Il diario di Rose (Jones)

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    Che bella sorpresa Michael in negozio, certamente il tour passerà in fretta e potranno stare sempre insieme. Grazie per i bellissimi capitoli Andago, attendiamo presto la continuazione
     
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  2. wonderfulMJ
     
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    CITAZIONE
    h.21.10

    C’è Michael, qui fuori!!! Poi vi racconto come è andata…

    Ahàà, l'ho capito: lo fai apposta! E brava Andago, sai come mantenere la suspence...
    e di sicuro lo sa anche Michael, con quella telefonata interrotta al punto giusto .. !!!
    Ti aspettiamo con ansia coi prox capitoli. :love:
     
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  3. ornellamj
     
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    CITAZIONE
    Quello che è peggio, Genny era crollata in uno stato semi catatonico su una sedia e ci fissava come si fissa lo schermo di un cinema.

    me la sto immaginando...ahaahaha :laught:

    CITAZIONE
    Ok, meglio se mi butto in quella vasca, così le idee si metteranno in ordine!

    h.21.10

    C’è Michael, qui fuori!!! Poi vi racconto come è andata…

    ehhh...forse sappiamo già com'è andata... :sbav:
    ma vogliamo che ce lo racconti tu Andago-assassina dei nostri cuori... :barella:
    postaaaa!!! :aaa:
    thx :congra:
     
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    Prima del prossimo capitolo vi anticipo solo una cosa: quello che leggerete segue ad un salto temporale, ossia avviene dopo un certo tempo e i dettagli li troverete man mano. Buona lettura!!

    Cap.6

    La mia potenza, la mia volontà, il mio rifiuto a cedere: questi sono gli unici elementi presenti nel mio cuore e nella mia anima cui riesco davvero a dare un nome. Il mio ego, se vuoi chiamarlo così, è la mia forza. "Lestat - Il Ladro Di Corpi di A.Rice"

    Rose appoggiò il diario sul basso tavolino del salotto, si asciugò le lacrime col dorso della mano e si soffiò il naso.
    Quelle poche pagine avevano destato in lei un mare di emozioni e di ricordi e da quel mare era stata travolta senza che lei potesse opporre la benché minima resistenza.
    Le cose non erano andate proprio come ci si sarebbe aspettato, ma era anche colpa sua, forse era tutta colpa sua. Forse, aveva perso l’uomo che poteva essere l’Amore della sua vita se solo lei avesse permesso agli eventi di prendere un’altra direzione.
    Rimase a guardare ancora qualche istante quelle pagine e quelle ultime righe poi, con un gesto lento, quasi come un addio, richiuse il diario fra le sue mani accarezzando la copertina sgualcita. Dio, si disse, potessi accarezzare Michael ancora una volta!
    Quante volte aveva desiderato poter parlare con lui ancora, senza farsi prendere dal panico, dal dolore, dalla rabbia!
    Si guardò intorno, in quel salotto di un nuovo appartamento in cui era andata a vivere, a New York. Lontana miglia e miglia dalla California, da Neverland e dai ricordi.
    Anche New York aveva il suo fascino, così all’opposto di dove abitava prima, così caotica e rassicurante nella moltitudine di vite e persone che la componevano. Quando si era trasferita, voleva solo che non ci fossero possibilità, neppure una, che lui la trovasse e così era stato. O forse, non l’aveva neppure cercata.
    Le era costato molto lasciare il suo impiego di commessa, in quel negozio che a confronto di quello dove lavorava ora, era davvero modesto.
    Già un altro negozio, diverso, non abiti per uomo e non ci lavorava come commessa, ma come direttore responsabile.
    Le vendite si erano impennate grazie alle sue idee di marketing, la squadra di lavoro, che includeva vetrinisti, commessi, addetti alla contabilità e vendita e così via, era ormai un gruppo affiatato ed efficiente.
    Davvero un ottimo lavoro, che la teneva chiusa in un ufficio per gran parte del suo tempo lavorativo, la impegnava per molte ore al girono, ma era esattamente ciò di cui lei aveva bisogno.
    Ed eccola lì, completo blu notte, giacca e pantalone, scarpa con pochi centimetri di tacco e capelli raccolti, entrare nel megastore di musica dove lavora, la nostra Rose. Finiti i tempi alla Bridget Jones eh? Sorrise, pensandolo, mentre salutava con un cenno della mano, Joe, “tutto-fare quasi in pensione” come si definiva lui, e infilava la chiave nella serratura dell’ascensore privato che dal parcheggio sotterraneo l’avrebbe portata direttamente al suo ufficio.
    La morbida moquette, azzurro chiaro, le tende a pacchetto socchiuse, il sole che tiepido filtrava dalle grandi finestre con vista sulla città, tutto le donava immediatamente un senso di tranquilla routine, di ordine e calma.
    Una calma che si interruppe appena la segretaria entrò bussando e le mise sulla scrivania, la pila di documenti del giorno e le disse quasi sussurrando:
    “Ieri ho ricevuto una telefonata, dopo che tu eri già uscita...ci è stato chiesto di poter usare il nostro store per il lancio promozionale del nuovo album di un artista…”
    “Ah sì? Wow! Ma è un artista nuovo o uno affermato?” chiese Rose elettrizzata dalla notizia
    “Di più! Il più grande di tutti…un’occasione irripetibile per noi! Ci hanno chiesto di gestire la promozione di…Michael Jackson!!” la segretaria alzò la voce annunciandolo, quasi come facevano gli strilloni negli anni venti in quelle stesse vie cittadine.
    Rose spalancò la bocca per lo stupore e non emise un solo suono, colpita dalla notizia senza possibilità d’appello. Non poteva rifiutare perché i “motivi personali” non erano previsti in quei casi. Forse poteva delegare…ma a chi? Chi poteva occuparsi di tutto senza destare sospetti nello staff manageriale di Michael? Poi le venne un dubbio, terribile e limpido: appena Michael fosse venuto a conoscenza che lei era il Direttore, avrebbe ritirato la promozione e sarebbe stato un disastro totale per lei e lo store.
    “Grace, ti hanno chiesto il mio nome?”
    “No, Rose...o meglio hanno chiesto del direttore e io ho risposto che eri già andata via.”
    “Bene, voglio che da adesso in poi con loro tu faccia riferimento a me solo con il mio cognome…chiaro? Voglio solo il massimo della professionalità!” come scusa la professionalità poteva reggere, si convinse Rose.
    La segretaria annuì raggiante e prima di uscire annunciò:
    “Allora li chiamo subito e confermo la nostra disponibilità! Mio Dio, ho i brividi…Michael Jackson qui da noi!”
    I brividi…quelli li sentiva di nuovo anche Rose, come tanto tempo prima, ma per motivi diversi.
    Fece un lungo lento respiro, riprese il controllo di sé stessa e fissò il monitor del computer davanti a sé: la più grande sfida della sua vita era appena iniziata.
    Si alzò dalla poltrona e uscì nell’atrio dove c’era la sua segretaria che aveva la cornetta in mano, pronta a contattare il manager di Michael.
    “Grace, prima di chiamare loro avvisi tutti che alle tredici in punto, prima di pranzo, ci sarà una riunione urgente. Non dica il motivo, li avviso io. Poi chiami il manager del signor Jackson, si faccia subito dare tutti i dettagli, si faccia mandare via fax e via e-mail le loro richieste, specificando che poi noi daremo la nostra opinione e le nostre idee in merito. Cancelli i miei appuntamenti di questa settimana e per il giorno prima della promozione voglio un appuntamento con il salone di parrucchiera dove vado sempre. A proposito, quando sarebbe la promozione?”
    Grace strizzò gli occhi, consapevole che stava per dare una pessima notizia:
    “Chiedono di farla fra una settimana esatta da oggi…nessuno finora ha accettato a quanto pare…”
    “Coooosaaaaa? Una settimana??? Ma sono matti?? Certo che nessuno ha accettato! E’ da folli solo pensare di chiedere una cosa del genere!” Rose aveva ormai il sangue che ribolliva, pensando che ancora una volta il destino si divertiva a giocare con Michael contro di lei. Bene, avrebbe dimostrato ad entrambi di cosa era capace.
    “Allora Grace, non ci devono essere errori! Nemmeno uno! Possiamo diventare il più grande store di musica di New York, se tutto fila liscio…e sarà così! Datti una mossa, Grace, fai ciò che ti ho detto subito! Ah…per favore di a Joe che mi porti un caffè doppio con panna ne mio ufficio fra trenta minuti, vado a fare il solito giro”
    Detto questo si infilò in uno dei tre ascensori comuni, in vetro trasparente che scendevano nei locali dedicati al pubblico per vendita e ascolto di qualsiasi genere musicale ci fosse sul pianeta. Solo un’ala dell’edificio era chiusa al pubblico, ma ancora per poco: lì Rose avrebbe installato la più grande scenografia che un artista pop del calibro di Michael Jackson poteva desiderare per la sua promozione.
     
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  5. ( StreetWalker ‚
     
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    Il destino ha fatto in modo di farli incontrare. Continua per sapere cosa dirà Michael
     
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    Per Michael sarà una bellissima sorpresa, magari la loro storia potrà riprendere. Grazie per il bellissimo capitolo Andago, attendiamo presto la continuazione
     
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  7. ornellamj
     
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    ... e così con "Michael fuori dalla porta" è andata male....ed io che mi immaginavo i fuochi artificiali... :(
    però sembra che dopo un po' di tempo si possano ritrovare di nuovo....speriamo bene stavolta... :wub:
    resto in attesa di sapere... :ph34r:
    thx :congra:
     
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    Cap.7

    Quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare.
    Paulo Coelho, L’Alchimista

    La settimana passò frenetica e veloce, fu tutto un susseguirsi di addetti, di consulenti, di operai e tecnici. Rose, se avesse fumato, sarebbe stata capace di consumare almeno un paio di pacchetti ma dato che il suo sfogo era il caffè, il “tutto-fare quasi in pensione Joe” ebbe la settimana più intensa che gli fosse capitata in tutta la sua carriera.
    Ci furono numerose telefonate anche fra lo store e l’ufficio del manager di Michael, abilmente gestite dalla segretaria di Rose, che sicuramente avrebbe guadagnato un bonus nello stipendio, per la discrezione e l’affidabilità nel rispettare le volontà di Rose.
    Nel giorno prima del grande evento, un lunedì pomeriggio, ancora lo staff di Michael non conosceva il nome del Direttore…solo il suo cognome e Rose ne era soddisfatta. Se tutto procedeva come calcolato, ci sarebbe stata la promozione, ci sarebbe stato il riscontro positivo per lei e lo store, ci sarebbe stata la soddisfazione dello staff di Michael e tutto senza che lei dovesse farsi vedere, senza che lui soprattutto le potesse parlare.
    Ridicolo? Si chiese. Forse, ma necessario. Un dolore grande e forte che doveva ancora superare meritava tutte le attenzioni e le cure per essere guarito. Rose dubitava che sarebbe mai andato via quel ricordo, era un marchio stampato a fuoco sul legno troppo tenero del suo cuore.
    Ormai ogni cosa era pronta, stampati, drappeggi e arredi. Il servizio di sicurezza era stato rinforzato e si sarebbe integrato a quello personale di Michael. La pubblicità sui media era partita già da giorni e si percepiva anche fuori dallo store il fermento che solo una grande star come Michael Jackson sapeva creare.
    Il martedì mattina, Rose arrivò molto presto, salutò Joe, come un rito scaramantico e le due guardie, nuove, che si erano aggiunte a sorvegliare il parcheggio sotterraneo.
    Joe la affiancò mentre Rose chiamava l’ascensore con la chiave personale, ma quella mattina entrò con lei in ascensore e premette il bottone che li avrebbe fatti salire all’ufficio di Rose.
    Nella sua divisa pulita e stirata, cappello con visiera e stemma dello store, Joe faceva un figurone e lui ne era orgoglioso. Quel giorno gli era stato detto che sarebbe rimasto su nell’attico, nell’atrio dove di solito c’era la segretaria, insieme a Rose.
    Con lei, quel giorno, dietro ad un immenso vetro a specchio che lasciava vedere tutto ciò che succedeva nello store, avrebbe guardato Michael Jackson che incontrava Grace e tutti i fans.
    Rose fece un timido sorriso a Joe che lui ricambiò aggiungendo:
    “Pronta Signor Direttore?”
    “Se devo essere sincera, Joe, non lo so se sono pronta…ma farò tutto ciò che posso e di cui sono capace perché tutto vada per il meglio!”
    “Allora sono sicuro sarà un lavoro splendido! Ma vorrei chiederle una cosa, se posso…”
    “Se posso, Joe, ti risponderò…”
    “Come mai c’è Grace giù ad attendere il signor Jackson e non lei? Perché devo stare qui con lei ad impedire che qualcuno salga? Perché ha così paura di incontrare il signor Jackson?”
    “Joe, questa non è una cosa che chiedi...ma tre! E ora dobbiamo darci da fare, andiamo giù a controllare un ultima volta che tutto sia in ordine!”
    Rose riuscì a deviare quelle domande taglienti come dei bisturi all’ultimo momento, scappando verso gli ascensori di vetro.
    Sotto, l’area riservata alla promozione era ancora chiusa al pubblico, ma la gente aveva già riempito lo store e girava frenetica fra gli scaffali. Due interi corridoi con gli espositori erano dedicati al nuovo album di Michael e venivano puntualmente riempiti ogni volta che si svuotavano. Le vendite erano incalcolabili, l’entusiasmo dei fans era quasi delirante.
    Una doppia fila di transenne e un cordone di sicurezza di guardie avrebbero controllato e gestito il flusso di persone verso la scrivania dove Michael sarebbe rimasto seduto per firmare i cd.
    Rose osservò ogni dettaglio con aria soddisfatta, testò un ultima volta il sistema di comunicazione audio con il servizio di sicurezza, poi quello con Grace che l’avvisò che il signor Jackson era in arrivo, a soli due isolati da lì.
    Stranamente puntuale, in disaccordo con le sue abitudini da star, Michael stava per incrociare nuovamente la sua vita con quella di Rose che gli sfuggiva rifugiandosi di sopra, dietro a quel vetro a specchio come una principessa celata agli sguardi del principe per una sorta di malvagia magia.
    Quando entrò, Rose ebbe un tuffo al cuore. Anche guardandolo dall’alto, anche guardandolo da una distanza che non le permetteva di osservarne il viso, Michael le apparve subito bello, affascinante come la sera che lo aveva conosciuto.
    Poi ricordò il dolore, la delusione e le lacrime e tutto ciò che provava fu respinto, fu allontanato giù in fondo allo stomaco, che si ribellò con una morsa acuta.
    I successivi momenti Rose li seguì attraverso i monitor e i resoconti sibillini di Grace, fino a quando Michael arrivò davanti agli ascensori di vetro, pronto ad andarsene, come concordato, dal parcheggio sotterraneo.
    Nella concitazione delle urla dei fans Rose faceva molta fatica a sentire le comunicazioni di Grace, ma la stava osservando, da dietro al vetro, ascoltare attenta qualcosa che Michael le diceva.
    Grace annuiva, ed era positivo, dato che, pensò Rose, probabilmente Michael le manifestava il suo apprezzamento per quanto fatto.
    Poi un secondo dopo, Grace fece dei cenni con le mani, fece segno di no con la testa e indicò a Michael, in alto dietro di loro, proprio il vetro a specchio da dove li stava osservando Rose.
    Michael si voltò e alzò lo sguardo nello stesso istante in cui Rose, quasi dimenticando la proprietà di quella finestra, faceva un passo indietro. Michael fissò per alcuni istanti in silenzio e senza nessuna espressione, lo specchio che gli rimandava la sua immagine e senza saperlo, il suo sguardo si fissò negli occhi di Rose.
    Joe, accanto a Rose, osservò la scena, guardando i due protagonisti di una scena surreale e muta ma capì immediatamente ogni cosa.
    Rose, invece, vide Michael parlare nuovamente con Grace, che annuiva ancora una volta, poi li vide avvicinarsi all’ascensore numero 1, premere il pulsante perché si aprissero le porte e salirvi insieme a Michael.
    L’ascensore, sparì lentamente sotto il piano del pavimento, scendendo verso il parcheggio. Rose fece un lungo respiro, dando l’addio a quell’uomo che le aveva buttato sottosopra la sua vita ancora una volta. Ma questa volta, si disse, si era difesa, protetta e lui era passato senza vederla, senza toccarla.
    Entrò nel suo ufficio e si lasciò cadere esausta nella poltrona, mentre cercava di cancellare dalla memoria quello sguardo puntato inconsapevolmente su di lei da Michael.
    “Joe! Per favore…” chiamò con un filo di voce
    “Sì lo so già, Direttore! Un caffè doppio giusto? Vado subito!”
     
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  9. ( StreetWalker ‚
     
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    Un buon segno il loro sguardi si sono incontrati. Continua per fare in modo che finito il tour si possono vedere per trascorrere tanto tempo insieme
     
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  10. ornellamj
     
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    accidenti...Rose non l'ha voluto incontrare e adesso...sta male comunque... :ehm:
    e cos'avranno avuto da confabulare Michael e Grace??? :umh:
    mannaggia Andago...aggiornaci presto!! :aaa:
    thx :congra:
     
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    Michael l'ha riconosciuta e senz'altro si rivedranno presto. Grazie per il bellissimo capitolo Andago, attendiamo la continuazione
     
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  12. wonderfulMJ
     
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    Mancando di sapere cosa sia successo quella 'famosa sera' posso solo pensare che
    .... Rose sia una bella testona nel continuare a soffrire così; soffrire per soffrire, almeno
    avrebbe potuto incontrarlo, guardare quegli occhi da vicino e chissà ....
    ok ok, aspetto il prossimo capitolo prima di fare tutte queste congetture che non portano a niente.
    Grazie Andago, sempre belli i tuoi capitoli.
     
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    Cap.8

    Si tratta di una verità spaventosa: il dolore può renderci più profondi, può conferire un maggiore splendore ai nostri colori e una risonanza più ricca alle nostre parole.
    Questo avviene se non ci distrugge, se non annienta l'ottimismo e lo spirito, la capacità di avere visioni e il rispetto per le cose semplici ed indispensabili.
    (Lestat, La Regina dei Dannati)


    Il silenzio dentro all’ascensore era rotto solo dal rumore, molto lieve, provocato dalla discesa. Michael appoggiato alla parete posteriore del vano, ancora si chiedeva perché tanto mistero sul Direttore.
    Sapeva che era una donna, ne conosceva il cognome ma questo non era di nessun aiuto.
    Il lavoro fatto per la promozione del cd era stato ottimo, considerata la sola settimana di preavviso!
    Qualsiasi altro collaboratore in eventi simili, si era precipitato in prima persona ad accoglierlo e accompagnarlo in ogni fase, perché dunque qui si era dovuto accontentare di una segretaria?
    Non che la segretaria avesse sbagliato qualcosa, o non fosse stata carina e gentile, era ovvio! Grace, così gli sembrava di ricordare, era inoltre palesemente innamorata di lui, e nonostante fosse guidata attraverso l’auricolare dal Direttore, si era mostrata molto chiaramente disponibile per ogni necessità.
    La sola cosa che Michael non era riuscito ad ottenere era di incontrare il Direttore, “tassativamente impossibile” gli era stato detto da Grace.
    Poi decise di tentare il tutto per tutto, si avvicinò alla segretaria e le mise una mano sul braccio:
    “Mi scusi, Grace, giusto? Il Direttore come arriva al suo ufficio?”
    “Ehm…ha un suo ascensore personale, qui sotto nel parcheggio.” Rispose visibilmente emozionata da quel contatto fisico
    In quel momento l’ascensore si aprì sul parcheggio e gli occupanti uscirono. Poco più in là, dall’ascensore privato invece uscì Joe e Michael si diresse verso di lui a passo deciso.
    “Mi scusi, signore, dove porta questo ascensore?” chiese Michael certo della risposta.
    “Dal Direttore” rispose Joe sorridendo all’artista di cui intuiva già le intenzioni. Joe con fare complice, tenne qualche secondo la mano sulla fotocellula, il tempo perché velocemente Michael entrasse.
    Quello che udì poi fu Grace, che troppo tardi aveva capito cosa stava per accadere e gridava un ormai inutile “No, no! Il direttore non la può ricevere, signor Jackson!! Aspetti non salga!!”.
    Le porte si richiusero appena Michael mise il dito sul bottone che lo avrebbe portato da colei che così tenacemente stava richiusa in quella moderna torre di vetro e specchi.

    ******************************

    Rose, ignara di quello che era successo pochi piani sotto, sentì il suo ascensore risalire e benedisse dentro sé quell’uomo efficiente e attento che era Joe per averle così rapidamente portato ciò che le serviva.
    Quello era la sua consolazione e il suo premio fugace: una tazza di caffè nero e caldo, leggermente amaro e profumato di terre lontane e sole caldo.
    Avrebbe tolto il coperchio, per prima cosa, perché voleva sentire tutto l’aroma. Poi lentamente a piccoli sorsi avrebbe deliziato le sue papille gustative con quel liquido scuro.
    Non era girata verso l’ascensore ma si voltò nello stesso istante che le porte si aprirono rivelando come un sipario, la figura di Michael.
    “Oh mio Dio, Michael!”
    “Rose…me lo sentivo che non potevi essere che tu, il Direttore che si nascondeva quassù!” Michael la guardava con una tale intensità che Rose dovette distogliere lo sguardo.
    “Non mi stavo nascondendo, io...” ma la frase non venne conclusa
    “Sì, e lo sai bene. E’ da un bel po’ di tempo che lo fai, Rose, anche se io non ne conosco il motivo e credo che avrei diritto ad avere una spiegazione, non credi?”
    “Spiegazioni? Tu chiedi spiegazioni a me ma credo sarebbe più corretto l’opposto, semmai. Ma vedi, io non le voglio le tue spiegazioni, so già quello che dovevo sapere e mi basta!!”
    “Sai già?? E cosa sai? sentiamo!” Michael a differenza di Rose non aveva alzato la voce e la sua calma era un motivo ulteriore di frustrazione per lei
    “So…so…oh accidenti Michael! “Michael le era così vicino…e lei non riusciva a dire nulla con un po’ di senso logico, mentre ondate di profumo di Michael infrangevano la sua rabbia come scogli la schiuma del mare.
    Lui si avvicinò ancora, era solo a un passo da lei e la guardava mentre il viso le si riempiva di lacrime, proprio quello che lei non avrebbe mai voluto.
    “Sono qui ora…Rose…e non me ne andrò da qui e tu non te ne andrai, finché non mi dirai perché mi hai urlato quelle cose terribili al telefono, quella sera!”
    “No, ti sbagli io da qui me ne vado subito, e non ti racconto nulla...lo dovresti sapere già da solo cosa mi hai fatto!” Rose lo disse piangendo, in un misto di rabbia e dolore che le stava lacerando quella vecchia ferita che lui le aveva provocato tanto tempo prima.
    Appena lei cercò però di andare verso la porta dell’ufficio, lui le si mise davanti, la schiena verso l’uscita e allungando la mano a tentoni dietro di sé, diede un giro alla chiave, per poi sfilarla e metterla in tasca.
    Rose lo guardò allibita e quello sguardo di Michael così deciso, quasi a sfidarla, per un attimo la fece sentire stupida, debole e indifesa. Le faceva quasi paura, sapeva che ora lui non avrebbe ceduto, lui voleva capire e sapere…ma come era possibile che non sapesse?
    Tentò ancora di scappare, lo fece verso l’ascensore, uno scatto rapido come un animale in trappola che però Michael colse una frazione d’attimo prima che iniziasse, la prese per un braccio, tirandola verso di sé. Rose si girò verso di lui, e lo guardò sorridere mentre veniva sospinta verso il muro.
    Lui era lì, così dannatamente vicino al suo viso, al suo corpo...il suo profumo di nuovo le arrivò alle narici, le sue mani che dopo tutto quel tempo erano su di lei. Il respiro di Rose accelerava e Michael se ne accorse, misurando ogni gesto e ogni istante fra loro come un cacciatore con la sua preda.
    Michael sapeva che gli sarebbe bastato poco, ancora e lei avrebbe ceduto, si sarebbe lasciata andare e finalmente sarebbe finita quella tortura che lo teneva prigioniero con mille domande.
    “Rose…per favore! Io non so cosa sia successo che ti ha fatto diventare così ma ho bisogno di saperlo, ho bisogno di capire, ho bisogno…ho bisogno di riaverti...”
    “Riavermi?? Cos’è un’altra scommessa? Cosa vinci eh? Ti diverte tanto giocare con le persone?”
    Rose non poteva muoversi, tenuta contro il muro da Michael, ma poteva parlare e la sua rabbia uscì tutta, insieme con la spiegazione del suo risentimento e colpì come uno schiaffo Michael
    “Scommessa?? Di cosa stai parlando, Rose?”
     
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  14. ( StreetWalker ‚
     
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    Non è un incontro piacevole. Continua per sapere di che scommessa scommessa parla
     
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  15. ornellamj
     
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    molto bene!!! Michael alla fine è riuscito ad incontrarla!!! :)
    ma...una scommessa?!?!? vuoi vedere che..... <_<
    ok, aspetto il prossimo capitolo per avere l'eventuale conferma alla mia idea... :occhiolino:
    grazie Andago!!! come complichi le storie tu... :congra:

    p.s.: Joe-tutto fare è un grande!!! :smug:
     
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86 replies since 16/5/2014, 08:58   972 views
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