva lasciato, come se fosse un libro aperto. Riconobbe il dolore delle accuse,la rabbia dei processi,la vergogna di cui l'avevano coperto,le mille storie inventate,il peso di un nome talmente gravoso che portarlo sulle spalle era diventata una Via Crucis per lui.

    -Come stai?-
    Quella domanda lo scosse,perchè nessuno voleva sapere davvero come stava al re del pop e comunque,anche se lo avessero fatto non avrebbe mai avuto fiducia abbastanza per vuotare il suo cuore. Ma lei era Melanie e di lei,ora come vent'anni prima, si fidava ciecamente.

    Si sedette a terra; lei lo seguì senza che ci fosse bisogno di una richiesta e cominciò a parlare,sottovoce,come una confessione.
    Una realtà brutale fu quella che si ritrovò ad ascoltare dalle labbra di Michael e si rese conto di quanto avesse avuto ragione in passato di temere per il suo bene,ora più che mai,perchè da ciò che gli stava mostrando senza vergogna emergevano particolari così crudi e osceni che si stupì di come fosse ancora lì,davanti a lei a parlarne.

    -Chiunque al mio posto sarebbe morto di dolore,o di droga. Io sono molto...resiliente,ma non so per quanto tempo possa ancora farcela.-
    Aveva detto con il tono leggero di chi vuole nascondere la propria preoccupazione. Subito dopo aveva tirato fuori tre foto ed il volto gli si era illuminato. Erano i suoi figli che sorridevano da quei pezzi di carta lucida,quei fantasmini adorabili che aveva visto qualche volta in tv o suoi giornali,coperti con dei veli e delle sciarpe o delle maschere colorate per non essere riconosciuti.

    -Ti ho battuto,io ne ho quattro.-
    Disse Mel prendendo a sua volta una foto di gruppo dove quattro bambini dai 16 ai 7 anni sorridevano attorno a lei.

    -Oliver,il più grande,Esther la mezzana ed i gemelli Violet e Lucas.-
    -Sono stupendi.-
    -Oliver sa fare il Moonwalk,è un tuo grande fan.-
    -Davvero?-
    -Sì...-
    -Sanno di...noi?-
    Quel pronome che li univa sembrò talmente strano che Mel ebbe un sussulto e lasciò per un attimo le mani di Michael.
    -No.Nessuno ha mai saputo di noi.-
    Ribattè seria attraversandolo con lo sguardo.
    -Grazie.Sei sempre stata eccezionale.-
    Le accarezzò il volto con il dorso della mano e si sentì bruciare a contatto con quella pelle,fu costretto a staccarsi subito e riprendere il discorso.
    -Tuo marito è un uomo fortunato.-
    A quelle parole Mel fece una smorfia e ridacchiò portando l'attenzione da un'altra parte.

    -Non troppo,visto che siamo divorziati. A quanto pare non la pensava come te.-

    -Oh,mi dispiace.-

    -Non fa niente,è roba vecchia ormai.-

    -Il fatto che sia vecchio non vuol dire che non faccia male.-
    Scagliò quell'affermazione guardandola dritta negli occhi e lei trasalì impercettibilmente, conscia del fatto che il soggetto di quelle parole non fosse più il suo matrimonio finito .
    Il detto "il tempo cura ogni ferita" era solo parzialmente vero e lei lo sapeva. Dopo che se n'era andata lontano da lui,dopo i mesi in cui un tremendo un peso le gravò nel petto rendendole penoso respirare e privo di senso ogni battito del cuore ,dopo le crisi di pianto improvvise,la disperazione più nera, dopo la palude che l'aveva intrappolata facendola vivere solo a metà,dopo tutto quello, la ferita scarlatta nel suo petto aveva cominciato a scurire e farsi più sottile,buttando sangue solo se provocata fino a sembrare sopita. Ma era una crosta sottile quella,un velo più che altro che in venti anni non aveva mai formato la cicatrice traslucida da esibire fieramente,come un guerriero sopravvissuto alla più truce delle battaglie.
    Melanie si era lasciata consolare da un amore tiepido come un sole di settembre,rassicurante ed accogliente nei suoi raggi che scaldavano senza bruciare. Fu felice anche,la vita era continuata e e le aveva regalato sorprese bellissime,soddisfazioni,gratificazioni. Eppure,dentro di lei bastava poco far bruciare la ferita e soprattutto aveva la consapevolezza che il sole di settembre non avrebbe potuto mai nulla al cospetto di un grandioso,caldo,abbagliante agosto ormai andato via con il tempo.

    -No,hai ragione.Per alcune cose il tempo non serve.-
    Il suo viso adesso esprimeva frustrazione, gli occhi incerti.
    L’impulso istintivo sarebbe stato quello di abbracciarlo e soffocare tra le braccia quel tremito di sofferenza che gli attraversava gli occhi ma si dominò ed attese.

    -Credo che si tratti delle cose importanti.-
    -Sono una di quelle cose?-
    Chiese a bruciapelo,la domanda le aveva attraversato le labbra prima che fosse in grado di fermarla.
    -Lo sei sempre stata.-
    Di nuovo quella nota di impotenza nella sua voce, quella stilla di disperazione nelle sue parole come se volesse acciuffare col respiro la possibilità di essere creduto. Ma non c'era bisogno,perchè Melanie seppe che era vero senza esitazione e lo abbracciò.
    Di nuovo il respiro ed il peso agognato del suo corpo,l'impressione accecante di essere ancora avvolta nel suo calore e nel suo odore.
    Quell'uomo di cinquant'anni,l'Amore della sua vita,colui che le aveva insegnato ad inginocchiarsi di fronte alla potenza di un sentimento la strinse ancora una volta senza lesinare nulla,attirandola a sè ed accogliendola rannicchiata contro il suo corpo.

    -Ti ho scritto decine di canzoni. Non sono mai riuscito a cantarne nemmeno una. Il silenzio che mi hai lasciato mi legava la gola. Ho cercato di dimenticarti,di odiarti,di essere indifferente,di dissacrare ogni cosa che ci aveva unito ma ho capito presto che saresti sempre stata qui.-
    Le prese la mano e se la portò al petto dove il battito appena accelerato sembrò accorgersi del contatto e scattò,forse memore delle volte in cui quella stessa mano lo aveva sciolto,infuocato o gli aveva lenito le ferite.
    Melanie si raddrizzò,il quieto coraggio di quell'ammissione aveva qualcosa che la riportò indietro nel tempo, a quando Michael le parlava con il candore e la fermezza che solo un'anima pura ed una mente lucida come la sua avrebbero potuto fare.

    -Io non ci ho nemmeno provato. Ti ho solo tenuto nascosto dentro di me,per tanto tempo. Conoscevo bene i miei limiti,fare guerra ad una parte di me stessa non sarebbe servito-
    -Sei più scaltra di me allora.-
    Michael rise piano e Mel gli fece eco interrompendo la tensione dell'attimo.Le toccò di nuovo la guancia scandagliando i tratti di quel viso tanto caro,soffermandosi sulla piega della bocca e sulle labbra prima di incontrare gli occhi,colmi di luce. Poi fu lei a prendergli il viso tra le mani e ad avvicinarsi provando un brivido sottile quando le mani di Michael le presero i polsi con gentilezza. Sentì l'odore del suo respiro,sapeva ancora di menta e zucchero e lui la stava fissando con la stessa intensità che ricordava tanto bene nei suoi sogni più segreti.

    -Vuoi baciarmi Michael?-
    Chiese in un soffio con sguardo curioso e compiaciuto.
    -Dal primo istante che ti ho vista,sì.-
    -Bè,ti ricordavo più intraprendente,ma rimedierermo...-
    Il sorriso si chiuse solo quando le loro labbra si toccarono,un contatto strano,come neve su un'ustione,dolore e sollievo allo stesso tempo. Si sentì disfare e rinascere mentre la testa girava vorticosamente e lui le metteva una mano dietro alla nuca, chiedendo con dolce insistenza l'accesso alla sua bocca come nessun altro dopo di lui, aveva mai saputo fare. Un nebbioso languore le invase la mente così come la lingua di Michael la bocca ; con una spietata dolcezza le schiuse le labbra e respirò dentro di lei sopraffatto anch'egli dalla sconcertante sensazione che ormai credeva appartenere solo alle sue fantasie solitarie.
    Quanto si staccarono quel bacio si era trasformato mille volte fino a coprirsi di una gratitudine che sfiorava la deferenza.

    -Pensavo che tutto questo sarebbe rimasto solo un ricordo.-
    -Sarebbe stato il più dolce dei ricordi in ogni caso,ma lo preferisco così.-
    Sussurrò lui stendendosi sul pavimento,preda di un languore improvviso che lo privava di forze. Mel lo seguì.

    -Che dovevamo fare oggi?-
    Chiese subito dopo,tracciandole il profilo del viso con la punta dell'indice.

    -Dovevi sorbirti una ramanzina.-
    Il petto di Michael si contrasse in una risata mentre lei,poggiata con la testa sopra al suo ventre e con la mente quasi del tutto lucida, ebbe la consapevolezza dell'abisso di quei venti anni che l'avevano fatta arrabbiare e maledire la sua assurda scommessa,affidata ,per volere di Michael,ad una guida turistica di Cork.

    -Io ricordo che dovevo sposarti veramente. Ma credo che non avremo tempo per fare niente di tutto questo,visto che sono umh...le due.-
    Mel si sollevò di scatto ed i capelli le ricaddero arruffati ai lati del viso.

    -E' davvero così tardi?-
    -Sì,perchè ti stupisci?-
    Ci pensò un pò su,valutando quello che stava per dire ed il modo in cui lo avrebbe detto.

    -Allora il nostro tempo è finito...-
    Esclamò con voce incerta,spezzata.
    Michael si sollevò da terra e e le prese il mento tra le dita.

    -Non starai sbagliando favola? E' cenerentola quella che scappa dopo la mezzanotte.-
    -E noi non siamo un pò cresciuti per credere nelle favole?-
    -No,mia cara Tinkerbell,io voglio crederci ancora. Ci crederai con me?-
    Si guardarono ed il tempo parve azzerarsi e ripartire da dove lo avevano lasciato 20 anni prima. Melanie sorrise colma di gioia e gli si gettò addosso senza vergogna baciandolo 100 volte,con foga, su tutto il viso.
    Prese la mano di Michael che mostrava i segni del tempo molto più di quanto non facesse il suo volto e la strinse nella propria ;in quel momento il bracciale con il ciondolo a cuore che lui gli aveva regalato e che lei non aveva mai avuto il coraggio di togliere scivolò tre le palme facendo percepire la sua metallica presenza sulla pelle e sorrisero stringendolo ancora di più, fino a sentirlo pungere.
    -Sempre.-


    [Questo capitolo è dedicato a tutti coloro che,come me,
    custodiscono Michael al sicuro nei loro sogni e nel cuore,per sempre.
    ]






    E ora...titoli di coda! XD




    Carissimi signori della giuria,avete visto? Non potevo non salvarlo.
    Ora sta a voi e alla vostra fantasia scegliere se quel 25 giugno Michael sia partito insieme a Melanie per qualche posto sconosciuto della terra oppure se semplicemente abbia dormito tra le sue braccia,lontano da medici deplorevoli e farmaci,non più solo nel sostenere il peso enorme della propria vita.
    Questo finale nasce dalla mia convinzione che se avesse avuto davvero qualcuno al suo fianco le cose sarebbero andare diversamente e per questo ho voluto far finire la storia poco meno di un anno prima del 25 giugno,perchè un anno può voler dire tanto,soprattutto se ce ne sono da recuperare 20 ;)
    E ancora una volta... Was all for Love.







    Tzè,illusi. Pensavate davvero che avessi finito? E le NDA dove le mettiamo? pff
    Giuro che non vi tedierò molto,ma tanto ormai non avete niente da fare per cui potrei anche trastullarmi un pochino e raccontarvi che ho fatto oggi...no vabè.Non esagero ù_ù

    1) Se ve lo state chiedendo l'ex marito di Melanie non è altropopòdimeno che Paul! Il suo datore di lavoro al quale poi ha fatto le scarpe aprendosi un ristorante di quelli DOC nella Grande Mela.
    2)L'acronimo delle iniziali dei nomi dei figli di Mel è LOVE e non è un caso.
    3)Il sottotitolo dell'epilogo viene dalla mente geniale di JK Rowling (chi ha letto Harry Potter lo avrà capito al volo) e nello specifico da una grande storia d'amore tra l'ombroso Severus Snape e la rossa (toh! Anche qui...) Lily Evans.
    3.2) Alway,la parolina in rosso,è anche un link :P
    4)Le canzoni che ho messo all'inizio e alla fine di questo capitolo mi hanno assillato per tutta stesura della storia tanto da entrare in top ten dei 25 più ascoltati di Itunes.
    La prima è The Scientist dei Coldplay e la seconda è Always on your side,duetto tra Sheryl Crow e Sting.
    Siccome secondo me "ci stanno a fagiolo" ne consiglio a tutti l'ascolto e,se non capite i testi potete trovarli Qui e Qui.
    Ora sì, è davvero tutto :D
     
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  8. Elena01
     
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    Come penso di averti già detto, è con questa meraviglia che ho scoperto le FF e ho iniziato a leggerle... Mel mi resterà per sempre nel cuore :wub:
    L'ho scoperta che era già tutta scritta e mi ha tenuta incollata al monitor fino a notte inoltrata, non riuscivo a smettere di leggerla
     
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  9. °Alexandra°
     
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    Anch'io ringrazio Teach Me Love,questa incredibile storia...Se non l'avessi letta non ti avrei mai conosciuta.Sei fantastica Ale...:wub:
     
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  11. Ylenia Jackson 94
     
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    La mia prima FF *____*
    La mia PREFERITA IN ASSOLUTO!!!
     
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    CITAZIONE (Ylenia Jackson 94 @ 31/8/2010, 22:05)
    La mia prima FF *____*
    La mia PREFERITA IN ASSOLUTO!!!

    grazie Yle *___*
     
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  13. J o l i e
     
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    Questa è stata la prima Fanfiction che ho letto. E' semplicemente straordinaria.
     
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  14. Elena01
     
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    Bene, allora, come già annunciato ad Ale, comincio io con questa FF: mi sembra la cosa più giusta e ovvia, dato che, penso come per la maggior parte di noi, TML è la responsabile della mia nascita prima come lettrice di FF, e poi, ahimè, anche come scrittrice, se così si può dire. Cercherò di ricoprire il mio ruolo di valutatore con molta serietà e coscienza :si:

    GRAMMATICA: 10/10
    Su questa punto particolare, non ci possono essere dubbi: penso sia praticamente impossibile trovare un errore grammaticale negli scritti di Ale, anche impegnandosi! Inoltre, usa un linguaggio particolarmente ricco di vocaboli, senza mai ripetersi e usando parole sempre nuove.

    NARRAZIONE: 15/15
    La narrazione risulta fluida, scorrevole, chiara: in tutta la FF non si rischia mai di perdere il filo del racconto. Questa FF cattura il lettore fin dalle prime righe, e lo tiene incollato alla lettura: è talmente coinvolgente, in grado di fare conoscere ed amare i due protagonisti, di fare immedesimare nel racconto, di suscitare curiosità e vero, profondo piacere nel leggere, come succede solo con le pagine molto ben scritte, come queste.

    TRAMA: 5/5
    La trama, è avvincente, fresca, giovane. Pur essendo una storia d'amore, non scade mai nel banale o nel melenso, ne tanto meno nel troppo scontato. E' invece sempre originale e piena di verve.

    SEQUENZA: 10/10
    Le varie sequenze si incastrano perfettamente le une con le altre: sia le parti descrittive, che quelle narrative si intrecciano con fluidità, senza mai una nota stonata. Così come molto genuini e spontanei sono i dialoghi: perfettamente nelle corde dei due giovani protagonisti.

    TOTALE: 40/40
    In conclusione, Teach me love è per me una storia capace di fare sognare, ed emozionare profondamente chi la legge. L'autrice possiede un indubbio talento sia nello scrivere egregiamente, sia nella capacità di sviluppare una trama, anche lunga tanti capitoli, come in questo caso. Con tutta la sincerità possibile, e secondo il mio modestissimo parere di lettrice, è praticamente impossibile trovare un qualsiasi difetto a questo bellissimo racconto. E', semplicemente, emozione allo stato puro, e non poteva che meritare il massimo del punteggio.


    P.S. Vorrei aggiungere una cosa, che in un primo momento avevo dimenticato, e che invece ci tengo a sottolineare: quanto ho trovato bello il finale di questa FF! L'incontro tra i due protagonisti a distanza di tanti anni, è dipinto con una delicatezza ed una poesia rari, tanto da essere particolarmente struggente. In particolare ritroviamo Michael, che avevamo lasciato giovane e fresco, così provato dalla vita, come in effetti è stato. L'idea di questo finale, l'ho trovata particolarmente indovinata, degno epilogo di questa storia d'amore così bella! :kiss:
     
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  15. V e l e n o
     
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    Mari, mi unisco alla tua recensione perché anche io avrei detto le stesse identiche cose e avrei dato gli stessi identici punteggi.
    Aggiungerei solo una cosa sulla narrazione (la parte sottolineata):

    CITAZIONE
    NARRAZIONE: 15/15
    La narrazione risulta fluida, scorrevole, chiara: in tutta la FF non si rischia mai di perdere il filo del racconto. Questa FF cattura il lettore fin dalle prime righe, e lo tiene incollato alla lettura: è talmente coinvolgente, in grado di fare conoscere ed amare i due protagonisti, di fare immedesimare nel racconto, di suscitare curiosità e vero, profondo piacere nel leggere, come succede solo con le pagine molto ben scritte, come queste.
    La presenza di molte scene erotiche non involgariscono lo scritto come succederebbe in altri casi, perché l'autrice riesce a descriverle con una delicatezza tale da non superare mai la sottilissima linea che sfocia nel "troppo".
    Sembra di essere una piccola mosca nella stanza e non c'è mai, mai,un momento in cui il lettore si senta a disagio o di troppo. Inequivocabile segno di grande talento.

     
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44 replies since 16/8/2010, 08:55   3532 views
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