MICHAEL'S

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    consorelle:

    con quest'aria di clausura che tira sul forum è proprio il termine che più ci si addice,sì sì :D
     
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  2. Little_Annie
     
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    Nuova eletrizzata lettrice!
    Le ho viste tutte le possibilità di lavoro presso Michael, ma massaggiatrice ancora mi mancava.
    Idea decisamente interessante, lo ammetto.
    E poi mi piace veramente come scrivi, in modo semplice, ma divertente, e in parte è anche merito della narrazione in prima persona, ma la scrittrice sei tu.
    E io ti faccio i miei complimenti.
    Ogni volta che leggo una fic imparo qualcosa, quindi immagino che dovrei essere debitrice a tutte le scrittrici dei vari forum.
    Quindi grazie.
    Annie
     
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  3. marigold80
     
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    La sua idea di direttamente non mi era ancora chiara. Fatto stà che appena finito il concerto si è fatto immediatamente portare in aereoporto, dove lo attendeva o meglio ci attendeva un jet privato.
    'Certo che quando tu dici subito è esattamente cosi...'
    Lui ha sorriso mentre si allacciava la cintura di sicurezza nel sedile di fronte al mio,
    'Si. Che bisogno c'è di aspettare domani? Sono stanco e voglio lasciarmi tutto dietro per un po'. Davvero. E grazie per essere venuta con me. Non mi piace viaggiare solo.'
    Il volo è stato relativamente breve e quando siamo atterrati a NY il piccolo scalo privato era vuoto, nessuno ad aspettarlo, nessun fans, nessun giornalista, solo una Mercedes nera e un autista. Quando l'auto si è fermata davanti al mio palazzo avevo quasi le lacrime agli occhi, per quanto il mio appartamento fosse piccolo, vecchio e in un quartiere che nessun americano sano di mente avrebbe definito tranquillo, per me quello era l'unico posto al mondo che io potessi definire casa. Michael è rimasto un attimo zitto,
    'Carino...'
    gli ho dato una gomitata scherzosa,
    'Non è vero e lo sai! Non dire bugie! Ti si legge in faccia... Comunque dentro è molto meglio... Buonanotte, o meglio ormai, buongiorno. Passo da te in hotel appena mi sveglio ok?'
    Mi ha fatto un cenno con il capo fissandomi in silenzio, non riuscivo a reggere il suo sguardo lo ammetto, e non riuscivo a leggerlo. L'unica cosa da fare per togliermi da quel disagio era scendere da quell'auto e anche velocemente, ma appena ho fatto scattare la portiera Michael mi ha preso veloce la mano ancora appoggiata sul sedile accanto a lui.
    'Sei sicura che la mia presenza qui non sia.... sconveniente?'
    'Non so cosa intendi tu per sconveniente, hai dei parametri molto diversi dai miei, ma qualsiasi sia l'interpretazione averti qui è un piacere. Sogni d'oro Michael.'
    Gli ho scoccato un bacio veloce sulla guancia prima di uscire nell'aria fredda del mattino.
    Quando ho aperto gli occhi il sole era già altissimo in cielo e la mia stanza era colorata di arancione dai raggi che filtravano attraverso le tende. Casa dolce casa. Niente è come svegliarsi nel proprio letto dopo mesi di notti passate nell'anonimato di un hotel. La giornata era limpida anche se decisamente fredda, il viaggio in metro verso il centro fù molto più piacevole di quanto mi ricordassi, quando arrivai nella hall del Gramercy, dove Michael alloggiava, un paio delle sue guardie del corpo sedevano tranquillamente al bar. A quanto pareva la libera uscita per lui era già finita. Uno di loro mi ha accompagnato fino all'ultimo piano facendomi entrare in quello che sembrava essere un vero e proprio appartamento. Di Michael nessuna traccia, molto probabilmente stava ancora dormendo. Mi sono versata una tazza di thè e mi sono diretta verso lo splendido giardino di inverno che si intravedeva dalle porte finestre del salone. La vista da lassù era incredibile, il cielo terso faceva ancora di più risaltare il verde appena accennato di Central Park che piano piano con la fine dell'inverno stava tornando nel pieno del suo splendore. Assorta in quei pensieri forse un po' stupidi non mi sono accorta del suo ingresso nel terrazzo se non quando le sue mani non si sono appoggiate lievi sul mio collo muovendosi lentamente,
    'Buongiorno...'
    quella parola appena sussurrata a pochi centimetri dal mio orecchio mi ha provocato un lungo brivido lungo la schiena facendomi allontanare istintivamente da lui.
    'Buongiorno a te. Qui è splendido...'
    Non sembrava aver capito il mio imbarazzo perchè con un sorriso si è messo al mio fianco con le braccia incrociate sul petto per poi voltarsi verso di me e fissare i suoi occhi nei miei,
    'Si, davvero una vista splendida...'
    Ok. Non mi sembrava affatto il caso di iniziare con questi imbarazzi la nostra mini vacanza newyorkese quindi ho intenzionalmente resettato gli ultimi minuti per concentrarmi sulla giornata che ci aspettava. Quando Mike fù vestito entrai nella sua stanza,
    'Posso?'
    Mi fece un gesto con la mano per darmi il suo consenso ed io con un gesto veloce ho aperto una delle sue valigie. Ho trovato immediatamente quello che cercavo, ormai è come se quelle valigie siano le mie per tutte le volte che le ho viste fare e disfare.
    'Ok, mettiti questo e questa....'
    Michael ha guardato la sciarpa e la cuffia che gli stavo porgendo,
    'Perchè?'
    'Perchè oggi farai il turista, vedrai una partita di baseball e andremo ad una festa quindi non fare storie...'
    Era incredulo.
    'Non posso, insomma mi riconosceranno comunque...'
    'Non se ti metti anche questi...'
    gli ho detto allungandogli un paio di occhiali da sole. Quando ha finito di indossare il nostro misero travestimento però era irriconoscibile. Mi son messa di fronte a lui alzandogli il bavero della giacca e nascondendo un ricciolo che faceva capolino dalla cuffia.
    'Sei perfetto! Un normale turista infreddolito dal vento gelido di New York.'
    Michael si guardò un attimo allo specchio,
    'Sei sicura? Non voglio combinare un guaio, se mi dovessero riconoscere sarebbe un disastro...'
    'Se non fossi sicura di quello che faccio non lo farei, sul serio. Non ti metterei mai in pericolo Mike... E le tue guardie del corpo sanno ogni nostro spostamento...'
    Sotto tutti quegli strati di vestiti ho riconosciuto un sorriso dalla piega delle sue guance,
    'Bene, allora andiamo!'
    Quando abbiamo varcato la porta dell'hotel Mike era a dir poco euforico, con un gesto di altri tempi mi ha offerto un braccio al quale io mi sono stretta con un senso di tranquillità difficile da descrivere. Tra le centinaia di persone che affollavano i marciapiedi di NY nessuno ha fatto caso a noi, abbiamo camminato tra qualche risata e moltissimi sguardi silenziosi senza una meta ben precisa. Quando il sole è iniziato a scendere la temperatura si è abbassata ancora di più,
    'Ti và una cioccolata calda?'
    Mi ha guardato sorridente,
    'Certo...'
    l'ho trascinato per un braccio per diverse stradine finchè non ci siamo ritrovati davanti ad un piccolo caffè dall'aria di altri tempi.
    'Wow, è incredibile...'
    Dentro il piccolo caffè Angela l'anziana proprietaria mi è corsa immediatamente incontro,
    'Giulietta! Quanto tempo che non ti facevi vedere!'
    Il suo abbraccio materno mi ha avvolto caldo e protettivo come è sempre stato,
    'Ciao, eh lo so, sono stata poco in città. Lui è Michael...'
    Mike ha sbarrato gli occhi alla mia presentazione, ho sorriso rassicurante mentre Angela lo abbracciava leggermente,
    'Piacere di conoscerti... Oh mamma mia quanto sei infreddolito ragazzo, hai proprio bisogno di una delle mie cioccolate calde... Vi ho preparato il tavolo di sopra...'
    E dicendo cosi ci ha preceduto lungo una stretta scaletta a chiocciola di ferro battuto. Quando ci ha lasciato soli e ci siamo tolti i pesanti cappotti Michael mi ha guardato con uno sguardo misto tra stupore e sconcerto.
    'Per fortuna che non mi doveva riconoscere nessuno!?'
    Ho riso alla sua espressione preoccupata,
    'Stai tranquillo. Dovevo avere per forza dei complici per farti passare una giornata normale. Conosco quella signora da quando sono nata e mi fido ciecamente. Non ti devi preoccupare'.
    Angela è tornta con due enormi tazze fumanti allontanandosi in silenzio. Michael ha ritrovato il sorriso appena si è infilato un cucchiaio di cioccolata in bocca,
    'E' deliziosa...'
    'Lo so. Tutta roba di prima scelta per lei Signor Jackson..'
    Ha riso mescolando lentamente la sua cioccolata,
    'E quindi stasera ci sarà una festa...'
    ha detto con tono noncurante,
    'Si in un pub a Belmont, un po' come una festa di bentornata credo. Mark canterà e ci saranno anche i ragazzi della squadra.... E ci sarai anche tu.'
    Michael mi ha guardato con uno sguardo strano,
    'Sono stanco, penso che andrò in hotel...'
    'Ma Mike sul serio! Voglio che ci sia anche tu... E' solo una stupida festa'.
    Ha passato una mano sopra il tavolo appoggiandola leggera sulla mia,
    'Si, ed è la tua festa. Non voglio che passi la serata a farmi da baby sitter quindi io andrò in hotel, mi riposerò e tu ti divertirai.. Per favore Julie...'
    Non sono riuscita a dire niente, il calore della sua mano sulla mia attirava tutta la mia attenzione e non potevo di certo costringerlo a fare una cosa che non voleva.
    'Va bene...'
    Sussurrai appena.
    'Juliette, è arrivata la vostra auto...'.
    Angela si era materializzata sulle scale e la sua voce mi aveva risvegliato da quei secondi di smarrimento nel suo sguardo.
    'Ok, arriviamo...'
    quando mi sono girata di nuovo verso Michael il suo sguardo era diverso, non c'era più la serietà di un attimo prima, era come se l'ultimo minuto non fosse mai passato.
    'Un'auto?'
    mi ha chiesto col sorriso sulle labbra,
    'Dai vestiti e muoviti Jackson non vorrai mica perderti l'inizio della partita eh??'
    Ci siamo rivestiti veloci e siamo sgusciati fuori dalla porta della cucina, nel vialetto ci aspettava una limousine nera, Mike l'ha guardata come se non ci fosse mai salito sopra,
    'Tu sei matta!! Guarda che posso andare in giro anche senza una di queste! Avrai speso una fortuna e sei completamente pazza'
    mi ha detto ridendo, gli ho aperto lo sportello facendogli segno di entrare,
    'Assolutamente no. Gliel'ho già detto Mr Jackson, solo il meglio per lei.'
    Ha preso posto nell'auto scuotendo la testa divertito, si è guardato un attimo intorno poi ha fatto un gran respiro,
    'Sul serio Julie non dovevi, insomma guarda cosa ti ho costretto a fare per portarmi in giro...'
    'Dacci un taglio Mike! E' la limo che usa la squadra, e diciamo che l'autista mi doveva qualche favore. Poi non è tutto cosi semplice quando scenderemo gli ho promesso almeno una foto con te quindi....'
    Michael ha riso mettendosi comodo,
    'Sapevo che c'era qualcosa sotto...'.
    Siamo arrivati allo stadio che mancavano pochissimi minuti all'inizio della partita, quando la portiera si è aperta Gregory, un omone nero immenso mi ha sorriso porgendomi la mano,
    'Juliette, tesoro...'
    Greg era il direttore sportivo della squadra ed era stato più che felice di aiutarmi nella mia follia di portare Michael alla partita, ci ha scortati fino ad una stanza su per diverse rampe di scale,
    'Il vostro box, il migliore...'
    Quando abbiamo aperto la porta dalla immensa vetrata ci è apparso lo stadio per intero, da quell'altezza potevamo vedere ogni angolo dello stadio senza poter essere visti in alcun modo. Michael guardava tutto con gli occhi di un bambino, è una delle cose che preferisco di lui, trova la magia dove gli altri non vedono niente, con quello sguardo curioso e felice rende tutto speciale, incredibile. Ho visto tante partite di baseball nella mia vita, fin da piccola andavo allo stadio per mano con mio nonno, ma quella di quel giorno credo che mi resterà impressa per sempre, semplicemente per la sua presenza al mio fianco. Ha sorriso entusiasta per tutto il tempo sommergendomi di mille domande sulle regole, sul modo di lanciare, sulla squadra e sulla classifica. Ascoltava tutto con gli occhi fissi sul campo senza perdersi un solo passaggio, con lo sguardo sognante di un bambino alla sua prima partita, e vederlo cosi, sotto quell'aspetto cosi privato per lui, cosi semplice mi ha riempito di tenerezza. Lo sò, è stupido, lui incanta migliaia di persone ogni sera ai suoi show ma credo che lui ci riesca proprio perchè è lui il primo ad incantarsi davanti alle cose semplici.
    Davanti al suo hotel, ancora chiusi dentro all'auto Mike mi ha abbracciato lievemente,
    'E'stato meraviglioso sai? Non mi è mai piaciuto questo genere di sport... Ma ho sempre visto questa cosa come quelle che un padre fà la domenica con suo figlio. Per me non è mai stato possibile, grazie!'
    Non aveva ancora perso quello sguardo sognante e sembrava sinceramente felice, ma un lampo di tristezza, o forse no, solo amarezza gli ha attraversato gli occhi mentre mi faceva quella piccola confidenza.
    'Sei sicuro di non voler venire?'
    Mi ha sorriso dolce,
    'Sicurissimo. Divertiti e chiamami quando rientri ok?'
    L'ho guardato ridendo, era incorreggibile, se finivi sotto la sua ala cercava immancabilmente di proteggerti.
    'Cosa hai paura che arrivi a casa troppo sbronza??'
    'No, sono solo più tranquillo se so che sei a casa..'
    Ho promesso di fare quella chiamata, inconsapevole di cosa avrebbe scatenato, ma se lo avessi saputo l'avrei fatta lo stesso?

    La festa è stata meravigliosa, riabbracciare tutti i miei amici è stato rigenerante, sapere che nonostante stessi viaggiando in lungo e in largo qualcuno mi attendeva a casa era un conferma necessaria per me. Non mi sono nemmeno svestita del tutto che avevo già il telefono in mano, c'erano troppe cose che volevo raccontargli di quella serata e sapevo che lui, nonostante l'ora, sarebbe stato a sentirmi. Quando però ha alzato il ricevitore dall'altra parte il suo tono era serio, preoccupato.
    'Pensavo ti fossi dimenticata.'
    'No, ho solo fatto un po' tardi... Mike tutto ok?'
    'Sono li tra venti minuti.'
    Senza darmi il tempo di replicare ha messo giù il telefono con un tonfo. Mentre mi facevo una doccia calda continuavo a ripensare alla telefonata, non riuscivo a capire il motivo del suo nervosismo e non riuscivo a trovare una buona motivazione che lo portasse qui alle 4 del mattino. Quando gli ho aperto la porta aveva il viso frustrato e gli occhi di chi non aveva dormito nemmeno un minuto. E' rimasto un po' sulla porta ad osservarmi, immobile, ma quando ha visto che non lo avrei di certo pregato di entrare e mi allontanavo verso la cucina ha fatto qualche passo avanti e si è chiuso la porta alle spalle.
    'Scusa sarai stanca e vorrai dormire ed io sono piombato qui senza chiederti il permesso e..'
    L'ho fissato in silenzio porgendogli una tazza di thè, era nervoso. Ormai lo conoscevo, sapevo che quando iniziava a parlare a raffica in quel modo era perchè la sua testa andava alla velocità della luce sfornandogli mille pensieri accavallati per tirarlo fuori da una situazione che lo impauriva e lo metteva a disagio. L'ho sorpassato mettendomi sul divano, lui è rimasto lì in mezzo alla stanza con la tazza fumante stretta tra le mani.
    'Sono distrutta...'
    Tutto l'entusiasmo di prima era sparito, volevo solo riposare e non dover affrontare uno dei "brutti momenti" di Mike.
    'Vuoi.... vuoi che vado?'
    'No, voglio solo che la smetti di essere nervoso e logorroico.'
    Ho buttato la testa indietro chiudendo gli occhi e massaggiandomi leggermente le tempie, la stanchezza e i troppi drink mi stavano portando un mal di testa martellante. Ho sentito i suoi passi avvicinarsi al divano poi le sue mani si sono appoggiate piano sulle mie tempie spostando delicatamente le mie. Una sensazione di sollievo mi ha invaso immediatamente mentre le sue mani massaggiavano delicatamente i lati del mio viso per poi scendere sul mio collo spostando i capelli,
    'Sei bravo sai? E hai anche le mani grandi... Potresti far carriera...'
    ho aperto gli occhi l’immagine del suo viso sottosopra mi si è parata a pochi centimetri dai miei occhi.
    Ha riso scavalcando lo schienale del divano e sedendosi dietro di me, stringendomi tra le sue gambe.
    ‘Potrei sempre farlo come secondo lavoro… Risparmierei su tutti voi scansa fatiche!!’
    ‘Ti ho solo fatto un complimento e stai già per licenziarmi?? Sei troppo sicuro di te Jackson! Poi avresti comunque bisogno di qualcuno che massaggi te quindi…’
    ‘Anche tu avresti bisogno di qualcuno che massaggi te allora…’
    ‘Appunto! Ti stò facendo far pratica apposta!! Se sei bravo potrei anche assumerti…’
    Ho sentito il suo petto sobbalzare alle sue risate, le sue mani calde salivano e scendevano lungo il mio collo e le mie spalle lasciandomi brividi quasi incontrollabili. Si è avvicinato ancora di più, sentivo il suo naso immerso nei miei capelli ancora bagnati, il suo tocco si è fermato e ho sentito le sue dita tremare leggermente sulla mia pelle. Ha preso un grosso respiro e le sue braccia mi hanno avvolto come due ali, le ali di un angelo che mi conducevano forti verso il paradiso, o verso la dannazione eterna...
    E’ sceso col naso lungo la linea del mio collo per poi posare un bacio appena sfiorato nell’incavo morbido vicino alla spalla, mi sono girata verso di lui, stupita, scossa, quasi terrorizzata. Non lo avevo mai avuto cosi vicino, mai in tutti quei mesi lui si era lasciato andare in quel modo. Quando ho incrociato i suoi occhi mi hanno trafitto come lance. Si è immobilizzato spostandomi un ciuffo dalla fronte e diventando terribilmente rosso.
    Come potevano coesistere nello stesso uomo due lati cosi distanti tra loro?
    ‘Non ci riesco Julie, vorrei fermarmi ma non ci riesco…’
    Ha abbassato la testa intimidito dalla sua stessa dichiarazione.
    ‘Non farlo’.
    Due parole. E lui è stato mio. Ha alzato la testa e con un battito di ciglia ha cancellato dalla sua espressione qualsiasi tipo di timidezza, è affondato con forza sulle mie labbra, la sua lingua si è fatta strada velocemente ed ha iniziato a muoversi delicata ma decisa. Il suo sapore, il profumo del suo respiro, le sue mani che mi incorniciavano il viso.
    Ho perso il controllo. Ho perso la ragione.
    Si è sdraiato delicatamente sopra di me non mancando di farmi notare, non so quanto volutamente, la sua eccitazione stretta nei jeans neri. Una morsa quasi dolorosa mi ha preso al basso ventre, lo desideravo come non avevo mai desiderato nessuno in vita mia. Ogni suo movimento, ogni suo sospiro non facevano altro che portarmi ancora più oltre in quella disperata ricerca di lui. Ha infilato le mani bollenti sotto la mia canotta andando ad incorniciare i miei seni in una stretta decisa ma delicata e quando gli ho aperto in fretta i pantaloni non ha replicato come immaginavo, ha semplicemente preso atto che non avrei accettato perdite di tempo di alcun genere, lo volevo e lo volevo subito. Ci siamo spogliati con pochi, rapidi gesti febbrili, come se ci mancasse il tempo, come se da un momento all'altro tutto potesse sparire, ed è entrato dentro di me lentamente. Il respiro mi si è mozzato in gola in un gemito strozzato. Le sue mani si sono strette sui miei fianchi ed ha imposto il suo ritmo, un ritmo a cui non ero in grado di resistere, un ritmo che mi avrebbe fatto scoppiare il cuore. Ogni suo movimento sembrava portarmi direttamente ad un passo dall’estasi ma poi mi ritrascinava indietro e mi riaccompagnava sempre più vicino. Il suo braccio ha avvolto il mio viso e si e andato ad attaccare al bracciolo del divano dietro di me, con quel gesto è entrato ancora più dentro di me e a quel punto ogni mia difesa era ormai vana, ha smorzato i miei gemiti con la sua bocca, e provocato dal mio si è concesso anche lui il lusso di affondare lentamente nel piacere. I suoi respiri pesanti piano piano sono rallentati, quel braccio sulla mia testa è tornato piano verso il basso regalandomi una carezza, ed il suo viso incorniciato da una cascata di ricci è uscito allo scoperto dal sicuro nascondiglio che si era trovato nell’incavo del mio collo. Un bacio, questa volta di una dolcezza infinita,
    'Scusami...'
    'Shhhh.... Non ora...'
    Mi sono accoccolata tra le sue braccia e mi sono lasciata cullare dal suo respiro leggero, dal suo cuore che batteva sereno e dalle sue mani che mi accarezzavano piano una gamba.

    Ho perso di vista la realtà, ho perso ogni freno se mai ne ho avuto uno, ho perso la cognizione del tempo, ho perso la testa. Ho perso Michael.
    Quando ho ripreso possesso dei miei sensi la prima cosa che ho sentito è stato il suo profumo che silenzioso ed invisibile aveva riempito tutta la stanza. Ho sorriso ancora con gli occhi chiusi come a voler conservare quella splendida sensazione dentro di me il più possibile, coscente del fatto che quella magia si sarebbe spezzata nello stesso istante che i miei occhi avessero rivisto la luce. Ho aperto piano gli occhi e la luce calda del sole attraverso le tende ha colorato la stanza, vuota. Michael se ne è andato. Senza dire una parola, senza fare alcun rumore. Se ne è andato come il migliore dei vigliacchi. Ho sentito immediatamente un gelo attanagliarmi, e qualche lacrima è scesa veloce sulle mie guance. Ma adesso basta. Sono solo arrabbiata, o forse no, meglio dire amareggiata. Michael mi è sempre sembrato un essere speciale, non un uomo con i suoi lati meschini e crudeli, non un ragazzo fatto solo di dolcezza e gentilezze. Lui era una cosa a parte per me. E vederlo comportarsi come tanti altri hanno fatto prima di lui mi ha davvero spezzato il cuore. Non perchè io mi aspettassi che questa notte ci portasse alla favola delle favole con un bel finale "E vissero felici e contenti". Chi si è inventato questa frase meriterebbe di essere preso a calci in culo. Violentemente. Ma almeno mi aspettavo che ne avremmo parlato, che riuscissimo a guardarci ancora negli occhi davanti ad un caffè. Invece lui ha scelto la strada più corta. Lui ha fatto la sua scelta e io mi dovrò comportare di conseguenza. Ma sono arrabbiata ora, incazzata con lui, se ce lo avessi davanti giuro che la prenderei a calci quella faccia d'angelo!


    'Julie che ci fai qui a quest'ora?'
    Mark era in boxer con gli occhi impastati dal sonno,
    'Mi ha piantato! Se ne è andato senza dire niente! Te ne rendi conto??!'
    Mark mi ha guardato sconsolato spostandosi dallo specchio della porta,
    'Sparito, irreperibile. Non mi risponde nemmeno in hotel! E lo sai cosa vuol dire questo?? Lo sai?'
    Ha iniziato a preparare un bollitore scuotendo la testa,
    'Si, credo di poterlo immaginare anche se non è nemmeno mezzogiorno ed io ho dormito solo 4 ore..'
    'No che non lo sai! Vuol dire che è tale e quale a tutti gli altri. Tale e quale a quei deficenti con cui sono sempre uscita, quelli che scappano dopo una notte perchè non hanno nemmeno il coraggio di dire che è finita li...'
    'Come te insomma....'
    L'ho fissato a bocca aperta,
    'Io non sono così!'
    Mark si è seduto al tavolo prendendo un sorso di thè,
    'Si che sei cosi Jù, lo sei tu, lo sono io e guarda un po' lo è anche Michael.'
    Ho preso la tazza che mi porgeva con un sorriso,
    'Juliette ti conosco da quando avevamo 12 anni e ho perso il conto di quante volte Tu te la sei svignata da un letto ancora caldo... Il mio compreso....'
    'Si, ma...'
    'Niente ma. E' cosi. Ci possono essere mille motivi per cui lo ha fatto. Motivi che forse tu nemmeno immagini. O forse si dato che ne avevamo parlato e mi era sembrato di capire che eri più che cosciente del casino che avrebbe comportato immischiarti con lui.'
    L'ho guardato stranita, vero, sapevo che avere qualsiasi tipo di rapporto con Michael al di fuori del lavoro avrebbe provocato guai ma quando me ne sono resa conto era già effettivamente tardi.
    'Non sono innamorata di lui!'
    ho buttato fuori ad alta voce,
    'Lo so che non lo sei... Ma... Non mi venire a dire che era solo sesso perchè non ci credo. Non ti saresti arrabbiata cosi...'
    'Che dovrei fare?'
    Mark si è messo alle mie spalle e mi ha abbracciato,
    'Intanto dovresti scoprire se hai ancora un lavoro, poi si vedrà...'
    'Grazie sei di grande aiuto...'
    gli ho risposto sarcastica, lui è scoppiato a ridere arruffandosi i capelli e andando verso il bagno,
    'Questo è il massimo che posso fare a quest'ora Babe... Per i consigli saggi devi aspettare almeno le 3 del pomeriggio..'
    Non ne abbiamo più parlato finchè non ci siamo seduti in una tavola calda sulla 57a. Mark sapeva esattamente quando parlare e quando evitare un argomento, era forse la persona che mi conosceva meglio in assoluto.
    'Ho un piano...'
    mi ha detto col boccone in bocca,
    'Non si parla con la bocca piena...'
    'Allora lo vuoi il mio aiuto si o no? Per ora posso dartelo con la bocca piena va bene lo stesso?? Stai diventando pesante lo sai??'
    'Avanti, sentiamo...'
    Ha preso un sorso di coca e mi ha guardato convinto,
    'Allora domani ti presenti all'hotel come se niente fosse, lui non vuole parlare con te in privato ma lo dovrà pur fare davanti al resto dello staff. Mettilo alle corde davanti a tutti, usa una bella metafora calzante e nessuno tranne voi due saprà di cosa state parlando...'
    'Un bel piano di merda Mark...'
    'Ah grazie è cosi che si ringraziano gli amici!!'
    Ho riso per la sua faccia buffa,
    'No è solo che non sò nemmeno se ci potrò rimettere piede in quell'hotel. Non hai idea di che genere di Boss sia Michael. Finchè sei sotto la sua ala puoi star tranquillo ma dopo.. Bhè dopo è meglio che tieni gli occhi aperti. E' capace di avermi già licenziato senza nemmeno avvertirmi.'
    'Tesoro, ormai è tardi per dirti che a letto col capo non si và quindi, devi prenderti le tue responsabilità. E in un modo o nell'altro devi metterti quel piccolo cuoriccino in pace...'.
    Mark ha ragione, pienamente ragione. Chiarissimo che a letto col capo non si và ma ormai il danno è fatto. Andrò in albergo domattina come se niente fosse e vediamo, tanto sò che lui avrà già fatto la prima mossa quindi io potrò agire solo di conseguenza.
     
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  4. Elena01
     
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    Quanto mi piace questa FF Monica! :si: E tu lo sai perfettamente, ma mi piace ribadirlo... :--: :kiss2: :special:
     
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    Monica :wub: che te lo dico a fare...t'adoro
     
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  6. marigold80
     
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    Mari :**: Ale :**: Tesore grazie grazie mille....
    E un benvenuto a tutte le nuove lettrici che mi concedono un po' del loro tempo.... Spero di non farvi perdere la pazienza!!! :lol: :lol:
     
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  7. cinzia 62
     
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    CITAZIONE (marigold80 @ 10/10/2010, 14:29)
    Mari :**: Ale :**: Tesore grazie grazie mille....
    E un benvenuto a tutte le nuove lettrici che mi concedono un po' del loro tempo.... Spero di non farvi perdere la pazienza!!! :lol: :lol:

    No...però tu posta...
     
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  8. marigold80
     
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    Merda, merda e merda.
    Se lo avessi davanti lo riempirei di botte. Ecco cosa farei. Spaccherei la faccia a Michael Jackson.
    Me la stà facendo pagare per qualcosa che non ho fatto da sola. Come se tutta questa situazione fosse solo colpa mia, come se lo avessi addescato con chissà quale stratagemma.
    Sono andata in hotel stamattina, ieri in serata sono arrivati tutti gli altri e stasera c'è stata la prima al Madison. Se fosse crollato il tetto sarebbe andata meglio. Quando stamattina ho incontrato Di Leo nella hall mi ha lanciato una lunga occhiata assassina, dopo poco mi ha fatto chiamare.
    'Juliette cosa stai combinando?'
    Ho avuto un attimo di panico a quelle parole, ho pensato seriamente che quel folle gli avesse detto tutto.
    'Te l'ho detto fin dall'inizio che devi essere reperibile sempre. E Michael stanotte ha avuto dei problemi, c'è Elliot su con lui adesso...'
    'Non mi ha detto niente.. Insomma poteva farmi chiamare...'
    'Non deve essere lui a chiamare te. Tu devi renderti disponibile e basta. Comunque Michael è parecchio nervoso quindi lasciamo perdere. Lo seguirà Elliot in questi giorni, tu tornerai ai ballerini per un po', vediamo se sbolle o se proprio non gli vai più giù...'
    Mi sono sentita una deficente. Mi aveva fatto fuori, ed io ero lì a scusarmi. Ma che se ne andasse...
    Ho passato il pomeriggio con Ciaran e Adam, come ai vecchi tempi, cercando di non pensare a niente se non al mio lavoro e ai miei amici. Ma quando dietro le quinte ho visto arrivare il grosso suv nero mi si sono pietrificate le gambe. La portiera si è aperta e Michael è sceso sorridente come non mai ma sopratutto non solo. Ha aiutato una ragazza a scendere dall'auto, una splendida ragazza dai lunghi capelli ricci. Si sono incamminati tenendosi a braccetto finchè non sono passati davanti a noi. Mi ha lanciato una lunga occhiata seria mentre lasciava andare la ragazza qualche passo avanti a lui, mi è sembrato uno sconosciuto.
    'Mamma mia santissima, grazie al cielo che sono gay se no per quella ci perdevo la testa!'
    La risata cristallina di Ciaran mi ha risvegliato,
    'Hai ragione ringrazia il cielo perchè una cosi nemmeno ti calcola amico...'
    Adam si era unito a noi,
    'Mi dite chi cavolo è quella?'
    Si sono voltati entrambi nella mia direzione con gli occhi perplessi,
    'Tatiana Thum... Bhò Tatiana qualcosa. E' la nuova ballerina per The way... Un'amica del capo credo...'
    Perfetto. Semplicemente perfetto. Mi sono mangiata il fegato per tutta la serata e quando è stato il momento di The way lì ho proprio ingoiato l'ultimo boccone.
    Grazie signore che lo stai tenendo fuori dalla portata dei miei schiaffi.

    Bhè se c'era un modo per far andare le cose peggio, quel modo mi ha raggiunto. Terza serata al Madison, quarto giorno senza rivolgere la parola a Michael. E per fortuna se no gliene avrei dette troppe. Troppe e basta.
    Non mi reputo la sua compagna, la sua amante e nemmeno una sua amica a questo punto. Ma forse quando un solo gesto ti fà crollare il mondo addosso, forse allora devi prendere coscenza che qualcosa c'è. Davanti a ventimila persone o quelle che erano, davanti a tutto il mondo giunto apposta per questo show l'ha baciata. Un bacio veloce e se vuoi anche molto casto, ma pur sempre un bacio in pubblico, alla luce del sole. Perfetto, la vincitrice del deficentino d'oro è... Julie!!
    'Lo hai visto anche tu?'
    Mark si è voltato verso di me nel buio del back stage.
    'Visto.... Cosa?'
    Gli ho tirato uno scapellotto sulla nuca guardandolo in cagnesco.
    'Non ti azzardare a fare lo spiritoso hai capito???'
    'Ahio!! Ok Julie l'ho visto... Lo hanno visto tutti e domani lo vedrà il mondo intero, sei contenta adesso?'
    'Andiamocene...'
    'Ma Julie... Io volevo vedere il finale....'
    'Ho detto andiamo!!!'
    Siamo usciti dal caldo asfissiante dell'Arena per sederci sul marciapiede dall'altro lato della strada, qualche nota sfuggiva il controllo dei muri fino ad arrivare a noi, ovattata.
    'Non posso credere di essere stata cosi stupida...'
    'Non sei stupida, sei ingenua, ti fai i film in testa, ti fidi, ma non sei stupida Jù,'
    'Io non volevo arrivare qui Mark. Non lo volevo. Sapevo che sarebbe stato un errore e ho sempre cercato di controllare i miei pensieri, le mie azioni. Ma con lui è tutto cosi... complicato.'
    'Sei tu che lo stai rendendo tale. Tornerà, vedrai...'
    L'ho fissato a bocca aperta, lui aveva sempre le parole per tirarmi su, anche se queste mi sapevano tanto di bugia, una bugia buona ma pur sempre una bugia.
    'Certo come no... E magari mi chiederà anche scusa per essersene andato... Magari arriverà vestito da principe azzurro, sai calzamaglia, cappello con la piuma, cavallo bianco...'
    'Mmmm non sei stupida ma assolutamente deficente...'
    Gli ho dato una spinta facendolo quasi cadere.
    'Julie se ha capito anche solo metà di quello che ha trovato non se lo lascerà scappare'
    L'ho abbracciato stringendogli le spalle, come farei senza quello scemo, piccolo, buffo inglese?
    'Grazie Markie...'
    'Grazie al cavolo, mi son perso tutto il concerto per colpa dei tuoi trip mentali... Ma... '

    Posso gongolare? No? Va bhè io gongolo lo stesso.
    Non è giusto e me ne rendo conto ma non posso fare a meno di godere un pochino per quello che è successo. Stamattina eravamo tutti a fare colazione quando nella hall si è creato un gran trambusto. Figuriamoci, curiosi come delle bertucce ci siamo spostati in massa giusto in tempo per vedere Di Leo e una guardia del corpo scortare fuori Tatiana Qualcosa dall'hotel. Lei era quasi in lacrime, Di Leo aveva uno sguardo assetato di sangue.
    Ho goduto, devo dire la verità, ma solo un attimo. Perchè di fronte a quella scena mi sono resa conto di cosa succede alla gente normale ad avvicinarsi troppo al fenomeno Jackson. Si è banditi, espulsi, eliminati dai giochi.

    Mi serviva qualche giorno di tranquillità, bhè si fà per dire dato che ho recuperato in una settimana tutte le festa e le sbornie che mi ero persa negli ultimi mesi! Ma l'ho fatto col cuore leggero, non ho pensato a lui, non ho pensato a quello che è successo e non mi sono fatta prendere dallo sconforto. Avanti, va bene essere la massaggiatrice di Michael Jackson ma và comunque anche bene essere ancora nello staff e avere un lavoro. Bei pensieri e buone intenzioni finchè Michael non è arrivato a St.Luis. Mi ha fatto prelevare dai soliti armadi a muro, stessa scena solo 4 mesi dopo. Sono salita con un certo nervosismo, volevo solo trattarlo come quello che è, cioè il mio capo, nè più nè meno. Quando sono entrata nella stanza Michael era di fronte alla finestra perso nei suoi pensieri. Mi sono schiarita la voce per attirare la sua attenzione e quando lui si è girato aveva lo sguardo perso, seccato, triste, amareggiato. Uno sguardo inappropriato per il suo viso cosi delicato.
    'Ah ciao... Pensavo non salissi...'
    Ho preso un grosso respiro prima di aprir bocca. Aveva inizio la mia recita, la mia quasi perfetta interpretazione della massaggiatrice professionale e distaccata.
    'Buonasera Michael. Avevi bisogno?'
    Mi ha fissato un attimo prima mettersi di fronte a me,
    'Si... Ma sinceramente non so di cosa ho bisogno...'
    'Bhè magari iniziamo con un massaggio alla gamba, Elliot mi ha detto che hai preso uno strappo...'
    'Smettila Julie...'
    Mi fissava con le mani infilate nelle tasche e lo sguardo di chi la sà lunga,
    'Ok, allora quando avrai deciso fammi chiamare, aspetto di sotto...'
    Ho girato sui tacchi e me ne sono tornata verso la porta, ma la sua mano mi ha bloccato l'uscita.
    'Non mi piace che ti comporti cosi.'
    'Nemmeno a me piace sempre come ti comporti tu ma non sono nessuno per dirti cosa devi fare. Quindi vedi di non farlo tu con me.'
    'Sei arrabbiata vero?'
    Ho riso, veramente divertita, cavolo deve essere proprio sveglio per capire che sono arrabbiata.
    'Non ne avrei motivo Michael. Sono solo venuta qui per fare un massaggio. Non lo vuoi? Non è un problema mio. E ora se vuoi scusarmi...'
    La sua mano ha richiuso con un tonfo sordo la porta,
    'Non mi parlare in questo modo. Mi fai stare... male.'
    'Ah tu Mister Michael Jackson starebbe male perchè la sua massaggiatrice ha deciso di aspettare i suoi comodi in un'altra stanza?'
    'Julie smettila!'
    ha alzato la voce tanto da spaventarmi, non sono abituata a sentirlo parlare con questo tono. Si è preso la testa tra le mani e si è allontanato,
    'Non voglio discutere con te, è l'ultima cosa che voglio. Ma lo vedi? Dimmi Julie lo vedi? Non posso avere nessuno intorno, nemmeno una stupida ballerina! Sono chiuso qui dentro 20 ore al giorno. E sai qual'è la cosa bella? Che se voglio tenerti qui devo stare lontano da te. Devo accontentarmi di vederti entrare ed uscire da quella porta. Perchè se solo mi avvicinassi un po' di più arriverebbe qualcuno e ti porterebbe via. E non lo voglio. E' l'ultima cosa che voglio perchè ho Bisogno che tu stia qui. Ne ho bisogno per star bene'.
    Ho abbassato lo sguardo a terra senza sapere cosa dire. Mi ha spiazzato, preso e buttato nel nulla.

    Mi sta tenendo lontana. E' sfuggente, distaccato, sempre pensieroso e le poche volte che si lascia andare finisce sempre con il diventare improvvisamente serio e andarsene. Sto seriamente pensando di lasciare il tour, non posso vederlo così teso in mia presenza e più passano i giorni più mi sento in colpa. Ho ripreso la mia vita di sempre, o meglio quella che era la mia vita prima che lui nel giro di un pugno di ore la sconvolgesse completamente ma niente ha lo stesso sapore ora. Ma non starò qui a guardarlo con lo sguardo languido e a sperare che tutto torni come prima. Non voglio quello che c'era prima. E non voglio che lui si pianga addosso e che continui ad andare in giro con quello sguardo da cane bastonato. Continuo a risentire le sue parole, me le ripeto in continuazione e si, Michael ha pienamente ragione su ogni singola cosa ma... Io non ci riesco. Mi fà arrabbiare, perchè so che si sta privando per l'ennesima volta di una cosa che lo fà stare bene, si vuole accontentare di un qualcosa che non gli basta ma che allevia la sua solitudine. Quello che ha parlato era Michael Jackson che pianifica tutto per avere massima resa con le minime perdite e non Mike e questo mi fà incazzare.
    Infondo non è successo niente che non mi sia già successo, continuo a ripetermi, siamo semplicemente andati a letto una volta e lui mi ha allontanato, ma tutte le volte che i nostri sguardi si incrociano sembra che si raccontino non una notte sola ma bensì una vita intera. E' frustrante. Devastante.


    Sono rientrata alle 5 distrutta, anche un pò ubriaca, ma quando le porte dell'ascensore si sono aperte al mio piano me lo sono trovato davanti. Aveva il viso tirato, scuro dalla rabbia e le mani strette a pugno gli cadevano luogo i fianchi, non l'avevo mai visto così.
    'Dove sei stata?'
    L'ho fissato per un attimo, se solo fossi stata lucida lo avrei evitato e sarei filata dritta in camera.
    'Che ti importa dove sono stata?'
    Le sue mani si sono strette ancora di più, mi ha spinto dentro all'ascensore e ha spinto il suo piano.
    'Mi importa. Hai bevuto?'
    'Oh dio smettila! Cosa vuoi?'
    Mi ha lanciato un'occhiata severa e non ha più aperto bocca. Appena entrati ha chiuso la porta alle mie spalle bloccandomi tra essa e le sue braccia
    'Non sopporto di non sapere dove sei e con chi'.
    Il suo petto si alzava e abbassava velocemente sotto la sottile maglietta bianca, i suoi occhi fissi sulla mia bocca come ad attendere una risposta.
    'Dovrai fartene una ragione, il tour non durerà per sempre'.
    Un bagliore di disperazione gli ha attraversato lo sguardo e un attimo dopo me lo ha trasmesso con un bacio profondo, dato con urgenza che lasciava trasparire tutto il suo malessere. Non mi sono sottratta o allontanata, anzi. Gli sono andata incontro, l'ho tirato ancor più verso di me, volevo solo che quell'espressione triste e frustrata sparisse dal suo viso. Mi ha sfilato lo spolverino trascinandomi attraverso la stanza buia, le sue mani veloci si sono infilate sotto il vestito, qualsiasi fosse la sua meta però non l'abbiamo raggiunta, la mia schiena ha incontrato il muro freddo da un lato e il suo corpo bollente dall'altro. Lo slancio di intraprendenza che aveva avuto a casa mia era niente se paragonato all'irruenza con cui le sue labbra scivolavano ora sul mio collo, al suo respiro pesante e all'abilità con cui le sue mani accarezzavano ogni centimetro di me. Ho passato le mani sui suoi fianchi fino all'elastico della tuta che indossava ma appena la mia mano ha attraversato quell'ostacolo lui si è allontanato bruscamente.
    'No'
    L'ho fissato sbigottita nel buio mentre riprendeva a baciarmi ovunque. Si stava vendicando dell'indifferenza che gli avevo imposto in quei giorni ma mai vendetta sarebbe potuta essere più piacevole e tremenda allo stesso tempo. Mi ha ripreso da quei pensieri con un bacio avido, che non mi permetteva di pensare ad altro se non alla sua lingua decisa e tentatrice, l'unica cosa che mi era veramente chiara in quel buio erano le sue mani su di me e i suoi muscoli che si tendevano sotto le mie. Con mani sicure mi ha sfilato gli slip, ha alzato la mia gamba sul suo fianco e le sue dita sono scivolate fluide dentro di me, ha raccolto un mio gemito con quello che mi è sembrato un sorriso prima di iniziare a muoversi sicuro. Mi sono sentita come un vecchio pianoforte scordato, ad ogni tocco era come se premesse un tasto diverso nella mia personale tastiera dei piaceri facendo uscire per la prima volta il suono perfetto. Bastava quello a farmi impazzire, le sue labbra e le sue mani, mi sono lasciata andare a quel tocco sapiente e a grandi respiri mi stavo lasciando andare verso l'oblio. Ma deve averlo capito, dal mio respiro, dai miei muscoli che si andavano a irrigidire poco a poco perchè dopo un ultimo lento movimento si è scostato. Sono rimasta con il fiato corto e le gambe tremanti ferma a fissare il buio davanti a me. Non lo vedevo ma sapevo che era lì, sentivo il suo respiro addosso, prima sul mio collo, poi vicino all'orecchio, poi finalmente le sue mani. Mi ha alzato con un gesto veloce il vestito alzandomi le gambe sui suoi fianchi e con un unico e veloce gesto è entrato dentro di me lasciandomi senza fiato.
    'Mi fai perdere il controllo...'
    mi ha sussurrato all'orecchio restando perfettamente immobile rinchiuso dentro di me,
    'Mai quanto me lo fai perdere tu...'.
    Un sorriso tentatore ha increspato le sue labbra appoggiate alle mie dando il via alla sua danza dentro di me, ad ogni suo affondo una piccola parte del mio cervello si spegneva come se fosse stato fatto scattare un'interruttore fino a lasciarmi completamente al buio travolta da un'ondata di brividi.

    Dalla notte a St.Luis le cose sono cambiate. Abbiamo messo da parte le belle parole per prendere atto dei fatti: non riusciamo a stare lontani. Siamo come dentro ad una bolla di attrazione fisica che ci avvolge e la morsa diventa ogni giorno più stretta. Cogliamo le occasioni che ci si presentano per stare soli, rinchiusi in una camera o nascosti nel retro del back stage, non cerchiamo di evitarci e non ci guardiamo imbarazzati, e questo per Michael è una cosa strabiliante. Lui che diventa rosso se solo pronunci una parolaccia un po' più colorita sembra perfettamente a suo agio quando ci troviamo insieme nella stessa stanza circondati da altre persone. Si è creata ancor più complicità tra di noi, spesso ci basta un'occhiata per scoppiare a ridere o per sapere se c'è qualcosa che non và e quel suo modo di guardarmi dentro mi spiazza. Ma una bolla di queste dimensioni ha un solo destino: esplodere. E questa esplosione può spingerci solo in due direzioni: l'indifferenza o l'amore. Una sorte terribile in ogni caso.
    Ma mi sono ripromessa di non pensarci, tanto sarebbe solo una fatica inutile. E adesso che anche Mike sembra vivere tutto questo con leggerezza, senza rimproverarsi nulla non voglio di certo essere io a porre dei problemi. Ho paura questo è poco ma sicuro, paura di attaccarmi troppo a questa relazione che di normale ha ben poco, che si sviluppa ogni giorno in mille modi, che diventa sempre più complicata da definire. Ma quando vedo il suo sguardo felice, quando incrocio i suoi occhi che mi fissano in mezzo a mille persone mi dico che qualsiasi cosa sia è splendida cosi. E' decisamente divertente trovare ogni giorno un modo diverso per poterci vedere anche solo un attimo senza essere osservati, divertente ma dannatamente pericoloso. Se solo a Di Leo venisse un piccolo dubbio sulla natura del nostro rapporto mi prenderebbe a calci fino all'aereoporto, anzi fin sopra all'aereo per stare più tranquillo!
     
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  9. »Cleo
     
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    Mamma mia Monica :wub: Io adoro questa storia, ma veramente tanto!
     
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  10. cinzia 62
     
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    Oh!Ma che bello!Mi è piaciuto veramente tanto!
     
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  11.  
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    None of your scars can make me love you less

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    Ehhhhhhh Monica...è F A V O L O S A :special:
     
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  12. °Alexandra°
     
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    Brividi ogni volta :**:
    Attendo con ansia e...non farci aspettare troppo però...:**:
    Bravissima amore :wub:
     
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  13. Elena01
     
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    Meravigliosa questa FF Monica... lo sai che mi piace da impazzire :**: :**: :**: :si: :hug:
     
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  14. V e l e n o
     
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    ..E allora mi intrometto anche io
    Ok Moni, ti ho elogiata e coccolata un po' ovunque, ma meriti DAVVERO tutti i complimenti che ricevi.
    Sei splendida, assolutamente talentuosa e assolutamente emozionante.
    Io mi emoziono con te :wub:
     
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  15. Holiday
     
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    Questa ff è straordinaria!!!!
    Sei bravissima!!!
    Non vedo l'ora di commentare i capitoli che ancora non ho avuto il piacere di leggere...
     
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389 replies since 22/9/2010, 22:22   13050 views
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