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    Genere: Fan Fiction a Capitoli
    Completa:
    Timeline: Trial Era
    Paring: Michael J Jackson/Personaggio inventato
    Rating: NC 17/Rosso
    Avvertimenti: Tematiche e linguaggio non adatti ai bambini


    Terminata il 5 Febbraio 2010






    » Capitolo 1



    (non vedo,non sento,non parlo)








    L
    a cultura è tutto.
    Aprite la testolina,ficcateci dentro questa massima di vita e richiudetela per bene,in modo che non possa più uscirne fuori. Chi ve lo dice? Una che dalla cultura ha ottenuto tutto quello che aveva a fatica stipato nel famigerato cassetto dei sogni. Madleine Hazel Swain 36 anni, nata e cresciuta nel Bronx, in uno di quegli appartamenti dove il vicino di casa portoricano percussionista suona i bonghi dalle 8 di mattina fino a sera e dove c’è sempre odore di frittelle che impregna la tromba delle scale e cerca di impossessarsi di casa tua ogni volta che apri la porta.
    No no,non storcete il naso ora,lasciate che vi dia un quadro più chiaro della situazione perché troppa gente quando dico Bronx ha in mente solo il cinematografico universo del quartiere malfamato,dove i serramanico sono amichevoli pacche sulle spalle ed il calibro è l’unità di misura che va per la maggiore. Sbagliato.
    Bronx vuol dire fratellanza,condivisione. Significa che in quello sguardo torvo dall’altra parte della strada puoi incontrare la stessa frustrazione che senti dentro e capirla,comprenderla profondamente. Significa sentirsi chiamare fratello o sorella anche se non ti hanno mai visto prima,significa avere in comune le mani sporche ed il sudore di una vita che non distribuisce equamente i pani ed i pesci come vorrebbero farti credere ai sermoni della domenica.
    Bronx sono panni stesi alla finestra e bambini che corrono per strada. Hanno imparato a badarsi l’un l’altro, perché la mamma è a lavoro ed il papà -semmai l'avessero conosciuto- chissà dove.
    Bronx è aprire la porta di casa e scoprire che quel bastardo di cane randagio ti ha seccato proprio l’unico vaso di violette rimasto, quello che avevi sperato di salvare dal gatto della vicina. Nel Bronx ti puoi perdere e trovare qualcuno che ti riaccompagni fino a casa senza avere una macchina gialla con scritto TAXI e puoi anche chiedere al vicino percussionista portoricano di smettere per un misero quarto d’ora e venire -in tutta risposta- invitato ad una festa in tuo onore improvvisata lì,su due piedi,dove ovviamente ci sarà un sottofondo di bonghi e tante frittelle appena cucinate.
    Questo è il Bronx,questo è l’humus in cui sono cresciuta ed in cui mi sono fatta le ossa.
    Cosa c’entra la cultura allora? Presto detto:la cultura è l’unico mezzo che ti può aprire le porte dei sogni quando non sei dotato di un papà con la Visa Gold o di quel raro dono divino chiamato talento artistico. Se avete barrato entrambe le ipotesi appena esposte allora non resta che rimboccarsi le maniche e mettersi ad apprendere. Studiate,osservate,annusate,assaporate,stupitevi,sperimentate,sporcatevi le mani,se necessario fatevi anche male, nutritevi di tutto ciò che il vostro cervello può incamerare. C’è una gigantesca spugna nella testa,capace di cose che nemmeno la scienza riesce a spiegare troppo bene,tutto sta a fornirle acqua fresca e quella non farà altro che bere,trattenere e dimostrare le sue potenzialità.
    Devo tutto alla mia..spugna.
    Due lauree, in lingua e letteratura inglese ed in lettere antiche,una specializzazione in filologia medievale,un diploma di laurea in pedagogia ed un capriccioso master in antropologia forense. No,non sono un topo di biblioteca e nemmeno un’ameba che striscia di pagina in pagina e che pasteggia con vocabolari ed enciclopedie,anzi,se mi vedeste non sapreste distinguermi da una qualsiasi commessa o impiegata o magari centralinista. Non porto nemmeno gli occhiali se vi interessa saperlo. L’unica cosa che potrebbe darvi un indizio del mio lavoro sono i quartieri alti che ho cominciato a bazzicare alla soglia dei trent'anni, quando il tam tam dei danarosi uomini d’affari che mi assoldavano per educare i loro figli in privato, ha cominciato a fornirsi di amplificatori e puntare sempre più in alto,fino a quando ha raggiunto un livello pari ai famigerati bonghi portoricani, sfondando anche le insonorizzate porte dei VIPS.
    La prima è stata Ivanka Trump e la sua sempre troppo ingombrante mamma, subito a seguire la più grande sfida della mia vita,le sorelle Hilton per le quali ho dovuto modificare il mio metodo didattico ed abbinare le date di storia ai numeri dei rossetti per fargliene imparare almeno qualcuna.Il 124 di Chanel era la Scoperta dell'America mentre il 262 di MAC rappresentava la presa della Bastiglia.
    Si accodarono i pargoli di Kevin Costner che ho lasciato non più di due mesi fa sapendo di aver tra le mani una faccenda grossa ed ingombrante,forse troppo.

    Vi dirò che quando ho letto il nome di Michael Jackson sulla busta recapitata d' urgenza non ho avuto una particolare reazione. Non sono una sua fan e non mi interesso della sua vita sebbene negli ultimi mesi sia alquanto arduo non ritrovarsi il suo nome nelle orecchie. La tv non fa altro che parlare del processo imminente per le accuse di Gavin Arvizo,i giornali pubblicano il suo nome con caratteri talmente grandi da risultare imbarazzanti. Ad ogni modo,conosco lui tanto quanto il primo estraneo incontrato per strada per cui non mi sono mai permessa di giudicare o di puntare il dito.
    Mia madre invece -quando ha saputo che avrei avuto a che fare con Jackson- l'ha presa peggio,s'è messa a piangere. Lei,con i suoi 60 anni di dolori e lavoro logorante alle spalle,ha trovato nella tv il palliativo alla compagnia che non possiede e assume talk show e programmi spazzatura come pillole contro la depressione. Tuttavia,la falsità sta al gossip come lo steroide sta al muscolo del palestrato e quello che hanno detto su di lui lo ha assorbito troppo,troppo bene,tanto da temere per l'incolumità mia e di mio figlio Peter.

    Quello che mi è stato richiesto da Jackson è ovviamente ciò per cui lavoro da sei intensi anni ormai. Vuole che diventi l'educatrice di due dei suoi tre figli. Un lavoro praticamente a tempo pieno dato che mi impegnerebbe sei giorni a settimana per le lezioni separate del più grande,Prince, e della mezzana,Paris. Mi offre vitto,alloggio ed una retribuzione talmente alta che ho contato gli zeri tre volte prima di essere sicura che si trattasse proprio di quella cifra.
    Quanto? Non fatemi i conti in tasca,vi dico solo che i soldi di qualche mensilità basterebbero per comprare la casa in Florida che sogno da quando ci ho trascorso le vacanze 4 anni or sono e sono tornata incinta di Peter. Una casa bellissima a Cape Coral,con le pareti color cobalto e la terrazza sul mare dove tira sempre una brezza leggerissima e incantata,che accarezza le cime delle palme facendole sembrare verdi,lunghi capelli sciolti,protesi verso l'oceano splendente e dove l'aria è talmente dolce da avere l'impressione che lì l'indulgenza dell'estate non possa finire mai...
    Ok,ora ve lo chiedo. Qualcuno di voi avrebbe rinuciato ad un'occasione del genere?
    Non vedo mani alzate in platea,bene,vuol dire che ho reso bene l'idea.



    Il colloquio è stato fissato per le nove di domani,il che significa che io dovrò essere lì alle le otto e mezza e far fronte a tutte le evenienze. Sì,perchè ho imparato che VIP non significa Very Important People ma è l'anagramma di PVI e sta per Persona Veramente Imprevedibile.
    Una volta i signori Trump (che mi avevano gentilmente chiamato alle cinque e trenta di mattina fregandosene del fuso orario tra Parigi e New York) mi chiesero di raggiungerli nella capitale francese perchè la figlia aveva bisogno di imparare almeno le basi della lingua per il ballo che si sarebbe tenuto il giorno dopo.
    Badate bene,io non conosco che il francese scolastico e glielo feci anche presente,ma loro non vollero sentire storie, sostenendo che per lo meno la ragazzina si sarebbe esercitata con quelle quattro parole che sapevo. Mi toccò prendere il volo alle sette di mattina.
    Ridete pure. Queste sono cose che a voi fanno sghignazzare ma che a me facevano mettere le mani nei capelli fino a quando non ho imparato a surfare le onde dei capricci vip e a guadagnarmi la loro completa fiducia. Jackson sarà solo l'ultimo della lista. Il trucco è semplice,la tecnica collaudata: Non vedo,non sento,non parlo.
    So quello che succede in casa tua ma la mia mente torna tabula rasa ogni volta che il mio orario di lavoro finisce e non importa se ti ho sentito litigare col marito e con l'amante in contemporanea su due linee diverse o ho visto il tuo chiuahua farsi il bidet con la lingua e poi mangiare dal tuo piatto ,puoi stare sicuro che nessuno saprà niente.
    E' più di etica professionale,è furbizia.
    Sono abituata a trattare con il gotha della stramberia al punto che non mi stupisce più nulla,sono completamente disincantata. E se Mr Jackson vorrà farmi insegnare a due pargoli dotati di chador perenne andrà bene così,io sarò pronta.





    Sinceramente,sento di non farcela più. Se non fosse per i bambini e i progetti benefici del futuro mollerei il colpo e sparirei da tutto e tutti,troverei il modo per farlo.
    E invece non faccio altro che entrare ed uscire dalle aule di tribunale,seguito dai flash che sembrano volermi sbranare,stanare il luccichio della perversione nei miei occhi per poter sputare fiumi di veleno nero su bianco. Verrò additato come pazzo,moribondo,mitomane e chi più ne ha più ne metta. Non so cosa ho fatto di male ma sembra che il mondo goda ad accanirsi contro di me che vorrei solo essere lasciato in pace,a fare il mio lavoro e ciò che posso per i bambini.
    Mi sembra di perdere tanto di quel tempo...mi sembra di essere intrappolato in una realtà parallela,un incubo del passato dal quale non posso svegliarmi.
    Anni con un macigno vergognoso addosso per colpa dell'avidità della gente.
    Non ho voglia di combattere eppure devo farlo,questa volta devo farlo e difendere la mia innocenza per me stesso e per chi ha sempre creduto in me. Anche oggi una trafila di avvocati apparentemente con il coltello tra i denti mi è passata davanti;sembrano tutti pronti alla battaglia,convinti della mia innocenza,compassionevoli,caritatevoli,solidali. Facile essere così quando sanno che la loro parcella sarà da capogiro.
    I soldi che sembrano essere il motore del mondo non valgono nulla per me,ma preferirei gettarli in mare piuttosto che farli passare sotto le loro dita.
    Domani sarà un'altra giornata d'inferno in cui verrò passato al setaccio come sempre,assediato dalle noie quotidiane,lontano dal mondo che vorrei vivere. Per lo meno però,dovrò occuparmi dei miei figli e della loro nuova insegnante,niente di speciale,ma mi aiuterà a distrarre un pò la mente.

    AppleHead







    » Capitolo 2



    (My sentence is: not guilty)






    P
    romemoria per me:
    Mai leggere un articolo di giornale che riguarda il tuo futuro datore di lavoro prima di andarlo a conoscere. Lo ammetto,ho peccato di curiosità. Il mio vicino di sedile nel volo da NY a LA teneva fra le dita un quotidiano con una foto (pessima) di Michael Jackson che campeggiava in prima pagina. Ho atteso che finisse di sfogliarlo e di leggere l'oroscopo (era del leone come la sottoscritta) e poi gliel'ho chiesto gentilmente in prestito.
    Beh,che dire,non sapevo so se ridere o se piangere,sul serio. Su una quarantina di righe piene,20 riguardavano tutte le sue presunte idiosincrasie e pazzie del passato,10 erano sulle accuse mosse dalla famiglia Arvizo,5 su una rapida quanto preoccupante perizia psichiatrica di tale Dr Cornoby che lo etichettava come "potenzialmente molto pericoloso".
    Il resto? Ah,il resto era punteggiatura,articoli e pronomi.
    Pensavo che per far fuori un essere umano in così poco tempo -cioè quella manciata di minuti occorrente per la lettura- fosse necessario un qualche potere particolare o un paio di zanne velenose molto appuntite,invece mi sono resa conto che basta un foglio di giornale e due foto orrende.
    Non sono una credulona e senza presunzione ne so troppo della vita per abboccare a quattro parole messe in croce per il gusto del sensazionalismo facile.
    All'America piace creare mostri;dopotutto siamo il paese dell'eccesso,dei super eroi,delle confezioni extra size,dei grandi obesi,dei centri commerciali con la stessa metratura di piccole città,dei SUV come utilitarie.
    A noi piace strafare nel bene e nel male. It's the American Way.
    Detto questo però,devo ammettere che in qualche modo ciò che ho letto mi ha inquietato e mi ha messo in allarme perchè erano veramente,veramente parole pessime. Possibile che sia tutto inventato? Spero proprio di sì anche se questo minerebbe la credibilità del sistema giornalistico nazionale e...
    Ok,mi sto perdendo in chiacchiere,torniamo a noi.
    Con uno spiacevole brivido che non ne voleva sapere di scendere dalla schiena ho messo piede nell'affollato aereoporto di LA non più tardi delle sette e mezza. Il mio orologio era già puntato sul fuso giusto,ho preso un caffè da Starbucks e fermato un tassista jamaicano.

    -Neverland Ranch per favore.-
    Lo sguardo che mi è tornato dallo specchietto era allibito nemmeno avessi chiesto uno strappo per Sing Sing.

    -E' proprio sicura Signora?-
    Certo che sono sicura,ho la faccia di un'ubriaca alle sette e mezza di mattina?
    Dopo una mia occhiata eloquente il ragazzo parte con Bob Marley a palla nell'autoradio,lo vedo lanciarmi sguardi furtivi,nemmeno stesse trasportando un pluriomicida al covo e allora capisco che l'articolo di giornale al cianuro,il talk show più letale di uno spiffero gelido alla cervicale,la rubrica di gossip infarcita di parole subdole e per questo attraenti ha colpito anche lui e non solo la mia povera mamma ultrasessantenne.

    ***



    "Once Upon a Time"



    C'era una volta...
    Il signor Jackson ha toppato alla grande la citazione. Mai vicenda fu più lontana dalla favola della sua. Forse sarebbe stato meglio "Lasciate ogni speranza voi che entrate",avrebbe portato più fortuna magari.
    Pago i trenta dollari di taxi ed il giovane mi fa gli auguri con lo sguardo compassionevole di chi vede un condannato diretto al patibolo. Sono pronta,pronta per la nuova avventura.


    Otto e mezza in punto,entro in "casa Jackson" all'ora X prevista nei miei piani strategici e un assistente mi fa sapere che il padrone di casa sarà da me all'orario prestabilito nella lettera,ma che comunque lo avrebbe avvertito del mio arrivo anticipato.
    Annuisco e rimango piacevolmente sorpresa che non ci sia nessun disguido/imprevisto/contrattempo per il momento.
    Strano che sia sveglio a quest'ora,di solito i vips più allodole dormono per lo meno fino alle undici mentre i ghiri tirano avanti fino alle tre. Bioritmi da pashà i loro.
    Mi fanno accomodare in una saletta al primo piano contornata da quadri di ogni genere con un unico soggetto:Michael Jackson.
    Per la serie:"Megalomania portami via.",c'è ogni sorta di paesaggio,figura mitologica,favolesca o storica con sopra la sua faccia. Avete presente quelle figure di cartone nei parchi giochi, con i corpi delle più svariate fogge e il buco per la faccia? Ecco,sembra che a lui piaccia quel genere di ritrattistica piuttosto che la pittura in sè. Per il resto è tutto molto normale,negli standard di una casa "famosa",nemmeno troppo pacchiana o ridondante;per fortuna Jackson pare non aver ereditato il gusto per il leopardato dagli amici Hilton.

    -Buongiorno Miss Swain.-
    Oddio,non sono sola. Mi giro lentamente e lo vedo. Non troppo alto,semplice completo nero ,maglietta bianca,capelli lisci lunghi fino alle spalle occhiali da sole,due bambini nascosti dietro alle gambe e uno in braccio.
    Michael Jackson,la star,il mostro,padre,il re.

    -Buongiorno Mr Jackson,sono Madleine Swain.-
    Una stretta di mano sicura è d'obbligo per fare una buona impressione e lui me la restituisce con lo stesso vigore,abbozzando un sorriso che gli evidenzia incredibilmente gli zigomi sul volto magro.

    -Miss Swain è un piacere averla qui.Questa è Paris e questo è Prince.-
    Si volta da ciascuna parte per incitare i bambini a presentarsi e questi mi guardano con gli occhioni lucidi e dei sorrisi timidi sulle labbra facendo ciao con la mano mentre mi abbasso verso di loro per salutarli a mia volta.

    -Lui invece è Blanket,ma per il momento non avrà bisogno delle sue cure.-
    Il più piccolo di casa è concentrato sulla degustazione del proprio pollice e mi guarda con occhi inquisitori,quasi volesse assicurarsi che l'estranea appena arrivata possa essere affidabile per i fratelli. Ha l'aria da piccolo boss ed il nome da bambolotto,è adorabile.

    -Mi hanno parlato molto bene di lei,so che è molto professionale e seria,per questo l'ho contattata,spero di non averle creato troppi problemi con il trasferimento.-
    -Assolutamente,altrimenti non avrei accettato signor Jackson.-

    Mi guarda da dietro le lenti ma non riesco a capire che tipo di occhiata sia,odio quando la gente non si toglie gli occhiali scuri mentre mi parla, ma non posso certo lamentarmi. Prince intanto si è fatto avanti e mi gira intorno mentre la sorellina con gli occhi azzurri rimane nascosta dietro il pantalone di velluto del papà che le accarezza la testa incitandola a raggiungere il fratello.

    -Paris,lo sai che Madleine viene da New York?-
    -Davvero?-
    -Assolutamente sì signorina,ti piace New York?-

    -Si!-
    -Oh,ho tante foto da farti vedere allora...-
    La sua esclamazione di contentezza è alta come il verso festoso di un cucciolo ed il ghiaccio è rotto. Anche Prince si interessa della mia città natale,subito dopo,per non rimanere indietro rispetto alla sorella e il signor Jackson pare soddisfatto dimostrandosi sempre molto premuroso. Quando la tata (che mi pare di aver capito si chiami Grace) li porta a fare colazione rimango sola con lo stesso uomo di cui ho letto le cose più svariate solo poche ore prima.

    -E' la prima volta che insegno a bambini così piccoli Signor Jackson,mi pare di averlo specificato nella mia lettera di risposta.-

    -Sì lo so,ma lei è la migliore sulla piazza e sono convinto che farà un ottimo lavoro con i bambini. Paris è al suo primo anno,Prince ha avuto un'insegnante l'anno scorso ma ha deciso di lasciare il posto giusto un mese fa.-
    Lo dice abbassando leggermente la voce e capisco che questo abbandono ha a che fare con il caos degli ultimi mesi.

    -Capisco.-

    -L'unica cosa che le chiedo è di essere più discreta che mai in questo incarico. Immagino che sappia della mia...situazione attuale e non voglio che i miei figli,per quanto possibile,ne risentano.-

    -Assolutamente.Può stare tranquillo che non succederà niente di spiacevole.-

    -Grazie.-
    Il tono è talmente profondo che mi sento subito caricata dal peso dell'affermazione che ho appena fatto. Non era un grazie di circostanza il suo,o quello di una persona bene educata.Era un ringraziamento sincero,di qualcuno che si fida delle parole che gli sono state appena dette.
    Sorrido e ringrazio a mia volta abbassando lo sguardo dal punto dove presumo ci siano i suoi occhi dietro la nero delle lenti, improvvisamente imbarazzata dall'intimità che quella semplice parola ha creato.

    -Se per lei va bene potrà cominciare questo stesso lunedì,o quando le è più comodo,in modo che abbia il tempo di organizzarsi con le sue cose e la famiglia.-

    -Mi farò spedire le valigie da New York oggi stesso,le avevo già preparate nel caso il colloquio fosse andato bene.-

    -Perfetto allora la farò subito accompagnare in camera in modo che possa riposarsi ed ambientarsi questo fine settimana.-

    La sua gentilezza mi stupisce.Non che tutti i Vips siano cafoni ma di solito hanno i modi spicci di chi tratta con...la servitù.Ma il signor Jackson ha fatto l'en plein di sorprese oggi:niente bambini col chador,niente maniere sgarbate o da pazzoide,nessuna pretesa fuori dal normale. Sembra così...

    -Ah,Miss Swain,per favore,vorrei che mi chiamasse Michael e non Signor Jackson.-
    Nel dirlo,si toglie gli occhiali e incontro gli occhi più tristi,dolci,profondi e sognanti che abbia mai visto in 36 anni. Capisco subito.

    Innocente. La mia sentenza è assolutamente,del tutto innocente.



    A volte penso che se qualcuno mettesse le mani su questo taccuino comincerebbero lotte sanguinosissime nelle testate dei tabloid. "Il diario segreto di Wacko Jacko:confessioni inconfessabili del terribile re del pop."
    E' pericoloso,lo so. Ma non so nemmeno davvero perchè scrivo. Forse perchè vorrei avere un confidente,forse perchè mi piacerebbe che qualcuno leggesse i miei pensieri e riuscisse a capire come mi sento. Ma riuscirebbero davvero a capire? Quanti potrebbero avere un'idea,anche vaga,di come possa essere vivere come un fenomeno da baraccone,essere idolatrato,odiato,venerato e accusato allo stesso tempo? Pochi. E se lo sapessero chi vorrebbe fare a cambio con la mia,di vita?
    Nessuno.
    Oggi il tempo sembrava rispecchiare le mie sensazioni. E' stata una di quelle giornate invernali con il sole alto,che ferisce gli occhi ma rende il freddo ancora più pungente. E' proprio così che mi sento,all'apparenza ho la situazione sotto controllo,il viso rilassato,il sorriso pronto ma distrutto dentro. Se qualcuno potesse fare un solo passo nel gelo che mi attanaglia il cuore rimarrebbe bruciato.
    Comunque,è arrivata la nuova insegnante di Prince e Paris.
    E' una donna...strana,come deve essere strano il miscuglio di sangue che le scorre nelle vene. Ha lunghi,lisci capelli neri e lucidi come le orientali ed occhi allungati che si chiudono come quelli delle tigri,dei puma o dei leopardi,con le palpebre pigre e lente sopra due iridi di un nocciola intenso che le donano uno sguardo accattivante,quasi lascivo. La bocca è piccola ma carnosa,ben disegnata, con una piega un pò imbronciata, mentre la pelle ha un tono ambrato,mi ricorda il colore caldo dello zucchero di canna. Dalle poche battute che ci siamo scambiati sembra molto intelligente o per lo meno pronta di spirito e a Prince e Paris pare piacere, per il momento credo che sia questo l'importante.
    AppleHead



    Edited by Valtesse ~ - 13/8/2010, 18:33
     
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    » Capitolo 3




    ( Whisper three words and I'll come runnin' )
    Y.A.N.A





    -Sì.No.Nooo.Sì.Sì,sì,ok.No,proprio no.-
    No,non sono scema,ero semplicemente al telefono con mia madre per il sacro rituale delle raccomandazioni al quale mi sottopone ogni volta che accetto un nuovo lavoro. La lista,che annovera una ventina di voci generali e cinque/dieci inventate ad hoc per ogni occasione,comprende anche punti imbarazzanti come: "non andare a letto col capo" , "ricordati che i soldi non comprano tutto" e persino " mi raccomando copriti bene quando esci di casa" che immagino sia un retaggio di quando avevo 12 anni e venivo spedita a prendere mio fratello alla scuola materna cinque isolati più in là.
    Credo che non si sia mai risoluta del fatto che ormai sono una donna e che non ho bisogno di sentirmi dire di non fidarmi degli sconosciuti per non farlo,ma l'ho sempre giustificata con la motivazione che avendomi cresciuta come unico genitore ha dovuto in qualche modo supplire alla razione di ramanzine che sarebbero spettate al papà.
    Il genitore unico è sempre iper tutto verso il figlio: iper apprensivo,iper protettivo,iper rompipalle... raramente riesce a mettere pace alla propria naturale voglia di rimpiazzare la mancanza dell'altra figura.
    I piccoli Jackson rientrano nella categoria a pieno titolo. Non mi sono fatta molte domande a riguardo della loro madre e del come siano venuti al mondo ma piuttosto mi sono chiesta:è Jackson all'altezza di questo ruolo?
    Oggi è il giorno buono per cominciare a scoprirlo.

    Avvolta dai miei ragionevoli dubbi ho iniziato la mia seconda mattinata a Neverland con una doccia ed una colazione sostanziosa insieme alla tata che avevo visto giusto ieri. A Grace piace chiacchierare,ma proprio tanto. Unica donna in una casa che sembra tanto grande quanto vuota, mi ha confidato che di tanto in tanto avrebbe voglia di farsi una sacrosanta seduta di chiacchiera tra ragazze ma certo non può chiedere a Jackson di invitare le amiche per il tè, per cui è stata più che felice che abbia messo piede lì dentro dove oltre alle diffidenti cameriere venezuelane, nessuna donna è abbastanza presente da instaurare un qualche rapporto di amicizia.
    Qualche minuto dopo è arrivato Jackson.
    Pigiama di seta con fantasia di orsetti (!?) calzini bianchi doppio strato e occhiali da sole. Ora,al di là del fatto che sto cominciando a credere che ci dorma con queste benedette lenti scure, vorrei proprio sapere chi produce pigiami di seta con orsetti sopra...

    -Buongiorno.-
    La sua voce è una carezza come ricordavo,ma il saluto è rivolto a me più che a Grace che già sta spupazzando il piccolo Blanket preso dalle sue braccia. Sembra che si sia occupato lui stesso di svegliare tutti e tre i bambini.

    -Buongiorno a lei...emh,buongiorno Michael.-
    Non sono abituata a chiamare il "capo" per nome anzi, mi da anche un pò fastidio,è veramente poco professionale. Aggiungo un sorriso imbarazzato e le sue labbra si tendono verso l'alto.
    Paris intanto mi vede e viene incontro per chiedermi delle foto di New York che avevo portato di sotto dalla mia stanza in previsione di mostrargliele. L'ho presa sulle ginocchia mentre Prince si arrampicava sullo sgabello a fianco per assistere a sua volta alla visita della grande mela per via polaroid.

    -Bambini,ci vediamo questa sera,oggi sarò occupato tutto il giorno. Fate i bravi.-
    Si avvicina ad ognuno e gli posa le labbra sulla fronte mentre loro lo abbracciano con uno slancio spontaneo. Persino il più piccolo prova a farfugliare qualcosa mentre gli restituisce un più che umido bacio sulla guancia,non posso fare a meno di sorridere e di stupirmi per la dolcezza di questa scena mentre lui esce dalla porta dalla quale era apparso solo qualche minuto prima.

    ***



    La visita guidata di New York foto per foto mi ha tenuta occupata per ben due ore insieme ai bambini. Interessante vedere quanto siano curiosi e svegli per la loro età,credo che mi divertirò parecchio ad essere la loro insegnante. Checchè se ne dica,non tutti siamo dotati delle stesse potenzialità intellettive,mi dispiace ma non è così. Esistono diversi..." tipi di cervello",questo sì,ma non tutti hanno le stesse dotazioni di serie. E' come in una scuderia:ci sono i campioni da corsa,i purosangue,i semplici cavalli da passeggio e pure i brocchi.
    Non mi piace catalogare e discriminare,ma non posso negare che avere a che fare con purosangue e campioni da corsa dia una gran soddisfazione.
    Comunque,una volta richiusa la scatola delle foto hanno insistito per portarmi a fare un giro nella casa,in modo da vedere tutti i posti che mi erano ovviamente sfuggiti ieri ,ma soprattutto l'immensa sala piena di giocattoli vicina alle loro camere da letto.
    E' lì che Grace ci ha ripescato tre ore dopo,immersi in un appassionante match di Indovina Chi Disney,proprio quando Prince stava per indovinare il mio losco Jafar.


    -E' ora di andare a pranzo bambini.Madleine,tu vieni con noi?-
    -Vi raggiungo più tardi,non ho molta fame per il momento.-

    No infatti,ma a dire la verità avevo tutte le intenzioni di farmi una passeggiata nell'immenso parco che circonda la villa e che non ho potuto fare a meno di ammirare da ogni finestra della casa durante il giro di prima.
    Per una newyorkese come me,la cui massima aspirazione salutistica è quella di arrivare a Central Park per respirare un pò di aria degna di chiamarsi tale,del verde come quello del ranch costituisce un richiamo irresistibile. E così,dopo essermi coperta bene come raccomandava la mamma, mi sono data all'esplorazione dei prati circostanti la grande villa. Senza esagerare,sembrava di essere in un sogno.Uno di quei sogni di bambina,morbidi e nebulosi,dove ci sono un sacco di giostre,piscine in cui tuffarsi,fiori coloratissimi, cespugli a forma di animale dietro a cui nascondersi e....scimmie.
    No un attimo,scimmie? Assottigliato lo sguardo quel tanto che bastava per essere sicura di non prendere un abbaglio mi sono resa conto che quel quadrupede a meno di dieci metri da me non era un viziato cane da vip con una strana acconciatura bensì un qualche primate.
    Madre de Dios!Cosa ci fa una scimmia in mezzo ad un parco giochi a Los Angeles?
    Non faccio in tempo a chiedermelo che questa prende ad avanzare verso di me velocemente,nemmeno avesse fiutato il fatto che non ho una particolare simpatia per gli animali.
    Le scimmie mordono? Sono feroci? Trasmettono malattie?
    Nel dubbio che i miei studi umanistici non possono fugare, decido per una ritirata di prim'ordine, ma l'unico posto utile per salvarmi è una diamine di grossa quercia alle mie spalle. Rendiamoci conto che io non ho mai nemmeno provato a salire su un albero e adesso mi si para davanti questo gigante centenario che sembra dirmi:" Vuoi salvare il deretano dalla scimmia? Allora salta e sbrigati!"
    Ok,messaggio ricevuto,uno due e....
    Tre!
    Qualcosa si strappa,qualcos'altro si sfila e sento la corteccia grattarmi dolorosamente i palmi delle mani.
    Riesco a salire a fatica e appollaiarmi sopra un grosso ramo mentre sento l'animale gridare indispettito(sicuramente qualche parolaccia nella sua lingua)verso di me che gentilmente gli porgo il dito medio.
    Mai errore fu più grosso. Queste scimmie di oggi sembrano un pò troppo pratiche di linguaggi umani,tanto che,dopo aver lanciato un ulteriore grido di battaglia la vedo cominciare a salire con tutta l'agilità che l'evoluzione ha tolto a me e lasciato a lei.
    A quel punto,solo a quel punto,l'adrenalina maledetta mi convince a fare una delle cose che mai avrei pensato di dover fare nella vita.

    -Qualcuno mi salviiiiiiiii-
    Il grido la impietrisce per un attimo ma poi la fa ripartire ancora più velocemente,costringendomi a salire su un altro ramo traballante più in alto. Mentre la mia mente,finite quelle conosciute,inventa nuove fantasiose imprecazioni,cerco di staccare un pezzo di legno da usare come disperato corpo contundente contro la bestia.


    -Hey! Cosa ci fa lassù!-
    -Non lo vedi? Sto cercando di imparare a volare! Ma che domande sono,aiutami a togliere questa scimmia maledetta dalle calcagna!-

    Non riesco a capire chi sia arrivato in mio soccorso, ma non mi interessa più di tanto. Da sotto i rami fitti di foglie sento che qualcuno sta salendo a sua volta sull'albero mentre la scimmia grida tutta la sua beffarda cattiveria contro di me.
    Presa tra due fuochi però è costretta ad una momentanea ritirata strategica su un ramo vicino lasciandomi modo di vedere chi sia il mio provvidenziale salvatore.

    -Tutto bene?-
    Poteva essere un inserviente? Un giardiniere o qualcosa di simile...ovviamente no,è il signor Jackson che mi fissa tra il molto divertito e il vagamente preoccupato.

    -Bene,sì bene,mi scusi se prima...-
    Lo vedo salire fino al mio ramo con agilità sorprendente,se avessi solo la metà delle sue capacità gli sarei corsa dietro a quella bestiaccia,altrochè. Dietro la sua spalla,a qualche verde metro di distanza,la scimmia ci fissa programmando la prossima mossa mentre io,molto preoccupata,non posso fare a meno di nascondermi il più possibile dietro di lui,sono convinta di essere il suo unico obbiettivo.

    -Cosa ci fa quella lì?-
    Chiedo con voce spezzata mentre lo sento esplodere in una risata cristallina.

    -E' una scimmia del mio zoo,deve essere scappata dalla gabbia,ogni tanto capita.-
    Ah,c'è anche uno zoo qui. Forse avrei fatto meglio a farmi dare una piantina del posto ed una bussola prima di partire in esplorazione,se è abbastanza grande da contenere anche uno zoo deve essere veramente enorme.
    Due minuti dopo,mentre lui ancora ride ed io e la scimmia ancora ci guardiamo in cagnesco arrivano veramente due inservienti che,con un laccio al collo,la fanno scendere alla svelta profondendosi in mille scuse.

    -E adesso che si fa? Vengono a prendere anche noi?-
    Chiedo ingenuamente procurandogli un'altra risata che mi fa sentire profondamente stupida.

    -Scendiamo da soli,no?-
    Si certo,la prossima volta che rinasco scoiattolo.
    Avrei voluto dirglielo,ma ho pensato che giocarmi il posto il primo giorno di lavoro non fosse una cosa così intelligente per cui mi sono limitata a fissarlo con le sopracciglia che si alzavano inesorabilmente verso l'alto.

    -E' facile,mi arrampico sempre sugli alberi quando posso,la aiuto io.-
    Siccome fidarmi pareva l'unica opzione possibile,non mi è restato che seguire alla lettera tutte le sue indicazioni su come mettere le mani e dove mettere i piedi per riguadagnare la cara e rassicurante terra. Alla fine,con qualche graffio e parecchi strilli odiosi che mio mal grado non sono riuscita a trattenere,ho sentito i miei piedi saldi sul terreno.

    -Grazie.-
    -Di niente...-
    -Come ha...hai fatto a sentirmi?-
    -La finestra del mio studio è proprio lì. E comunque credo che l’ abbiano sentita anche parecchio più giù,ecco perchè sono arrivati gli inservienti.Ne ha di voce Madleine!-


    Salvata da Michael Jackson,questa è bella. Rimango impietrita a guardarlo mentre mi accorgo di avere indosso soltanto una scarpa e che lo strappo di prima è posizionato proprio al centro della gamba destra.Addio pantaloni pagati una fortuna. Zoppicante per la mancanza del tacco mi chino a recuperare almeno un pò di dignità.

    -Mi dispiace averti disturbato,la prossima volta...starò zitta.-
    -Non mi pare una grande idea questa,le scimmie sanno essere parecchio dispettose sa.-

    Il mio sguardo successivo a quella notiza gli procura un'altra risata fragorosa che gli fa portare la mano davanti alla bocca in un gesto quasi infantile. Che uomo strano,sembra padrone della situazione ma allo stesso tempo lo vedo tentennare nelle espressioni e nei modi di fare,pare così...timido.

    -Ok,allora credo che da oggi preferirò passare il tempo dentro casa.-
    -Madleine,lei ha mangiato?-
    -No.-
    -Nemmeno io,le andrebbe di farmi compagnia?-

    Stop. Frenate gli entusiasmi e le risatine.
    Questa è una domanda che non mi sarei mai aspettata. Non da lui,non il primo giorno di lavoro. Durante gli anni ho imparato a decifrare non solo il linguaggio degli uomini,ma soprattutto il linguaggio degli uomini datori di lavoro e la parafrasi di una domanda del genere nel mio campo è generalmente una sola:" Le andrebbe di farsi dare una sbattuta dopo il pranzo?" Scusate se sono spiccia e cruda,ma è così e quando i giri di parole non servono odio metterceli.
    Giuro che ho provato anche ad essere meno maliziosa e per tutta risposta,un'unica vergognosa volta,mi sono ritrovata le mani del suddetto addosso ancora prima di arrivare al dessert.

    -Mi dispiace ma devo ancora finire di mettere apposto le mie cose.-
    Rispondo secca,forse troppo e allora lo vedo lanciarmi un lungo sguardo dapprima perplesso e poi,d'un tratto,illuminato dalla scintilla della consapevolezza sul perchè di quella mia risposta. Sembra contrariato e lo vedo aggrottare le sopracciglia prima salutarmi in modo formale ed andarsene.
    Forse ho sbagliato,forse mi sono anche giocata la sua simpatia,ma degli uomini non mi fido,non mi fido più da tempo.

    ***



    Sgradevole incidente apparte,il resto della giornata è passato liscio come l'olio mentre ho cercato di approfondire ancora di più la conoscenza con i bambini. Che Dio li benedica,sono due angeli,non ho mai conosciuto figli di vip talmente bene educati,gentili e disponibili. Paris ci ha tenuto a farmi vedere qualche video del suo papà;sta entrando nel periodo in cui tutte le bimbe si innamorano del proprio genitore e lo vedono come la personificazione della perfezione mentre Prince,potenziale futuro cineasta in erba,ci ha tenuto a discutere con me di Guerre Stellari,Edward Mani di Forbice ed Harry Potter. Quando ho lasciato che Grace li portasse tutti a letto erano ormai le dieci ed io sentivo il richiamo impellente di una doccia calda.
    Il momento della doccia serale è uno dei mie preferiti. L'acqua che scorre addosso allenta ogni tensione e mi permette di lasciar fluire i pensieri liberamente. Per me è come avere la possibilità di mettere apposto i cassetti della mente,ordinare impressioni e sensazioni senza fatica. Questa sera è rimasto fuori soltanto l'imprevisto,strano episodio dell'invito a pranzo e della successiva espressione del signor Jackson. L'ho poggiato su una stampella e sono rimasta un pò a guardarlo senza sapere dove riporlo,come un vestito troppo strambo per essere messo tra quelli di tutti i giorni ma anche troppo interessante per essere buttato. Per il momento lo lascerò lì,domani deciderò che farne.




    Mi piace osservare molto più di quanto pensi la gente.
    E' forse una delle attività che preferisco. Nel mio silenzio,cerco sempre di afferrare quello sguardo in più che mi permette di capire a fondo una persona. Non sono distaccato dal mondo,non lo sono mai stato,anzi. Proprio il mio disperato desiderio di farne parte in modo normale mi rende così attento ad ogni segno proveniente da coloro che ci sono dentro.
    Ormai non me ne frega nulla di vedere il sorriso abbagliante di un discografico quando mi dice che la mia canzone sarà un successo,oppure quello un pò inquietante del giornalista, che mi assicura che farà un pezzo talmente bello da far cambiare idea alla gente assuefatta a troppo veleno per apprezzare la verità.
    Delle poche persone che sono fisse in questa casa mi piacerebbe carpire i segreti,se potessi i pensieri. Ecco perchè mi sento attratto da Madleine. E' linfa nuova per me,con una vita tutta sua alle spalle di cui vorrei sapere qualcosa,di cui vorrei sentire i racconti e provare ad immaginare per un attimo,come possa essere avere un'altra faccia,un altro nome.
    Oggi è successo un fatto strano che mi ha distratto per un pò dalle dolorose trafile quotidiane ed ho sperato che quel breve divertimento si sarebbe potuto protrarre ancora per un pò con qualche chiacchiera a pranzo. Avrei davvero gradito un'altra boccata d'aria e invece mi sono sentito rispondere una scusa nemmeno troppo articolata ,ma dichiaratamente finta, per mettere un freno alle intenzioni che non ho mai avuto.
    Mi ha ferito.
    La gente è talmente morbosa riguardo al sesso che lo vede anche dove non c'è. Sesso,sesso,in ogni sorriso ,in ogni parola detta con un certo tono,in ogni sguardo più lungo del solito.
    E' per colpa di questo che adesso sono di nuovo nei guai. Se per un attimo riuscissero a vedere l'innocenza dell'amore come faccio io magari la smetterebbero di puntarmi il dito contro e farebbero un sorriso sincero in più.
    Utopia? Chissà,in fondo oltre ad un osservatore sono anche un inguaribile sognatore.

    AppleHead




    » Capitolo 4



    ( the name game )






    P
    rimo giorno di scuola per i piccoli Jackson. La mattina è toccata a Prince,il pomeriggio a Paris che pur avendo appena iniziato pare avere già qualche nozione dell'alfabeto e della lettura. Non mi sbagliavo,sono entrambi molto intelligenti ma soprattutto sembrano parecchio interessati ad imparare e la cosa mi esalta.
    La verità è che adoro i bambini piccoli,certamente più dei ragazzini di dieci,dodici anni che già cominciano a fare i conti con le avversità della pre adolescenza.A quest'età i loro occhi riflettono la curiosità e la voglia di capire di più del mondo senza il filtro -per la prima volta- dei propri genitori. Tutto è filato liscio e dopo la sua lezione ho riportato anche Paris da Grace che stava giocando con Blanket, mentre Prince guardava i cartoni animati alla tv.

    -Presto saprò leggere meglio di te.-
    Sentenzia la piccola rivolta al fratello che però non sembra molto preoccupato dell'affronto e continua a guardare ipnotizzato il cartone.
    Blanket invece,accortosi della mia presenza, mi viene incontro con passo traballante e mi si attacca alla gamba con le piccole mani paffute rivolgendomi un lungo gorgheggio che riempie la sala. Mi ricorda un pò il mio Peter qualche anno fa,ha gli stessi occhioni scuri.

    -Blanket!-
    Gli sorrido prendendolo in braccio, lui mi fissa per un lungo istante indeciso sul da farsi ,poi tuffa entrambe le mani tra i miei capelli con un grido entusiasta. Grace si avvicina ridendo.

    -Oh no,ha una mania per i capelli lunghi,ormai non ti si scollerà più...
    Blanket,ti piacciono i capelli di Madleine?-

    Un altro cantilenante grido che entrambe prendiamo per un sì ci fa sorridere mentre mi acciuffa le ciocche e le spettina tra le mani e tirandole avanti agli occhi.

    -Dice qualche parola?-
    -Papà...Eis,che sarei io, e acqua .Però sta imparando in fretta,credo che tra qualche mese ci toccherà sentire un sacco di chiacchiere.-
    -Blanket,sai come mi chiamo io? Madleine....M a d l e i n e...-

    Gli occhioni scuri del bambino mi guardano da dietro l'intrico di capelli mentre Grace lo incoraggia a pronunciare il mio nome accarezzandogli la testa. Ci pensa per un pò continuando a passarsi tra le mani le ciocche e fissandomi ,la piccola bocca a cuore sembra impastare le lettere per prepararle ad uscire.

    -Mad le ine...provaci Blanket-
    -Maa...Na...na.Nanaaa. Naa na!-

    Esclama ridendo in modo contagioso, contento di avermi ribattezzato con quel nuovo nomignolo.

    -Credo che Nana gli rimanga più facile...-
    Mi dice Grace ridacchiando a sua volta mentre quelle due sillabe rimbalzano per la stanza arrivando alle orecchie di Prince e Paris che si voltano improvvisamente interessati.

    -Siii Nana! Nana è più bello di Madleine!-
    "Nana,come quella di Emile Zola" penso subito agganciando il nome alla mia passione letteraria. Certo non mi fa onore,ma questa donna sola che conosce come unico amore quello di suo figlio in un certo qual senso mi rispecchia tristemente.
    Ormai nella sala è tutta una cantilena di "Na na" e quando entra Jackson rimane per un attimo stupito di quello strano concerto.

    -Che succede qui?-
    Ha il volto cupo e lo sguardo rassegnato,ma non appena i figli gli si gettano letteralmente addosso sorride e l'espressione si ammorbidisce assumendo una piega tenera,gentile.
    Blanket scalpita per andargli subito in braccio e lui tende le mani verso di me.

    -Sono stata ribattezzata.-
    -Oh sì,adesso il suo nome è Nana.-

    Mi fa subito eco Grace.
    Jackson mi osserva con un'intensità imbarazzante e per la prima volta desidero che si riinfili quei dannati occhiali che porta sempre,non sono in grado di sostenere il suo sguardo,soprattutto dopo l'accaduto del giorno precedente. Cerco di mettermi apposto i capelli come meglio posso più per superare l'impaccio che per una reale necessità mentre lui solleva il bambino dalle mie braccia e lo stringe tra le proprie.

    -E' carino,Nana.-
    Sì,sarebbe carino anche se la smettesse di fissarmi signor Jackson.
    Non è colpa mia,giuro.Con gli uomini ho sempre avuto un rapporto conflittuale,li ho sempre considerati delle mine vacanti,capaci solo a far disastri e far del male alle donne,non mi fido.E' la vita che me l'ha dimostrato. Ha cominciato mio padre abbandonando me,mio fratello e mia madre quando non avevo ancora 10 anni. Se ne è uscito un giorno di casa senza dire una parola e non è tornato più. Avete presente quelle vignette umoristiche sul giornale:"Cara esco a comprare le sigarette..." detto da un tipo con cappotto,cappello e la valigia in mano? Ecco,accadono veramente. Da lì qualcosa dentro di me si è chiuso e benchè abbia provato con tutte le mie forze a ragionarci sopra e perdonare, il nodo non si è mai,mai sciolto e nemmeno allentato.
    Poi ci sono stati i ragazzi durante l'adolescenza e la gioventù. Niente di disastroso ma nemmeno niente di abbastanza positivo da farmi credere di nuovo nell'altro sesso fino a quando non è arrivato Carlos e la mia vita è cambiata. Bello da mozzare il fiato,alto,scuro,due occhi neri come carbone e ardenti di passione.Faceva il cameriere in un ristorante di Cape Coral,in Florida.
    Non guardatemi così,lo so che non sembro tipo da "colpi di testa in vacanza" ma me ne innamorai perdutamente e senza speranza a prima vista.
    ll colpo di fulmine è realtà,esiste ve lo assicuro...peccato che, come tutti i bravi fulmini che colpiscono qualcosa, lasci anche lui un mucchietto di cenere e tanta puzza di bruciato intorno.
    Passai i due mesi più belli dei miei 32 anni con lui, dimentica del mondo e di qualsiasi altra cosa sensata per la quale avevo tanto faticato nella mia vita. Ci amavamo,o per lo meno lo amavo,nient'altro aveva importanza,nemmeno il naufragio del mio buon senso.
    Ero pasta frolla tra le sue mani,docile e malleabile e Carlos doveva solo decidere se farne un bel biscotto,una crostata o qualsiasi altra cosa che la sua fantasia gli avesse suggerito perchè tanto gli avrei concesso tutto.
    E così si sbizzarrì a tirarmi,impastarmi,aggiungere ingredienti e spezie fino a quando non diventai il suo dolce prefetto,quello che soddisfava ogni suo capriccio o desiderio e a quel punto,perfetta nella mia nuova forma,mi mise in forno...e lì mi dimenticò.
    Da un giorno all'altro mi disse di dover tornare a Porto Rico dalla sua famiglia e che probabilmente ci sarebbe restato. I miei occhi pieni di lacrime non lo smossero nemmeno di un millimetro e nemmeno le suppliche di venire via con me a New York,dove avrei potuto fargli guadagnare molto di più di un posto da cameriere servirono a nulla.
    Tornai a casa col cuore in mille briciole ed una sorpresa,ero incinta.
    Ora ditemi,vi sembra tanto strano che abbia voluto mettere uno spesso muro tra me e i portatori del cromosoma Y ?

    ***






    Quando Jackson ha deciso di portarsi via i bambini per vedere un film con loro era ormai ora di cena. Mi piace mangiare sola ma le chiacchiere di Grace mi interessano perchè mi aiutano a ricostruire l'immenso puzzle di questa casa. Essendo estranea alle dinamiche gossippare di Jackson,so ben poco di tutto quello che ha riguardato la sua vita prima del processo e per questo non mi sono fatta mancare una pizza ed una birra con la super informata tata .
    Grace-la quale è davvero affezionata ai bambini (e credo anche un bel pò cotta di Jackson)- mi ha raccontato per filo e per segno le cose importanti della sua vita da quando nel 1991 ne è diventata dapprima segretaria e poi persona di fiducia,tanto da affidarle i suoi figli dopo il divorzio con Debbie Rowe.
    Nel complesso niente di tutte le numerose vicende mi ha stupito particolarmente,per quanto ne dicano i giornali la sua storia è molto meno scandalosa di parecchie altre alle quali ho assistito negli anni di servizio ai piani alti dell'olimpo Vip e proprio non capisco il perchè di tutta questa risonanza soltanto perchè si tratta di Michael Jackson.
    Aggiornata e sazia mi sono concessa un'altra oretta di relax e le ho raccontato un pò della mia vita prima che lei mi salutasse dicendosi parecchio stanca. Posso crederci,avere a che fare con tre bambini tutto il giorno è un lavoro niente male.



    In attesa che il sonno bussasse anche alla mia porta ho deciso di rimanermene ancora un pò in cucina e bere qualcosa di caldo mentre la tv accesa alla mie spalle annunciava un video di Michael Jackson.
    Il mio attuale datore di lavoro (lo stesso con il pigiama di seta fantasia orsetti) se ne stava inguainato in un completo rosso con pantaloni di pelle camicia e giacca in tinta all'interno di una sala da ballo piena di tendine luccicanti e squinzie con il bacino sciolto, a cantare di una certa Susie dalle intenzioni poco amichevoli. Non so se fosse la tisana che stavo sorseggiando o altro,ma ho cominciato improvvisamente a sentire caldo.
    Ve lo confesso....non ho mai visto niente di più...di più...non trovo la parola...
    Come dite?
    ...Arrapante?
    Bè,cercavo qualcosa di più raffinato ma non c'è dubbio che arrapante sia molto icastico.

    -Passano un mio video? Strano di questi tempi.-
    Con l'identica espressione ebete con la quale stavo osservando la tv mi giro verso la voce che ora sento provenire anche dalle mie spalle oltre che di fronte. Jackson,al quale piace apparire come un fantasma senza fare il minimo rumore,sposta lo sguardo dallo schermo a me e poi alla tazza fumante di tisana che tengo stretta tra le mani.

    -Roba forte stasera...-
    Tenta una battuta notando che ho qualche difficoltà ad aprire bocca e subito mi scuoto cercando di recuperare la lucidità sommersa dagli ormoni agitati.

    -Bè,ma prima ho bevuto una birra.-
    Oh cielo,sembra che debba giustificarmi di ciò che sto bevendo,come mi vengono in mente queste risposte?
    Mi guarda accennando un sorriso divertito e si avvicina per verificare di cosa si tratti.

    -Camomilla?-
    -No,malva e melissa.-

    Questi gli ingredienti,o almeno lo erano, prima che il suo video li trasformasse in Vin Brulè.
    Continuo a guardarlo cercando di cavarmi dalla testa le immagini di lui avvinghiato alla ballerina e di focalizzarmi sulla sua normalità attuale,quella di un uomo con il viso stanco,i capelli un pò arruffati e una strana misteriosa luce negli occhi.

    -Non sembra un gran che saporito.-
    -Non lo è,ma è...rassicurante,bevo sempre qualcosa di caldo la sera.-

    Non risponde e si dirige verso il frigorifero per prendere quello che ha tutta l'aria di essere del succo d'arancia poi mi si piazza davanti con un grosso bicchiere, lo riempie in silenzio.

    -Spero di non averl...ti disturbato,pensavo che fossi andato a dormire come tutti gli altri.-
    Dargli del tu,come lui ha voluto,mi crea ancora grossi problemi.

    -Non dormo mai prima delle due a dire il vero. Per cui mancano...circa tre ore.
    Sono stato al telefono con gli avvocati fino ad ora,ho la bocca asciutta e amara.-

    Mentre lo dice gli leggo una scintilla di repulsione nello sguardo e mi rendo conto che deve essere dura in una maniera che nemmeno posso immaginare per lui.E' la seconda volta che gli scagliano contro l'accusa più infamante che possa esistere.

    -Allora forse sì,l'aranciata è meglio in questi casi.-
    Mi sorride e si porta il bicchiere alle labbra.

    -E lei come mai non dorme Madleine? I miei figli non l'hanno stancata abbastanza oggi?-
    -Sono due angeli,sul serio,li ha educati in maniera eccezionale.-
    -Grazie.-
    -Comunque no,la sera mi piace stare alzata quando tutti gli altri dormono.Di solito leggo o guardo un film o semplicemente penso.-
    -La prossima volta allora potrà venire a vedere il film con noi. Blanket ha chiamato "Nana" tutto il tempo,è entusiasta di questa nuova parola.-

    Mi viene da ridere pensando al piccolo Jackson che disturba la visione con la sua voce squillante.
    -Nessuno ha mai diminuito Madleine con Nana.Sono stata Maddy,Lena per mia madre,ma Nana mai.-
    -Ha un suono dolce,e poi è il cagnone di Peter Pan,il cartone della disney,ce l'ha presente?-

    Esclama con un filo di entusiasmo in più nella voce.
    A dire il vero mi ci rivedo poco nelle fattezze di un San Bernardo ma il paragone è simpatico e sicuramente più felice della Nana letteraria alla quale avevo pensato.

    -Sì,ce l'ho presente eccome...-
    -Deve essere bello un lavoro come il suo,ha a che fare con bambini e ragazzi tutto il tempo...-
    -Lo amo,ho scelto di educare i bambini quando ero poco più di una ragazzina,certo non mi aspettavo di arrivare così in alto ma quello che ho ottenuto me lo sono guadagnato con fatica,ne sono molto orgogliosa.-

    -Fa bene ad esserlo,la cultura è importante. Io purtroppo ho potuto studiare fino ad un certo punto e proprio per questo voglio renderlo possibile ai miei figli.-
    Certo con un lavoro come il suo,iniziato per di più quando era un bambino,di tempo per studiare deve averne avuto poco ma mi stupisce che dia tutto questo valore all'educazione.Di norma il tipico uomo che si è fatto da sè relega i libri in una classe molto in basso nella scala delle cose importanti,tanto più se il suo successo è dovuto ad un talento innato come quello per la musica.

    -Ti piace leggere?-
    -Lo amo,leggerei di tutto,soprattutto i romanzi storici e le storie fantastiche,se avessi più tempo...-
    -Ma non è mai tardi.-
    -Non lo è,ma se non mi lasciano nemmeno un minuto per respirare non credo che avrò mai la forza di aprire un libro.-

    A quelle parole lo vedo rabbuiarsi e mi sento in colpa per averlo involontariamente portato a pensare al processo. Con lo sguardo basso prende un lungo,faticoso respiro,come se volesse liberarsi di quel peso che gli è di nuovo piombato sul cuore e rivedo la stessa insicurezza che ho colto nel comportamento di ieri,al parco.

    -Finirà. Finirà bene ed avrai il tempo per fare tutto quello che vuoi.-
    Mi guarda con un guizzo di sorpresa e curiosità negli occhi,le mie parole sembrano averlo stupito.
    -Cosa pensa di me Madleine?-
    -Che sei innocente.-
    -Non lo dice solo perchè potrei buttarla fuori da qui all'istante?-
    -No. Ho avuto i miei dubbi,mi sono fatta le mie domande ma ho ricevuto una risposta.-
    -Quando?-

    Chiede corrucciando la fronte,incredulo.
    -Quando ho visto i tuoi occhi,il primo giorno che ci siamo incontrati.-
    Sembra attonito,tanto che penso subito di aver sbagliato a fare quella confessione così,senza pensare alle conseguenze.Forse non dovevo permettermi tutta questa confidenza.
    Quando sto per scusarmi però, mi sorride con una spontaneità disarmante,un sorriso che è meglio di qualunque risposta o ringraziamento e capisco che va bene così.

    -Dovresti portare di meno gli occhiali scuri,dico sul serio.-
    Aggiungo scendendo dallo sgabello e riponendo la tazza nel lavandino prima di avvicinarmi alla porta.

    -Buonanotte adesso e vorrei,se è possibile e non ti da fastidio,che anche tu mi chiamassi solo Madleine senza darmi del lei.-
    -E Nana?-
    -Ma sì,anche Nana andrà bene...-






    Le donne sono eccezionali.
    Sono come scrigni dorati,bellissimi,accattivanti,che ti fanno desiderare soltanto di avere la combinazione giusta per aprirli e scoprire i loro misteriosi tesori.
    E tu sei lì che provi e riprovi le chiavi del mazzo,cercando quella che possa avvicinarsi di più alla forma della serratura,o che possa somigliare,per motivo o per colore, alla balza che abbellisce il chiavistello, fino a quando non senti un piccolo "clack",il suono celestiale che preannuncia l'apertura e le mani prudono per l'eccitazione di aver finalmente trovato la soluzione...
    Pregusti il momento in cui aprirai lo scrigno figurandoti davanti agli occhi una sontuosità che avevi solo immaginato e invece scopri che dentro al primo scrigno ce n'è un altro,ancora più bello e prezioso e sicuramente più invitante del precedente,irresistibile.
    Le donne sono scatole cinesi che solo l'uomo intelligente si sforzerà sempre di esplorare,spinto dalla sua naturale curiosità e dal desiderio di vittoria. Tutte le donne che hanno imperversato nella mia vita erano meravigliosi misteri irrisolti in cui ogni volta mi tuffavo con l'unico desiderio di riemergere con una nuova conquista,un nuovo tassello.
    Amo le donne,le ho sempre amate. Tutte le figure a me più care sono femminili,angeli protettori che si sono prodigati per il mio bene con tanta accanita dedizione da perdere, alla fine, la luminosità delle loro ali...solo allora sono volati via.
    Madleine,dal canto suo,si è rivelata per il nuovo mistero che è. Sembrava figlia indomita della razionalità,posata quanto intelligente e attenta fino a quando mi ha spiazzato questa sera,proprio quando pensavo di essere sulla strada giusta per comprendere qualcosa di più di lei. Mi ha parlato di uno sguardo,di occhi,i miei. Ha detto che sa che sono innocente,che lo ha capito subito, dandomi modo di credere che la deliziosa quanto poetica frase: "Gli occhi sono lo specchio dell'anima" per lei,sia vera. Mi ha spiazzato.
    La conversazione che abbiamo avuto è stata breve ma interessante. Non so perchè,ma sembra che voglia sfuggirmi o starmi il più alla larga possibile anche se mi ha concesso di chiamarla per nome. E' evidente che dovrò cercare ancora una volta la chiave o la combinazione giusta.

    HappleHead


     
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    » Capitolo 5



    ( the Love and Psyche paradox )




    G
    li uomini si suddividono in tre macrocategorie etiliche: I distillati, le birre ed i vini.
    L'uomo distillato,per la stessa natura molto concentrata,elargisce velocemente la sua alta gradazione ubriacando in pochissimo tempo. Non importa che si tratti di un uomo rum,un whisky o un ambrato brandy, la donna che che lo beve si ritrova partita per la tangente ancora prima che si possa rendere conto di quello che le sta succedendo. L'effetto è immediato,sconvolgente. Aimè però,altrettanto velocemente la sua malia svanisce,lasciando mal di testa e una gran sete,oltre a qualche vago ricordo del sapore di quello shortino che solo la sera prima pareva tanto invitante.
    L'uomo birra è il più diffuso della specie. Fresco,frizzante,piacevole,si abbina a tutto o quasi,lo si può bere per sfizio e sarà comunque dissetante abbastanza ma non brucerà mai la gola. Rispetto all'uomo distillato non ubriaca al primo sorso bensì ha il pregio di rendere la testa abbastanza leggera da far sembrare sopportabili i difetti del calzino spagliato perennemente in giro,della tavoletta alzata del water,dei peli lasciati sulla saponetta. Buono per accompagnare i pasti di una vita, va scelto biondo,rosso o doppiomalto a seconda dei gusti...e del fegato.
    Poi c'è l'uomo vino. L'uomo vino è il più raro della specie e proprio questa sua peculiarità è il più ambito dalle donne che,ammirandone la pregevolezza ed il profumo, non ne avvertono tuttavia la pericolosità. Al primo impatto l'uomo vino si dimostra subito accattivante,bello da osservare nella sua veste di un brillante rosso scuro,così diverso dai distillati e dalle birre.
    Una volta che la donna ne afferra un bicchiere poi,si rende subito conto di quanto sia lontano dagli altri. L'uomo vino non è pungente come il distillato nè troppo abboccato come il birra e si diverte ad ammiccare e far sentire tutti i suoi diversi profumi ad ogni giro nel calice. Fruttato,speziato,legnoso...la donna ci casca e vuole assaggiare assolutamente quel fantastico nettare che sembra così promettente.
    Se ne bagna le labbra e subito si accorge di quanto sia corposo e inebriante. Al primo sorso ne carpisce il gusto eccezionale ma sente anche che c'è dell'altro,note nascoste,occultate sapientemente in quell'asciutta morbidezza che non somiglia a nient'altro che abbia assaggiato fino ad allora.
    Ne prende un altro sorso e lo tiene in bocca più del precedente,scopre un altro sapore ancora più inaspettato. Si compiace della meta raggiunta e già le pare di essere una grande intenditrice. Al terzo assaggio la testa comincia a girare ma lui è talmente invitante che è impossibile abbandonarlo proprio adesso che ha deciso di rivelarle anche le sue doti più nascoste e poi, non sarà certo lei a lasciare il bicchiere proprio lì,alla mercè di tutte.
    Al quarto sorso è già troppo tardi ma lei non lo sa.
    Continuerà a berlo fino a quando la giostra nella sua testa girerà talmente forte da farle pensare per la prima volta di scendere ma sarà ormai troppo tardi,il vino l'avrà assuefatta a tal punto da renderle difficile i movimenti.
    Ubriaca si chiederà:"E quando è successo?" Solo allora si renderà conto quanto poteva essere pericoloso quel bellissimo calice rosso. Fregata.

    Jackson è un uomo vino.
    Inequivocabilmente,inconfutabilmente un uomo vino.
    Forse in gioventù è stato un amabile,di quelli più freschi e frizzanti che si accompagnano bene ai dolci e dai quali è più facile staccarsi, ma adesso con l'età,è diventato un Chianti riserva,soave, che ti inumidisce la gola e non ti lascia il sapore in bocca, si fa assaggiare, ma non ti lascia nulla di sè,si fa desiderare, non si concede mai del tutto.
    La specie più pericolosa.
    Come lo so?
    In queste prime due settimane di lavoro ho avuto modo di osservarlo e valutare i suoi movimenti. Con mio grande stupore ha raccolto il consiglio di non portare gli occhiali da sole e -per lo meno in casa- adesso è sempre senza o al massimo lo vedo gironzolare con quelli da vista che essendo per presbidi,gli ingrandiscono ancora di più gli occhi.
    Comincio a pentirmene dato che lo trovo spesso e volentieri guardarmi anche solo per un attimo,come se volesse cogliere qualcosa che gli sfugge e sperasse di farlo in un momento di mia distrazione.

    I nostri rapporti comunque sono abbastanza formali ed il tempo -con mio grande sollievo- non è mai sufficiente da permettergli di approfondirli anche se l'ho visto provare qualche sera a rintracciarmi in cucina o passare per caso nel salottino mio e di Grace dove sono solita guardare un film se alla tv non danno nulla di interessante.
    C'è una strana tensione,come se volesse piazzarmisi sotto e da buon vino persuadermi con l'indubbio fascino del suo profumo. Ma lui non sa che io sono diventata strettamente astemia dai tempi di Carlos,il distillato più letale che madre natura abbia fabbricato.

    -Nana vediamo i video di papà?-
    Quando Jackson non c'è Paris è sempre in giro a chiedere la compagnia di qualcuno per guardare la raccolta di apparizioni e video musicali del padre e mio malgrado tocca anche a me cedere ogni tanto.
    Badate bene,come artista sto imparando a conoscerlo e ad apprezzare il suo straordinario talento,ma mi chiedo come diamine facciano le donne ad osservarlo con occhio critico.
    Oggi la bimba,bontà sua,ha scelto un concerto di qualche anno fa dove il caro paparino mandava in visibilio la folla fasciato da pantaloni di domopak dorato che lasciavano veramente poco all'immaginazione.
    Non ho fatto in tempo ad alzare lo sguardo sopra la cintola che il concerto era già finito.

    -Ti piace papà Nana?-
    Mi chiede facendomi sobbalzare sul divano per la domanda a tradimento.

    -E' molto bravo il tuo papà,molto molto bravo.-
    -Sì e questa sera torna e vuole trovare sua figlia pulita e profumata.Paris andiamo,è ora di fare la doccia.-

    Grace appare dietro di noi e le sorrido mentre la piccola zompetta giù dal divano facendo le boccacce a Prince che è già avvolto dall'accappatoio azzurro con le orecchie da orso.
    Solo allora mi ricordo che Jackson rincaserà questa sera stessa da San Francisco dove si è fermato due giorni per questioni legate al processo. L'idea di rivederlo mi fa correre un brivido lungo la schiena ma soprattutto l'idea di come lo rivedrò mi preoccupa.

    Sarà distrutto? Combattivo? Arrabbiato? Indolente? Sofferente? O forse tutte queste cose insieme?
    Questo strano gioco a nascondino che si è creato tra di noi mi mette in una posizione difficile e traballante. Da una parte vorrei potergli parlare apertamente,magari confortarlo o farlo sfogare,dall'altra il modo in cui mi guarda e il fatto che so che sta cercando di entrare in contatto con me al di là del rapporto lavorativo mi spaventa e mi fa scappare rendendomi impossibile regolare la quantità giusta di confidenza da offrirgli.
    Non so cosa voglia,non so cosa pensi di me ma ho paura. Nel dubbio preferisco negarmi del tutto.





    -Papà!!Papà!!!-
    Un coro di tre voci accoglie l'arrivo di Jackson in casa. Dalla mia stanza sento la vera e propria festa che rappresenta per i bambini il ritorno del loro unico genitore. Mi ricorda un pò quando mia madre partiva per il Messico a trovare i nonni e ritornava qualche giorno dopo,per me e mio fratello era una gioia incredibile rivederla.
    La voce di lui si profonde in mille parole d'affetto,mi sembra di vedere di nuovo la sua espressione ammorbidirsi ai sorrisi dei piccoli.
    In quanto istitutrice (sì lo so,fa tanto Signorina Rottermier ma il titolo ufficiale è questo) non sono tenuta a presentarmi all'appello solo perchè è rincasato il capo e così scelgo di rimanermene ben chiusa in camera a guardare la quindicesima messa in onda di "Titanic". Meglio farsi un piantarello che rischiare un incontro.
    Quando il film finisce è ormai mezzanotte e mezza e cautamente apro la porta della stanza nella speranza di poter sgattaiolare di sotto e mettere qualcosa sotto i denti dato che la cena mi è saltata a causa del rientro anticipato di Jackson.
    Tendo un orecchio fuori,tutto tace.
    Individuare un rumore in una casa così grande non è difficile,soprattutto se la tua camera si trova nel corridoio in comunicazione con il ballatoio del primo piano e sotto affaccia sul grande atrio dell'ingresso,in questo modo le leggi della fisica consentono di sentire anche i bisbigli.
    Apparte il ticchettio degli orologi e quello della pioggia sui vetri nessun suono pare provenire dal piano terra,mi accingo scalza a scendere di sotto.
    La cucina è in ordine,il grosso manichino di una cuoca dalle forme più che generose mi osserva con un mestolo in mano,non capirò mai il gusto di Jackson per questi pupazzoni che affollano la casa,io li trovo inquietanti.
    C'è un tramezzino in frigo,la prima cosa che vedo dato che ho una certa fretta di tornarmene di sopra,andrà benissimo.Lo prendo insieme ad una bottiglia d'acqua e silenziosamente infilo di nuovo la porta ed il corridoio,fino all'atrio.

    -Madleine.-
    Gelo. La voce non è confondibile con nessun'altra,mi giro lentamente e lo vedo. Fermo a pochi centimetri dalla grande finestra che lascia penetrare la luce dal parco, Jackson mi osserva con le mani nelle tasche del pigiama,questa volta senza orsetti.

    -Bentornato.-
    -Grazie,non ti ho vista questa sera.-

    E con questo? Dovevo forse venire a rapporto? Lo guardo mentre si avvicina con gli occhi fissi nei miei,nella mia mente non posso fare a meno di pensare che si tratti di un agguato bello e buono con l'aggravante quindi,di essere premeditato.

    -Non mi sentivo bene.-
    Mento.
    -Adesso va un pò meglio?-
    Guarda il tramezzino che ho in mano e mi viene istintivo nasconderlo dietro alla schiena,come se avessi rubato qualcosa.Cretina che sono,così si renderà conto della balla.

    -Sì,grazie.-
    Mi sorride,un sorriso teso,sofferente. Nella penombra dell'atrio che rende tutte le forme confuse e dai contorni indefiniti la sua tristezza mi si scaglia addosso con la violenza di un flash. Si sta preoccupando di me quando l'angoscia lo sta uccidendo? Sento il cuore tirarmi un calcio e provo improvvisamente una tremenda repulsione per il mio comportamento così asettico.

    -Come mai non dormi?Sarai stanco dopo il viaggio.-
    -Non ce la farei anche se volessi.-

    Mi risponde con voce spezzata,la fronte segnata che rispecchia le mille preoccupazioni in petto.

    -Ma forse sarebbe meglio che ti mettessi a letto per provarci no?-
    Sbuffa e scuote la testa.
    -Credi che la tua tisana...rassicurante,potrebbe aiutarmi?-
    -Può darsi. Vuoi che la prepari?-
    -No. Non ti preoccupare ma,grazie.-

    Il modo in cui ringrazia,anche per le piccole cose,uccide. Come la prima volta che l'ho visto,che ho avuto a che fare con lui,sento sempre un senso di gratitudine profonda in quella parola,non semplice cortesia.
    -E allora cosa posso fare?-
    -Vuoi davvero fare qualcosa?-
    Annuisco,sì,non voglio più sentire fitte al petto come quella di prima.
    -Fammi compagnia.-




    Con mio grande stupore mi porta di sopra. E' la prima volta che entro nella camera da letto di un mio capo,in tutti i sensi. Mi sento minacciata ma lui sembra talmente vulnerabile e pacato che sembrerebbe un'idiozia scappare adesso. La stanza è calda,ordinata,pulita ed ha il suo odore. Al centro della parete più ampia un letto a baldacchino con la trapunta damascata color crema ed il quadro di una natività molto bella sopra. Sui comò laterali una quantità di oggetti che sembrano essere appoggiati lì per caso:cornici con decine di foto,scatole preziose di varie dimensioni,lettere,un carillon,qualche collana,il ciuccio di Banket, un paio di disegni firmati da Prince e Paris ed un libro riverso,aperto a metà.
    Michael si siede e nota che sono interessata alla copertina di quel volumetto.

    -Questo è ciò che intendevo quando ti ho detto che non ho tempo. E' rimasto aperto in quel modo da almeno un mese.-
    -Le Metamorfosi di Apuleio?-
    -Lo conosci? Oh,scusa,domanda futile.-
    -Contiene la favola più assurda che sia mai stata scritta,quella di Amore e Psiche.-
    -E' stupenda.-
    -E' sciocca.-

    Prendo il libro in mano mentre lui mi guarda,faccio un timido passo verso il suo letto e mi siedo talmente sul bordo che rischio subito di scivolare a terra.

    -L'hai letta Michael?-
    -Sì.-
    -Allora riassumimela.-
    -Psiche è una principessa talmente bella da suscitare l'invidia di Venere che per questo le manda Eros con lo scopo di farla invaghire dell'uomo più brutto della terra. Ma Eros,non appena vede la sua bellezza,si innamora di lei e ne fa la sua amante. I due si incontrano ogni notte,al buio. Eros,per non incorrere nell'ira di sua madre Venere le vieta di vederlo e di sapere chi sia il suo innamorato ma una notte Psiche,sotto consiglio delle sorelle,decide di vedere il volto del suo amante e riconosce la bellezza del dio dell'amore che però,in quel momento vola via e non può può proteggerla dall'ira della dea che la punirà costringendola a stare lontana da lui...-

    -Basta così,è a sufficienza.-
    Michael mi guarda e poi osserva il libro che ho chiuso e buttato sopra al letto,per un attimo rivedo gli stessi occhi curiosi di Prince quando attende il mio giudizio sul suo modo di leggere.

    -L'amore è cecità. Psiche non vede la realtà del suo amante. L'amore è irrazionalità. Non sa nemmeno com'è fatto e per lei potrebbe essere anche l'uomo più turpe della terra,ma lo ama. L'amore è la perdita della ragione e quando Psiche si pone le sue giuste domande è condannata a soffrire,a patire le pene dell'inferno,nel senso letterale del termine visto che sarà costretta a scendervi. L'amore è dolore.-
    -L'amore è tutto. E' la forza che spingerà Psiche a superare tutte le prove per ritrovare il suo Eros.-
    -Peccato che siano prove disperate,e che le supererà soltanto con l'aiuto di altri e degli dei. Gli dei Michael...abbiamo Dei capricciosi a cui appellarci noi?-
    -Non credi che possa valerne la pena?-
    -No. sei mai stato innamorato?-
    -Due volte.-
    -Condoglianze.-

    Mi guarda come se fossi un'aliena,forse ho esagerato con l'ultima battuta ma proprio non ho potuto trattenermi. Lentamente recupera il libro dal letto e ne accarezza la copertina come a volerlo consolare del trattamento che gli ho riservato poco fa.

    -E' brutto non credere più nell'amore.-
    -Potrei dirti esattamente la stessa cosa,ma al contrario.-
    -Non penso,non mi pentirei mai di crederci ancora anzi,mi sentirei menomato senza questa fiducia.-

    Lentamente lo vedo avvicinarsi al punto dove sono seduta,i suoi occhi non mi lasciano abbassare lo sguardo,fissi dentro i miei.

    -La mia vita è stata una gara,una competizione continua nella quale sono stato lanciato quando a malapena sapevo cosa fosse il mondo fuori dalla mia piccola casa a Gary. Ho fatto di tutto,il centometrista,la maratona,il salto in alto...ogni volta con l'obbiettivo di superare non solo gli altri ma soprattutto me stesso. Sono cresciuto con l'agonismo nel sangue e quando mi mancava ci pensavano gli altri a iniettarmelo in dosi da cavallo.
    Non ho rimpianti, se non quello di aver accantonato troppo ciò che la gente chiama normalità o routine. Adesso che avevo deciso di riappropriarmene e di godermi i frutti del tempo ed i miei figli, ecco che il faticoso castello che mi ero costruito è crollato rovinosamente.
    Sono a pezzi,distrutto Madleine,eppure non ho modo di uscire da questo tunnel di tortura se non aggrappandomi a qualcosa in cui credo fermamente,da sempre.
    Dove la ragione non arriva,dove non trovi più spiegazioni ed i dubbi prendono il sopravvento me lo dici a cosa ci si può affidare? L'unica forza che conosco,in grado di poter sopportare questo peso è l'amore. Una volta tanti anni fa, una persona mi disse che finchè sarò in questo mondo,ciò che conta è quello che ho dentro. Ed è così Madleine,l'amore conta.-


    Capite adesso cosa intendo dire quando parlo di pericolo? Il modo in cui ne parla,il fatto stesso che lo dica con una sicurezza tale che sembra ti stia spiegando la cosa più semplice e logica di questo mondo ,mette a repentaglio tutte le mie certezze. Non ho mai visto nessuno con un tale carisma,nessuno che sia in grado di mettere a nudo il suo cuore in modo così crudo,privo di vergogna. Sembra dirmi:"Guarda,vedi qual'è la verità? Perchè non la capisci?"
    Solo i bambini ne sono capaci ma in un'altra tenerissima maniera, prima che il mondo gli insegni cosa sia il pudore dei propri sentimenti.
    Rimango con la bocca mezza aperta e il fastidio tipico di quando vengo messa psicologicamente all'angolo. Michael mi guarda con quegli occhi scuri che,fosse muto,canterebbero comunque per lui.

    -Adesso forse è meglio che vada.-
    -Forse sì.-
    -Buona notte Michael.-
    -Notte Madleine,grazie della compagnia.-

    Un ultimo sorriso ed esco dalla stanza.
    Credo che saremo in due a non dormire questa notte.



    Oggi ho imparato che qualche volta cercare non serve. Qualche volta basta aspettare che la chiave esca magicamente fuori da sola e si prenda gioco della tua cecità per non averla notata prima. Madleine ha paura. Non so cosa le sia successo,non lo so ancora ma tutto di lei questa sera mi ha detto che è stata ferita dall'amore,così tanto da chiudere il suo cuore in un'armatura sicurissima...ma irrimediabilmente stretta.
    Non si può costringere il cuore dentro qualcosa,nessuno può farcela. Il cuore si ribella,è vivo,graffierà e morderà,se necessario striscerà fuori come le radici delle piante in un vaso troppo piccolo ed attecchirà su un terreno che nessuno aveva previsto.
    Non fidarsi più del proprio cuore è l'errore più grande che una persona possa fare.
    Nella sua angoscia di animale ferito,ho visto la rabbia e la cattiveria che con gli anni le sono cresciute dentro nel tentativo di ribellarsi al dolore di quella trappola.
    Madleine è intelligente ma la sua intelligenza vuole mondare troppo ciò che il petto le suggerisce e questo squilibrio fa di lei una zoppa,rendendole difficile andare avanti.
    Dopotutto,se Dio ci ha dato due gambe è per farle funzionare entrambe,insieme.
    Nella sua insicurezza e fragilità che vorrebbe tanto nascondere è talmente bella che sono stato quasi sollevato che abbia deciso di interrompere la nostra conversazione questa sera,tornandosene in camera sua. Forse è anche meglio che smetta di pensarci,la prossima settimana sarà l'inizio del via vai in aula,vorrei solo dormire adesso,sollevarmi per qualche ora da questo immenso peso...

    AppleHead




    » Capitolo 6



    ( let me take some of the punches for you tonight )
    Sometimes You can't make it on your own
    U2





    H
    o disubbidito alla mamma,vado a letto con il mio capo.
    Da quella sera,io e Michael siamo soliti trascorrere sempre un pò di tempo insieme in camera sua a chiacchierare. No,chiacchierare non è il termine esatto,sarebbe meglio dire discutere.
    I nostri dialoghi in effetti, hanno poco della chiacchiera piacevole ma molto del dibattito. E' un confronto aperto,una battaglia velata quasi,in cerca del vincitore che abbatterà più muri dell'avversario. Sempre alla ricerca di una falla o di un modo per insinuare dubbi e sciogliere le certezze,fiutando il punto debole dell'altro per inchiodarlo e puntargli il dito contro con un gran sorriso di soddisfazione sulle labbra.
    Per quanto mi costi ammetterlo,è l'uomo più brillante con cui abbia mai parlato o per lo meno è l'uomo che impiega il cervello in modo efficace più di chiunque abbia conosciuto prima. E' intelligente ma non solo. Possiede una sensibilità particolare che gli permette di parlare di tutto ad un livello un gradino superiore di quello della pura razionalità. Letteralmente ci mette il cuore in quello che dice,costruisce la sua tela con il ragionamento e la impreziosisce con bellissime gocce di rugiada provenienti dalle emozioni,ed esse vibrano e scompongono la luce come fossero pietre preziose. E tu sei lì che le fissi anche solo per un attimo e ti dici: "cavolo che bella" e zac,ci sei dentro.
    Dannato vino da due miliardi di dollari.
    Vedete,non riesco già a smettere. Il fatto di aver trovato qualcuno finalmente in grado di reggere una conversazione sui massimi sistemi con tanto ardore e semplicità, è un richiamo troppo forte per me e -credo- anche per lui.
    E' sempre Michael a chiedere la mia compagnia. In tarda serata, se non sono in giro per la casa mi viene a cercare bussando con discrezione alla mia stanza e solo quando vado ad aprirgli chiede con infinita cortesia ed un tocco di timidezza, se mi va di passare un pò di tempo insieme.
    Ho l'impressione che mi usi per pensare ad altro,per tenere la mente occupata e relegare il dolore lontano dal cuore prima di dormire. Non parliamo mai del processo nè delle ore che passa lontano da casa tra le aule di tribunale e gli avvocati,sbranato dai fotografi e digerito dai media,non credo che ne abbia voglia. Non parliamo mai nemmeno delle nostre vite a dire il vero,del passato. Ci giriamo intorno a volte,guardando da lontano un ricordo che emerge attraverso una constatazione o un appunto al discorso,ma non ci lasciamo mai trasportare nel privato e di questo gli sono grata.
    Ha piacere di mettermi sotto il naso un libro,un romanzo,anche solo una fiaba e chiedere il mio punto di vista sulla questione perchè dice che, dopo le mie conclusioni paradossali su Amore e Psiche, è troppo curioso di sapere come ragiona una testa così diversa dalla sua.
    Eppure non mi sento troppo lontana da lui o almeno non abbastanza da averne paura. Michael non ha niente dell'imprevedibilità e dell'eccentricità con cui lo dipingono.Sono convinta che se una qualsiasi persona che ha una cattiva opinione di lui potesse passarci insieme dieci minuti a parlare,cambierebbe idea anzi,sarebbe lui che saprebbe fargliela cambiare.
    Non è un pazzo nè un alieno,ma è un uomo solo.



    -Ma Michael dormiva fuori oggi?-
    Chiedo a Grace notando che il tg di mezzanotte stava cominciando e di lui ancora non c'era nessuna traccia.
    Mi rimanda un'occhiata assonnata scuotendo la testa.
    -Non so nulla,non ha lasciato detto niente,magari farà solo più tardi del solito.-
    -Probabile-
    -Di solito avverte,ma in questo periodo è strano,c'è da capirlo.-
    -Già...-
    -Madleine io vado a dormire,buonanotte.-
    -Notte Grace,sogni d'oro.-

    La porta della stanza di Grace si chiude proprio quando al notiziario cominciano a parlare della preparazione alle udienze del processo Arvizo VS Jackson che avranno inizio a Gennaio. Manca ormai poco più di un mese e io stessa,pur non essendone al dentro,sento un senso di malessere che si impossessa stranamente del mio stomaco. Le immagini che scorrono ritraggono un Michael dall'aria esangue e con lo sguardo assente,così diverso da quello che incontro io ogni sera.
    Rimango rannicchiata sotto la coperta fino alla fine della notizia quando sento una porta aprirsi al piano di sotto,qualche voce che saluta e poi si spegne. Michael è tornato.
    Istintivamente mi alzo e vado alla finestra,di sotto il macchinone che lo porta di solito in giro si allontana sull'acciottolato davanti alla villa e sparisce nella notte. Alle mie spalle passi che salgono le scale piuttosto velocemente e subito dopo dal riflesso del vetro,in lontananza lo vedo passare davanti alla sala ed eclissarsi dietro alla porta della sua stanza.
    Spengo la tv mentre l'ansia si accavalla al senso di nausea lasciato dalle news.
    Credete che non debba preoccuparmi? Fosse stato un'altra persona,seppure nella stessa situazione,non lo avrei fatto. Ma ormai penso di aver capito abbastanza bene la sua indole per sapere che c'è seriamente qualcosa che non va questa volta. In silenzio,con ancora la coperta sulle spalle mi avvicino alla porta della sua stanza e busso due volte esitando un pò tra un tocco e l'altro per cercare di carpire un rumore,qualcosa,che possa darmi un segno rassicurante.

    -Avanti.-
    La sua voce è un verso stanco,strascicato.
    Lo trovo disteso sul letto,ancora vestito. Ci guardiamo per un attimo in silenzio,i suoi occhi sono un gomitolo di dolore e rassegnazione difficile da reggere.

    -Nana.-
    -Volevo...volevo assicurarmi che stessi bene.-
    Mi sorride o almeno ci prova.
    -Scusa se non ti ho cercato questa sera. Ma non sarei in grado proprio di reggerti...nel senso buono ovviamente.-

    -Sì,l'ho capito.-
    -E ti annoierei.-
    -Questo non credo.-

    Non penso che potrebbe annoiarmi,forse anche volendolo non ci riuscirebbe. Si siede e toglie la giacca rimanendo con una maglia nera decorata in modo eccentrico ma dal taglio severo che stona con la sua persona per niente adatta a quelle costrizioni da uomo medio.
    Nei gesti compassati ma appesantiti dalla stanchezza intravedo un fremito di rabbia nonostante si sforzi di rimanere calmo come mi si è sempre mostrato.
    Mi fa cenno di sedere vicino a lui con la mano e come se non stessi aspettando altro i miei piedi si muovono velocemente verso il letto,in quello spazio che ormai conosce il mio peso e la forma del mio corpo.
    Michael prende un respiro profondo e si distende di nuovo togliendo il cuscino da sotto la testa e chiudendo gli occhi.

    -Vuoi parlare?-
    -Servirebbe?-
    -Me lo dovresti dire tu...-

    Si volta verso di me,lo vedo soppesare l'idea,timoroso forse,di farsi più male di quanto già non ne senta.

    -L'avrai capito che quando ti chiedo di stare con me è perchè ti trovo talmente interessante da riuscire a sgombrarmi la mente e riempirla subito di mille altre cose più piacevoli della mia situazione attuale.-
    -Non che ci voglia tanto ma...sì.-

    Avevo visto giusto.
    -Per cui non dovrei parlarti del processo,suppongo.-
    -Questo è vero solo fino a quando riesco a tenerti lontano quei pensieri,nel momento in cui però sono più forti loro...credo che dovresti farli uscire.-
    -Non c'è molto da dire in realtà.-

    Lo vedo prendere fiato e guardare un punto indefinito della stanza,i suoi occhi si fanno liquidi,agitati.
    -Credo che tu sappia già la situazione dalla stampa.-
    -Tecnicamente sì,le accuse,i tempi del processo,ma non credo sia questa la parte importante per te.-
    -Avrei preferito che mi avessero accusato di qualsiasi altra cosa,ma non di nuovo questo. I bambini Nana,per me sono l'essenza della bellezza in tutti i sensi. Tutto di loro è positivo,dolce,meraviglioso,non torcerei mai un capello ad un bambino. Averli come compagnia mi solleva il cuore da qualunque peso,è una specie di medicina per me. E invece me l'hanno rigirata contro come un pugnale. Non c'era niente,nient'altro che poteva farmi del male in questa maniera.-

    Quelle parole le sento dentro di me come se le avessi già ascoltate altre 100 volte. E' una strada già battuta quella, anche se di fatto non ne abbiamo mai discusso,anche se è la prima volta che affrontiamo quell'argomento. E' una sensazione strana,una specie di deja vù che invece di essere mentale proviene dal centro del petto e mi fa rabbrividire. Solo quando le sue iridi si posano nelle mie le riconosco e comprendo che sono stati i suoi occhi a gridarmelo in silenzio già decine di volte ed io le ho capite,non con la mente ma con il cuore.
    Istintivamente allungo la mano verso la sua e la stringo. La trovo fredda ma di una morbidezza infantile.

    -Non posso capire il tuo dolore perchè non credo di averne mai provato uno simile.Ma vorrei tentare di aiutarti,anche questa sera.-
    -La sera è il momento peggiore per me,con il buio l'angoscia guadagna forza,la paura si fa avanti. Non sono mai tranquillo la notte.-

    Solleva la mia mano,la osserva e la stringe chiudendola tra le sue in un gesto deferente,che sembra quasi una preghiera;mi rendo conto solo allora che prima di quel momento non ci eravamo mai toccati.
    -Perchè lo fai Nana?-
    -Fare cosa?-
    -Volermi aiutare.-

    Scuoto debolmente la testa. Una vera ragione non c'è o non mi sovviene al momento,l'unica semplice spiegazione che riesco a formulare in risposta la dico.

    -Perchè tu mi piaci Michael. Mi piaci veramente e vedere qualcuno che mi piace soffrire bè,non è una cosa che sopporto facilmente.-
    A quelle parole lo vedo per la prima volta nella serata sorridere divertito.
    -Perchè ridi?-
    -Avrei pensato ad un concetto più complicato da parte tua,qualcosa di molto più...cervellotico.-

    -Starò mica diventando una sempliciotta?-
    -Oh no non credo sia una trasformazione possibile questa.-

    Aggiunge sempre con un mezzo sorriso sulle labbra mentre si solleva dal letto e si siede davanti a me,riprende la mia mano stringendola nella sua.
    -Allora maestra,io sono pronto.-

    Io no. O per lo meno non per quello che mi suggerisce in questo momento la coscienza.
    Non sono abituata a desiderare di abbracciare semplicemente qualcuno,in silenzio,ma Michael riesce a suscitarmi sensazioni talmente contrastanti da rendermi confusa,indecisa,e odio ammetterlo,insicura. Per una volta però,vorrei provare a farmi guidare da qualcosa che non sia soltanto la razionalità.
    In silenzio lascio la sua mano e mi avvicino, lo vedo guardarmi intensamente,nella stessa maniera in cui lo guardo io,ma senza quel fremito di paura che mi pervade e che so, può vedere nei miei occhi. Appoggio le braccia sulle sue spalle,le allaccio sulla schiena e lo avvicino a me,in quel momento anche le sue mi stringono e lo sento abbandonarsi sulla mia spalla inspirando forte,come se finalmente fosse riuscito a sciogliere il nodo che gli impediva di prendere un respiro intero.Per una manciata di secondi mi sento estranea a me stessa,mi pare di osservare la scena da fuori,una scena in cui non mi riconosco ma che non posso non sentire mia,profondamente.
    Michael affonda una mano tra i miei capelli,sembra stia stringendo con la forza della disperazione,si sporge ancora verso di me,ora sento il calore del suo corpo,trema appena.

    -Grazie.-
    Potessi,in questo momento,prenderei metà della sua sofferenza su di me in modo da riuscir a fare emergere l'enorme forza,ora schiacciata,che ha dentro di lui.

    -Nana,non andare via. Resta qui stanotte.-

    Ditemi voi,avreste avuto un cuore duro a sufficienza da negarglielo?
    Io no,di nuovo. Annuisco.
    Sistema i cuscini,mi guarda ed aspetta che mi distenda accanto a lui e gli faccia posto poi si appoggia sulla mia spalla e mi prende la mano nella sua,lentamente sento il respiro rallentare il ritmo,il suo corpo rilassarsi e finalmente,trovo la pace anche io.

    ***




    -Ma non ti vergogni di essere una cagna?-
    Mio padre mi punta il dito contro guardandomi con occhi indignati che sono peggio di uno schiaffo.
    -Ti sei fatta mettere incinta dal primo idiota di turno e adesso ti ritrovi così,sola,con un figlio. Sai come si chiamano quelle come te?-
    -Smettila!-
    La casa è quella in cui abitavamo prima che lui se ne andasse. L'intonaco è di un colore diverso in ogni stanza così come lo aveva voluto mia madre perchè le ricordava tanto il suo amato Messico. La camera cobalto è il piccolo salotto che la notte si trasforma nella cameretta di mio fratello.
    -Puttane.-
    La cattiveria che gli leggo in viso è talmente tanta che gli occhi mi si riempiono inesorabilmente di lacrime.L'uomo che mi ha abbandonata quando ero poco più di una bambina adesso mi sta giudicando come il peggiore dei detrattori.

    -Te lo avevo detto che non sarebbe servito a nulla mangiare libri,tanto saresti stata ugualmente una stupida.-
    Il remissivo,passivo e svogliato Jhonatan Crow Swain, metà inglese metà Cherockee, sembra talmente feroce che ne ho paura. Stretta in un angolo con le spalle al muro, minuscola rispetto alla corporatura pesante di mio padre, provo lo spasmodico desiderio di scappare via lontano da quel veleno gratuito ed immeritato. Perchè ora si è trasformato in quel mostro?
    Le lacrime cominciano a scendere mentre la stanza si fa buia, devo essere proprio una stupida,una fallita,è questa la mia colpa,è per questo che mi sono meritata tutto quello che ho patito.

    -Certo che ti ho abbandonato,tanto lo sapevo che saresti stata una perdente.-
    Sono impotente,priva di qualsiasi parola che possa abbattere quell'immagine feroce di fronte a me o farlo smettere in qualche modo. Cerco di urlare ma la voce mi manca,soltanto le lacrime mi permettono di liberare l'astio che ho dentro fino a quando sento una mano calda che mi tocca la fronte e solo allora,a stento,mi sveglio dall'incubo che assilla le mie notti troppo spesso,ormai da anni.

    -Sthhhh tranquilla.-
    Nel buio e nel silenzio più completo,la voce di Michael è della solita dolcezza,ma dieci volte più potente. Il il suo corpo è vicino al mio,avverto il suo profumo e ancora la mano che mi sfiora la fronte delicatamente.

    -Era solo un brutto sogno...-
    La mia mente cerca di riprendere subito il filo della realtà ma ci riesce a fatica,assordata dal battito folle del cuore che sembra essersi trasferito nelle orecchie.
    Non vedo niente se non il volto trasfigurato dalla cattiveria di mio padre ancora davanti agli occhi. Michael mi stringe,passa una mano tra i miei capelli ed io mi aggrappo alla sua maglietta cercando di riacciuffare il respiro mozzo ancora fermo in gola. Mi accorgo di aver pianto sul serio,come in sogno.

    -Stai tranquilla adesso.-
    La mano di Michael scende,tocca le guance bagnate,mi asciuga le lacrime con il dorso.

    -Ti ho svegliato,scusa.-
    La mia voce esce in un bisbiglio che temo non sia riuscito a sentire ma un'altra carezza mi convince del contrario,questa volta le sue dita si spingono fino ai capelli sparsi disordinatamente sul cuscino,lisciandoli.

    -Non so cosa ti abbia fatto soffrire così,ma deve essere stato terribile.-
    -Lo è stato,lo è tutt'ora...fa sempre male.-

    L'assenza di luce sembra donarmi più coraggio per confessare quella ferita che non ho mai mostrato a nessuno. Michael è talmente vicino che posso ascoltare il suo cuore battere ad un ritmo rassicurante e anche talmente vicino da percepire tutto il suo corpo contro il mio,senza rendermene conto continuo a stringerlo.

    -Sei così dolce Nana,così dolce quando sei indifesa...-
    Ancora avvolta nel torpore del sonno il suo respiro sulla mia fronte sembra una carezza tiepida,sento le sue labbra sfiorarmi la pelle con leggerezza e scendere a baciare gli occhi ancora umidi,le ciglia impastate dalle lacrime fino a quando la sua mano non mi tocca la guancia e le labbra lasciandomi avvolta in una sensazione languida che non provavo da anni ormai.

    -...come si può farti del male?-
    Me lo bisbiglia all'orecchio con un tono basso,diverso dal solito,un lungo brivido corre subito lungo la schiena,destandomi del tutto. Un'altra domanda fa eco a quella nella mia testa,facendomi chiedere come siamo finiti così vicini e come è potuto succedere quando solo poche ore fa ci siamo abbracciati per la prima volta. Le sue carezze rassicuranti,quasi paterne,assumono improvvisamente un altro significato ma mi stupisco di come l'idea non mi spaventi.

    -Tu non farlo.-
    -Non potrei mai...-

    Sarebbe stato questo il momento di interrompere il tutto,di dire basta e staccarsi,tornarsene in camera senza nemmeno dover nascondere la vergogna dato che il buio avrebbe coperto tutto.E invece non faccio altro che girare la testa verso di lui avvicinandomi tanto da sentire i nostri respiri mescolarsi.
    Alzo il mento quel poco che basta per sfiorargli le labbra ed è Michael a quel punto a trasformare il contatto in un bacio.
    La sua bocca è morbida,le labbra sembrano sottili stringhe di velluto,la lingua un serpente gentile che scivola con perizia sopra la mia e la invita ad unirsi in una danza.
    Nell'ovattato silenzio denso di sospiri lo sento esplorare il mio corpo con una mano mentre l'altra continua ad accarezzarmi il viso ora più freneticamente.
    E' talmente tanto tempo che un uomo non mi tocca che la sensazione delle sue dita che sbottonano il pigiama quasi mi intimidiscono,mi irrigidisco un attimo e lui lo capisce,fermandosi subito e staccando la sua bocca dalla mia,privandola di quel sinuoso che subito sento il desiderio di chiedere di nuovo. Lo bacio ancora.

    -Nana...-
    Il mio seno risponde subito alle sue carezze mentre la bocca scende lungo il collo e raggiunge le spalle con mille umidi baci,sento il mio corpo sciogliersi al richiamo di un familiare calore al basso ventre che ormai pensavo lontano nel tempo e che invece adesso risale dentro di me fino ad invadermi prepotentemente la testa.
    Lui afferra un seno tra le dita e lo strizza facendomi incurvare la schiena per il piacere tanto da sentire la sua erezione contro il fianco, subito l'idea di averla dentro di me mi spiazza, strappandomi un flebile mormorio di desiderio.
    Le mani si affrettano a togliere la maglia a gettare in terra i pantaloni con cui si era addormentato ancora vestito e poi a slacciare il nastro che stringe il mio pigiama ai fianchi fino a rendere estremamente facile la sua discesa lungo le gambe.
    Una mano risale sulle cosce e con un gesto di gentile comando le dischiude senza che la bocca cessi di baciarmi in modo suadente e appassionato.
    Le mie mani scendono lungo suo ventre fino a sentire la punta del sesso tesa contro di esso,bagnata di una lacrima di desiderio che colgo con i polpastrelli sfiorandolo appena.

    -Toccami...-
    Mi sussurra all'orecchio con la voce roca.
    E mentre lo faccio,mentre accolgo quella richiesta chiudendo il pungo sulla pelle morbidissima della sua eccitazione in un lento massaggio, sento le sue di mani su di me,esplorare il mio corpo,accarezzare il monte di venere e scendere fino a trovare l'umida apertura dentro la quale insinua un dito con facilità,fermandosi solo un attimo, come per abituarsi al calore della mia carne per poi cominciare a muoverlo con spietata abilità, fino a quando non avverto il bisogno di sentire il suo peso sopra.
    Senza parole,mi aggrappo alle sue spalle e lo tiro quasi con impazienza. Michael si fa spazio in mezzo alle mie gambe,lascio che mi baci e che mi accarezzi ancora per poi prendermi affondando in me fino a sentire i nostri fianchi toccasi. Rimane di nuovo fermo per un attimo in grado di regalarmi l'appagante consapevolezza di quell'unione.

    La prima spinta mi fa salire alle labbra un gemito che non aspettavo e lui si china premuroso sopra di me,artefice e tutore del mio piacere che sembra voglia regalarmi con affondi ritmici e precisi,disegnati sulla traccia dei sospiri che riempiono la stanza aumentando di intensità.
    Nel suo modo di amarmi c'è una premura che non ho mai sentito prima e che mi lascia spiazzata,nessuno fino a questo momento è mai stato in grado di farmi sentire protetta ma libera di abbandonarmi alle sensazioni senza dover ricoprire nessun ruolo. Abbandonata tra le sue braccia il respiro cresce fino a quando arrivata sulla vetta più alta del piacere non mi lascio scivolare verso il vuoto dell'orgasmo, nella discesa più meravigliosa che la natura ci abbia donato.
    Solo allora,quando avverte la stretta serica dei miei muscoli attorno a lui lo sento lanciarsi verso il suo traguardo abbandonando il controllo che stava tenendo soltanto per me e poco dopo affondare profondamente con un'ultima fremente spinta ed un bacio che spegne un gemito profondo in un respiro che accolgo nella mia bocca.
    Tra le sue braccia,sotto al suo peso abbandonato e il suo cuore ancora impazzito in petto la mia mente vola alla storia di Psiche e del suo Eros,della loro passione consumata al buio e del loro unico figlio,Voluptas,il Piacere.



    Sono passati parecchi anni da quando ho imparato a riconoscere i tanti significati del sesso eppure sembra che il desiderio sia ancora in grado di stupirmi.
    Un più giovane e più spensierato me avrebbe cercato di dare un senso a quello che è successo ieri sera con Madleine,avrebbe cercato di coprire il piacere con mille nomi addossandogli qualche doveroso significato. Eppure,la dolcezza,l'intimità non solo fisica che si è creata tra di noi l'altra notte non ha bisogno di parole per essere spiegata. Potrei dire tante cose. Potrei parlare della sua bellezza,del profumo irresistibile della sua pelle,dell'esplosione di emozioni che mi ha provocato sentirla indifesa,impaurita per l'incubo di cui ancora non so nulla, ma l'alchimia del desiderio percorre sentieri talmente difficili da rintracciare quando si è ormai consumata che sarebbero parole senza significato. l'unica cosa che lascia è un sentore,una traccia,forse un indizio che ti permetterà,semmai,di ritrovarla la volta successiva,mutata ma sempre potente.
    Sento ancora il suo odore addosso,un profumo di fiori e vaniglia leggero,che mi ricorda il momento in cui l'ho presa affondando il viso tra i capelli,cieco di piacere.
    La paura e l'abbandono con cui mi si è donata avevano molto della sua sofferenza,la stessa che vorrei riuscire a sciogliere prima o poi. Forse è stato un pò come leccarsi le ferite a vicenda,annegare il dolore nel piacere,dopotutto so che la natura è scaltra e sa sempre quando scagliare le sue frecce migliori.
    Sebbene non avverta il desiderio sconsiderato e meravigliosamente irrazionale di perdermi in lei sento che in qualche modo ci somigliamo e potremmo farci una buona compagnia nei momenti difficili,ha mostrato un'anima estremamente sensibile sotto la corazza e sono certo di poter scoprire qualcosa di più dietro quegli occhi da felino.Dopotutto la mia ricerca è appena cominciata.
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    » Capitolo 7


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    E’
    stato tutto talmente strano che nel dormiveglia,in quello stato di semi incoscienza ovattata dove la realtà si mescola alla fantasia,ho creduto di aver sognato e basta. Poi però, quello che sembrava solo frutto di un sogno un pò impertinente ha cominciato a prendere forma sempre più prepotentemente ricostruendo baci carezze e quant'altro fino a quando non è diventata un'immagine talmente reale da scacciare ogni dubbio e,solo allora,nella mia mente si è materializzata una gigantesca parola di cinque lettere che potete benissimo immaginare.
    Giuro sulla sacra biblioteca di Alessandria che non so come sia successo e voi che ve ne state bellamente a spasso per la mia testa con quelle espressioni compiaciute lo dovreste sapere. Avete mica rintracciato il filo logico della mia notte di passione con Jackson forse? No ecco,nemmeno io.
    Qualcuno direbbe: "E' successo e basta. Certe cose accadono,ci si lascia andare per un attimo e..."
    No. Ipotesi di questo tipo per me non sono contemplabili e punto.
    "E' successo" lo si dice di una catastrofe naturale,di un fulmine caduto proprio sulla vostra antenna per fottervi la tv nuova o ,se proprio vogliamo esagerare,del maglione di cachemire finito in lavatrice con il bucato bianco a 60 gradi.
    Questo è il massimo. Ma andare a letto con un uomo,e per di più tuo capo,non rientra nel mio range di casualità.
    Male,molto male eppure...
    E' stato tutto così tenero e rassicurante che dentro di me non riesco a scovare quel senso di colpa che dovrebbe pungolarmi accuratamente il centro del petto in questo momento. Anche se non l'ho visto,anche se non ho incontrato il suo sguardo questa notte,l'immagine dei suoi occhi dentro i miei non mi abbandona. Non so,era come se avessi potuto vederli nella completa assenza di luce, mentre mi diceva che non potrebbe mai farmi del male. Quegli occhi scuri che non riescono a nascondere niente adesso,nella mia testa,continuano a dirmi che è così.
    Dio,che strano uomo che è, ed il sapore di questa notte è strano quanto lui. Tra la dolcezza del modo in cui mi ha amata,come se volesse cullarmi al ritmo dei suoi fianchi e scacciare dalla mia testa il dolore dell'incubo,si insinua la passione che ha profuso nel farlo,quella di un vero uomo,che sa il fatto suo ma non lascia che la sua boria di bravo amante scavalchi il resto rendendolo sterile dal fascino che invece lui trasuda.

    Mentre si prepara la battaglia tra rimorsi indolenti che non vogliono arrivare e precetti bacchettoni armati fino ai denti,lo sento muoversi vicino a me e poi alzarsi avendo cura di non muovere troppo il letto.
    Mi fingo addormentata profondamente. La tecnica è quella dello scarabeo che si spaccia per morto allo scopo di non sembrare appetibile al predatore. Chi vorrebbe mangiarsi un cadaverino schiattato chissà da quanto? Io mi fingo immersa nel sonno per non essere papabile di un incontro da "morning after". Quale uomo sano di mente sveglierebbe una donna per parlare della notte precedente?
    Lo sento recuperare silenziosamente i vestiti ed infilarsi in bagno e solo allora scatto in piedi,afferro il pigiama e avvolta ancora dal lenzuolo sgattaiolo via dalla stanza chiudendomi nella mia camera.
    Salva.

    Il mio letto ancora intatto occhieggia a qualche metro da me,sembra voglia anche lui farsi beffe della mia situazione ricordandomi che prima o poi sarebbe accaduto,lui lo sapeva. Maledetto. Butto il lenzuolo acciuffato sopra e mi stropiccio il viso,più frastornata che mai.
    Forse è l'ora di farsi qualche domanda seria e come solito la doccia è il mio posto preferito per riordinare i cassetti.
    Acqua bollente,vapore,recap mentale.
    Nella mia vita sono andata a letto solo con uomini di cui ero,o pensavo di essere,innamorata. Niente storielle di una notte,tanto per divertirmi o per passare del tempo,non mi sono mai piaciute e questo perchè non ho mai permesso a nessuno di mettermi le mani addosso prima di un determinato periodo di tempo, durante il quale mi sinceravo delle sue reali intenzioni. Mi sono concessa con il contagocce per non dare modo alla sofferenza di raggiungermi,ve l'ho detto che non mi fido degli uomini. Questo fino a Michael almeno.
    Ora, non posso dire di conoscerlo profondamente e nemmeno di essere essermi lasciata andare perchè so che ha intenzioni serie con me,assolutamente no. Però...mi fido,questo deve essere il punto. Ho fiducia in lui sebbene il tempo che abbiamo trascorso insieme sia relativamente poco e soprattutto ho fiducia nel fatto che sia un uomo abbastanza intelligente da capirmi. In qualche modo ieri notte ho lasciato trasparire la mia fragilità e non posso credere che lui non l'abbia colta. Le sue parole,il tono dolce,quasi partecipe del mio dolore con cui le ha pronunciate ed il modo in cui poi si è dedicato a me prima che a sè stesso non poteva essere soltanto lo sfogo di una semplice,scontata e un pò animale passione travolgente.
    Lo so,lo so che è un uomo vino e che ha tutte le potenzialità per fregarmi in pieno,ma c'è qualcosa di diverso in lui che mi rende impossibile pensare che voglia veramente ferirmi e questa è la prima volta in vita mia che qualcuno riesce a manomettere il sistema di allarme con cui ho messo al sicuro il cuore. Sono molto confusa, un pò arrabbiata con me stessa ma poco propensa a chiudere tutta la faccenda. Qualcuno mi salvi.

    Esco dalla doccia con un pugno di mosche in mano,il riordino dei cassetti in testa non ha funzionato questa volta e non vorrei dover ricorrere al cambio di stagione,sarebbe destabilizzante come minimo.
    Tra poco comunque il piccolo Jackson avrà a che fare per la prima volta con la sottrazione e non voglio fare tardi alla nostra lezione. In fretta mi asciugo e mi vesto ma mentre sto per uscire noto un biglietto sotto la soglia della porta che mi provoca una semi capriola allo stomaco.

    Ricordati quello che ti ho detto questa notte,
    non ti farei mai del male Nana.
    Michael


    Ecco,in una manciata parole ha chiuso tutte le mie paure ed insicurezze in un'unica soluzione,quella che fatico tanto ad accettare.
    Non mi farebbe mai del male dice,ed io sento che è così.


    ***



    -Nanaaaaa-
    L'urlo del piccolo Blanket mi fracassa i timpani rimbalzando per tutto il cervello che sento immerso in una specie di campana di vetro.
    Non sto per niente bene. Credo che sia colpa di nuovo della scimmia. Sì perchè questa mattina i bambini hanno insistito per andare a vedere gli animali allo zoo del ranch e siccome Grace stava dando da mangiare al piccolo mi sono offerta io di accompagnarli.
    Vi assicuro che mi sono tenuta a debita distanza dalle gabbie data la mia poca dimestichezza con il mondo animale, ma proprio quando pensavo di essere ormai salva siamo arrivati davanti alla gabbia dei babbuini dove ho riconosciuto subito il maledetto primate che mi aveva rincorso sull'albero. E lui ha riconosciuto me a quanto pare e mi ha tirato addosso la sua "ciotola" (altro che ciotola era un catino) per l'acqua, bagnandomi da capo a piedi. Quell'essere infernale con il deretano fuxia! Giuro che prima di andar via di qui ne farò un trofeo da appendere al muro.
    Fradicia e arrabbiata ho riaccompagnato i bambini di nuovo a casa ma la prontezza con cui l'ho fatto non sembra essere bastata a risparmiarmi.

    Prendo in braccio il piccoletto che subito comincia a giocare con le ciocche nere come fossero nastri da tirare e intrecciare e gli accarezzo la testa. Un'altra normalissima giornata è finita ma mi sento come se mi fosse passato addosso uno schiacciasassi.

    -Ti senti bene Madleine?-
    -Mica tanto,non vorrei che mi stesse per venire la febbre.-
    -Non hai una bella cera ma speriamo di no.-


    Già,speriamo di no soprattutto perchè il prossimo sarà il mio primo week end libero da quando sono arrivata in California e potrò finalmente tornare a casa e rivedere Peter. Mi manca come l'aria ed anche se sono abituata a stargli lontano è come se fossi senza un pezzo di me stessa quando non sono con lui.

    -Comunque fossi in te la misurerei.-
    -Sì dopo cena vedrò di farlo.-

    Dico annuendo e passandole il bambino tra le braccia mentre Paris si avvicina con in mano un dvd del padre,mi strattona il maglione e mi chiede con un sorriso adorabile se voglio vederlo con lei prima di mangiare.

    -No tesoro mi dispiace ma sono molto stanca...-
    Affermo con una scusa,per una volta,vera.
    Più che altro però non ho voglia di aggiungere allo stordimento che mi ritrovo addosso anche quello degli ormoni che ballano samba rumba e cha cha cha visto che ormai ho imparato che i suoi video mi fanno questo effetto.
    Da quando sono scappata dalla sua stanza io e Michael non abbiamo più parlato per più di cinque minuti di fila,convenevoli inclusi. Non che mi dispiaccia,sarei una bugiarda ad affermare che non vedo l'ora di un confronto diretto, ma non è nemmeno possibile ignorare l'accaduto così,prima o poi dovrò affrontarlo.

    Poco più tardi la colonnina di mercurio dà il verdetto inconfutabile che tanto temevo,38.7.
    Ed io che mi ostinavo a sperare in un malessere passeggero,dannazione qui mi tocca mettermi a letto e rimandare il ritorno a casa,chissà a quando.
    Ho due week end liberi al mese e se mi gioco questo praticamente mi rimane quello di metà dicembre che si accorperà con le vacanze natalizie. Peter non me lo perdonerà mai.
    Distrutta e con la mente troppo annebbiata per biasimare la mia stessa malattia, mi butto a letto vestita a tre strati per combattere i brividi che mi attraversano da capo a piedi e piazzo la tv sul canale di History Channel,il mio preferito.

    Mentre la voce pastosa del cronista illustra i preparativi del D.Day nello sbarco in Normandia sento qualcuno bussare.

    -Avanti.-
    Sapete quando si è convinti di sapere già chi ci sarà al di là di una porta o la voce che riconoscerete alla cornetta del telefono che squilla? Ecco,io credevo che fosse Grace,anzi ero sicura che avrei visto la cara Grace comparire a sincerarsi delle mie condizioni e invece indovinate un pò chi era?
    Bravi,proprio Michael.


    -Grace mi ha detto che non stai bene.-
    Esordisce affacciandosi per metà. Immediatamente mi tiro sul cuscino cercando di darmi un contegno rispetto alla posizione più rilassata con cui avrei accolto la tata.

    -Sì,ho la febbre...-
    -Ah,allora ho fatto bene a portarti questo.-

    Entra e vedo che tra le mani porta una tazza fumante di qualcosa e sotto al braccio un dvd,mentre si avvicina studio la sua espressione che per essere quasi fine settimana sembra piuttosto rilassata,di solito il giovedì Michael è distrutto.

    -Cos'è?-
    -E' la tua tisana.-
    -Oh.-

    Rimango stupita del gesto e non posso fare a meno di sorridergli quando si avvicina. So di avere un aspetto orribile ma proprio non posso fare niente ormai per migliorarmi.Immersa negli strati di pile e lana che mi fanno sembrare quantomeno una balenottera spiaggiata tiro i capelli dietro le orecchie cercando di lisciarli alla meno peggio mentre lui si siede vicino al letto e mi porge la tazza.

    -Stai attenta che scotta.-
    -Grazie.-

    Ne prendo un sorso e sento che è terribilmente dolce.

    -Michael quanto zucchero ci hai messo?-
    Chiedo facendo una smorfia.
    -Umh,tre cucchiaini.-
    -Cosa?!-
    -E' troppo?-
    -Sembra sciroppo d'acero...-

    Si mette a ridere scusandosi e mordendosi il labbro inferiore per la piccola gaffe nella preparazione.
    -La prossima volta ti porterò la zuccheriera.-
    -No,va bene anche così anzi,sei stato gentile a preparamela.-

    Aggiungo ridacchiando e prendendo un altro sorso di quello che sembra solo acqua zuccherata calda.
    -Quanto hai? -
    -Quasi 39.-
    -Cavoli.-

    Si sporge appena dalla sedia ed allunga una mano per toccarmi la fronte,la sua pelle è fresca ed avverto il sollievo immediatamente ma non posso fare a meno di trasalire appena e guardarlo,sento che le mie guance stanno diventando ancora più rosse di quanto già non fossero prima.

    -Scotti proprio.-
    -Già...-

    Abbassa la mano e mi carezza il viso poi sorride e torna al suo posto.

    -E tu invece come stai?-
    -Questa settimana è stata clemente,in ogni senso. Il grande tritacarne dei media si è inceppato su altri scandali più freschi e succulenti del mio processo e non ho dovuto spostarmi da una parte all'altra della California come la scorsa,insomma,ho avuto di peggio.-

    Tira un sorriso amaro,si vede che dentro soffre ancora enormemente ma cerca di aggrapparsi a quello che può per non affondare.

    -Posso farti la stessa domanda io? Come stai?-
    -Bè,te l'ho detto ho 39...-
    -Non parlavo di quello.-

    Illusa che sono, speravo di saltare l'argomento anche a questo giro e invece lui è pronto ad affrontarlo dopo nemmeno cinque minuti che è qui. Michael mi guarda con espressione rilassata ma attenta a cogliere un qualche segno che possa rivelargli i miei pensieri.

    -Vuoi la versione positiva o quella negativa?-
    -Nessuna delle due. Voglio sapere quello che senti.-

    Apro il cassetto del comodino e tiro fuori il pezzetto di carta sul quale la sua grafia mi ricorda che non mi ferirebbe mai.

    -Questo.-
    Indico la riga e poi lo guardo mentre prende tra le dita il messaggio.
    -Mi credi?-
    -Per quanto faccia fatica accettarlo sì. Lo sai che mi odio per questo?-
    -Perchè mai?-
    -Perchè ho giurato a me stessa che non mi sarei mai più fidata di nessun uomo sulla faccia della terra.-

    Nel suo sguardo liquido vedo tutti i tentativi di capire di più quella mia affermazione ma anche la pena che prova per me nel sentirmelo dire,la stessa che avevo carpito nei sussurri di quando mi stringeva al buio.

    -Quanto ti hanno fatto male Nana?-
    Chiede con la voce che è un bisbiglio morbido e mi attraversa il petto appoggiandosi come una mano gentile sul cuore.

    -Abbastanza da farmi scegliere la solitudine.-
    Scuote la testa,sembra incredulo e mi tende la mano. Non senza esitare la prendo nella mia.

    -La solitudine è una cosa bruttissima,lo so per esperienza personale.-
    -Come fai ad essere solo tu? Sei continuamente a contatto con le persone.-
    -Ma non è questo l'importante. Puoi essere in mezzo ad una piazza stracolma di gente ed essere ugualmente solo,sentirti isolato,diverso,distante anni luce da lì. Prima che nascessero i miei figli ero talmente solo che spesso accadeva che mi chiudessi in una stanza a piangere per la sofferenza. Poche,pochissime persone sono state in grado di abbattere questa mia prigione e tirarmene fuori prima di Prince Paris e Blanket.
    Nessuno dovrebbe essere solo.-

    -Io lo sono eccezion fatta per Peter.-
    -Chi è Peter?-
    -Mio figlio.-


    La sorpresa nei suoi occhi è talmente grande e palese che mi fa sorridere. E' stupito ma anche felice,come se gli avessi dato una notizia magnifica.

    -Non sapevo che avessi un bambino.-
    -Ha quattro anni,vuoi vederlo?-
    -Certo.-
    -Prendi la scatola nel cassetto.-

    Le foto che porto sempre con me scorrono davanti ai nostri occhi tra un sorriso e l'altro.Lo sguardo di Michael quando vede,parla,o ha a che fare con i bambini è qualcosa che non può essere descritto e capisco cosa intendesse dire quando li aveva chiamati "la mia medicina". Peter, vivace e molto sveglio, si rivela per la piccola peste che è anche in quegli scatti in cui non fa che correre da una parte all'altra di casa trasformandosi di volta in volta in indiano,pirata,pilota di rally e anche maghetto dotato di poteri magici.

    -Ha i tuoi stessi occhi.-
    Non è vero,sono uguali a quelli di Carlos ma questo Michael non lo può sapere e non mi sento pronta per dirglielo,per cui sorrido e gli passo un'altra foto dove il piccolo,con aria compita, armeggia con pastelli a cera e fogli per disegnare.

    -Ma soprattutto la tua bocca sempre imbronciata.-
    -Io non sono imbronciata.-
    -Lo so,ma è adorabile quella bocca.-

    Involontariamente mi lancia uno sguardo di apprezzamento che giuro,farebbe sciogliere anche un ghiacciaio,mi sento andare a fuoco mentre i suoi occhi si soffermano sulla piega delle labbra e poi risalgono verso le mie iridi che tradiscono l'improvvisa agitazione.

    -Come siamo arrivati a questo?-
    Sussurro con un filo di voce.
    -A questo cosa?-
    Risponde pur sapendo benissimo a cosa mi stessi riferendo.
    -A questo...tutto. Non parliamo mai della nostra vita privata anzi,non mescolo mai la mia vita privata con il lavoro.-
    -Nemmeno io. Credo che si tratti di fiducia.-
    -E tu ti fidi di me?-
    -Sì Madleine,mi fido.-
    -Michael,io non vado a letto con uomini di cui non so niente o quasi. Soprattutto se sono il mio capo-
    -Ed io non vado a letto con donne di cui conosco poco più del nome,anche se sono intelligenti e belle come te.-
    -Ok allora cosa è stato?.-
    -Deve avere per forza un nome?-

    Sì in teoria sì o per lo meno vorrei riuscire a darglielo anche fosse il nome più nebuloso ed inconsistente che possa esistere.

    -Un momento di debolezza.-
    -Se vuoi chiamarlo così...-

    Annuisco ancora meno persuasa di prima, dopo che lui ha posto un accento scettico su quelle parole.
    -Da questo momento in poi però cerchiamo di essere...forti,va bene?-
    Michael sorride vagamente divertito e poi annuisce.
    -Bene.-

    Ecco sì e voi,con quei sorrisetti maliziosi stampati sulle labbra, fatemi un'iniezione di autocontrollo la prossima volta che mi guarda in quel modo ok?
    Ripone le foto nella scatola e la infila di nuovo nel cassetto del comodino.

    -Mi dipiace che non potrai tornare da tuo figlio questo week end,ma chiedimi tutti i giorni che ti servono,quando vuoi. Non farti scrupoli,le lezioni potrai recuperarle dopo.-
    -Va bene.-

    Mi sfiora ancora la guancia ed abbasso lo sguardo per l'imbarazzo di quel contatto che mi riporta indietro di qualche giorno,subito cerco qualcosa per distrarmi e trovo l'argomento giusto nel dvd che ha appoggiato in fondo al letto appena arrivato.
    -Cos'è quello?-
    -Ah,ti avevo portato un film nel caso in cui ti annoiassi.-
    -Titolo?-
    -Il pianeta delle scimmie.-

    Mi dice scoppiando a ridere di gusto alla mia faccia disgustata.

    -Michael,non ti dico cosa sei perchè potresti licenziarmi.-
    Ride di nuovo e ancora più forte.
    -Non ti piacciono le scimmie Nana?-

    Scuoto la testa girandomi dall'altra parte e lui si alza dalla poltroncina e si siede sul letto per punzecchiarmi ancora di più tra una risata e l'altra.

    -Scusa ma Grace mi ha detto del tuo nuovo incontro con il babbuino e non ho resistito.-
    Si alza ed inserisce il film nel lettore nonostante le mie proteste poi punta gli occhi nei miei e mi passa il telecomando con un sorriso.

    -Dove vai?-
    -In camera mia.-

    Non so perchè ma la mia mente aveva già dato di nuovo per scontato una cosa non così ovvia come il fatto che sarebbe rimasto a vederlo con me,deve essere la febbre che mi stordisce il cervello.

    -Vuoi che rimanga?-
    -Non devi Michael,vai pure a riposarti sarai stanco.-
    -Non hai risposto alla mia domanda però.-


    Mi rimbecca prendendomi il mento tra due dita e costringendomi a guardarlo,mi sento una bambina di 5 anni alla quale il padre sta insegnando l'educazione.

    -Vuoi che rimanga?-
    -Sì.-
    -Speravo che lo dicessi.-

    Lo vedo sedersi di nuovo sul letto con espressione soddisfatta e compiaciuta mentre partono i titoli di testa del film.
    Vi dirò,nemmeno Il pianeta delle Scimmie è poi così male vicino a Michael.




    A volte penso che vorrei averla incontrata prima,o per lo meno in un periodo diverso della mia vita. Eppure,in un certo senso sento che non sarei stato in grado di cogliere il meglio di lei in tempi diversi e forse non mi sarebbe nemmeno piaciuta tanto come adesso. Madleine è un fiore selvatico che ha scelto di vivere in serra. Nella sua bellezza composta però,nei suoi petali bianchi,perfetti,vellutati e bagnati al massimo da una lieve velo di pioggia artificiale,stenta a sentirsi a suo agio. Si è messa a riparo da ogni grandine o tempesta che potesse imperversare su di lei ma non ha fatto i conti con i suoi stessi germogli ribelli rispetto a quel mondo iperprotetto. Come pensavo non ha preso bene il fatto di essersi liberata per una volta dalle sue costrizioni ed ho visto nei suoi occhi il tentativo si soffocare di nuovo le emozioni che sente nascere dentro e per le quali si detesta. Lo ha detto chiaramente,odia il fatto di fidarsi di me.
    Fiducia è una parola che ho sempre associato all'economia in un certo senso. Si può guadagnare e perdere,proprio come i soldi ed esattamente come un investimento deve essere oculato e ben ponderato. Quando ero più giovane concedevo a tutti un budget iniziale di fiducia con il quale instaurare un qualsiasi rapporto che mi coinvolgesse e poi,in caso,detraevo gradualmente il credito fino all'esaurimento. Adesso,con l'età e molti fallimenti alle spalle invece, la concedo solo dopo un'accurata visione del "cliente". Prima la fiducia andava in perdita,ora in guadagno. Madleine,che aveva scelto di chiudere il suo banco a prescindere da tutto e tutti adesso detesta vedermi prendere del credito che non mi spetterebbe secondo le sue regole ferree.
    Eppure è così e tutto ha una sola spiegazione,quella che lei non vorrebbe accettare perchè irrazionale,perchè sentita e non meditata. Quando parlavo del cuore che esige quello di cui ha bisogno senza ascoltare ragioni intendevo proprio questo.
    C'è un punto di rottura in cui riuscirà ad insinuarsi,il più imprevisto,quello che nessuno avrebbe mai calcolato e lei vi è incappata tra le mie braccia qualche notte fa.
    Quando a me posso solo ringraziarla ancora di alleviarmi il dolore portando la mia mente altrove. La sento vicina nella sua sofferenza che sto pian piano scoprendo e per la quale non posso fare a meno di sentirmi in pena ma che mi attrae in un modo oscuro,come se mi stesse chiamando essa stessa nel disperato tentativo che raccolga il suo grido di aiuto.
    Non ho mai negato aiuto a nessuno,nemmeno a chi non se lo meritava. Potrei mai negarlo a quegli occhi così malinconici?
    Non me lo perdonerei mai.

    AppleHead




    » Capitolo 8



    (jingle bells pop)




    N
    on ricordo con precisione come sia uscito l'argomento New York associato al Natale.Forse è stato merito del fatto che i bambini un giorno stavano vedendo il sequel di Mamma ho perso l'aereo e la piccola Paris è saltata su chiedendomi se in città, durante il periodo delle feste, fosse tutto così bello come nel fim. Alla mia conferma l'ho vista partire in quarta verso il corridoio e tornare poco dopo trascinando Michael per mano.
    L'ha portato davanti a me e mi si è seduta vicino come se dovesse fargli una comunicazione importante della quale,stranamente,facevo parte anche io.

    -Nana ha detto che New York è bellissima a Natale.-
    -Oh lo so amore.-
    -Che ci sono gli alberi graaandi e che i negozi di giocattoli sono enormi e che c'è anche la neve...-
    -E' vero Paris, New York è molto bella.-

    Risponde senza capire dove voglia andare a parare la mente furbetta della piccola.
    -E ha detto che vorrebbe che ci andassimo anche noi quest'anno.-
    Esclama tutto d'un fiato afferrando una mano del padre per essere più convincente.
    Mi viene subito da ridere mentre Michael mi guarda stupito e al contempo divertito prima di accucciarsi e prenderle il viso tra le mani.

    -Sei sicura che l'abbia detto Madleine questo?-
    Paris diventa rossa,fa una smorfia e si nasconde dietro la mia schiena mentre non riesco a dissimulare il mio divertimento a quella bugia scoperta in meno di dieci secondi.
    Gli occhi dolci che Michael riserva sempre ai suoi bambini si posano lentamente nei miei e mi sorride scuotendo la testa.

    -Però non sarebbe male una visita a New York per le feste,sempre che non abbiate altri programmi...-
    Esordisco lasciandolo per un attimo interdetto mentre Paris, a quelle parole, fa di nuovo capolino dall'altra parte del sofà.

    -Sarebbe difficile per noi,si verrebbe a sapere e si radunerebbe una folla sotto l'albergo sai...è sempre così.-
    -Dai papino daiii-

    La supplica squillante e prolungata della bambina riempie la sala mentre Blanket,distratto dai suoi cubi di plastica, si avvicina facendo le bolle con la bocca quando Michael è ancora tutto concentrato su di me.

    -Non se sarete miei ospiti.-
    -Nana ma...-
    -Michael dico sul serio,se non hai già altri programmi sarei felice di avere te ed i bambini in casa mia,ho posto per tutti.-
    -Sei sicura?-
    -Sicurissima-

    Nel momento in cui lo vedo sorridermi ed annuire scoppia il putiferio nella stanza. Paris prende a saltare sul divano e il piccolo, pur non capendo cosa succede, comincia a ridere a più non posso contagiato dall' entusiasmo. Prince che sembra essere rimasto estraneo alla scena e concentrato ancora sul film, si avvicina a Michael e gli strattona una manica.

    -Che succede papà?-
    Chiede con una vocina un pò intimorita dal trambusto.

    -Andiamo a New York per Natale.-

    ***





    Rimettere piede a West Village,il quartiere di Manhattan dove abito, è stato come avvolgere il cuore in una morbida sciarpa di lana. Casa è una parola sottovalutata. Si può avere un tetto e quattro mura ma non avvertire quella sensazione di calore emolliente per ogni dispiacere,si può vivere in un bellissimo palazzo eppure essere a disagio,sentire la mancanza di "qualcosa" anche essendo circondati da tutto quello che potremmo desiderare. Per citare la strofa di una canzone saggia "Home it's where the heart is" ,Casa è dov'è il cuore. Ed il mio cuore è qui,vicino a Peter,nell'appartamento che ho comprato per noi lungo un bel viale alberato della Grande Mela, vicino quanto basta ma abbastanza distaccato dal centro da non avvertirne il caos sfibrante.
    Mia madre mi ha accolto con le lacrime agli occhi come ogni volta che torno da qualche posto a più di 20 miglia da casa e la parte di me che si era avvizzita durante l'assenza ha ripreso vita all'istante colmandosi d'amore non appena ho riabbracciato il mio bambino,la più grande gioia che la vita mi ha concesso.
    Ho sperato che il fatto di dover badare ad un diavoletto come lui durante la mia assenza avesse tenuto la mamma lontano dalla tv e dalle sue velenose tentazioni ma mi sbagliavo.
    La sera durante la cena, quando le ho accennato che per le feste avremmo avuto i Jackson some ospiti, mi ha riversato contro un intero rosario di insulti di ogni genere, prima in spagnolo e poi,quando aveva finito il repertorio,in inglese, minacciando persino di portare a casa sua Peter per tutto il tempo in cui quel degenerato (per citare l'appellativo più clemente) sarebbe rimasto da me.
    Ci ho messo quattro giorni a convincerla che non era il delinquente che vorrebbero far credere alla tv e che se ne sarebbe accorta con i suoi stessi occhi non appena lo avesse visto. Con buona pace del mio sistema nervoso e dei miei timpani ha ritirato le minacce giusto in tempo, anche se a fatica,prima dell'arrivo dei Jackson.


    ***




    Michael ha suonato il campanello con il mio cognome sopra il 24 dicembre ad un orario improponibile,le sei e mezza di mattina.
    I piani logistici della famiglia hanno previsto uno spostamento notturno per evitare il via vai delle festività in modo da passare il più inosservata possibile.
    Preceduti da tre omaccioni vestiti di nero che portavano borse e bagagli e si assicuravano che dietro l'albero di natale non ci fosse uno stuolo di paparazzi vestiti da renne e biscotti di zenzero, lui ed i bambini hanno fatto ingresso in casa mia bardati come spedizionisti del Polo Nord.

    -Hai fatto buon viaggio?-
    -Sì,anche se non amiamo l'aereo è andato tutto bene.-

    Mi dice passandomi Blanket addormentato tra le braccia per togliersi il cappotto,la sciarpa ed il cappello che gli coprono quasi tutto il viso.

    -Ciao Nana!-
    Paris e Prince mi guardano con gli occhioni spalancati resi lucidi dal gelo che li ha accolti a New York.

    -Ci sono tre gradi fuori.Non ricordavo un freddo così da quando ero solo un bambino a Gary-
    -Il meteo ha messo neve.-
    Michael mi si avvicina,mi bacia la guancia e mi abbraccia,sento il freddo delle sue guance pungere le mie ed il suo profumo riempirmi i polmoni facendomi sentire come al solito spaesata.
    E' la prima volta che si dimostra così informale in presenza dei figli.

    -E Peter dov'è?-
    Mi chiede subito con un largo sorriso sulle labbra.
    -Dorme.-


    -Bang!!! Psthhhh mani in alto!-
    Sbagliato.Non ho tenuto conto del suo sonno leggero e del fatto che avendogli accennato dell'arrivo di altri bambini oggi dovevo aspettarmi che si alzasse prestissimo per l'eccitazione.
    In tenuta da notte blu con gli orsetti e la zazzera nera completamente arruffata si para davanti a Michael e lo intima di arrendersi subito sotto minaccia di una fantomatica pistola di 4 dita.

    -Dormiva...-
    Sospiro.
    Quello che non mi aspetto però è che Michael si porti all'istante dietro di me per farsi scudo con il mio corpo e sparare a sua volta in direzione dello sceriffo in pigiama, mirando anche lui con una pistola altrettanto fantasiosa.

    -Prima dovrai prendermi, ahahah-
    No,dovete capire il mio sgomento di fronte a quest'uomo che un attimo prima ti fa correre un brivido lungo la schiena solo con un "ciao" e quello dopo sembra uscito da un cartone animato della Warner Bross. Vi pare normale?
    Rimango allibita dalla scena mentre Paris e Prince sembrano subito divertiti e cominciano a ridere incitando alla battaglia.

    -Ero uno smooth criminal prima che tu fossi anche solo nei sogni di tua madre sceriffo,non potrai mai catturarmi!-
    L'inseguimento prende piede ancora prima che possa rendermene conto e la mia casa ordinatissima,silenziosa e composta, diventa teatro di una battaglia degna dei vecchi western in bianco e nero la quale solo dopo un paio di ferite gravi e l'arrivo dei pellirossa si ferma, facendomi sentire estranea all'intero gruppo insieme al piccolo Blanket che sbadiglia, contento di essersi svegliato sul suo cuscino di capelli preferito.

    -Tuo figlio è uno spasso.-
    Esclama Michael riprendendo fiato mentre Peter,Paris e Prince si scambiano un gesto di tregua scimmiottando una compassata stretta di mano.

    -Davvero? Se vuoi venire a fare il babysitter invece della star fammi un fischio ok?Adesso venite,vi faccio vedere le camere,portiamo di là i bagagli.-



    Fuori da Neverland,lontano da quella casa violata dalle perquisizioni e infangata dalle accuse, Michael sembra più disteso,ha lo sguardo rilassato ed un sorriso convincente sulle labbra,apprezza l'arredamento,il mio gusto per gli oggetti, per i colori dell'appartamento ed anche l'odore di mandarino e cannella che aleggia per la casa,complici le decorazioni appese un pò dappertutto in giro.
    Il mio must per queste vacanze sarà non parlare nè pensare al processo e voglio far sì che anche lui ci riesca.

    -Mi piace qui,è proprio una bella casa.-
    Decreta infine fermandosi alla finestra e buttando uno sguardo distratto fuori, dove lo spazzino sta raccogliendo le ultime foglie morte cadute sull'asfalto.

    -Ci ho messo parecchio a sceglierla e sistemarla,ma sono molto soddisfatta adesso.-
    -Questo è importante,deve sempre rispecchiare chi la abita,altrimenti è come un albergo,non lo sentirai mai tuo.-
    -E tu devi saperne qualcosa.-
    -Più di qualcosa.-

    Solleva le sopracciglia e annuisce convinto,subito mi viene da pensare alla sua di casa e alle mille meraviglie e posti a me ancora ignoti i quali, in qualche modo, simboleggiano i "tanti Michael" che sembrano non vogliano finire di stupirmi. Non posso fare a meno di paragonare quel labirinto di fantasia al mio razionale e composto appartamento e chiedermi: Siamo davvero così diversi?




    Entro sera i bambini sono praticamente migliori amici di sempre. Peter,farfallone in erba,ha stretto una strana amicizia con Paris alla quale non lesina biscotti,caramelle,cioccolatini e alla quale ha anche concesso l'accesso incondizionato alla sua cesta dei giochi di cui è gelosissimo...
    Michael ride,io storco la bocca,prego Dio che non lo faccia diventare una piccola copia di suo padre.
    -Grace mi ha lasciato una cosa per te.-
    Dichiara improvvisamente mentre, seduto su sul sofà, osserva i bambini che si godono la tv in salotto.
    -Davvero?-
    -Sì un regalo ma ovviamente te lo darò domani. E' sempre molto carina lei.-
    -Già...-

    Chissà se si è accorto che è anche molto cotta di lui. Dubito da come ne parla, ma dopo quello che è successo a me non posso fare a meno di chiedermi se tra di loro ci sia mai stato qualcosa. A volte mi sento a disagio quando sono in presenza di entrambi perchè da una parte vedo le occhiate dense che mi lancia Michael, dall'altra quelle che Grace riserva a lui ma che paiono scivolargli addosso senza suscitare nulla di interessante.
    E come al solito nessuno pensa a me che ci sono proprio in mezzo,tantomeno il diretto interessato il quale -ora meno che mai- la smette di farmi sentire seguita in ogni angolo della casa causandomi non poco imbarazzo.
    Sapete,comincio a capire come mai portasse sempre gli occhiali scuri,le donne altrimenti cadrebbero a mazzi. Cosa?Lo fanno già? Credete a me,potrebbe andare molto peggio.


    Tornando a noi,siccome sarò l'unica a cucinare per sette e dico sette persone (mia madre ha deciso di unirsi a noi per tenere d'occhio il degenerato) un intero pranzo natalizio in grande stile, ho pensato bene di mettermi all'opera già dal giorno precedente approfittando del fatto che i bambini sono tutti troppo occupati per girarmi intorno. Dopo poco aver messo letteralmente le mani in pasta però, vedo comparire l'ospite dalla porta della cucina con Blanket in braccio il quale agita un pupazzetto di Batman.

    -Ti serve una mano?-
    Esordisce osservando il tacchino in bella vista che sto finendo di farcire.

    -Se mi dici che sai anche cucinare ti assumo domani,parola mia.-
    Scherzo dando un buffetto al piccolo che sbarra gli occhioni neri alla vista di quella strana cosa rosa e spelacchiata proprio lì ,davanti a lui.

    -Assolutamente no,però so applicarmi.-
    Mi sorride sedendosi sullo sgabello e per la prima volta guardando il suo viso,sentendo i rumori della casa, vengo assalita dalla sensazione stranissima di una memoria ormai lontana che ritorna.
    Due genitori,quattro bambini iperattivi,un appartamento addobbato a festa,il pranzo di Natale da preparare,ricordi di un'infanzia remota che ho nascosto dove non avrei mai potuto trovarli per caso. Famiglia,la parola che il cervello mi propone spietatamente,quella che ho visto sfaldarsi senza averne colpa,quella che non ho mai avuto l'opportunità di creare. Ammutolisco abbassando lo sguardo,sento gli occhi bruciare senza motivo e mi giro verso il lavandino cercando qualcosa,qualsiasi cosa, che possa essere lavato per il tempo sufficiente a ricacciare dentro il magone.

    -Che c'è?-
    Mi chiede con voce morbida ma lievemente preoccupata notando il mio turbamento.

    -Niente.-
    Continuo a torturare una povera patata già talmente pulita da sembrare priva di buccia,lo sento avvicinarsi e toccarmi un braccio,istintivamente ho lo stimolo a ritrarmi e mi volto verso di lui che a pochi centimetri dal mio viso mi osserva con gli occhi più dolci che gli abbia mai visto addosso. Un grosso sospiro esce dalle labbra prima che abbia il tempo di trattenerlo,vorrei proprio sapere come fa ad abbassare tutti i muri che mi sono costruita intorno con tanta fatica.

    -Pensavo...che una scena come questa mi ricorda l'infanzia.-
    Dico cercando di mascherare parzialmente la verità mentre Blanket -sospeso tra me e lui- mi accarezza la guancia e poi mi afferra una ciocca di capelli facendola scivolare via dalla coda nella quale li avevo legati.

    -Hai ragione...un pò anche a me ma...era tutto diverso. Qui è molto meglio.-
    A quell'affermazione spalanco gli occhi incredula e Michael apre il pugno di Blanket sfilandogli la ciocca di capelli dalla manina,la liscia tra le dita e poi me la rimette dietro l'orecchio prima di riprendere a parlare.

    -Non ho mai festeggiato il Natale nel vero senso della parola prima di avere 34 o 35 anni. E non ho mai visto mio padre giocare con noi quando eravamo piccoli. Era tutto così...duro per me .Lavoro lavoro lavoro. Niente di tutto questo,per cui lasciatelo dire,mi stai regalando una vacanza eccezionale Nana.-

    Ormai mi sono abituata al non trovare le parole quando ho a che fare con lui e questa volta non fa eccezione. Lascio che mi abbracci e che mi baci la fronte prolungando il contatto di quelle labbra morbide sulla mia pelle abbastanza da farmi schizzare il cuore in gola prima che si sieda di nuovo per tornare ad osservarmi all'opera cullando il più piccolo della casa con una canzoncina infantile che non conosco ma che mormorata da lui sembra una musica angelica inventata apposta per infondere tranquillità e sicurezza.
    Signori,Michael Jackson è arrivato nel mio razionalissimo appartamento da meno di un giorno e già lo sento pronto a spostare i mobili.



    ***







    -Papà mi serve la spazzola apri!-
    Prince sbatocchia i piccoli pugni contro la porta del bagno insistentemente. Michael è dentro e poco dopo gira la chiave per lasciar entrare il figlio impaziente di pettinarsi i capelli biondissimi,non devono proprio essere abituati ad avere a disposizione solo due bagni come i comuni mortali.
    Io,che sono una donna previdente, mi sono già preparata da un pezzo in modo tale che possa concentrarmi su tutto il grande ambaradan natalizio che mi aspetta. Non sarà un gioco da ragazzi ma voglio fare in modo di riuscire in tutto al meglio. Prima di rimettermi ai fornelli però c'è da riordinare la casa un pò a soqquadro. Michael ed i bambini hanno scelto di non vuotare le valigie,anche perchè non avrei saputo dove fargli mettere tutti i vestiti e per questo c'è un pò di tutto in giro.
    Mentre rifaccio il letto di Peter cercando di farlo riemergere da sotto i giochi, Prince esce dal bagno brandendo la spazzola a mò di spada e corre verso Blanket e mio figlio i quali lanciano un grido di battaglia da far accapponare la pelle. In quel momento mi rendo conto dell'immenso,enorme disastro che il piccolo Jackson ha causato.

    La porta è rimasta aperta.
    Dentro,avvolto in un accappatoio bianco e con i capelli ancora bagnati, Michael mi da le spalle intento a farsi la barba allo specchio.
    Ora,non so se sia una pazza,una feticista o cosa, ma giuro di aver pensato più volte nei miei momenti di solitudine di fare una raccolta video delle pubblicità di uomini che si radono. Li trovo l'apoteosi del sexy. E' un gesto così virile che mi incanta e poco importa se si tratta di qualcosa che la maggior parte dei maschi ritiene una seccatura,io starei ore a guardarli.

    Scaltramente,cercando di lanciare occhiate veloci e poco sospette, faccio scendere pian piano lo sguardo lungo l'accappatoio verso il basso per controllare gli attrezzi del mestiere di Michael.
    Appoggiati sul ripiano del lavabo ci sono un pennello ancora coperto di schiuma e del sapone da barba in un elegante contenitore di legno. Madre de Dios...
    Mi sarei giocata le leuree che uno come lui non ha niente a che vedere con freddi rasoi elettrici e nemmeno con bombolette spry.Un uomo vino si sa, è fascinoso in tutto e si lascia insaponare il collo solo da un morbido pennello e da profumato sapone dalle note speziate.
    Signore, dammi la tu la forza per staccare gli occhi dalla scena,manda un colpo di vento a chiudere la porta o fallo smettere prima che...

    -Madleine.-

    Troppo tardi.
    Gli occhi scuri di Michael incontrano i miei nello specchio e li catturano,vado subito in iperventilazione.

    -Puoi venire un attimo?-
    No,non adesso,non proprio adesso che sono vulnerabile come un coniglio fuori dalla tana,ti prego.
    Faccio qualche passo traballando sui tacchi mentre l'agitazione fa formicolare le mie mani. Michael intanto si sciacqua il viso e passa un telo di spugna per asciugarsi con cura.

    -Sì?-
    Dalle mie labbra esce uno squittio. Non è la mia voce questa,non lo è.
    Mi osserva e sorride appena facendomi cenno di avvicinarmi,il suo profumo che riempie il bagno mi invade i polmoni.

    -Che c'è?-
    -Non posso vedermi bene così lontano dallo specchio. Puoi controllare e dirmi se ho mancato qualche punto?-

    E tu controllerai che non abbia battuto la testa quando sverrò a terra?
    Lo vedo tendere il collo e propormi il profilo destro e poi,lentamente,quello sinistro. Nei suoi occhi per niente persuasi a lasciarmi andare c'è una luce strana che mi provoca un brivido intenso.

    -Uno,qui.-
    Alzo il dito ed indico quella striscia di pelle appena più scura sotto al mento dove il rasoio ha peccato di poca precisione. Michael raggiunge la mia mano, l'afferra ed io guardo self control,buoni propositi e tutta la mia forza di volontà salutarmi ed uscire dalla porta socchiusa del bagno insieme al vapore.

    -Sei bellissima oggi.-
    Mi dice con uno sguardo che è peggio di una carezza tra le gambe. Rispondere non avrebbe senso e forse nemmeno ce la farei. Lascio solo che faccia distendere il mio palmo sul suo collo guidando quel contatto fino a sentirlo sicuro,solo allora percepisco il mio corpo reagire immediatamente e riacquistare la forza che si era liquefatta sotto i suoi occhi.
    Immergo la mano nei capelli umidi mentre lui mi sfiora il mento,la guancia e gli zigomi con la sua.

    -Il rosso ti dona te l'ho mai detto?-
    Si china verso le mie labbra che sono la cosa rossa più vicina al suo viso al momento. Il respiro si mescola al mio,è dolce inebriante,irresistibile,mi bacia.
    Il sangue che avevo alla testa scivola veloce altrove come se avessero improvvisamente tolto un tappo. La sento leggera ma annebbiata allo stesso tempo così come sono delicate ma insistenti le sue labbra nel chiedere l'accesso alla mia bocca che cede ben presto, arrendendosi alle lusinghe di quella lingua che già l'aveva posseduta.
    Per sapere come ama un uomo state attente ai suoi baci. Lo sbrigativo sarà frenetico e poco attento,il pallone gonfiato sembrerà volervi divorare a bocca,il romantico corteggerà all'infinito le vostre labbra prima di concedervi un bacio gentile e quasi impalpabile ma l'amante appassionato,colui che saprà far vibrare ogni singola fibra del vostro corpo,vi amerà prima di tutto con un bacio imprimendo la giusta pressione,mostrandosi languido e forte,sciogliendo ogni vostra resistenza all'istante. L'amante appassionato bacia come Michael.

    Il mio braccio gli circonda il collo mentre l'altra mano apre uno spiraglio tra la spugna dell'accappatoio,la pelle umida è ancora più morbida di quanto ricordassi.
    Scende con la bocca sul mio collo e con le mani mi accarezza la vita per poi proseguire verso i fianchi aprendo le dita per stringerli nella loro parte più carnosa ed attirandoli contro il suo corpo. Quella poca stoffa nasconde a malapena la sua erezione che sento premere contro il ventre come volesse testimoniare quanto i suoi complimenti siano veri.
    Mai sentito un uomo più convincente.
    Gli umidi e leggeri baci che scendono come una collana fino al mio petto lasciano il posto alle dita, scoprono il seno slacciando i pochi bottoni che chiudono la scollatura dell'abito di velluto,gli occhi di Michael sono traboccanti di desiderio mentre chiude i palmi a coppa per imprigionarli ed accarezza i capezzoli i quali immediatamente rispondono alle attenzioni dei suoi polpastrelli inturgidendosi.

    -Perdonami se non so resisterti...-
    Mi sussurra all'orecchio con la voce graffiata dall'eccitazione. Lo bacio di nuovo,mi aggrappo alla sua schiena mentre lui appoggia la fronte sul mio collo e mi bacia il seno,lo lecca e poi soffia sulla parte bagnata di saliva facendomi rabbrividire. Solo Carlos aveva un effetto simile sul mio sistema nervoso ma con lui era diverso,era un abbandono totale,un pò incosciente, dettato dall'amore,ora invece,tra le braccia di Michael che mi spingono lentamente contro il ripiano del lavabo sono completamente padrona di me stessa e libera. Il calore del suo corpo contro il mio mi fa tremare di desiderio e allo stesso tempo mi copre di una sicurezza che non credevo possibile,mi sento nuda,esposta, ma al riparo da tutto ciò che potrebbe ferirmi,è incredibile.
    Slaccio l'accappatoio mentre le mani hanno già alzato il mio vestito scoprendomi le gambe fasciate dalle autoreggenti e l'intimo di raso. Il suo sguardo segue la mia estremità mentre i polpastrelli corrono lungo il ventre fino a raggiungere il sesso accogliendolo in una stretta leggera ma efficacie e poi lo vedo chiudere gli occhi ed emettere un basso gemito di soddisfazione.
    Vuole che lo perdoni? E' tutto perdonato, tranne il desiderio quasi doloroso che mi provoca,quello di sentirlo di nuovo dentro di me,scavalcato solo dalla volontà di fargli apprezzare la mia bocca più di quanto già non faccia. Rispondo all'ultimo bacio con una voluttà quasi sfacciata e poi mi stacco mettendo un dito a chiudergli le labbra mentre il respiro si fa affannoso per la pressione maggiore della mia mano sulla parte più sensibile dell'eccitazione.
    Gli scivolo tra le braccia, lentamente, abbassandomi fino a quando le dita si immergono tra i miei capelli. Mi lancia un'occhiata torbida,il suo ventre si alza e si abbassa veloce poi trattiene il fiato per un attimo quando le mie labbra lo baciano sulla punta e lo accolgono gradualmente nella bocca facendogli strizzare gli occhi dal piacere.

    -Oh mio Dio...-
    Se lo lascia sfuggire basso e di gola cercando di stare dietro all'estasi che la mia bocca gli provoca. Ma è un tentativo vano come ogni tentativo che voglia controllare il piacere. Freme, rantola qualche verso insensato,mi accarezza il viso freneticamente fino a quando con uno sforzo vistoso lo vedo tremare e cingermi la vita con le mani per farmi rialzare.

    -Aspetta...non così,ti voglio.-

    Sospira facendomi appoggiare di nuovo al ripiano e sistemandosi tra le mie ginocchia. Mi solleva una gamba con un movimento sicuro,mi bacia e di nuovo la mia testa è invasa da un'onda di sangue caldo mentre lo sento spostare da un lato i miei slip con le dita e penetrarmi con un affondo urgente. Appoggio la fronte contro il suo petto e lo stringo per le spalle cercando di restare più in bilico possibile e facilitargli l'accesso.
    Mi possiede con un ritmo lento,contrario a quello che gli suggerirebbe l'istinto ormai proiettato all'orgasmo che,lo vedo dai suoi occhi liquidi,è vicino. Una carezza sul viso che finisce tra i capelli,un bacio ed il respiro rotto dall'eccitazione,sofferente. Avevo dimenticato quanto fosse bello vedere un uomo disfarsi completamente dal piacere dentro di me.
    Gli accarezzo il ventre,risalgo svelta verso il collo per blandire anch'esso con la mano anche se so che lui non può prestare attenzione a quelle piccole sensazioni sovrastate dal godimento che la mia carne gli sta regalando. Ora le spinte sono precise,gli affondi misurati ma intensi,senza preavviso alcuno sento una scarica di piacere partire dal basso ventre ed attraversarmi l'intero corpo facendomi serrare le labbra per non gridare, mentre Michael allunga la mano sulla mia schiena fino ai lombi e li incurva in avanti per consentirsi un ultimo colpo più profondo prima di abbandonare la testa sulla mia spalla in preda ad un lungo brivido che fa eco al liquido piacere che si riversa dentro di me.
    I nostri respiri rumorosi sono l'unico suono che sono in grado di percepire sopra quello del mio cuore che impazzisce ancora nelle orecchie.
    Lentamente si solleva dal mio corpo,lo abbraccio,ci guardiamo per un istante frugando negli occhi dell'altro quando siamo ancora uniti e senza alcun imbarazzo troviamo rispetto e gratitudine.

    -Mammaaaaaa-
    La voce di Peter risuona pericolosamente vicino al bagno e sento il sangue farsi improvvisamente gelido dopo il sottile bollore in cui lo aveva lasciato Michael.Istintivamente allungo una gamba per serrare la porta e lui fa scattare la mano alla maniglia giusto in tempo per impedire al piccolo di entrare.
    Respiro profondamente e mi schiarisco la voce.

    -Eccomi amore sto arrivando.-
    Dico cercando di rimettere apposto il possibile mentre lui si riallaccia l'accappatoio facendo pressione contro la porta con la schiena.
    Peter comincia a bussare insistentemente.

    -Mamma hanno suonato alla porta è la nonna!-
    Ottimo,il pranzo di Natale è ancora in alto mare, mia madre sta arrivando ed io ho appena fatto sesso con il terribile degenerato dei suoi incubi.

    -Eccomi eccomi...-
    Prima di uscire Michael mi prende per la mano e mi mette un braccio dietro la schiena stringendomi per un attimo.

    -Che c'è?-
    Sibilo indicando la porta nel tentativo di fargli capire che non è tempo di scherzare.
    -Mi sono scordato di dirti... Buon Natale,Nana.-
    Sussurra lui, mordendosi il labbro inferiore con un sorriso divertito stampato in faccia.

    -Michael pessimo...sei pessimo,zero in condotta.-

    Ride e mi lascia andare.
    L'aria fredda al di fuori del bagno mi risveglia dal torpore di quello scampolo di passione imprevista e corro alla porta per accogliere mia madre. Sono tesa come una corda di violino e credetemi,lo sareste anche voi se doveste presentare a vostra madre il suo peggior incubo.



    Quando lo abbiamo visto apparire dalla porta della sua stanza,bellissimo nel suo completo di un verde talmente scuro da sembrare quasi nero,con i capelli lisci ed il suo solito sorriso disarmante sulle labbra non ho potuto non notare lo stupore sul volto di mia madre.
    Lo ha squadrato per una quindicina di secondi girandogli addirittura intorno come uno squalo,gli occhi ridotti a fessure per lo sforzo di riconoscere il mostro che dipingevano in tv, mentre lui con estrema gentilezza richiamava Paris Prince e Blanket per presentarsi.

    -Michael Maria Louisa,mia madre,mamma lui è il signor Jackson.-
    -Mi chiami pure Michael signora.-


    La tensione,soprattutto la mia,ha raggiunto livelli allarmanti quando l'ho visto tendere la mano verso quella di lei. Avevo paura che facesse una piazzata delle sue,una delle tante con le quali mi ha deliziato nei giorni passati .

    -E così tu saresti Jackson.-
    Sentenzia con il suo tono di voce più impostato,Michael annuisce sempre con il sorriso sulla bocca e senza abbassare lo sguardo dal suo.

    -Proprio quel Jackson?-
    -Mamma...-

    Sono pronta ad arginare l'alluvione di insulti ma lei prende a parlarmi sopra prima che possa aggiungere altro.

    -Ma come ti sei fatto ridurre figliuolo? Ma ti hanno visto prima di sparare quelle cattiverie su di te? Hanno visto quegli occhi?-
    La mia bocca si apre,attonita dal fatto che lei,la fan più accanita dei programmi tv spazzatura sia giunta alla mia stessa conclusione nell'identico modo in cui vi ero giunta io un paio di mesi fa.
    Quegli occhi limpidi quanto dolci come possono mentire? Bisogna essere cieci,stupidi o forse semplicemente mancanti di un cuore, per non vedere l'innocenza attraverso quello sguardo.

    -Dio la benedica signora,ci vorrebbero più persone come lei e sua figlia in questo mondo.-
    E' stata la risposta di Michael prima che la mano di mia madre raggiungesse la sua e la stringesse calorosamente.
    Adesso sì che il Natale può cominciare.





    Fosse sceso Babbo Natale in persona dalla Lapponia non avrebbe potuto rendere i bambini più felici di quanto ha fatto Michael con i suoi regali. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare e a quanto ho visto troppo spesso con altri vips, i suoi figli non sono viziati. Non ricevono giochi in continuazione e non navigano in un mare di oggetti che mandano nel dimenticatoio dopo circa tre minuti dall'apertura del pacco. Michael tiene molto a questo e soprattutto tiene al significato del regalo. Ogni volta che l'ho visto portare qualcosa a Prince o Paris lo ha fatto chiedendo se sapessero il perchè di quel gesto e se la risposta tardava ad arrivare è stato lui stesso a confermargli che non era per compiacerli o tenerli buoni, bensì per l'amore che provava per loro.
    Il dono è un gesto d'amore e come tale va trattato e non svenduto come troppo spesso accade.

    Ha detto di aver scelto personalmente tutti i giochi,compresi quelli che ha portato a Peter che è riuscito incredibilmente a far ammutolire di fronte ad una scatola gigantesca di costruzioni unita ad un gran numero di dvd di cartoni animati e,udite udite,tre pistole ad acqua lunghe quanto lui.

    -Michael,ti rendi conto che non abbiamo un giardino?-
    Gli ho detto lanciandogli un'occhiataccia in tralice.
    -Madleine tutti i bambini devono giocare con le pistole ad acqua.-
    -E quale trattato di pedagogia lo insegna questo?-
    -Te lo dico io! Fidati è così,poi semmai verrà a giocarci a Neverland con me,Paris e Prince.Vero Peter?-

    Segue un grido di gioia che fa sobbalzare persino mia madre immersa nella sua Soap Opera preferita ma che lascia scandalizzata me.Sono praticamente sola contro 4 anzi,5 bambini scalmanati.Mi arrendo,forse è meglio cambiare aria e rimboccarmi le maniche,la casa non si riordinerà da sola.



    -Se metti quel broncio adorabile gliene regalo altre quattro.-
    Me lo ritrovo dietro poco dopo,mentre sto sparecchiando,pericolosamente lontani dagli altri.

    -Michael...-
    Non mi tocca nemmeno ma è come se lo stesse facendo,solo a sentirlo a pochi centimetri da me il ricordo delle sensazioni di questa mattina mi tortura facendosi beffe del fatto che vorrei a tutti i costi apparire più distaccata. Per prevenire ogni possibile e sconsigliabile sviluppo lo blocco puntandogli un dito contro al petto.

    -Non so cosa ti sia preso oggi ma a te il Natale da alla testa.-
    Ridacchia apparentemente soddisfatto di quella reazione che sembra trovare divertente.

    -Sei sicura che...-
    -Ah! Non una parola di più. Prendi questo piuttosto,il tuo regalo.-

    L'unica busta dai colori festosi rimasta lontana dalle altre passa dalle mie mani a quelle di Michael che la guarda stupito prima di aprirla e tirare fuori un altro pacchetto morbido il quale non ci mette molto a rivelare il suo contenuto.

    -Un costume da Babbo Natale?-
    Chiede sollevando le sopracciglia stupito.
    -Bè,non avrai intenzione di perderti New York il giorno Natale no?-




    -Dammi Blanket,lo tengo io prima che ti tolga la barba in mezzo a Times Square-
    Conciato così Michael sembra Santa Claus dopo quattro mesi di dieta ferrea. E' buffo vederlo con barba baffoni bianchi e casacca rossa profilata di pelliccia. Ha messo persino il cappello tirato fin sopra gli occhiali da sole che gli danno un look alquanto alternativo ma irriconoscibile.
    Paris,non appena ha saputo che saremmo andati a fare un giro, ha stilato una lista di posti da vedere assolutamente e di cose da fare ad ogni costo trovando subito un fedele alleato in Peter che pur di compiacerla farebbe di tutto.
    Siamo usciti quando la luce del giorno già cominciava a calare ed i grossi nuvoloni sopra la città si erano tinti di un bianco omogeneo rendendo il cielo simile all'alabastro.
    Chissà che effetto fa vederci per strada così,un passeggino,tre bambini con gli occhi che rispecchiano la meraviglia che accompagna la loro poca esperienza,una madre che nonostante tutto non riesce a togliersi il sorriso dalle labbra ed un padre talmente pazzo da uscire ancora vestito da Babbo Natale per far piacere ai figli. Di nuovo, anzi ora più che mai,l'immagine di una famiglia normale mi si stampa in testa trascinando un nostalgico ricordo di quando con i miei uscivamo dopo il grande pranzo di Natale ed io facevo l'altalena tra le mani di mia madre e mio padre chiedendogli di sollevarmi ogni tre passi.

    -Mi sembra un sogno.-
    -Umh?-

    Michael mi sveglia con la sua voce un pò ovattata dalla barba sintetica.

    -Anzi no,mi sembra di essere in un film.Non avrei mai pensato di passare un Natale così.-
    -Ci credi che anche per me è la stessa cosa?-

    Si volta verso di me e anche se attraverso le lenti scure non posso vederlo so che mi guarda , annuisce,mi prende la mano nella sua. La sento calda anche attraverso i guanti.

    -Se la gente sapesse godere di queste gioie così semplici il mondo sarebbe pieno di sorrisi non credi? Invece siamo sempre insoddisfatti di tutto,concentrati su quello che vorremmo e non su quello che abbiamo.-

    -Hai ragione ma alcune volte...bè è dura.-

    -Lo so,ma è proprio allora che dovremmo attaccarci di più a questo. A volte basta un ricordo per provocare un sorriso.-

    -O una stretta al cuore.-

    -Se il cuore si stringe allora vuol dire che c'è dell'altro oltre al ricordo e forse...-

    -Forse?-


    -Forse dovremmo riprenderlo in considerazione e far sì che non punga più.-
    Ci guardiamo per un lungo istante continuando a camminare,ognuno concentrato sul soggetto di quella considerazione generale. Io ho mio padre e Carlos...ma mi chiedo quale sia il passato con il quale Michael ancora non è riuscito a far pace. Non lo vedo un tipo in grado di legare ed imbavagliare i ricordi come ho fatto io,ma nemmeno capace di convivere pacificamente con i fantasmi che ognuno possiede nella propria vita.

    -Forse sì.-
    Concludo con una scollata di spalle che però mi lascia immersa nei dubbi.


    -Nevica! Nevica papà,Nana,la neve!-
    In quell'istante,come in un film,una leggera pioggia di quelli che sembrano grossi petali di bianchi comincia a cadere dal cielo facendo sollevare un verso di stupore e gioia dai bambini e non solo.

    Mentre Paris e Peter corrono festosamente intorno a noi e Blanket si agita nella tutina imbottita che lo tiene un pò mummificato, il riflessivo Prince chiude gli occhi ed apre la bocca restando in attesa fermo vicino a Michael.

    -Cosa fai Prince?-
    -La neve. Voglio sentire il sapore della neve papà.-

    Ci comunica e subito anche gli altri due trovano l'idea una cosa geniale e lo imitano mettendosi con i nasi all'insù.

    -Qual'è il sapore della neve Nana? Tu lo sai?-
    Mi chiede Michael avvicinandosi tanto al mio viso da far unire i piccoli sbuffi di vapore che escono dalle nostre bocche.
    Scuoto la testa,la mia mente non riesce a trovarne traccia, ricorda solo quello sgradevole del ghiaccio nel freezer.

    -Nemmeno io.-
    Mi sussurra seguendo però con lo sguardo un fiocco che si posa poco al di sopra del mio mento fecendomi il solletico. Si abbassa la barba con due dita e l'ultima cosa che vedo è la sua bocca avvicinarsi al viso mentre chiudo gli occhi istintivamente.
    Poi lo sento,raccoglie tra le labbra l'elaborato merletto di ghiaccio che si trasforma subito in una goccia e le unisce alle mie,gelo e fuoco allo stesso tempo,un turbinio di strane emozioni in un bacio rubato impalpabile quanto stupefacente.

    -Ecco,adesso lo sappiamo tutti e due...-
    Quella bocca sparisce di nuovo dietro la barba giusto in tempo per farmi cogliere un sorriso e vedere i bambini voltarsi,esultanti.

    -Sa di caramella!-
    -No sa di menta!-
    -Non è vero sa di gelato alla vaniglia.-

    Le tre voci si rincorrono fino a casa e alla fine la spunta un democratico "zucchero" che però non ha niente a che vedere con il nome che darei io a quello strano gusto.
    Quando ci chiudiamo la porta alle spalle Blanket dorme nel passeggino e Michael si offre di mettere a letto tutti i bambini mentre con una doccia bollente mi faccio scivolare di dosso tutta la stanchezza della giornata.
    Vi dirò,oggi non ho nemmeno la forza di rimettere a posto le idee,le vedo bene così,un pò sparse per la casa,con fantasia,qualcuna sotto all'albero illuminato,un'altra abbandonata sopra al ripiano della cucina,un'altra ancora, addirittura, nella scatola dei biscotti lasciata aperta...
    Che senso avrebbe impilarle ora?
    Non avrei mai pensato di dirlo ma qualche volta è bello fregarsene dell'ordine.



    -Nana?-
    -Chi è?-

    Domanda scontata visto che ho riconosciuto benissimo la voce di Michael.

    -Lo spirito del Natale.-
    Sussurra al di là della porta tentando evidentemente di fare piano per non svegliare i bambini.

    -Ebenezer Scrooge è nella casa dall'altra parte della strada.-
    Gli rispondo e subito lo sento ridere.

    -Entra Michael.-
    Si fa avanti,chiude la porta e mi guarda mentre seduta sul letto spazzolo i capelli.

    -A me sembri più il Grinch.-
    Lo provoco scherzosamente notando che ancora porta il berretto da Babbo Natale in testa.

    -Non mi dire che Peter insisteva ancora per dormire in stanza con Paris!-
    -Ahaha,no,è stato il primo a crollare.-
    -Confermo che dovresti fare il babysitter.-

    Lo vedo venirmi vicino,togliere il cappello e lanciarlo sul letto mentre lo guardo con aria di finta noncuranza.

    -Allora,hai capito di cosa sa la neve?-
    Mi chiede sedendosi vicino a me e guardandomi con gli stessi occhi impietosi del mio self control di questa mattina.

    -Vagamente...-
    Cerco di rispondere il più convinta possibile,sperando che la reazione del mio corpo a quella rinnovata vicinanza non sia così trasparente come temo.

    -E comunque come mai sei qui?-
    Aggiungo con una punta di autorità nella voce.

    -Bè vorrei riuscire a capirlo con te e poi...ho preso uno zero in condotta.
    La possibilità di rimediare va data a tutti no?-

    Afferma come se fosse una cosa naturale.

    -Già,ma dipende da come vuoi rimediare questo zero.-
    Non risponde stavolta,abbassa lo sguardo e si avvicina prendendomi la mano nella sua e baciandola. Ovviamente,quello che mi era già chiaro dall'inizio diventa lampante.

    -Credo proprio che te ne toccherà un altro se continui così,lo sai?-

    -Allora mettiamola in questo modo,forse non sarò mai uno studente modello.-

    Sussurra ormai troppo vicino perchè il profumo dolce della sua bocca non possa immediatamente ubriacarmi. Gli lancio un'ultima occhiata ancora lucida e poi il piacere acceca di nuovo tutto,meravigliosamente.
    Signori,la notte di Natale si è tutti più buoni? Io lo sono stata con me stessa,forse un pò troppo...ma non riesco proprio a pentirmene.






    E' importante conoscere il sapore della neve ?
    Forse no o forse è proprio il non riuscire a capirlo e a coglierlo del tutto che mi spinge a volerne assaggiare ancora. Ma in questa notte velata di magia e stranamente di pace,non voglio sprecare tempo lontano dal beato mondo dell'incoscienza dei sogni.
    Sono stanco,sono sereno,mi sento me stesso.
    Buon Natale...a tutti coloro che amano.
    AppleHead

     
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    Non so se è normale, so solo che ogni volta che leggo ogni singola parola di ogni singolo paragrafo di ogni singolo capitolo perdo la facoltà di pensare razionalmente come al mio solito.
    Mi fai sognare con le tue parole, ecco cosa fai.

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    Grazie infinite...

    » Capitolo 9




    ( heart asks pleasure first )





    A
    volte mi dispiace per voi. Ve ne state lì,in preda al mio umore,ai miei pensieri astratti,alla mia vita ultimamente sconclusionata e a Michael che imperversa nelle mie giornate facendo il bello ed il cattivo tempo senza che sia in grado di porgli un limite.
    Vorrei farvi capire come mi sento,credetemi. Ma come faccio se nemmeno io so con precisione cosa provo? Le cose esistono solo se hai parole per chiamarle ed io non ne ho di utili per descrivere la matassa di emozioni e sensazioni che mi rende così priva di midollo. Sono nel limbo dell'essere e non essere,del sì e del no,completamente immersa nell'insicurezza. Dovrei odiarlo,dovrei odiarmi,ma non lo faccio. Mi chiedo se finirà tutto così per caso ed improvvisamente come è iniziato ma non riesco nemmeno a capire se lo spero o meno. La verità è che sto bene così,mi sento sollevata.
    L'altro giorno mi è venuta in mente una cosa. Stavo semplicemente sfogliando un giornale senza prestarci troppa attenzione quando ho letto una parola che, per qualche strana associazione, mi ha rimandato a Socrate e alla sua maieutica. Vi dice niente questo termine?
    Sarò breve. Il buon vecchio Socrate,uomo di larghe vedute quando la vista del genere umano era ancora di pochi decimi, aveva l'abitudine di forgiare giovani menti tramite quella che chiamava l'arte della levatrice,la maieutica appunto.
    Si sedeva,prendeva il suo caro discepolo a fianco e lo faceva parlare di tutto quello che voleva,liberamente come in un dialogo tra pari,confutando le sue tesi una ad una e facendolo render conto di quanto fossero sbagliate e dettate dall'opinione che si era fatto di una cosa e non dalla verità effettiva. Socrate,con il suo scalpellino di "non sapienza" e con molto rispetto demoliva fittizi muri di polvere e portava alla luce,proprio come fa una levatrice,la mente rinnovata del suo discepolo. Pulita,aperta,cosciente.
    Per non farla troppo lunga,credo che Michael abbia intenzione di fare la stessa cosa con me,ma su un altro piano ben più scosceso e irto di pericoli della mente umana,quello del cuore.
    Probabilmente sono anche io che glielo sto concedendo,la fiducia che nutro per lui e che non mi sento di negargli,getta un ponte levatoio oltre il fossato che mi sono costruita intorno.
    Si è presentato senza armi e senza armatura,mi ha fatto un inchino e si è complimentato per la bellezza della mia reggia di teoremi e corollari poi si è seduto ed ha cominciato a staccare i quadri,gli arazzi,fino ad arrivare all'intonaco e poi ai mattoni.
    Ecco dov'è ora,lì,fermo alla demolizione dei muri mentre io guardo attonita e meravigliata,a braccia incrociate, come stia mettendo sottosopra tutto ciò per cui avevo faticato.
    Fossi stata innamorata di lui lo avrei capito,anzi no,lo avrei giustificato. Si sa,partita la brocca chi s'è visto s'è visto e buona vita a tutti,ormai c'è solo da sperare di non uscirne in pezzi.
    Ma io non lo amo…o almeno non in un modo classificabile come "amore romantico" di serie A. Niente Via col Vento o Casablanca. Non c'è niente di struggente tra di noi se non i suoi occhi nel parossismo del suo dolore o le carezze di cui mi copre quando si sente tormentato, in un incomprensibile desiderio di donare affetto quando lui ne avrebbe più bisogno.
    Nel nostro film,in questa nostra "storia" originale per trama e personaggi,c'è la nostalgia del Paziente Inglese,la tensione di Jane Eyre,e la passione di Ultimo Tango a Parigi ed una dolcezza che non potrebbe essere paragonata a nessun'altra,perchè non ne avrebbe comunque lo stesso significato.
    Vi confesso che il sapore della neve non l'ho ancora capito da quella sera magica di Natale,ma quello che so è che ho davanti un essere umano straordinario nel senso più vero della parola,che non ha niente a che spartire con il resto della gente per genio sensibilità e cuore,ma che possiede comunque tutte le debolezze più comuni dell'uomo.
    Potrei mai privarmi di un tesoro del genere? Egoisticamente,no. E nemmeno voi lo fareste credetemi,dovesse andarne di mezzo l'intera concezione del vostro mondo.



    -Madleine.-
    -Sì?-
    -Questa sera tornerò tardi,devo incontrare Jermaine e Randy per quella cosa che ti dicevo.-
    -Sì.-
    -Ti trovo alzata?-

    Annuisco con decisione,guardandolo negli occhi. E' strano come continui a chiedere con estrema umiltà e paura di disturbarmi i nostri incontri notturni. Da quando sono tornata a Neverland non c'è sera in cui non ci ritroviamo per parlare ore ed ore fino a quando la stanchezza o imprevedibilmente la passione, prendono il sopravvento.
    Il processo si avvicina eppure dopo lo Tzunami del 26 Dicembre scorso Michael ha deciso di dedicarsi anche alle vittime,non so come ne abbia la forza. Dice di voler incidere una canzone con i fratelli,quelle strane figure che sono presenti solo per titolo ereditato dalla natura.
    Mai una volta che li abbia visti venire a trovare Michael o i bambini,mai una volta che abbia sentito lui parlare di una chiamata o una chiacchierata con i tanti parenti che possiede.
    Le giornate in sua assenza scorrono in sordina,scandite dagli orari delle lezioni di Prince e Paris,dalle chiacchiere con Grace ,dalle telefonate a casa dove Peter mi chiede sempre della sua fiamma lontana. Tutto è focalizzato al momento in cui mi siederò con lui sul letto in una specie di seduta psicoanalitica vicendevole capace di spremere ogni mio neurone.
    Non c'è imbarazzo tra di noi ormai,non c'è vergogna di nulla,stranamente è come se lo conoscessi da una vita,un migliore amico che non c'è mai stato,un compagno che ho sempre desiderato sfidare perchè capace di tenermi testa,Michael è uno strano ed interessante ibrido per me.




    -Sei a pezzi.-
    -Pezzi molto piccoli.-

    Entra in camera,mi guarda da sopra gli occhiali da sole che ancora porta nonostante il buio e subito li toglie. In mia compagnia quello schermo non serve.

    -Tu invece sei talmente efficiente da essere venuta da me da sola oggi.-
    Si toglie la giacca,la sciarpa di seta dal collo e le butta entrambe sul letto rendendosi conto che per la prima volta non è dovuto venirmi a chiamare.

    -Si chiama preveggenza,sapevo che saresti stato talmente stanco che ti sarebbe pesato bussare alla mia porta.-
    Accenna un sorriso e mi prende il mento tra le dita,accarezzandomi prima le guance.

    -Ti dispiace se mi faccio una doccia?-
    -Ti aspetto.
    -

    Quindici minuti,un tempo più che ragionevole per una giornata molto lunga.
    Michael rientra nella stanza in pigiama e con i capelli asciutti ma assolutamente privi di un verso. Si lascia cadere sul letto e cerca la mia mano.

    -Com'è andata la giornata?-
    -Bene,Paris fa grandi progressi nella lettura.-
    -Già,l'altro giorno ha letto La Bella Addormentata nel Bosco da sola.-

    Lo vedo sorridere teneramente a quel pensiero.
    -Hai dei bambini molto intelligenti, meravigliosi,sul serio.-
    -Lo so,sono la mia gioia-
    -Almeno su questo siamo d'accordo...-

    Mi lancia un'occhiata curiosa e si solleva sul gomito appoggiando la testa sulla mano.

    -Perchè,su cosa non andiamo d'accordo?-
    Chiede in tono neutro tanto che non riesco a capire se sia una provocazione o una domanda seria.

    -Direi che abbiamo opinioni molto diverse Michael..-
    Ribatto con una punta di ironia.

    -Tu credi?-
    -Credo.E credo anche che tu stia provando in tutti i modi a coinvolgermi nella tua visione "emozionale" del mondo.-
    -E ti dispiace?-

    Prendo un grande respiro. Ho passato giorni interi a chiedermelo e nonostante questo non so ancora cosa rispondergli.

    -Sì...e no.-
    -Spiegami.-
    -Non c'è molto da spiegare,non ne so molto in realtà. Quello che è certo è che hai uno strano potere su di me,un potere che non avevo mai concesso a nessuno. Il bello è che tu non ne approfitti. Sei strano Michael,tu chiedi quello che potresti prendere e basta,il modo con cui ti poni e non ti imponi verso di me non fa altro che farmi allargare le braccia ogni volta di più per accoglierti. Da una parte mi piace,dall'altra c'è ancora quella parte di me che è contrariata dal fatto di avere qualcuno talmente abile da sopraffare anni ed anni di certezze.-

    -Credi che voglia cambiarti?-
    -Non proprio,credo piuttosto che voglia farmi uscire dal guscio che mi sono costruita.-

    Mi guarda,corruccia la fronte in un'espressione sbalordita,poi si mette a ridere accarezzandomi i capelli.
    -Sei una forza Madleine.-
    -Lo trovi divertente?-
    -Molto,tu sei divertente,la tua intelligenza è divertente ed anche il tuo intuito.-

    Gli punto gli occhi addosso,dopo quello che ha appena detto non può cavarsela così.

    -Sai cosa credo io invece? Che siamo molto più simili di quanto pensi. E che non ho nessuna intenzione particolare con te,se non quella di scoprire quanto,effettivamente lo siamo. Ecco perchè mi piace parlarti,indagare,scavare dentro i tuoi pensieri. Credevo anche io che fossimo due opposti prima,ma adesso direi più che altro che tu viaggi su un binario diverso dal mio perchè lo hai voluto,anche se non è quello che ti si addice.-
    -In soldoni?-
    -Non voglio cambiarti,hai ragione,voglio scoprirti questo si. Madleine tu potresti dare 1000 e invece sei ridotta a 500 perchè hai deciso di castrarti emotivamente,lo sai questo?-

    Non so se essere offesa o meno a questo punto.

    -A me sembra di andare benissimo.-
    -Non andrai benissimo fino a quando non lascerai che il cuore prenda la sua parte. Quella che reclama.-

    Sospiro,il solo pensiero di quello che mi ha appena detto mi provoca un nodo alla gola. Oltre a lui,di chi potrei mai fidarmi? Chi altri mi lascerà un biglietto tanto ingenuo e sincero con scritto:"Non ti farò mai del male"?
    Nessuno.
    -Ti ho vista piangere nel sonno,ho visto le lacrime salirti agli occhi nei momenti più impensabili. Credi che sia normale convivere con tutto questo? E soprattutto pensi che tacere ad oltranza ti aiuterà a non soffrire più?-
    -Non amo parlarne.-
    -Immagino,ma a volte bisogna fare degli sforzi sai.-

    Mi sto innervosendo,non mi piace dover affrontare argomenti che vorrei solo dimenticare.Michael mi guarda con l'espressione più indulgente che gli abbia mai visto in faccia come a dirmi: "sono qui,che aspetti"?

    -Voglio sapere Nana,voglio sapere cosa ti fa piangere la notte. Anche ieri è successo,pure se non ti sei svegliata parlavi.-
    Il ricordo del mio incubo più recente mi assesta un colpo a tradimento,l'avevo dimenticato la mattina seguente eppure solo il pensiero brucia come sale su una ferita.
    Provo vergogna del fatto che abbia visto di nuovo la mia debolezza ma la provo anche del dolore stesso. Non mi sono mai concessa di mostrarmi così ma è anche vero che lui è l'unico con cui potrei farlo senza provare rabbia verso me stessa.
    Ci guardiamo,sta studiando i miei lineamenti,i movimenti impercettibili del mio volto,si avvicina,lo prende tra le mani calde e sfiora gli zigomi con i pollici.

    -Cosa ho detto?-
    Chiedo con un filo di voce pur sapendo già la risposta.
    -Hai detto: "Ti prego papà"-
    E da lì basta un battito di ciglia,gli occhi si riempiono di lacrime senza che nemmeno me ne renda conto. Ascoltare quelle parole,le mie stesse parole,è stato come sentir scoppiare una bolla di veleno al centro del petto,doloroso ma liberatorio.
    Ha cominciato a colare,stilla dopo stilla,dipingendo una storia dai toni cupi,crepuscolari dopo tanti anni in cui l'ho tenuta nascosta e coperta con ogni cosa di cui sono stata capace. Michael ha ascoltato ogni parola senza abbassare lo sguardo per un attimo,ha lasciato che le lacrime gli bagnassero le mani e poi, solo quando mi sono sentita svuotata ed in grado di guardare quasi dall'esterno quel dolore sradicato e portato alla luce, ha spostato i palmi umidi sulle mie mani e ne ha presa una nelle sue.

    -Nemmeno io ho avuto un padre.Non sbaglio quando dico che ci somigliamo.-
    -Tu ce l'hai un padre,il tuo non è fuggito.-
    -Sai,avrei voluto che lo facesse a volte,anzi,spesso-

    Lo guardo confusa corrucciando la fronte.
    -Perchè?-
    -Il nome di padre è qualcosa che va meritato,come un titolo,una carica. Lui ha fatto di tutto per non averlo,non voleva nemmeno che lo chiamassimo papà,per i suoi figli lui è sempre stato Joe.-

    Fa una piccola pausa,prende fiato,si schiarisce la voce che dopo il mio racconto si è fatta appena più roca.
    -E' stato il mio datore di lavoro,il mio terrore più grande,colui che riusciva a tirar fuori la rabbia persino da un bambino timidissimo come me. Eppure -è buffo- ho sempre desiderato spasmodicamente di compiacerlo,di dare il meglio di me stesso per vedere anche solo un barlume di soddisfazione nei suoi occhi. Desideravo a tutti i costi essere il bambino che lui voleva,quello che magari,essendo perfetto,si sarebbe meritato una carezza sulla testa o un sorriso.
    Amore e odio,disgusto e malleabilità estrema nelle sue mani. Avrei dato tutto quello che avevo per sentirgli dire "Bravo Michael,ti voglio bene."
    E nonostante questo,nonostante tutti questi anni,lui non ha mai capito.-


    Capisco perfettamente quello di cui sta parlando.Tante volte anche a distanza di anni mi sono colpevolizzata ed ho pensato che avrei potuto fare di più:essere più brava,più bella,più ubbidiente per non farlo andare via. Anche io mi sono data la colpa,ma non ho potuto fare niente per compiacerlo come invece ha fatto Michael,lui è semplicemente sparito.
    Voler giustificare o caricare su di sè la colpa di qualcosa anche se non ne abbiamo affatto è una trappola in cui è facile cadere quando si ama qualcuno.

    -Come fai a conviverci Michael?-
    Chiedo.
    -Non ci convivo,ci combatto ogni giorno.-
    -Non puoi cambiare quello che è stato.-
    -Ma posso fare in modo che non si ripeta nel presente.Non guarirò mai certe ferite dentro di me come non potrai farlo tu,ma quei segni devono essere un monito per non agire allo stesso modo.
    I miei figli sono la battaglia quotidiana contro il passato,nel presente. Un grande riscatto,il modo migliore per battere i rimpianti ogni giorno. Li cresco,li amo,do loro quello che non ho mai avuto.
    Non è difficile per me essere amorevole,ma forse non sarei un così buon padre se non fosse stato per Joe.-


    Michael è l'esempio di genitore più meraviglioso che abbia visto in tanti anni. Per me, che l'ho conosciuto prima come uomo che come artista,è facile affermare che è nato per fare il padre,non il cantante.
    Lui la sua battaglia la vince ogni giorno,ma io?Cosa posso fare per riscattarmi?

    -Devi fare del dolore la tua arma Nana,usalo,non nasconderlo,dai il meglio di te. Senti come brucia? Come fa male? Puoi trasformarlo se vuoi,è tutta energia.-

    -E come faccio?-


    Mi avvicina una mano al petto,la poggia appena sopra il seno,a sinistra.

    -Usa questo. Ricordati che la testa a volte è un animale strano,si ingabbia da solo,si arrotola in fili che poi gli è impossibile recidere. Il cuore invece,non ti tradisce,lui chiede prima di tutto il piacere. Ciò che per te è bene,lui lo sa.-

    -E' così vulnerabile...-

    -E' il muscolo più forte che abbiamo.-

    Sorrido mentre mi sfiora una guancia,sembra che non voglia interrompere il contatto con me.

    -Non è esattamente così...-
    -Sai cosa voglio dire.-
    -...Sì.-

    A quella mia affermazione si lascia cadere morbidamente sul letto,gettando lo sguardo al soffitto e afferrando un cuscino per metterlo sotto alle testa in modo da potermi osservare senza dover sforzare troppo la postura.

    -Vedi Nana,perdere il controllo non è così male a volte.-
    -Lo faccio già abbastanza con te,direi.-

    Inclina la testa da un lato a quella mia battuta e solleva un angolo della bocca in un sorriso che sembra lievemente imbarazzato,ma compiaciuto.
    -Credo che sia una specie di "potere" che ho.-
    -L'ho notato nei video dei tuoi concerti...-

    Ribatto ripensando alle scene di isterismo alle quali ho assistito indirettamente.

    -Direi che è un pò diverso con te.-
    -Giusto un pochino...-

    Ride mostrando per la prima volta quella sera la fila perfetta dei suoi denti e poi si fa più serio senza cancellare tuttavia il sorriso.
    -E comunque non ti sembra che valga lo stesso anche per me?-

    Lo guardo,gli tolgo una ciocca di capelli caduta davanti agli occhi,in quel gesto cerca di baciarmi la mano.

    -Ti faccio perdere il controllo?-
    Sussurro intrigata dal fatto che proprio lui mi stia rivolgendo un complimento del genere.

    -Oh,più di quanto pensi.-
    Dice con voce bassa e terribilmente sexy.

    -Ti ricordi quando ti ho detto che dovevamo essere forti? Niente più scivoloni...-
    -Noi siamo forti,insieme lo siamo di più.-


    Ridacchio per la risposta insolente e lui risponde tirandomi una manica del maglione per invitarmi a stendermi vicino poi,una volta che riesce a farmi acciambellare tra le sue braccia come desidera,comincia a sfiorarmi i capelli con le dita mentre sento il calore del suo corpo sulla mia schiena,il respiro sul collo.

    -Non scherzo sai,credo che ci siamo trovati per un motivo che è quello di rendere più forti entrambi.-
    -Ed il sesso cosa c'entra in questo?-


    Respira forte,non capisco se stia ridendo di nuovo ma mi bacia il collo,fa scorrere le labbra sulla pelle fino alla spalla tirando con due dita il bordo del maglione in modo da scoprire una porzione maggiore.

    -Il sesso ha tanti di quei significati...deve essere uno dei tanti.-
    Soffia in una porzione di pelle sensibile tanto da farmi stringere la spalla contro la guancia.

    -E tu sai quale sia?-
    -Non ancora.-

    Una mano segue il profilo del mio fianco adagiato sul letto,si insinua sotto la lana della maglia,sento il nebbioso torpore del desiderio invadermi la mente all'istante. Il calore del corpo di Michael alle mie spalle pare dieci,cento volte più intenso di prima ed i polmoni si riempiono del suo profumo. Mi tocca solo il ventre,lentamente,con una pressione che è più di una carezza ma meno di una richiesta mentre il suo respiro mi solletica l'orecchio facendomi rabbrividire.

    -Sei una creatura rara Nana. Non mi chiedi niente,non pretendi nulla da Michael Jackson,sei qui solo per me e per te,senza altri fini,solo per questo nostro mondo lontano da tutto,ogni sera.-
    Un mondo lontano che è capace di sconvolgere quello di tutti i giorni però,penso senza avere la forza di aprire la bocca anche solo per un sospiro.
    Sotto la lana,cerco la sua mano e la intreccio con la mia,Michael mi bacia il collo,il suo respiro più affannato mi accarezza l'udito ed io non posso controllare un'ondata di calore che mi sale languida tra le gambe. Guido la sua mano più in alto,verso il seno di cui si impossessa infilandosi sotto la stoffa tesa dell'intimo,lo strizza più volte.

    -Adesso che sento l'esigenza di fuggire da tutto tu sei qui per consentirmelo.-
    Mi volto verso di lui quel poco che basta per unire le nostre labbra,getto una mano all'indietro sulla sua nuca e tra i capelli,quelle parole mi scorrono dentro come vino anzi,la sua voce è come vino,bassa suadente e delicata al punto giusto da inebriarmi subito, catalizzando l'eccitazione che la vicinanza del suo corpo mi provoca.Mi sento sprofondare in un torbido sogno che si interrompe quando Michael si stacca da me e si distende sul letto,mi volto istantanemente e vedo i suoi occhi opalescenti di desiderio e dolci cercare i miei.

    -Vieni qui.-
    Mi invita con un gesto della mano a farmi vicina al suo fianco ma sento che sarebbe comunque troppo poco.La mia gamba si intreccia subito alla sua,cercando un contatto più serrato mentre sperimento l'irresistibile impulso di baciargli il collo e unirmi con il suo corpo magro ma tonico sotto la seta. Mi libero dei vestiti sotto il suo sguardo attento che pure non mi provoca nessuna ansia. Se anche non sapessi di piacergli tanto non proverei nessun tipo di paura nel farmi vedere da lui,non mi sento mai sotto esame. La mia pelle ambrata e liscia assume un tono più ramato alla la luce tenue della lampada. Michael fa correre la mano lungo la coscia fino alla vita, poi traccia un immaginario percorso con il mio ombelico prima di tornare indietro e stringermi per farmi distendere ancora una volta.
    Con una gamba lo scavalco posizionandomi sopra i suoi fianchi e chinando il busto verso il suo. I capelli formano una cortina fitta attraverso la quale filtra poca luce e che mantiene i nostri respiri fusi.

    -Dove vuoi fuggire questa sera?-
    Sorride e mi sfiora le labbra tirando indietro alcune pesanti ciocche di capelli.
    -Nana,per questa strada c'è solo il paradiso.-

    Mormora tra le labbra chiedendo subito dopo accesso alla mia bocca. Il bacio che segue piega il mio controllo come un vento inclemente farebbe con il fusto sottile di una canna. Michael afferra i miei fianchi,sposta le mani sulle natiche e le stringe soffermandosi a suo piacimento sulla carne generosa e soda che madre natura mi ha concesso e che gli uomini hanno sempre apprezzato. Sbottono la blusa del pigiama,la apro con entrambe le mani e mi piego per baciargli il petto. Il suo cuore risponde immediatamente accelerando i battiti tanto da poterli sentir vibrare debolmente sulle labbra. Gli lancio un'occhiata poco casta e lui mi accarezza il viso,apre le dita,esplora ogni centimetro di pelle e la bocca arrossata dai baci fino a quando la dischiudo accogliendo un dito dentro di essa,leccandolo,succhiandolo,avvolgendolo nel morbido calore della mia lingua,conscia del fatto che la sua mente non può far altro che proiettare quelle sensazioni su ben altro che un dito sottile.
    Michael lascia che un sospiro appena percettibile arrivi alle mie orecchie poi mi spinge il bacino contro la sua erezione tesa sotto la stoffa, guidato forse dall'urgenza di un qualche contatto con quella parte di sè che reclama il piacere.
    Non ci vuole molto a liberarlo di vestiti ormai in eccesso che dividono i nostri corpi riducendo il tutto ad un mucchietto informe ai piedi del letto. Con un movimento lento ma fluido risalgo verso il petto ed il collo avendo cura di abbassarmi con i fianchi sopra il suo sesso senza tuttavia consentirgli ancora di penetrarmi.
    Mi guarda negli occhi mentre comincio a scivolare ritmicamente su di lui mimando per movimenti ed intensità un atto ancora incompleto,che tuttavia ci unisce in un'estenuante tortura la quale non fa che accrescere il desiderio di ciascuno.
    Michael mi afferra con decisione,prova ad impormi un ritmo più veloce,il suo bacino si incurva appena per aumentare l'attrito,getta le testa all'indietro e chiude gli occhi lasciando che gli baci il collo in modo languido, che riversi su di lui tutta la lascivia di cui sono capace,colmandosi presto della tensione febbrile che pretende la sua liberazione.

    -Nana ti prego...-
    Mormora al mio orecchio tuffando le dita tra i capelli prima di stringere le ciocche tirandole da un lato del collo.
    Solo allora lascio che la mia mano lo guidi dentro con lentezza,dandogli modo di percepire ogni centimetro della stretta dei miei muscoli,facendolo fremere per il calore che fino a quel momento gli aveva solo lambito una parte di lui.
    Il mio gemito fa eco al suo nel momento in cui il peso si poggia sul bacino completando l'incastro perfetto dei nostri corpi.
    Da questo momento,signori miei,posso solo accostare parole prive di senso,sguardi voraci,respiri febbrili, mani che frugano,labbra che si rincorrono nella luce baluginante della passione che rende tutto meravigliosamente irrazionale fino alla sua saturazione.
    E così,accasciata sul suo petto e svuotata completamente della forza che fino ad un attimo prima mi aveva fatto contorcere come spire di un serpente sopra di lui avverto un pensiero -il primo dopo la tempesta di vento che li aveva spazzati tutti- avvicinarsi allo stesso ritmo del cuore di Michael nell'orecchio,un pensiero timido che non aveva mai avuto modo di farsi avanti,schiacciato dagli altri e che proveniva da qualche parte lontana dalla testa ma vicina al petto.

    -Michael.-
    -Sì?-

    Mi risponde dopo un attimo in più del normale.

    -Ho bisogno di una cosa.-
    -Dimmi.-
    -Ho bisogno di Peter vicino a me. Posso...posso portarlo qui a Neverland?-

    Mi alza la testa guardandomi con uno dei suoi sorrisi più dolci.
    -Ne sarei felice,Nana.-


    Oggi ho capito qualcosa in più.
    E' stato come cadere con Madleine.
    Improvvisamente,senza sapere perchè all'apparenza. La sera in cui mi ha abbracciato per la prima volta è stata la sera stessa sera in cui ci siamo amati pur non sapendo niente o quasi dell'altro. Paradossale già a pensarci,ancora più paradossale per me. Eppure ho compreso che non è stata solamente una follia,un eccesso di passione. Quella sera ho avuto un crollo improvviso,lei l'ha visto,ha cercato di sorreggermi quando avrebbe potuto tranquillamente andarsene. E invece è stata lì. Ho pensato di aver trovato qualcuno di più duro di quanto sia io,con forza abbastanza da aiutarmi e invece solo qualche ora dopo ho visto quanto in realtà fosse fragile. Sbranata da un passato impietoso che le faceva versare lacrime persino in quel mondo in cui dovrebbe essere tutto fantastico. Lei è debole quanto me e forte quanto me. Siamo sulla stessa barca pericolante,ognuno con un pesante bagaglio sulle spalle ma con la voglia di aiutarci l'un l'altro per farcela. Nana forse nemmeno si rende conto di farlo,io invece ne ho la piena consapevolezza per entrambi. L'attrazione è parte del viaggio,una parte dolce e pungente abbastanza da essere utile per sfrondare i rami più bassi che ci impediscono il cammino. Questa sera per la prima volta si è lasciata andare al dolore come tante volte io ho fatto con lei ma soprattutto ha lasciato che la necessità più impellente del suo cuore venisse finalmente alla luce facendomi una richiesta che quasi mi ha commosso.
    Di posto in questa casa ce n'è talmente tanto che un bambino,anzi,soprattutto un bambino,non farà che riscaldare ancora di più le pareti,anche quelle del mio cuore.

    AppleHead




    » Capitolo 10.1




    (the only pain is to feel nothing at all)
    A man and a woman
    U2





    Inutile pensarci,inutile scriverlo,nessuno capirà.
    C'è qualcuno lì fuori che potrà mai sapere come ci si sente stretti in una malsana morsa di vergogna e dolore,dilaniati da un male inumano,impietoso,folli di rabbia eppure incapaci di esprimerla anche solo con un grido tale da far rabbrividire tutti coloro che fissano il mio martirio in diretta tv?
    C'è qualcuno lì fuori in grado di guardare al di là della prigione che mi è stata costruita intorno,quella di bugie e storie al limite del fantascientifico,giustificate dal nome di un canale o di una testata giornalistica,vere perchè assurde,interessanti perchè paradossali?
    Ci sarà mai qualcuno...
    Non c'è niente di peggio che essere accusati di crimini che non si sono commessi. Non c'è niente di peggio,per me,che essere accusato di un crimine verso le creature di Dio che adoro più in assoluto,la mia salvezza,coloro per cui combatto ogni giorno.
    E' l'imperdonabile gusto per il dolore altrui quello che spinge migliaia di persone a guardarmi adesso,lo stesso che riempiva gli anfiteatri romani durante i giochi con i gladiatori e quello che spingeva la folla nelle piazze durante le esecuzioni pubbliche. Uno spettacolo che repelle ed attira allo stesso tempo. L'ora di scendere in campo è arrivata e non so attraverso quale aberrazione di me stesso abbiano guardato le migliaia di occhi morbosamente fissi sul mio volto. Sarò apparso leone o gladiatore? E di quale dei due vorranno vedere il cadavere?
    Ho sentito grida confuse e lontane attraverso il suono del sangue che ovattava le mie orecchie,un cupo pulsare come se mi avessero tramortito la testa prima di scendere dall'auto che mi ha condotto in tribunale. Non saprei dire quanta gente ci fosse ad attendermi e quanti dei miei fans fossero arrivati per tenermi simbolicamente la mano,non sono riuscito a vedere nulla,accecato dal miasma incongruente di rabbia e rassegnazione che mi avvelena.
    L'incubo dal quale sono fuggito 10 anni fa mi ha raggiunto ed è cominciato ufficialmente oggi,1 Febbraio 2005.
    L'aula,l'accusa,i giurati,il giudice,tutti con gli occhi puntati su di me come chiodi,uno per ogni capo d'imputazione che mi è stato lanciato contro. Mi sento bruciare e morire allo stesso tempo e vorrei solo far sì che tutto questo finisca al più presto per me e per i miei figli. Ho vissuto un giorno lontano da tutti,distaccato dal mondo per proteggermi dal collasso della mente,per impedirmi di impazzire. Un giorno senza nessuno,lontano persino da me stesso,quasi morto,avvilito dall'insensatezza di tutto questo.

    Come posso scappare ora...
    Cosa può tirarmi fuori dall'inferno adesso...
    Sono estraneo a chiunque,perso in un inferno senza rotta nè punti di riferimento. Solo un affondare straziante nelle viscere accartocciate della crudeltà umana.
    E queste sono parole senza senso per le quali non posso fare altro che piangere. Nessuno può capire e nessuno può aiutarmi adesso.E' tutto troppo....è semplicemente troppo.
    Sono solo,solo come sono sempre stato.


    AppleHead






    Pensavo di averlo conosciuto,un minimo. Sebbene fossi cosciente della fitta profondità del suo essere,non mi ero mai davvero resa conto di quanto potesse essere oscuro quel lato di lui di cui avevo solo scorto il riflesso durante le notti in cui mi ha concesso di blandire il suo dolore. Bene,non avevo visto il riflesso,non avevo visto nemmeno il miraggio lontano della sua parte più buia,ora lo so.
    Michael è un'altra persona da quando il processo è iniziato. E' chiuso,barricato nel suo male al quale non concede a nessuno di avvicinarsi. Ne sembra quasi geloso. Non esiste anima viva, oltre i figli, alla quale elargisca un briciolo della sua attenzione.
    L'altro giorno ha sorriso a Peter,appena arrivato da New York insieme a mio fratello che lo ha accompagnato. Per il resto sono solo sguardi vuoti,apatia totale ed uno strano,preoccupante distacco da tutto,che gli fa fare lunghe pause prima di rispondere ad una domanda o peggio, prima di chiedere di ripeterla.

    Grace non sembra preoccupata,dice che è normale che sia così,che lo ha visto comportarsi alla stessa maniera altre volte. Ma quindici giorni di silenzio per me sono troppi,decisamente.
    La prima volta che è rientrato da Santa Maria non ha fatto altro che sfilare davanti a me senza degnarmi di uno sguardo e rinchiudersi in camera. Ho aspettato fino alle tre di notte pensando che - ora più che mai - sarebbe venuto a chiamarmi per parlare. Non lo ha fatto. Da allora non mi ha chiesto più di fargli compagnia nè ha fatto capire che l'avrebbe desiderata in alcun modo,mi tratta come una delle tante presenze inconsistenti e prive di attrattiva che circolano a Neverland.
    Voi che cosa fareste? Mettetevi nei miei panni,pensateci. Non sono ufficialmente nessuno per lui e nessun altro sa di noi. Se non fossi sicura di quello che abbiamo vissuto,alla luce del suo comportamento di adesso,potrei pensare di essermi inventata tutto. Un fantasioso e per niente simpatico scherzo della mia immaginazione.
    Il rapporto che ci lega è lavorativo e,sarebbe stupido negarlo,affettivo. Un "affetto non identificato" ,che non saprei e non potrei descrivere e riguardo al quale ho smesso di farmi tante domande ma che comunque non ha un nome e per questo rimane materialmente ineffabile. Amici? Sì ma... Amanti? Anche,però...
    L'altro giorno mi sono armata di una scusa plausibile ed ho bussato alla porta della sua stanza. Erano le quattro di pomeriggio e mi ero convinta che stesse facendo qualcosa(qualsiasi cosa)che lo tenesse impegnato lì dentro dalla sera precedente.
    Sbagliavo. Era semplicemente alla finestra,fissava il giardino di sotto mentre Blanket gli gattonava intorno spingendo un camioncino rosso e simulandone il rumore con la bocca. Non appena mi ha visto il piccolo ha chiesto di essere preso in braccio e solo il quel momento Michael mi ha degnato della sua attenzione, lanciandomi lo sguardo più vitreo che gli avessi mai visto. Un brivido spiacevole mi ha attraversato la schiena provocandomi la pelle d'oca, ambasciatore dell'irrazionale quanto irreprimibile sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.

    -Volevo sapere se posso portare Prince e Paris con me e Peter domani pomeriggio in città,per fare un giro.-
    Ha continuato a fissarmi,spostando lentamente le iridi dal mio viso fino a quello di Blanket.Non mi ha risposto.

    -Posso Michael?-
    -Sì.-

    Un suono secco,lontano,arrivato con una manciata di secondi di ritardo per essere semplicemente una risposta ponderata.

    -Stai bene?-
    Ho chiesto a bassa voce cercando di catturare i suoi occhi troppo annebbiati per tranquillizzarmi.

    -Sì sto bene.Bene.-
    Lo ha ripetuto due volte annuendo con la testa come se volesse convincere più sè stesso che me,a quel punto non ho potuto risparmiare un timido tentativo.

    -Vuoi che venga da te questa sera?-
    -No Madleine.Non ce n'è bisogno.-

    L'ho visto prendere un profondo respiro e sforzarsi di concentrare la sua attenzione sull'argomento prima di voltarmi di nuovo le spalle e lasciarmi intendere che a quel punto la nostra conversazione non aveva più motivo di essere.

    Mi sono sentita accantonata. Messa da parte come un oggetto di punto in bianco senza più valore ed allo stesso tempo ho biasimato me stessa per essermi attaccata troppo a questo rapporto che si è nutrito delle difficoltà e che adesso,nel momento più difficile,è stato tranciato di netto senza motivo.
    Sono uscita dalla camera con uno strano senso di nausea e la convinzione che ci fosse qualcosa di sbagliato in quel Michael, poi ho sentito delle voci provenire dalle scale ed un membro della securety accompagnare un uomo in giacca e cravatta con corti capelli brizzolati pettinati all'indietro nella stanza dalla quale ero appena uscita mentre Grace prendeva il piccolo Blanket e lo portava di sotto.

    -Grace,chi è quello?-
    Le ho sussurrato non appena arrivate in cucina dove la cuoca stava già dandosi da fare per la cena.

    -Il dottore.-
    -Michael sta male?-
    -A quanto pare...-

    Si sarebbero spiegate diverse cose in questo modo,ma qualcosa dentro di me ha continuato a farmi porre forse più domande del dovuto.
    Certo è vero che l'apparenza inganna,ma non mi sembrava che Michael fosse debilitato o ferito in qualche modo,soprattutto perchè la notizia in casa non sarebbe passata in sordina.

    -E che cos'ha?-

    L'unica che poteva darmi risposte,capite,era Grace che dal canto suo sembrava essere tanto reticente quanto propensa a tenermi sulle spine,la qual cosa mi ha portato a credere che abbia subodorato che tra me e lui ci sia qualcosa che non le piace.
    Da quel giorno comunque (e ne sono passati altri quattro) non una parola tra me e Michael,non uno sguardo degno di nota nè un qualche segno del fatto che le cose si stessero muovendo.
    Sono costretta a seguire il processo al telegiornale per informarmi di quello che accade in ogni udienza a Santa Maria. Spesso i reporter indugiano su particolari raccapriccianti trapelati dall'aula sulle testimonianze del ragazzino. Alcool,pornografia,racconti di nottate folli che non stanno nè in cielo nè in terra. Persino mia madre ha telefonato per chiedermi notizie del "caro ragazzo" ma non ho saputo essere meno che vaga nel risponderle. La verità è che a questo punto non so niente di più e niente di meno di ciò che conosce il resto della gente.

    Se non avessi Peter qui con me,credo che starei molto peggio di quanto sto ora. Mi da forza.
    Non solo pensare a lui mi occupa molto del tempo libero della giornata ma soprattutto è un balsamo insostituibile per il cuore e quello che Michael faceva ogni sera con le sue parole, lui è in grado di darmelo con i sorrisi e gli abbracci. Il piccolo uomo che supplisce alle mancanze del grande,non è una novità in fondo.
    Tuttavia non sono rassegnata. Lo sarei se si trattasse di una persona qualunque,di un quarantenne alla deriva del quale può interessarmi la sorte solo fino al momento in cui lui dimostra interesse per la mia. Ma sapete,non c'è niente di qualunque in Michael e non c'è niente di normale nel modo in cui si sta comportando con me,impedendomi anche solo di avvicinarmi a lui. Non si tratta solo di tendergli la mano ora,ma anche di capire qualcosa di più di questo mistero.

    Ho aspettato che la casa tacesse per cercare di nuovo un approccio che mi consentisse di vederci chiaro. Peter è crollato tra le mie braccia un quarto d'ora dopo la fine dei cartoni serali ma ho atteso fino alle dieci per metterlo a letto indugiando un pò di più sul divano in maniera tale da non insospettire nessuno con movimenti affrettati. La mezzanotte è arrivata e passata con la fine dell'ultimo notiziario che snocciolava il resoconto della terza udienza del processo Arvizo VS Jackson, solo allora ho visto la luce spegnersi sotto la porta di Grace.


    Tremando per il freddo e per l'agitazione attraverso i corridoi che mi portano alla camera di Michael,la casa è silenziosa ed il gran numero di manichini che la popolano la rendono inquietante al buio. La luce è accesa,busso ma non ricevo risposta.Impossibile che dorma,lui non dorme mai prima delle due di notte.
    Afferro il pomello della porta,lo giro,spingo,sono dentro.
    Michael,disteso sul letto schiude appena le palpebre e mi guarda nella luce gialla della lampada sforzandosi di mettere a fuoco.

    -Michael...-
    La mia voce è un sussurro roco,mi schiarisco la gola e,non avendo ricevuto risposta,riprovo.

    -Michael..-
    -Che ci fai qui.-

    Non è una domanda,il suo tono è piatto,la voce strascicata come non l'ho mai sentita,lo stesso brivido sgradevole di oggi mi si aggrappa alla mia schiena senza riuscire a scendere.

    -Stai male? Sono venuta per chiederti come va.-
    -Sto sempre male,sto malissimo.-
    -Questo lo so Michael,non potrebbe essere altrimenti...ma sei anche ammalato?-
    -Ho dei dolori.-
    -A cosa?-
    -Dolori.-

    Dolori. Di che tipo,dovuti a...?
    Mi avvicino al letto,lo guardo attentamente e lui ricambia l'occhiata in modo pigro,sollevando il busto e puntellandosi con i gomiti sul materasso.

    -Che ti è successo? Pensavo che volessi...-
    -Madleine,lasciami in pace per favore,lasciami solo.-
    -Ma...-
    -Non ho bisogno di niente,solo di essere lasciato solo.-

    Ho di nuovo l'impressione di star parlando con qualcuno di diverso dal Michael che conosco e che ora sembra più lontano che mai da quella stanza da letto. Non so dove sia finito ma la cosa è allarmante,tremendamente allarmante per il mio sistema nervoso.

    -Perchè fai così.-
    -Devo chiamare la sicurezza Madleine?Ti ho chiesto di lasciarmi solo.-

    E' stizzito, ma dal suo tono non traspare che un'apatia irritante la quale non fa altro che rendermi ancora più sospettosa. Ora minaccia di chiamare la sicurezza per farmi portare via, peggio di una pazza ululante come le tante che incontra quando mette piede fuori da Neverland. Ritraggo la mano che stavo porgendo mossa dalla tenerezza e dalla preoccupazione verso l'uomo che sembra non riconoscere più la mia lealtà e nell'allontanarmi da lui noto una confezione gialla sul comodino accanto al letto con scritto qualcosa a lettere piccolissime.
    Inconfondibilmente un medicinale.
    I miei occhi rimangono attaccati alla scatola troppo tempo per non essere seguiti da Michael che tuttavia non sembra turbato dalla cosa e si limita a fissarmi quando glieli riporto nei suoi.

    -Mi dici almeno che cos'hai? Poi me ne andrò.-
    -Non sono cose che ti riguardano. Sono cose che riguardano solo me. So quello che sto facendo,sono sotto controllo.-

    Lo ha ripetuto come un nastro registrato,questa volta pieno di convinzione nello sguardo come dovesse assicurarsi di farci credere anche me, dimenticando però che non sono la prima ingenua a cui raccontare che è tutto apposto. Sono anni che frequento persone famose e posso dire di averne viste un bel pò in casa loro. Apparte le semplici stramberie o eccessi, tipici di chi ha già avuto tutto e quindi ricerca l'assurdo per noia, ho imparato che i soldi possono comprare praticamente ogni cosa,anche l'etica professionale. Non c'è niente in America che non possa essere ottenuto sborsando una adeguata somma e dubito che Michael abbia problemi a piegare al suo volere chicchessia con l'impero che si ritrova.

    -Ma non mi hai risposto.-
    -Ti ho detto quello che devi sapere,quindi adesso vai.-

    Si alza dal letto,me lo ritrovo davanti a pochi centimetri dal viso mentre mi guarda negli occhi con espressione pretenziosa per un lungo istante. Attonita più per il suo comportamento che per la scoperta appena fatta non posso far altro che indietreggiare e poi voltarmi per eseguire quello che ha chiesto. Lui comanda in questa casa,io obbedisco. O no?




    Non ho nessuno che possa dare conferme ai miei sospetti al di fuori di Grace. Interrogata di nuovo a riguardo mi ha detto che è meglio non mettersi in mezzo a queste cose se voglio continuare a fare il mio lavoro e che Michael è grande grosso e vaccinato,in grado di badare perfettamente a sè stesso.

    -E comunque odia chi lo contraddice su decisioni prettamente personali,lo detesta profondamente,ricordatelo-
    Ha aggiunto guardandomi negli occhi come fosse un monito grazie al quale avrei dovuto mettere una pietra sopra a tutta la situazione.
    Vorrei crederle,tra l'altro lei lo conosce meglio di me o per lo meno da più tempo,eppure non ci riesco,anzi,non faccio altro che tormentarmi aspettando che prima o poi venga a bussare alla mia porta in un momento qualsiasi della giornata a chiedere quell'aiuto che non gli ho mai negato e del quale so che adesso ha più bisogno che mai. Invece,quando non deve andare in aula lo vedo girare per la casa distrattamente,senza porre attenzione a nulla,una maschera di cera con ben poco di vivo negli occhi. E' semplicemente...altrove.







    -Peter! Che hai fatto a Paris? Perchè piange?-
    Mi avvicino alla bimba che seduta a terra,in lacrime,stringe un sacchettino vuoto tra le mani chiuse a pugno. Mio figlio invece fa un passo indietro e la guarda aggrappandosi alla mia gonna.
    -Ho buttato i cioccolatini di Paris.-
    Borbotta a mezza voce confessando a sguardo basso.
    -Ma perchè? Perchè li hai buttati Peter,l'hai fatta piangere.-
    Abbraccio la bimba in singhiozzi la quale lancia occhiatacce umide a Peter che probabilmente è ancora incosciente di essersi giocato tutta la sua simpatia in una volta sola.
    -Erano caduti a terra mamma erano sporchi! Le facevano male alla pancia poi!-

    -No non è vero erano buoni uguale. Sei cattivo!-
    Paris protesta a quella esclamazione troppo piccata dal fatto di non potersi gustare i piccoli cuori al latte e cioccolato bianco ormai nella pattumiera. Dal canto mio rimango sorpresa dal gesto cavalleresco di mio figlio,è piccolo ma in gamba.

    -Erano sporchi.-
    -E sei anche uno stupido.-

    Ribatte la bimba ancora in lacrime strofinandosi gli occhi azzurri con le mani. Peter la osserva serio e poi se ne va via senza dire un'altra parola raggiungendo Blanket e Prince che stanno guardando i cartoni alla tv,lasciandomi sola con Paris.

    -Non lo ha fatto per farti piangere Paris,ma perchè ti sarebbe venuto il mal di pancia poi...erano cattivi ormai i cioccolatini.-
    -Ma io li voglio.-
    -Ma vuoi avere il mal di pancia?-
    -...No-

    -E allora ha fatto bene Peter no? Non voleva fartelo venire lui.-
    La vedo riflettere e sospirare tirando su con il naso,la bocca corrucciata in un broncio aggraziato quanto spontaneo,mi chiede di accompagnarla in bagno per lavarsi la faccia.

    -Peter non voleva farmi star male ?-
    Chiede lungo il corridoio,ancora immersa nel pensiero di come avesse potuto farla piangere quando invece non voleva che soffrisse.

    -Esatto.-
    Insomma,le buone intenzioni c'erano,che poi fosse stato un pò brusco era un altro paio di maniche.
    Qualche minuto dopo io e Paris torniamo insieme dagli altri e subito la vedo correre verso i fratelli e Peter che non appena la nota le rivolge uno sguardo serioso,per niente pentito di quello che ha fatto.
    Paris si avvicina,si abbassa di qualche centimetro e gli schiocca un bacio sulla guancia prima di ringraziarlo per averla salvata dal mal di pancia. Ah!beata innocenza. Nella loro ingenuità,passato il primo momento di rabbia riescono a riconoscere immediatamente le buone intenzioni quando sono sincere e non si fanno scrupoli di orgoglio nel chiedere scusa. I bambini sono quanto di più buono e puro ci sia al mondo. Ha ragione Michael,dovremmo tutti conservare la nostra innocenza nel cuore e prendere esempio da loro.

    Prendere esempio da loro,già.
    Quindi dovrei forse seguire l'esempio di mio figlio? L'associazione di idee è fin troppo scontata e quel piccolo battibecco tra bambini fin troppo calzante alla nostra situazione,sembra tutto uno strano scherzo del destino che pare voglia mettermi davanti agli occhi proprio ciò che devo fare.
    I cioccolatini guasti,i medicinali,Peter che li butta nella pattumiera,io che gli impedisco di prenderli. Se solo fosse tutto così semplice...
    Non posso entrare in camera sua e buttargli quella roba nel secchio,non servirebbe,l'indomani dopo avermi cacciato,se ne procurerebbe altrettanta. Non posso neanche cercare di convincerlo a smetterla però,il muro che si è eretto intorno e che taglia fuori anche me non mi permette di farlo,è intoccabile adesso,maledettamente lontano da tutto. L'isolamento che tanto teme se lo sta causando da solo,vittima di una rabbia che non riesce a rivolgere contro nessun altro al di fuori di sè stesso. Preferisce soffrire e ferirsi annegando il dolore nell'oblio dei medicinali piuttosto che sfogarsi,abbandonato in una spirale autodistruttiva potenzialmente letale.
    Devo interrompere questo circolo vizioso.

    Devo.


    Se vi dico che ci ho provato altre quattro volte ad avvicinarlo credetemi. L'ho fatto. Ogni volta un buco nell'acqua simile,se non peggiore,ai due tentativi precedenti, ma questo invece di farmi perdere mordente non ha fatto altro che aumentarlo caricandomi di esasperazione e di un desiderio di non dargliela vinta forse esagerato.
    Quindi,se Maometto non va alla montagna sarà la montagna che andrà da Maometto. Parafrasando in termini utili alla mia situazione,se Michael non mi presta attenzione lo costringerò a darmi attenzione.
    In questi giorni ho notato che l'unica cosa che ancora suscita il suo interesse sono i figli. Non importa quanto appaia vacuo il suo sguardo o quanto sia impassibile a tutto ciò che succede a Neverland,basta pronunciare il nome di Prince,Paris o Blanket che subito scatta in lui qualcosa che lo fa tornare su questa terra.
    Oggi è il giorno della terza udienza,un bel San Valentino passato in aula. Il solito mattatoio mediatico si è messo in moto già questa mattina presto rispolverando a riguardo anche qualche vecchio gossip sentimentale di Michael tanto per fare pendant con la ricorrenza.
    L'ho tenuto d'occhio,il fatto che quando deve presentarsi in aula si astenga dal prendere medicinali mi ha fatto scorgere la giornata odierna come l'occasione giusta per il mio tentativo.
    Ieri e oggi infatti ho deciso di non dare deliberatamente lezioni a Prince e Paris senza fornire spiegazioni di sorta a nessuno. Li ho solo lasciati scorrazzare per la casa badando bene di rendergli noto che la lezione non si faceva perchè "non ne avevo voglia" e a quanto pare l'esca ha funzionato a dovere dato che ho sentito un paio di colpi familiari bussare alla mia porta subito dopo cena.

    -Avanti.-
    Lo vedo entrare ancora con la camicia bianca e la cravatta allacciata,mi rivolge uno sguardo indecifrabile masticando nervosamente un chewingum.

    -Sì?-
    -Prince mi ha detto che sono due giorni che non fa lezione,stessa cosa per Paris.-

    Sollevo le sopracciglia provocatoriamente ed inclino la testa da un lato accavallando le gambe sulla poltrona sopra la quale sono seduta.

    -Ma davvero?-
    -Madleine cosa sta succedendo?-

    Mi guarda,adesso intensamente,finalmente riconosco la sua intelligenza acuta dietro quegli occhi scuri,finalmente è qui con me.

    -Mah...niente,mi sono presa solamente due giorni di pausa da tutto,ho staccato col mondo sai...si sta così bene.-
    -Sei pazza o cosa? Di che stai palando?-

    Fa un passo verso di me,lo vedo confuso e spaventato.

    -Che domande Michael,dovresti saperlo. Tu ti stai prendendo una vacanza da te stesso da almeno quindici giorni.-
    -Devi essere uscita di testa tu.-

    La sua voce è bassa,spezzata e improvvisamente vibrante,come se quelle mie parole lo avessero messo allo scoperto quando meno se lo aspettava. Galvanizzata da quel suo momentaneo svantaggio lo attacco di nuovo,dritta al punto.

    -Ah sì? E dimmi invece,cosa fai quando ti tramortisci con quella roba? Deve essere un bel mondo quello in cui ti mandano visto che continui a tornarci così spesso.-
    Silenzio. Il cuore mi sta martellando nel petto così forte che temo che Michael stesso possa sentirlo. Non so se sia paura o coraggio quello che manda in circolo tutta l'adrenalina di cui sono capace ma mi sento forte,forte come non lo sono mai stata prima di adesso.

    -Io sto male,ecco perchè prendo antidolorifici.-
    -Tu hai male qui,non ad un braccio o alla schiena e questo non ti aiuterà a farlo passare Michael.-

    Le sue iridi scure si fermano sulla mia mani poggiata a sinistra del petto e non si alzano,smette di guardarmi negli occhi ma lo vedo fremere.

    -Non capisci e non potrai mai capire come mi sento. Nessuno ne ha nemmeno vagamente l'idea.-
    -Smettila con questa storia dell'essere incompreso dal mondo. Non potrò mai capirti è vero,non potrò mai nemmeno immaginare le pene dell'inferno che stai passando ma questo non vuol dire che non possa aiutarti. Se anche non posso paragonare il mio dolore al tuo non rifiutare la mano che ti ho sempre teso proprio adesso. Michael smettila con quelle schifezze,non servono! E smettila anche con questa autodistruzione che ti stai infliggendo. Ti senti solo? E allora perchè ti tagli fuori dal mondo con le tue stesse mani.Ti senti diverso? Diverso non vuol dire anormale,parliamo tutti lo stesso linguaggio lo sai? Soprattutto quando non è solo la mente a parlare ma il cuore,me lo hai insegnato tu stesso.-

    Lo guardo,lo guardo ancora attendendo un segno. Vorrei vederlo scoppiare, in qualsiasi senso adesso,di rabbia,in lacrime,in qualunque modo implichi una reazione diversa a quella stasi irritante che lo tiene fermo vicino alla porta e che non fa altro che mandarmi in bestia.
    Scuoto la testa,mi alzo e gli vado incontro costringendolo ad alzare lo sguardo.

    -Allora?-
    -Cosa puoi saperne tu Madleine.-

    Mi sibila contro troppo piano per essere anche solo l'inizio di un contrattacco e tutta la mia buona volontà collassa riducendosi a esasperazione.

    -Smettila Michael, per favore,sembra quasi che ti piaccia fare la vittima così. Sembri un'altra persona,anzi sei un'altra persona. Non è questa la fragilità che ho visto in te nè la forza che hai tanto predicato. Svegliati!-
    Sono io adesso che sento crescere le lacrime agli occhi.Il discorso sembra infrangersi contro un muro che non gli permettere di ascoltare una singola parola di quello che sto dicendo,lo vedo troppo chiaramente.

    -Te lo hanno mai detto Michael?-
    -Cosa?-
    -Che nessuno si salva se non ne ha per primo la volontà di farlo. Io....-

    Silenzio,uno sguardo che non arriva,mi lascio andare.

    -Non continuerò a stare qui in questa omertà vergognosa che invece di proteggerti non fa altro che distruggerti giorno dopo giorno. Non dirò anche io che hai tutto sotto controllo,perchè vedere la persona più intelligente che abbia mai conosciuto assente per gran parte della giornata non vuol dire avere la situazione sotto controllo e se vuoi saperlo mi fa schifo.-
    Michael degludisce punta gli occhi nei miei,leggo uno stupore mai visto prima.

    -Non vuoi che ti aiuti,lo devo accettare. Ma non sarò complice della tua autodistruzione,ci tengo troppo a te per sopportarlo. -
    -Te ne stai andando?-

    Chiede con un tono improvvisamente affilato come una lama ma con voce flebile.

    -Bravo,vedo che hai capito.Mi licenzio.-
    Ancora una volta,per una conclusione drastica,mi sarei aspettata una reazione drastica,così non è stato. Ho appena dichiarato di voler rimanere estranea a quello stillicidio di coscienza e lui non sa fare altro che guardarmi e mostrare tutta la sua debolezza proprio quando dovrebbe segregarla lontano mille miglia da sè. Prova astio e risentimento adesso,glielo leggo negli occhi,ma è incapace di esprimerlo. C'è bisogno che qualcuno gli insegni a far uscire i sentimenti negativi prima che sia troppo tardi.
    Peter,svegliato da quel mio tono rovente e troppo alto per non essere sentito corre verso di me e chiede di essere preso in braccio. Lo faccio e lo bacio sulla fronte per rassicurarlo mentre i suoi grandi occhi scuri si posano su Michael tentando un sorriso di incoraggiamento che però non viene raccolto.

    -Se non hai da dirmi altro ti pregherei di uscire adesso,questo è tutto quello che devi sapere.-
    Gli rigiro contro le stesse parole che ha utilizzato lui pochi giorni prima per liquidarmi e la sua espressione mi rivela che l'ho ferito.
    Si volta ed esce senza un'altra parola.
    Finalmente posso lasciar scorrere le lacrime.Ho giocato tutto in una battaglia ed ho perso.
     
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    T
    ornare a casa non è stato un sollievo come mi sarei aspettata. Forse perchè sono talmente delusa che anche ciò che mi circonda non fa altro che sembrarmi pessimo. Delusa da lui,delusa da me,delusa da tutto. Qui,apparte i ricordi dal sapore dolce amaro del Natale, sono perseguitata da un senso di sconfitta così pedante da provocarmi spesso scatti di rabbia riprovevoli o,peggio ancora,crisi di pianto. Non posso dire nemmeno di aver combattuto con le unghie e con i denti,Michael si è semplicemente scrollato di dosso tutto come avrebbe fatto un gigante attaccato da una mosca stupida quanto pretenziosa ed io ho mollato il colpo troppo presto forse. Non credo di essere stata brusca,questo no. Quando le carezze non bastano arriva l’ora delle maniere meno gentili e penso che Michael avesse bisogno proprio di questo, ma se non la drasticità, il mio errore è stato quello di puntare i piedi quando sapevo che non avrei ottenuto un ripensamento immediato.Magari avrei dovuto insistere ancora,avrebbe avuto una reazione prima o poi...chissà.
    La cosa migliore è,per lo meno,che non ho rimorsi. Sento di aver fatto la cosa giusta e non mi sarei perdonata di restare lì a guardarlo affondare mentre tutti seguitano a sorridergli amichevolmente assecondando la sua rovina. Io non ne sono capace.

    Prince e Paris continuano a telefonare a Peter e qualche volta ho parlato con Grace per sapere come stesse ma i nostri rapporti si sono raffreddati parecchio (per utilizzare un eufemismo) da quando me ne sono andata. Di lui poi,nessuna notizia al di fuori di quelle al tg.
    Ho saputo del suo ricovero in ospedale lo stesso giorno in cui sono tornata a New York. Complicanze dovute ad un'influenza dicono, ma tempo due giorni ed era già fuori.
    Poco dopo è andato in aula in pigiama,una mossa ingenua a sufficienza per alimentare le voci sul suo essere wacko ed ovviamente i giornalisti hanno subito sparato a zero.
    Certo nessuno ha pensato che potesse stare male oltre che fisicamente anche psicologicamente,talmente tanto da fregarsene di apparire in quel modo davanti alla corte.


    -Mammaaaaaa-
    Peter urla dall'altra parte dell'appartamento correndo in mia direzione con la cornetta del cordless in mano,riprende fiato e me la porge insistentemente.

    -C'è Paris che vuole parlare con te.-
    Mi dice con gli occhi brillanti per aver ,suppongo, appena chiacchierato con la sua fiamma non troppo segreta.

    -Pronto?-
    -Madleine.-

    Il mio nome pronunciato da una voce che conosco bene mi stringe un nodo alla gola.Altro che Paris,è Michael.

    -Non si usano questi trucchetti con i bambini.-
    -Non sapevo se mi avresti risposto e poi anche tu lo hai fatto con me.-

    Ha ragione,la stizza mi ha portato a dimenticare che anche io ho "usato" Prince e Paris per ricevere la sua attenzione.
    Mi mordo la lingua lasciando passare un imbarazzante momento di silenzio.

    -Che c'è Michael?-
    -Ho bisogno di parlare con te.-

    Nella mia testa cala subito la confusione, inutile tentare di mettere freno a pensieri e supposizioni,quell'affermazione li scatena tutti contemporaneamente.

    -Parla pure.-
    -No.-
    -Perchè no? -


    Lo sento prendere fiato mentre Peter mi guarda con occhi speranzosi torcendosi le piccole mani dall'agitazione.

    -Non qui.Intendo...ho bisogno di te.-
    L'urgenza nella sua voce me lo rivela più presente che mai,lontano anni luce dal tono comatoso che ero abituata a sentire negli ultimi giorni di permanenza a Neverland. Respiro profondamente decisa a non lasciarmi sopraffare almeno dall'emozione.


    -Michael siamo a più di 3000 miglia di distanza.-
    -Dimmi che ci sei ancora per me e parto subito per New York.-
    -Non dire idiozie,non puoi muoverti ora.-
    -Allora torna...torna qui oppure fammi venire da te.-
    Silenzio.
    -Nana...-

    A quella parola chiudo gli occhi,non doveva farlo,non doveva chiamarmi di nuovo Nana e sgretolare così ogni mia possibile resistenza. Scuoto la testa,ho l'impressione di vedermelo qui davanti con occhi colpevoli piantati nei miei. Indugio ancora qualche secondo poi le parole si rifiutando di essere trattenute ancora.

    -Parto domani mattina.-
    -Ti mando a prendere all'aereoporto.-
    -Va bene allora,a domani.-
    -Nana.-
    -Sì?-
    -Grazie.-

    Orgoglio? Zero. Sparito,e pensare che ne ho sempre avuto a pacchi con tutti,ma con Michael no. La verità è che nella sua voce ho sentito la necessità effettiva di avermi lì accanto a lui più che nelle parole. Suppongo debba essere uno dei tanti pregi delle sue corde vocali quello di far trasparire con palpabile esattezza le emozioni.

    -Mamma torniamo da Prince Paris e Blanket?-
    Mi chiede speranzoso Peter che ha assistito alla chiamata con occhio furbo,consapevole di essere stato complice di Michael.

    -Sì Peter,torniamo a Neverland.-

    ***






    Accumulata la decima ora di viaggio in pochi giorni atterriamo all'aeroporto e subito veniamo rapiti da una delle guardie del corpo mandate da Michael a prenderci.
    Dean è uno dei giganti che gira sempre in casa,uno dei più più fidati tra l'altro e in macchina ci attende anche Frank Cascio,detto Tyson,forse l'amico più intimo di Michael che abbia mai visto in questi mesi.
    Italoamericano con parlantina sciolta e indole da bonaccione fa parte del suo staff da tempi immemorabili e sebbene sia molto giovane so che Michael si fida di lui e dei suoi consigli.Non ho avuto modo di parargli spesso in verità,ma negli ultimi giorni prima del mio autolicenziamento era sempre presente a Neverland tanto da farmi capire che non fossi stata l'unica a intuire la pericolosità del comportamento del capo.

    -Buongiorno Madleine,bentornata.-
    -Frank ci sei anche tu? Michael deve ever avuto paura che decidessi di scappare se ha mandato addirittura due persone a prendermi.-


    Cerco la battuta per spezzare l'atmosfera tesa che si riflette sul suo volto serio.

    -Sarei venuto a sequestrarti a dire il vero se non avessi deciso di tornare di tua spontanea volontà,Michael non ce la fa più.-
    Mi lancia un'occhiata obliqua dallo specchietto e leggo la preoccupazione dilagante nei suoi occhi prima che continui a parlare.

    -L'ho convinto io a chiamarti ieri. Era così testone che non pensava di meritarsi una seconda chance con te.-
    -Quindi ti ha...raccontato tutto?-
    -Sì grazie al cielo,altrimenti non avrei potuto fargli una lavata di testa.-

    A quelle parole la mia prima reazione è stata di sollievo immediato,Michael ha finalmente parlato con qualcuno...poi però quel: "ha raccontato tutto" comincia a farmi preoccupare su cosa sappia adesso Frank. Ci pensa lui ancora una volta a riprendersi l'attenzione prima che riesca a concentrarmi sul pensiero.

    -Madleine,Michael ha capito ma tu devi tirarlo fuori d'accordo? E' debole adesso,molto debole,non può essere lasciato solo.-
    -A questo bisognava pensarci prima cominciasse con quella roba. Solo che io non avevo il permesso di parlargli,tu sì Frank,a te consentiva di stargli intorno.-

    Lo stavo accusando apertamente di aver permesso che Michael ricorresse ai medicinali per sopire il dolore ma non sapevo quanto in effetti fosse colpa sua. Lo avevo visto staccarsi così bruscamente da tutti e chiudersi lontano dal mondo da solo,non so fino a che punto avrebbe avuto effetto su di lui una paternale dell'amico.


    -E' colpa mia lo so,ma hai visto quanto può essere drastico. Insisteva sul fatto che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi,quando è determinato su una cosa non c'è santo che possa farlo ragionare.-
    -E' stato davvero male nei giorni scorsi o...-
    -Intendi il ricovero?Sì è stato male davvero e all'ospedale si sono rifiutati di dargli la roba che lui chiedeva.-

    Siano benedetti i medici del Santa Maria Hospital.
    -Frank,io ci sono,ma facciamolo essere un lavoro di squadra d'accordo?-
    Annuisce e poi si volta di nuovo accomodandosi sul suo sedile. Partiamo alla volta di Neverland.






    -E' di sopra in camera sua,vai-
    Peter mi lascia la mano come se avesse capito che in questo momento mi attende un compito importante e rimane fermo vicino a Frank e Dean che,grosso quanto buono,gli accarezza la testa con la manona .
    Salgo le scale,sento un irritante formicolio dovuto all'emozione solleticarmi la gola,cerco di scacciarlo con un paio di colpi di tosse,niente.
    La porta della camera di Michael è chiusa e faccio per bussare ma prima che le nocche della mano tocchino il legno lui apre. E’ vestito di tutto punto,giacca,camicia,nemmeno stesse attendendo un’ospite.

    -Ti ho sentita arrivare.-
    Si giustifica con voce quasi affannata poi si sposta da un lato e mi lascia entrare. Anche la sua camera è ordinata in modo impeccabile,sembra una stanza d'albergo al giorno d'arrivo,lo sguardo scatta istintivamente al comodino dove avevo visto il barattolo giallo di pillole,è ancora lì,attira l’attenzione come un semaforo al buio.

    -No,non le ho prese,non ho preso niente.-
    Legge la domanda che mi ronza in testa senza che gliel'abbia posta,solo allora lo guardo negli occhi e vedo la distruzione che il dolore sta perpetrando dentro di lui. Adesso,non limitata dai medicinali,l'agonia di un uomo crocifisso senza colpa si accanisce con maggiore furia di prima,reclamando vendetta per il tempo in cui è stata messa a tacere.
    Mi manca il fiato a quella vista ed il mio cuore si contrae dolorosamente. Senza pensarci lo abbraccio e lo stringo al mio petto con tutta la forza possibile,Michael comincia a tremare e poi si scioglie in singhiozzi silenziosi.

    -Scusami Nana...scusami,mi dispiace.-
    Lo ripete e lo ripete ancora,mi abbraccia ,mi avvolge con la forza della disperazione,tanta che quasi mi pare di sentirla calare su me stessa.

    -Adesso ho capito...scusami.-
    -Shhhh Michael,basta,basta ora non pensare a me,pensa a te,pensiamo a te Michael, non sei solo.-
    Si butta sulle mie labbra,le chiude con un bacio reso salato dalle lacrime e pieno di gratitudine quanto di dolore poi mi stringe di nuovo,spingendo la mia testa sulla sua palla,accarezzandomi più volte i capelli fino a far affondare le dita nelle ciocche scure.

    -Non te ne andare più.-
    Sussurra tra i miei capelli.
    -Non costringermi a farlo ancora...-




    Le parole della riconciliazione lasciano in bocca un sapore diverso da tutte le altre. Sono sempre più sentite,più accorate,sincere,spinte dalla necessità di infittire di nuovo la trama della fiducia di chi abbiamo di fronte. Michael si è aperto,io sono stata attenta e schietta quanto basta da fargli sentire allo stesso tempo la volontà di rimenergli accanto senza tuttavia piegarmi ai suoi capricci.
    E' abituato ad essere assecondato lui. Sempre e comunque. Ha detto che non c'è stato nessuno nella sua vita,o quasi,che gli abbia opposto una seria resistenza,nemmeno per le cose importanti.
    La verità è che ci sono troppi interessi che gli gravitano intorno e che tutti si occupano troppo dell'occasione che Michael può rappresentare piuttosto che di Michael stesso. Perchè inimicarsi un uomo che,nel più misero dei casi,significa una costante fonte di approvvigionamento per i capricci? Sarebbe da sciocchi.
    L'altra cosa che mi ha detto è che ha sentito il bisogno di riavermi quando si è accorto di essere in trappola. Con nessuna delle persone vicine si sarebbe potuto aprire come faceva con me e si è sentito mancare la terra da sotto i piedi. Gli ho chiesto di Frank,mi ha risposto che è un carissimo amico ma che non è lo stesso rapporto e inoltre, pur avendo fiducia, non se la sente di “confidarsi” anche con lui. A quanto pare però Frank ha capito ciò che provava e per questo ha insistito per farmi richiamare. Insomma,alla fine ha svolto bene il suo ruolo da amico.
    Dopo due giorni che non dormiva gli ho ordinato di mettersi a letto e contare le pecore fino a quando non fosse crollato. Se ve lo state chiedendo no,non ho tolto la scatola di medicinali dal comodino. La fiducia necessita fiducia,ed io voglio dargliela perchè so che può farcela con qualcuno vicino. Ed io gli starò vicino.

    ***







    -Ho visto l'intervista con Rivera oggi.-
    -Come ti è sembrata?-
    -Grandiosa.-
    -Dici sul serio?-
    -Lucido,efficace,pronto e sicuro, è così che devi farti vedere.-
    -E' così che sono.-
    -Questo lo so,ed ecco perchè lo devi mostrare al mondo.Non è il momento degli show ad effetto adesso,devono sapere semplicemente che hai le palle.-

    Michael ridacchia per la mia ultima esclamazione colorita,tira fuori dalla tasca una mela e comincia a passarsela da una mano all’altra mentre mi guarda rassettare il tavolo dove le cose di Peter sono sparse ovunque.

    -Dov'è il tuo piccolo delinquente?-
    -Di là,con Blanket a giocare con le costruzioni.-

    Fa una pausa e sento il suo sguardo su di me,segue le mie mani che piegano i vestiti puliti e li impilano,c'è odore di sapone e di bambino in giro,ma soprattutto c'è il suo profumo che riempie la stanza.

    -Non ho mai avuto occasione di dirti che sei un'altra persona da quando ti sta vicino.-
    Gli lancio un'occhiata interessata,aspetto che spieghi.

    -Sei più serena,più...più…-

    -Forte.L'hai notato?Non so come ho fatto a stargli lontano per tutti questi anni...grazie per avermi concesso di portarlo qui.-
    -E' un piacere fare qualcosa per te.-

    Mi sorride dolcemente,gli sorrido di rimando,in questi ultimi giorni si è sfogato molto ma sembra non riuscire a vuotare mai il cuore dalla sofferenza che è sempre presente nei suoi occhi e che allo stesso tempo mi pesa e sprona a fare del mio meglio per alleviarla.
    Gli accarezzo il viso con il dorso della mano scostandogli una ciocca di capelli e lui non se la lascia sfuggire prendendola nella sua e sfiorandola con le labbra, il suo respiro caldo sulla pelle diventa un brivido che raggiunge subito la schiena.

    -Hey Michael vuo...-
    Frank entra nella stanza in quell'istante,strappo la mano da quella di Michael e mi volto di spalle in modo da dissimulare l’ imbarazzo.

    -Ciao Frank...-
    -Oh...scusate,non...torno dopo.-
    -No,dimmi.-

    Michael lo trattiene.
    Cala un momento di silenzio durante il quale,anche se non li vedo,posso immaginare gli sguardi che si scambiano.

    -Volevo sapere se ti andava di venire al cinema questa sera.Che ne dici?-
    -A vedere?-
    -"Hitch,lui sì che capisce le donne" ,ci facciamo due risate.-
    -Umh sì,va bene.-

    Dal tono sembra davvero convinto e subito l’amico risponde positivamente alla sua affermazione dimostrandosi entusiata.

    -Madleine vieni anche tu?-
    -Io?-

    Frank mi coglie di sorpresa,mi giro e li ritrovo entrambi a guardarmi. Credo che abbia frainteso cosa intendessi dire con lavoro di squadra ma ormai è troppo tardi per spiegarglielo.

    -Io...-

    -Dai Madleine!-
    Insiste facendo un gesto spiccio con le mani,come per invitarmi a non inventare troppe storie.

    -Mi farebbe piacere se venissi.-
    Aggiunge Michael con un sorriso.
    Vada per il cinema,ma non so perchè ho già l'impressione che me ne pentirò.





    Mezz'ora dopo scendo le scale infilandomi il soprabito e mi ritrovo davanti un Michael coperto da spolverino grigio con bavero alzato,spessi occhiali da vista di tartaruga,cappello calato a mezza fronte e una sciarpa nera che lascia appena lo spazio sufficiente al naso per respirare. Mi guarda mentre gli sfilo davanti.

    -Sembri l'ispettore Gadget.-
    Esclamo ridendo prima di uscire e lui borbotta qualcosa che però -attutito dalla spessa lana della sciarpa- non riesco a capire.
    Usciamo ed entriamo nel van alla volta del cinema. Facciamo il nostro ingresso a proiezione già iniziata con il favore del buio e ci sediamo sulle poltrone più in fondo di tutte riservate appositamente per il nostro gruppo al quale si sono aggiunti anche due ragazzi che ho visto spesso in casa ma dei quali non saprei dire con esattezza il ruolo.Michael comunque sembra conoscerli bene.
    Mi infilo per prima tra i sedili subito seguita da Gadget che si siede vicino a me e poi da tutti gli altri,solo allora si toglie cappello e sciarpa per godersi la proiezione.

    -Hai la mano fredda...-
    E' stato il pretesto per prendersela tra le proprie,nasconderla sotto l’impermiabile e poi,qualche minuto dopo, risalire a carezzarmi il braccio con la punta dei polpastrelli,lentamente,facendomi rimescolare il sangue nelle vene.
    In tutta sincerità non so se sia stato un gesto tanto ingenuo il suo,ma di sicuro non ha dato a vedere nulla che potesse farmi sospettare il contrario. Quello di cui sono al corrente però è che il gioco della seduzione non è sconosciuto a Michael quanto è vero che ne fa un uso totalmente diverso dagli altri uomini. Innanzitutto conosce i trucchi dell'attesa e dei tempi lunghi. Gli piace scoprirsi solo in parte,agire senza dare apertamente l'idea di essere a caccia. A volte, prima che il nostro rapporto si interrompesse,ho visto il gioco di sguardi e di sfioramenti casuali,sempre molto gentili,in apparenza innocenti ma ripetuti tanto da farmi chiedere se la malizia provenisse solo da me o se ci fosse davvero qualcosa sotto per poi avere conferma alla sera, che la sua vera intenzione fosse quella di preparare la strada per molto di più che qualche gesto galante.

    Con gli amici a ritorno ride e scherza,azzarda battute che non mi sarei mai aspettata di sentire da lui. Niente di nemmeno lontanamente paragonabile a quello che si può ascoltare dalla bocca di un uomo medio,ma parecchio azzardata su quella di Michael che si è sempre dimostrato attento a non esagerare.

    -Ti è piaciuto il film Madleine?-
    Frank,vedendomi silenziosa mi interpella,subito gli occhi di tutti gli altri si rivolgono a me,mi ritrovo spiacevolmente al centro dell’attenzione.

    -E' carino,ma pieno di clichè sulle donne, quelli non mi piacciono.-
    -Ohhh eddai non metterti a fare critica su una commedia leggera...e poi è vero che con voi ci vuole il traduttore!-

    Ridono,Michael mi guarda e pare più divertito dalla mia faccia che dalla situazione.
    Mi chiedo quanti altri film sull'intricato mondo femminile dovranno fare prima che gli uomini si rassegnino sul fatto che non saranno mai in grado di comprendere del tutto la splendida complessità delle nostre menti.

    -Già è vero,in fondo la figura degli idioti la fate voi maschi che non riuscite a capire niente nemmeno a 50 anni,apposta ci fanno i film...-
    Ribatto tirando fuori la mia lingua tagliente e condita con una punta di veleno per l'occasione.
    Si alza un vociare canzonatorio alla mia esclamazione,i due ragazzi che non conosco ridono,Michael sghignazza e da una pacca sulla spalla a Frank che mi guarda con la bocca aperta sorpreso da quella mia inaspettata presa di posizione.

    -Per la miseria Michael ed io che pensavo ti fossi scelto un agnellino-
    Quella frase mi fa sobbalzare sul sedile non tanto per l'insinuazione al fatto che non mostro sempre il mio carattere, ma perchè quel "scelto" sottintende che lui creda che siamo una coppia.

    -E invece è una pantera...uhhhh-
    Michael è rilassato,continua a ridere anche se con più imbarazzo adesso,portandosi una mano davanti alla bocca ed abbassando lo sguardo mentre la mia stizza si trasforma velocemente in un'arrabbiatura.
    Quando torniamo in casa saluto velocemente tutti e me ne vado di sopra senza dissimulare proprio niente del mio malumore. Subito mi arriva il rumore dei passi di Michael che sale le scale due a due. Mi afferra il polso.

    -Lasciami.-
    Sibilo accentuando il labiale piuttosto che il suono per evitare di svegliare qualcuno,nella fattispecie Grace.
    Fa cenno di no con la testa aggiungendo uno sguardo che dissolve tutti i dubbi precedenti e rivela subito le sue intenzioni. Peccato,davvero peccato che abbia scelto la serata sbagliata per riallacciare i nostri corpo a corpo.

    -Mollami Michael...-
    Bisbiglio di nuovo con fare concitato.
    Mi tira il braccio facendomi avvicinare al corridoio che porta alla sua camera da letto,sorride in una maniera irresistibile,un misto di malizia consapevole e pudore che rende tutto più difficile...troppo difficile.
    Lo seguo in silenzio,lui davanti,cammina a passo veloce e deciso attraverso il corridoio quasi del tutto buio senza lasciare la presa su di me poi,appena prima della porta, mi spinge avanti con un gesto fluido e mi ritrovo tra il suo corpo ed il muro.

    -Lasciami andare.-

    Dico stavolta con più decisione ma molta meno volontà.


    -No.-
    Afferra il viso tra le mani e poi mi bacia chiedendo insistentemente accesso alla mia bocca con la lingua.
    Una mano scivola lenta lungo il mio fianco fino all'incavo della schiena, mi stringe e di nuovo tento invano di resistere in tutti i modi a quel calore incalzante capace di soppiantare ogni pensiero poi apre la porta,si stacca da me e mi invita dentro.
    Meno di un metro e sono di nuovo contro la parete.
    Le mani di Michael adesso frugano il mio corpo da sopra i vestiti,la sua bocca contro il mio collo bacia,lecca,morde rendendomi debole e quando sento le sue labbra di nuovo davanti le mie indugiare a pochi millimetri per mettermi alla prova, non posso fare altro che arrendermi e chiedere un bacio profondo che gli fa immergere le dita nei miei capelli per poi afferrare la nuca in modo da potersi spingere di più nella mia bocca.


    -Togliti questa roba...-
    Gli soffio contro sbottonando lo spolverino e sfilando la sciarpa del travestimento. Lo sento respirare forte,è quasi un mese che i nostri corpi non si trovano e so che le mie labbra bruciano su di lui tanto quanto le sue su di me. I vestiti cadono a terra insieme alla giacca di velluto nero ,faccio correre le mani sul suo petto coperto dalla camicia,gli afferro le spalle e poi infilo le dita nel colletto allargandolo fino a sentire il primo bottone che cede sotto la pressione,Michael piega la testa verso di me per baciarmi ma lo blocco appena prima.

    -Cosa gli hai detto, che stiamo insieme?-
    -No.-

    Lo sussurra appena poi si prende le labbra che gli ho appena negato,la lingua si fa spazio nella mia bocca e trova la mia che sembra non aspettare altro che prodigarsi in una languido intreccio.

    -Gli hai detto...che mi porti a letto?-
    Riprendo fiato per un momento.

    -Neanche.-
    Un altro bacio,mi toglie il maglione con modi impazienti avendo cura di poggiare il suo peso su di me solo per farmi sentire la sua solida erezione premuta contro il ventre,ho il sospetto che sappia perfettamente quando mi piace.

    -Allora cosa gli hai detto.-
    La mia voce arriva sempre più affannata alle orecchie,coperta dal cuore ormai perso ad una velocità fuori dal normale.

    -Niente...Frank ha capito tutto da solo.-

    -Cosa?....Cosa vuoi che abbia capito se nemmeno noi abbiamo capito?-
    Si stacca da me e mi lancia uno sguardo provocatorio,le sue mani attraversano il mio corpo scendendo verso il seno,ne disegna le forme poi prende a slacciare la camicetta bordeaux che alla poca luce proveniente dall'esterno sembra quasi nera.

    -Che non sei come le altre...che sei importante per me...e che mi fai impazzire.-
    Non bisognerebbe dare mai ascolto ad un uomo quando è eccitato. Sono capaci di promettere il mondo per il solo fatto che la natura li ha dotati di un pene e di un cervello,ma non di abbastanza sangue per far funzionare tutti e due contemporaneamente,non è colpa loro. Eppure bisogna ammetterlo,pur sapendolo da soddisfazione.
    A quelle parole decido di desistere del tutto dal mio attuale intento di scoprire cosa diamine abbia raccontato a Frank e mi concentro invece sui baci a pioggia che sento bruciare sulla gola e poi sul petto mentre ormai le mani si sono impossessate dei miei seni.

    -Che ragazzo intelligente...-
    Mormoro ironicamente labbra contro labbra e sento le sue tendersi appena in un sorriso mentre le dita si intrufolano tra la seta frusciante fino alla stoffa della gonna,cercando di individuarne l'apertura. Un breve suono metallico e la sento scendere lungo le gambe.
    Si abbassa anche lui dopo avermi sfilato tutto tranne che le calze e le scarpe e mi guarda ferma a pochi centimetri dal muro,gli occhi drogati dalla vista del mio corpo praticamente nudo eccezion fatta di quei due vezzi che gli è piaciuto lasciarmi addosso.

    -Vieni qui.-
    Quasi mi solleva di peso,mi porta a letto stendendomi e appoggiando il suo corpo su di me,il calore ed il suo profumo sortiscono uno strano effetto ipnotico rendendomi più languida che frenetica. Inarco la schiena sotto la sua mano come una gatta alle carezze del padrone. Lo sento armeggiare con la cintura dei pantaloni preparandomi già ad accoglierlo ,ancora quasi del tutto vestito,dentro di me.
    E invece no. Ricevuto il sollievo che cerca allentando la costrizione della stoffa Michael mi prende i polsi e li ferma contro il materasso,in alto sopra la testa.
    Ci guardiamo,nei suoi occhi la luce baluginante proveniente dalla finestra è resa inafferrabile dal desiderio che li anima.

    -Non ti ho nemmeno detto quanto mi sei mancata,ora che ci penso...-
    Lo sussurra piano,avvicinandosi all'orecchio,baciando la porzione di pelle sensibilissima immediatamente sotto.Mi libera i polsi ma non ho la forza di abbassare le braccia,sento le sue mani sondare il mio corpo alla ricerca del punto in cui il piacere si va a nascondere,attento ad ogni sospiro più acuto,ogni fremito improvviso.
    Chiudo gli occhi e adesso sembra che siano 1000 mani a toccarmi,e cento bocce a baciare la pelle,le sensazioni amplificate dall'assenza prolungata di quelle attenzioni. I suoi capelli lisci mi solleticano il seno mentre scende con la bocca a baciarlo e intanto una mano allarga le gambe,ne sfiora l'apertura che le separa e con due dita la penetra dolcemente. Sospiro sentendolo muoversi appena,i miei fianchi si flettono istintivamente accompagnandolo e poi avverto che a quella carezza generosa si accosta anche la sua lingua. Solo allora abbasso le braccia e ritrovo la morbidezza dei suoi capelli a pochi centimetri dal fulcro del mio piacere.
    Non so se questo sia il suo modo di dirmi che gli sono mancata, ma se è così deve stare attento, potrei volergli mancare molte altre volte.
    Le labbra si schiudono bagnando e bagnandosi a loro volta,si prodiga con tanta lentezza e passione in quel bacio così intimo da farmi tremare letteralmente mano a mano che sento l'orgasmo avvicinarsi. Le sue dita umide fuori dal mio corpo lasciano una traccia impercettibile sul ventre dove risale con una mano e mi afferra un fianco con decisione prima che riesca a lanciargli un'ultima occhiata annebbiata ed incurvare la schiena mordendomi il dorso della mano per non gridare.
    Quando i ritmici spasmi del piacere finiscono Michael posa un ultimo bacio leggero e poi si alza slacciando del tutto i pantaloni ed abbassando i boxer quel tanto che basta da avere la libertà di penetrarmi.
    Lo fa con un unico affondo,lungo,urgente,che mi fa trattenere il fiato.
    Geme piano,un verso morbido e vibrato quello che gli esce dalla bocca,poi si impossessa anche delle mie labbra in un bacio vorace.
    Bastano poche spinte decise,dettate dal desiderio incalzante di dare sfogo al piacere rimandato a lungo e per troppo tempo. Si piega,respira forte contro il mio collo e viene,stretto tra le mie gambe e con la schiena contratta sotto le dita che possono sentirne tutti i muscoli tesi all'unisono.
    Si abbandona sul letto al mio fianco solo dopo qualche minuto.

    -Scusa...-
    La sua voce dopo l'amplesso è così roca che stento a riconoscerla. Sulle prime non capisco a cosa si stia riferendo,ancora troppo in alto,persa nella bolla di piacere che ci siamo appena regalati, poi collego il fatto che preso in contropiede dall'aggressività della passione dopo un periodo così lungo,probabilmente si è lasciato andare prima di quanto desiderasse.
    Non rispondo anche perchè non c'è niente da rispondere,mi volto verso di lui gli accarezzo il profilo e lo bacio abbastanza a lungo da fargli intendere che è tutto apposto,non c'è proprio nulla di cui scusarsi.
    Se gli uomini lì fuori valessero anche solo metà di quanto vale lui a letto ci sarebbero molte più donne sorridenti in giro...ma suppongo che questo lui non lo sappia.



    La luce gli ferisce gli occhi abituati al buio,si volta verso di me che l'ho appena accesa strizzandoli con un'espressione contrariata in faccia poi si ributta sul letto,prende un respiro profondo e soddisfatto.

    -Bene. Dì a Frank che si sbaglia,qualunque cosa pensi di noi.-
    Ride piano con gli occhi coperti dalle braccia incrociate sopra la fronte.

    -Perchè ti preoccupi tanto...lascialo pensare quel che vuole...-
    -No! Non sopporto che qualcuno pensi al posto mio quando neanche io so cosa pensare.-

    Piazzo il cuscino contro la spalliera del letto in modo da potermi sistemare comodamente e lui apre un occhio in modo eloquente per farmi notare la frase contorta che ho appena espresso.

    -Cosa vuoi che ne sa...-
    -Senti. Non c'è niente da sapere,non devi preoccuparti,non devi avere paura di quello che pensa la gente Nana. Frank è un mio amico,ha capito che avevo bisogno di te,mi ha aiutato a farti tornare...tutto qui. Quando si tratta di un uomo e una donna sai...certe supposizioni vengono naturali. E poi anche se fosse non ci sarebbe niente di male. Smettila di pensare che tutti ti giudichino.-

    Le mie sopracciglia si sollevano di diversi centimetri a quel discorso,Michael si alza dal letto riallacciandosi la camicia,fa il giro e poi si siede di nuovo dal mio lato dimostrandosi sorpreso del fatto che non ribatta.

    -Che c'è?-
    -Mi ero dimenticata di quanto fossi in grado di zittirmi facilmente.-

    Sorride e scuote la testa.
    -Comunque...anche tu mi sei mancato.
    Intendo...tutto cioè...cervello compreso.-

    Questa volta la risata gli esce più forte della prima poi mi abbraccia accarezzandomi la spalla e la parte alta della schiena con le dita in modo tanto leggero da farmi venire la pelle d'oca.

    -Mi sono mancato anch' io. Ero...-
    -Perso?-
    -Sì.-

    Il barattolo di antidolorifici,da quando sono tornata è sempre rimasto al suo posto sul comodino. Nessuno lo ha toccato,nessuno lo ha spostato di un solo millimetro ma adesso Michael allunga il braccio e lo prende,agitandolo davanti ai miei occhi.

    -Vedi? Hai mai preso roba di questo tipo?-
    -No,mai.-

    Me la mette tra le mani con cautela come se mi stesse consegnando una pistola carica e senza sicura.

    -E' la cosa più dolce che possa esistere sai,un abbandono totale,completo e senza riserva...sei lontano da tutto,non esiste più un pensiero che possa anche solo sfiorarti. E' un mondo fatto di nulla, sonnolento e particolarmente stupido. Tutto è stupido quando prendi medicinali di quel tipo,potrei ridere per ore,fino ad avere il mal di pancia se solo riuscissi a percepire qualcosa di divertente. Ma è impossibile, perchè si è intrappolati nell'assenza di sensazioni.-
    Mi guarda,sembra sereno nel parlarne eppure vedo il buco nero della coscienza persa in quei giorni d'oblio riflesso nei suoi occhi. So che non posso avere nemmeno una vaga idea di quello che ha provato.

    -Una cosa simile ma opposta,talmente forte da sparare l'adrenalina allo zenit, l'ho provata solo durante i concerti,quando sei tutt'uno con il pubblico e la musica. E' qualcosa di straniante e meraviglioso,una fusione assoluta...-
    Potrà mai un uomo che si è spinto al limite di ogni sensazione tanto da perderne il segno essere compreso davvero da qualcuno? Michael si è lanciato in ogni direzione dell'esperienza,ha attraversato deserti di dolore,assorbito mari di energia,ha assaporato il gusto della vertigine nel suo punto più luminoso ed in quello più buio,da solo.
    "One man show",è quello che è sempre stato anche prima di affermarsi come solista,una perla rara da mantenere sempre splendida e tenere gelosamente nascosta allo stesso tempo.
    Talmente nascosta da alimentare leggende e favole di pessimo gusto in cui il principe si è trasformato in orco ed in cui l'orco è stato messo poi alla gogna. Fisso il barattolo tra le mie mani rovesciandolo e cercando di leggere quelle scritte così piccole che sembra fatte apposta per ingannare.

    -Nana.-
    La voce vellutata di Michael richiama la mia attenzione.

    -Vorrei che facessi una cosa per me.-
    Annuisco e rimango in ascolto.

    -Prendi questa chiave,apre quel ripostiglio lì,dietro al bagno.Prendi tutto quello che trovi dentro,tutto,siringhe,pastiglie,fiale.-
    -Ok.-
    -Buttale. Va bene?-
    -Michael...io mi fido di te.-
    -Lo so,ti ringrazio,ma non è questo. Voglio che sia tu a farlo,perchè sei tu che mi hai aperto gli occhi. E' un gesto simbolico...capisci?-

    Mi guarda così intensamente che per un attimo credo di sentire il pizzicore delle lacrime agli occhi poi lascio il fiato che stavo trattenendo.

    -Lo farò,se ci tieni.-
    -Ci tengo.-

    Sorride e si avvicina,mi bacia la fronte e con la mano mi accarezza gli zigomi e la guancia poi si alza e mi invita a svuotarlo subito,sotto i suoi occhi.
    Un quarto d'ora dopo,rivestita e con una busta piena e pesante in mano, mi avvicino alla porta per andarmene mentre lui mi guarda dal letto,sorride e si allunga verso la lampada per spegnere la luce.
    -Buonanotte.-
    -Devi essere proprio un angelo tu...buona notte.-


    Vi dirò,quando le ho buttate non ho sentito poi una gran soddisfazione ma solo perchè la soddisfazione vera l'ho avuta prima,quando ho saputo con certezza che ero servita a qualcosa e che adesso,tenendomi la mano,ce l'avrebbe fatta.


    » Capitolo 11


    ( masquerade ball )





    M
    ichael sta bene. Oddio,bene come può stare un uomo sopra la testa del quale pende una spada di Damocle,ma per quanto possibile si sta riprendendo. Da quando ha scelto la via del:"buttiamo tutto e non se ne parla più" però, si è sentito di raccontarmi la sua lunga storia di dipendenza endemica dagli antidolorifici. Credo sia dovuto al fatto che continui a pensarci e per questo cerchi una valvola di sfogo,ce la sta mettendo tutta davvero,apprezzo infinitamente i suoi sforzi. E' rimasto sorpreso che non sapessi nemmeno del suo ricovero in clinica dieci anni fa circa, ma io al tempo ero impegnata a prendere la seconda laurea, altro che informarmi sulle pop star ed i loro eccessi. Sgomento sulla mia ignoranza apparte,mi ha confessato senza suscitarmi troppo stupore che sebbene non sia stato reso noto ai più,gli antidolorifici sono sempre usciti dalla porta e rientrati dalla finestra a fasi alterne, complici le operazioni di chirurgia plastica ed una vita logorante che sul palco gli è costata diversi brutti incidenti.

    Per il resto,tutto è ripreso come prima del mio autolicenziamento.
    Il processo si sta facendo più serrato e alla televisione è un continuo fastidioso ronzio di speciali dedicati al caso in onda alle più svariate ore del giorno e della notte. Michael ha vietato che i figli guardino qualcosa di diverso dai canali di cartoni animati,tutte le tv di Neverland apparte quelle nelle camere degli adulti hanno più di 3/4 delle reti criptate in modo che non possano imbattersi in qualcosa che riguardi il padre. Fa bene. Rendiamoci conto che hanno persino messo in scena una sorta di fiction a puntate con attori truccati e vestiti come Michael il giudice e compagnia bella,con il solo scopo di soddisfare la morbosità della gente. Fa audience? Ce ne sbattiamo del buon gusto.
    Questa è una piaga tutta americana,di quella parte d'America in cui non mi riconosco e di cui non vado fiera.La stessa dei paradossi portarti all'estremo fino a risultare ridicoli. Il paese della libertà per antonomasia,che permette smercio di uteri,ovociti,genitori in affitto,in prestito,in saldo,unioni di ogni tipo e poi storce il naso e strabuzza gli occhi a sentir parlare di sesso prima o fuori del matrimonio. Che ti vende l'alcolico ma te lo fa portare in giro in un sacchetto perchè si fa ma non si dice che sbandiera i più alti standard di vita al mondo ma consuma anche i 3/4 degli antidepressivi del pianeta...e potrei continuare.

    Comunque,la cosa più allarmante al di là delle meschinità a cui purtroppo non so dare una cura è che tolti Michael i bambini e pochi altri sembro non essere più la benvenuta in casa.
    La voce che tra me ed il capo ci sia qualcosa si è sparsa a macchia d'olio in brevissimo tempo. Grace già infarcita di sospetti ha avuto la conferma che temeva ed il resto dei dipendenti è stato informato prima che avessi modo di rendermene conto io stessa. Bè,non vi stupirete a questo punto se vi dico che il mobbing è assicurato.
    Quando si fa parte dello staff di qualche casa VIP vige una certa regola antica come il cucco ma sempre valida. Colui che va a letto con il boss viene ghettizzato. Nei miei anni di carriera ho visto prestigiosi uomini d'affari attori e quant'altro darsi da fare -oltre che con le scontatissime segretarie- con cameriere,baby sitter,donne delle pulizie,cuoche e anche qualche maggiordomo e chaffeur a dire il vero. Maschio o femmina che fossero in ogni caso, la loro sorte era segnata,tutto il resto dello staff gli avrebbe fatto pagare di essersi in ingraziato il capo in un modo così subdolo.
    Mai avrei pensato che sarebbe toccato a me.E invece…
    Invece le cameriere venezuelane hanno cominciato a borbottare cose molto poco carine in spagnolo non appena gli volto le spalle,ignare del fatto che essendo per metà messicana so perfettamente cosa significhi puta;la cuoca -oltre a rifilarmi la cena fredda quando può- mi lancia occhiate cariche di disprezzo che tuttavia sono povera cosa rispetto ai raggi laser di Grace i quali ogni volta mi fanno correre uno spiacevole brivido lungo la schiena;la parte maschile dei dipendenti per lo più ridacchia e si prende sfacciatamente a gomitate quando passo.
    Siano maledetti Frank e le sue battute,mi sento così isolata qui dentro che se non avessi Michael e mio figlio vicino a quest'ora avrei fatto le valigie da un bel pezzo. Se solo mi capitasse l'occasione di dirgli due paroline gli farei passare la voglia di sbandierare fatti di cui non sa nulla ai quattro venti.


    -Ah Madleine,giusto te cercavo.-
    Come si dice?Parli del diavolo....
    Frank spunta dalla porta sul retro della cucina e raggiunge me e Peter che se ne sta accucciato ad accarezzare un gatto sulla veranda.

    -Davvero Frank? Anche io,che strana a volte la vita.-
    Aggrotta le sopracciglia sorpreso e vedere che realmente non si aspetta la ramanzina che sto per fargli mi indispettisce ancora di più.

    -Che c'è?-
    Chiede con tono ingenuo.

    -C'è che tu e le tue supposizioni sbagliate su me e Michael stanno mandando a repentaglio la mia vita qui dentro. Ti rendi conto che facendo quella battuta stupida dopo il cinema hai fatto spargere la voce che io e lui stiamo insieme?-
    Prende tempo accendendosi una sigaretta,poi mi guarda.

    -Perchè non è così?-
    -No!-

    L'esclamazione è anche troppo acuta ed il gatto sotto le manine di Peter si spaventa e scappa costringendolo a corrergli dietro,qualche metro più in là.
    Frank ride mentre io cerco di riprendere il controllo.

    -Non è assolutamente così e vorrei sapere chi ti ha detto questa cosa perchè dovrà vedersela con me.-
    Il mio tono è concitato,non potrebbe non essere altrimenti dato che la mia tranquillità se ne sta andando a rotoli proprio per quello.

    -Alt,alt Madleine,frena un secondo. Nessuno mi ha spifferato niente,nemmeno Michael.-
    -E allora?-
    -E allora ti dico una cosa. Ogni volta che lo vedo dopo che è stato con te ha un sorriso inequivocabile in faccia,un sorriso che su un uomo ha solo due spiegazioni possibili. O la propria squadra di football ha vinto oppure ha appena fatto sesso. Ora,Michael non segue il football...e nemmeno qualche altro sport.-

    Sputa il fumo in alto e mi osserva sottecchi con le labbra increspate da quella che è inequivocabilmente una risata spavalda trattenuta,questa volta tocca a me prendere tempo prima di rispondere.
    Ok è vero,forse ultimamente molti dei nostri incontri vanno a finire allo stesso caldo,eccitante e terribilmente piacevole modo ma ciò non significa che sia autorizzato ad insinuare qualcosa. Apro la bocca per rimbeccarlo,ma Frank mi blocca battendomi sul tempo.

    -E non ci vedo niente di male Madleine,assolutamente niente di male, non sai quanto ho sperato che prima o poi Michael trovasse qualcuna adatta a lui,credo che una donna potrebbe dargli molta stabilità.-
    Quelle sue parole rimbombano nel cervello in modo allarmante,qui c'è un grosso,gigantesco fraintendimento di fondo.

    -Frank,Frank frena! Io e Michael non stiamo insieme,ogni idea che tu puoi esserti fatto riguardo una nostra "storia" è sbagliata. Ok?-
    -Non state insieme?-
    -No.-

    La sua bocca rimane aperta e gli occhi frugano nei miei alla ricerca di una qualche spiegazione logica.

    -E non fate sesso?-
    Chiede subito dopo, diretto.

    -N...cioè sì. Ma...insomma è difficile da spiegare.Il fatto è che...-

    -Madleine io conosco Michael. Non si porta nel letto nessuna prima che abbia la sua più completa fiducia. E' l'uomo più cauto che possa esistere sulla faccia della terra in queste cose. Come fai a dirmi che tra di voi non c'è niente?-

    -Lui si fida di me se è per questo. Semplicemente la fiducia ed il sesso non fanno una coppia.-

    Frank arranca faticosamente in quel pensiero privo di appigli e non posso non capire la sua difficoltà nel cogliere la differenza tra un semplice clichè e la nostra strana ibrida situazione. Stringo le spalle poi appoggio la testa allo stipite della porta.

    -E allora cosa c'è tra di voi?-
    -Sincerità,rispetto,comprensione,un'affinità strana a tratti opposta,a tratti complementare...attrazione.-

    Infilo le perle del nostro rapporto una ad una componendo una collana che sembrerebbe per lo meno bizzarra agli occhi di tutti. Frank continua a squadrarmi con fare indagatorio.

    -Manca solo una parola per fare di voi una coppia.-
    Annuisco guardandolo negli occhi,ha fatto sorprendentemente centro.

    -Hai detto bene manca una parola.-
    Getta a terra la sigaretta,la schiaccia sotto al piede e poi ne raccoglie il mozzicone spento,mi guarda come per attendere che continui il discorso ma vedendo che non reagisco lo fa lui.

    -Senti,non mi interessa,davvero. Che voi stiate insieme non è importante,quello che so è che Michael ha bisogno di te adesso e che tu lo stai aiutando molto. Questo è ciò che conta. Che tu lo ami o no non permettere che il vuoto si impossessi di nuovo di lui,va bene? Sono convinto che tieni a Michael e vederlo come un guscio vuoto che deambula per la casa non è la mia massima aspirazione così come credo non sia la tua.-

    -Stai tranquillo,non lo permetterò ancora.-

    Mi sorride e gli sorrido di rimando ponendo fine al nostro breve discorso. A pensarci è l'unico con cui sia riuscita a parlare un minimo di questa storia e so che le sue intenzioni non potrebbero mai essere cattive.Al massimo un pò maldestre ma non cattive.

    -Comunque ero venuto a dirti una cosa. Michael mi ha chiesto di organizzare una festa per i bambini. Mi ha detto che è anche il compleanno di Peter a giorni e visto che non ha festeggiato a dovere nè Prince nè Blanket per via del processo e della malattia voleva rimediare.-

    -Ah davvero?-

    -Sì,festa in maschera per tutti,per te va bene?-

    -Perchè no,mi sembra una bella idea. Sarà carino,una festicciola con tutti i bambini...-

    -Festicciola?-

    Scoppia a ridere passandosi una mano tra i capelli un po’ radi.

    -Si vede che non sei abituata al concetto di festa di Michael Madleine. Tieniti pronta per il prossimo venerdì,ti dico solo questo.-

    -Devo mascherarmi anche io?-

    -Assolutamente sì.-

    ***




    Cinque più tre più otto. Oggi si spengono 16 candeline tutte insieme. Guardo mio figlio che si aggiusta la bandana da pirata sopra il ciuffo di capelli neri perennemente scomposto e vengo presa da un'ondata di tenerezza mista a nostalgia che mi costringe ad abbracciarlo mentre è troppo indaffarato per prendere bene quello slancio d'affetto.
    "Mamma sei appiccicosa!" mi dice sprimacciando la blusetta con sopra il gilet nero in modo da tornare impeccabile come prima.
    Peter sta diventando grande eppure mi sembrano passate poche settimane da quando me lo sono ritrovato tra le braccia,piccolissimo e urlante, ed è riuscito a disperdere tutte le nubi di quei nove freddi mesi di abbandono in cui avevo maledetto Carlos ma soprattutto me stessa, per essermi lasciata trasportare così da un sentimento che aveva in sè il seme dell'incertezza più pura. E' un pò che ci penso adesso,un pò che ho avuto il coraggio di tirare fuori dall'armadio questo scheletro spaventoso.
    Cosa è rimasto di quel sentimento? Di quell'amore durato anche meno di una stagione che però mi ha regalato il frutto più bello che potessi desiderare? Se ci ripenso,nonostante la rabbia si sia consumata e la cicatrice sia divenuta ormai bianca,non posso fare a meno di tormentarmi e chiedermi a quale punto della nostra breve storia ho sbagliato. Quando in quella musica che sembrava perfetta alle mie orecchie si è aggiunta una nota sbagliata o quando ho toppato il passo della danza che ci univa.
    "Ma poi vi univa davvero?" Vi chiederete. Il presente,l'evidenza, punterebbero sul no. Anzi,direbbero che dovevo essere cieca,sorda e priva di senno per non vedere come mi stesse usando, ma sodentro di me,che così non è stato. Che anche lui mi ha amata e che vedeva ciò che vedevo io quando ci guardavamo negli occhi. Mi amava,di un qualche strano,fuggevole amore, effimero come tutte le cose più belle di questo mondo. Un'alba,un tramonto,una stella cadente... fenomeni di luce passeggeri che lasciano il posto alla tanto bistrattata abitudine,luce o buio che sia. Quell'abitudine che io non ho fatto in tempo ad assaporare. E se l'avessi fatto? Sarebbe finita come con mio padre? Oppure no?
    A volte mi dico che è meglio così.
    L'incertezza è amara,ma lo è ancora di più la certezza di un dolore.Ed io potrei perdonare Carlos per ciò che ha fatto a me come donna,ma non mio padre per quello che mi ha fatto come figlia.

    -Andiamo è tardi!-
    Peter mi risveglia dai miei pensieri strattonandomi la camicia con le maniche bordate dall'ampia passamaneria di pizzo. Anche io ovviamente mi sono mascherata in tema per la festa piratesca. Da mozzo per la precisione,per scongiurare un qualsiasi imbarazzante abbinamento con il vestito di Michael il quale si è rifiutato di rivelarmi in anticipo cosa avrebbe indossato. Il mozzo è una cosa neutra,poco femminile è vero,ma preferisco mostrare meno stacco di coscia e più serietà data la situazione in cui mi trovo. Sistemo gli ultimi accessori tra cui una fiaschetta di rhum alla cintura ed uno stiletto di plastica dura nello stivale e prendo Peter per mano.

    -Pronti,andiamo all'arrembaggio.-



    Frank aveva ragione. Non avevo nemmeno la più pallida idea di cosa significhi per Michael la parola festa. Nonostante sia abituata a party principeschi e festini da nababbi delle fogge più svariate mi tocca ammettere che niente ha vagamente il sapore di ciò che lui considera un degno festeggiamento. Tutto ciò che ho visto non contiene un solo briciolo della magia che Michael ha impiegato per rendere tutto perfettamente favoleggiante e...favoloso.
    Due giorni prima del compleanno nella dependance più vicina alla villa principale di Neverland è cominciato un fitto via vai di casse ed operai che ho faticato a spiegarmi fino a quando Prince non ha spifferato che Michael stava facendo allestire un vero e proprio vascello per la loro festa.
    Tutto è perfetto. Curato nei minimi particolari,dalle reti alle bandiere,casse di gomma piuma accatastate lungo le pareti,finti timoni attaccati al soffitto e penzolanti di tanto in tanto,qualche pesce spada e granchio gigante sopra i tavoli del buffet,sciabole di plastica e scheletri ancora appesi alle catene dentro delle gabbie,mappe di tesori nascosti alle pareti vicino a forzieri strabordanti dolci e caramelle .Sembra il set di un film.
    Prince e Blanket ci accolgono brandendo una spada e lanciando in aria grida incomprensibili.Un nugolo di ragazzini si fa intorno a Peter che come suo solito non si lascia intimidire e subito si da alla pazza gioia mollandomi la mano e correndo verso la lunga vasca di palline blu a posizionata in fondo alla stanza a mò di mare.

    Gli adulti presenti lanciano qualche occhiata senza badare eccessivamente a me e riprendono a chiacchierare. Vedo qualche volto noto,molti sconosciuti ed un paio di facce che inquadro come appartenenti ai fratelli di Michael,tutti vestiti a tema,nessuno escluso.

    -Allora,hai rivisto il tuo concetto di festa?-
    La voce di Frank alle spalle mi fa trasalire leggermente,mi volto e lo vedo insaccato in un abito di piume rosse e verdi che mi strappa una risata immediata e intrattenibile.

    -E tu cosa saresti?-
    Gli dico quasi con le lacrime agli occhi.
    -Un pappagallo non vedi? Tutti i corsari che si rispettino hanno un pappagallo sulla spalla.-
    -Certo che ne hai di coraggio Frank!-
    -E' stata un'idea di Michael. Ha detto che avremmo fatto pendant così.-

    Lo avesse detto a me di vestirmi da pappagallo gli avrei riso in faccia ma a quanto pare il grande senso dell'umorismo di Frank l'ha ritenuta un'idea appetibile.

    -Potevi farci vestire lui da pappagallo a questo punto...-

    -Le trovate migliori le riservo sempre agli amici,sono generoso io.-
    La voce di Michael,anch'essa con un tono palesemente divertito mi si affianca e lo vedo con un largo sorriso mentre fissa l'amico e gli da una pacca sulla spalla piumata. Tiene per mano Paris vestita da sirenetta mentre lui si presenta come il re dei pirati più bello di tutti e sette i mari.
    I capelli raccolti in una coda bassa,il cappello nero a tesa larga con il teschio crociato ricamato in oro così come i bordi della giacca con le code e gli alamari che la stringono in vita sopra alla camicia bianca piena di rouches ai lati dei bottoni. Benda su un occhio,guanti di pelle nera e lunga spada nel fodero,sembra uscito da uno dei suoi tanti ritratti appesi alle pareti di Neverland.
    Grace alle sue spalle mi squadra senza abbassare lo sguardo quando i miei occhi incrociano i suoi ed istintivamente sento la necessità di allontanarmi prima ancora che Michael mi abbia salutato.
    Mi dirigo verso il tavolo del buffet e afferro una tartina al tonno aspettando che il cameriere mi versi del succo di pera nel bicchiere che gli sto porgendo.

    -Lei deve essere l'istitutrice dei figli di Michael,sbaglio?-
    Una mano mi porge un calice già colmo,non di succo di pera.
    Un uomo sulla quarantina parecchio alto e con folti capelli brizzolati coperti da un cappello un pò sbiego mi sorride amichevolmente porgendo la destra.

    -Ronald Dempsey-
    -Madleine Swain e sì,sono io.-

    Portamento distinto,un paio di occhi verdi dal taglio vagamente allungato ed i tratti non troppo marcati ma comunque mascolini,stringo la mano con fermezza.

    -Mi hanno parlato diverse persone di lei,compreso Michael. Sembra essere la più preparata sulla piazza.-
    -Oh,sì in effetti si è sparsa questa voce ma...a me non piace vantarmi.-

    -Capisco ma anche in questo caso lasci che gli altri le facciano i complimenti che si merita.-
    -Grazie,lei ha figli signor Dempsey?-

    Chiedo immaginando che il suo interesse sia proprio dovuto al mio lavoro.

    -A dire il vero no,non ne ho avuto ancora la fortuna.-
    -Oh.-

    La risposta diretta e senza tentennamenti mi fa capire che la mia intuizione precedente è errata.

    -Sono amico di lunga data di Michael e sono stato più che felice di essere invitato a questa festa. Quando vengo a trovarlo mi diverto sempre come un bambino. A volte è bello scrollarsi di dosso i ruoli e pensare solo a divertirsi.
    Non mi capita tutti i giorni di potermi vestire da pirata a Wall Street.-

    Un affarista a Neverland? Cosa potrà mai avere in comune con Michael quest'uomo? Gli sorrido comunque,sembra una persona gradevole mentre continua a chiacchierare di come il mondo di oggi tenga troppo poco in considerazione l'importanza di tornare di tanto in tanto bambini.

    -Ma immagino che lei sappia perfettamente di cosa parlo dato che ha scelto questo lavoro Madleine.-
    -I bambini ed i ragazzi sono il futuro,a volte quando ci penso mi sento investita di un ruolo molto più importante di quello che effettivamente ricopro...-
    Rispondo con un sorriso mentre la mia voce viene all'improvviso sovrastata dalla musica.
    Entra in scena un gruppo di animatori che ci distrae un attimo dalla conversazione. Con la coda dell'occhio colgo la figura di Michael il quale,seduto a gambe incrociate a terra, batte le mani insieme a Paris al suo fianco. Si accorge di me e mi lancia un'occhiata di qualche secondo con un vago sorriso sulle labbra prima di riportare l'attenzione sui primi giochi di prestigio che incantano i bambini.
    Mentre tutti gli adulti o quasi sono impegnati tra loro lui rimane nel gruppo dei piccoli accanto ai figli e...
    Peter. Dov'è Peter? I miei occhi lo cercano immediatamente per tutta la sala senza riuscire ad individuare la sua zazzera nera ed il vestito a righe rosse. Abbandono automaticamente Ronald e setaccio la dependance,nessuna traccia,già in preda al panico corro fuori.

    -Peter!-
    Grido con tutta la voce che ho in corpo mentre il rumore attutito della musica alle mie spalle sovrasta appena quello del cuore che sembra essersi spostato nelle orecchie.

    -Peteeeeer!-
    Niente. A passo svelto controllo come prima cosa intorno alla piccola costruzione poi ormai in preda al panico comincio a girare confusamente per i sentieri illuminati del parco fino a quando non sento i passi di qualcuno alle mie spalle,raggiungermi di corsa.

    -Nana,che succedede?-
    Michael mi guarda allarmato i miei occhi lucidi lasciano trasparire il terrore.

    -Peter,Peter è sparito!-

    -Calma,stai calma adesso non può essere andato lontano e comunque il ranch è tutto recintato e controllato,non potrebbe scappare neanche volendo.-
    Odio quando l'irrazionalità prende il sopravvento ma in certi casi il cervello è incapace di rispondere positivamente alle richieste,non posso fare a meno di prefigurarmi già il peggio.
    Michael mi afferra i polsi e mi costringe a guardalo in faccia.

    -Ascolta,ora lo troviamo,controlliamo subito in un posto,vieni.-
    Praticamente mi trascina dietro di sè portandomi fino alla zona del parco riservata ai giochi e alle attrazioni. Entriamo in un tendone all'interno del quale sono allineati decine e decine di memorabilia del cinema che Michael ama collezionare e tenere esposti,la mia voce echeggia tra le pareti del fabbricato lungo e stretto insieme a quella di Michael in un unico nome fino a quando non individuiamo un fagotto seduto a terra sotto ad un pupazzo a grandezza naturale di Capitan Uncino. Peter avvolto con una bandiera nera a mò di mantello cerca di svitare l'uncino al famigerato nemico di Peter Pan.

    -Grazie al cielo.-
    La mia voce è rotta dall'emozione e da un sospiro.
    Anche Michael sospira e sorride togliendosi dal collo la benda nera che si era abbassato dall'occhio e riponendola nella tasca della giacca.

    -Come sapevi che era qui?-
    -L'altro giorno mi ha detto che voleva prendere l'uncino per essere il più figo della festa...-

    Scuoto la testa e la paura scivola via in una risata nervosa mentre porto una mano alla fronte.

    -Peter...-
    Lo guardiamo entrambi mentre si gira,rosso in viso per lo sforzo,Michael si accuccia al suo fianco,gli accarezza i capelli lui emette un verso contrariato.

    -Uffa!! Non si toglie.-
    Protesta sonoramente.

    -Grazie a Dio,per un attimo ho temuto per il peggio.
    Chi ti ha detto che stavo cercando Peter?-

    Chiedo mentre torna vicino a me con il bambino in braccio.

    -Ronald era preoccupato. Mi ha detto che eri scappata in tutta fretta e poi...-

    -Ah eccovi! Vi stavo cercando,Michael,Madleine,è l'ora della torta,stanno tutti aspettando voi-
    Frank ,agitando in modo ridicolo le braccia coperte di piume ci fa cenno di muoverci mentre il festeggiato,alla notizia che è arrivato il momento di affettare la magnifica torta a forma di fortino si esalta dimenticando la sua precedente missione .

    -Peter guai a te se mi fai spaventare in questa maniera,la prossima volta avvertimi se ti viene in mente di scappare!-
    -...Io volevo solo l'uncino mamma! Saresti stata la mamma del capitano così!-

    Michael scoppia a ridere di cuore, lo bacia sulla fronte, i suoi occhi si illuminano come soltanto in vicinanza di un bambino sanno fare e si incammina dietro Frank con me al seguito fino a quando ci riuniamo al gruppo che si sta preparando per il taglio della torta. Prince prende subito la mano al pirata fuggiasco e lo porta davanti alle 16 candeline insieme a Blanket in modo che possano soffiarle tutti insieme.
    La ciurma intona un Happy Birthday un pò sguaiato e la festa si conclude un paio d'ore dopo con i saluti ed i bambini completamente cotti che dormono tutti,o quasi, in braccio a me Grace e Michael.


    -Buona notte.-
    Dico a Michael che riporta Paris in camera.

    -Sei stanca oppure possiamo...-
    Mi guarda nella penombra del corridoio accarezzando i capelli della bambina, rifletto un attimo sulla richiesta cercando di intuirne le intenzioni ma già so che comunque non sarei capace di negargli la mia compagnia.

    -No va bene ho ancora un pò di autonomia.-
    -Allora vengo da te tra dieci minuti.-

    Il tempo di mettere Peter a letto e mi ritrovo Michael che bussa alla porta della stanza,chiudo la cameretta di Peter e lo faccio entrare,siamo ancora entrambi vestiti a festa.

    -Grazie di tutto per oggi,credo che se la ricorderà a vita un compleanno così.-
    -E' stata una bella festa,ho avuto modo di rilassarmi un pochino almeno.-
    -Davvero?-

    Annuisce e gli sorrido mentre tolgo gli accessori sicuramente d'effetto ma un pò ingombranti della mia maschera.

    -Eri il mozzo più bello della festa.-
    -E tu il pirata con il pappagallo più obeso di questo mondo.-

    Ride ripensando a Frank che nella sua tuta piumata certo non faceva l'effetto di una libellula. Sorride,ma sembra concentrato subito su un altro discorso.

    -Non sono l'unico che l'ha notato sai?-
    -Cosa?-
    -Che eri la più bella lì dentro. Ronald mi ha chiesto di te.-

    In seguito al trambusto per Peter non avevo più avuto modo di parlare da sola con lui ma lo avevo visto confabulare per una decina di minuti buoni con Michael dopo aver mangiato la torta.

    -Davvero?Ma dimmi cosa ha a che fare un frequentatore di Wall Street con te?-
    -Siamo cresciuti insieme praticamente,tutti e due di Gary.Per un periodo ha curato le mie finanze ma poi si è trasferito a New York ed ha fatto carriera,come hai visto però è rimasto un bambino dentro.In giacca e cravatta ma sempre un bambino.-


    Si alza dalla poltrona e mi viene vicino aiutandomi a riporre alcuni giocattoli lasciati in giro per la stanza da Peter.

    -Capisco...-

    -Hai capito anche cosa ti ho detto? Riguardo Ron che ti ha notata.Mi ha chiesto se potevo farvi incontrare di nuovo. -
    Mi blocco e siedo sulle ginocchia con un pupazzetto di Batman in mano, piuttosto sorpresa da quel discorso. E' strano sentir parlare Michael di una cosa del genere. Ronald ha chiesto un appuntamento a me tramite lui?
    Le mie sopracciglia si sollevano notevolmente stupite ed un tantino infastidite,cos'è quest'ultima mania di vedermi accoppiata con qualcuno?

    -E tu cosa gli hai detto?-
    -Cosa vorresti che gli avessi detto?-

    Eh no dannazione,non si rigirano le domande in questa maniera!
    Michael stavolta si siede sul pavimento davanti a me,mi guarda intensamente aspettando una risposta che -leggo dai suoi occhi- già conosce.
    Decido di rendergli la cosa più difficile.

    -E' un bel tipo,un uomo affascinante,gradevole...-
    -Ma?-
    -Non ho parlato di nessun "ma".-

    Non risponde,continua solo ad osservarmi e solleva leggermente il viso inclinandolo da una parte con espressione di rimprovero.

    -E va bene...no,non mi va,non mi interessano cose di questo tipo.Ho Peter,il mio lavoro,basta così.-

    -Quindi avresti voluto che gli dicessi che non sei assolutamente interessata?-
    Annuisco con più vigore. Credo più che altro di non essere assolutamente pronta a dare fiducia a qualcuno di diverso da Michael.

    -Ronald è un brav'uomo,di animo gentile,onesto e simpatico...-
    -Michael,basta,non ti ho chiesto di essere il mio ruffiano. Non provarci nemmeno a perorare la causa del tuo amico.-
    -Non la sto perorando,ma se non mi fai finire il discorso...-

    Mi riprende facendomi notare il fatto che ho cominciato a parlargli sopra,cosa che lui odia. Subito smetto e con la mano faccio cenno a lui di continuare .

    -Ma il fatto è che adesso sono troppo egoista per lasciarti andare. Mi capisci?-
    I suoi occhi cercano un barlume di comprensione nei miei. Difficile poter afferrare il vero significato di quel discorso da qualcuno che non conosca la nostra strana situazione.

    -Egoista?-
    -Ho bisogno di te Madleine,non mi vergogno di dirlo. E credo che la stessa cosa valga per te. Abbiamo necessità l'uno dell'altro,ancora.-

    In quelle poche frasi trovo la traccia dell'incredibilmente semplice verità della nostra storia,del vicendevole scambio che ci tiene legati al di là di molte parole futili e per niente calzanti a ciò che siamo io e lui.

    -Gli hai detto di no quindi?-

    -Gli ho detto che avrei tastato il terreno prima. E gli avrei fatto sapere in caso.-

    -Diplomatico.-

    Ride,mi si avvicina e mi toglie la bandana dai capelli che subito ricadono ai lati del viso in due ciocche nerissime e lisce.

    -Sai,quando vi ho visti vicini...mi ha fatto uno strano effetto.-
    Mi confessa passandosi il foulard di seta frusciante tra le dita, come un nastro.

    -Tipo?-
    -Qualcosa che non ho mai provato,possessività dapprima,senso di colpa subito dopo e poi...poi mi sono sentito irrequieto,minacciato.-


    -Minacciato.-
    Annuisce lentamente e mi guarda negli occhi senza paura che io vi legga una sfumatura di gelosia .

    -E poi...-
    -Poi?-
    -Poi mi sono reso conto di quanto fossi desiderabile agli occhi di tutti gli altri uomini e mi sono sentito ancora più...fortunato invece.-

    Le sue parole sono miele liquido,il tono basso striscia fino alle orecchie,si insinua nella mente stuzzicando proprio ciò che non vorrei fosse risvegliato adesso.
    Mi prende il viso tra le mani si avvicina per baciarmi,le sue labbra si posano sulle mie con la solita incomparabile dolcezza. Lo champagne del brindisi finale che mi aveva reso la testa leggera è niente in confronto al sapore della sua bocca e ancora una volta,inesorabilmente,sento le forze abbandonarmi scavalcate dal desiderio.

    -Michael....-
    Il suo respiro è caldo e simile a una carezza sul mio collo. Mi solletica la pelle facendomi rabbrividire mentre bacia la pelle vulnerabile della gola,le clavicole,insinua una mano nella maglietta e la allarga abbastanza da scoprirmi una spalla,l'obbiettivo successivo delle sue labbra.
    Lo chiamo di nuovo mormorando il suo nome in un sospiro incomprensibile e stavolta risponde, ancora lucido, portando indietro la mia testa con la mano e guardandomi con occhi vibranti mentre i polpastrelli sfiorano la nuca in un movimento sapiente che mi provoca una scossa lungo la schiena.

    -No...-
    Riesco a scandire a fatica,in modo troppo poco credibile,strappata in due tra il desiderio di averlo, quello di tornare nei ranghi della rispettabilità all'interno della casa ed un irrazionale,incomprensibile senso di inquietudine.

    -Cosa no?-
    Non sembra davvero interessato a ciò che sto tentando di dirgli. Con il suo peso mi spinge dolcemente a terra. Qualcosa punge sotto la schiena,la inarco,provvede a togliere di mezzo il giocattolo inopportuno e poi mi si adagia sopra puntellando i gomiti sul pavimento per non gravare con tutto il corpo sopra di me. Il calore,l'odore di lui mi avvolgono stringendo ancora di più la suadente trappola.

    -...Non possiamo.-
    -Possiamo...-

    Lo accolgo tra le gambe vinta dalla sua delicata insistenza,sento il suo bacino contro il mio,mi accarezza il fianco e scende lungo la gamba,la stringe nella mano e la accosta al proprio corpo tuffandosi sulle mie labbra in uno slancio di desiderio non controllato. Chiudo gli occhi,mi bacia di nuovo il viso e le palpebre,sfiora solo le labbra ancora brucianti dal contatto precedente mentre la sua mano sbottona la camicia color avorio,la apre,si intrufola sotto il reggiseno e lo solleva in alto sullo sterno in modo da liberare i seni resi turgidi dalla sua presenza e dal freddo contro la schiena.
    Prende un capezzolo tra le labbra,lo lambisce con la lingua,lo lecca,ne morde leggermente la punta,strizza l'altro seno avvolgendolo del tutto nella mano,il calore della sua bocca sembra espandersi su tutto il mio petto come cera calda.
    Apro gli occhi quando si stacca,perchè il fastidio di non avere più le sue attenzioni mi risveglia da quell'oblio stordente e subito le sue pupille catturano le mie mentre la mano che prima avviluppava il seno come una morsa gentile scende e varca la soglia dei pantaloni ancora chiusi. Il mio bacino si inarca istintivamente e pochi secondi dopo il suo dito scivola dentro di me.
    Trattengo il fiato, Michael invece respira forte sentendo quanto generosamente il mio corpo risponda alle sue attenzioni e poi indietreggia di nuovo verso quel piccolo fascio di nervi regalato dalla natura solo ed esclusivamente per la voluttà.
    Un sorriso mal celato di soddisfazione gli solleva gli angoli della bocca sentendomi fremere al primo tocco, deciso e delicato abbastanza da farmi mordere il labbro.

    -Cosa c'è stasera che ti rende inquieta Madleine.Lo vedo dai tuoi occhi...-
    Parla e non lo sento. Alle orecchie il melodioso suono della sua voce si perde in qualche angolo della mente,parole sparse e prive di importanza adesso che il mio corpo impera su ogni altro volere. Tutto è teso a quell'umida,insistente carezza tra le pieghe della pelle più morbida del corpo.

    -Dimmelo...-
    Non riesco a parlare .
    Il fruscio della stoffa dei pantaloni seguito alla grossa cintura che scivola a terra,Michael coperto soltanto della pittoresca camicia bianca da pirata abbassa gli ultimi cedevoli scampoli di stoffa che lo separano dal mio corpo e con la stessa facilità con cui avrebbe piegato una bambola mi convince a sollevare il bacino sotto una sua lunga carezza che finisce aggrappata sulla parte più morbida del mio fianco. Lo sento abbassarsi verso di me,spostare una ciocca di capelli dal mio viso mentre solo la punta del sesso viene accolta dentro la mia carne con facilità estrema. Rimane fermo senza spingersi oltre.

    -Voglio sapere cosa c'è Madleine,conoscere i tuoi pensieri.-
    Lo soffia piano al mio orecchio poi ne prende il lobo tra le labbra,lo tira mentre le mani si perdono nel nero profondo dei capelli. Vorrei essere tanto ingenua da non capire il suo gioco,ma so perfettamente quanto quella tortura che mi sta infliggendo sia colpevole.
    Muovo i fianchi in una prima esplicita, impaziente richiesta che non viene esaudita, Michael mi guarda,continua a chiedermi concetti che non sono più in grado di esprimere accarezzandomi il viso con dolcezza e tenendo il mio corpo inchiodato contro il pavimento con forza in modo che non possa prendermi quello che voglio. Raccolgo le ultime inservibili gocce di autocontrollo gli prendo il viso tra le mani e provo,sforzandomi enormemente,a non prestare attenzione al calore incalzante diverse spanne sotto i nostri volti.

    -Michael,non...-
    -Dimmi cosa vuoi.-

    Avanza un centimetro dentro di me bagnandosi le labbra con la lingua,la morsa stretta dei muscoli lo percepisce come un affronto al tentativo di soddisfare le richieste della razionalità e mi costringe ad abbandonare tutti gli intenti socchiudendo gli occhi,affondandogli le unghie nella pelle delle spalle.

    -Zitto,stai zitto e prendimi.-
    Sibilo,ormai vinta,con espressione che potrebbe essere scambiata per dolorosa tanta è la tensione che chiede di essere liberata attraverso il suo corpo.
    Con le mani spingo i fianchi di Michael contro i miei,si lascia guidare scivolando completamente in me ed il mio corpo gli si apre di nuovo con la morbida,viscosa armonia di un fiore marino.

    -Così?-
    Mormora sommessamente.
    -Oh sì...-
    Una spinta,due,tre...sospiri,sguardi opachi,ogni movimento un passo in più verso il caldo abisso del piacere dove ci si sente morire ad ogni colpo e rivivere solo al successivo. La petite mort in francese,la piccola estasiante,sublime agonia,la vetta di tutte le sensazioni terrene che paradossalmente ti estranea dal mondo per tutta la sua scioccante manciata di secondi. Eccola.La afferro con la mano la stringo,serro gli occhi e gli mordo la spalla forse troppo forte,tanto che lo sento assestarmi un involontaria spinta meno precisa delle altre e poi tremare seguendo le contrazioni del suo orgasmo.
    Mi bacia,respira tra le mie labbra e mormora qualcosa di incomprensibile prima di lasciarsi andare con il peso sopra il mio corpo.




    -Ti detesto.-
    Sussurro piano e ancora con gli occhi chiusi.
    Comincia a ridere sommessamente contro il mio petto,solleva la testa e mi guarda.

    -Sì,questo è il tipo di cose che vorrebbe ricevere un uomo dopo un momento del genere.-
    Si solleva scivolando fuori e si sistema al mio fianco recuperando un plaid dal letto in modo da coprirsi,non gli piace farsi vedere nudo.

    -Non lamentarti,lo sei! Hai usato i trucchi più subdoli per farmi cedere...-
    Lo so,la mia è solo una mezza verità ma lo lascia ugualmente stupito di quell'accusa.

    -Allora adesso mi dici cosa c'è che non va?-
    -Te lo avrei detto anche prima se non avessi...-

    Michael si morde il labbro con aria deliziosamente furba e ridacchia di nuovo,lo minaccio con la mano.

    -Ok ok scusa...solo che è stata una giornata particolarmente serena per me e volevo...-
    -Chiudere in bellezza.-
    -Già.-

    Lo ha fatto e non posso negare che anche per me lo è stata ma so che questa ultima fuga dal mondo non sarà altro che un ricordo domani,quando di nuovo verrò additata come la poco di buono della casa.

    -Michael io volevo dirti...che non possiamo continuare così.-
    Punto i gomiti sul pavimento e lui a quelle parole smette di accarezzarmi la spalla con il dorso della mano. Posa gli occhi nei miei con espressione neutra ma attenta.

    -Sto avendo dei problemi qui dentro da quando si è sparsa la voce che io e te siamo amanti. In pratica tutti al di fuori di te Frank e i bambini mi detestano,fanno di tutto per non farmi sentire la benvenuta e so che è solo l'inizio. Ne ho viste tante di situazioni simili.-
    Aggrotta la fronte colpito dal discorso,forse non sospettava una cosa del genere.

    -Mi dispiace.-

    -Bè è brutto.Ma in un certo senso li capisco. Cosa ne sanno loro del nostro rapporto?-

    -Assolutamente niente.-

    -Appunto,immaginano solo che sia l'ultima gatta morta che ti ha corrotto con 4 moine. Grace poi mi odia,dopo tutti questi anni che lavora per te e non ha ottenuto ciò che voleva...arrivo io e in pochi mesi ti "rubo" a lei .-

    -Aspetta aspetta,cosa vorrebbe Grace?-

    A quella domanda comprendo che Michael non ha mai capito che la sua tata ha una cotta segreta per lui. Sospiro e sorrido più per lo stupore che per il divertimento.

    -Capisco che sei abituato a sentirti gridare "Ti amo" con scene di isteria e cartelloni,ma non ti è mai saltato in mente che potesse provare qualche sentimento per te?-

    -Oh no no no...Grace?-

    -Proprio lei.-

    -Cavoli...-

    Si siede riavviandosi indietro i capelli con me mani, guarda il pavimento e sospira.

    -Vedi qual'è il punto Madleine. Le donne continuano a fare sogni romantici su di me quando sono probabilmente quanto di meno adatto in questo mondo ad una relazione stabile. Io non sono il tipo da casa e famiglia,ho i miei figli,li adoro,mi farei in 4 per loro, li porto sempre con me...ma stare con una donna,renderla felice e soddisfatta è una cosa diversa,mi capisci vero?-
    Sì e no dato che non ho mai avuto un vero uomo accanto, ma posso immaginare che la vita,gli impegni ed i carichi di una star del suo calibro siano quanto di più destabilizzante per una donna innamorata. Annuisco poco convinta ma lui prosegue.

    -Ecco.Una ragazza,una moglie pretenderebbe -giustamente anche- che io mi dedichi a lei costantemente quando la mia vita quotidiana è in pratica un puntaspilli di progetti appuntamenti e impegni. Esclusiva,così come normalità, è una parola che non è contemplabile nel mio vocabolario.-

    -Se dici questo vuol dire che hai rinunciato a cercare la famigerata "donna giusta"?-

    -Sono un sognatore,forse qualcosa dentro di me ci spera ancora...vorrei altri figli sai. Ma a 46 anni non aprire gli occhi è impossibile e so che questo sarà sempre uno dei miei pochi limiti,i compromessi quando si è Michael Jackson sono necessari per quanto non mi piacciano.-

    Cade il silenzio. E' talmente convinto e convincente che non mi viene neanche in mente di ribattere,sospiro e basta,abbasso lo sguardo e mi rendo conto di quanto suonino amare le sue parole. Nonostante non sia colpa mia se non prende in considerazione Grace,ciò non toglie che resterò avviluppata in questo brutto clima di ostilità fino a quando non darò un taglio a tutto quanto.

    -Io ti avrò detto che ti detesto,ma tu non fare mai questo discorso ad una donna dopo essertela portata a letto Michael,rischieresti l'osso del collo credimi.-
    Ride di gusto al mio tentativo di sdrammatizzare la situazione poi mi prende la mano e la accarezza.

    -A questo punto,ti sei mai chiesta perchè tu sì ed altre no?-
    Domanda a mezza voce.

    -Per lo stesso motivo per cui puoi permetterti di parlare liberamente come hai appena fatto?-
    -In un certo senso,sì. Ma qual'è il motivo di questo invece lo sai? -
    -Tu lo sai?-
    -Comincio ad intravvederlo.-
    -Ha ancora a che fare con il sapore della neve?-

    Annuisce.

    -Come immaginavo allora...siamo sulla stessa strada.-
    Mi sorride,un sorriso dolce e comprensivo che trasuda una complicità ineffabile.

    -Non mi comporterò più come stasera...o come le precedenti. Se non vuoi rispetto la tua scelta.-
    -E la approvi?-

    Si stringe nelle spalle e fa una smorfia .

    -Un pò meno.-
    Sorrido,gli carezzo la guancia che gratta appena il palmo della mia mano per la barba.

    -Questo non significa che non potremo passare del tempo insieme però,vero?-
    -No assolutamente.-
    -Allora andrà bene...-


    Andrà bene.Lo spero davvero anche io.

    Ai giorni di abbandono segue spesso un risveglio riconoscente. E' già successo,succede ancora. Avevo quasi dimenticato questo strano diario,troppo occupato a dileguarmi dal dolore. Ora che rileggo le pagine precedenti so di aver costruito qualcosa e che -nonostante tutto- questo qualcosa non è andato perso per la mia umana debolezza. Madleine è ancora qui,ancora una volta a tendermi la mano. Una benedizione del cielo certo,ma complicata abbastanza da adattarsi ad uno come, me che dalla vita non ha mai avuto facili guadagni.
    Era un mistero e poi un rompicapo,è stata un giardino segreto da aprire,un muro contro cui sbattere per aprire gli occhi e adesso?
    La sua ultima e più cosciente trasformazione me l'ha restituita sempre vicina ma più vigile e turbata, e non solo dalle chiacchiere altrui come ha l'ingenuità di credere.
    Nell'incoscienza sapevo che di lei potevo fidarmi -ora l'ho capito- perchè non avrebbe permesso al suo cuore di innamorarsi di me. Troppo ferita, delusa,con un sapore troppo amaro in bocca per lasciarsi andare ai sentimenti. Nel suo male c'è stato il mio bene ed in qualche modo la mia salvezza. Lei sì,altre no. Con lei ho potuto mostrarmi e ancora posso,tutto il resto è pericolo ed impossibilità. Non avrei potuto farle del male perchè Madleine stessa non lo avrebbe consentito ed io ne ero cosciente, già molto tempo fa. Ora il fatto che si voglia allontanare fisicamente da me,il fatto che voglia mettere dei punti fermi intorno al nostro rapporto mi fa capire che il mio lavoro non è stato privo di frutti. Svegliarle il cuore,renderla sensibile si suoi veri bisogni,ai sentimenti, adesso la sta mettendo in guardia dall'avermi troppo vicino. Madleine sa quanto non sia l'angelo capace di spazzare le nubi plumbee del suo passato,vede bene quanto potrebbe essere doloroso per una donna innamorarsi di me, soprattutto adesso che il mio cuore è troppo tumefatto dal dolore per essere in grado di sopportare altro peso,positivo o negativo che sia.
    Lo sa perchè ha avuto tutto il tempo di accorgersene ed io non le ho nascosto nulla. Lo sa perchè ha visto il meglio ed il peggio di me,le mie cicatrici,i miei voli sopra le teste di tutti,i miei abissi più oscuri. Lei ha gli occhi completamente aperti.
    Mi mancherà il suo corpo. Certamente. Mi mancherà la sua fragilità,seppure adorabile, tra le mie braccia? No. Perchè voglio vederla disposta a farsi male di nuovo e,semmai,cadere e rialzarsi da sola,a testa alta senza nascondersi.

    AppleHead

     
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    » Capitolo 12




    ( water is taught by thirst )





    S
    ono una donna determinata. Autocontrollo è una bella parola. Mantenere la calma un atteggiamento sempre raccomandabile. Sì,sono determinata,lo sono sempre stata in fondo,lo sarò anche adesso. Ma mentre parla,come sta facendo ora,non posso fare a meno di pensare a quanto quelle labbra che hanno saputo rispondere con maestria ad ogni domanda del mio corpo,dovrebbero starsene poggiate sul mio collo o sussurrarmi parole frementi all'orecchio. O a quanto quelle mani nervose che gesticolano ed accompagnano ogni concetto con enfasi sarebbero perfette per la mia pelle che sembra chiamarle a gran voce. Non era così prima. Non fino a quando la passione sfociava,una bollente stilla per volta,inghiottendo entrambi nella sua carnosa bocca fitta di sospiri e gemiti voluttuosi. Ma adesso è tortura,una sorta di controsenso fisico che mi sta logorando poco a poco. Non so perchè lo desidero così tanto,eppure ero certa di avere le cose sotto controllo oramai. C'era lui,c'ero io,c'era il nostro angolo di quiete fuori dall'inferno in cui Michael bagnava di un balsamo miracoloso le mie vecchie ferite ed io versavo laudano sul suo cuore martoriato. Nella sciocca sicurezza che avevo accumulato con il passare dei mesi mi ripetevo che avrei potuto porvi fine quando e come volevo,che avrei saputo staccarmi e dire basta ad un accessorio frivolo,per quanto gradevole,del nostro rapporto. Il sesso non è stato il collante e non è stata la calamita che ci ha spinti l'uno verso l'altro,ma è stato piuttosto l'olio che ha permesso al nostro ingranaggio di funzionare senza l'altrimenti ovvio stridore di due ruote sovraccariche di peso. E ora quello stridore,almeno per me, è assordante.

    Gli occhi di Michael lampeggiano in mia direzione,inconsapevoli di come i pensieri stiano naufragando lontano da quel discorso pieno di dolore e chiedono una parola di comprensione che stenta ad arrivare,ferma da qualche parte in gola e non abbastanza consistente per prendere forma.
    Mi sento in colpa,raccatto il buon senso e ricucio il filo delle sue parole.

    -Michael io capisco,ma non puoi pretendere certe cose.-
    E' una tigre in gabbia,scuote la testa mi lancia un'occhiata risentita. Continua a camminare avanti e indietro per il piccolo cottage vicino alla ruota panoramica dove ci siamo spostati appositamente per parlare. Mentre la primavera californiana prende piede al di là delle finestre dentro è il gelo. La grossa pendola appesa al muro scandisce ogni secondo con il suo suono metallico che pervade la stanza pedinato dai passi di Michael il quale non riesce a fermarsi,carico di un'energia oscura come le sue pene.
    Non l'ho mai visto così pieno di astio e risentimento.

    -E la madre...Dio! Come fanno a non accorgersi di quanto sia falsa quella donna!-
    Sta parlando dei genitori di Gavin,di quella "signora" con il volto gonfio,gli occhietti piccoli e stretti,brillanti di una luce sinistra come quella di una faina a caccia. Lombroso l'avrebbe segnata subito,condannata tra le schiere dei criminali in base all'inclemente fisiognomica,Dante l'avrebbe precipitata nella Giudecca,nel budello più profondo dell'Inferno,in compagnia di Giuda Bruto e Cassio, traditori dei benefattori.
    Eppure,per gran parte dell'accecata opinione pubblica è la vittima e con lei suo figlio,destinato dalla madre stessa ad essere martire della vergogna.

    -Tu lo vedi vero? Dimmi che non sono solo io a vedere quanta meschinità c'è nel suo volto.-
    -Lo vedo Michael,lo vedo.-

    Sospira portandosi una mano alla tempia e strofinandosela alla fronte con forza, strizzando gli occhi,come se un dolore improvviso lo avesse colpito.

    -Madleine io sto impazzendo,non arriverò alla fine del processo così.-
    La sua voce è graffiata,dilaniata dal disgusto e la frustrazione.

    -Non impazzirai invece,non puoi farlo,lo devi a te stesso, a tutti quelli che hanno creduto in te e ai tuoi bambini.-
    -Io non sono nato per tutto questo...non capisco come....perchè....-

    Lo guardo avvicinarsi alla finestra,poggiare le dita contratte sul legno scuro del davanzale,controluce la sua figura magra e abbattuta sembra quella di un Cristo. Scuote la testa ritmicamente,un movimento esausto appena accennato.

    -Michael,adesso più che mai hai bisogno di aggrapparti a quello che c'è di buono nella tua vita,non lasciarti andare. Tu stesso mi hai detto che l'amore è la forza che vince tutto,che l'amore è l'ultimo porto sicuro in cui puoi rifugiarti nella più devastante delle tempeste.-
    Mi alzo e lo raggiungo,gli metto una mano sulla spalla e lo vedo girarsi lentamente,la rabbia più nera negli occhi già annegati di sofferenza. Emette un lamentoso verso di frustrazione e mi si butta addosso gemendo come un animale,lasciando scorrere le lacrime e singhiozzando tra le mie braccia. Sento il cuore bagnarsi di quelle stesse lacrime,tagliano come lame,scottano,sono veleno che lo fa contrarre dolorosamente mentre le sue mani stringono la maglietta tremando.

    -Non ce la faccio...non ce la faccio...-
    Sussurra tra i singhiozzi e la sconnessa nenia del pianto più sconsolato che gli abbia mai sentito. Mi ritrovo all'improvviso impotente davanti al suo dolore,mancano le parole e la forza,la prontezza necessaria per impormi e porgergli la mano,mi sento trascinare nel baratro mentre il pianto mi sale alla gola,prepotente.

    -Sì che ce le fai. Sei l'uomo più forte che abbia mai conosciuto,guardami,guardami Michael...-
    Ascolta la mia voce che è appena un sussurro,lo fa,punta i miei occhi appannati di lacrime e prende fiato,le mani raggiungono il suo viso,la pelle è calda e arrossata.

    -Tu uscirai pulito da quel tribunale,uscirai completamente innocente,ma devi crederci e continuare ad andare avanti a testa alta,come hai fatto fino a adesso. Fallo per Prince,Paris,Blanket e tua madre,per tutti coloro a cui vuoi bene,fallo per me che ti ho sempre,fermamente creduto.-
    -Oh Nana...-



    Eccolo,ecco il momento in cui si sarebbe gettato sulle mie labbra,quello in cui si sarebbe liberato anche solo per poco del coltello affilato che gli trafigge il petto,riversando su di me un pò di quella sofferenza trasformata chissà con quale strana formula alchemica in disperata passione. Ecco il momento in cui io gli avrei ceduto come tante altre volte, lasciandomi amare con arrendevole trasporto e la voglia di affievolire il suo male.
    Lo vedo passare,un flash,un battito d'ali prima che svanisca nel nulla,lasciandomi stordita,come se la mia vita avesse mancato di afferrare un'altra fondamentale manciata di secondi. Non sono l'unica a notarlo,Michael mi guarda,mi osserva senza avere il coraggio di portare la mano al mio viso e carezzarlo come avrebbe fatto in passato,attraverso i suoi occhi vedo agitarsi l'inquietudine che non ha trovato un appiglio.
    Sento un impaccio che tra noi non c'è mai stato allontanarci bruscamente.

    -Scusami.-
    Dice con uno strano tono mortificato che però non rispecchia il suo sguardo.
    Faccio scivolare le mie braccia in basso e lui recepisce freddezza in quel mio gesto,si stacca prendendo un respiro profondo,disturbato dagli ultimi lievi singhiozzi.

    -Non scherzare...sai che con me non devi aver paura di essere te stesso.-
    Corretto. Forse però non è più così adesso. Se deve trattenersi dal fare qualcosa,qualsiasi cosa, allora vuol dire che non può essere libero come faceva prima. O no?
    Mi ripeto che è l'evoluzione di un rapporto,un rapporto per niente normale,cominciato in modo assurdo e proseguito su di un binario tutto suo,lontano e nascosto dagli altri. Mi aspettavo forse che avrebbe preso una piega semplice e lineare?
    No certo,ma neanche questo a dire il vero era previsto.
    Sembra di brancolare nel buio proprio adesso che mi pareva di aver intravisto una luce in fondo al tunnel,uno spiraglio di intellegibilità in mezzo al mio pamphlet illuminista trasformato d'un tratto nel più disastrato dei poemi romantici.
    Sbagliavo ingenuamente ancora una volta.

    -Madleine.-
    Richiama la mia attenzione mentre siedo sulla poltrona di prima,le mani giunte in mezzo alle ginocchia,l'espressione persa ma lo sguardo concentrato. Faccio scorrere gli occhi lungo la sua figura snella ed apparentemente fragile,percorro il mento,gli zigomi,mi fermo sugli occhi.

    -So che le cose sono cambiate,ma non voglio che il nostro rapporto diventi un dover setacciare parole e gesti giusti e sbagliati.-
    Sospiro cercando qualcosa da dire.

    -Credo che ci sia bisogno solo di...tempo,per abituarsi.-
    Classica frase da film vero? Fa sempre effetto quando non si sa su quale muro sbattere la testa,purtroppo però non riesce a persuadere neanche me.

    -Ne sei sicura?-
    Annuisco repentina anche se non lo sono affatto.

    -...Bene.-
    Risponde alzando uno sguardo serio e,senza dubbio,turbato.
    Si allontana,fa per uscire e nel vederlo andar via così freddamente mi rendo conto che lui sa qualcosa che a me sfugge ancora. L'istinto mi dice di chiamarlo.

    -Michael.-
    Si immobilizza a metà strada e poi si volta.

    -Le cose sono cambiate.-
    Affermo ripetendo ciò che lui ha detto poco prima,come se servisse a darmi coraggio.

    -Sì.-
    -Cosa è cambiato?-

    Scuote la testa,assume per la prima volta un'espressione quasi compassionevole che mi spiazza e al contempo infastidisce. Mi sento una bambina di tre anni che chiede qualcosa di elementare al padre.

    -Sei sicura che sia questa la domanda giusta?-
    Le labbra si schiudono ma sono incapaci di proferire anche solo un'unica sillaba e rispondergli ,nemmeno lui aggiunge altro,come se volesse sfidarmi a trovare da me la risposta.
    Poco dopo stira un sorriso ed esce,lasciandomi sola di fronte ad una porta chiusa con la mia mano che trema pur sapendo che dovrà,alla fine,aprirla.

    ***






    -Mamma!-
    -Eccomi amore...-

    Rientro soltanto mezz'ora dopo in casa. Peter mi si piazza davanti con gli occhioni scuri luccicanti,torcendosi le manine come quando è emozionato e deve dirmi qualcosa di importante.

    -Mamma...-
    Ripete,la sua voce sembra un trillo tanto è squillante.

    -Mi sono messo con Paris!-
    Madre de Dios,questa proprio non me l'aspettavo. Mi sono appena imparentata con Michael Jackson. Le mie sopracciglia guadagnano qualche stupito centimetro e spontaneamente un sorriso più che divertito mi si allarga sulle labbra;mio figlio mi scruta cercando la soddisfazione che vorrebbe vedere in sua madre per una conquista del genere.

    -Ma davvero pulce? Che bello,sei contento?-
    -Sì.-

    Risponde asserendo in maniera improvvisamente compita e matura.

    -E le ho regalato il mio mantello di Batman...solo che lei lo ha messo alla sua bambola nuova come coperta.-
    Oh bè,gli uomini vengono da Marte,le donne da Venere,non è una novità in fondo,lo si vede sin da quando sono bambini. Gli carezzo la testa spiegando che per lei è più bello così.

    -E tu sei contenta mamma?-
    -Molto,molto Peter...-

    La situazione è comica e piena di tenerezza e mi ritrovo a pensare alla faccia di Michael quando anche Paris vuoterà il sacco ,confessandogli che non è più l'unico uomo della sua vita.
    Dopotutto le cose cambiano,anche troppo in fretta a volte ma soprattutto le persone cambiano,mutano,evolvono,guai se non accadesse,il mondo probabilmente sarebbe al collasso in breve tempo.
    La domanda di prima,quella con cui ho lasciato Michael, mi ripiomba in testa impedendomi mio malgrado di prestare attenzione al racconto di Peter sulla sua mattinata di giochi insieme a Paris e Blanket. Mentre la sua giovane ed inesperta vita andava avanti facendo un nuovo, seppur assolutamente innocente passo, io ne facevo uno indietro alzando un ennesimo muro tra me e lui,un muro nuovo che non c'era mai stato e che,pur essendo stato desiderato da me stessa,mi ha lasciata comunque accasciata a terra,ad annaspare in ragioni che mi scivolano tra le dita come acqua. Perchè?
    E' difficile vedete,rintracciare le trame di un ordito che si è andato a sviluppare sotto la tessitura principale,che non avevo previsto e che è stato capace di cambiare il disegno che avevo ormai pensato di intuire.
    L'unico che può aiutarmi è ovviamente colui dal quale sto cercando di tenermi a distanza.

    C'è una cosa che devo dirti,
    una di cui dobbiamo parlare,
    ed una che devo chiederti.
    Per favore,vediamoci questa sera dopo cena
    allo stesso posto di oggi.
    Madleine.



    Spingo il biglietto sotto la soglia del suo studio con la punta del piede,lo guardo scivolare e scomparire,subito mi allontano accelerando il passo e svoltando nel corridoio prima che riesca a sentire il suono della porta aprirsi e richiudersi subito dopo.Sono già sulle scale quando mi sembra di vedere la sua faccia mentre legge il pezzo di carta scritto in fretta. Nemmeno alle elementari facevo giochini del genere,ma non trovo modo migliore ed indolore,al momento,per parlare con lui.


    ***




    C'è odore di terra ed erba bagnata nel giardino,nonostante il buio incontro qualche inserviente ancora intento a portare via gli ultimi sacchi di rifiuti dopo il primo taglio del prato della stagione. La primavera qui è tale e quale ad un Giugno afoso di New York,il caldo si fa sentire subito e l'oceano,troppo lontano dal ranch,non riesce a mitigare l'umidità con le sue correnti fresche. I viali del parco sono tutti illuminati da piccole luci a pavimento che in lontananza si confondono con quelle delle attrazioni,di mille colori. Lo spettacolo suggestivo non riesce però in nessun modo ad allentarmi il groppo alla gola mentre il rumore dei tacchi fa tacere qualche grillo impegnato nel proprio personale concerto.
    Le finestre aperte della piccola dependance lasciano passare luce gialla,la porta d'entrata socchiusa,lui è già arrivato.
    Scricchiola appena al mio tocco,entro e lo trovo seduto sopra l'unica scrivania dell'unica ampia stanza,subito i suoi occhi si alzano verso i miei,mi sorride in modo strano.

    -La prossima volta prova con un piccione viaggiatore.-
    Esordisce tanto per farmi notare che avrei potuto semplicemente chiedergli a voce di incontrarci,come fa lui di solito.

    -Lo sai, non voglio che mi vedano troppo in confidenza con te...-
    A quelle parole scocca uno sguardo severo,assottigliando lo sguardo.

    -Ti interessa veramente del giudizio dei dipendenti?-
    La sua domanda a bruciapelo fa cadere la mia frase a metà,mi fissa e mi ritrovo all'angolo,in difficoltà.

    -No.-
    Confesso istintivamente.

    -Meno male!-
    Lo afferma con soddisfazione,un'esclamazione di sollievo,come per dire:"Era ora.Tanto lo sapevo." poi scende dal tavolo e mi si avvicina. L'odore intenso delle rose in fiore intorno alla casa viene scalzato dal suo profumo. Ancora una volta il mio corpo si rifiuta di collaborare.

    -Ora che ci penso,è la prima volta che sei tu a chiedermi di vederci. A cosa devo questo onore?-

    -Se devi fare del sarcasmo questa sera forse non è il caso che parliamo.-
    Ribatto infastidita da quella traccia di pungente ironia che nella sua voce naturalmente gentile si impasta male,risultando ancora più irritante.

    -Non era sarcasmo,sono contento che tu l'abbia fatto.-
    Alzo un sopracciglio,scettica.

    -Davvero...
    Ok,scusa il sarcasmo.-

    Sembra confuso anche lui,mi rimane di fronte,un buon mezzo metro più in là rispetto a quando non c'erano frontiere da non valicare.

    -Lo sai che da oggi siamo umh...consuoceri?-
    Provo a spezzare la strana tensione con la notizia più elettrizzante della giornata.Michael ridacchia.

    -Ah,si,sono stato avvisato della cosa poco fa,Paris era tutta emozionata.-
    -Mai quanto Peter credo,anche se cercava di darsi un tono.-
    -Sono dolci,no?-

    Annuisco,cercando con lo sguardo la poltrona di questa mattina per sedermi,ma lui fa cenno di avvicinarci piuttosto alla finestra dove una tenda di pesante cretonne a fiori rimane impassibile come una colonna alla brezza che sembra essersi alzata.

    -Questa era la cosa che dovevi dirmi o quella di cui dobbiamo parlare?-
    Mentre si accomoda sul davanzale con uno slancio da bambino lo guardo meglio.
    Indossa una opinabile camicia a righe nei toni dell'arancione con le maniche rimboccate,gli occhiali da vista appuntati al primo bottone chiuso sopra l'immancabile maglietta bianca,al collo una specie di sciarpa leggera,di un azzurro squillante,lasciata cadere ai lati del petto e dei pantaloni larghi non certo di sartoria sopra i mocassini neri. Un look che avrebbe ucciso il sex appeal di qualsiasi uomo eppure non posso fare a meno di notare che anche così emana un fascino insindacabile.

    -Se ne vogliamo parlare...ma non credo che sia il caso di preoccuparci per il momento.-

    -No no...-

    Scuote la testa e poi torna a prestarmi attenzione.

    -Michael, ho capito qual'è la domanda giusta.-
    Rimane serio,avrei preferito un sorriso comprensivo dei suoi,ma a quanto pare,come questa mattina del resto,non riesce a dimostrarsi diverso da così.

    -Ti ascolto...-
    -La domanda giusta non è cosa è cambiato,ma chi è cambiato.-

    Annuisce impercettibilmente e mi guarda negli occhi,prende un respiro profondo,non sono capace di capire se sia soddisfatto o crucciato di questa mia scoperta.

    -Credo anche io che sia questa quella giusta. Chi è cambiato Madleine?-
    -Io. ma ho paura.-
    -Di cosa?-
    -Di sapere come sono cambiata.-

    Si porta indice e medio poco sotto alle labbra in un gesto usuale che compie quando l'empasse si fa abbastanza pesante,guarda in basso poi cerca di nuovo i miei occhi,sembra incerto se darmi una risposta o meno.

    -Michael..-
    -No,ascolta.
    Lo so quello che stai per dire, so che mi stai dando la colpa. Ma è proprio dove volevo arrivare,è proprio qui che volevo portarti. Questo lo sai?-
    -Non so se è un bene.-
    -Sì che lo è...-

    La sua voce adesso è acuta,convinta,cerca di scuotermi. Ci guardiamo per un istante gli leggo consapevolezza negli occhi e determinazione.

    -Dimmi cosa senti adesso.-
    Mi chiede invitandomi ad affondare per la prima volta le mani lì dove ho tanta paura di gettare anche una sola occhiata. Vede che sono restia,addolcisce lo sguardo finalmente con l'intenzione di persuadermi mi fa avvicinare,ancora una volta lascio che sia lui a guidarmi.

    -Ricordati quello che ti ho detto riguardo al cuore e a quello che sa fare meglio di qualunque altra cosa,quello che è nato per fare. Senti Madleine,devi sentire ciò che provi,non pensarlo.-
    Le sue mani tiepide raggiungono il mio viso insinuandosi tra le guance ed i capelli e mentre i suoi occhi scuri mi accarezzando offrendosi come uno scoglio al quale aggrapparmi per il mio primo vero salto nel vuoto, trovo il coraggio di guardarmi dentro e scoprire ciò che in fondo sapevo ma volevo ignorare.
    Sono cambiata.
    Michael ha riscaldato il mio cuore tra le mani per tutti questi mesi donandogli il tepore necessario per risvegliarsi dal freddo letargo in cui lo avevo costretto. Un letargo forzato utilizzato come ricovero e riparo dal male che lo aveva privato di forza ma che adesso è stretto,inadatto a contenerlo.
    Ora lo so,mi ha reso vulnerabile è riuscito a togliere la buccia,come voleva.
    Tremo e lui lo vede,vorrei gettarmi tra le sue braccia e piangere per quel cambiamento,non so se di sollievo o di rabbia ma non oso farlo,mi lascio cadere sulla sedia più vicina.
    Si accuccia davanti a me prendendo ancora una volta il viso tra le mani e chiudendomi le palpebre con i pollici,la pelle sottile e ambrata sotto i suoi polpastrelli si inumidisce al passaggio,fa uscire le lacrime che trattenevo con dolcezza. Brillano sulla punta delle dita alla luce della lampada alle mie spalle.

    -Sono...terrorizzata.-
    Sussurro e lui,dopo un attimo,mi stringe al petto in un abbraccio che dura abbastanza da farmi sentire il suo calore sulla pelle.

    -Ho paura,ne ho tanta adesso...e non so che fare.-
    -Non devi fare niente Madleine,devi solo vivere,sapendo che adesso hai anche il cuore dalla tua,oltre alla tua bella testa.-

    Non è privazione,è aggiunta. Vorrei crederci,adesso,subito,ma mi sento nuda,come se la mia fortezza fosse caduta in pezzi e fossi esposta a tutti i pericoli di questo mondo,primo fra tutti colui che aveva vinto la mia diffidenza portandomi nel suo mondo segreto governato dalle leggi del proprio innato magnetismo. Primo fra tutti colui che mi stringe tra le braccia e che vorrei con tutta me stessa non adempisse alla promessa di non tentarmi ancora con le sue labbra,con le sue carezze,con la passione che mi manca come aria.

    -Tu sei eccezionale Madleine. Lo eri prima,lo sarai ancora di più adesso.-
    Vorrebbe rassicurarmi,credo,ma non riesco a non tremare dall'agitazione. Un tremore sottile e nervoso che sono incapace di far cessare.

    -Se non ci fossi stata tu,non so come sarei ridotto ora.Sai quanto sei stata e ancora sei preziosa per me?-
    -Non ho fatto niente di speciale.-
    -O sei bugiarda o sei troppo modesta...-

    Sorrido mentre mi lascia andare tenendomi le mani nelle sue,un gesto di affetto pregno di gratitudine.

    -Sono passati pochi mesi da quando sono arrivata qui,eppure mi sembra di conoscerti da sempre adesso.-
    -E' strano vero?-
    -Straniante,più che altro.-
    -Poche altre persone mi conoscono come mi conosci tu. Un paio,tre al massimo.-

    Mi volto verso di lui che ora si è seduto al mio posto.

    -La mamma è già inclusa?-
    Ridacchia alla battuta e poi prosegue.

    -Lo sai.Non mi fido mai abbastanza il più delle volte o peggio,non sono mai stimolato a sufficienza per rivelarmi davvero. Sento che la maggior parte delle persone non potrebbe capire e perdo interesse,ma tu non hai fatto altro che spingermi oltre,giorno dopo giorno,offrendomi mille modi per svelarti chi sono. Hai dimostrato una sensibilità nascosta non comune,che mi ha fatto aprire. E non ne sono rimasto deluso.-
    -Lo avresti fatto se non fossi in un periodo così nero?-
    -Forse no...o forse sì,ma sarebbe stato diverso,chissà.-

    Già,chissà come sarebbe andata nel conoscere un Jackson al top delle sue facoltà e privo dell'enorme fardello che lo opprime da tanto tempo ormai.Mi pongo la domanda che subito rotola nel vuoto,non riesco ad immaginarlo diverso da così,non riesco ad immaginarlo migliore di così.

    -Qual'è la cosa che dovevi chiedermi?-
    Riprende,non dimentico del mio biglietto.

    -Bè,volevo sapere perchè sei così...strano nei miei confronti. Non parlo solo di distanza,ma ti vedo più duro,capisci?-
    -Pensavo di essere un attore migliore allora...Sei sicura di volerlo sapere?-

    Tentenno per un attimo,incerta,quella domanda di ritorno mi fa pensare a qualcosa di non troppo piacevole,ma decido di proseguire.

    -Sì.-
    -Vedi...mi hanno strappato la libertà incatenandomi con le parole ancora prima che iniziasse il processo,mi hanno tolto la pace,quel minimo di spensieratezza che riuscivo a ricavare solo per me,dopo che l'hanno perquisita nemmeno Neverland riesco a sentire più mia...mi rimangono i miei figli e poi. Poi...c'eri tu. Tu che eri qui solo per me e per te,nient'altro. Non so se è brutto da dire,ma sento parecchio il fastidio della tua lontananza , è...-
    -Umano.-

    Fa cenno di assenso il suo sguardo riflette ironia ma anche amarezza.
    -Umano,molto umano. Sai meglio di chiunque altro che non sono il Santo che ad alcuni piace credere che sia.-
    Già,e forse,fosse stato in odore di beatificazione non mi avrebbe attirato a sè come invece ha saputo fare.

    -Ti voglio come prima,non lo nego.-
    Almeno lui è sincero,ma io sono troppo impaurita per gettarmi tra le sue braccia come qualcosa che va ben oltre la razionalità mi suggerirebbe. Cerco di cancellare quella frase detta con incredibile fermezza ed un guizzo infuocato di desiderio negli occhi dalla mia mente prima che sia troppo tardi.

    -Non è brutto da dire,comunque.-
    -Meno male allora...-
    -Sei stato il primo uomo,dopo veramente tanto tempo Michael,con cui mi sono lasciata andare.-
    -L'ho immaginato.-
    -E quando dico tanto tempo,parlo di anni,da quando è nato Peter praticamente.-

    Mi invita a sedermi davanti a lui,mi accorgo che non sa ancora niente della mia storia con Carlos,forse quello è l'ultimo segreto che ancora non conosce direttamente dalla mia bocca.

    -Dov'è il padre di Peter?-
    -Da qualche parte a Porto Rico,suppongo.-
    -Non l'ha voluto?-

    Chiede con tono colmo di rammarico ed incredulità.

    -A dire il vero non sa nemmeno di avere un figlio.-
    Si stupisce molto,lo vedo dai suoi occhi,ma mi lascia proseguire.

    -L'orgoglio mi ha impedito anche di mandargli una singola foto di Peter che è la sua esatta fotocopia. Non ho voluto nemmeno pensare che potesse tornare da me perchè si sentiva obbligato.-
    -Dovresti dirglielo,lo sai? Io impazzirei a scoprire così tardi di avere un figlio.-

    Rido amaramente a quelle parole,gli sfioro una mano per farlo tacere e mentre la mia scivola sul dorso lui la gira e cattura la punta delle dita nel suo palmo. Lo imploro con gli occhi di lasciarmi andare ma so benissimo di non essere convincente.

    -Michael gli uomini lì fuori non sono tutti come te.-
    Affermo dopo una manciata di secondi di silenzio.

    -Ma non c'è niente di meglio che essere un padre.-
    -Idem come sopra,non tutti la pensano così.-
    -Dovresti dirglielo Madleine,in ogni caso.-

    Sposto lo sguardo alla finestra aperta,nel ritaglio di cielo nero che si intravede non brilla nemmeno una stella,tutte oscurate dalla luminosità della luna piena di fine Aprile. Scuoto la testa,per niente convinta.

    -A che servirebbe?-
    -A niente magari,ma è un tentativo che devi fare.-
    -Non lo so Michael...-
    -Promettimi che ci penserai almeno. Non ti costa nulla.-

    Sposto lo sguardo di nuovo su di lui,mi stringe la mano nelle sue.

    -Ci penserò...-
    Rispondo per inerzia.
    Come se adesso,davanti alla mia nuova preoccupante situazione non avessi già abbastanza a cui pensare,ma ormai le carte sono in tavola e la partita è aperta,non mi tirerò indietro...ormai non posso più.



    Parafrasando quegli occhi di miele:

    C'è una cosa che vorrei poterle dare.
    Una che amo sentirmi chiedere in silenzio,nonostante tutto.
    Un'altra che so mi verrà detta presto o tardi.


    Apple Head




    » Capitolo 13



    ( please keep an open mind and let me have my day in court )
    neverland statement





    L
    o guardo mentre firma delle carte,con Blanket tra le braccia e Peter a terra,che gioca sul pavimento dello studio. Lo guardo mentre assottiglia lo sguardo per leggere e poi raccoglie gli occhiali qualche palmo più in là,inforcandoli senza attenzione.
    Lo guardo e mi è palese quanto le parole dell'avvocato di fronte a lui non siano altro che una brodosa sciarada della quale farebbe ormai volentieri a meno.
    Lo guardo ancora e capisco che se in precedenza avessi provato ciò che sento adesso, non sarei mai riuscita ad aiutarlo. Non ce l'avrei fatta ad opporgli resistenza,ad essere lucida abbastanza,a non tremare di fronte alle sue notti senza luna. Mi sarei sciolta anche io e mescolata al sangue pesto nel suo cuore,intontita come una falena dal magnetismo della sua luce,non avrei saputo fare di meglio che assecondarlo,assecondarlo scioccamente come fanno tutti. Non sarei stata utile.
    Oggi è il 12 Giugno 2005. Un giorno al verdetto finale,24 ore a quando i giornali di tutto il mondo titoleranno con il nome di Michael Jackson in prima pagina per sancirne l'insindacabile condanna o assoluzione. Già me li vedo,con le lettere cubitali pronte, un:" Michael Jackson...Guilty" in attesa di sapere se mettere o meno un "Not" davanti. Io sono fiduciosa come lo sono sempre stata,perchè se lo merita e perchè non potrei essere altrimenti di fronte a quegli occhi scuri che mi scavano dentro alla ricerca di una luce la quale ormai brilla in modo accecante.
    Mi ha chiesto di passare le ultime ore insieme,io ed i bambini,per attutire il dolore e l'ansia che lo battono come un incudine.
    E' così strano...
    Quando non siamo soli sembra estraneo a tutto,lontano mille miglia dal mondo,ostenta sicurezza ed impassibilità nella sua maschera più dura, dietro le sue impenetrabili lenti scure ma quando il resto del mondo sparisce,mi lascia riconoscere senza indugio il male profondo che lo dilania come se non aspettasse altro, sperando forse che possa uccidere la bestia che gli strazia il petto.
    Parla appena,sorride ancora meno,ha lo sguardo affranto ed affamato di pace e si abbandona spesso al pianto improvviso tra le mie braccia. Quanto vorrei poter fare di più.


    La sedia stride,lui alza la testa e saluta,Mesereau esce lanciandomi un'occhiata ed un "buongiorno"confuso,incerto sul mio ruolo e sul perchè Michael non lo abbia ricevuto da solo come al solito. Chiude la porta lasciandoci immersi nella quiete del primo pomeriggio di quel giugno pungente.

    -Madleine.-
    All'improvviso,come risvegliandosi dal torpore,mi rivolge uno sguardo intriso di dolcezza,il solito che usa con me ultimamente. Sembra intenerito dalla mia nuova intima consapevolezza e non riesco a decidere se esserne contenta o dispiaciuta,non vorrei fargli pena in verità.
    Gli sorrido comunque istintivamente.

    -Ti devo dare una cosa.-
    Dichiara con voce morbida ed espressione gentile.
    Mi viene vicino dopo aver raccolto qualcosa dal cassetto dello scrittoio,Blanket cerca di afferrarlo,lui glielo toglie con delicatezza dalle mani paffute.

    -Questa è per te.-
    -Cos'è?-
    -La lettera.-
    -...Michael...-

    Non si è arreso,ha insistito tanto che scrivessi a Carlos,alla fine lo ha fatto lui. Porge un foglio bianco con sopra una strana grafia,metà stampatello,metà corsivo,mi chiedo quando abbia avuto il tempo di buttarla giù in mezzo al ritmo asfissiante di questi ultimi giorni.

    -Credi che ti darà retta perchè sei Michael Jackson?-
    Sorride appena.

    -No, ho fatto i compiti al posto tuo,l'ho scritta io,ma la firmerai tu.
    Ti ho anche fatto cercare l'indirizzo,abita a San Juan adesso.-
    -Sei pessimo.-

    Dico scorrendo velocemente le righe in controluce senza riuscire a leggerle.

    -Lo so. Non è la prima volta che me lo dici questo.-
    Aggiunge riportandomi alla mente una scena che non dovrebbe affiorare proprio adesso. Rimango interdetta,apro la bocca un paio di volte inutilmente ma alla fine esce qualcosa di sensato.

    -Evidentemente lo sei davvero.-
    Dico laconica abbassando lo sguardo e tirando la lettera in modo da sfilarla dalle sue dita.

    -Dimmi che la spedirai.-
    -La leggerò come prima cosa,poi semmai penserò a spedirla
    .-
    Sostiene che Carlos debba sapere di Peter,che qualunque uomo sulla faccia della terra abbia diritto a sapere di esser padre. Forse spera in una redenzione come io ho smesso di fare ormai molto tempo, fa una redenzione della quale comunque, al momento non avrei troppo interesse.

    -Mi raccomando...-
    Aggiunge con premura prima di vedermi aprire la porta per portare i bambini di sotto,dove Grace sta chiamando Blanket.
    Annuisco abbozzando un sorriso ed esco. Lascio andare i bambini che corrono via insieme, rimango momentaneamente immersa nella penombra del corridoio dove non posso fare a meno di leggere subito quelle parole di padre,provenienti dal cuore,dall'anima.

    Mentirei nel dire che non ho pianto come una bambina,quelle righe hanno fatto riaffiorare il mio dolore di figlia e quello di donna abbandonata ma non perchè fossero melensi o cariche di pietà,tutt'altro.
    Erano frasi forti,parole dure come la realtà le sue, parole di chi sa esattamente cosa voglia dire soffrire per la mancanza di un genitore e allo stesso tempo è l'incarnazione di tutto quello che un padre dovrebbe essere. Non sarei stata in grado di scrivere mai parole del genere,mai,nemmeno dando fondo a tutte le mie risorse linguistiche fruttate dai tanti anni di studi o rubando righe struggenti dai mostri sacri della letteratura,non avrei mai saputo farlo.
    Ma dopotutto è lui il poeta e lui l'ha fatto per me attingendo verità solo dal pozzo del suo cuore che ha già saputo incantare milioni di persone.
    Ho firmato la lettera e ho appuntato l'indirizzo sulla busta chiudendoci dentro anche una foto di Peter, tutto il necessario perchè l'ultima speranza possa spiegare le sue ali.
    Domani la spedirò,domani,nel nostro piccolo, sarà un giorno importante anche per me e mio figlio.

    ***




    -Credi che sarebbe un grosso trauma per i bambini?-
    -Sono abituati a viaggiare loro...-

    Michael si volta verso di me l'espressione incerta sul suo volto esprime tutta la preoccupazione per la scelta ormai quasi sicura. Partirà dopo il processo. Un esilio volontario in qualche paese mediorientale di cui non parla praticamente mai. Vuole cambiare aria,vuole cambiare vita, mondo,sistema solare,disintossicarsi da tutto e tutti se glielo concederanno.

    -Hai ragione,ma è pur sempre un bel cambiamento.-
    -Staranno bene comunque con te vicino.-
    -Non voglio pensarci,non adesso,non posso sapere come andrà a finire.-
    -Michael...-

    A poche ore dal 13 Giugno si rifiuta di pensare al futuro in modo quasi scaramantico. Per lui il verdetto è paradossalmente simile al lancio della monetina,troppo poco fiducioso nel sistema nonostante tutti i suoi avvocati gli abbiano assicurato che è praticamente certo che ne esca pulito.
    Siamo usciti soli questa sera,per la prima volta in tanti mesi. Io,lui ed il più piccolo dei suv in suo possesso che comunque faccio una fatica bestiale a portare. Voleva guidare, ma dopo che Frank mi aveva ammonito del fatto che Ray Charles sarebbe un pilota migliore di Michael ho pensato che forse era il caso di chiedere le chiavi. Me le ha date senza protestare ed ha scelto la destinazione.
    Ci siamo diretti verso una piccola baia abbastanza nascosta lungo la spiaggia di Santa Monica,in lontananza le luci del Luna Park sembrano mille piccole lucciole colorate. L'aria umida sa di iodio e d'estate,Michael apre il finestrino ed ispira profondamente buttando un braccio fuori.

    -Questo è un posto speciale per me...-
    -Davvero?-
    -Tanti ricordi...lascerò qui anche questi. In ogni caso,li lascerò.-
    -Michael non ti costringono a partire.-
    -Ammesso che lo possa fare,sono io a volerlo. Non ce la faccio qui,mi sento un reietto,lo sarò anche se uscirò a testa alta da quell'aula.Te l'ho detto,tornerò in America solo quando sarò pronto.-

    Sospiro,guardo fuori dal finestrino la luce del crepuscolo che ormai è una sottile striscia viola e arancione lungo il profilo brillante dell'oceano;sulla spiaggia diversi piedi sotto di noi un uomo ed un cane camminano fianco a fianco,la loro ombra appare gigantesca sulla sabbia.

    -E tu cosa farai Nana,verrai con noi?-
    Sapevo che prima o poi l'avrebbe chiesto,ma non avevo idea di quando ed in quale occasione, o forse cercavo di non pensarci illudendomi così che non sarebbe mai accaduto. Tremo solo all'idea di dover prendere una decisione.

    -C'è troppo sole in Bahrein...-
    Ironizzo cercando di stemperare l'ansia che mi assale e lui,tanto per aiutarmi,mi prende la mano.

    -Dico seriamente...-
    -Credi che sia una scelta facile per me? Michael...-
    -No,lo so,anzi. Ma non devi rispondermi subito,non devi,c'è ancora tempo.-

    Risponde con tono concitato.
    Sì,una manciata di giorni,ecco tutto il tempo che rimane fino a quando lui prenderà le sue valigie sempre pronte dietro alla porta e se ne andrà lontano da tutto,dai ricordi,dalla sua vita e da me.
    Lo osservo attraverso la poca luce dell'abitacolo e mi restituisce uno sguardo intenso,pieno di apprensione.
    Mi sento come se avessi mollato tutti gli ormeggi ormai,via le funi,ancòra a bordo,pronti alla deriva. E' lui che ha spiegato le vele,ma non sarà lui a reggere il mio timone adesso. Di questo almeno,non mi sono mai illusa.

    -Però voglio che tu sappia una cosa...-
    -No. Non dirmi niente Michael...non dirmi nulla. So già abbastanza e...tocca a me decidere.-
    -Nana...-

    Sospira,in modo quasi sofferente,mi stringe la mano e la porta alla bocca,il calore del suo respiro sul dorso mi fa rabbrividire come al solito,provo a sottrargliela ma mi blocca.

    -Tu non sai quanto vorrei...-
    -Zitto!-

    Gli sibilo addosso con voce sofferente.
    Sono io a scoppiare a piangere,forse per la prima vera volta da quando ci conosciamo vede le guance rigarsi così copiosamente di lacrime. Lacrime provenienti dal cuore,stretto da un giro di filo spinato che si è andato man mano serrando intorno,ormai libero di avvicinarsi a quella parte di me che ha abbassato la guardia. Michael lascia la mano intimorito.

    -Non rendere le cose più difficili...per favore.-
    Apro la portiera,scendo,ho bisogno di respirare,dentro quella macchina fa dannatamente caldo.
    E' buio ormai eccezion fatta per la parata di stelle sopra la testa che incanta ed intimidisce allo stesso tempo. I rumori della città sono allontanati dal vento il quale non fa altro che spazzare il suono del mare in nostra direzione.
    La nenia malinconica delle onde si accompagna alla sensazione di smarrimento più dolorosa che abbia mai provato in 36 anni.

    -Madleine.-
    Mi si avvicina,sento i suoi passi sul greto,lancio un'occhiata severa in sua direzione convinta che possa coglierla anche senza vederla veramente.

    -Non dirò niente se non vuoi.-
    -Non voglio Michael,è già abbastanza terrorizzante per me tutta questa situazione,lo sai. E sai che sono cambiata...sai che...-

    La voce mi muore in gola,sembra che all'improvviso abbiano risucchiato tutta l'aria dai miei polmoni e la maturità , la discrezione che avevo ostentato in questi ultimi giorni svaniscono,inghiottite da un vortice di emozioni che torcono lo stomaco.
    Mi alza il mento con due mani e carezza la guancia bagnata in attesa che i sentimenti di si dipanino e si articolino in modo da ridarmi la parola. Rimane in silenzio per un lunghissimo minuto e poi vedendomi ancora immobile ed incapace, tenta di nuovo di ammansire con la sua pacata determinazione le parole che vogliono sfuggire a me quanto a lui.

    -Puoi dirmelo Madleine...-
    La sua voce vibra come non l'ho mai sentita.

    -No. Non servirebbe a niente...-
    Scuoto la testa la sposto con uno scatto nervoso e lui mi prende le spalle bloccandomi tra la macchina ed il suo corpo. Tuffa una mano nelle ciocche,le pettina tra le dita con dolcezza si abbassa verso di me,l'odore del mare si mescola al suo profumo poi affonda il viso nei miei capelli e mi bacia il collo. Un unico,isolato bacio prima di risalire verso l'orecchio,afferrando la nuca nel palmo caldo della mano.

    -Allora non dirlo a voce,non dirlo a parole...ma fammelo sapere. Ne ho bisogno stasera.-
    Mi bacia,anzi no,posa le labbra sulle mie. Con una delicatezza ai limiti del timoroso,le strofina e sono morbide e fresche,il suo sapore si impossessa della mia bocca,non posso fare a meno di dischiuderla e bere il suo respiro. E allora,uno dopo l'altro la mia mente pensante chiude i battenti,ragione,intelletto,analisi,percezione scompaiono soppiantati da un'emozione che non si può raccontare ed è con quella che cerco la sua lingua ed esploro la morbidezza della bocca, mi arrendo sapendo perfettamente che con questo bacio -il primo dopo tanti giorni- gli ho aperto il mio cuore molto più che con le parole.
    Si stacca appena,emette un verso,un mormorio di sopraffatta tenerezza,forse gratitudine,la mia resa deve averlo impressionato più di quanto credeva possibile. Mi bacia di nuovo con vigore questa volta e mi stringe a sè,accarezzando senza sosta il viso,il collo e facendo aderire il suo corpo al mio.

    -Non dire niente ti prego...Michael,non dire niente...-
    Farnetico piangendo di nuovo,lui mi chiude tra le braccia,mi sento piccola e insignificante,se chiudo gli occhi la vertigine di quell'amore che non avevo visto mi si apre spaventosamente sotto i piedi,forte dello spazio guadagnato durante tutti quei mesi in cui lui penetrava dentro di me goccia dopo goccia indisturbato,riempiendo con capillarità tutto lo spazio possibile,fino a adesso.

    -Shhh,stai tranquilla...-
    Sussurra contro la mia fronte,baciandola e cullando i miei singhiozzi fino a farli calmare.
    E così, l'ultima notte che avrei dovuto passare a confortarlo si è trasformata nella notte in cui lui ha dovuto farlo con me e vedete anche voi,se avessi saputo prima...se avessi sentito prima...tutto quello che è accaduto non sarebbe accaduto.


    Domani io sarò un'altra persona. Sarò diverso da me,diverso dai miei ultimi due insopportabili anni di vita.
    Tra poche ore si chiuderà una porta,me ne verrà aperta un'altra e sarà come uscire da una gabbia in ogni caso. Una gabbia che non ha allentato nemmeno per un secondo la sua morsa ed ha stritolato tutto quello che ero prima,riducendomi a qualcosa che non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che sono stato. Li ho lasciati fare,non ho potuto altrimenti. L'amore di coloro che mi idolatravano mi si è rivoltato contro ringhiante e feroce come un cane rabbioso. Era amore questo?Io non credo.
    Il consenso che avevo cercato con tutte le mie forze è stato sbriciolato come una foglia secca dalla vergogna della quale mi hanno coperto. Pochi mi sono rimasti accanto ma questi pochi sono tutti coloro che hanno raccolto il mio dono per loro,il mio messaggio ed hanno capito. Sono coloro che ringrazierò per sempre.
    Ho atteso questo giorno per così tanto tempo,temendolo e agognandolo in pari misura e adesso è arrivato,sembra irreale .Passato presente,futuro si confondono nella mia mente tra speranze desideri e qualche rimpianto.
    Sarò un uomo libero? Se così non fosse ne morirei certamente,perchè l'ingiustizia stessa mi corroderebbe a tal punto da farmi cedere,lo so.
    Ma se invece dovessi trovare finalmente la libertà che ho tanto cercato cosa sarà di Michael Jackson?
    Quanto ci vorrà perchè possa rialzarmi davvero? Perchè le gente capisca che io non sono il mostro. Basteranno due semplici parole per cancellare i fiumi di velenose assurdità sul mio conto?
    In tutto questo se dovessi ringraziare una sola persona nell'ultima confessione concessa ad un condannato,sarebbe Madleine il nome più degno di uscire dalle mie labbra. La stella luminosa che mi ha tenuto gli occhi al cielo per tutti questi mesi,l'incorruttibile forza che è riuscita a tirarmi fuori dalla mia autodistruzione.
    L'avevo detto io che le donne sono gli esseri più eccezionali di questo mondo ed avevo parlato di angeli anche,che si bruciano le ali per proteggermi e poi volare via...
    E lei brucia magnificamente adesso, le ho sentite le fiamme, lambirmi le labbra questa notte in un bacio che non si può scordare,un bacio che rimane dentro,annodato tra le pieghe più profonde del cuore,in grado di donargli l'energia necessaria per l'ultima corsa.
    E' stato il più forte tra tutti lei,tanto forte da dividere il peso di una sofferenza disumana che strappava brandelli dentro di me. Pagherò il mio egoismo comunque,nell'ultima espiazione che la vedrà lontana in un modo o nell'altro ma se dovesse scegliere di restare anche così,nel suo abbagliante splendore,potrei solo sentirmi benedetto di nuovo e cercare con tutto me stesso di darle ciò che merita.
    In ogni caso grazie angelo mio.

    Apple Head



    Ecce homo.
    Scende dall'auto nera fa un unico gesto di saluto alla folla bagnata dalla luce del mattino. Oggi sarà rapido e indolore,non dovrà fare altro che ascoltare il verdetto della giuria. Non c'è alcuna espressione sul suo volto,immobile,non parla,so che sta trattenendo tutto.

    -Mamma dove va Michael?-
    Peter mi raggiunge sul divano e vede il mio volto esangue dall'agitazione,non l'ho accompagnato in tribunale,non c'era bisogno di tenergli la mano e forse sarei stata più d'impaccio che di conforto. Nel van con lui è salito Frank insieme ad i suoi genitori ed alcuni dei fratelli. Prendo in braccio mio figlio che vista la mia espressione smarrita mi accarezza teneramente la guancia,a stento trattengo le lacrime.

    -A prendersi la sua libertà amore.-

    Dieci colombe volano in cielo,una per ogni accusa,la folla esplode in un boato di gioia assordante.
    Innocente
    Perchè quegli occhi non mentono.
    Innocente
    Perchè la verità non può rimanere nascosta.
    Innocente
    Per i suoi figli che hanno ancora bisogno di lui.
    Innocente
    Per tutti coloro che gli hanno sempre creduto.
    Innocente
    Perchè un'anima così pura non merita catene.
    Innocente
    Perchè lui è l'esempio da seguire.
    Innocente
    Per come si è speso senza risparmiarsi mai .
    Innocente
    Per tutto l'amore che ha dato.
    Innocente
    Perchè quell'amore non è mai stato sbagliato.
    Innocente
    Perchè lo amo innegabilmente,senza colpa e senza riscatto.


     
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    » Capitolo 14



    (last night on earth)





    Q
    uando partirete?-
    -Domani mattina,se non ci saranno ritardi arriveremo a New York prima di sera.
    Ho chiamato mia madre,aveva già le lacrime agli occhi.-

    Michael fa un cenno di assenso con la testa,abbassa lo sguardo e stira un sorriso chiaramente di circostanza.
    Cosa c'è? Non voglio vedere quelle facce deluse. Sì,parto. E prima di condannare questa scelta mettetevi nei miei panni e provate a pensare per un solo secondo a cosa voglia dire fare le valigie dalla propria vita,cambiare continente e abitudini ed inseguire un volo che avrebbe come esito uno schianto quasi certo. E lo sapete anche voi,siete stati nella mia testa tutto il tempo. Avete visto quello che ho visto io,sentito ciò che le mie orecchie hanno sentito.Vi siete meravigliati di fronte alla profondità di quest'uomo che adesso,davanti a me, si dondola nervosamente sulle gambe come un bambino in impaccio. Avete sorriso alla sua ingenuità e tremato davanti al buio da cui a volte si è fatto raggiungere e sbranare.
    Voi sapete,esattamente come me. Per cui non biasimatemi.
    Questa non è l'ora dei sentimentalismi e non si tratta di voltare le spalle nemmeno all'amore che si è fatto spazio nonostante tutto. Non mi sto nascondendo. Perchè io lo amo ed il mio è l'amore affamato del risveglio dopo un letargo di anni,un amore che non si accontenterebbe di brandelli. Ne ho paura,terribilmente,perchè quello che lui è non permetterà di saziarmi.
    Lo so. Non è colpa sua,non posso e non voglio dargliela nemmeno sarebbe sciocco. Lui non ha fatto niente di sbagliato se non lasciarmi entrare nel suo Io dall'orbita eclettica da cui nessuno resterebbe immune sentendosene attratto ed impaurito allo stesso tempo, ma non mi ha ferito tenendo fede alla sua promessa iniziale di tanti mesi fa. Lui è stato semplicemente Michael,con le sue luci abbaglianti e le sue ombre gelide. E' per questo che lo amo.
    Non so se sentirò presto il sapore amaro del rimpianto,di certo mi mancherà,sono sicura,lo vedo da come il mio battito accelera quando lui solleva lo sguardo dal mio,come se il cuore temesse di perdere il suo ritmo fuori da quegli occhi scuri e tanto dolci;ma poi incontro quelli di mio figlio e vedo un bambino che ha diritto alla sua pace,alle sue sicurezze e adesso anche a suo padre,appena ritrovato.
    Carlos ha risposto alla lettera,è venuto a incontrare me e Peter l'altro giorno a Los Angeles con poche parole in bocca e gli occhi increduli davanti a quei cinque lunghi anni che gli correvano chiassosamente davanti chiedendo un cono gelato con insistenza.
    Si è scusato,pieno di vergogna e un pugno di pentimento,e nel momento in cui ho letto la sincerità nei suoi occhi l'intera enorme faccenda,gli anni di rabbia,i rimpianti,la vergogna, hanno assunto minuscole proporzioni e si sono rannicchiati in un angolo riducendosi drasticamente ad un perdono che ho sentito sorgere quasi scontato. E che ha lasciato annichilita anche me.
    Peter è un bambino intelligente io non gli ho nascosto nulla sul quel papà ricomparso dopo tanto tempo. Gli ha fatto delle domande,regalato dei sorrisi sinceri e occhiate curiose a cui Carlos non si è sottratto. Ha detto che è stupendo e -con un'umiltà di cui non lo pensavo capace- che lui vorrebbe prendersi la sua parte di responsabilità e recuperare il tempo perduto se glielo concederò.
    Michael è stato felice di essere riuscito nella sua piccola missione,un pò meno di sapere che la mia decisione ci avrebbe separati.

    -E tu invece quando partirai?-
    Chiedo per spezzare il silenzio venutosi a creare dopo la mia ultima affermazione.
    -Il tempo di organizzare tutto,una settimana al massimo e poi voleremo in Barhein.-
    Sospira sonoramente,troppo per essere spontaneo. Neverland sta per essere impacchettata da capo a piedi e messa in naftalina.Il suo padrone non la vuole più per come è adesso,contaminata da quella meschinità che lo repelle.

    -Paris è affranta-
    Piego una camicia,chiudo un bottone di madreperla e ne stiro una piega assolutamente invisibile con le dita.
    Mi mancherà la piccola.

    -Prince ha detto che non vuole un'altra maestra.-
    La ripongo nella valigia con un'attenzione artefatta.
    Certo sarà dura trovare un bimbo intelligente come lui.

    -Mancherete a tutti.-
    Aggiunge imperterrito alzando il tono di un'ottava.
    Bè,quasi. E' una settimana che Grace cinguetta in ogni angolo della casa,grata al Signore per il fatto che io abbia scelto di rimanere in America.

    -Soprattutto a me.-
    Le mie dita si stringono sulla camicia come artigli, stropicciandone completamente la stoffa candida che tanto avevo finto di curare.
    Quelle poche sillabe scavano un buco nel mio cuore. Lo sento partire di scatto,spaventato,e riempirmi le orecchie con il suo suono sordo.
    Non deve.

    -Adesso stai giocando sporco. Michael...smettila,rispetta la mia decisione.-
    Replico in tono lapidario e senza voltarmi per evitare che un solo battito di ciglia più scomposto degli altri possa tradirmi e minare la diga del mio autocontrollo.
    Lo sento trattenere il respiro,una parola,forse qualcosa di più,poi rumore di passi pesanti e nervosi,profondamente diversi dai suoi sempre così simili ad una danza.

    -Va bene hai ragione.-
    -Sì che ce l'ho.-

    Lo rimbecco stizzita piazzando un punto enorme alla fine del discorso ma quando lui apre la porta sento l'assurdo desiderio di continuare a litigare pur di non farlo andar via di lì.
    Vorrei che rispondesse,che continuasse a pungolare la mia pazienza gonfia come un palloncino nel parossistico sforzo di tenere testa alla sua stessa padrona. Non lo fa e quando finalmente mi volto non aggiunge altro che uno sguardo ferito,quasi rancoroso, per poi uscire dalla stanza ormai svuotata delle mie cose,ammucchiate tutte in un punto,come il grumo di paura che blocca la strada a tutto il resto.

    ***




    -E così,hai deciso di fare questa bella cazzata.-
    Frank si lecca le labbra e poi ci infila la sigaretta ancora spenta posando il suo sguardo scettico su di me.
    Pensavo di poter trascorrere le ultime ore qui a Neverland in pace,sola nel far prendere aria ai miei pensieri affannati con la tranquillità di una nonna che svuota vecchi bauli. La tazza di tè avrebbe aiutato a trovare un pò di ristoro.
    Semplicemente mi sbagliavo.

    -E' stato forse richiesto il tuo parere?-
    -Madleine parliamoci chiaro, sai che non sono un tipo da giri di parole e sai che non sono delicato come Michael.-
    -Oh si me ne sono accorta.-
    Mi si piazza davanti sventolando i biglietti per l'aereo miei e di Peter che devono essere arrivati da poco.

    -Stai sbagliando.-
    Un sopracciglio si solleva lentamente a mascherare l'irrequietezza che quella sua aggressione mi scatena. Schiocco la lingua in modo stizzito e incredulo.

    -Non essere idiota. Non so da quale pulpito tu riesca a dirmi questo. Conosci Michael da quanto,da quando avevi cinque,sei anni? So che sei un maschio e per tanto il tuo cervello non ti permette di elaborare certe informazioni ma hai presente? Stiamo parlando di Michael Jackson. -
    Fa un gesto con la mano,me la agita davanti subito dopo aver acceso la sigaretta e poi soffia il fumo della prima boccata in alto.

    -No no no. Non cominciare coi tuoi discorsetti femministi sulla stupidità maschile e stammi a sentire.
    Tu lo ami.-

    Sentire quella verità dalla bocca di qualcun altro fa un certo effetto adesso,forse trasalisco appena. Gli scocco un'occhiata pratica,dura.

    -E se anche fosse,credi che sia una condizione sufficiente per farmi decidere di cambiare vita per lui? Frank,come dici tu, parliamoci chiaro;ho 36 anni,un figlio,una casa,una madre anziana. La vita è diversa dalle favole,nella vita bisogna fare delle scelte sensate. Metti sul piatto della bilancia tutto quello che ti ho detto,nell'altro metti Michael,Michael Jackson che viaggia in continuazione,che dorme in albergo solo per sentirsi libero,che fa giustamente la sua vita da superstar,che mi ha detto chiaro e tondo che è l'essere più inadatto ad una relazione stabile. Me l'ha detto Frank! L'ho sentito con queste orecchie. Scusami se mi sembra che il piatto di Michael continui a volare troppo in alto per farmelo scegliere.-
    Silenzio,il ticchettio dell'orologio riempie la stanza durante quel momento di stallo in cui Tyson non fa altro che guardarmi ed espirare un'altra boccata di fumo che sembra non voglia finire mai.

    -Il tuo cuore sopra ce l'hai messo?-
    Abbasso la tazza sul tavolo,un pò del liquido ambrato si versa lasciando una mezzaluna scura sopra il ripiano candido.

    -Ohhh per favore.-
    Esclamo esasperata da quella frase così...così...da Michael. Frank continua a fissarmi imperterrito,in attesa della risposta.

    -Anche se ce lo mettessi,i piatti sarebbero pari.-
    Aggiungo sfidando ancora una volta il suo sguardo carico.

    -E cosa potrebbe farlo finalmente pendere dalla parte giusta?-
    Scrollo le spalle,la testa le segue.

    -Niente che io possa ottenere da Michael.-
    -Ne sei proprio sicura?-
    -...Lo sono.-

    -Invidio la tua sicurezza. Almeno con questa avrai un muro bello duro dove sbattere la testa quando te ne pentirai.-
    Biascica sospirando. Riprendo la mia tazza di tè,la porto alle labbra meccanicamente guardandolo in tralice mentre si allontana con gli occhi improvvisamente incuranti,mi sembra strano che abbia già mollato il colpo ma non ho intenzione di trattenerlo.

    -Ah comunque,mi ha chiesto di farti sapere che vorrebbe vederti questa sera.-
    -Per fare cosa.-

    Dico in tono piatto.
    -Hey,chiedilo direttamente a lui.Io so solo che ti aspetta alle 9 davanti all'ottovolante.-
    Continuo a fissare un punto davanti a me mentre sento la sua voce allontanarsi verso la porta.

    -Ci vediamo domani Madleine.-
    Mi lascia sola una manciata di secondi dopo e un sottile,lungo tremore mi scuote il corpo. Ottovolante. Il mio stomaco non ha bisogno di quello per fare già un doppio salto mortale.

    ***





    Sapete,quando sono arrivata qui non avrei immaginato niente di tutto questo. Pensavo ad un incarico nè più nè meno di quelli che lo avevano preceduto,solo pagato più lautamente. Vi parlavo di quella casa a Cape Coral ricordate? Ecco, era il piccolo desiderio che più mi premeva esaudire mentre innamorarmi del mio datore di lavoro la cosa che su tutte avrei voluto scongiurare. E adesso invece non so nemmeno più se quella splendida casetta sia già stata comprata da qualche fortunato ma mi ritrovo il cuore immerso in un bosco fitto di voci le quali non fanno che richiamare il suo nome.
    Un applauso a me. Niente casetta e niente amore.
    L'albero sul quale mi sono rifugiata quel giorno,inseguita dalla scimmia occhieggia poco distante nella sua veste carica di splendenti foglie nuove,un colpo di vento ne scuote le fronde e sembra che rida ancora mentre gli passo davanti. La dependance dentro la quale ci chiudevamo per parlare durante i suoi giorni più bui compare ai miei occhi più lontana,la sua porta è chiusa,non c'è nessuna luce gialla dentro.
    E la malinconia allora,struggente e languida come i colori del tramonto incandescente dietro le colline di Los Olivos, mi prende la mano guidandomi fino al punto indicato da Frank.
    C'è ancora luce quando le carrozze colorate dell'ottovolante colpiscono i miei occhi riflettendo indietro i raggi dell'ultimo sole e c'è ancora sole quando Michael mi raggiunge con uno dei suoi sorrisi zelanti sulle labbra. Si siede accanto a me in silenzio ed attende che la pressione quasi insopportabile che ha improvvisamente saturato l'aria scemi almeno un pò.

    -Volevi vedermi?-
    Lentamente la mia testa si volta verso di lui ed il morbido sorriso fintamente rilassato scompare.

    -Veramente pensavo che tu volessi vedermi.-
    In un secondo,a quell'affermazione,la consapevolezza di essere vittime di un tranello di Frank si palesa nella testa di entrambi lasciandoci senza parole e con la fronte ugualmente aggrottata. Scuoto la testa.

    -Io non ci posso credere.-
    Esclamo con voce sottile ma Michael scoppia in una risata argentina che mi toglie il fiato.

    -Ha preso a cuore la situazione...non sai che ramanzina mi ha fatto oggi pomeriggio. Mi ha detto che sono un incapace. Eppure non mi è venuto minimamente in testa che potesse essere un'idea sua questo incontro.-
    -Neanche a me. Sarà l'abitudine...-

    Dico sospirando.

    -Abitudine adorabile.-
    Sussurra e sposta lo sguardo sull'orizzonte,come se quell'affermazione fosse scaturita da un pensiero sfuggito al suo controllo. Sento un tremito salirmi per la schiena con i suoi piccoli artigli aguzzi,deciso a non scrollarsi.

    -Allora...posso andare a dirgliene quattro?-
    -Non lo troverai in giro,doveva uscire con una ragazza questa sera. Fa il latin lover lo sai...-

    Ride di nuovo e mi guarda bagnandosi le labbra pallide,mi è davvero difficile immaginarlo alle prese con una qualsiasi ragazza. Lui non è un uomo vino,nè birra nè superalcolico,è al massimo una Cola un pò sgasata.

    -Mi sentirà domani dunque,gli farò ricordare la mia partenza.-
    Sibilo nervosamente,molto più carica di quanto in effetti quella situazione stupida richiederebbe.

    -Ti da così fastidio stare qui con me Nana?-
    I suoi occhi addosso mozzano il respiro e sento tutta quella stupida rabbia nei confronti di Frank scivolare via,rimpiazzata dalla sensazione di inadeguatezza più fredda che abbia mai sentito. Come può farmi una domanda del genere?

    -Sai che ti dico,torno in camera a finire le valigie.-
    -Stai scappando.-

    Da lui,dal pericolo,dal dolore,dalle sue mani,dalla sua voce spietata,dal suo cuore troppo grande,dalla sua vita da stella,dalla sua morsa così dolce da farmi desiderare solo di abbandonarmici.

    -Non ti permettere Michael.-
    -Non mi sto permettendo niente,dico solo la verità.-
    -Vorrei sapere di quali verità sei padrone a dire il vero. Perchè io conosco bene le mie e non credo che dopo tutto quello che abbiamo passato tu abbia argomenti sufficienti per confutarle.-

    La cosa che mi manda in bestia è la sua calma ed il suo autocontrollo impeccabili. Allarga le braccia sullo schienale della panchina poi, subito dopo, incrocia le sue gambe lunghe e magre,assumendo un'espressione odiosa. Le assi di legno sembrano riempirsi di chiodi sotto di me,mi alzo di scatto.

    -Te le direi,ma tu continui a ripetere che non vuoi ascoltare niente.-
    Stupido idiota,stupido idiota che non è altro,io mi sento morire e lui che fa?
    Semplicemente mi guarda e apre quella bocca per zittirmi come solo lui sa fare.

    -Sei un cretino.-
    -Ah!-
    -Sì sei un cretino e non hai il minimo riguardo per me.-

    E' così,perchè se ne avesse la smetterebbe di fissarmi,se ne avesse se ne andrebbe subito di lì scusandosi e invece non fa altro che starsene seduto sulla sua panchina con quell'aria saccente.

    -E adesso che ci siamo detti tutto tolgo il disturbo visto che sei così cafone da non farlo da solo.-
    Giro i tacchi e parto.

    -Madleine!-
    Certo,richiamaci il cane con quel tono di voce,io di sicuro non mi volterò.
    A passo svelto mi dirigo verso la casa e solo allora,grazie a tutta la difficoltà dovuta ai piccoli ciottoli che costellano il viale,mi rendo conto di quanto sia stata idiota nel mettermi i tacchi alti e prepararmi per lui come se quello fosse un appuntamento. A questo punto mi verrebbe voglia di sifilarmeli questi dannati sandali e tirarglieli in fronte,sarebbe molto più appropriato.

    -Nana!-
    Continua a chiamarmi,mi segue,solo Dio sa quanto possa sembrar ridicola mentre cerco di accelerare ancora di più il passo. I viali del parco sono insopportabilmente lunghi così,molto più lunghi e scoscesi di quando siano mai stati prima d'ora.

    -Michael lasciami stare.-
    Affermo mentre la porta secondaria della cucina si apre alla mia pressione e la cuoca mi accoglie con tanto d'occhi. Michael cerca di afferrarmi per il braccio,gli sfuggo ancora una volta strappando alla donna un'esclamazione scandalizzata. Bene sì,è stupita,indignata? Pensasse quello che le pare,tanto domani me ne andrò.
    Raggiungo finalmente la mia camera ma con uno slancio agile lui mi si para davanti alla porta impedendomi di passare.
    Incrocio le braccia e tento di nascondere il fiato corto mentre i miei occhi lo fulminano ricevendo in risposta lo sguardo più serio che gli abbia mai visto.
    Acqua fredda su un ferro rovente,un pò di vapore, niente di più.

    -Adesso vieni con me. C'è Peter che dorme lì dentro.-
    Bastano quelle parole ferme e la mia indole belligerante perde il suo smalto rivelandomi incapace di proseguire oltre in quella resistenza. Apro la bocca un paio di volte. "No" "No" ci provo,non esce nessun suono. Gli vado dietro e mi fa entrare nella camera immediatamente vicina alla mia la quale non è altro che un immenso spazio che i bambini utilizzano per giocare nel tempo libero e quando il clima non gli permette di stare fuori.
    Il crepuscolo allunga le sue scure estremità sul cielo in fiamme,le gigantesche finestre fanno passare tutta la luce dei pochi raggi ormai orizzontali, pennellando ombre strane qua e là. C'è odore di plastica,di carta,colori a cera.

    -Mi hai chiesto di rispettare la tua scelta e l'ho fatto.
    Mi hai chiesto di non parlare,di non dirti nulla che potesse essere un ulteriore pensiero per te,l'ho fatto.-

    Mi gira intorno,un paio di volte,proprio come nei film,lui è l'ispettore io sono il delinquente acciuffato e torchiato con le manette ai polsi.

    -Ma questo silenzio non mi appartiene.-
    -Non c'è bisogno di dire niente...
    Michael tu mi hai già detto tutto e ti ringrazio immensamente di questo.-

    Tutto brucia nell'arco di un istante, tra i nostri occhi,prima che riprenda a parlare.

    -Tu hai sentito troppo e non ascoltato abbastanza. -
    -E' quello che mi hai insegnato a fare...no?-

    Mi allontano dal centro della stanza verso la finestra,il parco sottostante comincia a farsi buio,il vetro è sporco di ditate dei bambini,lo guardo attraverso il flebile riflesso mentre mi si avvicina. Il giallo delle luci sotto di noi,l'indaco surreale del cielo estivo,il nero dei suoi occhi. Il nero dei suoi occhi.

    -E' vero. Ma questa volta non riguarda te Madleine...-
    -...Non toccarmi.-

    Sussurro mentre il fiato mi si mozza in gola quando le sue braccia si stringono intorno alla mia vita. Cerca le mie mani,le accarezza,il tepore del suo corpo mi copre sollevandomi da gran parte della mia volontà.

    -Troppi no ,troppi no per oggi...basta adesso.-
    Immerge il viso tra i capelli,lo sento ispirare forte vicino al mio orecchio ed istintivamente lo cerco con la guancia piegando il collo verso la spalla. Trovo subito le sue labbra che si posano leggere ma ferme sulla mia pelle.

    -Non chiedermi anche questo stanotte.-
    I suoi baci hanno il rumore della pioggia sui vetri,scivolano sul mio collo uno ad uno,un filo di perle prezioso e bollente.
    Lascia una mano,la porta sul collo ad asciugare col palmo la traccia fresca della sua bocca in una carezza e poi si fa largo tra le pieghe della maglietta,dentro,fino ad afferrare un seno avviluppandolo completamente tra le dita.
    Un mugolio di piacere mi esce dalle labbra,il canto del cigno di ogni resistenza alla quale ancora mi attaccavo.
    Il mio corpo si rilassa e a quel cedimento le sue mani si fanno più decise e frenetiche.
    Come un predicatore appassionato sembra che Michael abbia viaggiato dentro di me e sparso in lungo e in largo le maglie di una rete della quale tiene i capi in mano. Mi bacia e una cima si stringe,le sue dita si abbassano fino al bordo della gonna,un'altra corda tira ed io mi abbandono priva di forza alla comune ricerca di un momento incandescente.

    Le labbra lambiscono il mio orecchio,vi respirano dentro e chiamano il mio nome morbidamente,invitandomi a lasciarmi andare mentre le sue mani grandi e calde frugano la stoffa e strizzano la carne a loro piacimento.
    Uno sguardo liquido di desiderio alla finestra,lo vedo baciarmi il collo ancora e ancora mentre mi spinge contro l'ampio davanzale con l'atteggiamento vagamente dominante che soltanto la passione sa regalargli.
    Le sue mani tra le pieghe del mio piacere a frizionare il punto più sensibile per poi spingersi dentro di me un paio di volte e saggiare l'effetto delle sue attenzioni.
    La gonna arrotolata fa da morbido cuscino all'arco della schiena mentre gli chiedo quello che ormai è inevitabile con un languido invito fatto solo di un movimento sinuoso contro il suo bacino.

    -Girati...voglio che mi guardi. -
    Mi sussurra,come se quella posizione non fosse abbastanza comoda per fare di me quello che vuole.
    I miei occhi incontrano i suoi,bevono la sua devozione in silenzio,le labbra immobili mentre con una mano ci libera di tutto quello che separa la nostra unione e guida il suo sesso dentro di me.
    Mi penetra gentilmente,incontra una resistenza calda e perfetta, geme e socchiude gli occhi, poi li riapre per osservarmi di nuovo mentre centimetro dopo centimetro sprofondo in quel nero acceso,rabbrividendo di fronte alla vertigine del sentimento più imperfetto che la natura potesse tramare.
    Lo bacio,spingendo la bocca vorace contro la sua e strozzando un verso umido come mia carne che subito inizia a solcare ritmicamente.

    -Ascoltami...-
    Soffia tra le mie labbra e le sue mani a coppa fermano la testa contro il vetro freddo prima che le parole si confondano ai sussurri ed ai gemiti in una preghiera dritta al mio cuore.
    E in quest'ultimo amore fatto con la disperata consapevolezza della sua irripetibilità,si consuma la mia disfatta finale, viva ,con gli occhi neri,con quel profumo incredibile,il sapore del piacere sulle labbra da leccare come fosse sale per poi farlo sciogliere in bocca,acuto da strizzare gli occhi,dolce come miele,abbagliante come l'ultima vetta che ci apprestiamo a raggiungere mentre il cuore pulsa all'impazzata e i polmoni bruciano,fino a quando la base della spina dorsale non si scioglie ed esplode nel niente. La mia intera esistenza si contrae in un solo nome che sussurro,tremante.

    -Michael.-

    ***



    Lui non c'è questa mattina. Il piazzale assolato è del tutto vuoto eccezion fatta per me,Peter,Dean che ci sta aiutando con le valigie e Frank che è già seduto al suo posto di guida fumandosi la sua già "esima" sigaretta della giornata.
    Peter ha gli occhi rossi dopo aver salutato Paris con la promessa di sentirsi ogni giorno al telefono , io ho la mente zeppa delle parole di Michael e del suono del suo cuore,si confondono indistintamente.

    Tutto sbagliato.
    Tum tum tum
    Diverso.
    Tum
    Rimani
    Tum tum
    Ormai è tardi per pensarci ancora. Tum tum tum.

    -Forza andiamo non sono un taxi!-
    Frank sbraita mentre fa sedere Peter sul sedile a fianco al suo del piccolo van nero che ci porterà all'aeroporto. I bagagli ci sono,mio figlio è dentro,i biglietti sono in tasca,ho preso tutto quello che era mio,o quasi.

    -Non ti ho scelto io come chauffeur Frank,prenditela con il tuo amico.-
    Saluto Dean con un abbraccio ed un sorriso e lancio un'ultima occhiata alla finestra dello studio di Michael,la tenda è tirata e non si muove.
    La pelle del sedile del van stride sotto il mio peso e sul beige subito salta agli occhi un piccolo taccuino nero chiuso con un elastico.

    -Questo cos'è?-

    -E' di Michael,voleva che lo avessi tu.-
    Risponde senza nemmeno degnarmi di uno sguardo come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.
    Qualcuno aspira improvvisamente tutta l'aria dentro la macchina,le mie mani cominciano a tremare mentre un dito si infila nell'elastico e lo scalza. La sua solita grafia metà stampatello e metà corsivo si srotola davanti ai miei occhi in pagine a volte fitte a volte appena sporche di penna. La prima data è quella del mio arrivo a Neverland e mentre l'auto parte i miei occhi corrono all'indietro su quelle lettere a me sconosciute e che pure mi sembrano così familiari fino a quando il segnalibro,un semplice cordino nero,ferma il mio viaggio sul 21 Giugno Duemilacinque,appena ieri.


    Ecco, adesso l'ho capito, quando ti ho incontrata, è stato il primo giorno d'inverno.
    Non poteva essere, a suo modo, più crudele e più dolce. Ha cominciato a nevicare quel pomeriggio,i fiocchi immacolati ed eleganti,si posavano ovunque inventando forme indistinte con quei grigi e quei neri,pura grafica dello stato d'animo. La magia della neve è quella di render bello anche il più miserevole dei paesaggi, un campo di battaglia,un vicolo imbrattato. Tu sei arrivata ed hai coperto l'orrore nella mia mente,lo hai avvolto in un freddo abbraccio,anestetizzandolo,chiudendogli gli occhi iniettati di sangue con il tuo palmo incerto notte dopo notte. Quando cedevo bocconi di fronte al dolore così crudele,quello che non ti concede nulla, ne' spazio, ne' fiato per respirare più in là, tu eri con me.
    La magia della neve è nel suo essere effimero e mutevole,nella sua veste altera da fragile regina. Il vento la spazza,il sole la scioglie in lacrime pure e gelide,la pioggia la imbastardisce rendendola fanghiglia bianca.
    Ma il calore di una mano lascia un segno netto come un marchio su di essa,un segno che non fa che espandersi quanto è più lungo il contatto. Hai lasciato che ti tenessi in mano,per il mio e per il tuo bene ed il segno si è fatto vivido,così tanto che hai temuto di sparire. Non ti biasimo,mio tenero fiocco di neve,per la tua decisione.
    E qui ora c'è il deposito del coraggio che non ho avuto,di quello che non hai potuto sentire,di ciò che è mancato. Poche righe per raccontarti di nuovo una storia che tu già conosci. In queste pagine ci sono i lasciti delle notti passate fianco a fianco,quando addormentavo il mio dolore nel ritmo del tuo respiro e mi svegliavo nelle le lacrime del tuo. In queste pagine c'è la mia stupidità e la tua caparbietà,ci sono occhi che bruciano,mani che legano più di funi,sussurri,silenzi inattesi,qualche segreto che pensavo di essere il solo ad aver scoperto. Qui sopra ci sono i tuoi occhi di miele,gli unici che abbiano fatto alzare i miei dal proprio doloroso fissarsi. Dentro queste parole c'è sangue e latte Madleine,la vita e la morte dentro cui ci siamo persi e mescolati per poi riemergere.
    Ci siamo meritati il miracolo del rinnovarci. Lo vivremo tutto.
    Se leggerai questo mio silenzioso compagno di carta e inchiostro allora vorrà dire che avrò fallito nel mio intento di averti ancora con me,questa volta senza egoismo necessità o riserve. Te per te,per quella che sei,per come ti dai,io per ciò che sento di poter donare finalmente. Perchè la neve si scioglie e bagna tutto quello che trova intorno risvegliando anche la terra troppo battuta. Tu hai bagnato le mie labbra di un sapore sconosciuto che adesso mi arde la gola,perchè il gelo come il fuoco, è capace di bruciare.
    E' il sapore della neve che cercherò da oggi in poi,ovunque,anche alle latitudini più assolate,sperando un giorno di poterlo sentire di nuovo sulla tua bocca.
    Torna mio dolce inverno.

    Apple Head




    Tum tum tum.
    Testa di mela,l'uomo che amo. Il pezzo del suo cuore che mancava per far pendere il piatto della bilancia dalla sua parte,cade pesante,chiaro come le lettere scritte con quella strana grafia. L'ottone si abbassa,sento la mia mano smaniare per prenderlo ed il cuore spiccare un balzo.

    -Fermati.-
    Riprendo fiato dopo un'apnea lunga non so quanto. L'autostrada scorre davanti ai miei occhi come un nastro mandato avanti veloce,gli occhi di Frank sullo specchietto accolgono i miei,li stavano aspettando.


    -Frank fermati.-
    Come se sapesse già che quella frase sarebbe arrivata da un momento all'altro la freccia comincia a lampeggiare in direzione della prima piazzola di sosta,accosta e senza spegnere il motore si volta verso di me con espressione consapevole.

    -Mi sono fermato,allora?-
    La sua voce tradisce emozione quanto e più della mia. Sorrido,mio figlio mi guarda e so già che ha intuito tutto,sono solo l'ultima a dire quella frase lì dentro.

    -Torniamo a Neverland.-




    The end

     
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  10. Elena01
     
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    Questa FF è per me una perla assoluta.
    Sarà perchè quello descritto in questa storia è un Michael più adulto e maturo, ma io QUESTO Michael ... lo adoro, semplicemente. Amo molto anche il personaggio femminile: Madleine è una donna tosta, fortissima e fragile allo stesso tempo.
    Per non parlare della sensualità assoluta, della sottile tensione erotica, della quale tu sei una vera maestra, che trasuda da questi capitoli...
    Ci sono delle metafore veramente fantastiche, come quella dell'uomo vino, che solamente una persona estremamente intelligente e dotata di fantasia come te, poteva inventarsi.
    E poi il taccuino di Applehead... quella è vera, pura poesia.
    Praticamente conosco certi passaggi a memoria, da tante volte che li ho letti e riletti.
    Te l'ho già detto e ridetto probabilmente, ma questa storia, tra tante che ho apprezzato e che mi sono piaciute, è la mia preferita... certo TML è stupenda, ma in questa, a mio modesto parere, ti sei superata.
    Insomma, è semplicemente fantastica e tu, Ale, che l' hai scritta in modo così perfetto, hai tutta la mia stima.

    Non so come è stato poi deciso di procedere con il discorso delle valutazioni, ma visto che sono anch'io un valutatore, ti posso dire fin da ora che per me valutarla sarà un vero onore :sisi:
     
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    image Mari per me sarà un onore ricevere la tua valutazione invece.
    Come mia creazione ho amato profondamente questa tanto quanto TML,anche se Madleine mi rispecchia in modo minore rispetto a Melanie...ma qui c'è più riflessione,un clima diverso,più tensione e sofferenza per quanto i miei modestissimi mezzi mi abbiano permesso di trasmettervi...
    e un Michael più maturo,questo chianti coi controfiocchi :P
    E come fai a non ubriacarti con lui....
     
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  12. Elena01
     
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    Ho notato solo ora la tua nuova firma Ale... e mi sono incantata per cinque minuti a guardare questo Michael... ma cos'è quest'uomo? :wub: :wub: :wub:
     
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    CITAZIONE (Elena01 @ 19/8/2010, 00:17)
    Ho notato solo ora la tua nuova firma Ale... e mi sono incantata per cinque minuti a guardare questo Michael... ma cos'è quest'uomo? :wub: :wub: :wub:

    E' amore puro e semplice :wub:
     
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  14. °Alexandra°
     
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    Ogni volta che leggevo un nuovo capitolo di "Storyteller" vedevo delinearsi sempre di più nella mia mente,l'immagine di quel Michael che tanto mi sforzavo di vedere,di immaginare,durante quel terribile periodo della sua vita.
    Diciamo che una mezza idea me la potevo pure fare eh...però la tua storia mi ha semplificato tutto e anche se rimane comunque un'invenzione della tua splendida fantasia(amo il tuo cervello d'oro ) ho come l'impressione che tu ,Ale, lo abbia inquadrato come meglio non si poteva fare.

    Ho provato di tutto. Madleine poi....ahhh,magari ce ne fosse stata una nella vita del nostro Re.Forse ancora sarebbe qui tra noi...
    Mi hai fatto sognare e dimenticare la triste realtà e ogni volta che leggo l'ultimo capitolo,nei miei occhi,rivedo Neverland che rifiorisce ed un Michael Jackson che acquista l'immortalità e la gioia di vivere finalmente un vero,grande,unico amore insieme alla Madleine che è riuscita a salvarlo.
    Grazie tesoro
     
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    Per questo commento ti amerei anche se non fossi tu...ma visto che sei tu ti amo al quadrato :lol:

    it's all for TUB T. U. B.
     
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37 replies since 13/8/2010, 11:04   2818 views
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