The ghost who fell in love with a man

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. paolez
     
    .

    User deleted


    ma perchè dopo che le ho lette, mi dimentico di commentare? -.-

    comunque..
    :**: che beeeeeeeeeeeeeeella!!!!!!!!!
    ho adorato questa ff dall'inizio alla fine!!
    bravissima Dirty!!
     
    Top
    .
  2. °dirty°
     
    .

    User deleted


    EPILOGO




    HAT MAN



    28 novembre 2006
    Ciao amore mio.
    Ti scrivo un biglietto nel giorno del tuo primo compleanno.
    Sono lontano, e sono anche pazzo, perché non potrai leggerla né comprendere queste mie parole.
    Ma è l’unico mezzo che ho per farti sentire che ci sono.
    Ti ho spedito una trottola. E’ di legno, è un gioco antichissimo.
    Era mia.
    Vorrei in qualche modo poterti spiegare, vorrei potermi scusare piccola Jenny.
    Per il padre che non sono.
    Vorrei poterti dire che sei stata il frutto di un amore bellissimo. Di un amore profondo.
    Che ha illuminato la mia vita irradiandosi in così tante direzioni ed inondandomi di così tanta luce che sono cieco tutt’ora. Sono cieco ancora.
    Vorrei poterti toccare, sei bellissima, e vorrei che tu potessi conoscere i tuoi fratelli.
    Vorrei poterti cullare.
    Vorrei essere libero di amarti così come ti amo immensamente e fartelo sentire ogni giorno con i gesti e con le parole.
    Ma la tua libertà non ha prezzo per me, e sono disposto a questo pur di rendere giustizia alla natura umana, pur di lasciarti crescere in un ambiente normale, per non dover mai nascondere il tuo visino, per non dover scappare dalla bramosia della gente.
    Di a tuo fratello che sono sempre nel suo taschino della camicia. Lui capirà.
    Di a tua madre che la amo immensamente.
    Dille di perdonarmi anche se ha esaurito le forze.
    Dille che mi manca la sua voce come l’aria.
    Muoio asfissiato senza annegare.
    Da questo immenso amore che siete per me.



    L’uomo con il cappello
    image


    DOVEVA ANDARE COSI'
    MILANO, Italy. Nov 28, 2005

    -Ora è il caso che tu vada-

    -Non riesco, io..io non posso..non..-

    -Michael, vai. Come abbiamo deciso insieme, vai-

    -Non sono più sicuro di quello che abbiamo deciso, mi sembra tutto sbagliato ora, qualcosa che non serve e farà solo male, ora che mi sento debole ed è solo il cuore a parlare mi sembra tutto inutile..-

    -Non è il momento giusto per i ripensamenti. Non è il cuore a parlare, ma la paura-

    -Si la paura. La paura che questa mia vile omertà possa avvelenarmi, alla fine. La vergogna per quello che sto facendo. Non mi lascerà mai-

    -Se non sei abbastanza forte lo sarò io, a costo di farti uscire da qui a calci. Non permetterò mai che i miei figli abbiano una vita in vetrina. Io non la voglio una vita così, ne per me né per loro. E starti accanto vuol dire questo-

    -Lo so. Farò qualunque cosa per proteggervi. Ed ora devo fare l’unica cosa che non avrei mai voluto fare.
    E’ così piccola… è..è così perfetta..è..-

    -Non piangere. Ogni tanto la vedrai. Mike io non..-

    -Non dire più niente. Questa è la tua scelta ed io la rispetto, ho il dovere di rispettarla-

    -Ricevi amore da ogni parte. Hai creato un mito, qualcosa che esula dalle barriere del tempo, qualcosa che non sarà mai cancellato. Il tuo personaggio è parte integrante del tuo essere e deve continuare a vivere, vuole farlo, ed è questa la meraviglia in realtà, perché vivrai sommerso dalla sua luce dorata senza piegarti alle mode ed agli anni della tua stessa età-

    -Ma io sono anche un uomo, e voglio vivere una vita..da persona normale..-

    -E quando avrai nostalgia di lui? Come farai quando il richiamo alla tua natura si farà più forte dopo una lunga pausa? Come farai ad offuscare la luce di quella stella con un semplice parasole? Come farai a rinunciare alla tua debolezza, ai vizi ed ai vuoti di cui il genio dentro di te necessita? Sparirai, di nuovo. E poi tornerai. Forse. e poi sparirai. E ancora fino a che non ti stancherai, o non mi stancherò io. E tutto proseguirà in questo modo all’infinito, senza regole né remore, finché il logorio dell’abbandono reciproco non diverrà normalità, ed allora davvero non ci sarà più nulla di speciale-

    -Non voglio che succeda questo-

    -Nemmeno io. Apparteniamo a due universi differenti. Ci siamo incontrati nel breve istante sospeso in cui si sono avvicinati. Ma non sono mai stati una cosa sola. Accettare l’altro è il primo atto d’amore che possiamo compiere ed io non voglio negartelo nemmeno ora. Non sarò la tua gabbia Michael, ce ne sono state troppe, sarò il tuo pensiero libero, saremo la tua isola strana nel mare della normalità-

    -Sarete ogni cosa per la quale varrà la pena di lottare-

    -E’ giunto il momento. Hai l’aereo tra un’ora. Vai. Dammi un piccolo bacio, poi andrò alla finestra e guarderò fuori, mentre ti darò le spalle tu uscirai senza dire una parola. Guarda questa bambina che ti assomiglia tanto e pensala amata da una persona come se fossero due. Come tu hai fatto con Prince, Paris e Blanket. Dì loro di restare sempre così, perché sono già perfetti. Esci senza fare rumore, io odio gli adii almeno quanto te. Esci con il pensiero che non cambierei niente di quello che è successo.
    Esci dalla mia vita Michael Joe Jackson-

    -Come è giusto che sia. In fondo è così che doveva andare-

    Mi bacia un’ultima volta come gli avevo chiesto.
    Mi giro alla finestra dandogli le spalle.
    Sento solo il rumore della porta che si chiude.
    No, non è la porta.
    E’ il cuore che si è disintegrato nel petto, squarciandolo definitivamente dopo i tanti strappi subiti tempo prima.
    Vedo frammenti di lui e sangue sulle pareti ovunque io mi volti.
    Ma è così che doveva andare, verosimilmente così.


    RICEVO AMORE DA OGNI PARTE
    LONDON, GB. Feb 13, 2007


    Come avevi detto.
    Mi volto e mi cercano, cammino e mi inseguono. Fotografano.
    Corrono e gridano l’amore con l’impazienza dell’unica volta, dell’unica occasione, con la bramosia dell’unica possibilità.
    Che cosa è un istante in tutta la vita?
    Una goccia nel mare.
    Loro invece hanno negli occhi il mare in una goccia.
    Perché è tutto condensato, compresso fino alla più piccola particella, compresso in un istante.
    Ed io rimango senza fiato da tutto questo.
    Lacerato dalla perdita e dalle ingiustizie, lacerato dalla tua assenza e dalla mia.
    Ti cerco affamato e rimango senza speranza nel guardarmi allo specchio e ritrovarmi inappetente.
    Ti cerco e ti chiamo in silenzio.
    Ti cerco e non ti trovo negli occhi degli altri.


    image


    PRIMA DI TE IL NULLA
    SANTA YNEZ, California. CASA MIA. May 16, 2007


    Ho deciso di tornare qui. E’ inutile fuggire quando il dolore alberga dentro.
    Questo lo voglio vivere.
    Lo voglio poter elaborare, per poi dire di averlo superato.
    Qui c’è la mia casa, il mio lavoro, c’è Pedra, ci sono le palme ed i vialetti.
    Ci sono i ricordi che voglio conservare.
    C’è il suo profumo, ancora, dopo più di due anni.
    C’è il sole, anche se ho freddo.
    Mia madre ha deciso di venire con noi, non aveva più nulla che la legasse all’Italia, a parte i ricordi, ovviamente.
    Anche se le circostanze lo hanno reso difficile è stato presente.
    Si è fatto sentire spesso, ha telefonato, ha fatto visita almeno una volta al mese.
    Ha cercato di dare regolarità e cadenza a qualcosa che non doveva neppure esistere.
    Ogni settimana arrivano tre pacchi.
    Il primo arriva di martedì intorno alle 15. Contiene sempre un gioco o qualche oggetto utile per Jenny.
    Il secondo arriva di mercoledì ed è quello che comprendo meno perché contiene oggetti sempre differenti, che non sembrano essere indirizzati ai bambini. Oggi per esempio è arrivata una bussola. Ma le altre settimane mi sono arrivate delle nacchere, un boccale di birra, un salmone affumicato sottosale, un colbacco ..e altre stramberie simili. Non capisco. O meglio, immagino chi possa essere il mittente sebbene non vi sia mai l’apposizione di alcun biglietto o una qualche indicazione sulla busta, però non colgo il senso di tutto ciò.
    Il giovedì arriva invece sempre qualcosa per Saty. Chissà cosa arriverà domani.
    Ormai per noi è diventato un rito. L’attesa del PACCO.
    Fa sorridere lo so, in realtà mi piacerebbe che la smettesse almeno di fare il criptico.
    Voglio dire, se gli fa piacere inviare qualcosa ai bambini non posso che esserne felice, ma tutti quegli oggetti senza un senso apparente mi sembrano davvero .. superflui.
    Non è facile dimenticare, ed in questo modo non fa che rendere tutto più difficile. Ma non lo capisce.

    Come quella volta, saranno passati una decina di giorni, mi ha telefonato piuttosto scocciato domandandomi perché non volessi incontrarlo.
    Si lamentava del fatto che quando viene a trovare i bambini io non mi faccio mai trovare in casa, ma ad aprirgli la porta sono sempre Pedra o mamma.
    Offeso, ora manda Grace a prenderli.
    Ci deve essere qualcosa fra loro, anche se non lo ammetterà mai.
    Forse è l’unica condizione per stare insieme a qualcuno, lei è sempre con lui, per lavoro o chissà.
    Forse è meglio così.
    Proprio non capisce.
    Sto uscendo con un uomo.
    Sto cercando di vivere, non biasimatemi.

    Ore 21:40
    Avvolta nel silenzio ascolto i rumori della casa.
    Quando non ce n’è nessuno allora ascolto il rumore del silenzio.
    Il vuoto che mi circonda sembra inghiottirmi.
    Suonano alla porta.
    Deve essere Nic. Dovremmo andare al cinema stasera.
    Sono pronta, prendo le chiavi, la borsa, un velo di rossetto.
    Apro la porta infilandomi un orecchino in bilico sulle decolletè.
    -Scusami Nic, sono un attimo in ritardo, devo solo….-
    image

    Le parole mi si strozzano in gola come se fossero state avvolte da un cacciavite e ricacciate giù, nella profondità delle corde vocali da cui erano nate.
    Mi fissa da dietro le lenti scure, impietoso.
    Dopo sei mesi, centottanta giorni, quattromilatrecentoventi ore, duecentocinquantanovemiladuecento minuti e sei secondi lo rivedo.
    Buio.


    DIMMI CHE MI AMI

    Non saprei quantificare esattamente il tempo intercorso fra quando ho aperto la porta ed ora che è entrato. E’ stato un gesto rapido, quasi violento nel suo compiersi, con una mano mi ha fatta scansare dall’uscio per farsi spazio all’interno, ha varcato la porta e l’ha richiusa, alle sue spalle.
    Gli occhiali scuri non mi consentono di vedere l’espressione di rimprovero che ha negli occhi, vitrei sotto alle lenti vitree anche loro, gli appartengono, appartengono a quel volto albino in una fusione di materiale organico ed inorganico che sembra sovrastare le leggi della natura stessa.
    Non parlerò, ho deciso, non servirebbe a capire.
    Non servirebbe a non soffrire.
    Lo farà lui invece, illudendosi che il sale abbia un buon sapore.

    -Stavi uscendo, vedo-
    Intreccia le braccia sull’addome, assumendo, oltre al tono, anche la posizione più austera di cui è capace.
    Non rispondo, lo osservo appoggiandomi al muro, con le braccia conserte a mia volta.
    Tutto intorno un silenzio surreale avvolge l’aria umida del suo profumo, satura di anidride carbonica e povera di ossigeno, consumato dai nostri fiati corti.

    -Non vorrei rubarti molto tempo. Anzi non mi interessa affatto quanto tempo ci metterò. Vorrei esprimerti tutta la mia ammirazione ed invidia, per essere stata capace di buttare quattro anni di vita in un battito di ciglia, davvero brava-

    Nel pronunciare l’ultima sillaba viene tradito dalla voce, che si abbassa improvvisamente, tremando. Il rantolo che il nervoso non gli ha permesso di celare emerge nella sua stridula e marcata chiarezza, e mi giunge nudo e puro, come una lama.
    Non rispondo e non accenno ad alcun movimento.

    -Non sono nemmeno degno di una risposta vero? Certo che no- Pausa –Ora sei tutta proiettata verso la tua nuova vita. Come si chiama quello che mi ha sostituito? Eh? Dimmelo dai- Pausa-Dimmi che sei felice adesso che per me non senti più niente, dimmi che sei leggera e che non vedevi l’ora che accadesse- Pausa-Dimmi che me ne devo andare da qui-

    Non rispondo. Appoggio un piede sulla parete, lasciando che il vestito scivoli all’indietro sulla coscia, mostrando il pizzo dell’autoreggente nero. Rimango con le braccia conserte e lo fisso con espressione completamente neutrale. Vorrei con tutte le forze che comprendesse l’inutilità delle parole, l’inutilità del parlare, l’inutilità di qualunque cosa che non sia l’amore che proviamo.
    Ascolta l’amore Michael, non ci siamo mai fermati a chiedere perché, ci ha inghiottiti e basta.

    -Non sono degno di sentire la tua voce al di là del ricevitore quando telefono per sapere come stanno i miei bambini, vero? Non è abbastanza difficile già il non averli accanto ogni giorno, devo anche sopportare di essere ignorato da te, devo sopportare di arrivare qui e di non trovarti ad aprirmi la porta, perché preferisci non vedermi-

    Silenzio.
    -Rispondimi cazzo!- Pausa –Non ho fatto trecento miglia stanotte solo per vedere il tuo bel viso!- Pausa- Quand’è che parliamo eh? Quando? Io ne ho bisogno, ho bisogno di sentire la tua voce, ho bisogno di spiegare, io..- Pausa.

    Gli trema la voce, aguzzo lo sguardo e da sotto la lente scura non mi è difficile notare una goccia trasparente in caduta libera verso il nulla.
    Non è sola, soffre di solitudine e ne richiama immediatamente un’altra, a tenerle compagnia. E poi ancora una e due e tre e sette e dieci, finché si porta le mani al volto e singhiozza.
    Ormai è impossibile tornare indietro da tutto questo, impossibile riacquistare la lucidità e la forza di fronte al suo dolore, un dolore che spezza in due anche me.

    -Speravo di riuscire a resistere alla tentazione di risponderti Michael,ma non ci riesco-
    Solleva il volto dalla protezione che aveva creato con le sue stesse mani, umide ora, e fredde. Come lo so? Lo so perché non sono riuscita a non avvicinarmi per prenderle nelle mie, nell’intento di riscaldare anche quel cuore, così egoista e generoso, così terribilmente immenso.

    Le stringe forte e rimane immobile per alcuni istanti, come a volermi studiare, scrutandomi da dietro le sue barriere, fisiche e non.
    Senza parlare mi avvicino ancora e delicatamente gli sfilo gli occhiali scuri, lentamente, con il timore di scoprire quello che celano, che, so già essere qualcosa di letale.

    E così è. Due fari oscuri si impiantano nei miei, e parlano al posto nostro, si toccano incrociandosi in un tunnel fatto soltanto da sfumature di luce, luce che emanano loro, gli uni verso gli altri.
    Non c’è spazio per il resto, non c’è.
    Siamo così vicini che riesco a percepire il suo respiro sulle mie labbra.
    Siamo così vicini che non riesco più a discernere il vero dal falso, e per quanto potrebbe riguardarmi nemmeno mi interessa. Con ogni probabilità sto sognando quindi me lo voglio godere tutto e fino in fondo.
    Siamo così vicini che con due dita mi sfiora il labbro superiore e, mentre con il dorso della mano asciugo i piccoli rivoli che poco fa gli sono sgorgati dagli occhi lasciando umide tracce sulle gote, mi sussurra con un sibilo

    –In fondo farei anche mille miglia solo per vederti da lontano. Perdonami per come ti ho parlato poco fa, sono pazzo di….-
    -Anch’io-

    Gli porto repentinamente una mano sul collo, implorandolo di avvicinarsi ancora, per respirarlo ora.

    -Ma riesci a controllarlo molto meglio di me, io credo di essere impazzito sul serio..-

    Entrambe le mani ora si posano sui miei fianchi, e mi cingono molto delicatamente, domandando il permesso per un’azione già scontata. Dice così e mi bacia. Un bacio lungo e doloroso, che porta alla superficie mille domande di cui avrei voluto sbarazzarmi, mille pensieri che credevo di aver archiviato, nel dimenticatoio dell’anima.
    Ricambio l’abbraccio, ebbra di lui, stringendo ed aggrappandomi con vigore disperato a quelle spalle immense e rigide, nervose, tese come le corde del cuore, spappolato, martoriato, vessato e funzionante al tempo stesso, in un connubio grottesco quanto surreale.

    -Vorrei non sentire più niente per te, ma non ci riesco-
    Dopo aver pronunciato la disarmante verità scoppio in lacrime e mi rifugio violentemente fra le sue labbra, di nuovo.

    Disorientato e stordito dalla potenza del mio stesso amore, in un rantolo di follia appoggia il suo corpo al mio con fare deciso, disperato, mentre porta una mano dietro alla mia schiena avvicinandomi nervosamente al suo corpo tremante.
    Non riesco a trattenere un sospiro che mi esce di sbieco dalle labbra, un misto fra sorpresa e desiderio.
    Immerge il viso fra i miei capelli, inspirando profondamente.
    Con una mano mi tiene i capelli che vi si attorcigliano attorno, nel punto in cui nascono, sulla nuca, e la stretta è così forte che riesco a percepire i battiti ed i fremiti che accompagnano ogni iniziativa di questo mio grande amore, di questa mia crudele condanna.

    -Ti voglio adesso piccola, non posso più aspettare-
    E’ forse una supplica.
    Mille formiche mi salgono su per il collo mentre gli prendo una mano e la indirizzo senza riflettere verso un luogo nascosto, accompagnandola con decisione per essere sicura che non ci siano esitazioni e ripensamenti fra il mio corpo e l’oggetto del mio desiderio; lascio la presa solo nel momento in cui scompare fra le pieghe del mio vestito, iniziando una corsa ad ostacoli di cui solo lui conosce la meta.

    Sospiro rumorosamente, di nuovo, poi suonano alla porta ma non sono in grado di prendere decisioni razionali, lui si invece, perché mi solleva e mi conduce lontano, forse per paura che io possa rendermi conto di quello che sta accadendo.
    Ed il bello è proprio questo, mi rendo conto lucidamente di tutto, e volontariamente ignoro l’intero divenire che mi circonda.
    Mi importa solo di lui. Michael.

    Mi posa a terra delicatamente, mi bacia teneramente ed in profondità, sento la sua lingua insinuarsi nella mia bocca e rilasciare una scia di menta e tensione allo stato puro, ci stacchiamo quando decido di volermi liberare da tutti gli inutili impedimenti che mi separano dalla sua pelle, lo faccio lentamente, senza smettere di fissare quegli occhi, che ho liberato dalle barriere scure poco fa.
    Si siede sul letto a guardarmi, mentre pezzo dopo pezzo mi sfilo ogni scampolo di tessuto, che scivola lontano insieme all’imbarazzo, rimanendo completamente nuda, come lo è sempre stata la mia anima, davanti a lui.
    Mi fissa in ogni centimetro, poi mi afferra delicatamente i fianchi e mi avvicina alla sua bocca, posta all’altezza del mio ombelico. Mi posa lenti ed umidi baci finché non mi allontano.
    Voglio guardarlo io ora, e lo capisce.


    °°°
    -Non riusciremo mai a separarci, lo sai?-
    -Dipende da noi e da quanto siamo decisi a farlo-
    -Tu vuoi veramente che tutto finisca per sempre?-

    Mi prende il mento sollevandomi il capo e costringendomi a guardarlo nel pormi questa domanda.
    Mi ritrovo tuttavia senza una risposta valida, o rapida, come lui vorrebbe, poiché sono stata destata dal dolce limbo in cui mi trovavo, posizionata su di lui, sotto questa coperta leggera che conserva sotto le sue fini pieghe l’odore delle nostre pelli dopo l’amore, il calore del suo corpo che si unisce al mio, in un ennesimo scorcio di paradiso ritrovato dopo tempo.
    Ora la domanda è: quando separarsene di nuovo? Per quanto tempo? Quanto ancora possiamo andare avanti in questo modo? E’ quello che voglio?
    Non so rispondere, accidenti a me.

    -Non lo so Michael. L’ultima volta che ci siamo visti, in ospedale, credevo davvero che sarebbe stata l’ultima, ho voluto crederlo- Pausa –Lo sai che non è affatto facile andare avanti come stiamo facendo..per nessuno dei due-

    -Lo so- Pausa –Ma non riesco a farne a meno. Ora che ti ho riavuta, ora che ho potuto respirare di nuovo aria pulita, entrerò sicuramente nei panni di colui che vuole rispettare le tue scelte, che ti vuole libera di vivere una vita lontana da me, che non impazzisce al solo pensiero di vederti con un altro uomo e che anzi, te lo augura; ma quando tra al massimo un mese che non ti vedrò inizierò a sentire la terra mancarmi sotto ai piedi, impazzirò, lo so. Impazzirò e commetterò qualche sbaglio, come ho sempre fatto. Ma stavolta…-

    -Che genere di sbaglio scusa? Con i bambini sei stato perfetto, anche se non c’eri..-
    -Non mi riferisco a quello Andrea, ti prego, lasciami finire..-
    Mi scruta con espressione grave e preoccupata.

    -Quindi? Vuoi tenermi sulle spine ancora molto?-
    -Quando mi sento davvero solo, vedi, lo sai, commetto azioni di cui poi mi pento, ma la volta successiva non le evito,anzi, le commetto di nuovo..- Pausa- In questi mesi mi sono sentito davvero molto solo, ed è capitato..-
    -Si insomma, tagliamo corto, con chi sei andato a letto?-
    Mi fissa con gli occhi spalancati. Non si aspettava affatto una mia uscita del genere. Non pensava che fossi così perspicace oppure pensava semplicemente che fossi cretina, non so.

    -E’ successo solo due volte-
    Ammette con espressione colpevole.
    Guarda in basso, poi me, poi di nuovo in basso.
    -E’ successo con Grace, vero?-
    -Come lo sai?-

    Lo guardo con occhi stanchi e disillusi, poi rispondo
    -Quando hai iniziato a mandare lei a prendere i bambini, io ero in casa ma non mi facevo vedere. Nascosta dietro alla porta della cucina la osservavo, e negli occhi aveva una luce strana, particolare. La luce inconfondibile di chi è felice. Si felice. Ho iniziato ad immaginarlo fin da subito-
    Silenzio pesante. Insopportabile.

    -Non la trovo una cosa così strana, in fondo siete sempre insieme, mi sembra la soluzione più giusta-

    Affermo sollevandomi da quel letto, con la sensazione di essere completamente fuori luogo. Come quella volta che mi invitò a quella festa per il suo compleanno. La sera del nostro primo bacio, quando tutto ebbe inizio. Fuori luogo, intrusa nella sua vita, una semplice ragazza nella vita di un uomo difficile.
    Come aveva ragione Wayne nei suoi avvertimenti.

    -Ehi, aspetta un attimo, Andrea non hai capito niente..-

    Si, perché io qualcuno che mi ha avvertito ce l’ho avuto, ma non ho minimamente voluto ascoltarlo.
    Mi alzo quindi in piedi coprendomi con il lenzuolo che tengo ancorato sotto alle ascelle con la mano senza degnarlo di uno sguardo. Mi dirigo velocemente verso il bagno, dove una doccia calda laverà via questo ennesimo errore che abbiamo fatto, vedendoci di nuovo.

    -Andrea, ho detto aspetta un attimo!-

    Sto per afferrare la maniglia della porta in legno chiaro del bagno a cui si accede direttamente dalla camera da letto, quando mi sento bloccare da una mano che con una forza inaudita mi afferra il braccio e mi fa roteare, intrappolandomi in un incavo formato dalla porta chiusa e dal suo corpo.

    -Lasciami subito andare, per favore. Non voglio sapere nulla, non mi interessano i particolari-
    -E io non voglio raccontarteli! Voglio invece che tu mi stia a sentire!-
    -Ti ho detto che ho già sentito abbastanza, non mi interessa-

    Riesco miracolosamente a divincolarmi dalla sua presa salda e ad entrare in bagno.
    Ma non ha la minima intenzione di desistere.

    -Perché sei così testarda? Non mi lasci nemmeno spiegare..-
    -Che cosa mi dovresti spiegare scusami?!-
    -Che non è lei che voglio, non sono innamorato di Grace, è stato solo un errore-
    -Già, lei non la penserà così però!-
    -Non mi importa di quello che pensa lei! Ho commesso uno sbaglio, lo riconosco e me ne vergogno, lo ammetto, che cosa devo fare ancora?-
    -Lasciarmi in pace-
    -Certo, per te è semplice, mi dici di andarmene ed io eseguo, passano i mesi e non ti fai sentire, non ti fai trovare, mi eviti in tutti i modi possibili, io sono un debole, è colpa mia, ma cerca per un secondo di capire, CERCA DI CAPIRE SANTO DIO! –
    -COSA DEVO CAPIRE?! CHE SEI UNO STRONZO COME TUTTI!-
    -UNO STRONZO NON SAREBBE TORNATO A RACCONTARTELO!-
    -VUOI L’APPLAUSO QUINDI?-
    -NO! NON VOGLIO NESSUN APPLAUSO, VOGLIO CHE MI AMI. VOGLIO CHE MI AMI. VOGLIO CHE CAPISCI L’INFERNO CHE DOBBIAMO PASSARE OGNI VOLTA CHE DECIDI DI MANDARMI VIA. VOGLIO CHE CAPISCI CHE DOBBIAMO CRESCERE INSIEME NOSTRA FIGLIA. VOGLIO CHE CAPISCI CHE SONO DOVUTO TORNARE PERCHE’ NON RIUSCIVO PIU’ A RESPIRARE, NON VIVEVO SENZA TE. VOGLIO CHE MI AMI COME TI AMO IO, VOGLIO CHE MI AMI-

    Credo di non averlo mai sentito più disperato di adesso.
    L’urlo sovrumano con il quale si è espresso è solo un pallido dettaglio se paragonato alla disperazione che gli leggo in volto.
    Vuole che lo amo. Vuole che lo amo. Ma io già lo amo. Non c’è bisogno di desiderarlo così ardentemente.
    Quest’uomo sarà la mia rovina.

    Senza parlare mi libero del lenzuolo che tenevo fermo sulla pelle e senza staccare gli occhi dai suoi mi volto ed entro nella doccia.
    Mi seguirà, lo so, ed è quello che voglio, mi darà l’occasione di chiudere questa discussione nell’unico modo che trovo efficace ed adeguato alle circostanze.

    Il getto caldo lambisce ogni centimetro di me, finchè due mani ancora più calde non sopraggiungono da dietro, cingendomi interamente la vita.
    Lo sento aderire a me, avvolgermi la schiena ed immergere il viso nei miei capelli appena sopra alla spalla, che lo accolgono anche se fradici e bollenti. Una delle mani passa ad accarezzare i miei seni, che rispondono subito alle sue attenzioni inturgidendo i capezzoli.
    Mi posa piccoli baci sulla spalla percorrendo una linea che lo conduce all’incavo del collo, dove non si ferma e continua nel suo dolce cammino verso la mia bocca. Arrivatovi, esita un secondo, e tornato all’altezza dell’orecchio mi dice

    -Perdonami se ho urlato piccola, io…-
    -Schhh…non devi scusarti-
    Mi volto verso di lui posandogli due dita sulle labbra, e poi un bacio intenso, per scusarmi a mia volta.

    Il silenzio sembra essere l’unico maestro di eloquenza nei nostri incontri, quindi anche stavolta non voglio interrompere la magia da lui creata.
    Lo bacio ancora, come forse non ho mai fatto, aggrappata alle sue spalle e discendo sulla pelle calda e morbida, lo accarezzo e lo sento sospirare profondamente, mi sorride e so che è tutto passato, ma non capisco più nulla al pensiero che sia stato di un’altra dopo di me, quindi mi lascio andare al più primordiale dei bisogni, come un cane che difende un territorio violato; lo accarezzo così in ogni punto, e desidero dare sfogo alla frustrazione degli errori che ho commesso donandogli il piacere, e lo voglio fare come non l’ho mai fatto, e lo faccio, adesso.

    Gli scivolo fra le braccia e mi abbasso sul suo ombelico, lo lecco ed in pochi istanti accolgo nella mia bocca lui, teso ed arrossato dal getto d’acqua, ma possente come sempre.
    Mi muovo piano mentre lui accompagna le onde da me prodotte con il tocco della mano, che insinua fra i miei capelli, come a dirigermi. Lo sento ansimare e poi appoggiarsi alle piastrelle con la schiena, incapace di trovare un equilibrio in grado di sostenerlo in quel mare di piacere, in quella tempesta d’amore e di lussuria.

    Solo sospiri e gemiti, uniti al rumore dell’acqua che batte sulla ceramica delle piastrelle, mentre una nube di vapore fuoriesce dalla cabina della doccia e dal bagno, irradiandosi in tutto l’ambiente circostante. Mi fa venire in mente noi due, quella prima stretta di mano nell’ambulatorio adiacente alla villa, quel mio imbarazzo, quella sua gentilezza. Sono passati quattro anni e nulla è cambiato, questo sentimento si è sparso dentro ogni mia fibra, mi è cresciuto dentro ed ha posto solidissime radici che nemmeno il tempo ed i numerosi problemi che abbiamo avuto sono riusciti a strappare.
    Per coronare il tutto diciotto mesi fa ho ricevuto il regalo più bello che un uomo possa fare alla sua donna, mi ha donato qualcosa che ci terrà uniti per sempre. La nostra piccola Jen.
    Mi verrebbe da piangere e forse mi commuovo per davvero mentre gli dono il più sublime dei piaceri con le mie labbra. Lo percepisce forse, perché con gli occhi arrossati e lucidi mi fa cenno di sollevarmi e di raggiungerlo qualche centimetro più in su.

    -Per quanto sia meraviglioso tutto questo sento la nostalgia delle tue labbra sulle mie, baciami ora, ti prego-
    L’emozione ed il trasporto uniti alla carica erotica che riesce a suscitarmi dentro sono semplicemente ineffabili, indefinibili a parole, impossibili da quantificare. Ha il potere di farmi sciogliere sotto le sue labbra come burro sul fuoco. Sono completamente sua, e lo sa benissimo.

    Ed è così, che dopo avermi baciata a lungo e di nuovo, avidamente, come un assetato che cerca l’acqua in mezzo al sale, mi solleva da terra facendo aderire le mie cosce attorno al suo bacino.
    Allaccio i piedi dietro alla sua schiena e mi appoggia al muro, per migliorare la base d’appoggio.
    Affonda dentro di me con colpi decisi e ben assestati, ma di una lentezza quasi struggente.
    Ed inizia la mia fine proprio lì, quando immerge il viso di nuovo fra i miei capelli, occupandosi di stringermi le natiche attraverso le quali mi sta sorreggendo sospesa a mezz’aria, e con voce bassa e profonda mi dice:

    -Dimmi che mi ami-
    -Michael…-
    -Dimmi che mi ami!-
    -Oh..mio dio..M-..-
    -Dimmi che mi ami-
    -Ti amo-
    -Ancora-
    -Ti amo amore mio..-
    -Dillo ancora-
    -Ti amo, io ti amo-
    E, con voce sempre più roca e spezzata
    -Dimmi che sei solo mia-
    -S-sono tua..-
    -Dimmi che non sei di nessun altro, voglio che lo dici!-
    Le spinte si fanno sempre più profonde e decise, sento un violento fremito partire dal punto più basso della schiena ed iniziare a salire, non riesco a parlare ma devo farlo, devo dirglielo, devo dirglielo..

    -Sei l’unico uomo che amo, e desidero soltanto essere tua, di nessun altro-
    Lo dico e mi aggrappo con forza alle sue spalle, abbracciandolo, per sorreggermi dall’immensa ondata di piacere che mi investe, uccidendomi fisicamente e lasciando la mia mente in balia di una vuota catalessi.
    La stretta serica dei miei muscoli ancora in fase di contrazione attorno al suo membro non sono che un facile trampolino di lancio per il suo piacere, mi assesta infatti un ultimo colpo secco e profondo, inarcando ulteriormente con le mani i miei lombi già incurvati verso di lui, per accoglierlo come non ho mai fatto prima.

    Mi posa a terra ed il bacio seguito dal lungo abbraccio che ci doniamo vicendevolmente sanno di gratitudine, di voglia di cambiare, di necessità l’uno dell’altra, di torta al limone, di the caldo dopo una giornata di pioggia, di me, di lui, di noi.
    E comprendo finalmente che non è possibile sfuggire alla magnificenza ed all’immensità di quello che provo per lui, perché ormai nulla ha più senso senza, non ho più voglia di niente se lui non c’è.

    -Sei tutto per me, non voglio più lasciarti-
    -Devi-
    -Tornerò, andrò via e poi tornerò di nuovo-
    -Aspetterò-
    -Fino a che non dovrò più scappare-
    -Ma è impossibile-
    -Nulla è impossibile per me-


    COME QUEL FANTASMA CHE SI INNAMORO' DI UN UOMO

    -Ma allora mi hai dato delle indicazioni sbagliate?!-
    -No! Non avrai capito bene le dosi!-
    -Ah certo, figuriamoci se non devo sempre fare la figura dell’incapace!-
    -Michael, evitiamo di fare i permalosi, non potrai certo essere bravo in tutto, no?-
    -Cosa c’entra, qui si trattava di eseguire le istruzioni, se poi tu me le dai sbagliate..-
    -Ah ma che palle, c’è scritto: 200g di burro e 350g di fecola di patate, versare 25g di lievito stemperato in acqua tiepida.. qui hai evidentemente esagerato, invece di una torta sembra un fungo atomico!-
    -Allora forse abbiamo esagerato con il lievito!-
    -“abbiamo”?! HAI esagerato con il lievito! Io stavo solo leggendo le istruzioni!!-

    E’ la sua prima volta in cucina.
    Ha voluto preparare una torta per Jenny, per dimostrare a tutti, ma soprattutto a se stesso, che lui c’è.
    Ed è questo il momento che io non immaginavo sarebbe mai arrivato, quello in cui lui c’è.
    Non serviva in ogni caso, questa piccola dimostrazione, perché lei lo adora già. Entra in cucina e con lo sguardo imbronciato si volge a guardarci in quest’improbabile cornice fatta di un disordine inenarrabile sul bancone vicino ai fornelli, di farina caduta a pioggia sul pavimento a formare sottili ed impalpabili gocce di nulla, di me con i capelli legati e la fronte imperlata di gocce incolori, di lui, avvolto da un grembiule a quadri, che nulla ha tuttavia potuto contro gli schizzi di varia provenienza che si sono posati sulla t-shirt azzurra che indossa.
    Si avvicina a piccoli passi, mi volge una rapida occhiata in cui le nostre iridi verdi si incontrano per un lasso infinito, in cui ho ancora una volta modo di constatare quanto sia perfetta nel suo essere indifesa, mi sorride forse, ma non c’è già più, perché ha già accelerato l’andatura ed aperto le braccia, ancora pochi centimetri e sarà sua, sarà da lui, il suo principe; e lo raggiunge, le sorride e la solleva con impazienza congiungendola a sé. Per sempre forse.
    Li guardo ridere, e proprio mentre le passa una mano fra i ricciolini castani capisco che forse nessun amore può essere più grande di così.
    °°°

    Un bosco profondo si apre in lontananza oltre il sentiero in terra battuta che sembra inghiottito dalle ombre, là, dove finiscono i ciottoli chiari, là dove finisce la luce, là, dove sembra che tutto abbia la sua fine; silenzio, solo il rumore dei miei passi che battono il terreno in gran fretta mentre corro verso una meta ignota.
    Il cielo su di me pare fondersi con il verde delle foglie in un tetro connubio terra aria, fatto di piombo.
    Qualcuno mi segue, e mi sta raggiungendo perché sento ansiti di fatica alle mie spalle, sempre più definiti e frequenti, più vicini, più caldi.
    La paura mista a fatica fa assumere al viso un colore violaceo intenso, e soprattutto confonde gli arti ed il cuore con i suoi caratteristici effetti antagonisti: paralizza e sprona allo stesso tempo; devo correre più forte, ma la sensazione è quella di perdere velocità; mi lascia imperfetta anche nei sensi.
    Vorrei gridare ma è impossibile, e l’audacia di volgermi a scoprire l’identità del mio inseguitore mi fa perdere metri preziosi, metri vitali.
    -Andrea-

    Ma sono ancora in piedi, ed ho come la sensazione che una volta raggiunto il bosco sarò salva, sarò a casa.
    Sono una gazzella, una lepre, una farfalla, un capra, una luna, un fantasma che vuole fuggire al destino che lo aspetta, sarò presto catturata ed allora sarò in pace, sarò morta, sarò viva.
    Raggiungo il bosco senza nemmeno sapere come, e mentre incredula mi lascio cullare dalla dolce carezza della riuscita cado nel vuoto, una sensazione di orribile dispersione e solitudine mi pervade mentre tutti gli organi interni si mescolano fra loro.
    Intorno a me solo ghiaccio.

    -Piccola..-
    E’ così lacerante questo liquido precipitare, che sarebbe un immenso sollievo anche solo incontrare un ostacolo, piatto o contundente non importa, voglio solo fermarmi, voglio smettere di cadere, voglio che arrivi la fine, voglio sentire il dolore, voglio dimenticare ogni cosa, voglio morire di un’agonia lenta e spietata, ma voglio smettere di cadere.

    -Ehi, ehi..tesoro, svegliati, apri gli occhi..-

    Disorientata. Ecco, i contorni sfocati dei mobili intorno a me iniziano a riacquisire sostanza e colore, sono definiti ora, e questa voce proveniente dalla mia stessa dimensione, la sentivo lontana prima, ora tutto questo mi riporta alla realtà, lentamente ritorno in me.

    -S-stavo facendo un sogno..-
    -Lo so, sempre il solito incubo vero?-
    -Come lo sai?-
    -E’ lo stesso che faccio anch’io-
    -Ma..-
    -Non pensarci più. Siamo svegli ora, e siamo insieme-

    Dopo avermi posato sulle labbra un lunghissimo bacio rassicurante mi aiuta a sollevarmi dal letto. Mi sento quasi stupida perché mi rendo conto di aver pianto, e a giudicare dalle lenzuola martoriate devo essermi dimenata non poco durante il mio sonno travagliato. Il torpore mi abbandona nello stesso momento in cui mi accorgo che è ancora buio fuori.

    -Michael, perché ci stiamo alzando, è not..-
    -Schhhhhh.. la Signora in nero ci avvolgerà nel suo mantello e ci consentirà di andare lontano, come altrimenti non potremmo mai fare in sua assenza. Le sue ali morbide ci condurranno là dove ho deciso di portarvi, alla ricerca dei sogni. E allora non fare domande e seguimi-

    Mio malgrado mi sono del tutto abituata ai suoi modi ed espressioni, soprattutto quando ha in serbo una sorpresa o uno scherzo, a seconda dei casi.
    Non viviamo insieme, questo no, sarebbe troppo complicato per entrambi, il nostro è sempre stato e sempre sarà un rapporto al bivio, vissuto nella sala d’attesa di un aeroporto o di una stazione, alla ricerca l’uno dell’altra, nell’attesa, nella speranza e lo sapete, spesso anche nella sofferenza.
    E’ un prezzo che abbiamo deciso di pagare tuttavia.
    Questa è solo una delle tante serate in cui è venuto a trovarci, di nascosto come al solito, come un vampiro che rifugge la luce, come una falena nelle ultime poche ore di vita, si improvvisa e si riscopre, si rimette in gioco ed accetta la sfida di riconquistarmi come se nulla fosse stato prima, ora, lui, Romeo contemporaneo, non si allontana mai per più di sette giorni.
    E mi trascina fuori da questa stanza che ancora profuma di sonno, per condurmi in sala, dove Jenny, Saty, Paris, Prince e Blanket ci attendono in fibrillazione già vestiti di tutto punto. Erano evidentemente tutti d’accordo a mia insaputa, e stavano probabilmente attendendo questo giorno con attesa crescente, ma senza dirmi nulla, consapevoli della mia riluttanza nel far saltare loro delle preziose ore di sonno per attuare il piano di colui che si atteggia come un loro pari, piuttosto che come il loro padre.
    Uno sguardo di rimprovero annientato da un sorriso disarmante fanno da preludio al lungo viaggio in macchina che ci conduce allo zoo di Los Angeles.

    -Daddy dove siamo?-
    Sento domandare dalla vocina di Jenny. E’ perfettamente sveglia data l’eccezionalità dell’evento che, deve aver procurato il rilascio di non poca adrenalina in un corpicino di soli quattro anni.

    -Allo zoo amore-
    -Vedremo tutti gli animali?-
    -Oh, non tutti,possiamo restare poco tempo, non potete stare svegli tutta la notte-
    -Ma come, nooo non è giusto!-
    -Il tempo sufficiente perché io faccia un regalo ad Andrea e vi racconti una favola! Che dite?-

    -Quale regalo?!-
    Chiedo ulteriormente stupita
    -Questo-

    Prima di potermi rendere conto di qualsiasi cosa intorno a me, l’intero baricentro della mia attenzione viene spostato sul frusciare delle piante che vengono impietosamente calpestate e forse anche accartocciate sotto al peso di alcuni passi.
    Melville, il gigante buono viene verso di me.
    Mi riconosce.
    Mi avvicino.
    Un lungo abbraccio fatto di pelle rosa e grigia, un intreccio commosso, morbido e ruvido. Mi cinge la vita e mi culla, lo sento, piange anche lui insieme a me.
    Mi volto a guardare Michael che si è alzato in piedi.

    Nessuna parola in questo momento, solo un po’ di vento.




    -Venite qui, vi devo raccontare una storia, ma non una favola inventata, una storia sugli elefanti-
    -Ma la sappiamo già?-
    -No, non credo di avervela mai raccontata. Dovete fare attenzione però, è una storia che contiene un po’ di fantasia ma anche un po’ di verità. Siete pronti?-
    -Siiiiiiiii-
    -Ora guardate Melville. Lui è un elefante indiano e come vedete anche se è molto grosso sembra molto tranquillo e pacifico. Ora, dovete sapere che c’è una cosa affascinante riguardo agli elefanti: loro per continuare a vivere, non devono cadere. Ogni altro animale, quando cade, è in grado di rialzarsi. Ma gli elefanti devono stare sempre in piedi, anche quando dormono. Se uno del branco scivola e cade, non c’è scampo. Giace sul fianco, prigioniero del suo stesso peso. Anche se gli altri elefanti fanno pressione e cercano di rialzarlo, di solito non c’è molto da fare. Con lenti e pesanti respiri, l’elefante muore. Gli altri vegliano, poi lentamente riprendono il cammino.
    Questo è quanto ho appreso dai libri sulla natura, ma mi chiedo se sia vero. Non vi è forse un’altra ragione per cui gli elefanti non possono cadere? Forse hanno deciso che non devono. Non cadere è la loro missione. In veste di animali più grossi e pazienti, hanno fatto un patto – immagino sia successo eoni fa, quando le ere glaciali stavano morendo. Muovendosi in grandi mandrie sul suolo terrestre, gli elefanti furono i primi a spiare questi piccoli uomini aggirarsi furtivamente in cerca di prede fra gli alti arbusti con le loro lance di pietra.
    “Come sono spaventate e nervose queste creature!”, pensarono gli elefanti. “Ma erediteranno la terra. Siamo abbastanza saggi per vederlo. Diamo loro un esempio”.
    Allora gli elefanti unirono le loro sagge menti e rifletterono. Che esempio potevano dare all’uomo? Avrebbero potuto dimostrargli di aver molto più potere di lui, dato che ciò era vero. Avrebbero potuto sfogare la loro forza al suo cospetto, essa era talmente terrificante da sconvolgere intere foreste. Avrebbero potuto spadroneggiare sull’uomo usando il terrore, devastando i suoi campi e distruggendo le sue capanne. In situazioni di profonde frustrazioni, elefanti selvatici hanno fatto tutto ciò, ma come gruppo, unendo le loro menti, decisero che l’uomo avrebbe appreso di più con le buone.

    “Dimostriamogli la nostra riverenza per la vita”, dissero. E da quel giorno gli elefanti sono sempre stati creature silenziose, pazienti e pacifiche. Hanno permesso all’uomo di cavalcarli e ridurli a suoi schiavi. Hanno regalato gioia ai bambini coi loro numeri al circo, direttamente prelevati dalle pianure africane, dove prima avevano vissuto da signori.
    Ma il messaggio più importante degli elefanti sta nel loro modo di muoversi. Perché loro sanno che vivere significa muoversi in continuazione. Alba dopo alba, era dopo era, le mandrie continuano a marciare, grandi masse di vita che non cede mai, inarrestabile forza di pace.

    Da animali innocenti, non sospettano che, dopo tutto questo tempo, cadranno per colpa di uno dei tanti proiettili. Giaceranno nella polvere, mutilati dalla nostra sfacciata avidità. I grandi maschi cadono per primi, in modo che le loro zanne possano diventare gingilli. Poi tocca alle femmine, a cui verranno prodotti trofei. I cuccioli corrono urlando all’odore del sangue delle loro stesse madri, ma non serve a niente scappare dalle pistole. In silenzio, senza qualcuno che li nutra, anche loro moriranno e le loro ossa sbiadiranno al sole.

    In mezzo a tanta morte, gli elefanti potrebbero benissimo ribellarsi. Basterebbe loro gettarsi a terra. Non hanno bisogno di un proiettile: la Natura ha dato loro la dignità di stendersi e trovare il riposo eterno. Ma ricordano l’antico patto e la promessa fattaci, che è sacra.
    Così gli elefanti continuano a marciare, e ogni passo è una parola nella polvere: “Guarda, impara, ama. Guarda, impara, ama”. Li senti? Un giorno, i fantasmi di decine di migliaia di signori delle pianure diranno, “Non vi odiamo. Non lo capite? Abbiamo deciso di cadere, in modo che voi, o piccoli, possiate non ricadere mai più”-.
    °°°


    SANTA YNEZ, California. CASA MIA. July 8, 2009

    Ma quelli sono solo ricordi. Perché arrivò quel giorno.
    Era una mattina di nubi spesse, offuscavano il cielo e la terra, e se l’avessi potuto vedere anche il mare, credo.
    Dalla televisione uscì una voce a pronunciare parole assurde, parole senza senso.
    Ha detto che lui è morto proprio un’ora dopo che ci siamo parlati al telefono.
    Stavamo discutendo perché non gli andava di vivere in due case diverse. Aveva provato ad accettare la situazione, gli avevo spiegato quanto fosse vitale per me non entrare completamente nel suo mondo. Ma ad intervalli regolari tornava sull’argomento.
    Non sopportava di stare lontano da noi, voleva viverci nella quotidianità, diceva.
    Che appiglio sarei stata se mi fossi lasciata trascinare fra le rapide della sua assurda quotidianità, cosa sarebbe rimasto dell’isola felice che rappresentavamo l’uno per l’altra.
    Sarebbe stato come cadere nel vuoto e scorrere alla deriva, sarei rimasta paralizzata da una vita non mia, ci saremmo logorati.
    Ma nulla di tutto quello che potevo immaginare solo qualche ora prima di quel momento è o sarà mai più doloroso di quello che devo sopportare ora.
    Sono rimasta sulla sedia in cucina, credo in uno stato di trance per alcune ore.
    Non sono andata al lavoro, non ho nemmeno telefonato per avvisare, perché nulla al mondo, ma che dico, nell’universo, è riuscito a prendere il sopravvento su quel pensiero.
    Morto.
    Ecco tutto.
    Lui è morto.
    Ma cosa vuol dire morto?
    Mi sono soffermata per un tempo indefinito sull’etimologia di quella parola che ha lo stesso suono di “marta”. Non sembra aggressivo, sembra una parola innocua, del tutto comune, addirittura banale, direi.
    Troppo banale.
    È infida e meschina perché si traveste da parola banale quando invece comporta la perdita, la privazione, la mancanza di condivisione, la solitudine e la separazione. Per sempre. O almeno, per un tempo troppo ampio ed inquantificabile per i nostri cervelli finiti e limitati.
    Lo squalo per esempio è un animale molto pericoloso talvolta. Ma è onesto, lui non ha un nome banale, la parola “squalo” non è banale, solo a sentirla ci si rende conto del fatto che non descrive un animale banale. Tantomeno innocuo.
    Sono così stufa delle parole ingannevoli.
    °°°

    E’ troppo scura questa notte perché io possa credere che prima o poi arrivi il giorno.
    Mi sono alzata da quella sedia in cucina quando ho sentito suonare alla porta.
    -E’ uno scherzo, vero?-
    Pedra allarmata e con le lacrime agli occhi cercava di sorreggermi mentre urlavo parole senza senso in preda ad un delirio raro, paragonabile all’effetto di una droga velenosa che si incista nel sangue, consumandolo, piano piano.
    -Che senso ha? Qualcuno mi spiega?-
    Ho posto queste domande a chiunque mi si parasse davanti, fuori dall’ospedale, fuori dalla villa in Carolwood Drive all’angolo con
    Sunset Boulevard, di nuovo fuori dall’ospedale, fuori da Neverland, ad Encino, fuori dagli uffici del coroner di Los Angeles, di nuovo fuori dall’ospedale.
    In nessuno di questi posti è stato possibile entrare. Non per me.
    Come un fantasma senza case da infestare mi sono ritrovata fra la folla, alcuni mi hanno abbracciato, altri mi hanno detto parole dolci che però ho dimenticato, mi hanno privato del sonno e della solitudine coinvolgendomi in cerchi illuminati dalle candele, mi hanno cantato canzoni familiari, abbiamo trascorse le notti ed i giorni mentre la ragione mi aveva abbandonata, e la riprova è che non ricordo nessun particolare.
    Mi sono svegliata una mattina in un luogo bianco, dove una persona bianca mi ha detto che ero collassata e che mi avevano dato dei tranquillanti per alleviare il dolore.
    Gli ho risposto che non esiste medicina per alleviare il mio dolore.
    Ha annuito impotente ed è uscito dalla stanza bianca che improvvisamente è diventata un po’ grigia.
    Nessuno ha potuto o voluto rispondere alle mie domande.
    Non ho mai conosciuto nessuno della sua famiglia, a parte la madre, che comunque non riesco a rintracciare. Mioddio cos’è successo.
    Credo di essere completamente impazzita.
    Vorrei raggiungerlo, vorrei andare da lui, ma poi quella sua bambina mi guarda negli occhi come se cogliesse le miei intenzioni, e mi dissuade.
    Non ho nemmeno le forze per morire.
    Allora ti scrivo, come se fossi qui, ti scrivo amore mio.
    In una notte di cobalto,
    fredda ed inutile,
    come qualunque mio respiro,
    da quando non sei qui con me:

    Le parole scritte non si possono gridare.
    Allora non esiste modo alcuno perché io possa raccontare.
    Ora che sei morto nulla ha più senso per me.
    Non la forza, non la grazia, non l’appartenenza.
    Ora che sei morto non c’è più musica.
    Non sentirò più il vento, né toccherò i colori annusandone la trama, come facevi tu.
    Ora che sei morto il sole è freddo, il cielo è abisso, l’immenso è finito.
    Il vuoto annega ogni respiro ed il silenzio stridulo echeggia in ogni luogo.
    Inghiottita allora dall’inversione dei poli, soccomberò.
    Ora che sei morto non ti aspetterò. Lascerò che questa falsa notte mi illuda che il male è breve.
    Non lotterò, non vincerò, non perderò.
    Ora che sei morto nessuno esiste. Solo Dio forse è rimasto a guardarmi.
    Solo lui, in qualcuna delle sue strane fattezze vorrà parlarmi. Ma io non capirò, non ascolterò.
    Ora che sei morto io non amerò.
    Nulla mi sovviene, né mi redime, nulla può bruciare di più.
    Solo questo desidero allora, di dirti un’ultima volta che non esiste alcun Amore.
    Esistevi tu.


    °°°
    CAMBIARE

    Los Angeles International Airport. sep 16, 2009



    Mentre le parole echeggiano nel mio padiglione direttamente dal filo del lettore mp3 una mosca si posa sul trolley rosa di quella che ha tutta l’aria d’essere la sosia sfigata di Paris Hilton.
    Mi sfilo annoiata gli occhiali scuri, incollatisi ormai alle tempie, dall’umidità.
    Desidero soltanto che le parole di Alex nella sua “cambiare” possano in qualche modo essere valide anche per me, magari un giorno.
    Ho deciso di cambiare.
    Ho smantellato la casa a Santa Ynez, non era più possibile viverci.
    Troppi ricordi, troppa tristezza, troppo male.
    Ho lasciato Saty e Jenny con la nonna, in Florida, dove viviamo da un paio di mesi in una bellissima casa sull’oceano. Un po’ di vacanza. Un po’ di svago dopo l’inferno. Li lascio lì, mentre io vado ad un colloquio di lavoro a New York. E’ il massimo che sono riusciti ad ottenere, se fosse stato per me sarei ritornata in Italia.
    Un posto a caso lontano da qui.

    Tutto ciò che so di lui l’ho appreso dalle notizie al tg o sui giornali.
    Dicono che fosse dipendente da una lista infinita di sostanze e che questo non è stato che il tragico epilogo di una lunga tossicodipendenza.
    Cronaca di una morte annunciata.
    Gabriel Garcìa Marquez, davvero un bel libro. Riassume così bene quello che dicono di lui.
    Dicono che fosse pieno di debiti.
    Dicono che fosse depresso ed abbia deciso lui stesso di morire.
    Dicono ogni cosa.
    Dicono.

    °°°
    Devo essermi addormentata su quei maledetti sedili blu trapuntati mentre aspettavo che chiamassero il mio volo. Maledizione perché costruiscono delle sedie così comode, servono solo a…
    Non termino il pensiero perché mi accorgo guardando il tabellone che il mio volo è già stato imbarcato.
    -Merda!-
    Mi sfugge ad alta voce mentre afferro in tutta fretta la borsa bianca per dirigermi comunque alla mia gate di imbarco a tentare il tutto per tutto. Maledico il caldo, gli aeroporti, i sedili comodi e la mia stanchezza, se ho perso l’aereo il prossimo sarà tra quattro ore, quattro interminabili ore da passare in questa maledettisima sala d’attesa senza aria condizionata!

    -Mi scusi, le deve essere caduta questa-

    Alzo gli occhi e trovo sulla mia traiettoria un uomo anziano, sulla settantina.
    Non saprei dire perché, ma ho la sensazione di averlo già visto da qualche parte.
    Impossibile, questa città è troppo grande per vedere uno sconosciuto più di una volta.
    Gli rivolgo un’occhiata rapida e l’unico pensiero è quello di levarmelo di torno, sono già in ritardo, non ho tempo.
    -No, non è mia. Sarà caduta a qualcun altro, mi scusi devo and..-

    E’ solo una frazione di secondo.
    Nel momento in cui distende il braccio per porgermi una busta immacolata la giacca si sposta impercettibilmente all’indietro, verso l’avambraccio.
    Una tartaruga in avorio legata ad un filo di cuoio scuro attorno al polso.
    Sento che sto per svenire, cerco di razionalizzare, cerco di mantenere il respiro regolare ed alzo lentamente gli occhi incastrandoli nei suoi.
    Non ho dubbi.
    Una lacrima.
    Due.
    Tre.
    Rimane impassibile mentre i suoi occhi dicono parole silenziose nell’aria viziata dei nostri respiri.
    Continua a mantenere i braccio teso ed il mio sguardo è prigioniero di una partita a ping pong fra gli occhi ed il braccialetto, il corpo paralizzato, la mente offuscata e catalettica.

    -N-Non è mia..-

    Biascico senza uno scopo, incredula.
    La mente non vuole accettare quello che le pupille le propongono come realtà.

    -Prenda questa busta per favore, è sua, ne sono certo-

    Il tono fermo lo tradisce e mi da l’ultima conferma del fatto che non sto sognando.
    Le lacrime ormai scendono copiose formando sulle guance dei rivoli inarrestabili, vorrei urlare l’angoscia e la tensione, ma non lo faccio, come se ormai il motivo fosse completamente automatico nella mia testa.
    Apro delicatamente la carta di riso che contiene un foglio ne grande né piccolo.

    Non guardarmi, non dire una parola.
    Leggi e basta.
    Ho pensato a questo momento un’infinità di volte, ho pensato a te, ho pensato a noi.
    E nonostante ci sarebbero un sacco di parole che vorrei dire per spiegarti, so che non servirebbero in questo momento a farti capire quello che è successo.
    Né mai riuscirò a capire quello che ti ho fatto passare.
    Ma non ho potuto avvertirti, perché tutto doveva sembrare vero, per proteggere la tua incolumità e quella dei bambini.
    Michael Jackson è morto, è vero. Non è una bugia.
    Non riusciva ad andare avanti perché era solo, da sempre, e nella solitudine da cui ha preso forma se n’è andato.
    Michael Jackson era stanco della vita che lo avevano costretto a vivere, spremuto nella linfa fino alle intime profondità delle sue carni, strappato attraverso la calunnia ad un amore incondizionato che ne caratterizzava lo spirito, lacerato, alla fine, da se stesso in prima persona.
    Michael Jackson ha cercato l’amore per tutta una vita.
    E nella magnificenza di ogni cosa che toccasse mi stava uccidendo.
    Michael Jackson è morto.
    Ora ci sono io.
    Voglio essere padre, voglio essere tuo, voglio amarti.
    Ma non esiste solo quello che voglio io.
    Ti chiedo questo allora, come ultima cosa.
    Gate 16.
    Dai la possibilità ad un povero vecchio di parlarti ancora una volta.
    Sarà l’ultima se vorrai.
    Andrea, non so se te l’avevo già detto, ma ti amo irreparabilmente.
    Te lo dico ora, per la prima volta in vita mia,
    ora, più solo che mai ma più in pace con me stesso,
    ora, che ho perso e rinunciato a tutto per vedere com’è vivere davvero,
    ora, aguzzino e carnefice,
    ora, meschino e coraggioso,
    ora, che non mi importa più del giudizio degli altri,
    ora che sono
    LIBERO.


    °°°

    E lei, essere senza casa e senza meta, senza famiglia, senza sostanza, quasi senza amore, lei che per tutta la vita si era sentita diversa, a volte migliore, a volte peggiore, lei aveva perso la fiducia nell’amore e l’autostima a causa del rifiuto, dell’abbandono, lei si era sentita sola spesso, invisibile ed inconsistente agli occhi della gente, ma mai senza anima se vicino a lui, lei, quella donna che sembrava una bimba, quella madre, quella figlia, si sentì sempre un fantasma di questo mondo o di un altro.
    E lei prese quell’aereo imbarcandosi da sola, verso il nulla, al gate 16.



    Quell’uomo non era uno dei tanti, non era uno qualsiasi, era unico al mondo, e per questo il fantasma se ne innamorò perdutamente.
    Così diversi, così uguali.
    E lui rimase irraggiungibile nella sua irripetibilità, così come il fantasma rimase un fantasma.

    Questo momento, che non ritornerà mai più uguale a se stesso,
    non è una fine e non è un inizio,
    è solo il racconto contenuto in queste pagine stropicciate di diario vissuto, di diario onesto, che vi ha voluto almeno lasciare il cuore leggero, in mezzo a tanti guai.
    E questo è tutto, tutto ciò che vi resterà in fondo all’anima quando tutto sarà il nulla, quando tutto sarà perito sotto al volere del tempo.
    Ciò che rimane allora, è solo amore,
    l’amore di un fantasma che si innamorò di un uomo.



    nb: la storia sugli elefanti è tratta da "dancing the dream" ed è intitolata "so the elephants march".

    Edited by °dirty° - 20/10/2010, 19:31
     
    Top
    .
  3. Elena01
     
    .

    User deleted


    Quanto amo questa FF... :**: :**: :**: :**:
    Ma proprio tanto :si: :wub: :wub: :wub: :wub:
    Ora che l'hai postata tutta Vero, me la rileggo tutta di seguito, come piace a me :si: :kiss:
     
    Top
    .
  4. V e l e n o
     
    .

    User deleted


    Se a distanza di mesi da quando hai letto per la prima volta l'epilogo di una storia, riesci ancora a commuoverti rileggendolo... Beh, vuol dire che si è fatto centro.

    Ti adoro Veronica e adoro questa meravigliosa storia.
    Grazie per avercela regalata :wub:
     
    Top
    .
  5. °dirty°
     
    .

    User deleted


    Mari, Giulia...tutte..
    Grazie a voi tesore mie, le parole o le faccine o gli inchini o chissà cosa non saranno mai abbastanza per dirvi grazie.
    Dal profondo del mio cuore.


     
    Top
    .
  6. cinzia 62
     
    .

    User deleted


    E' stata la prima ff che ho letto.Per questa storia bellissima mi sono iscritta per la prima volta ad un forum,il mj fan square...non potevo non dirti quanto eri brava!Ricordo che tutti i giorni mi fiondavo a vedere se avevi aggiornato e che felicità quando vedevo che l'avevi fatto!Che dirti Veronica se non grazie?Lo so che è poco ma...con tutto il mio cuore...GRAZIE!
     
    Top
    .
  7. Holiday
     
    .

    User deleted


    Può una sola parola racchiudere tutto ciò che è stato e continua ad essere questa storia?!
    Io ci provo: sublime. :**:
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    None of your scars can make me love you less

    Group
    Administrator
    Posts
    6,909
    Location
    Faraway,so close.

    Status
    Anonymous

    Blow in my wind
    Ii'll be blowing in your wind



    Unforgettable...
    Grazie Veronica
     
    Top
    .
  9. °Alexandra°
     
    .

    User deleted


    Ti ho già sritto in un'altra sede ciò che penso di questa FF e di te :wub:
    Però mi sono riletta questo finale splendido :**: non ho saputo resistere :**:
    M E R A VI G L I O S A
     
    Top
    .
  10. Elena01
     
    .

    User deleted


    Allora... :shifty: dopo essermi riletta, anzi devo dire divorata (e con grande piacere anche) questa FF, eccomi qui a fare la valutazione, come mi ero ripromessa:

    GRAMMATICA: 9/10
    La tua conoscenza della nostra lingua Veronica, è ottima: si vede che per te risulta naturale farne un uso corretto, e anche molto ricco direi. Il tuo ampio ventaglio di scelta di vocaboli si evidenzia in tutta la FF, e questo, a mio parere, è un grande merito: una ricerca ed un arricchimento che accomuna molte scrittrici di questo forum, per fortuna,in tempi dove la nostra povera lingua italiana viene non solo maltrattata spesso, ma anche ridotta letteralmente ai minimi termini. Certamente raggiungere la perfezione in una storia così articolata e anche lunga, è quasi impossibile; qualche piccolissima caduta è quasi inevitabile...solo per questo motivo non ti assegno il massimo del punteggio.

    NARRAZIONE: 14/15
    La tua narrazione è molto introspettiva, piena di riflessioni e di analisi dei pensieri; entra continuamente nelle menti dei personaggi, nel tentativo di fare comprendere al lettore il "perchè" di determinati eventi e di determinate azioni. Tentativo ben riuscito, vorrei sottolineare. Anche qui non ti assegno il massimo perchè, in tutto questo continuo sviscerare, soltanto in qualche passaggio lungo tutta la storia, capita di perdersi un pochino... almeno per me è stato così.

    TRAMA: 5/5
    La trama è molto bella, intrisa di emozione e di phatos, che riesci a trasmettere pienamente a chi legge, accompagnandolo in modo mirabile lungo tutta questa stupenda storia, verso un finale commovente e pieno di speranza... bellissimo anche per chi, come me e lo sai, non lo crede possibile nella realtà.

    SEQUENZA: 10/10
    Le sequenze sono semplicemente spettacolari: delineate in modo perfetto, incastrate le une nelle altre in maniera impeccabile, senza mai una sbavatura, anzi sottolineando sempre molto bene il corso della vicenda. Arrivo a dire che l'originalità e l'incisività delle tue sequenze, è il tuo pregio più grande; una facoltà che fa di te una scrittrice molto riconoscibile per le tue caratteristiche uniche.

    TOTALE: 38/40
    In conclusione: questa è una FF molto, molto bella, sicuramente una delle mie preferite. Da leggere con il fiato sospeso e il cuore in mano. IL TUO Michael ce lo descrivi con estrema bravura, non risparmiando affatto nemmeno la sottolineatura di quelle sfacettature problematiche, negative, difficili, del suo carattere, che, se possibile, lo rendono ancora più unico e irripetibile; non c'è nulla di facile e scontato nella storia di Michael e Andrea, ed è questo che la rende così unica e meravigliosa. Hai avuto la capacità di trasportarci in una dimensione creata da te con grande maestria, a testimonianza del ricchissimo mondo interiore che ti porti dentro.
    Non ti ho assegnato il massimo del punteggio, solo perchè, ne sono convinta, le tue potenzialità sono veramente grandi e voglio spronarti a fare ancora di più... il meglio del meglio, insomma.
    Questo è solo il mio modesto parere Vero... prendilo quindi per quello che è: il pensiero di una persona che (a parte le considerazioni personali che non c'entrano nulla in questa sede) ha apprezzato moltissimo questo tuo primo lavoro e spera con tutto il cuore di poterne gustare ancora molti altri :wub: :kiss:
     
    Top
    .
  11. °dirty°
     
    .

    User deleted


    Grazie Mari. Come ti dicevo speravo che fossi tu a valutarla, quindi sono ancora più lusingata.
    Sei stata molto accurata e, devo dire, fin troppo buona nella valutazione complessiva.
    Grazie.
     
    Top
    .
  12. V e l e n o
     
    .

    User deleted


    Veronica, io me la sto rileggendo e l'ho stampata anche per una mia amica :wub:
    Così, tanto per fartelo sapere :D
     
    Top
    .
  13. Elena01
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (°dirty° @ 26/11/2010, 10:38)
    Grazie Mari. Come ti dicevo speravo che fossi tu a valutarla, quindi sono ancora più lusingata.
    Sei stata molto accurata e, devo dire, fin troppo buona nella valutazione complessiva.
    Grazie.

    Ed io sono lusingata che speravi questo :**: (va bene, va bene... basta! :--: )
    La valutazione accurata te la meritavi tutta e non sono stata affatto troppo buona!

    CITAZIONE (V e l e n o @ 26/11/2010, 11:54)
    Veronica, io me la sto rileggendo e l'ho stampata anche per una mia amica :wub:
    Così, tanto per fartelo sapere :D

    Appunto... visto? Questa è una di quelle FF che meritano sul serio :kiss2:
     
    Top
    .
  14. Ester jackson
     
    .

    User deleted


    Non posso che unirmi a tutte
    quante per farti i complimenti per questa ff meravigliosa!!!!
    Non mi stanco mai di rileggerla....
    sei una scrittrice nata....
     
    Top
    .
  15. °dirty°
     
    .

    User deleted




    Ho preparato il file in pdf, è QUI e la password per scaricarlo è : rettiledorato :D

    Ormai non ho più parole per ringraziarvi.. :wub:
    vi amo!!
     
    Top
    .
43 replies since 13/8/2010, 12:21   1669 views
  Share  
.