Not Guilty

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    Insegui i tuoi sogni ovunque essi si trovino

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    Eccomi !!!! Oddio, ho l'occhio a cuore che palpita.......me felice!!!!! Due gemelli !!!!! Speriamo che stavolta tutto vada bene, oddio, sono troppo felice x loro. Tutta la parte del Dr. Ford mi ha fatto morire dal ridere e di dolcezza e l'annuncio a Robert e' stato divertentissimo, beh, xo' se fossero 2 maschi uno dei 2 potrebbero chiamarlo come il loro buon amico e Angelo Custode ;-))))) ...... Molly grandiosa come sempre, aspetto il seguito!!!! Baci Sara
     
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    E si si sono due, mi piace il vostro entusiasmo...vediamo che succederà ora... :smug:


    Capitolo 37

    Con la scusa del “giorno della famiglia” Michael convocò tutti i nostri parenti e Liz che della famiglia faceva davvero parte ad honorem, ero così felice quel giorno avevo riabbracciato mio padre che non vedevo da molto tempo e non vedevo l'ora che arrivasse il momento dell'annuncio. Dopo pranzo ci eravamo seduti tutti attorno alla piscina sotto degli enormi ombrelloni, ridevamo e scherzavamo tutti assieme, era davvero una bellissima giornata.
    “Bethhhh, tesoro!” mi chiamò Liz ed io andai verso di lei con un sorriso splendente.
    “Liz, che bello avervi tutti qui!”
    “Sono felice anche io di esserci, ma tu mia cara sei raggiante!”
    Sorrisi, un po' imbarazzata, ma consapevole che fosse tutto merito dei miei bambini che crescevano dentro di me.
    “Grazie!”
    “Ha ragione Liz!” aggiunse mio padre “sei davvero raggiante!”
    “Grazie papà, sono felice!”
    Mi guardarono senza capire da che cosa derivasse quella mia felicità, ma sorrisero.
    Michael mi guardava, mentre i bambini mi giravano attorno chiedendomi di giocare con loro e venne verso di me, capii che era arrivato il momento dell'annuncio, così lo presi per mano e lo seguii. Ci ponemmo di fronte a quel pubblico che si fece silenzioso tutto in un colpo.
    “Scusate!” cominciò lui, mentre ci guardavano nell'attesa che lui dicesse qualcosa.
    “ALLORA, MIKE!” disse Jermaine seduto sul bordo della piscina “CHE VUOI DIRCI?”
    “Oggi vi abbiamo fatto venire qui da noi per dirvi una cosa importante, importantissima......” fece una pausa e mi guardo ed insieme esclamammo “ASPETTIAMO DUE GEMELLI!” si levò un applauso e un urlo di gioia.
    Janet mi corse in contro gridando “LO SAPEVOOOOOOOOO!” mi abbracciò forte e di seguito tutti gli altri. Non potrò mai dimenticare il volto dei miei genitori, commossi, felici, raggianti dopo quella notizia e non dimenticherò mai le mille domande “ti senti bene?”, “ma non si vede ancora nulla?”, “a che mese sei?”, “Sapete già il sesso?”.
    I bambini mi abbracciarono stretta “avremmo dei fratellini?” chiese Paris.
    “Si tesoro o forse delle sorelline, chi lo sa!” sembrarono tutti e tre felici.
    “Ma poi potrò aiutarti a vestirli?”
    “Certo piccola che potrai, dovrai, sarai una perfetta sorella maggiore!”
    Blanket, non sarebbe stato il più piccolo di casa, mi chiese “anche io sarò un fratello maggiore?”
    “Certo anche tu cucciolo mio!”
    “Che bello!” urlò.
    Prince, stava un po' in disparte, così, mentre Michael rispondeva a mille domande, andai da lui “Prince, che c'è che non va, non sei felice?”
    “Si...” mugugno.
    “Ehi, dimmi che c'è?”
    “Ma ci vorrai lo stesso bene, anche se loro” indicò la mia pancia “saranno tuoi?”
    Sorrisi, commossa da quella domanda “io vi adoro Prince, non cambierà nulla, non temere!” lo abbracciai forte.
    “Ok, ti credo!” sorrise “posso andare a giocare, adesso?”
    “Certo, vai pure!”
    Una voce mi giunse da dietro le spalle, mio padre “potrei parlare con la futura mamma?”
    “Certamente!” sorrisi.
    Mi prese sotto braccio “facciamo due passi!” così ci incamminammo nel parco e lui iniziò a parlare “piccola, sono così felice per te, per voi!”
    “Non sai come sono felice io, sei pronto a fare il nonno, di nuovo?!”
    “Prontissimo, anche se ultimamente non è la mia occupazione primaria....”
    “Papà, dovresti rallentare un po' con il lavoro. Tu e la mamma siete sempre in giro oppure tu la lasci giorni da sola...”
    “Senti da che pulpito viene la predica!”
    “Non mi prendere in giro e poi io mi riposo, ti assicuro...e che ti vedo stanco.”
    “Sto benone, non temere!”
    “Non posso fare a meno di preoccuparmi per te...” inarcai le sopra ciglia.
    “Non devi farlo, sono abbastanza grande e mi basta tua madre!”
    “Che c'è che ti preoccupa, papà?”
    “Bhet, accidenti, sei proprio una testarda!”
    “Papàààààà!”
    “Non fraintendere...sono felice per i miei due nuovi nipoti, ma sono preoccupato per voi...”
    “Perchè?”
    “Perchè la stampa vi starà alle calcagna, appena scopriranno questa cosa...”
    “Che lo facciano, non c'è nulla di male, è una cosa bella!”
    “Si ma potrebbero farti agitare, potrebbero...”
    “Papà, non accadrà nulla, non intendo farmi agitare dalle loro stupide considerazioni e se vorranno dire delle cattiverie me le farò scivolare addosso, voglio godermi questo momento.”
    “E io spero che tu ne possa goderne appieno! Ricordo ancora quando tua madre aspettava te, ero così felice...e vedo che anche Michael lo è molto.”
    “Michael non sta più nella pelle!”
    “Lo vedo, ti fa stare tranquilla?”
    “Si, stai sereno....”
    “Di che parlate voi due?” intervenne mio marito.
    “Parlavamo di te!” lo presi per mano.
    “Michael!” fu mio padre a parlare “mi raccomando prenditi cura di loro tre!”
    “Frank, ogni giorno, lo prometto!”
    “Bravo ragazzo, dovrai avere molta pazienza....le donne in cinta, a volte, sanno essere molto esigenti!”
    “Si...davvero?!” fece il finto stupito “non me ne ero proprio accorto!” e scoppiò a ridere.
    “Senti chi parla!” esclamai io.
    Anche mio padre rise, ma non era il suo solito sorriso, mi preoccupai un po' a vederlo così, stanco e per la prima volta nella mia vita lo vidi invecchiato.
    Ritornammo tutti e tre assieme dagli altri e passammo il resto della giornata tra chiacchiere, risate e musica. Jan mi disse che avremmo dovuto fare una festa per sole donne per i nascituri ed io dissi che andava bene e che l'avremmo fatto al nostro ritorno.
    “Perchè, dove andate?”
    “Michael, vuole portarmi al mare!”
    “E dove andrete?”
    “Non ne ho la più pallida idea....dice che è una sorpresa!”
    “Ma quanto ti vizia il mio fratellone?”
    “Tantissimo!!”
    “Chi ti vizia?” intervenne lui abbracciandomi da dietro e incrociando le sue mani sulla mia pancia.
    “TU!” appoggiai la testa sulla sua spalla e voltandomi verso di lui lo baciai.
    “Ma che cariniiiiiiiiiiiiii!” Janet non riusciva a trattenere il suo entusiasmo, mentre i fratelli di Michael ci prendevano benevolmente in giro.
    Mia madre, Katrine e Liz mi riempirono di consigli prima di andare via e di raccomandazioni, che fecero anche a Michael “non farla stancare!” gli intimarono e lui disse “non vi preoccupate!”.
    Salutammo tutti, Liz fu l'ultima ad andare via, mi abbracciò “cara, sono così felice!”
    “Lo sono immensamente anche io!”
    “Adesso vai a riposare, riposati al mare e fatti coccolare!”
    “Non c'è pericolo, mi farò coccolare tantissimo!”
    “Brava!” sorrise ed andò da Michael.
    Li vidi parlare tra loro e li lasciai, per andare a vedere se i bambini dormivano e poi sarei crollata sul letto, dovevo ammetterlo, era stata una giornata meravigliosa, ma ora mi sentivo stanca.

    “Lizzzzz!” l'abbracciai “sono l'uomo più felice del mondo!”
    “Michael, non sai come sono felice di sentirlo!”
    “Oddio è tutto così nuovo, tutto così diverso, diverso da quando Debbie era in cinta, non mi ero mai reso conto fino ad ora. Io amo i miei figli e lo sai, ma questa volta è così speciale, la donna che amo e che mi ama aspetta dei figli da me. I nostri bambini!”
    “So che cosa vuoi dire, lo so perfettamente ed è bellissimo!”
    “Liz, ho bisogno di te, porterò Elle in vacanza dove ci siamo sposati e li vorrei farle un regalo e a chi chiedere se non a te?”
    “Diamanti, che domande!”
    “Giusto che domande?!”
    “Mi accompagneresti a scegliere qualcosa?”
    “Certoooooo! Domani?”
    “Si anche perchè, partiremo domani sera, quindi....”
    “Pensarci prima, ragazzone?”
    “Ehi, un po' di pazienza, sono stato un po' frastornato in questi giorni.”
    “Si solite scuse da uomini! Comunque...ci penserò io ad aiutarti!”
    “Grazie, sei un tesoro!”
    “Lo so!” sorrise con il suo solito ed inconfondibile fascino e dandomi un bacio aggiunse “a domani paparino, vai da tua moglieeeeee!”
    “A domani!” la salutai con la mano e salii da Elle.

    La trovai stesa sul letto, la mano destra lievemente appoggiata al suo bellissimo pancino che si arrotondava ogni giorno di più, i capelli ricadevano sulle spalle nude e la canottiera che indossava si tendeva sul suo seno. Le gambe nude, leggermente abbronzate, piegate verso sinistra e quegli slip buffi che io adoravo con una fragola disegnata rossa e incredibilmente provocante. Teneva gli occhi chiusi, forse quella giornata l'aveva stancata troppo, forse avevo esagerato. Si sentì osservata e si voltò verso di me.
    “Ciaooooo...ti stavo aspettando!”
    “Mhhhh, mi aspettavi?!”
    “Si!”
    Mi stesi accanto a lei, accarezzai i suoi capelli “tu mi incanti...”
    “Sta succedendo davvero a noi?”
    “Si piccola mia, anche se sembra un sogno sta accadendo davvero!”
    “Sono felice...”
    “Lo sei davvero?”
    “Si, anche se...”
    “Cosa?”
    “Sono un po' preoccupata per mio padre.”
    “Mi sembrava felice.”
    “Lo è Michael, ma l'ho visto così stanco...”
    “Non ti preoccupare, tua madre saprà farlo tornare in carreggiata!”
    “Tu credi?”
    “Certo, mi ha detto che gli imporrà una vacanza forzata.”
    “Ti ha detto così? Ma perchè a me non dice mai nulla!”
    “Perchè io riesco ad affascinarla meglio....”
    “Ahhhhhh, capisco, quindi vorresti dire che io sono priva di fascino?!” mi stuzzicava.
    “Non ho detto questo, birichina e lo sai!”
    “Vabbè, volevo proporti una serata un po' diversa, ma pazienza!”
    “Che cosa avevi in mente?”
    “Non te lo dico, hai perso l'attimo....” la baciai e la sua bocca si schiuse al tocco della mia.
    “Non mi convinci....” la baciai di nuovo e le mie mani violarono il suo top.
    “Provaci ancora.....” la mia bocca fu sul suo seno e lei gemette.
    “Michaellll....devi essere ancora un po' più convincente....” sfilai il suo top, le mani precedevano la mia bocca e quella meraviglia, morbida e soda si lasciava plasmare al tocco delle mie dita.
    “Dimmi cosa vuoi....” le chiesi ansimando.
    “Gioca con me...” fu la sua risposta ed era bellissimo sentirselo dire.
    La spogliai, completamente, mi apparve meravigliosa incantata, la mia bellissima fata. La guardai percorrendo ogni millimetro del suo corpo e lei si fece guardare, mentre mi liberava dalla camicia. Le sua mani mi desideravano, i suoi occhi mi desideravano, mi spogliò ed inginocchiato a fianco a quella donna stupenda cominciai il mio gioco.
    La sua mano destra fu la prescelta, la baciai, un dito alla volta facendo mie le sue dita, lentamente con calma, mentre lei mi guardava suadente ed emetteva dei piccoli gemiti.
    “Mi piace....”
    Ed io continuai, percorsi il suo polso e tutto il braccio donandole baci, mille baci, uno dietro l'altro, sempre più caldi. Sentivo la mia eccitazione crescere e quasi urlai quando la sua mano mi raggiunse e mi strinse, dolce e delicata, inaspettata come una folata di vento.
    “Ohhhhh....Elle!” esclamai, “fermati!”
    “Non posso....” si morse il labbro inferiore ed io non resistetti, crollai al suo fianco, la sua mano stretta a me, il suo corpo che mi si donava splendido. La mia mano lo percorse, le mie labbra si fusero alle sue e scesi e trovai un piccolo spiraglio per passare, il mio dito fu accolto in lei. Riconobbi, il suo caldo e conosciuto piacere, lo sentii alzarsi, intensificarsi ed ogni tocco su di me era una stretta del suo corpo sul mio dito. Adoravo sentirla godere delle mie lusinghe, adoravo i suoi gemiti che si confondevano con i miei.
    “Così mi fai impazzire....” sussurrai alle sue labbra.
    “Continua Michael....non ti fermare....”
    Non mi fermai la sentii gemere di piacere, il suo bacino si offriva a me così la guardai e capii esattamente ciò che voleva ed era la stessa cosa che volevo io.
    Salì su di me, perfetta
    “Michael ti voglio....adesso!”
    E senza indugi, scese su di me la sua bocca mi coccolò soave e dolce, la sua lingua giocava con il mio sesso eccitandomi tremendamente.
    “Vieni quiiii.....fai l'amore con me!”
    La sua bocca raggiunse la mia, mi prese e io scivolai in lei.
    Si muoveva, lenta, la mia bella odalisca. Le mie mani furono sui suoi seni, li accarezzavo scendevo sulla sua vita, l'accompagnavo in quel movimento bellissimo e perfetto. Il mio cuore pulsava così forte che credetti stesse per esplodere di gioia.
    “Piccolaaaaaa.....”
    Lei si fermò un momento, mi guardò lessi ogni vibrazione del suo sguardo, ogni piacere ed ogni desiderio e fu un attimo, si lanciò nella sua cavalcata finale, passionale, sfrontata, prepotente, alla disperata ricerca del piacere, pronta a fondersi con me a sciogliersi in ogni mio respiro.
    “Michaellll....Michaelllll....Michaellllll......” il nostro orgasmo fu bellissimo, scandito dal battito dei nostri cuori, occhi negli occhi, le mani strette, i corpi percorsi da brividi ed ogni pensiero libero di librarsi nella stanza. I nostri bambini avrebbero saputo quanto ci amavamo ed io l'amavo ogni giorno di più.
    La tenni stretta a me, accarezzai il suo ventre, dono preziosissimo di vita, mi chinai su di esso e cantai una ninna nanna.

    Mi addormentai tra le braccia del mio amore che cantava, felice e serena come non ero mai stata in vita mia. Mi svegliai molto tardi la mattina successiva, cercai Michael ma non era a letto con me, così mi voltai mugugnando, un po' delusa. Trovai un biglietto sul suo cuscino “Buon giorno Principessa, mi spiace non essere con te, ma tornerò presto. C'è stato un piccolo imprevisto e Teddy mi ha chiamato, sono nel suo studio in città. Farò presto, promesso! Questa notte è stato meraviglioso....ti amo tantissimo! Michael”
    Così mi alzai un po' triste per non aver ricevuto il mio bacio, ma comunque contenta, quella sera saremmo partiti per chissà dove, quindi la mia giornata sarebbe volata. Passai ancora nuda di fronte all'enorme specchio del bagno e mi fermai, mi guardai, il mio corpo diceva mille cose in quel periodo, la mia pancia che iniziava a vedersi mi dava un senso di pace che non sarei mai riuscita a descrivere. Restai li davanti ad accarezzarla per non so quanto tempo, sognando i loro volti, chiedendomi come sarebbero stati, domandandomi quali sarebbero stati i loro nomi. Immaginai Michael che li teneva tra le braccia entrambi, che sorrideva loro, che cantava per loro e mi venne da piangere.

    “Liz, non lo so se questo le piacerebbe!” esclamai alla mia amica che mi stava consigliando il gioiello perfetto da regalare ad Elle.
    “Ma perchè no, è meraviglioso, guarda!” e se lo infilò al dito.
    “E' stupendo, certamente, ma....non lo so, per Elle vorrei qualcosa di un po' più come lei....”
    Francois, il gioielliere ci osservava discutere senza dire nulla, ma sul suo volto intravedevo i primi sintomi di insofferenza.
    “Michael, devi deciderti, accidenti!”
    “Liz, non lo so...”
    “Scusate se mi intrometto” intervenne Francois “credo di aver capito che cosa vorrebbe il Signor Jackson, vado a prenderlo, va bene?”
    “Va bene...” dissi rivolgendomi a lui.
    “Michael, sei tremendo, ci sono un milione di anelli bellissimi qui e tu...non riesci a deciderti? Io ne avrei già comprati almeno cinque!” sorrise benevola.
    “Lo so, ma questo anello deve essere qualcosa di speciale, voglio che sia perfetto!”
    “Tu vuoi sempre che sia tutto perfetto!” mi prese in giro.
    “Specialmente se riguarda lei...”
    “Sono così felice di vederti così sereno.”
    L'abbracciai stretta mentre Francois ritornava con una scatolina in mano, l'aprì ed apparve l'anello perfetto per lei, un unico anello con tre fasce incrociate, i diamanti nel esaltavano la bellezza era perfetto per Elle.
    “Magnifico, perfetto! Va bene questo!” sorrisi.
    “Michaellll, stupendoooo, Bhet sarà felicissima!”
    “Lo spero con tutto il cuore.”
    “Lo sarà non temere...”
    Mentre aspettavo che mi preparassero il pacchetto il mio cellulare vibrò, sul display una bustina e il suo nome. Lo lessi “Amoreeeee, dove sei? Mi manchi, faccio un bagno in piscina con i bambini...torna presto, avrò bisogno di qualcuno che mi asciughi!”
    “Piccola peste!” sussurrai.
    “Con chi ce l'hai?” mi chiese Liz.
    “Con Elle, mi manda certi messaggi....mi manderà al manicomio!”
    “Devo dedurre che...continuate a divertirvi...”
    “Lizzzzzzz!”
    “Cosa c'è?! Devi smetterla di essere così imbarazzato!”
    “Non ci posso fare nulla...”
    “Insomma è tua moglie, è normale!”
    “Si, credo di si!”
    “Tu non hai idea di che cosa combinavo con Richard!” si riferiva al suo grande amore, Liz era stata sposata molte volte, ma io avevo sempre creduto che lui fosse stato il suo unico amore.
    “Non lo voglio sapereeeeee!”
    “Va bene, allora lo racconterò a Bhet, così se dovesse avere dei problemi di fantasia...”
    “Non ha nessun problema di fantasia!” sorrisi imbarazzato, quella frase mi era scappata così.
    “Bene, ne sono contenta...ma sai qualche suggerimento, fa sempre bene!”
    “Ecco il pacchetto!” Francois me lo porse ed io lo nascosi nella tasca della mia giacca.
    “Andiamo Liz e non voglio nessun suggerimento!”
    Durante il viaggio, chiacchierai con la mia amica che tentava di imbarazzarmi sempre di più, “sei sicuro che non hai bisogno di suggerimenti?”
    “Ma che ti prende oggi?”
    “Nulla, mi va di scherzare con te e ci riesco benissimo!” scoppio nella sua splendida risata.
    “Sei tremenda, ma deve essere un problema di nome!”
    “Spiritoso, ti lamenti tanto, ma tanto lo so che ci ami!”
    “Vi amo da morire, entrambe!” le diedi un bacio sulla guancia e le strinsi la mano.
    “Ti amiamo anche noi, lo sai vero?”
    “Non lo dimentico mai!” restai ancora un po' con lei e appena riaccompagnata a casa, dopo averla salutata decisi di rispondere al messaggio.
    “Spero che tu sia ancora in piscina, non vedo l'ora di asciugarti! Sto arrivando!”
    Poco dopo ricevetti la risposta “Troppo tardi....”
    Non resistetti e risposi “Ributtati subito in piscina!”
    E lei non esitò “Scordatelo!”
    Immaginavo il suo viso, mi veniva da ridere, ma l'avrei visto entro due minuti, la macchina percorreva il vialetto.
    “Robert, scusa, puoi nascondere questa scatolina?” gliela porsi prima di dirigermi verso la piscina.
    “Certo Signore, sarà un piacere!”
    “Grazie!”
    “Di nulla, le confermo che partiremo alle cinque, prima porteremo i bambini da sua madre e poi diretti all'aeroporto.”
    “Perfetto, allora devo sbrigarmi a recuperare mia moglie in piscina!” sorrisi, gli diedi un pacca sulla spalla e passando per il giardino raggiunsi la mia rumorosa truppa.
    La vidi nuotare assieme ai bambini, giocavano a palla e ridevano, era bellissimo vederli così e lei mi aveva mentito!
    “Meno male che non eri più in piscina!” esordii avvicinandomi al bordo.
    “Non rispondevi...dovevo vendicarmi!” nuotò verso il bordo e io mi chinai a darle un bacio.
    “Dispettosa!”
    “Papàààà, vieni a giocare con noi!” esclamarono i bambini.
    “Da quanto siete a mollo?”
    “Dai Michael, fai il bravo non farli uscire!” rispose lei per loro.
    “Fammi vedere le mani, tu!” lei me le porse, erano viola.
    “Uscite fuori!”
    “Daiiiii Michael, sei peggio di mia madre!”
    La guardai e basta e lei aggiunse “ok, ok, ok.....papà!” e mi fece la lingua, poi non so come convinse i ragazzi ad uscire ed io mi occupai di asciugarli tutti e tre, strofinandoli con enormi teli di spugna che li facevano sembrare dei piccoli super eroi con degli enormi mantelli. Si misero a giocare sul prato sotto gli ombrelloni ed io finalmente ebbi il tempo di occuparmi di lei.
    “Alla fine non sono riuscito ad asciugarti...”
    “Eri impegnato a fare il papà, va benissimo così!”
    Ci stendemmo assieme su una sceslong, le si appoggiò come suo solito sul mio petto ed io la cinsi con le mie braccia da dietro ed accarezzai la sua pancia.
    “Ti piace il mio pancino?”
    “Lo adoro!”
    “Piace anche a me...questa mattina....” si interruppe.
    “Questa mattina cosa?”
    “No, dai è una cosa stupida!”
    “Dimmelo, dai...” le sussurrai all'orecchio.
    “Sono rimasta a guardarmi davanti allo specchio, ho accarezzato la mia pancia e ho immaginato come sarebbe stata la nostra vita.”
    “Ohhhh, tesoro, non è una cosa stupida è dolce.”
    “Secondo te saranno maschi o femmine? Oppure un maschio e una femmina?”
    Sorrisi “non ne ho idea, ma saranno bellissimi, lo so!”
    “Michael, sarò brava? Sarò capace a fare la mamma?”
    “Sei già capace...”
    “Ma con loro è facile, sono grandi, loro saranno piccoli e se io non fossi capace? Se non lo so, se non capissi di cosa hanno bisogno?”
    “Lo capirai vedrai, capirai ogni cosa di loro, ti verrà spontaneo!”
    “Davvero?”
    “Certo, non ti preoccupare!”
    Guardavamo i bambini giocare, era davvero bello e sapevo che durante quella vacanza mi sarebbero mancati molto.
    “A cosa pensi?” la guardai mentre osservava i nostri tre diavoletti giocare.
    “Penso che mi mancheranno tantissimo!”
    “Anche a me!”
    “Portiamoli con noi!”
    “Non possiamo lo sai, hanno la scuola e poi saranno felici di stare dalla nonna con i loro cugini.”
    “Si faranno viziare!” sorrise.
    “Da morire!”

    “AHHHHHHHHHHHHHHHHH!” era Blanket che urlava, ci eravamo distratti un secondo, ma che cosa era successo?
    Elle era scattata in piedi, correndo verso di lui ed io dietro di lei, come un fulmine.
    La vidi chinarsi, mentre gli altri due cercavano di consolare il fratellino.

    “Che c'è tesoro, che hai?”
    Lui singhiozzava e lei cercava, tenendolo tra le braccia di calmarlo “si è tagliato!” esclamò Prince.
    Io mi sedetti a terra accanto a loro e la guardai, era perfetta, una mamma perfetta.
    “Fammi vedere Blanky.” gli disse dolcissima.
    Lui aprì la manina e il suo dito indice sanguinava, si era tagliato, non era nulla di grave, ma immaginai che si fosse spaventato nel vedere il sangue.
    “Noooo, topolino, non è successo niente!” prese un po' d'acqua da un bottiglia che era posata a terra e gli sciacquò la mano.
    Lui non diceva nulla e si lasciava coccolare
    “guarda Blanket!” gli dissi io, la ferita ormai pulita si mostrava nella sua piccolezza.
    “Hai visto? Non è successo nulla!” sorrisi.
    Lei gli diede tanti bacini e lui smise di piangere, poi mi guardò e disse “io e Blanket andiamo a disinfettarci e a mettere un bellissimo cerotto con gli animaletti!” sorrise e lui con lei.
    La guardai mentre si alzava con il mio piccolo ometto in braccio, la sua testa sporgeva dalla spalla di Elle e lo vidi ridere, di certo lei gli stava dicendo qualcosa di buffo.
    Restai ancora un po' con Prince e Paris e poi dissi loro di andare a prepararsi, due ore dopo li avremmo accompagnati da mia madre.
    “Papà...” mi chiamò Prince.
    “Dimmi!”
    “Mi piace tanto che Elle sia la nostra mamma!” sorrise, lo disse così semplicemente e poi si voltò ed andò a cambiarsi inseguendo sua sorella e ridendo con lei.
    Ero davvero fortunato, pensai, e li raggiunsi.

    Quando arrivai in camera sua, Blanket era seduto sul letto il dito tenuto dritto e lei che gli soffiava sopra per non fargli sentire il bruciore del disinfettante. Era una cosa che faceva sempre anche mia madre, quando qualcuno di noi cadeva e si faceva male, e mi fece tenerezza vedere lei che lo faceva con lui.
    “Come va qui?”
    “Guarda Blanky è arrivato papà!”
    Lui si girò verso di me e allargò le sue braccine, così andai a stringerlo, lo misi sulle mie ginocchia e aiutai in quella delicatissima operazione.
    “Tieni su il dito!” gli disse lei.
    “Bravissimo!” aggiunsi io.
    “Brucia....” mugugnò lui.
    “Ma nooo, ora passa! Guarda hai i cerottini sulle dita come papà durante i concerti!” quella frase di lei lo fece ridere tanto, così lei proseguì “ne mettiamo qualcuno anche nelle altre dita?”
    “SIIIIIII, come papà!”
    Così gli incerottammo con quei buffi cerotti colorati un dito si e uno no e lui si dimenticò di cosa fosse successo.
    “Ti piace così?” gli chiesi.
    “Si, anche tu papà!” e quella fu la sua richiesta, che più che una richiesta era un ordine ed Elle non migliorò la situazione “siiiiii, mettiamo i cerotti anche a papà!”
    Io la guardai divertito “Okkkkk....”
    “A me le mani!” esclamò.
    Così gliele porsi e lei me li mise, mi riportò in dietro nel tempo, ne era passato davvero moltissimo da quando quella procedura faceva parte della mia normalità. Una piccola fitta allo stomaco mi colse alla sprovvista, mi mancava, era tanto tempo che non mi capitava, ma passò subito quando incrociai gli occhi di lei e l'unica voglia che ebbi fu quella della mia famiglia.
    “Finito, anche papà è sistemato!” esclamò.
    “Sto proprio bene, che ne dici Blanket?”
    “Si, bene!”
    “Che entusiasmo piccolino!” lui sorrise e scalpitò un po'.
    “Posso andare a prendere un gelato?”
    “Si, vai a chiamare i tuoi fratelli e fatevelo dare da Dolores, ok?”
    “Va beneeeeee!” scese come un lampo dalle mie gambe e sparì nel corridoio.

    “Sei stata fantastica!”
    “Ma figurati non ho fatto nulla!”
    “Vedi, non te ne rendi nemmeno conto, ma sei una mamma fantastica!”
    “Smettila di prendermi in giro!” arrossì un po'.
    L'aiutai ad alzarsi dal pavimento “non ti prendo in giro...”
    “Lo fai continuamente!”
    “Ogni tanto, ma non questa volta...” la baciai, le mie mani sfiorarono il suo collo e mi persi come sempre nei suoi profumi dolci e speziati.
    “Andiamo a prepararci anche noi?” mi chiese.
    “Sono le tre abbiamo tempo...”
    “E che cosa vorresti fare in questo tempo?”
    “Tu hai qualche suggerimento?”
    “Non saprei, potremmo....”
    “Potremmo?” la baciai sul collo.
    “Potremmo....mangiare un gelato!” sorrise.
    “Riprovaci...” la baciai sulle labbra mordendole.
    “Potremmo....fare una doccia!” maliziosa.
    “Ritenta...ma ti stai avvicinando...”
    “Potremmo....stenderci un po' sul letto e farci qualche coccola...”
    “Devi essere più precisa...” le mie mani si infilarono sotto il suo accappatoio.
    “Facciamo l'amore....”
    La presi in braccio e la portai in camera nostra e chiusi a chiave la porta, avevo imparato.
    Già avevo imparato, ma tutte le mie premure non fermarono i ragazzi e così, lei mi disse che avremmo avuto così tanto tempo per noi e che sarebbe stato bello passare quelle due ultime ore prima della partenza con loro e io fui d'accordo. Giocammo con i nostri bambini, già erano i nostri bambini e mi piaceva.

    Sul volo che ci portava dove le avevo chiesto di sposarla e dove ci eravamo sposati ripensavo alla mia vita a quante cose erano accadute a quante cose erano cambiate. Quando ero piccolo non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe stata così, vivevamo in quella piccola casa, in quella città piena di acciaierie, una città che non ebbi mai l'occasione di conoscere veramente. Ripensai al duro lavoro al percorso che avevo fatto assieme ai miei fratelli, alle lacrime, al rapporto strano con mio padre, un rapporto che non era mai esistito veramente. Poi nella mia mente apparve Lisa, era stata una parte importante della mia vita, la donna con cui avevo immaginato il mio futuro e poi Debbie, la donna che mi aveva donato Prince e Paris, ma che non avevo mai veramente amato. Una donna che mi aveva colpito per la sua generosità nell'offrirsi a me per quel nobile scopo, darmi una famiglia, ma mi resi conto troppo tardi che forse ciò che voleva era molto diverso, ma non mi importava, io avevo i miei bambini. Ripensai a quella ragazza, che era la mamma di Blanket, quella ragazza che non avevo mai realmente conosciuto, ma che mi aveva dato il mio meraviglioso cucciolo ed era sparita esattamente come era arrivata.
    Strinsi la mano di Elle, lo feci per sentirne concretamente la presenza, per eliminare ogni dubbio che fosse il parto della mia fantasia, ma che fosse davvero li con me, vicina. Dormiva, sembrava così serena ed io ne fui così felice, sarebbe stata una vacanza bellissima.
    Cercai di immaginarla con i nostri figli tra le braccia, la vidi accarezzarli con gli occhi lucidi e felici e quell'espressione che concedeva solo a poche, pochissime persone, tra cui c'ero anche io. Un'espressione rara e preziosa che tenevo nel mio cuore, stretta come una cosa splendida che non avrei mai voluto dimenticare ed era la medesima espressione che vedevo negli occhi di mi madre ogni qual volta mi capitava di cadere tra le sue braccia. L'espressione dell'amore. Mia madre, era stata lei l'artefice, la creatrice unica di ciò che ero diventato e nonostante fossi riuscito a deluderla molte volte quella espressione non era mai mutata. Sapevo di averla fatta soffrire molto, le pillole, la disintossicazione, i processi, mia madre non si meritava tutto quello, eppure non ero stato in grado di proteggerla, ma lei non me l'aveva mai fatto pesare, mi era stata vicina silenziosa, proteggendomi sempre e difendendomi come una leonessa difende i suoi cuccioli.
    “A che pensi?” biascicò appena sveglia.
    “Ciao!” le sorrisi.
    “Stavo pensando a te, a noi...”
    “E poi?”
    “Strega, ma come ci riesci?!”
    “Ti conosco troppo bene!”
    “Pensavo a tante cose e tu hai dormito bene?”
    “Non cambiare discorso!”
    “Non cambio discorso!”
    “Si che lo fai, non vorrai mica avere dei segreti con me!”
    “Nessun segreto!” le feci l'occhiolino e fui salvato dalla voce del pilota che ci avvisava che stavamo per atterrare.
    Quando Elle aveva saputo dove stavamo andando si era messa a saltare nel corridoio dell'aereo, destando la curiosità delle hostess, pensai che stessero pensando “è strano lui, quindi anche lei...”, ma noi non eravamo strani anzi, sembravamo molto più normali di tante altre persone, ma pareva che nessuno se ne accorgesse.
    Quando atterrammo le nostre narici si riempirono del profumo del mare, mi fece battere forte il cuore, i ricordi colmarono la mia mente di dolcezza.
    “Tesoro, siamo arrivati!” esclamò felice.
    “Si è bellissimo sentire questi profumi, mi fanno tornare in mente tante cose.”
    “Sai che cosa mi è venuto in mente? Quando mi hai chiesto di sposarti, la nostra notte speciale, il mare...”
    “Vorrà dire che te lo dovrò chiedere di nuovo!”
    “Ma come ci siamo già sposati due volte, vogliamo fare tre?”
    “Con te lo farei un milione di volte!”
    “Mi piaceeeeee, si si mi piace tanto!”
    Un'ora più tardi eravamo nella nostra casa, quanti ricordi era bellissimo essere di nuovo li, Robert aveva fatto in modo che tutto fosse pronto per il nostro arrivo e così, anche se era buio accendemmo qualche candela e ci sedemmo sulla terrazza a guardare verso l'orizzonte godendoci il profumo e il rumore del mare. Ci addormentammo.

    “Mhhhhhhh....” mugugnai, tutta un po' rotta per l'assurda posizione in cui mi ero addormentata.
    “Tutto bene tesoro?” sentii rispondere alla mia lamentela.
    “Ciaooo...” mi voltai verso di lui.
    “Ci siamo addormentati!” sorrise.
    “Lo vedo...mi sento tutta rotta!”
    “Che dici ci alziamo?”
    “Mi ci vorrebbe un argano per alzarmi!”
    Si alzò e mi porse la mano “vieni ti faccio io da argano!” così mi feci sollevare come un sacco di patate.
    “Ufffaaaaaaaaaaa, sarò un disastro!” mi lamentai.
    Lui mi scompigliò i capelli “sei splendida!”
    Gli presi la mano “sei un adorabile bugiardo!”
    “Io non mento mai!” mi fermò sulla soglia tra il terrazzo e la nostra camera e mi baciò “ricordalo, non mento mai!”
    “Lo terrò a mente!” sorrisi.
    “Brava, colazione?”
    “Si, il tempo di una doccia e sono pronta...”
    “Facciamo così, mentre tu fai la doccia, io preparo la colazione!”
    “Facciamo che mi fai compagnia sotto la doccia e poi prepariamo la colazione?”
    “Mi stai tentando....”
    “Voglio tentarti!”
    Mi avvicinai a lui, la sua camicia sbottonata e la maglietta bianca erano il mio obiettivo, ma venni fermata “no, no, no.....fila sotto la doccia!”
    “Ma come....e chi fermerà i miei ormoni?!”
    “Si fermeranno da soli, fai la brava....” non gli piacevo più, quello fu il primo pensiero che passò nella mia testa.
    Abbassai lo sguardo “non ti piaccio più? E perchè sto cambiando? E perchè....”
    Il suo dito fu sulle mie labbra “shhhh, ma cosa dici, io ti desidero ogni minuto della mia vita!”
    “E allora perchè non ti fai tentare?”
    “Perchè...ubbidisco agli ordini del dottor Ford, mi ha fatto promettere che ti avrei fatto fare delle belle colazioni, lunghe passeggiate e quindi eseguo solo gli ordini!”
    “Ma tua moglie ha bisogno di te adesso....” cercai di sedurlo, lo abbracciai facendo passare le mie mani sotto la sua maglietta.
    “Mia moglie avrà tutte le attenzioni...”
    “Le voglio adesso le tue attenzioni!” lo accarezzavo, suadente cercando le sue labbra che si dischiudevano al tocco delle mie.
    “Sei tremenda.....”
    “Spogliami....è un ordine....”
    Lui mi baciò ma non accennò a spogliarmi “non cederò....”
    Le miei mani si impossessarono anche dei suoi pantaloni, nel disperato tentativo di slacciare quella maledettissima cintura.
    “Crudele....”
    “Fammi andare....” un ultimo bacio e si sciolse dal mio abbraccio “vai a fare la doccia, ti voglio in forma, oggi ho tante idee per noi!”
    Mi rivolsi a lui mentre stava uscendo dalla camera “sono molto arrabbiata!” dissi con poca convinzione.
    “Ti amo anche io tesoro!” esclamò lui.
    “Ehi!” lo seguii sulla soglia e lo vidi scendere di sotto, si voltò “chi sei tu? Ridammi mio marito! E poi da quando fai così?!”
    “Ho avuto una splendida maestra....” sorrise.
    “Ufffff!” sbuffai.
    E così fu per tutto il giorno, già perchè sembrava che Michael si divertisse un mondo a stuzzicarmi, si concedeva alle mie coccole per poi sfuggire dalle mie dita, ma nonostante all'inizio ci fossi rimasta male, presto compresi che si trattava di un gioco.
    Il nostro gioco si fece pericoloso quando nel tardo pomeriggio ci infilammo in piscina, i nostri corpi scivolavano uno sull'altro, non era solo più una questione di attrazione o d'amore, si respirava desiderio, puro desiderio in quella piscina. Quella volta fui io a scappare, dopo tutto il giorno di quella dolce tortura non resistetti alla vendetta facendomi forza scansai le sue labbra che mi cercavano bagnate.
    “Dove scappi?” fece quello sguardo che ben conoscevo.
    “Mi vendico....”
    “Sei terribile, tremenda....ma non potrei più farne a meno....”
    “Bene!” gli dissi posando il mio dito e facendolo scorrere sulle sue labbra “vado ad asciugarmi....” ed uscii di scena come un'attrice navigata, ostentando i miei passi sui gradini, fermandomi, voltandomi e guardandolo ancora una volta.
    “Questo è sleale!”
    “Non lo è affatto!” gli mandai un bacio con la mano e mi avvolsi nel telo che avevo lasciato abbandonato su una sdraio.
    Lui uscì subito dopo di me e io assaporai tutta la scena da quella posizione privilegiata, l'acqua scendeva lentamente sul suo corpo, percorreva i suoi muscoli, era di una bellezza da togliere il fiato e quel costume nero che indossava, non lasciava molto spazio all'immaginazione.
    “Che cosa guardi?” disse ridendo.
    “Guardo te!” arrossii.
    “Non stavi guardando me....ma una parte di me!”
    “Non è vero!” mentii “stavo guardando te, tutto intero!”
    “Davvero strano....mi è proprio sembrato che tu stessi guardando....”
    Lo interruppi “ok, ok, mi hai beccata stavo guardando il tuo costume!”
    Si stese accanto a me, “mi piace quando mi guardi in quel modo”
    “Ti piace?”
    “Mi piace moltissimo è molto sexy...” la sua lingua passò sulle sue labbra.
    Voleva giocare ancora, così contorcendomi no poco sciolsi il pezzo di sopra del mio costume e senza scostare il telo dal mio corpo lo feci volare nella sua direzione. Purtroppo non sentii il rumore che mi sarei aspettata, semplicemente perchè il mio reggiseno non cadde mai a terra, ma finì direttamente in faccia a Robert che stava venendo verso di noi.
    Michael scoppio in una fragorosa risata e tra le lacrime disse “sei un disastro!” e continuò a contorcersi dal ridere.
    Io diventai letteralmente viola mentre Robert gentilmente mi porgeva il costume volante “credo che sia suo Bhet!” sorrise.
    “Si si è suo.....” aggiunse tra le risate Michael.
    “Smettila di ridere!” ma più gli dicevo così più la sua ilarità aumentava e Robert si unì a lui “siete proprio carini, tutti e due!” esclamai.
    “Dai tesoro, avresti dovuto vedere la tua faccia!” poi rivolgendosi a Robert “è tutto ok?”
    “Si volevo dirle che è tutto a posto!”
    “Perfetto!”
    “Di cosa parlate?”
    “Di nulla, di una gita che pensavo di fare domani, sempre che a te vada.”
    “Molto volentieri!”
    “Benissimo, ma dovrai promettermi che terrai tutti i pezzi del tuo costume al loro posto!”
    “Sei proprio divertente!” e poi rivolgendomi a Robert “digli qualcosa Robert, per favore!”
    “Bhet, non posso dirgli nulla è stata una scena troppo divertente!” e risero di nuovo.
    “Ok!” mi alzai “vado ad asciugarmi è meglio o voi due mi prenderete in giro in eterno!”
    “Ti raggiungo tra un attimo!”
    Li lasciai li, veniva da ridere anche a me, ero veramente un disastro qualche volta.

    “Robert, allora tutto pronto per questa sera?”
    “Assolutamente, la tenda è allestita sulla spiaggia, leggermente nascosta al fondo dell'insenatura, fino a quando non ci sarete di fronte non la vedrete.”
    “Le piacerà, ne sono certo!”
    “Signore a quale donna non piacerebbero tutte queste coccole?!”
    “Io vorrei fare molto di più.....”
    “Io non ho mai visto la signora così felice ed anche lei.”
    “Dici davvero?”
    “Certo, siete radiosi ed è un piacere, dopo tutto quello che avete passato...”
    “Tutto alle spalle Robert, mai più errori!”
    “Ora vada da lei, la starà aspettando.”
    “Grazie!” gli sorrisi.
    Mi incamminai verso la nostra camera, sentii il rumore della doccia, mi misi sulla porta e la guardai la pancia si faceva ogni giorno più tesa. Immersa nella nebbia, la osservavo accarezzarsi quella parte del suo corpo con estrema dolcezza, indovinai che stesse ridendo mentre si accarezzava e poi la sentii parlare. Inizialmente pensai che mi avesse visto e che stesse parlando con me, ma il tono era molto diverso da quello che rivolgeva a me, dolce come il miele. Confuse tra il rumore dell'acqua che scorreva sentii le sue parole “ciao piccolini, come state? Oggi sono molto felice, lo sapete? Si, sono sicura che lo sappiate, voi sentite tutto. Il vostro papà è meraviglioso, non vedo l'ora che conosciate il suo sorriso, vi farà ridere e sognare. La sua voce vi culla tutte le notti e so che dormite molto bene quando lui canta per voi, ha una voce bellissima vero?! Lui è molto famoso, ma per me è solo il mio Michael e per voi il vostro papà, quindi non dovrete preoccuparvi di quando ci saranno tante persone attorno a noi, non dovrete preoccuparvi perchè noi saremo sempre con voi. Non vedo l'ora che conosciate i vostri fratelli, avete tre fratelli, sono deliziosi e so che vi voglio già molto bene. Ora vado a cercare il vostro papà, credo che stia ancora ridendo di me con Robert, spero di essere una brava mamma per voi e di non combinare troppi pasticci!” si baciò la mano e posò quel bacio sulla sua pancia. Non avrei mai dimenticato quel suo dialogo con loro, “per me è solo il mio Michael e per voi il vostro papà” era qualcosa di bellissimo, finalmente io ero libero di essere me stesso, lo ero con lei, con i tre angeli che ci aspettavano a casa e con quelle due belle creature che crescevano in lei. Io ero Michael, mi piaceva esserlo.
    Le andai in contro porgendole l'accappatoio, l'aiutai ad infilarlo e la baciai senza dire nulla.
    “Tu sei meravigliosa, tu....” le lacrime salirono ai miei occhi.
    “Che c'è?”
    “Nulla, sono solo felice!”
    Si avvicinò e posò di nuovo le sue labbra calde sulle mie, sentii la sua lingua fresca cercare e trovare la mia, si unirono e ci amammo, lentamente al caldo di quella stanza, nascosti agli occhi del mondo conservando la nostra umanità scendemmo dalle stelle, rinascemmo nella terra come germogli che sbocciano al calore del sole. Il suo corpo mi si offrì e il mio tradendo la sua eccitazione la convinse ad essere spudorata e sensuale. Sfilò il mio costume, lo fece cadere a terra, e mi abbracciò semplicemente assaporando il contatto con la mia pelle. Piccoli morsi, la lasciai sfamarsi di me ed io lo feci con lei. Le carezze si susseguivano in un intenso crescendo di emozioni, le nostre mani si unirono, adoravo quel nostro modo di fare l'amore, come la prima volta, ma sempre semplicemente nuovo e intenso. Avrei passato la vita a fare l'amore con lei.
    Il pavimento del bagno freddo ci fece rabbrividire, ma fu solo un istante, i nostri corpi si unirono. Scivolavo, fluttuavo, volavo in lei.
    “Elle...” mi morsi il labbro.
    Carezze e baci, si confusero ai nostri gemiti sempre più forti. Sentivo crescere il suo piacere più intenso e il mio con il suo.
    “Amamiiii....amamiiiii....adesso, Michaelllll!” urlò il mio nome come una preghiera e fui più forte, appassionato.
    “Si piccolaaaaaa....”
    Fui invaso da lei e la invasi con tutto me stesso, cuore, anima, respiro, battito, suono, colore, eravamo di nuovo una cosa sola, nuova, magnifica, splendente.
    Non sentivo più il pavimento freddo, ma solo il calore del corpo di Elle, i suoi occhi brillavano di un verde intenso, in quelle profondità vidi i miei occhi, gli occhi di uomo che non avevo ancora conosciuto ma che lei mi aveva fatto conoscere, quell'uomo ero io. Mi vidi di nuovo come mi vedeva lei, come nel quadro che mi aveva regalato e capii che dono immenso mi aveva fatto, un dono che non sapevo se sarei stato mai in grado di ricambiare.
    Le accarezzai il viso
    “tu mi hai reso migliore...” sorrisi.
    “Non ho fatto nulla, sei sempre stato così!”
    “Tu mi hai cambiato e mi piace questo cambiamento.”
    “Avevi solo bisogno di qualcuno che ti facesse vedere come sei, il resto lo hai fatto da solo!”
    “Sei splendida!”
    “Smettila di lusingarmi o mi monterò la testa!”
    “Ah siiiii, birichina!” accennai a farle il solletico.
    “Non ci provare....”
    “Ok, ok, niente solletico. Senti ho pensato di portarti a cena fuori, che ne dici di prepararti?”
    “Dove mi porti?”
    “Un posto speciale, vedrai!”
    “Spero solo che non ci siano mille paparazzi!”
    “Non ci saranno, te lo prometto!”
    Ci alzammo chiacchierando della nostra serata, ci rifacemmo la doccia, questa volta assieme, ma fu una cosa casta, dolcissima e molto tenera, anche se il suo corpo aveva su di me sempre inesorabilmente lo stesso effetto!
    “Mi piace quello che vedo Michaelllll!” disse impertinente.
    “E' colpa tua!”
    “Hai bisogno di una mano?”
    “No, tesoro mio, ora esci da qui. La doccia fredda farà il suo dovere....”
    “Ma perchè sprecare così tanta acqua quando io, potrei....”
    “Esci!” mi baciò, un bacio devastante che non aiutò per nulla a tenere sotto controllo il mio corpo ormai completamente perso.
    “Vattene!” ma sembrava così divertita da quella situazione, le sue labbra scesero, sul mio petto per finire sul mio sesso teso, le sue labbra lo avvolsero, la sua lingua giocò con lui e io mi aggrappai al muro tentando di non precipitare a terra.
    “Fermati, fermati....”
    “Non ci penso nemmeno!” disse in un gemito.
    La lasciai fare inerme di fronte a tutto quel piacere, incantato, fremente.

    “Piccolaaaaa....cosììììì, cosìììì.....”
    Mi accarezzava, la sua mano, le sue labbra, “ahhhhhhhhh......Elle....Elleeeeee.......”
    E fui suo, suo per quell'attimo che fu l'eternità, suo per sempre.
    Crollai al fondo della doccia e lei con me, mi accarezzava
    “non è meglio di una doccia fredda?”
    “Non c'è paragone!”
    La tenni stretta, l'acqua scivolava sulle nostre teste, mi sciolsi in lei e tra le trame dei nostri sogni vidi il nostro futuro e mi apparve perfetto.

    “Tieni gli occhi chiusi!” le intimai.
    “Ma dove stiamo andando?”
    “Non fare domande!”
    Eravamo quasi arrivati alla fine della terrazza, quando le dissi “fermati!” mi chinai e le sfilai i sandali che aveva indossato sotto un bellissimo vestitino bianco.
    “Che stai facendo?”
    “Tieni gli occhi chiusiiii, ti sto sfilando i sandali!” sorrisi, ma lei non mi vide.
    “Sempre più strana questa serata, dove dobbiamo andare scalzi?”
    “Zitta, zitta, zitta!”
    “Uffa, ma mi sgridi sempre....”
    “Non ti sgrido sempre...e lo sai bene!”
    Mentre la tenevo per mano, con l'altra mano toccavo la scatolina dentro la tasca della mia giacca, non vedevo l'ora di darle quel dono, speravo che le piacesse e poi adoravo viziarla.
    “Siamo arrivati?” disse con il suo peggior tono della lamentela.
    “Siiiiii, impaziente! Ora puoi aprire gli occhi!”
    “FINAL.....” la sua frase si interruppe nel nulla “o mio Dio, ma è bellissimo!”

    Mi apparve una specie di tenda araba, posta nella parte finale dell'insenatura, nascosta agli occhi di tutti ed anche ai miei fino a pochi istanti prima. Le torce illuminavano il percorso che avremmo dovuto seguire per entrarvi era una meraviglia, Michael era riuscito di nuovo a lasciarmi senza parole.
    Mi voltai verso di lui “è splendido, mi sembra di essere in un sogno!”
    “Tu sei il mio sogno!” mi accarezzò il viso “vogliamo entrare e vedere cosa ci aspetta nel paese delle meraviglie?”
    “Mi darai la mano?”
    Me la porse “andiamo...”
    Entrammo in un tempo che non era il nostro, numerosi cuscini erano posti a terra, le candele brillavano nel buio, un piccolo tavolino basso al centro e sopra di esso una ciotola enorme di cous cous alle verdure, gentile concessione di mio marito che sapeva quanto mi piacesse.
    “Ti piace questo posto?” mi chiese quando ci sedemmo.
    “Lo adoro Michael!”
    “Bene sono molto felice, vorrei che questa serata fosse speciale.”
    “Tutte le serate con te lo sono!”
    Parlammo molto, di noi e di ciò che ci sarebbe piaciuto fare in quelle settimane di vacanza, della mia pancia a Michael era venuta in mente l'idea di fotografarmi in tutte le fasi della sua crescita.
    “Michael, ma daiiiii, mi imbarazza e poi quando sarò una specie di balena non so se mi piacerà essere fotografata!”
    “Tu non sembrerai mai una specie di balena!”
    “Ne sei sicuro?”
    “Certo, sei bellissima, forse sei ancora più bella adesso, non te ne rendi nemmeno conto.”
    “Io lo so che cosa ti piace in tutto questo...cambiamento!”
    “Cosa?!”
    “Non fare il finto tonto....”
    “Dai dimmelo, secondo te cosa mi piace?”
    “Il mio decolté, tu stai diventando matto per il mio decolté!”
    “Impertinente!”
    “Non è così?”
    “Io adoro il tuo decolté....ma.....”
    “Ma?!”
    “Ma la cosa che mi piace di più in questo periodo è il tuo viso, non sei mai stata così bella, sembra che tu sia stata baciata dalla grazia divina, nei tuoi occhi posso vedere la leggerezza e la felicità ed è splendido.”
    “Merito di questi due cuccioli!” mi sfiorai la pancia.
    “Si e della loro mamma....”
    “Mi piace “mamma”, mi piace tantissimo!”
    “Non sai quale emozione sarà quando lo diranno loro per primi, quando faranno i loro primi passi....è qualcosa che non so nemmeno descriverti. Il tempo passa così in fretta.”
    “Voglio godermi ogni istante!”
    “Lo faremo....”
    Michael si voltò un secondo e si allungò a prendere una bottiglia “dobbiamo brindare!” esclamò.
    “Non posso bere, lo sai!”
    “Questo lo puoi bere!” stappò la bottiglia, ma invece del classico rumore del tappo di champagne non ci fu nessun rumore e il liquido che lui versò nei nostri calici era bianco.
    “Latte?!”
    “Si...così non ci sono problemi, no?!”
    “Pensi proprio a tutto!” gli sfiorai la mano.
    “Mi sembra il minimo!”
    Attesi che versasse il latte nel mio bicchiere per fare il nostro brindisi e mi incantai a guardare i suoi occhi che brillavano alla luce delle candele. Brindammo in quello strano modo, ridemmo dei baffi bianchi lasciati dal latte sulle nostre labbra ed io mi feci stringere dalle sue braccia, abbandonandomi ad esse, protetta al sicuro da ogni cosa, dal mondo.
    “Elle, devo dirti una cosa.”
    Il suo tono si fece serio e per un brevissimo istante, temetti che qualcosa potesse incrinare quella nostra serenità.
    “Dimmi...”
    “Dammi la mano...”
    Gli porsi la mia mano destra, lui la baciò “non credi che manchi qualcosa?”
    “No, cosa?”
    “Questo!” tirò fuori una scatolina dalla tasca e me la diede “per te amore mio...”
    “Tu mi vuoi fare piangere...”
    “Io voglio solo e sempre farti ridere, aprilo....”
    Mi apparve un anello semplice e bellissimo “Michael è perfetto!”
    “Quando ho visto questo anello ho subito pensato a te. Ho visto in lui la tua purezza e la tua semplicità, ma anche la tua forza.”
    “Ohhh, Michael, non so che dire....”
    “Non devi dire nulla, i tuoi occhi stanno parlando per te e questo mi basta. Ti amo.”
    Mi allungai verso le sue labbra e le feci miei, un lungo, lunghissimo bacio. Era il bacio di due vecchi amici, di due amanti, di due genitori. Era il primo bacio e l'ultimo di una lunga serie, era unico come l'amore che provavo per lui.
    Restammo abbracciati in quella bellissima tenda a raccontarci segreti che non avevamo mai avuto il coraggio di raccontare a nessun altro.
    “Mi è piaciuto molto quello che hai detto ai nostri bambini sotto la doccia... “lui è solo il mio Michael e solo il vostro papà” perdonami, ho origliato, ma era così bello quello che dicevi.”
    “Sono felice che tu mi abbia ascoltata, a loro parlo sempre di te, anche se so che ti conoscono tramite me, lo sento.”
    “Sono dei bambini fortunati ad avere una mamma come te!”
    “Saranno dei bambini fortunati ad avere te, l'uomo che io amo con il cuore più grande che io conosca. Testardo, spiritoso, geniale, creativo, affettuoso, generoso, divertente. Io ti amo Michael, con tutta me stessa e loro ti ameranno anche di più se è possibile.”
    Fu una notte incantata, magica, la prima di molte altre che ne seguirono, già molte altre che volarono via veloci e quando abbandonammo il nostro paradiso come novelli Adamo ed Eva temetti che il mondo potesse schiacciarci.
    Benché fossimo riusciti a mantenere il segreto per molti, moltissimi giorni, a giugno il nostro segreto venne alla luce, fui immortalata con il mio pancione in giro per Los Angeles, non che me ne importasse molto, ma i giornali furono colmi di insinuazioni. Non ci volevo fare caso, non volevo dare peso a quello che leggevo, anche se a volte alcuni di essi riuscirono a ferirmi. Michael aveva deciso, dopo moltissime mie insistenze di accettare di esibirsi di nuovo, così ci sarebbe stata una serie di concerti dal 2009 fino al 2010, a Londra, inizialmente avrebbero dovuto essere dieci concerti, ma poi a seguito di numerose insistenze si decise per cinquanta esibizioni. La prima il 13 Luglio 2009. Ero un po' preoccupata perchè vedevo Michael un po' agitato e nervoso per questo enorme impegno, ma nello stesso tempo eccitato all'idea di confrontarsi di nuovo con i suoi fans dal vivo.
    Io da parte mia cercavo di non stressarlo ulteriormente con le mie cose, lasciandogli tutto il tempo necessario per il suo lavoro. Doveva decidere un'infinità di cose e avremmo dovuto anche cercare una casa vicino a Londra in modo da non dover fare avanti e indietro, soprattutto perchè avremmo avuto cinque bambini al seguito e quindi la situazione sarebbe stata ingestibile.
    “Tesorooooo!” mi chiamò dallo studio.
    “Ciao!” gli sorrisi dal divano, il libro con gli esercizi di respirazione appoggiato sulla pancia e le mie due fanciulle che scalciavano come matte. Finalmente avevamo saputo il sesso dei bambini, erano due femmine e noi ci eravamo sciolti in lacrime quando il dottor Ford ci aveva comunicato la notizia.
    “Come stanno le mie ragazze?”
    “Splendidamente!” mi diede un bacio.
    “Ascoltami amore, mi sono arrivate le foto delle case attorno a Londra che potrebbero andare bene per noi, avresti voglia di dare uno sguardo, io ho un milione di cose ancora da sistemare e non ho tempo. Scegli tu quella che secondo te potrebbe andare bene per noi, ok?”
    “Va bene...ma mi piacerebbe....”
    “Questa sera decideremo assieme, ma tu ti prego fai una selezione, mi sembra di diventare matto, non mi ricordavo più che fosse così!”
    Gli sorrisi “questa sera coccole speciali per te, se vorrai!”
    “Per te ho sempre tempo! Come stanno le mie due ballerine?”
    “Ballano tesoro, tutte il loro padre!”
    “Lo dici come se ti desse fastidio!” scherzò.
    “Non mi da fastidio, anzi, ma....tu non hai la minima idea di cosa vuol dire sentirselo dentro.”
    “Non sai come mi piacerebbe saperlo!”
    “Signore!” la voce di Robert interruppe la nostra conversazione.
    “Dimmi Robert, il Signor Ortega al telefono.”
    “Scusami amore mio, a dopo!” lo baciai.
    “Ti amo!” gli bisbigliai all'orecchio mentre si scioglieva da me.
    “Ti amo anche io!” sorrise e sparì con il telefono in mano.
    Il resto del pomeriggio lo passai a dipingere, il dottor Ford mi aveva detto di non stare troppe ore in piedi, ma le ragazze si tranquillizzavano quando io dipingevo, quindi visto che stavamo tutte e tre benissimo non vedevo perchè non farlo.
    Fu il mio cellulare ad interrompermi, sul display vidi che era Jan e risposi felice di sentirla “Ciao Jannnnnn!”
    “Ehi, che entusiamo!”
    “Sono contenta di sentirti, come stai?”
    “Io benissimo e tu e le mie nipotine?”
    “Stiamo tutte e tre benissimo, splendidamente!”
    “Sono contenta, e il mio fratellone?”
    “Presissimo nella preparazione dei concerti, ma sta bene...cerco di coccolarlo un po'!”
    “Quelle non sono coccole, come te lo devo dire!”
    “Ma smettila, se ci sentisse Michael!”
    “Ci sgriderebbe!” scoppiò a ridere e poi proseguì “senti è ora di preparare la festa per le mie nipotine, pensavo di fare una cosa per sole donne. Scarteremo regali, berremo succhi di frutta, rideremo, una cosa tra amiche. Tu, io, Rebbie, Liz, Toy, Lauren, Corinna. Che ne pensi?”
    “Penso che sia una fantastica idea!”
    “Perfetto, allora, tu non ti preoccupare, ci penso io ad organizzare tutto, magari potremmo fare la prossima settimana, che ne pensi?”
    “E' perfetto Jan!”
    “Ti mando mille baci, ci sentiamo presto e salutami Michael!”
    “Lo farò, un bacio!”
    Chiusi la conversazione, sentendo dentro di me tutto il suo entusiasmo che ancora mi coinvolgeva.
    Il resto del pomeriggio lo dedicai al nuoto, il dottore sarebbe stato orgoglioso di me, mi tenevo in forma come mi aveva imposto e a parte la pancia, se qualcuno mi avesse visto da dietro non si sarebbe reso conto del mio stato. Solo quando mi voltavo di profilo assomigliavo di più ad Alfred Hitchcock che alla vecchia me stessa, ma mi stavo affezionando a quelle nuove forme e dovevo ammettere che quelle stesse forme, che avevo inizialmente temuto, attraevano Michael molto più di quanto avessi mai immaginato.
    La nostra cena fu frugale consumata sul letto, lui era stanco, distrutto, pensieroso ed io accusavo i colpi che quel peso in più imprimeva sulle mie ossa. Sul letto oltre ai resti della nostra cena le numerose foto delle case che avevo selezionato e che stavo continuando a guardare, mentre Michael leggeva la bozza del contratto che avrebbero fatto firmare ai ballerini. Teneva in mano una biro rossa e si appuntava le cose che non gli sembravano chiare o comunque da approfondire. Oltre ad uno straordinario talento, in quel momento mi resi conto delle sue enormi capacità manageriali, era preciso metodico, un perfezionista nato, mi venne da ridere quando inarcò le sopra ciglia, evidentemente qualcosa in quella bozza non lo convinceva.
    Mi sporsi verso il suo lato del letto, gli sfilai la bozza di mano, e lo baciai “basta per oggi, ok?!”
    “Si scusami, sono un disastro e che mi sembra....”
    “Basta, basta, vieni qui, ti faccio vedere le case che ho scelto, ti va?”
    “Si moltissimo!” mi cinse tra le sue braccia e iniziammo a guardare le foto.
    “Secondo me questa sarebbe perfetta!” esclamai “c'è un enorme parco, i bambini potranno stare all'aperto e saremo sufficientemente lontani da Londra da non essere continuamente disturbati. Che ne pensi?”
    “Penso che tu abbia ragione...” ma continuò a sfogliare le altre foto, diffidente pensai, si fidava ma era più forte di lui, voleva sapere tutto, poi sotto l'ultima foto vide il manuale che il dottore mi aveva dato, molto tempo prima “e questo che ci fa qui?” disse malizioso.
    Arrossii “nulla, gli stavo dando uno sguardo prima...”
    “Fai vedere anche a me...”
    Sfogliò il manuale e sorrise “e questa come si guarda?!” me la mostrò.
    “Non ne ho la più pallida idea!” ci mettemmo in ginocchio fianco a fianco, le nostre teste ruotavano cercando un perchè o una spiegazione logica a quella posizione.
    Poi il suo sguardo si posò su di me “improvvisiamo....” sussurrò al mio orecchio.
    Scostò le spalline della mia canottiera, facendo scivolare le dita sulla mia pelle. Io ero più impaziente, gli ormoni, la voglia di lui mischiate e fuse assieme fecero si che gli sfilai prepotentemente la maglietta che indossava.
    “Che impeto!”
    “Ho bisogno di sentire la tua pelle, la desidero, la voglio!” mi chinai a baciarlo, assaporando il profumo caldo e conosciuto, respirando le sue molecole.

    Mi piacevano i suoi baci, scaldavano il mio cuore in quel turbinio di immagini e suoni che mi rincorrevano ogni giorno, in quella frenesia che mi travolgeva e nella paura di non essere all'altezza di ciò che stavo per fare, ritrovavo il suo amore e mi calmavo. Affondai il mio viso tra i suoi seni divenuti ormai imponenti scogliere del piacere, di una bellezza estrema e perfetta. Ne baciai lievemente i capezzoli, sensibili tesi, pronti all'amore e la avvolsi tra le mie braccia. Il contatto con la sua pancia mi procurava ogni volta sensazioni bellissime, la baciai, salutando silenziosamente in quel momento d'amore anche le mie due bambine che riposavano in lei.
    Mi accarezzò, non aveva perso la sua magia, ma aveva acquisito poteri nuovi e sconosciuti. La sua mano scorreva su di me sapientemente, dolce e premurosa, saziandosi dei gemiti che le donavo.
    La feci stendere e mi stesi dietro di lei, una posizione che amavo, che mi permetteva di vedere il suo viso, di baciarla e di cingerla a me, sentendo ogni suo movimento.
    Percorsi quel profilo morbido e curvo, piacevole e delicato, scivolavi verso le profondità più oscure e remote del suo essere scovandone il caldo profumo, noto, piacevole sapore, calamita del mio essere. Scivolai in lei, spingendomi oltre ad ogni limite consentito, cedendo ad ogni sua richiesta con la gioia sfrenata che solo lei sapeva trasmettermi.

    “Elle....sei perfetta!” e lei si muoveva, accogliendomi, respingendomi, amandomi.
    “Michaellll.....mhhhhhhh.....” si morse il labbro ed io morsi il mio e baciai la sua nuca, inondato dal profumo dei suoi capelli.
    Percorremmo quella strada sconosciuta e nota, le nostre mani unite, strette nella consapevolezza che fossimo li uno per l'altro e che lo saremmo stati sempre e cedemmo al nostro orgasmo, deciso, prepotente e gememmo assieme di quel piacere che invase ogni spazio delle nostre menti.
    “Mi piace quando improvvisi....” mi sussurrò.
    “Non sai quante cose ho in mente, potrei improvvisare per ore!”
    “Ti adoro Michael!”
    “Io di più!” le sorrisi, le sue gote rosse facevano da perfetta cornice a quella scena, la tenni vicino a me, mi tenne dentro di se.

    Lo squillo del telefono alle quattro del mattino ci fece trasalire, il cuore pulsava nelle mie orecchie e in una specie di trance risposi “PRONTO!”
    “Bhet sono Lauren....” mia sorella scoppiò a piangere fortissimo.
    “LAURENNN, LAUREN CHE SUCCEDE!” dissi con una certa ansia, Michael accanto a me mi stringeva, aveva compreso che qualcosa non andava.
    “Bhet....papà....”
    “PARLAMI CAZZO!” urlai mentre il cuore mi batteva forte e sentivo la testa girare.
    “Papà.....” altre lacrime e singhiozzi.
    “COS'E' SUCCESSO A PAPA'!” scoppiai a piangere anche io.
    “Sto venendo a Los Angeles, sono in aeroporto....” disse a voce bassissima.
    Ed io capii “NOOOO, LAURENNNN, NOOOOOO...TI PREGO, TI PREGO, DIMMI CHE NON E' VERO!”
    Sentii solo lacrime dall'altra parte e una sola richiesta “vai dalla mamma è in ospedale, non voleva che te lo dicessi, ma mi avresti odiato per sempre....”
    “Laurennnnn.....”
    “Ti voglio bene Bhet, ci vediamo tra qualche ora...” chiusi la conversazione e scossa dal pianto mi rifugiai nella braccia di Michael, vidi i suoi occhi lucidi, aveva capito tutto e pianse con me la morte di mio padre.
     
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  4. Beat it 81
     
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    No!!!!!!!!!!!! Me triste ;-(((((((((( , il padre di Elle no, nn ora......nn vedrà mai le sue nipotine ;-(((( ........e ora? Oddio, spero nn succeda nulla ad Elle e alle piccole ed al loro Amore, oddio ansia!!!!!!! Molly sei grandiosa, il capitolo, a parte il finale, e' di una dolcezza e di una magia che solo in Michael ho sempre visto e sentito. Sei grandiosa, xo' ora ho un'ansia ed una malinconia addosso......... Spero vada tutto x il meglio....... Aspetto il seguito...... Bacione Sara
     
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  5. Molly74
     
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    Eccomi qui!!!! Scusate per l'attesa!!!
    Buona lettura! :)



    Capitolo 38

    Mio padre se ne era andato silenziosamente, compostamente, senza troppo rumore, come aveva sempre fatto in tutta la sua vita ed io soffrivo come un cane questa perdita così grande e dolorosa, una ferita che pensavo non sarei mai più stata in grado di rimarginare. Lo strappo nel mio cuore era enorme erano passati già due giorni da quella notte infernale, non ricordavo praticamente nulla di ciò che fosse accaduto dopo la telefonata di mia sorella. Le uniche cose che ricordavo erano le braccia di Michael che mi sorreggevano ad ogni passo, gli occhi di mia madre davanti alle porte dell'obitorio, il suo viso incredulo. Mi ricordavo l'abbraccio che ero corsa a darle e i singhiozzi di quella donna, mia madre, improvvisamente piccola e fragile come non l'avevo mai vista schiacciata dai quei trentacinque anni di matrimonio che li avevano legati per l'eternità. Mio padre in quella stanza fredda, immobile, le gambe mi tremavano forte, il suo viso, sembrava sereno, ma non vedevo più il suo sorriso, rischiai di cadere a terra, ma Michael mi sorresse forte.
    Ricordavo i fotografi che immortalavano quel mio dolore e il dito medio di Michael rivolto a loro mentre mi teneva tra le sue braccia.
    Ricordavo tutto questo mentre mi vestivo, il nero non era il colore adatto ad una futura mamma, e il pallore del mio viso non aiutava. Mi guardavo non vedendomi, persa in un mondo tutto mio dove la voce di mio padre risuonava allegra nella mia mente e i miei occhi, rossi gonfi si riempivano di lacrime. Appoggiai le mie mani sul bordo del al lavandino, avevo bisogno di reggermi a qualcosa, mi piegai su me stessa, non riuscivo a reggere il mio sguardo dall'altra parte dello specchio, non ce la facevo. Come avrei fatto senza di lui? Mi chiesi. Come avrebbe fatto mia madre? Chi si sarebbe presa cura di lei? Chi l'avrebbe fatta ridere? Solo lui ci riusciva in quel modo bellissimo e particolare e io, dove mi sarei rifugiata? Chi mi avrebbe consigliato? Nessuno mi conosceva come mi conosceva lui, nessuno nemmeno io.
    Michael entrò e mi vide così, aggrappata a quella realtà da cui volevo fuggire, mi aiutò a rialzarmi.
    “Amore mio, sono qui con te...”
    Lo guardai, nei miei occhi una sola domanda “perchè?”
    “Non lo so....” rispose ed anche i suoi occhi si fecero lucidi, tristi.
    Mi aiutò a scendere le scale, il corteo funebre sarebbe partito da casa di mia madre per finire al cimitero di Los Angeles, una cerimonia privata, nonostante mio padre, il console, avesse diritto agli onori del suo status, avevamo preferito una cerimonia solo per noi.
    Una limousine ci portò a casa di mia madre, dove ad attenderci oltre a lei c'era mia sorella con suo marito, vedevo nei loro occhi la mia stessa pena. Stringemmo la mamma in un unico grande abbraccio, fragili anche noi, ma più forti di lei, erano giorni che non parlava, non emetteva un suono ed io non sapevo che fare.
    Salutammo mio padre per l'ultima volta di fronte ad un enorme prato, un bellissimo albero faceva da cornice a quel luogo ed io fui felice pensando che sarebbe per sempre stato protetto da quelle radici profonde., una piccola, magra ed inutile consolazione.
    Come da tradizione, ci fu un rinfresco dopo il funerale, tutti riuniti nella casa della mia infanzia, che sembrava tremendamente vuota nonostante fosse stracolma di gente. Gli amici di mio padre raccontavano aneddoti divertenti su mio padre ed io riconobbi nei loro racconti l'uomo che avevo amato, il primo uomo che mi era stato concesso di amare in vita mia.
    Mi mancava terribilmente, mi mancavano i suoi abbracci e le nostre chiacchierate, mi mancavano persino le sue critiche. Lo zio Jack mi si avvicinò, assomigliava a mio padre in maniera impressionante, mi abbracciò “piccola, come stai?
    “Male zio.....” trattenni le lacrime e lui mi tenne stretta per le spalle e mi portò in giardino.
    Ci sedemmo sul dondolo, lo stesso in cui mi ero seduta un'infinità di volte con papà.
    “Bhet...” la voce gli si incrinò “tu devi cercare di reagire, è dura, durissima, ma devi farlo per le tue bambine.”
    “Io non so se posso farcela zio.”
    “Tu ce la devi fare, tuo padre mi ucciderebbe se non ti dicessi queste parole. Lui desiderava solo vederti felice.”
    “Lo so...”
    “Lo sai che cosa mi ha detto per telefo.....” la sua voce si perse nel nulla e io viaggiai nel tempo a poche settimane prima, quando sentendoci lui mi aveva detto che non vedeva l'ora di conoscere le sue nipotine.
    “Ciao tesoro mio!”
    “Ciao papà!” gli avevo risposto.
    “Come sta la mia bambina?”
    “Splendidamente e il mio console?”
    “Il console indaffarato, il papà e futuro nonno emozionatissimi!”
    “Che emozione, sai non posso credere che stia succedendo a me, è tutto perfetto!”
    “Sono felice piccola mia e Michael è felice, altre due bambine per casa!”
    “Non credo che si renda conto che finiranno per essere in minoranza...” mi ricordai le risate che seguirono a quella mia affermazione.
    “No, penso che non se ne renda ancora conto!”
    “Vedrai lo faremo impazzire, ma credo che si divertirà!”
    “Lo penso anche io. Siete fortunati, conservate sempre questo vostro amore così, come ho sempre fatto io con la mamma, un amore così è raro.”
    “Hai ragione papà, ti voglio bene!”
    “Io ti adoro piccola mia, non vedo l'ora di abbracciarti!”
    Quella fu l'ultima volta che parlai con lui.

    Mio zio continuava a parlarmi ed io non avevo sentito una parola.
    “Come farete con Jolanda?”
    “Non lo so, le ho detto di venire a stare con noi, ma mi ha detto che vuole stare qui, magari Lauren riuscirà a farle cambiare idea, ma non lo so.”
    “Sarebbe meglio che stesse con una di voi due, non le fa bene stare da sola.”
    Restai ad ascoltare i saggi consigli di mio zio, appoggiai la testa sulla sua spalla e desiderai che fosse la spalla di mio padre, chiusi gli occhi e cercai la sua voce.

    Elle era con suo zio, mentre io e mia madre parlavamo con Jolanda, più che altro era un monologo nostro, lei non parlava molto, non osavo nemmeno immaginare il dolore che stesse provando in quel momento.
    Lauren si avvicinò a me
    “Michael posso parlarti?”
    “Certo...” mi congedai da loro e la seguii.
    “Michael, sono preoccupata per Bhet!” esordì.
    “Sono preoccupato anche io...”
    “Ascoltami, vorrei portare la mamma da me, lo so che Bhet vorrebbe che venisse da voi, ma non le farebbe bene, soprattutto nello stato in cui si trova ora.”
    “Non sarà d'accordo, lo sai vero?”
    “Si è per questo che ho bisogno del tuo aiuto, ti prego falla ragionare. Sta soffrendo moltissimo, sarà difficile e poi non voglio farla soffrire ancora...”
    “Stiamo soffrendo tutti, Michael!” alzò un po' la voce “scusami...”
    L'abbracciai “lo so Lauren, lo so....”
    “Comunque, Bhet aveva un rapporto tutto particolare con papà e so che alla lunga, nonostante cerchi di essere forte per la mamma, sarà lei a crollare. Tu devi starle vicino, so che sei molto impegnato in questo momento, ma ti prego, non voglio che....”
    “La proteggerò, te lo giuro, te lo prometto! Non le accadrà nulla, io farò di tutto.”
    “Va bene, grazie.”
    “Non mi ringraziare, so quanto ama suo padre....”
    “Amava....” aggiunse lei.
    “Ama, lo amerà sempre, lui sarà sempre in lei e in voi.” scoppiò in lacrime e io la strinsi nuovamente tra le braccia e la lasciai sfogare.
    Quando si riprese, ci avvicinammo ad Elle e a Jack, lei teneva la testa appoggiata alla spalla di quell'uomo che mi sembrò essersi rimpicciolito sotto la forza del dolore che provava. Sorrisi, un timido sorriso comprensivo e presi le mani di mia moglie.
    “Ciao tesoro...” dischiuse gli occhi.
    “Michael...”
    “Piccola, hai mangiato qualcosa?”
    “Non mi va...”
    “Dai, ti prego, sforzati, il dottor Ford si arrabbierà con me se non mangerai.”
    “Hai ragione, adesso, magari....”
    L'aiutai ad alzarsi e camminando in giardino le parlai “Elle, ho pensato che l'idea di Lauren di portate tua madre con lei sia la cosa migliore.”
    “Io non posso abbandonarla, non ora!” esclamò e molti degli ospiti si voltarono.
    “Io non voglio che tu l'abbandoni, ma non sei nelle condizioni....”
    “Michael, non mi dire che cosa devo e non devo fare!”
    “Non ti sto dicendo nulla, ti prego non arrabbiarti, ma credo che farebbe bene anche a lei cambiare aria, cambiare ambiente, l'aiuterebbe, per quanto possibile a superare questo momento.”
    Mi guardò, non disse nulla “scusami...non volevo alzare la voce, probabilmente ai ragione, ma non so se lei vorrà.”
    “Se glielo chiederete tu e Lauren sono sicuro che accetterà.”
    Lei annuì e poi non disse più nulla, non riuscivo ad aiutarla e questo mi distruggeva.

    Salutammo la mamma, a tarda sera, Lauren ed io le parlammo della nostra idea e nonostante all'inizio non fosse convinta, alla fine cedette, sarebbero partiti l'indomani, l'unica condizione che pose fu “voglio tornare quando le mie nipotine verranno alla luce!”.
    “Va bene mamma!” le sorrisi.
    “Papà era così orgoglioso di te, non dimenticarlo mai!”
    “Non lo dimentico mamma, non posso dimenticarlo....” gli occhi lucidi, la tenni stretta, le lacrime si confondevano sui nostri visi.
    “Ti voglio bene piccola mia, vivi la tua vita e non ti preoccupare di me, ricordati di tuo padre sempre e ricordati che io ho avuto nella vita una dono straordinario. Io ho avuto lui per tutti questi anni e il suo amore mi scalderà per sempre, fino a quando ci ritroveremo assieme.”
    “Ti voglio tanto bene anche io mamma!” le diedi un bacio e la salutai.
    Strinsi forte mia sorella e vidi che la mamma parlava con Michael, sembravano molto commossi entrambi, non seppi mai cosa si dissero, ma dalla commozione che vidi nei loro occhi compresi che fosse qualcosa di speciale.

    “Abbi cura di lei Michael....”
    “Lo farò Jolanda.”
    “Frank era molto felice che Bhet ti avesse incontrato. Sapeva quanto lei ti ama e quanto tu ami lei, conservate con cura questo amore, fatelo per sempre e scoprirete che l'amore non ha confini, nemmeno la morte può spezzarlo ed io che ora lo so, mi sento come se avessi perso la vita, ma sento con la stessa intensità del primo giorno l'amore di Frank per me.”
    Non seppi cosa rispondere, ma la tenni stretta “grazie, avrò cura di Elle, del suo cuore e del nostro amore per sempre.”
    “Bravo ragazzo!” mi diede un lieve bacio sulla guancia e rientrò in casa, lentamente, aspettando che l'invisibile mano di Frank la raggiungesse per accompagnarla dentro.
    Quel giorno mi resi conto della meraviglia, dello stupore e dell'incanto dell'amore, presi Elle per mano e anche se sapevo che i nostri giorni non sarebbero stati sempre semplici, seppi con estrema certezza che noi saremmo stati assieme ad affrontare ogni cosa.
    Seduti in macchina, il tramonto velava la collina, accarezzai la sua pancia avevamo lasciato andare una persona cara ed avevamo ricevuto in cambio due piccoli angeli. Lei comprese all'istante e come non le avevo visto fare da molti giorni mi sorrise, appoggiò la testa sulla mia spalla e mi chiese
    “amore, canta per noi....”

    Un mese passò inesorabilmente, mi misi a pensare come il tempo a volte potesse erssere inclemente, come qualche volta si vorrebbe poterlo fermare immobilizzarlo in un secondo ed io avrei voluto fermarlo la sera prima della telefonata di mia sorella. Cristallizzarmi in quell'attimo in cui abbracciata a Michael godevo del suo amore e gli donavo il mio. Invece lo squillo di quel maledetto telefono tornava sempre a tormentare le mie notti, mi svegliavo madida di sudore, agitata e scossa dai brividi, il più delle volte urlando e questo preoccupava molto Michael. Ogni sera andavo a dormire con la speranza che quello squillo non mi svegliasse, ma ogni notte, inevitabilmente, mi rifugiavo piangendo tra le sue braccia, non riuscivo a smettere e gli chiedevo di cantare per noi.
    Il dottor Ford mi aveva intimato di cercare di stare tranquilla, il giorno era facile, dipingevo oppure stavo con i bambini, Michael veniva spesso a vedere che cosa facessi, mi coccolava era perennemente presente, dolcissimo, ma leggevo nel suo sguardo una fortissima preoccupazione.
    “Che c'è Michael, stai bene?” gli chiesi mentre mi aiutava a fare gli esercizi di respirazione per il parto.
    “Tutto bene!” mi sorrise.
    “Non me la racconti...dimmi la verità!”
    “Sono solo un po' preso dal lavoro, lo sai i concerti...” fu molto vago ed io capii che non era il momento, probabilmente avrebbe deciso lui quando parlarmi di ciò che davvero lo preoccupava ed io non volevo insistere.
    “Certo, vai pure...” gli accarezzai il viso “posso fare gli esercizi da sola!”
    “Non ci pensare nemmeno, noi li faremo assieme!”
    “Va bene capo!” scherzai.
    “Brava, sarai preparatissima per quel giorno...non vedo l'ora sai. Ho voglia di essere li tenerti la mano e vederle venire al mondo!”
    “Magari non sarò così dolce come sono adesso!”
    “Spero che tu non stia troppo male....”
    “Lo spero tanto anche io!”
    “Puoi contare su di me, potrai anche mordermi se vuoi....mi mancano i tuoi morsi!” scherzò.
    “Ti sto trascurando vero?”
    “No, non lo fai...”
    “Stai di nuovo mentendo!”
    “No, non sto mentendo, un pochino...mi manca fare l'amore con te.”
    “Manca anche a me, ti chiedo scusa, ma....”
    “Ma il tuo dolore è ancora troppo grande, lo capisco, davvero tesoro, lo capisco.”
    “Mi farò perdonare, te lo prometto!”
    “Averti con me, stringerti, baciarti, accarezzarti è sufficiente per me. Ti amo tantissimo e so che per te è molto difficile, non voglio essere un problema, anche io, voglio essere la tua cura.”
    “Tu lo sei ogni giorno!” spostandomi su un fianco raggiunsi la sua bocca e lo baciai come non lo baciavo da molto tempo.
    “Non mi puoi baciare così...”
    “Perchè non posso....” sussurrai al suo orecchio.
    Mi baciò “perchè mi fai impazzire...”
    Lo baciai ancora, le nostre lingue si sfioravano e in quella scomoda posizione sul tappetino per gli esercizi, mi stesi a terra e lo trascinai giù con me.
    “Dio mio, sei così bella...” disse fissando il suo sguardo nel mio.
    Sorrisi “vieni qui, non ho voglia di fare gli esercizi...”
    “E di cosa hai voglia?”
    “Di te...”
    “E io di te...”
    Stesa com'ero, a terra, con la mia enorme pancia ad impedirmi la maggior parte dei movimenti lasciai che fosse lui a fare tutto.

    Le sfilai il top che indossava, volevo amarla, era ormai molto tempo che desideravo farlo. Restai incantato a guardare il suo corpo, la mia mano accarezzò i suoi seni e scese su quella bellissima curva morbida e dolce del suo ventre, l'accarezzai sentendo un leggero movimento al suo interno, le mie ragazze, pensai, sapevano che stavamo per amarci. Fu la volta dei suoi pantaloni morbidi e i suoi slip, quelli buffi con le fragole mi apparvero all'improvviso ed io sorrisi.
    “Starei delle ore a guardarti...”
    Si compiacque della mia frase, riconoscevo il suo sguardo, le piaceva, mi voleva e tutto questo mi eccitò moltissimo. Muovendo il dito mi chiamò a se. Scesi accanto a lei “fatti spogliare...” mi chiese. Così lasciai che giocasse con me, sbottonò piano la mia camicia mentre le sue labbra si fondevano con le mie. L'accarezzavo, sganciai il suo reggiseno mentre anche i miei pantaloni erano stati scalciati chissà dove. La sua mano mi accarezzava, dando vita al mio desiderio, amplificandolo e rendendolo perfetto.
    Baciai i suoi seni, li feci miei, affondando nel loro dolce profumo, gustandone la morbida essenza sotto le mie labbra. La mia lingua si avvolse al suo capezzolo e lei ansimò, il suo respiro seguito dal mio gemito, quando sentii scendere la sua mano al di sotto dell'elastico dei mie boxer ed afferrarmi sicura.

    “Voglio fare l'amore...” le comunicai scavalcandola e ponendomi dietro di lei.
    Scivolai nell'oblio del piacere, l'amavo con tutto me stesso, con la passione sfrenata dovuta all'astinenza di quei giorni, con il desiderio di scacciare via ogni suo brutto pensiero e di portarla al riparo. Le donavo me stesso, muovendomi lento nel suo corpo, assaporando con piacere ogni suo respiro, baciandola, accarezzandola. Ogni nube si rischiarava nel momento esatto in cui il mio sguardo incrociava il suo ed ancora di più quando i nostri corpi si fondevano.
    Facemmo l'amore dolcemente ed a lungo per poi crollare esausti nel momento estremo del piacere. Perfettamente incastrati uno nel corpo dell'altro, perfettamente uniti, liberi.
    Scappai da quel mondo così strano che ci stava mettendo alla prova, trovavo riparo nel solo ascoltare il profumo dei suoi capelli appoggiati sul mio viso.
    Già la vita ci stava mettendo alla prova, più di quanto lei non immaginasse, non volevo parlargliene, non volevo dirle quello che stava accadendo, non volevo caricarla di altri problemi. Chiusi gli occhi e nelle mie orecchie risuonò quella voce sconosciuta al telefono, quella voce che mi minacciava che minacciava tutta la mia famiglia ed io non avevo idea di come fare a proteggerli.
    “Dove sei?” mi chiese mentre accarezzavo la sua pancia.
    “Sono qui amore mio, stavo pensando a voi.”
    “Mi piace quando pensi a noi...”
    “Adesso non cambiare discorso, non credere che questa “pausa” ti esima dai tuoi esercizi.”
    “Mi sembra di averne fatto a sufficienza di esercizio, non credi?”
    “Questi esercizi li farei per ore intere, ma dobbiamo esercitarci nella respirazione...farà bene anche a me!” esclamai.
    “Perchè devi partorire?”
    “No, devo solo fare cinquanta concerti!” scherzai.
    “Non vorrai mica paragonare il mio parto ai tuoi concerti?!” ribattè spiritosa.
    “Non oserei mai, anche perchè saranno molto più pesanti i miei concerti!”
    “COSA!!!!!”
    “Certo, ne sono sicuro!”
    “Ok, vuoi partorire tu al posto mio?!”
    “Non ci penso nemmeno!” risi.
    “Ahhhhhhh, stai migliorando....”
    “Comunque....” mi interruppe.
    “Non ci provare Michaellllll!”
    “Ok, il tuo parto sarà più impegnativo...” bofonchiai.
    Si voltò, sorrise “Ti amo da impazzire!”
    Ci ritrovammo di nuovo, una nuova parte della mia vita, una nuova nascita, una nuova sfida da affrontare e un nuovo problema da risolvere.

    Era arrivato agosto, il parto si avvicinava ed io avevo un po' di paura.
    Vagavo per la camera da letto cercando di razionalizzare, dicendomi che tutto sarebbe andato bene, ma lo vedevo sempre più stressato, agitato e non capivo perchè. Mi misi a mettere in ordine alcune carte e in tutta quella confusione trovai una foto di mio padre, la tenni in mano non so per quanto tempo, mentre caldissime lacrime bruciavano il mio viso. Lo guardavo sorridere all'obiettivo, mentre mi stringeva a se nel giorno più bello della mia vita, il mio matrimonio.

    Entrai in camera da letto e la vidi seduta, le spalle alla porta, non mi sentì entrare, piangeva e teneva in mano una foto. Avrei voluto raggiungerla, stringerla forte, ma poi lei cominciò a parlare, “ciao papà, ti ricordi quando ci hai sposati, ero così felice che fossi tu ad officiare la cerimonia e forse non te l'ho nemmeno detto. Ma credo che tu l'abbia capito. Sai è arrivato agosto, tra poco nasceranno le tue nipotine, sono così triste che tu non le possa abbracciare, ma sapranno che persona meravigliosa fosse il loro nonno, te lo prometto. Mi manchi tanto, ma so che sei con me sempre. Credo che mi sgrideresti adesso, dicendomi che dovrei stare tranquilla, ma è così difficile farti andare via. Sai vorrei non far pesare troppo questo mio stato a Michael, lui è così dolce ed io ogni tanto ho paura di non dargli abbastanza amore. Lo vedo preoccupato, stanco e vorrei fare qualcosa per lui. Lo sai tra poco si esibirà di nuovo, sarà bellissimo guardare il concerto da dietro le quinte, non vedo l'ora di essere li con lui a sostenerlo e incoraggiarlo.” si interruppe un momento accarezzando il viso di suo padre con un dito “spero che tu sia sempre orgoglioso di me...ti voglio bene papà.”. Tenne la foto tra le mani ancora per un po' e poi la chiuse nel cassetto del suo comodino, solo a quel punto la raggiunsi. La cinsi da dietro appoggiando il mio viso sulla sua spalla “sei una donna meravigliosa e lui sarà sempre orgoglioso di te!”
    “Da quanto tempo sei qui?”
    “Dal momento giusto amore mio, dal momento giusto.”

    29 Agosto 2008

    Il giorno del cinquantesimo compleanno di Michael le mie due piccole ballerine non avevano ancora deciso di venire al mondo, il dottor Ford diceva che fosse tutto assolutamente normale e di non preoccuparmi, monitoravamo sempre il loro stato quindi non ci sarebbero stati problemi.
    Avevamo deciso di festeggiare tutti assieme quel gran compleanno, così quella sera la casa era piena di parenti e amici venuti ad incoraggiare Michael e a prenderlo benevolmente in giro per il traguardo che aveva raggiunto.
    Mia madre era tornata anche lei, sembrava stesse meglio, o forse era come voleva apparire ai miei occhi, comunque ero felice che fosse li con noi.
    “Mamma!” le andai in contro appena la vidi entrare.
    “Tesoro mio, sei splendida!”
    “Grazie mamma, anche tu!” sorrisi.
    Michael si aggiunse a noi e lei lo abbraccio forte “tanti auguri Michael!”
    “Grazie Jolanda...sto invecchiando!”
    “Ma cosa dici, sembri un ragazzino!”
    “Magari...”
    I bambini fecero tante coccole alla nonna appena arrivata, anche loro avevano sentito la sua mancanza. Mi faceva così strano vederla senza mio padre al suo fianco, si percepiva un enorme vuoto che lei tentava di colmare con i suoi sorrisi. Andò a sedersi con Katrine e Liz e la vidi un po' più serena.
    Mentre stavo trasportando un vassoio con delle tartine sentii una forte fitta alla pancia che mi fece quasi cadere, ma poi passò come era venuta. Non ci badai molto, le contrazioni nei giorni precedenti il parto erano abbastanza normali. Mi fermai a parlare con Jan, vicino alle scale, chiacchieravamo tranquillamente quando una nuova fitta mi trafisse, più dolorosa e violenta della prima, mi aggrappai al corrimano delle scale ed evidentemente feci una smorfia perche Jan mi chiese “Bhet, tutto bene?”
    “Si....credo solo di stare per partorire!”
    “EHHHHHHH! O mio Dio!”
    “Jan, stai calma, sono solo le prime contrazioni!”
    “Oddio, che devo fare?” continuava a stare impalata davanti a me gesticolando.
    “Nulla, chiamami Michael per favore.”
    “Si, si, si....ora te lo chiamo, te lo chiamo subito!” e restava sempre immobile.
    “Jan, vai!” sorrisi.
    La vidi correre come una matta in mezzo alla sala, prese Michael sotto braccio e lo trascinò letteralmente via, suscitando l'ilarità di tutti quelli che videro la scena.
    “Ma che diavolo fai?!” lo sentii esclamare.
    “Vieniiiii, vieniiiiiii!”
    “Jannnn, ma si può sapere che ti prende!”
    Lo trascinò davanti a me, lui restò li a guardarci senza capire, fui io a parlare “Michael, mi dispiace interrompere la festa, ma credo che sia arrivato il momento di andare all'ospedale.” sorrisi.
    “Adesso? Sei sicura? Come ti senti? Andiamo!”
    “Michael, per favore non fare come tua sorella, mantieni la calma, ok?”
    “Ok, ok, chiamo Robert.”
    Immaginai che andasse a cercarlo, ma lo sentii urlare “ROBERTTTTT!” a quel punto tutti gli altri dal salotto si trasferirono dove ci trovavamo noi.
    “Ma che succede?!” chiese Liz.
    “Ho le doglie, ma state tranquilli, ora andiamo all'ospedale!”
    “OHHHHHH, BHETTTTTTT, BAMBINA MIA, VENGO ANCHE IO!”
    “Mamma per favore, fammi andare con Michael, ok, ci raggiungerete dopo, va bene?”
    “O si si cara, come vuoi tu.”
    Robert arrivò, finalmente qualcuno di razionale, pensai.
    Michael gli comunicò che dovevamo andare all'ospedale e lui fu subito pronto, mise in macchina le cose per i due giorni di degenza che avevo preparato settimane prima e assieme a Michael mi aiutò a salire in macchina.
    “Elle, stai bene?”
    “Si!” sorrisi.
    “Stai respirando?”
    “Si, se no a quest'ora sarei morta!”
    “Spiritosa!”
    “Michael, ti prego, stai tranquillo, hai già avuto tre figli!”
    “Si, ma ora è tutto diverso!”
    “Ok....”
    Mi strinse la mano talmente forte da farmi male “sei sicura che vada tutto bene?”
    “Si, davvero!”
    “Hai tanto male?”
    “Insomma....”
    Il viaggio fu costellato di quelle domande, era emozionato, agitato, completamente irrazionale, come non l'avevo mai visto prima. Per fortuna arrivammo alla meta, durante il viaggio avevo avvisato il dottor Ford e fu proprio lui ad accoglierci.
    “Bhet, è arrivato il momento!” esclamò ed io non riuscii a rispondere colpita da una contrazione fortissima.
    Mi portarono nella sala preparto, monitorarono il cuore delle bambine e mi dissero che non ci sarebbe voluto molto. Il concetto del tempo mutò per me quella notte. Il molto o il poco tempo erano confusi ed espansi in un dolore acuto e costante. Stritolavo la mano di Michael e dentro di me per qualche secondo mi chiesi chi me l'aveva fatto fare!
    “Respira Elle, brava, così, sei bravissima!”
    “LO SO!” urlai.
    Lui mi accarezzava la fronte, mentre il dottore mi ordinava di spingere “ahhhhhhhhhh!” spinsi con tutte le mie forze fino a quando mi intimarono di smettere, “ferma, ferma, vedo la testa!”.
    “Si vede la testa, stai andando benissimo, brava!” mi incitava mio marito, era bello, incantevole nella sua dolcezza, la dolcezza di un padre che assiste alla nascita delle proprie figlie, un padre qualunque.
    Quando Hope vide la luce, la sentii piangere e il cuore andò in mille pezzi dalla gioia, ma fu solo un secondo, era di nuovo ora di spingere mi morsi il labbro trattenendo il mio urlo e quando sentii anche la voce di Faith, finalmente mi sciolsi in un pianto dirotto di felicità.
    Non avevo mai visto Michael tanto felice, “mi hai fatto il regalo più bello che io potessi mai sognare!” disse al mio orecchio, una confessione privata e dolce in quel trambusto completo.
    Ancora ansimante e stravolta gli risposi “tu me lo hai fatto...e poi si sono stata brava, le ho fatte nascere lo stesso giorno del loro papà!” sorrisi.
    Lui baciò le mie labbra, accarezzò la mia fronte umida di sudore e mi abbracciò forte mentre due infermiere ci consegnavano le nostre due splendide bambine.
    Le portammo in camera con noi, le tenevo una da una parte e l'altra dall'altra appoggiate sulle mie braccia, lui le guardava estasiato.
    “Sono bellissime!”
    “Si, sono meravigliose....ciao piccoline!” diedi un bacio ad entrambe.
    “Hope, Faith, ben venute, vi amo tantissimo!” i suoi occhi si fecero lucidi, si fece un po' di spazio sul letto e ci avvolse con tutto il suo amore.

    Quando finalmente tornammo a casa trovai un po' di pace. I due angioletti dormivano tranquilli nei loro ovetti, erano due brave bambine, mangiavano e dormivano senza farci impazzire troppo. I bambini le adoravano e avevano imparato a distinguerle perfettamente. Paris era la mia assistente, premurosa e dolce come suo padre. Lui era letteralmente impazzito dalla gioia, non faceva altro che viziarle, cantava per loro ed era felice, mi sembrava che il velo di preoccupazione che avevo scorto nei giorni passati fosse completamente sparito.
    “Lo dai un bacio anche a tua moglie?”
    “Non lo so...ci devo pensare....”
    “Dispettoso!”
    “Dai non sarai gelosa delle tue figlie?!”
    “Un pochino...tutte le coccole solo per loro....” feci il broncio.
    “Vieni qui scemaaaaaaa!” mi fece segno con il dito di avvicinarmi ed io andai verso di lui, lo baciai e abbracciati teneramente guardammo le culle di fronte al nostro letto e la meraviglia che avevamo creato.

    Era quasi arrivato Natale, il primo Natale delle nostre bambine, avevano quasi quattro mesi ed erano cresciute tanto. Il loro colorito, un perfetto miscuglio di me e Michael, un color caffellatte incantevole faceva risaltare i loro occhi, verdi come i miei. Ogni tanto restavo incantata a guardarle, l'avrei fatto per delle ore, ma il lavoro chiamava e quindi con loro vicino avevo ricominciato a dipingere. Lo facevo con uno spirito diverso ed una maturità che solo la maternità poteva dare. Mi facevo trasportare dalle emozioni che quelle due piccole e meravigliose creature sapevano donarmi e raccontavo loro storie fantastiche mentre creavo sulla tela mondi mai conosciuti.
    Michael era impegnatissimo, lo vedevo arrovellarsi per ogni dettaglio che non lo convinceva e lo ascoltavo parlare per ore con Kenny dell'allestimento del palcoscenico. A marzo ci sarebbe stato l'annuncio ufficiale del tour e noi saremmo andati a Londra con lui, avevamo preso in affitto la casa che avevo scelto e in quei giorni avremmo fatto un sopralluogo per valutare eventuali cambiamenti da apportare.
    Mentre le bambine dormivano tranquille decisi come sempre di fare una corsa in giardino, correvo due ore al giorno, avevo iniziato il mese successivo al parto, lo facevo per ritrovare la forma e perchè mi sentivo bene dopo quelle corse, stanca ma piena di energie.
    Quel giorno rientrando dalla corsa, sudatissima, le cuffie del mio I-pod ancora nelle orecchie ed un asciugamano posato attorno al collo. Entrai dal portico e in lontananza attraverso la musica che risuonava ancora nelle mie orecchie sentii la voce di Michael, sembrava che stesse urlando. Fermai la musica ed ebbi la conferma di non essermi sbagliata, in un angolo della sala lo vidi andare avanti e indietro non si accorse di me e lo sentii urlare di nuovo.
    “SMETTILA! DEVI SMETTERLA! DEVI LASCIARE IN PACE ME E LA MIA FAMIGLIA!” sentivo la disperazione e la paura nella sua voce. Chiuse la conversazione e si accasciò a terra, la testa tra le mani, le ginocchia al petto.
    Corsi verso di lui e mi inginocchiai al suo fianco “che succede Michael?” chiesi con l'ansia che incrinava la mia voce.
    “Nulla....nulla...” la sua voce era disperata.
    Gli accarezzai la testa e lui si appoggiò sul mio petto “Michael, devi dirmi che cosa succede, devi dirmelo...”
    “No....devo risolvere...” lo interruppi.
    “Non devi risolvere nulla da solo, noi siamo una famiglia, il problema di uno è il problema di tutti.”
    “Io non voglio coinvolgerti in questo problema...”
    “Io sono già coinvolta in questo problema, nel preciso istante in cui ti ho sposato sono stata coinvolta...”
    “NO!”
    “Michael non fare lo stupido!” esclamai “voglio sapere che cosa sta accadendo!”
    “Hai già sofferto troppo in questo periodo”
    “Io soffro ora, a vederti così, soffro perchè non so che hai, soffro perchè mi stai escludendo!”
    “Io ti sto solo proteggendo...”
    “Non voglio essere protetta, voglio sapere contro cosa stai combattendo.”
    Lui alzò lo sguardo su di me “io non volevo...”
    “Che cosa non volevi?”
    “Non volevo mentirti o tenerti all'oscuro, ma...”
    “Cosa credi Michael, che non abbia visto il tuo sguardo, avevo capito che qualcosa non andava, ma sapevo che prima o poi me ne avresti parlato, ma non pensavo che questa cosa ti tormentasse così tanto.”
    “Mi dispiace, tu sei stata così male, io non volevo farti pesare anche i miei problemi.”
    “Parlami, ti ascolto...”
    Come se si fosse rotto un argine, su quel pavimento del salotto Michael mi parlò, mi disse delle minacce che aveva ricevuto, minacce che riguardavano lui, ma che avrebbero coinvolto anche noi. Mi disse di essere venuto a conoscenza di cose che non avrebbe dovuto sapere e che era sua intenzione comunicarle al mondo, ma temeva che glielo avrebbero impedito, mi disse che aveva fatto testamento, che non sapeva che cosa sarebbe accaduto e che aveva paura.
    Restai senza parole a fissarlo, come aveva potuto tenere quel segreto senza farmi pesare mai tutto il suo dolore, lo guardai per molti minuti “dobbiamo fare qualcosa, subito!”
    “Ho già avvisato chi di dovere, non temere...”
    “Non temere? Cosa vuol dire non temere, potrebbero ucciderti e tu mi dici non temere?”
    “No, ti prego non fare così!”
    “Michael, io devo fare qualcosa, io devo sapere chi è coinvolto. Devo sapere che potremmo avere una via di fuga, non voglio perderti...” i miei occhi si riempirono di lacrime.
    “Non mi perderai, io non lo permetterò!”
    Mi abbracciò forte ed entrambi scoppiammo in un pianto liberatorio, non potevo nemmeno immaginare la mia vita senza di lui, avevo perso già due persone importanti nella mia vita e se avessi perso lui io sarei morta.

    La tenni stretta a terra in salotto, avevo buttato fuori tutto ciò che avevo tenuto nascosto per mesi, non sapevo se avevo fatto bene, ma non avrei potuto mentirle ancora per molto tempo. In quei mesi avevo vissuto con il terrore che qualcuno me la portasse via, non temevo per la mia vita, se fosse accaduto qualcosa a me non mi importava, non potevo pensare che accadesse qualcosa a lei o ai bambini. L'accarezzai, la mia mano sotto il suo mento, la spinsi a guardarmi “Elle, andrà tutto bene, stai tranquilla.”
    “Michael, se io...se io dovessi perderti o perdere qualcuno di voi....morirei.”
    “Non accadrà.”
    “Come fai a saperlo?”
    “Lo so....”
    La presi per mano e la feci alzare “vieni con me, abbiamo bisogno di una cosa.”
    La trascinai su per le scale, era triste, per colpa mia, ma sapevo che ciò che avevo in mente le avrebbe fatto tornare il sorriso. La condussi in camera da letto fino alla culla delle bambine, era un incanto guardarle, stese una accanto all'altra i loro ciucci in bocca si guardavano negli occhi. Quando ci sentirono arrivare, fecero una specie di sorriso in un perfetto sincronismo, erano gemelle anche in quello. Non riuscimmo a trattenere un sorriso di fronte alla bellezza di ciò che ci si parava davanti.
    Presi Faith in braccio e lei Hope, e tutti e quattro assieme andammo verso la finestra a goderci il tramonto.

    “Mi sa che queste due piccoline hanno fame!”
    “Mi sai che hai proprio ragione papà!” mi rispose, facendo finta che tutto ciò che ci eravamo detti prima fosse solo un brutto ricordo da dimenticare.
    Prendemmo i biberon delle ragazze e seduti sul divano demmo da mangiare alle affamate cucciole, da quando Elle non le allattava più sembravano un po' deluse da cambio, ma si erano adattate senza fare troppe storie.
    “Elle...” cominciai a parlare senza guardarla in faccia, ma tenendo gli occhi puntati su Faith “non devi preoccuparti, io mi prenderò cura di voi, sempre.”
    “Questo lo so” rispose “ho solo paura che non ti prenderai abbastanza cura di te e questo mi preoccupa moltissimo.”
    “Tu ci sarai?”
    “Sempre!” esclamò.
    “Allora andrà tutto bene!” le sorrisi e vidi gli occhi di mia moglie, bellissimi, brillare.

    Anche il Natale passò e i mesi successivi volarono in un lampo, l'ansia qualche volta mi prendeva e sentivo un groppo alla gola. Molte sere io e lui parlammo di ciò che stava accadendo, gli chiesi di cambiare idea, di non dire nulla al mondo...ma lui era intransigente, mi disse che il messaggio che doveva dare era troppo importante da poter pensare di tenerlo solo per noi. Nonostante i rischi che sapeva di correre non cambiò mai idea.
    A marzo partimmo per Londra, il nostro solito albergo era pronto ad accoglierci ed io ritrovai ricordi indimenticabili entrando in quella camera. Proteggemmo in ogni modo possibile la privacy dei nostri figli, cercando di tenere i paparazzi lontani da loro il più possibile.
    Il giorno seguente al nostro arrivo Michael avrebbe dovuto fare la presentazione ufficiale alla Zero2 Arena, ma gli fu consigliato di non andarci, o meglio tutti avrebbero creduto di aver visto Michael, ma si trattava di un suo sosia, incredibilmente simile a lui. Quando lo vidi mi venne quasi un colpo.
    “O mio Dio è uguale a te!” dissi stupita.
    “Si, mi somiglia...”
    “Ci crederanno, vedrai...”
    “Lo spero!” dissero a Michael di nascondersi, di non farsi vedere, sarebbe stato per la sua e la nostra sicurezza e così lui fece. Quando vidi le immagini della conferenza stampa dissi a Michael che il suo sosia, forse, aveva esagerato un po' e lui mi rispose “fa parte del piano...” e poi mi fece l'occhiolino.
    “Scusa che piano?”
    “Il nostro piano di fuga...”
    “Fuga?”
    “Si....” abbassò lo sguardo.
    “Di che si tratta?”
    Iniziò a raccontarmi, mi raccontò della “burla” che avrebbe messo in atto, di ciò che avremmo dovuto fare, di come la nostra vita sarebbe cambiata e poi mi disse “sarà bellissimo quando potremmo tornare!”
    In quella burla erano coinvolte un'infinità di persone, agenzie di stato di cui non conoscevo nemmeno l'esistenza, i segreti di Michael erano molto più importanti di quello che supponessi all'inizio e noi dovevamo essere protetti.
    I mesi seguenti li trascorremmo a decidere come fare a pianificare ogni cosa nei minimi dettagli. Uscirono foto in cui Michael appariva in fin di vita, uscì un comunicato stampa in cui veniva dichiarata la nostra separazione, uscirono le foto di Michael fuori dallo Staples Center assieme a Prince e Paris senza maschere, tutto stava procedendo secondo i nostri piani, ma era davvero difficile reggere lo stress e qualche volta ebbi paura di non farcela.
    La sera del 24 giugno 2009 parlammo ai ragazzi spiegando loro la situazione e cosa sarebbe avvenuto “ma papà, come possiamo fare?” chiese Prince preoccupato.
    “Ce la faremo piccolo, solo voi potrete aiutarmi, andrà tutto bene.”
    “Ma noi non ti vedremo?” Paris scoppiò in lacrime.
    “Mi vedrete, ve lo prometto, Elle ed io faremo di tutto per stare con voi più tempo possibile.”
    Loro corsero da lui e lo abbracciarono forte, troppo piccoli per sopportare un peso così, ma abbastanza maturi da comprendere la situazione, ero così orgogliosa di loro.
    “Ragazzi” intervenni io “sono molto orgogliosa di voi, vi prego state vicini a Blanket, lui è piccolo e non capirà...”
    “Mamma!” esclamarono buttandomi le braccia al collo “mi mancherete da impazzire!”
    Singhiozzavano e non sapevo come tranquillizzarli.
    “Siete dei ragazzi fantastici e io vi adoro, non dimenticatelo mai!” li baciai e li strinsi fortissimo in modo che sentissero tutto il mio amore. Andai da Blanket, era nel letto e aspettava la mia favola, gli raccontai di un bambino coraggioso che non aveva paura di nulla, gli dissi che qualsiasi cosa fosse successa io sarei stata sempre li con lui anche se non mi avesse vista.
    “Dove sarai?” mi chiese lui.
    “In un posto lontano, ma presto voi ci raggiungerete, tu e i tuoi fratelli. Piccolo mio ti voglio un mondo di bene!”
    “Ti voglio bene anche io mamma!”
    Preparai i bagagli e nel bel mezzo della notte diedi l'addio alla mia vecchia vita, dissi addio a tutto quel mondo che Michael e io con cura avevamo protetto durante quegli anni. Diedi un bacio a mio marito, lo baciai appassionatamente, sapendo che l'avrei visto il giorno successivo, ma con la paura che qualcosa potesse andare storto.
    Hope e Faith con me dentro quel suv che ci portava all'aeroporto, nei miei occhi il ricordo degli occhi delle persone che amavo di più, il sorriso di Michael, l'abbraccio di Prince, la carezza di Paris, i baci di Blanket, mi si stava spezzando il cuore.
    “Bhet, tutto bene?” fu Robert a parlare.
    “Per niente....” mi veniva da piangere.
    “Era l'unica soluzione possibile...”
    “Lo so Robert.”
    Arrivammo all'aeroporto, misi le bambine sull'aereo e mi concessi ancora un minuto sulla scaletta per salutare quella città e un vecchio amico.
    “Robert....” scoppiai a piangere “mi mancherai da morire!”
    “Bhet, non fare così!”
    “Come faremo senza di te!” mi teneva tra le sue braccia forti e sentivo le sue spalle tremare, piangeva.
    “Come farò io senza di voi...” gli agenti di sicurezza che viaggiavano con me sembravano veramente spazientiti da quella battuta d'arresto forzata, ma non mi importava proprio nulla.
    “Robert, grazie di tutto, sei un amico e io non ti dimenticherò mai.”
    “Bhet, io sarò sempre vostro amico e al vostro ritorno sarò li ad aspettarvi.”
    “Ci conto!”
    “Ora vai oppure ci spareranno!” tra le lacrime riuscì a ridere.
    “Finalmente mi dai del tu!”
    “Questa volta sarà per sempre, fai buon viaggio e abbi cura di te.”
    “Ti voglio bene Robert!”
    “Ti voglio bene anche io Bhet!” lo strinsi ancora una volta e poi mi sciolsi dal suo abbraccio e salii sull'aereo, mi voltai ancora una volta Robert si allontanava piano, si voltò anche lui e mi sorrise per l'ultima volta.

    Elle era partita ed io dormii con i bambini, ero straziato dal dolore, mi lacerava il pensiero di lasciarli, ma era l'unico modo per proteggerli ed anche questo era l'amore.
    Avevamo avvisato i nostri genitori, comunicando loro ciò che sarebbe accaduto, mia madre pianse, Jolanda pianse e noi non riuscimmo a consolarle come avremmo voluto, ma promettemmo loro che non ci avrebbero mai persi.
    La mattina successiva, pensai, si va in scena, quante volte l'avevo pensato prima dei miei show, ma questa volta lo show era la mia vita... Le ore passavano e il piano prendeva forma ed io morii per tutto il mondo.
    Durante il trasferimento all'aeroporto non avevo molta voglia di parlare, cosa c'era ancora da dire mi chiesi, ma non trovai risposta. Nell' angar dove il mio aereo aspettava il suo non passeggero restai immobile a pensare che cosa sarebbe successo, ma il mio futuro appariva come un'enorme pagina bianca.

    “Andrà tutto bene!” mi sorrise Robert.
    “Lo spero amico mio!”
    “Come ho detto a Bhet, mi mancherete moltissimo.”
    “Ohh, Robert!” andai verso di lui abbracciandolo “grazie di tutto!” la scena dall'esterno poteva sembrare assurda due uomini adulti in lacrime, ma sentivo una così grande riconoscenza nei suoi confronti, non l'avrei mai ringraziato abbastanza.
    “Mi raccomando, non fate gli stupidi, ok!” scherzò con le lacrime che gli rigavano il viso.
    “Se dovessimo fare qualcosa di stupido ti prometto che ti chiameremo subito!”
    “Ci conto Michael!”
    “Finalmente mi dai del tu!”
    “La stessa frase di Bhet, voi due siete davvero anime gemelle.”
    “Ti voglio bene Robert!”
    “Ti voglio bene Michael, a presto!”
    Lo salutai con un ultimo cenno della mano e me ne andai dal mondo.

    Seduto sul portico di quella casa guardavo Hope e Faith giocare con la sabbia ed Elle con loro, due giorni dopo sarebbero arrivati i ragazzi ed io non vedevo l'ora di tenerli stretti a me. Potevamo sentirli, non quanto avrei voluto, ma ci accontentavamo.
    Era l'ora del riposino, così dopo aver fatto loro il bagnetto le cullammo e loro crollarono in un sonno profondo.
    Accarezzai il viso di mia moglie che mi sorrise e si mise a giocare con i miei capelli
    “ho fatto bene a convincerti a ritornare riccio, sei bellissimo!”
    “Ma tu lo sei sempre di più!”
    “Questo è vero!” scherzò lei.
    “Che presuntuosa!”
    “Iooooo, senti chi parla!”
    La presi in braccio e la feci girare “lo sai quanto ti amo?”
    “Non esattamente!”
    “Allora sarò costretto a ricordartelo!”
    “Non vedo l'ora...” rispose maliziosa.
    Ci avviammo vero il futuro, le mani incrociate come la prima volta, la cinsi tra le braccia, lei reclinò il suo viso verso di me e la baciai. Quella volta non pioveva, ma l'emozione fu la stessa e lo sarebbe stata per sempre.


    The End



     
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    Insegui i tuoi sogni ovunque essi si trovino

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    :wub: :wub: :wub: che bella la nascita delle bambine :wub: :wub: :wub:

    :( Triste invece la morte del padre di Elle e... il fatto che la FF sia finita...magari ce ne regali un'altra :--:

    Il finale :umh: da non believer giorno sì giorno no ti dico che mi è piaciuto, un bellissimo sogno, come tutta la FF
    Chiara grazie per averlo condiviso con noi. :kiss2: :hug:
     
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  7. Molly74
     
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    Grazie Pat, per averla letta tutta.
    Sono contenta che ti sia piaciuta, diciamo che è il mio sogno e la mia speranza e mi piace pensarlo così, con una donna che lo ama e una bellissima famiglia che gli dia tutto l'amore che merita. :hug: :hug: :hug:

    Per la prossima, vedremo, appena avrò un po' di tempo la posterò volentieri! Grazie ancora! :)
     
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  8. Monsi
     
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    Me MOLTO pigra... :ehm: per cui ti informo che ora che l'hai finita vado a leggerla!!! :smug:
    PS: ricordati di informare lo staff che è terminata, così te la spostano :sisi:
    A presto!!! :hug:
     
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  9. Beat it 81
     
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    Oddio, il sogno è finto.....nu!!!!!! Molly grazie grazie grazie x questa meravigliosa storia...... La nascita delle bambine è stata meravigliosa, ma quanto dolore la morte del papà di Elle, ma Michael è stato grandioso, le è stato vicino e nn l'ha mai abbandonata. Da nn believer ti dico, magari fosse andata come hai scritto tu nella Ff, ma purtroppo quel 25 Giugno nn è stato così........ Grazie x avermi regalato questo sogno meraviglioso, sei grandiosa e se deciderai di scrivere un'altra Ff stai pure certa che sarò lì a leggerti ;-)))))) ...... ancora grazie......Bacione Sara
     
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  10. Elena01
     
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    Molly, è finita? Perchè se è così la sposto nella sezione FF complete :D
     
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  11. Molly74
     
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    Grazie Sara, ti ringrazio per avermi seguito fino alla fine!!!!
    Un bacio grande tutto per te!!!!

    Monsì buona lettura, fammi sapere se ti è piaciuta quando finirai di leggerla, baci anche a te!!!!

    Mari, grazie per averla spostata!!!! Baci
     
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  12. cinzia 62
     
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    A me è piaciuta tantissimo.Spero ce ne regalerai un'altra il prima possibile. :hug:
     
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  13. Molly74
     
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    Grazie, farò del mio meglio. Ne ho una pronta, ma sono un po' presa in questo periodo e non ho molto tempo per postare. Prometto che lo farò appena possibile!
    Sono contenta che ti sia piaciuta! :kiss:
     
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177 replies since 17/7/2011, 19:38   4559 views
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