Una Vita A Passo Di MoonWalk

Un viaggio infinito che racconta la ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una vita vissuta sulle ali della musica.

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  1. Jackie
     
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    La morte è purtroppo l'unico vero modo che il destino ha scelto per ricordarci continuamente che esiste la vita.



    CAPITOLO 4

    Il Male era lì.
    Era ovunque. Era nell'aria.
    E la piccola Jackie lo sentì e cominciò a tremare.
    Tirò il vestito della madre con insistenza mista a paura, e alcune piccole lacrime cominciarono a scendere dagli occhi.

    Anna, nonostante i continui tremori, si abbassò e abbracciò la figlia, stringendola forte come non aveva mai fatto prima.
    La baciò sulla fronte e dopo averle sistemato il cappello la fissò.

    - Sai Jackie, voglio dirti una cosa che mi aveva confessato la mia vecchia zia Marthia.

    La madre parve tranquilla, ma Jackie non si rilassò.

    - Un segreto?

    - Più o meno. Vedi, un giorno mi raccontò di come aveva incontrato il marito. La storia è troppo lunga per essere raccontata qui, ma quello che mi confessò fu questo: al mondo, presto o tardi, ci sarà un incontro con una persona. Anche tu. Non so chi sarà questa persona, ma quando la vedrai per la prima volta, sentirai che sarà qualcuno per cui varrà la pena combattere, stare al suo fianco.

    Anna cercava di non far tremare la voce.
    I bambini sono ingenui e spesso si accontentano di vedere i sorrisi, anche falsi, dei genitori.
    Ma Anna sapeva che non poteva prendere in giro sua figlia.
    Lei era troppo intelligente.
    Infatti, Jackie aveva continuato a guardarla, attendendo di incamminarsi verso la famiglia.
    Invece, Anna la fece sedere.

    - Cosa c'è? - chiese la piccola.

    - Stai qui e non muoverti. Adesso mamma va a prendere sue enormi coni al cioccolato.

    - Vengo con te.

    - No, aspetta qui e non ti muovere per nessun motivo. Promettimelo.

    Jackie non voleva lasciare la madre ma non insistette. Non sarebbe servito a nulla.
    Annuì e guardò la madre allontanarsi nel vicolo, mentre un senso d'inquietudine le divorava lentamente lo stomaco.
    Il gelato era l'ultima cosa che voleva…

    Aspettò per alcuni minuti senza pensare a nulla.
    O forse, a pensare a troppe cose per ricordarsene una.
    L'unica sua certezza era la paura che provava in quel momento. L'aria umida della notte le congelava naso e orecchie e se non fosse per la sua mente acuta e il coraggio quasi innaturale, si sarebbe messa a piangere.
    Decise di cercare la mamma.
    Troppo bambina, troppo ingenua, si incamminò senza accertarsi della direzione che stava prendendo.
    I suoi passi non facevano rumore sul cemento umido.
    Il silenzio si trasformò in un leggero mormorio, come qualcuno che urlava in lontananza.
    Man mano che Jackie continuò a camminare, i suoni si fecero più vicini e poté distinguere quelle di un uomo e di una donna.
    Dei lamenti e una voce cattiva.

    Arrivata a un incrocio fra quattro vie, vide la mamma appesa per il collo dalla mano di un uomo.
    La scena fu raggelante e il terrore s'impossessò del suo cuore.
    Fu un lampo e Jackie urlò.
    L'uomo si voltò e lei potè vedere i suoi occhi cattivi.

    - Jackie corri! Vai via! Scappa!! - le urlò Anna con voce soffocata.

    La sua mente desiderava ardentemente restare con la mamma, ma il corpo si voltò e prese a correre verso le timidi luci dei lampioni di una strada più grande, mentre l'immagine del vicolo era ancora impressa nei suoi occhi.
    Come una cicatrice incancellabile, come il segnale della fine.
    Sentì dei botti, petardi che l'uomo le aveva lanciato dietro per fermarla e forse, ferirla.
    Continuò a correre fino a cadere in confusione, e ciò che avvenne dopo fu troppo rapido per farsene una ragione.
    L'ultimo urlo, l'acqua e le sirene della polizia.

    Appena il giorno dopo, i giornali non facevano che riportare in prima pagina la stessa e raggelante notizia.

    FIRENZE, OMICIDIO DI ANNA FLINT,
    L'ASSASSINO E' ANCORA IN LIBERTA'

    Cadono nel vuoto i lunghi progetti di una grande famiglia. Anna Flint, cantautrice appena arrivata nel mondo del teatro, è stata ritrovata ieri notte in un vicolo, dopo essersi esibita per l'ultima volta.
    Si tratta certamente di omicidio, dicono i poliziotti. La donna presenta segni di violenza dappertutto e un taglio netto al ventre. Pare sia morta dissanguata.
    Al momento dell'omicidio, c'era anche la figlia di tre anni, Jackie Flint Foster, che sembra aver assistito all'omicidio.
    Infatti, la piccola è stata ritrovata questa mattina dai poliziotti in un fosso poco distante dal vicolo, in stato di shock confusionale.
    Il padre, George Foster, americano, che pare non centrare nell'accaduto, ha portato in America la figlia, nonostante le insistenti richieste della famiglia.
    La famiglia Flint, in lutto, dichiara: " Confidiamo nella polizia affinché sia resa giustizia ad Anna."



    In mezzo a tutto quel caos, solo una foto testimoniava un momento dell'accaduto.
    George, in una stazione ferroviaria, che correva cercando di scampare ai giornalisti che volevano una parola, una testimonianza.
    Con una mano portava il bagaglio, e l'altro braccio reggeva Jackie.
    La teneva come un oggetto, sottobraccio, senza che lei potesse muoversi.
    Lei si copriva il viso, spaventata dai flash e dalle urla, stringendo al petto il cappello di lana.
    Non sapeva dove suo padre la stesse portando.
    In realtà, forse, non sapeva nemmeno chi era suo padre.

     
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  2. Holiday
     
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    Tesoro, finalmente il nuovo capitolo! :rolleyes:
    Avevo immaginato che sarebbe successo qualcosa di terribile ad Anna e Jackie... :(
    ( chi è questo ******* che ha ucciso Anna e ha tolto ad una figlia la propria madre? )
    Continua su questa strada... ^_^
    In attesa del nuovo capitolo!
    :kiss:
     
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  3. V e l e n o
     
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    Ok, allora, che io sia un po' svampita non è una novità.
    Ma per essermi persa una storia del genere devo essere molto più che svampita!

    Jackie, io sono veramente STRABILIATA!
    Quanti anni hai perdonami?
    Non è da tutti avere una tale padronanza di linguaggio, una tale scorrevolezza, un tale.. Tutto!
    Sei assolutamente fantastica Jackie!

    Il vicolo, la mamma che sa di dirigersi verso un pericolo forse mortale per salvare la figlia, la bambina impaurita, l'aggressione... Persino l'articolo di giornale è formidabile!

    I miei più sentiti e sinceri complimenti.. Sei bravissima! BRAVISSIMA!
     
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    Oh mamma :o: che capitolo....
    Jackie bellissima davvero,mi piace la tua scrittura asciutta,per immagini. Trovo che questo sia un lavoro fenomenale e che tu stia migliorando ogni volta. Di grande impatto :congra:
     
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  5. StefyJackson91
     
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    Bellissima Jackie mi piace questo alone di mistero intorno alla storia ^_^
     
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  6. Jackie
     
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    Ragazze, sono veramente commossa...
    Non potete immaginare quanto sia contenta che apprezziate la mia ff!!!! *__*

    Veleno, ho 15 anni :look:

    E mentre esplodo di felicità, vado a scrivere!
    Vi ringrazio infinitamente!
     
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  7. marigold80
     
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    Mamma mia che ansia.... Mi sono ritrovata in quel vicolo e mi hai fatto sentire ogni sensazione della piccola Jackie.
    Hai una capacità descrittiva incredibile... Mi piacciono le storie dove, una volta letta una frase, posso chiudere gli occhi e rivedermi la scena trasformando le parole in immagini. Sono riuscita a vedere quel cappellino di lana stretto tra le manine di una bambina impaurita.
    Assolutamente divina Jackie...

    CITAZIONE
    ho 15 anni

    e questo mi lascia ancora più colpita.... :o:
    Bravissima, posso dirti solo questo... :congra:
     
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  8. Jackie
     
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    Se manterrete questa promessa, sarete alleati in mille battaglie, e rigorosamente vicini in ogni difficoltà.



    CAPITOLO 5

    U.S.A.
    Gary
    21 Dicembre 1961

    Una spessa coltre di neve ricopriva interamente l'asfalto della Jackson Street. Lì, gli inverni erano lunghi e gelidi, e il ghiaccio scivoloso rendeva impossibili gli spostamenti con le automobili.
    La via era deserta e silenziosa, e densi fiocchi di neve cadevano leggeri al suolo.

    In casa Jackson regnava la tranquillità.
    Era domenica, l'unico giorno festivo per gli operai della fabbrica vicina, e Joe si concedeva un pò di riposo, seduto comodamente sul divano del salotto.
    Leggeva un quotidiano, mentre i figli giocavano lì intorno, tranquilli.
    Tranne uno.

    Mamma Katherine aveva da poco finito i lavori di casa quando notò Michael, intento a guardare un punto indefinito fuori dalla finestra.
    Restò un attimo ad osservarlo, orgogliosa.
    Non l'avrebbe mai ammesso, ma Michael era il suo prediletto.
    Era semplice e delicato e nei suoi occhi c'era sempre una punta di luce che lo rendeva speciale.
    Quegli stupendi che ora la fissavano ansiosi.

    - Mamma, posso uscire a giocare con la neve?

    - Certo, ti accompagno. Ma stiamo qua in cortile. Copriti, che fa freddo.

    Premurosa, lo aiutò a vestirsi e uscirono in strada.
    Michael si allontanò e, raccolta una manciata di neve, la gettò in aria.
    Rise quando sentì i fiocchi leggeri solleticargli il volto, e cominciò a girare su sè stesso, mentre Katherine lo osservava.

    Dopo qualche minuto, lui si fermò.
    Aveva visto qualcosa nel giardino della casa che affiancava la loro.
    Una figura nera accovacciata nella neve lo stava osservando timida.
    Nella figura riconobbe i tratti delicati di una bambina.
    Da sotto un buffo cappello di lana grigia, due occhi verdissimi lo scrutavano discreti e insicuri.
    Michael ne fu attratto e rimase immobile a contemplare da lontano la sua spettatrice segreta.
    Fu come se il tempo si fosse fermato.
    E poi, lui si avvicinò lentamente, suscitando incertezza nella bambina che cominciò a tremare.
    Con aria smarrita, restò immobile fino a quando lui non si fosse avvicinato di più.
    Quando furono ormai a pochissima distanza l'uno dall'altro, si fissarono con attenzione, intenti a scrutare e memorizzare ogni particolare del viso.
    Fra gli occhi scuri e ipnotici di lui e quelli puri e scintillanti di lei era scattata una scintilla.
    Lei aveva il fiato corto, spaventata dallo sconosciuto, che però era incuriosito dal cappello e dai lunghi e ricci capelli castani.
    Si inginocchiò e lei si ritrasse ancora di più.

    - Hai paura? - chiese ingenuamente lui.

    Di certo, non conosceva l'incertezza e la paura quanto lei.
    Non ancora.
    Lei non rispose.

    - Come ti chiami? - chiese ancora lui, guardando la bambina con curiosità mista a una tenerezza che non sapeva spiegare.

    - Jackie… - rispose timidamente lei.

    Gli occhi s'incrociarono di nuovo.
    In confidenza questa volta.
    In un segreto sigillato.
    E poi, una richiesta nuova ma segretamente attesa.

    - Vuoi venire a giocare con me?

    E perché non doveva accettare? Era un bambino bellissimo, quello che aveva dinnanzi, e le parve come un angelo custode volato da lei per aiutarla.

    - Ok.

    Era sprofondata nella neve, e lui la raccolse, prendendola fra le braccia.
    La sollevò senza alcuna fatica.
    Era leggerissima anche per lui.
    Quel nuovo contatto fu intenso ma così naturale che nessuno dei due si accorse del calore che si erano inconsapevolmente scambiati.
    Nella loro anima innocente di bambini, non c'erano altro che domande ingenue e la voglia di giocare.

    - E tu chi sei? - chiese lei timidamente.

    Lui ce l'aveva ancora con il suo cappello.

    - Sono Michael Jackson, e voglio provare il tuo cappello. - rispose con naturalezza.

    Jackie era riluttante a lasciargli l'oggetto più caro, anche se per pochi istanti.
    Ma osservando ancora gli occhi del nuovo amico, sentì di potersi fidare e gli porse il cappello.
    Lui lo osservò a lungo, prima di poggiarlo sulla testa.

    Sentì le risate di Katherine il lontananza, che certamente aveva assistito in silenzio a tutta la scena, e si sentì proprio buffo con la comoda e morbida lana in testa.
    Non si lasciò intimidire nemmeno dal sorriso di Jackie.
    Anzi, ciò lo portò a prenderla per mano.
    Con una presa salda intrecciò le sue dita alle proprie, e poté constatare quanto queste fossero magre e affusolate.
    Restituì il cappello e per la prima volta le regalò uno splendido sorriso.

    - Vieni con me. - le sussurrò.

    La portò nel suo cortile, dove i due entrarono subito in confidenza, giocando con la neve fresca e rincorrendosi.
    Per quel giorno, la Jackson Street si dipinse delle risate e i sorrisi di due nuovi amici.
    E quel giorno, segnò il principio di qualcosa di grande, che maturò col tempo.

    Jackie e Michael non si separarono più.
    Lui la portava sempre con sè, e veniva a cercarla a casa sua quando lei tardava a uscire per giocare.
    Le era così affezionato, che non passava giorno senza di lei.
    Jackie era considerata più una Jackson e una Foster, perché passava la maggior parte del suo tempo a casa dell'amico.
    Così tanto, che anche Katherine, Joe e i fratelli finirono per affezionarsi a lei, quasi quanto una sorella.

    Michael e Jackie amavano ascoltare le prove musicali di Joe e dei suoi compagni, e finirono per appassionarsi entrambi alla grande alchimia della musica.
    Li ascoltavano per ore, giocavano e si nascondevano da qualche parte e, nonostante la tenera età, parlavano molto, fra di loro, di tutto.
    E poi si abbracciavano, e restavano uniti per ore.

    Tuttavia, Katherine era sorpresa dal fatto che nessuno, da casa Foster, venisse mai a reclamare la piccola.
    George non venne mai a cercarla, e mamma Jackson non l'aveva mai visto sorridere alla figlia o rivolgerle qualche parola gentile.
    L'unico che si curava di venirla a prendere era Albert, uno dei fratelli maggiori, un ragazzo alto e forte, di circa dieci anni in più della sorellina.
    Era molto simpatico e affettuosissimo con Jackie.
    Ma lei, rimaneva sempre attaccata a Michael, la quale non voleva lasciarla sola un attimo.
    Non la mollava mai, nemmeno per andare a dormire.
    E quindi, i due bambini finivano abbracciati sul letto insieme, sognando probabilmente un mondo di luci e colori.


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    Chiedo umilmente perdono per la cortezza del capitolo.
     
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  9. cinzia 62
     
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    Ma quanto sei brava!Questo capitolo è di una dolcezza infinita...complimenti!
     
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  10. V e l e n o
     
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    E' vero Jackie, è dolcissimo questo capitolo :**:
    Mi piace perché come ti ho già detto l'ultima volta, sai dare una dimensione perfetta alle parole riuscendo a far capire perfettamente le emozioni dei personaggi di cui racconti.
    Brava, brava, brava e ancora brava!
     
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  11. °Alexandra°
     
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    Partendomi dal principio che non è così semplice scrivere una storia(una FF in questo caso) non posso fare altro che quotare tutte le mie colleghe qui sopra perchè tu,Jackie,ne stai sviluppando ben due di FF e parallele con una piccola eccezione alla regola: finalmente questi due piccoli cuoricini,queste due storie complesse e particolari si sono incrociate.Michael e Jackie adesso scriveranno il seguito di questa stupenda storia.
    Sei formidabile e sempre più brava.
    Un'altra genietta delle FF :**: sono davvero compiaciuta e soddisfatta del tuo lavoro.
    15 anni....INCREDIBILE
     
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  12. StefyJackson91
     
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    brava Jackie questo capitolo è stato dolcissimo *_*
     
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  13. Jackie
     
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    Dovreste vedere il mio muso in questo momento.
    Misto ebete ed emozione.
    Non mi aspettavo di ricevere dei commenti così.. così.... :wub:
    So di non essere molto presente in questo periodo ma continuerò a fare del mio meglio per meritarmeli.
    Grazie di cuore a tutte :**:
     
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    Capitolo dolcissimo,bellissimo Jackie. Ti rinnovo i miei complimenti per l'intensità e la delicatezza di questa FF.
    Sempre meglio :)
    :hug:
     
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  15. Elena01
     
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    Brava Jackie! Ti faccio i complimenti anch'io! Così giovane e così già capace di trasformare le emozioni in parole...Brava! :si: :clap:
     
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235 replies since 23/9/2010, 13:49   2980 views
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