Posts written by patma

  1. .
    Ragazze un abbraccio a tutte



    blanket-michael-prince-michael-and-paris-jackson



    CAPITOLO CINQUANTACINQUESIMO


    Il momento di lottare





    Quando lo vidi arrivare capii subito che qualcosa di grave era successo.
    Si muoveva a scatti, la sua grazia naturale completamente sparita.
    Una lieve carezza a Blanket ed un forte abbraccio ai fratelli maggiori.
    Si sedette a terra a gambe incrociate e li strinse forte a sé.

    -Vi amo, vi amo tanto-

    L’ultima sillaba si perse in un singhiozzo.

    -Daddy cos’hai?-

    Prince si preoccupò.
    Anche Paris alzò il volto verso di lui:

    -Ti fa tanto male?-

    Si limitò a stringerli.

    -Bambini venite, il papà deve riposare-

    Provvidenziale Grace, in quel periodo lo aiutò moltissimo nella gestione dei figli.



    -Cos’è successo?-

    Mi sedetti sul pavimento in parte a lui ed attesi che mi dicesse qualcosa.
    Si coprì il volto con le mani.

    -Mi vogliono togliere i bambini!-

    Quando riuscì a calmarsi mi disse che l’avvocato di Debbie aveva inoltrato una richiesta per rimuovere i minori dalla sua custodia.

    -Sono la mia vita… non possono togliermeli…-

    -Shh Michael, calmati vedrai che troveremo una soluzione-

    -Giurami che resteranno sempre con me!-


    Si aggrappò alle mie spalle implorandomi.
    Nella mia impotenza mi limitai a stringerlo forte.

    Pianse gran parte della notte, infine stremato si addormentò.



    *

    Il giorno successivo ci fu il primo appello.

    In qualche modo riuscì a svegliarsi, a prepararsi, diede un bacio ai figli ancora addormentati, poi rivolto a me:

    -Ti amo, prenditi cura dei bambini-

    - Ti amo anch’io, prenditi cura di te stesso-


    Questa formula, apparentemente stupida, ci accompagnò per tutto il processo.


    Il pomeriggio vidi le immagini in diretta di Michael che usciva dal tribunale, con passo spavaldo camminava tra la folla osannante facendo il segno della vittoria, poi, con un’esibizione atletica, saliva sul tettuccio del SUV per salutare improvvisando un ballo al ritmo della sua canzone “DS”.

    Cazzo! Michael! Che cosa pensi di dimostrare comportandoti in questo modo!

    Glielo dissi, più gentilmente, quella sera stretta tra le sue braccia.

    -Non so mi sembrava una buona idea… ringraziare i fans dico. Sai Sneddon rideva mentre il giudice mi rimproverava-

    Michael era arrivato con una ventina di minuti di ritardo a causa dell’ingorgo stradale al di fuori del tribunale.

    -Sono certo che stava deliberatamente cercando di provocarmi, mi sono limitato a rispondere a modo mio!

    Fece una pausa.

    -Domani torniamo a Neverland, è venuto il momento di lottare!-



    *


    Anche Frank e Vinnie furono citati come co-cospiratori non imputati quando Michael fu chiamato in giudizio.

    -Mi passi Michael, vorrei salutarlo-

    Frank voleva con l’amico che dopo poco fu distratto da un’altra chiamata e lasciò il telefono a Prince.

    -Frank! Papà è triste! Verrai qui? Papà starà bene?-


    Mi si spezzò il cuore.
    Come spiegare ad un bambino tutta quell’assurda situazione?

    Il padre aveva detto loro che era un periodo difficile, avrebbero dovuto fare i bravi, avere pazienza e tutto si sarebbe sistemato.

    Quanto avrei voluto anche io essere una bambina!




    *


    Un paio di giorni dopo zio Domenic, Eddie e Frank, noncurante delle possibili implicazioni, ci fecero una visita a sorpresa.
    Quando i bambini furono a letto parlammo dell’imminente processo, poi cercammo di svagarci.

    -Lou, ti rubo Michael, sta tranquilla è con me-

    Tornarono un paio di ore più tardi, erano stati tra le montagne.
    Quella notte fu più rilassato del solito, fece l’amore con me con l’entusiasmo di qualche mese prima e dormì tutta la notte senza incubi.

    Frank ci salutò dicendo a Michael:

    -Dobbiamo pregare, Dio sa la verità e la verità avrà la meglio! Non pensarci due volte, io sono qui per te, Lou è qui per te, la mia famiglia anche. Ti voglio bene, voglio bene ai tuoi figli. Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, basta che me lo fai sapere. Li faremo sembrare gli idioti che sono!-

    -Non preoccuparti, non sono solo-

    Mi guardò.

    -Tu piuttosto sii forte, prega e quando tutto questo sarà finito festeggeremo-

    -Quando tutto sarà finito salirò sul tetto della macchina e ballerò con te!-


    Michael rise.

    -Ok, Frank. Ti voglio bene, fai buon viaggio-

    Nell’uscire mio cugino mi sussurrò:

    -Abbi cura di te e di lui, ti voglio bene-

    -Anche tu abbi cura di te, ti voglio bene anch’io-



    Non lo rivedemmo, né sentimmo, per molto tempo. L’avvocato gli aveva sconsigliato il contatto con noi perché temeva nuove accuse.
    Fu un periodo molto duro per Frank: Vinnie decise di parlare con il procuratore distrettuale, mio cugino, restando solo, iniziò a sentirsi perseguitato, e l’iniziale depressione divenne ben presto paranoia. Ruppe la relazione con Valerie, litigò con Eddie che lo accusava di aver abbandonato Michael, zia Connie era triste, non capiva il motivo delle incomprensioni tra i figli, quindi lui iniziò ad evitare anche casa Cascio. Si ritrovò solo ed isolato.


    Con il passare del tempo anche Michael si convinse che Frank lo aveva tradito:

    -Ora che ho bisogno di aiuto perché non sta dalla mia parte!’ Perché si rifiuta di testimoniare!? Spiegamelo, Lou!-

    In realtà non voleva risposte, forse per lui era più semplice pensare che l’amico l’avesse tradito, che invece fosse lui la causa di tutti i problemi di mio cugino.



    *


    In Marzo arrivò finalmente una buona notizia.

    -I bambini resteranno con me!-

    Erano mesi che non lo vedevo così sereno.
    Quella sera restammo tutti svegli fino a tardi mangiando pollo fritto e guardando cartoni animati con i piccoli super eccitati per il “ritorno di Daddy”.



    Il mese successivo Michael cambiò team legale, affidò la sua difesa a Tom Meserau, famoso penalista, che prese subito la decisione di riorganizzare interamente gli avvocati difensori, fece allontanare i membri della NOI e sconsigliò a Michael di impostare la difesa su qualsivoglia accusa di discriminazione razziale.
    Lui doveva vincere perchè innocente, a questo Meserau credeva fermamente, senza dubbi di sorta che avrebbero offuscato la vittoria, quindi appellarsi alla persecuzione razziale era escluso.


    Dopo l’estate ci furono le prime udienze preliminari, a cui partecipò attorniato dalla famiglia, la data di inizio del processo fu fissata per la fine Gennaio 2005.



    *


    In quel periodo di attesa costruimmo una serena routine: la mattina si alzava, faceva colazione con noi, poi si chiudeva in ufficio con gli avvocati. A pranzo riappariva per un leggero spuntino, metteva a letto Blanket e si soffermava con i figli più grandi intenti a fare i compiti. Verso sera uscivamo tutti per una passeggiata nel parco, poi dopo aver fatto addormentare i bambini facevamo l’amore e ci abbracciavamo attendendo il sonno.


    Mantenne sempre la sua decisione di non entrare nella propria camera.

    Andai io, con le lacrime agli occhi, a riordinare e recuperare gli oggetti a lui cari che non erano stati sequestrati.


    Fu un periodo abbastanza sereno, fece delle uscite pubbliche a Washington visitando i membri del congresso ed incontrando le mogli degli ambasciatori africani, andammo a Disney World e riuscimmo anche a divertirci.


    Ci furono anche imprevisti che minarono l’apparente serenità che ci eravamo costruiti.

    Si arrabbiò moltissimo all’uscita del video di Eminem, crudele e pieno di disprezzo nei suoi confronti.
    “E’ un video oltraggioso e irrispettoso! Una cosa è ironizzare, un’altra è essere degradanti ed insensibili!”
    Disse a radio ONE di Steve Harvey auspicando la cancellazione della sua programmazione.

    E pianse moltissimo chiuso nel proprio ufficio mentre Neverland veniva nuovamente perquisita, misurata e fotografata.

    -perché ancora! Cosa vogliono ancora da me!-


    Era stanco ed il peggio doveva ancora venire.
  2. .
    Donne grazie mille, so che non è il momento ideale, ma andiamo avanti?




    foto



    CAPITOLO CINQUANTAQUATTRESIMO
    Tra sogni e realtà





    A metà Dicembre Michael affidò il compito di gestire la sicurezza alla “Nation Of Islam”, su consiglio di Jermaine.

    -Avevo anche io dubbi, ma mio fratello dice che sono bravi e discreti, nessuno si accorgerà di nulla-

    Si sbagliava.

    -Non credo sia una buona idea, verranno subito associati al fondamentalismo islamico e…-

    -Lou! Non tutti i seguaci dell’Islam sono estremisti! Loro fanno bene il lavoro per cui li ho assunti!-




    Avevamo iniziato a scontrarci su alcune questioni e l’atmosfera tra noi a volte era tesa.
    Mi spiaceva, ma certe cose non riuscivo a comprendere: il nuovo personale, oltre i bodyguard aveva cambiato il suo portavoce ed altri collaboratori vari scegliendoli tra i membri della “NOI”; la festa che avrebbe lasciato organizzare a Neverland per il suo ritorno momentaneo , dimostrando chissà cosa; l’intervista programmata con Ed Bradley in cui avrebbe accusato i poliziotti di brutalità durante l’arresto; per non parlare degli avvocati che ogni mattina si spostavano su Jet privati!



    *


    Un attimo di “pausa” lo ebbi quando Frank ci venne a salutare a Beverly Hills, da qualche giorno ci eravamo trasferiti in segreto a Los Angeles, ma Michael non sopportava l’idea di rientrare a Neverland, sentendola ormai irrimediabilmente violata.

    Anche mio cugino era in una posizione critica essendo stato con l’amico quando i supposti crimini erano avvenuti.

    -Come sta?-

    Gli feci un rapido aggiornamento dei suoi giorni angosciosi e delle notti piene di incubi.

    -E suo fratello? Da quanto è con voi?-

    Si riferiva a Randy che da qualche giorno si era offerto di abitare con noi per supportare Michael aiutandolo a capire cosa fare. Lui gliene era grato, stranamente dato che di solito non sopportava le ingerenze dei familiari nella propria vita privata.

    -Sembra avere un buon effetto su di lui, è contento della sua presenza-

    Durante i due giorni che mio cugino si fermò in California non facemmo nulla di particolare.
    In casa c’era una pista da Bowling a cui giocammo un po’, comprammo pollo fritto al “Kentucky Fried Chicken”, aprimmo una bottiglia di vino e ci accontentammo di restare a berla in silenzio.

    -Lou, devo andarmene, sarò a New York, forse è meglio che cerchi un avvocato, non si sa mai… riuscirai a farcela?-

    Frank era preoccupato per me.

    -Sai, non sono una persona fragile, non mi spavento facilmente-

    Ci abbracciammo incerti su cosa ci avrebbe riservato il futuro.


    Il 18 Dicembre ci fu l’incriminazione ufficiale con sette capi d’accusa per molestie e quattro per somministrazione di sostanza intossicante.


    Il giorno successivo la famiglia Jackson organizzo a Neverland un party a cui invitò circa seicento persone tra amici e familiari.

    Il titolo della festa fu “You Are Not Alone”, ma Michael in mezzo a quella bolgia mi sembrò più solo che mai.

    -Lou, aiutami-

    Mi sussurrò.
    La sua mano era gelata.

    -Stai male?-

    Gli chiesi sorreggendolo.

    -Ho bisogno di uscire!-

    Ci dirigemmo verso il parco, non sopportava l’idea di restare nel luogo che gli aveva dato tanta felicità e tanto dolore contemporaneamente.
    Si fermò improvvisamente sedendosi su una panchina, proseguendo il vialetto saremmo arrivati alla sua stanza.
    Mi strinse la mano forte.

    -La mia camera è stata completamente distrutta-

    Era la prima volta che mi raccontava ciò, anche se io ne ero già al corrente.

    -Mi hanno detto che i poliziotti hanno sbattuto tutti fuori dalla casa, erano in settanta in quei pochi metri quadrati! Hanno tagliato i materassi, messo a soqquadro tutto, portato via oggetti… non so neppure io cosa…-

    Iniziò a piangere.

    -Non è più la mia casa…hanno distrutto il mio sogno…-

    Con un grido di angoscia si gettò tra le mie braccia.

    Strinsi forte a me quell’uomo piegato, deluso dalla vita.
    Mi sentii impotente di fronte al suo dolore, l’unica cosa che ero in grado di fare era tenerlo stretto al mio cuore mentre strazianti singhiozzi gli squassavano le spalle.



    *


    -Verrà la tua famiglia per Natale, sei contenta?-

    -Molto, e tu?-

    -Sì, ho sempre considerato i tuoi zii come fratelli ed i tuoi cugini come una specie di figli-


    Lo squadrai.

    -Anche io rientro nella categoria “figli”?-

    -Sei impazzita!?.


    -In che categoria mi metti? Amica? Amante?-

    Era la prima volta da un mese circa che riuscivamo ad avere un discorso normale, sereno quasi.

    -Moglie-

    Trattenni il fiato sbalordita.

    -Non sto scherzando. Se tutto fosse andato diversamente ti avrei comperato un grande anello, avrei fatto preparare una sontuosa cena ed al termine mi sarei inginocchiato ai tuoi piedi chiedendoti di diventare mia per sempre-

    Avevo le lacrime agli occhi mentre il suo pollice mi accarezzava lentamente la guancia.

    -Mi spiace…-

    Quella sera facemmo l’amore dopo tanto tempo, ma le lacrime cadevano dai nostri occhi.



    *


    -Fagli gli auguri e digli che lo ringrazio per i doni-

    Era Frank, non era arrivato con la famiglia, l’avvocato che aveva assunto aveva sconsigliato sia a lui che a Vinnie di incontrare Michael, ancora non si sapeva se sarebbero stati accusati, quindi ogni ulteriore contatto avrebbe potuto essere usato contro di loro.



    *

    Michael stava scendendo in una sala del “Beverly Hills Hotel” per registrare l’intervista con Ed Bradley, che sarebbe stata trasmessa il giorno successivo.

    -Lou, non so se riesco, sono stanco… non mi sento bene…-

    -Vuoi che avverta il Signor Bradley? Rimandiamo?-

    -No, ce la faccio… ho solo paura…-

    -Vuoi che venga anche io?-

    Un no deciso uscì dalle sue labbra.

    Aveva accettato la mia vicinanza in quel periodo assurdo della sua vita, ma aveva fin da subito messo ben in chiaro che io non dovevo assolutamente essere pubblicamente coinvolta.


    Lo vedevo attraverso un monitor, era teso, agitato, rispondeva alle domande del giornalista parlando dell’arresto, di quello che aveva subito, forse calcando un po’ troppo la mano su quest’ultimo punto, spiegava il suo effettivo rapporto con i bambini “il tutto accade perché i genitori hanno potere sui loro figli, i bambini devono fare ciò che dicono i genitori e il denaro è la radice del male…”

    Quando chiese un attimo di pausa vidi le lacrime nei suoi occhi.

    In quei dieci minuti ebbi solo il tempo di abbracciarlo forte.

    -Lou… portami via ti prego…-

    Avrei voluto farlo veramente.

    Prendere il primo volo disponibile per chissà quale destinazione e non tornare più.
    Era solo un sogno, nella realtà Michael avrebbe dovuto lottare, affrontare un processo, vincere, per me, per i suoi figli, per i fans, ma soprattutto per se stesso.

    E dopo tutto questo forse l’aereo sarebbe diventato realtà.
  3. .
    Eccomi, grazie a tutte. Beh non è facile, ma è vero condividere è meglio.



    20040720-candela-buio-1





    CAPITOLO CINQUANTATREESIMO
    L’inizio





    -Quando torna Daddy?-

    Paris si avvicinò facendomi per l’ennesima volta la domanda.
    Anche i bambini erano preoccupati, avvertivano l’atmosfera tesa che c’era nell’aria e non capivano perché il papà non avesse almeno telefonato loro.

    -Vieni qua, tesoro. Ti piacerebbe che ti raccontassi una favola?-

    Gli occhioni azzurri si fissarono su di me dubbiosi, poi docile mi si sedette in braccio.

    -Quella di Biancaneve, per favore-

    Prince ci osservava triste da lontano.

    -Vieni anche tu? Potresti scegliere il prossimo racconto-



    La notte ci mettemmo tutti e quattro nel grande lettone, vicini vicini, così era più facile addormentarsi, almeno loro riuscirono a farlo…



    *


    Era notte fonda. Trovai Grace di fronte al televisore.
    Michael aveva appena chiamato.

    - Rientra fra poco-

    Erano passate solo poche ore dall’arresto, lui aveva deciso di tornare in Nevada sperando forse in un minor clamore.

    -Hai visto la CNN?-

    Anche lei era sconvolta, preoccupata dello stato d’animo del “capo” che era anche un amico.

    -Mi ha detto di chiamare il dottor Jones, lo ha avuto in cura qualche tempo fa proprio qua-

    -Pensi che voglia ricominciare con i farmaci?-

    -Lou, sei giovane, ma non ingenua! Non credo proprio che riuscirà a sopportare il dolore!-

    -Credi che gli abbiano fatto male i poliziotti?-

    -Non so… mi riferivo al dolore dell’anima…-




    *

    Appena arrivò i bambini si gettarono su di lui entusiasti.
    Lo vidi trattenere una smorfia di dolore mentre riconsegnava rapidamente Blanket alla Tata.

    -Che ne dite di andare a preparare un regalo di benvenuto per papà?-

    Grace era un’ottima baby sitter ed ora cercava di lasciarci un po’ di intimità.



    Mi guardò triste.

    -Mi spiace, Lou-

    Disse appoggiando la fronte alla mia.

    -Ti amo-

    -Avrei dovuto fare più attenzione-

    -Shh… non è colpa tua, la gente è meschina-

    -Ho ancora bisogno di pillole, ho tentato ma…-

    -Lo so. Il dottore sarà qua a momenti, affronteremo tutto questo insieme-




    Il medico gli somministrò un potente sedativo, da due giorni Michael non dormiva, prescrivendo inoltre farmaci contro il dolore ed ansiolitici.
    Presi nota attentamente di tutto, avevo deciso che sarei stata accanto a lui anche in questo, lottando insieme finchè me lo avrebbe permesso.




    *


    -Hanno tentato di umiliarmi, di portare via il mio orgoglio. Dovevano solo sbrigare delle pratiche e prendere le impronte digitali… che cazzo c’entrano le manette! Spiegamelo Lou!-

    Il suo tono era angosciato. Continuò:

    -Facevano male, ogni volta che l’auto sobbalzava sentivo i muscoli delle spalle contarsi. Ho la schiena a pezzi!-

    Lo tenevo abbracciato mentre lentamente il farmaco assunto faceva effetto.
    Eravamo seduti sul divano della suite, i bambini dormivano nella stanza accanto, la TV ancora accesa su un canale per i minori, distrattamente Michael pigiò un tasto sul telecomando.
    L’immagine del suo volto e generalità sul tesserino identificativo riempì lo schermo.

    -No!-

    Urlò, gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre passavano le immagini dell’arresto condite da commenti di saccenti esperti in sottofondo.

    -Ci giunge ora un’altra notizia. Il singolo della Pop Star “One More Chance” è stato ritirato in tutte le radio inglesi ed anche lo special CBS…-

    -Spegni!-


    Si alzò lentamente e chiuso in bagno sfogò il proprio dolore.




    *


    La sua famiglia d’origine fin da subito gli diede il pieno sostegno.

    Katherine e Rebbie erano arrivate velocemente ed ora dividevano il loro tempo tra i bambini e la lettura della Bibbia che sembrava confortarlo.

    Anche Jermaine venne tempestivamente, lui si occupava di tenere le relazioni con i media:

    -Michael è innocente al mille per cento! E siamo stufi… io mi sono rotto i coglioni di chi, parlando di mio fratello e per la mia famiglia, non ci conosce! Mettete questa gente sulla TV nazionale, internazionale, a dire queste cose e il pubblico dirà “Oh davvero!”. Mio fratello non è eccentrico, mio fratello è per la pace. Alla fine dei conti non è che un linciaggio contemporaneo! Ecco quello che vogliono vedere. Lui in manette. L’avete avuto! Ma non durerà molto, ve lo prometto!-
    (**)

    Si era scagliato, arrabbiatissimo, appena arrivato in diretta contro uno special della CNN, poi fu più diplomatico.


    Anche la madre rilasciò velocemente una dichiarazione alla stampa:

    “Sono madre fino alla punta delle dita,mi si rivolta lo stomaco. Tutto è così penoso, siamo tutti accanto a lui. Michael non è preoccupato perché è innocente. Abbiamo parlato con lui, è molto forte. Io invece sono preoccupata perché qualcuno potrebbe aver messo apposta qualcosa nella sua casa… ci sono due tipi di regole in questo Paese, una per i bianchi ed una per i neri”



    *


    -Non mi vogliono intorno, mi vogliono in carcere, mi vogliono distruggere-

    Le sue paranoie, iniziate con la questione Sony si erano accentuate e spesso ne parlava con la famiglia.
    Era estremamente calmo nell’esprimere le proprie paure, sembrava vedesse con chiarezza la situazione dopo che il polverone si era depositato.

    Non so se i suoi sospetti fossero fondati o meno, l’unica certezza era che se fosse stato considerato colpevole e mandato in prigione nessuno avrebbe difeso il catalogo, di questo i fratelli, si era aggiunto anche Randy, erano convinti.


    Se fosse andato in carcere io avevo altre preoccupazioni.

    Cosa avrebbero fatto Prince e Paris?
    Cosa avrebbe fatto Blanket che non aveva neppure una mamma?
    Cosa avrei fatto io senza di lui?
    Ma soprattutto cosa avrebbe fatto lui… privato ingiustamente degli affetti, della libertà, della dignità?




    *


    Nelle settimane che seguirono frequenti furono le riunioni con gli avvocati, i momenti passati con i familiari, quelli trascorsi con i bambini a cui cercava sempre di mostrare una parvenza di normalità.

    Le notti erano per noi.
    Ci sdraiavamo nel letto abbracciati ed attendevamo che il sonnifero facesse effetto.
    A volte parlavamo di come era andata la giornata, altre ci limitavamo a restare in silenzio guardandoci negli occhi.
    Erano momenti di profonda intimità, non fisica, per quella probabilmente non ci sarebbero state le forze.
    Era una connessione di due anime spaventate che cercavano conforto nell’amore reciproco.




    ***

    Dal libro di Jermaine “You are not alone”
  4. .
    Grazie ragazze, certo non è il "momento adatto" per postare certe cose, ma dato che una FF è un "sogno", beh insomma il dolore si può condividere e diventa meno difficile affrontarlo :hug: :kiss2:
  5. .
    Ragazze un immenso grazie per i vostri commenti, scusate il ritardo, ma io sapevo cosa succede nel prossimo capitolo e......va be' io posto ugualmente.......un grande bacione


    l-incubo1




    CAPITOLO CINQUANTADUESIMO
    Brusco risveglio





    L’atmosfera di idilliaca serenità fu bruscamente spezzata.


    Ricordo ancora quella mattina, mancavano pochi giorni al termine delle riprese e conseguentemente al nostro ritorno in California.

    -Lou, oggi voglio che gridi più forte che puoi-

    Quel giorno ci sarebbero state le ultime riprese con “il pubblico” e lui voleva sentire la mia voce spiccare sulle altre.

    -Ok, credo possa andar bene un “siii Michaelll” come quello di stanotte-

    Gli feci una linguaccia mentre entravo nella doccia, presto raggiunta da lui.

    -Vediamo se la tua voce è a posto-

    Disse malizioso mentre lentamente iniziava ad insaponarmi.


    *


    -Signor Jackson una telefonata per lei. E’ urgente-

    Il nuovo assistente personale gli allungò il cellulare.
    Michael si accigliò.
    Anche un novellino doveva sapere che lui non voleva assolutamente essere disturbato durante il lavoro.

    Restò appartato pochi minuti, quando rientrò disse con tono contratto al regista che per quel giorno le riprese sarebbero state sospese.

    Passando al mio fianco mi sibilò solo “vieni!”

    Al momento non riuscivo a capire cosa fosse successo, pensai ai bambini che erano rimasti in hotel con Grace.
    Durante tutto il tragitto in auto non mi disse nulla, si limitò a stare seduto guardando fisso davanti a sé, i pugni stretti, un lieve tremito alla mandibola.

    -Michael…-

    Lo chiamai piano.

    Non mi ascoltò.

    -Signor Jackson, c’è un problema-

    Sussurrò l’assistente imbarazzato allontanando il telefono dall’orecchio.

    -E’ il direttore dell’hotel… dicono che sono spiacenti ma è meglio che non rientriamo, a quanto pare c’è una folla di giornalisti, sembra che alla TV…-

    -Ok! Poche chiacchiere! Cerca un’altra soluzione!-


    Non avevo mai sentito Michael parlare con un tale tono ad un dipendente.

    Lo guardai.

    Era sconvolto.
    Il tremore ora gli scuoteva le spalle.

    -Cosa sta succedendo?-

    Tentai di toccarlo, mi ignorò.

    -Allora! Hai trovato un fottuto posto!-

    La rabbia repressa gli alterava la voce.

    -Signore, sono spiacente, continuo a cercare, ma…-

    Nessun hotel voleva ospitarlo.

    -Michael ti prego…-

    Tentai nuovamente di attirare la sua attenzione.

    Si voltò verso di me, era sconvolto.

    -Dopo-

    Riuscì solo a sussurrarmi.


    -Signore, abbiamo trovato!-


    *


    Passammo, come sempre, dall’entrata posteriore.

    Michael camminava con passo nervoso davanti a me, ignorandomi completamente.
    Quando l’ascensore arrivò al piano uscì precipitandosi alla porta della stanza prenotata, la aprì ed a grandi falcate raggiunse il primo specchio.

    -Bastardi!-

    Urlò.
    Afferrò un pesante soprammobile scagliandolo contro l’immagine riflessa.

    Annichilita chiusi la porta dietro di me.

    Cosa diavolo era successo?

    Ora le sue urla si erano fatte incoerenti, già un paio di sedie erano state ribaltate, fu poi la volta del tavolo con il buffet di benvenuto. Le stoviglie schiantandosi in terra andarono in mille pezzi. Anche i cuscini dei divani furono presto a terra, calciati più volte con rabbia repressa.

    Avevo paura.
    Non di lui o di della sua furia.
    Ero terrorizzata dal motivo che l’aveva causata.

    -Michael-

    Tentai di penetrare la barriera che ci divideva.

    Solo quando vide la mia mano sanguinante, stavo raccogliendo i cocci temendo che si facesse male pestandoli, tornò in sé.

    -Louu!-

    Gridò afferrandomi la mano, poi crollò in ginocchio.
    Forti singhiozzi lo scuotevano.

    Gli circondai le spalle con le braccia abbassandomi al suo fianco.
    Non so quanto tempo passammo così abbracciati.
    Pian piano i singulti si fecero più radi ed un’apparente calma sostituì la furia di prima.

    -Vieni andiamo a lavarci il viso-

    L’acqua fresca sembrò rinfrancarlo.

    -Se torno in California mi arrestano-

    Disse solo.
    Uscì dal bagno e si gettò sul letto.

    Lo raggiunsi confusa.
    Arresto? Una parola comune, ma che in quel momento esulava dalla mia comprensione.

    Mi sdraiai accanto a lui che supino osservava con rapito interesse un anonimo punto nel soffitto.

    -Hai voglia di parlarne?-

    Mi guardò sorpreso, come a domandarsi il perché fossi ancora al suo fianco.
    Sospirò.
    Gli afferrai una mano.
    Passarono i minuti, forse ore.

    -Mi hanno accusato di aver molestato un minore-

    Sussurrò ad un certo punto.

    -Sono finito!-

    Le lacrime tornarono ad affluire su su volto mischiandosi alle mie.


    *

    Seppi che anche Neverland era stata perquisita da un squadra di settanta poliziotti mandati dal procuratore distrettuale Tom Sneddon, lo stesso delle accuse di dieci anni prima.
    Molti oggetti erano stati sequestrati, altri distrutti in cerca di ulteriori prove.
    I media subito informati avevano diffuso la notizia con le immagini di Sneddon che annunciava soddisfatto un mandato di cattura a nome di Michael Joe Jackson.


    *


    -Devo tornare a Los Angeles… devo costituirmi…-

    Mi disse esitante in una pausa tra le concitate riunioni con gli avvocati.

    -Ti amo, non dimenticarlo mai, ti affido i miei bambini-

    All’aeroporto prima di scendere dal SUV mi baciò.
    Partì con un Jet privato.

    La sera guardai le immagini di lui che scendeva dall’aereo, di lui ammanettato, di lui che ore dopo usciva dagli uffici dello sceriffo ed alzava una mano in segno di saluto alle telecamere.

    Il mio cuore era colmo di angoscia.
  6. .
    Eccomi ragazze, un bacione a tutte.



    michael-jackson-one-more-chance1



    CAPITOLO CINQUANTUNESIMO
    Un'eccitante complicità




    Così trascorsi quei pochi mesi, tra divertimento, Frank & Co. molto volentieri “allietavano” le giornate di Michael, dolcezza, i momenti trascorsi con lui ed i suoi bimbi ne erano intrisi, passione, che colmava le nostre notti di sospiri.

    Spesso Neverland era anche “invasa” da famiglie in visita, lui aveva infatti iniziato ad aprire la propria casa a visitatori nel tentativo di far conoscere l’uomo normale che condivideva il corpo con la superstar.


    In Ottobre uscì il primo singolo, era la canzone “One More Chance”, che lui composto per me, e la settimana successiva partecipò ai “Radio Music Awards”.


    -Ti ho visto molto emozionato mentre la baciavi!-

    Avevo assistito alla manifestazione davanti alla TV ed i saluti a Beyonce mi erano parsi un po’ troppo affettuosi.

    -Ma dai! Sai che per me esiti solo tu!-

    -Lei non ti piace?-

    -Sì! E’ molto bella, brava ed ha un paio…ma…cioè…-


    Si era accorto di aver fatto un errore ed ora balbettando tentava di rimediare.
    Non ero veramente arrabbiata, avevo la conferma del suo amore ogni giorno e notte, ma volevo giocare un po’, era bello scherzare con lui.

    -Io non sono bella come lei, non canto come lei, non sono famosa come lei…-

    Cominciai ad elencare sulle dita per poi scoppiare a ridere.

    -Vieni qua!-

    -Scema!
    -

    Lo abbracciai.
    Lo amavo ogni giorno di più.




    *


    -Vedrai, amerai Las Vegas, è una città piena di divertimenti-

    Saremmo partiti per il Nevada la settimana successiva, Michael avrebbe iniziato le riprese del cortometraggio che avrebbe promosso l’album.

    Era qualche giorno che stava cercando di convincermi ad apparire nel video al suo fianco.

    La prima risposta “io non sono Lisa-Marie” era stata prontamente da me reingoiata, ma sinceramente non capivo cosa volesse da me.

    -Dai Lou! Non è difficile, potresti ballare con me-

    -Sì! e magari anche cantare! Al massimo potrei fare una cameriera! Ho già fatto pratica nei ristoranti!-


    Mi aveva spiegato che la prima parte delle riprese si sarebbe svolta in una ricostruzione di un night, dove lui avrebbe danzato tra i tavoli, mentre sul palco ci sarebbero stati i fans.

    -Lo sai che avrei voluto fare un film totalmente diverso, itinerante, Europa, Africa, Brasile, poter filmare la gente…-

    Stava raccontando i suoi sogni, voleva poter incontrare liberamente le persone e chiedere loro di dargli un’altra possibilità, poter ricominciare tutto da capo.
    Aveva però dovuto ripiegare sulla versione del locale, dove una simbolica rappresentanza dei popoli gli avrebbe dato questa nuova opportunità, per problemi di soldi Mottola non finanziava un progetto pi vasto.




    -Dai, è facile, basta che ti lasci andare, come quando sei tra le mie braccia, immagina di far l’amore con la musica…-

    -Preferisco farlo con te-


    Era decisamente insistente.

    -Vieni qua, proviamo, solo noi due… Ora chiudi gli occhi e ascoltami-

    Mi aveva piazzato di fronte al grande specchio della sala prove mentre lui, abbracciandomi da dietro, intonava la melodia.

    -Cosa senti?-

    -Te cantare!-

    -Lou! Concentrati!-


    Riprese a cantare stringendomi, non era facile muoversi quando l’unico spettatore che mi guardava era un esperto ballerino.

    -Cosa senti ora?-

    -La tua erezione-


    Si mise a ridere.

    -Rovini l’atmosfera!-

    -Sei tu che pensavi ad altro!-

    -Certo! Te l’ho detto io faccio l’amore con la musica-

    -Per questo ai concerti sei sempre eccitato?-


    Dicendolo gli sfiorai l’inguine.

    -Di questo passo non arriviamo a nulla!-

    -No, Mister MJ, di questo passo arriviamo sicuramente al mio scopo!-


    Gli sussurrai roca scendendo piano in ginocchio.



    *


    L’argomento “Lou, ti prego balla con me nel video” fu toccato parecchie volte, finchè raggiungemmo un compromesso: avrei fatto la parte di “Lou, l’italiana” tra il pubblico sul palco.

    -Ti giuro, sarò la più entusiasta di tutti, se vuoi strillo anche!-

    -Certo, però avrei preferito ballassi… su danza ora su di me… come hai fatto la notte scorsa…-


    Ma che stava dicendo!

    Arrossi ricordando il suo volto stravolto dall’estasi, mentre io mi muovevo ancheggiando sopra di lui.
    “Dio, sei bellissima! Guardati… guardami entrare in te…”
    E mi aveva bruscamente ribaltato in una posizione in cui potevo effettivamente vederlo scomparire in me, ritrarsi e rientrare sempre più veloce…

    -Tesoro, ti stai eccitando al solo ricordo?-

    Malizioso mi sussurrò all’orecchio.

    -Io sono qua per te, sempre!-


    Era vero, una continua scoperta e conferma dei nostri corpi, delle sensazioni provate, dei sentimenti che avevamo l’uno per l’altra.




    *


    Las Vegas era veramente una città dalle mille luci, anche se io preferivo di gran lunga la tranquilla familiarità di Neverland.

    Il set era effettivamente la ricostruzione di un bar vuoto, dove lui, in jeans neri, giubbino di pelle e l’immancabile T-Shirt bianca, ballava tra e sui tavoli.

    -Michael mi ricorda il cortometraggio di Blood On The Dancefloor”-

    -Cosa? Ah, ho capito! Sybil che ballava… Mmm idea! Ecco cosa potresti fare! Io ballo e tu seduta sotto mi tocchi… dici che piacerebbe?-


    -Cretino!-

    -Beh, se non vuoi essere la co-protagonista farò un’audizione…-


    Continuava a stuzzicarmi, avevo sentito da Kara le voci per le quali lui era tremendo con le donne sul set, truccatrici, parrucchiere, ballerine, flirtava e scherzava con tutte loro… ora i suoi lazzi si erano concentrati su di me.

    -Lascia perdere, facciamo così, stasera gireremo un film privato. Tu ballerai sul tavolo della suite ed io sarò sotto di te… dimenticavo ti voglio nudo!-

    Dal viso imbarazzato e dalla mano che “aggiustava” i jeans ormai stretti capii che era eccitato.

    Caro mio! Anche io posso giocare al tuo gioco!
  7. .
    Nessun dubbio che io sia una tipa romantica :suspect: :smug: :lol: , al telefono disegno sempre fiorellini su un pezzo di carta (romantica o psicotica :mmm: )

    :hug:

    confermo NOI
  8. .
    Ragazze mi commuovete :wub: ...quasi quasi posto subito il prossimo.... :umh: :lol:
  9. .
    Certo Molly, tu sai cosa penso di esse, farebbero successo.
    Mi spiace ragazze, ma io per ora non ho nè il tempo nè la serenità per scrivere, chissà forse un giorno...
    ma intanto vi lascio un altro capitolo e grazie a tutte




    a031e17ec9f16a15ea6e367b27d489b8




    CAPITOLO CINQUANTESIMO
    Serenità





    -Cosa ne diresti di conoscere la mia famiglia?-

    Lo guardai perplessa.

    Prince e Paris li conoscevo da sempre, Blanket lo stavo cullando proprio in quell’esatto momento, i suoi fratelli…beh quasi tutti presenti all’appello… Oh mio Dio! Forese intendeva… mamma e papà!?


    Probabilmente vide il panico nei miei occhi quando realizzai che era proprio quello che pensava.

    -Beh, sabato organizzo la giornata di Joe, una specie di festa di compleanno,… ci saranno tutti ed io…-

    Era imbarazzato, balbettava.

    -…ma se non … vuoi…io…-

    -Va bene, non ti preoccupare, sarò felice di conoscere i tuoi genitori-


    Avevo avuto la forza di rispondere tranquillamente, anche se il panico che mi aveva assalito prima era salito a livelli di terrore. Puro terrore per essere precisi.



    *


    -Cosaaa!-

    Kara incredula mi fece ripetere il tutto almeno tre volte.

    -Ma è fantastico! Magari poi ti chiede di sposarlo!-

    -Ho paura!-

    -Di sposarti con lui?-


    -No! Sì! Anche… ma non è questa la questione! Ho paura che non mi accettino, insomma io sono giovane, una ragazza qualunque e lui…-

    -Stronzate! Amica mia non ti riconosco più! Lui ti ama, ti ha scelta? Tieni bene in mente questo e conquistali!-


    Giusto, dovevo ritrovare la mia grinta, mascherarla di dolcezza e… vincere!



    *


    -Guarda che qualsiasi cosa andrà bene-

    Certo, forse per te “Mr King Of Pop con le fette di salame sugli occhi”!

    Era la settima volta che frugavo nel mio misero guardaroba: jeans, T-shirt, felpe, minigonne…di jeans…oh! Un paio di bermuda!...giallini!... cazzo!

    -Lou! Devi darmi retta! E’ una cosa informale, andrà tutto bene, ci divertiremo!-

    A prendermi in giro?

    Cercava ancora di coinvolgermi.

    -E se non piacessi loro?-

    Ecco, finalmente ero riuscita a dirlo, un po’ tardi forse, dato che il party sarebbe iniziato a breve.

    Mi prese il viso tra le grandi mani e guardandomi negli occhi sussurrò:

    -Piaci a me… e molto!-

    Iniziò a baciarmi mentre il suo palmo vagava sulla mia schiena alla ricerca della chiusura del reggiseno.

    Click.

    -Mi piaci moltissimo…-

    La sua bocca scese verso il mio collo lasciando una scia umida di baci infuocati, mentre le mani erano impegnate a liberarmi dell’ultimo indumento indossato.

    -Michael… non credo dovremmo…-

    -Sai che fare l’amore rilassa, è un dato scientifico-


    Era insistente e questa sua insistenza mi piaceva molto.

    -Saremo veloci, te lo prometto-

    In quel momento sinceramente non mi interessava fosse rapido, anzi, le sue dita mi stavano stimolando abilmente e non avrei mai voluto smettesse.

    -Appoggiati qua-

    Mi fece sedere su un tavolino mentre la sua bocca sostituiva le falangi.
    In quel momento non pensavo all’ormai prossimo incontro, aveva ragione lui.

    -Sì… vieni qua…-

    Lo accolsi nel mio calore in cui lui si perse rapidamente spingendosi in esso ritmicamente mentre mi guardava negli occhi.




    *


    -Nonna!-

    Le voci festanti dei bimbi ruppero la tranquillità del pomeriggio assolato.

    -Michael! Sono già arrivati!-

    -Appena in tempo!-


    Mi sorrise serafico uscendo dal bagno.

    -Ti aspetto nel salone fra cinque minuti… forse è meglio che ti vesti però!-

    Ridacchiando uscì.

    Cazzo! Mi ero rilassata troppo!



    *


    -Mamma, vorrei presentarti Lou-

    Michael mi stingeva la mano incoraggiante.

    La signora Katherine si avvicinò e con voce dolce mi disse:

    -Piacere di conoscerti, cara. Ho sentito molto parlare di te-

    E mi abbracciò, mentre io squadravo il chiacchierone colpevole.

    Era una donna veramente dolce, mi fece subito sentire a mio agio ed anche il padre non mi parve poi il burbero uomo di cui avevo sentito parlare.
    Fu abbastanza cordiale, giocò con i bambini ed alla fine lo trovammo sonnecchiante su una poltrona col piccolo Blanket addormentato tra le braccia.



    Più tardi parlai con Michael di questo.

    -E’ cambiato molto, forse il fatto di essere nonno, di non aver una diretta responsabilità sul futuro dei bambini lo rilassa… quanto avrei voluto che l’avesse fatto anche con me…-

    Sopsirò, provava ancora dolore ripensando alla propria infanzia.

    -E poi Balnket è talmente dolce!-




    Era vero, il piccolo di casa era vivacemente stupendo.

    Solitamente barcollava per tutto il salone avvolto nel suo pannolone cercando di sfuggire alla Tata, ma quando mi vedeva alzava sempre le manine per farsi prendere in braccio.
    Adoravo tutti e tre i bambini, ma con Blanket era vero amore, lui mi cercava sempre ed io amavo stringerlo a me, coccolarlo, farlo addormentare tenendolo stretto a me.



    -Sei bellissima!-

    Michael era entrato nella stanza dei bambini dove mi stavo dondolando sulla sedia con il bambino in braccio.

    -Si è addormentato subito, era stanco-

    Non credo di aver mai visto lo sguardo di Michael intriso di tanta dolcezza mentre mi guardava prendermi cura di suo figlio.

    -Sei perfetta con un bimbo in braccio…-

    Probabilmente voleva dirmi ancora qualcosa, ma gli mancava il coraggio e così restava a guardarci emozionato.
    Anche io lo ero, se in quel momento mi avesse chiesto di avere un piccolo gli avrei risposto di sì.

    Mi accarezzò teneramente un guancia.

    -Un giorno amore…-

    Disse solo.

    -Sì Michael… sì-

    Lacrime di commozione scendevano dai nostri occhi.
  10. .
    Elena :kiss2:

    Cinzia :kiss2: ....io spero di no, ma temo di sì :cry:
  11. .

    :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:
    sono imbarazzata per i vostri splendidi commenti
    :hug:

  12. .
    Ragazze un abbraccione di ringraziamento



    ready-to-love




    CAPITOLO QUARANTANOVESIMO
    Uniti…insieme…finalmente…




    Avrei voluto volare tra le sue braccia, come nelle scene romantiche di film strappalacrime… ma non ne ebbi il coraggio.
    Cosa che ad essere sincera lui parve apprezzare.

    -Dammi la mano-

    Disse stringendomela in una pausa tra le risate.

    -Sì… ti assicuro che le ho lavate dopo aver ripulito la gonna…-

    Ecco era davvero solo una pausa tra la sua ilarità.

    -Mi sei mancata-

    -Già, non hai un buffone di corte a Neverland!-



    Era bello trovarlo così disponibile ed allegro.

    Merito mio!
    Pensai.
    Subito ripresa da me stessa: Lou! Non è una cosa di cui essere tanto fieri!

    Questo suo buonumore mi ricordava i primi tempi in cui ci eravamo conosciuti, quando con i miei cugini scorazzavamo per i prati di Neverland.

    Glielo dissi.

    -E’ il più bel complimento che tu mi abbia fatto!-

    Rispose serio, per poi aggiungere, cercando di raggiungere il mio orecchio tra la selva che erano diventati i miei capelli:

    -… dopo quello del “ci vuole il fisico per i pantaloni dorati”-

    Arrossii come un peperone mentre lui mi adocchiava malizioso per poi scoppiare nuovamente a ridere.



    *


    Feci una doccia veloce, la cena era già in tavola e Michael mi voleva presentare gli amici.

    Entrai imbarazzata, non mi piacevano molto queste cerimonie, mentre lui mi teneva la mano.
    Me l’aveva lasciata solo il tempo che avevo impiegato a lavarmi e vestirmi, quasi volesse essere sicuro della mia reale presenza.

    -Lei è la mia amica, Lou-

    Quattro paia di occhi si fissarono su di me:
    Frank mi guardò incredulo.
    Vinnie leggermente annoiato.
    Brett decisamente interessato.
    Chris… arrabbiato?

    L’amico di mio cugino finalmente esclamò:

    -Michael, ti conviene lasciarle la mano! Sai Frank ha sangue siculo, ti spara se gli tocchi la cugina!-

    Al che Tuker ribattè:

    -Sì, Michael! Lasciale la mano, sai che il tuo corpo è solo mio!-

    E giù tutti a ridere, tutti i maschi per la precisione, solo io rimasi allibita a guardare il comico che tentava di abbracciare Michael, mentre lui pareva apprezzare lo scherzo…

    Ok, ero stata accettata nella compagnia, con il dubbio che non si fossero accorti che ero femmina ed il sollievo che i bambini fossero già a letto.




    La "goliardica serata" finì, per fortuna, presto…ma poi?

    Cioè, io e Michael non avevamo ancora parlato di “noi”, lui mi aveva accompagnato nella stanza degli ospiti nella casa padronale e quindi avevo dedotto che quella sarebbe stata la mia dimora durante quel soggiorno.
    Avevo già indossato una maglietta lunga di Winnie Pooh ed un paio di pantaloncini già rassegnata ad andare a dormire, quando…

    Toc toc.

    La porta si aprì.

    -Dovevi chiudere a chiave, hai visto i malintenzionati che girano in casa mia?-

    Si riferiva sicuramente a Brett che mi si era appiccicato come una cozza.

    La chiuse lui, prima di voltarsi a guardarmi.

    OMG!
    Rapido check up:
    Ceretta? Per fortuna fatta due giorni fa!
    Grazie sorte benigna!
    Alito? Ho appena lavato i denti.
    Odore? Sparito!... quello dell’aereo intendo!
    Abbigliamento? A lui piacciono i temi Disney…
    Intimo? Bocciata!
    Alè! Si comincia bene!
    OMG! Si accorgerà che non sono stata con nessun altro? Insomma sono quasi due anni che…
    OMG! Sarò tornata vergine!?


    Mentre il mio cervello confuso tentava un pensiero coerente lui attendeva paziente appoggiato alla porta.

    -Lou? Tutto bene?-

    Chiese infine.

    Si avvicinò mentre io, più calma, mi alzavo ed in un attimo ci trovammo vicinissimi.
    Allungò lentamente una mano per accarezzarmi il volto.

    -Quanto mi sei mancata!-

    Le sue labbra si appoggiarono piano sulle mie, esitanti, timorose forse di un rifiuto.

    -Non te ne andare più!-

    Mi strinse forte a sé, questa volta fui io a baciarlo, al diavolo paure ed insicurezze, lo volevo!

    Volevo il suo cuore tanto quanto il suo corpo.
    Volevo i suoi baci e le sue carezze come i suoi sospiri e gemiti.
    Volevo sentirlo muoversi su di me eccitandomi per poi spingersi nel mio profondo facendomi urlare di passione.


    Presto i nostri vestiti furono un mucchio informe sul pavimento, mentre le nostre mani e bocche percorrevano il corpo altrui fameliche.

    -Ti prego… rallenta… non ce la faccio, è troppo tempo che…-

    La sua esclamazione mi stupì e lusingò contemporaneamente, anche lui mi aveva atteso?

    Non importava anche se fosse stato rapido, se mi avesse fatto male, avevo bisogno di lui.
    Subito!

    Glielo dissi mentre con un’unica spinta entrava in me facendomi trattenere il fiato.
    Si accorse del mio disagio.

    -Neanche tu…-

    -No Michael… solo con te…-


    Risposi mentre lo incoraggiavo a riprendere la danza che troppe volte avevo ricordato, che troppe notti avevo sognato.

    Uniti.
    Insieme.
    Finalmente.
  13. .
    Grazie mille ragazze, penso per l'inizio della settimana consume....ops posterò il prossimo. Bacioni.
  14. .
    Grazie mille ragazze, scusate l'assenza....beh, mi faccio perdonare con un capitolo?



    voli-aerei




    CAPITOLO QUARANTOTTESIMO
    Tempo d’estate





    I “ti amo” serali pian piano diventarono piccole conversazioni, mentre entrambi proseguivamo le nostre vite.



    *


    -Davvero facevi uno strano effetto!-

    Michael era a Miami ed aveva recentemente partecipato ad una festa con una parrucca stile afro, avevo visto il servizio in TV.

    -Scherzi! Non sai quante ragazze si gettavano ai miei piedi quando avevo quel look!-

    Se per questo pure ora!
    Zitta Lou!

    -Immagino-

    Diplomatica.

    -Le mie sorelle impiegavano ore ad intrecciarmi i capelli prima di andare a dormire, dovevo farlo altrimenti la mattina avrei avuto un cespuglio sparpagliato, altro che corona perfetta! Una volta Toya è rimasta impigliata con un anello nei miei capelli…-

    Erano inezie, qualche battuta, qualche commento, ma per noi erano importanti.



    *


    -Ti ho visto a Gary, nella tua casa-

    -Già, da piccolo le stanze mi sembravano incredibilmente grandi, ora in dieci passi ho percorso tutta la sua lunghezza-

    -Hai le gambe lunghe-

    -Stupida!-

    -Frank mi ha detto che avete spiato le tette alle ragazze-

    -Ma nooo…cioè sono loro che le incollano al finestrino…cioè no…-


    Era imbarazzato.

    -Sono meglio le mie?-

    -Decisamente!-


    Ora ero io ad essere imbarazzata.



    *


    -E’ un grande! Lo ammiro moltissimo! Fin da bambino ho sempre voluto essere come lui-

    Stavamo parlando di James Brown, che lui aveva omaggiato ai BET awards.
    Non gli dissi che lo aveva superato di gran lunga, ma era la verità.




    *


    In quell’estate Michael faceva la spola tra Neverland e Miami, dove collaborava attivamente con Malnik nella riorganizzazione dei propri collaboratori e nel riassetto delle finanze.



    Lavorava anche in studio.

    -Sai, ho sistemato una nuova canzone, no, non è proprio nuova… era una demo, ma… beh, te la farò ascoltare-

    Sembrava un ragazzino entusiasta ed imbranato contemporaneamente.



    Il suo impeto era coinvolgente.


    -E’ una cosa fantastica, riesci a vedere le immagini come se le toccassi. E’ il futuro! No, da “Captain EO” la tecnologia 3D ha fatto passi da gigante. A Novembre vado a Toronto per un seminario sulle tecniche…-

    E lì a raccontarmi tutto. Era da sempre un appassionato di cinema ed ora voleva conoscere questo nuovo modo di registrare le immagini.



    Michael non era solo con i figli a Neverland, c’erano anche Frank e Vinnie, suo amico di infanzia, che progettavano di riabilitare l’immagine di Michael rilanciando il suo marchio con alcuni prodotti commerciali.

    -Non so, mi parlano di abbigliamento… tipo che ne so i pantaloni dorati dell’History-

    -Fidati Michael, ci vuole il fisico per portare quelli!-


    Mi era scappata ed ora, rossa come un peperone, aspettavo la sua risposta.

    -Beh, lo sai anche tu che io ho il fisico abbondante solo dove serve!-

    Malizioso scoppiò a ridere.



    *


    Con lui la sera dopo cena c’erano sempre vari amici, tra cui Brett Ratner e Chris Tucker.
    Ridevano, giocavano e si divertivano. Michael era un ottimo padrone di casa, pareva aver voltato pagina.

    -Ti dico che tutti hanno la stessa mia impressione! E poi non assume più farmaci, te lo assicuro. Ne ho anche parlato col dottore di Miami, è pulito! Secondo me lo fa anche perché ti vuole riconquistare!-

    -Cretino!-

    Magari…

    Anche Frank mi telefonava regolarmente.

    -E tu? Hai trovato lavoro?-

    Kara era rientrata in ufficio dopo la maternità e a malincuore mi aveva sostituita. Mi ero guardata un po’ intorno, ma senza troppa convinzione, al massimo sarei tornata nel New Jersey, un paio di braccia in più nel ristorante servivano sempre!



    *


    A metà Luglio non avevo ancora trovato lavoro e neppure preso una decisione, però ero felice.

    Le telefonate di Michael erano sempre più lunghe ed intime.

    -Ti avevo detto della canzone… Uh… penso sia arrivato il momento di cantartela. Solo una cosa prima… pensavo a te quando l’ho composta mesi fa-

    Ed iniziò a cantare.

    This Time, Gonna do my best to make it right,
    Can´t go on without you by my side.
    (Hold On)
    Shelter, come and rescue me out of this storm,
    And, out of this cold I need someone,
    (Oh Why, Oh Why, Why, Why)
    If you see her?
    Tell her this from me,
    All I need is

    One More Chance At Love
    One More Chance At Love
    (One More)…”



    Sapevo che dovevo dire qualcosa, ma ero lì seduta e nulla mi usciva dalla bocca.

    -Lou!? Ci sei ancora? Spero tu non sia fuggita perche sai questo dovrebbe essere il pezzo forte dell’album-

    Una risata.

    -Ah… un’altra cosa… ti aspetto a Neverland, ho già prenotato il volo. Sappi che ne prenoterò uno ogni giorno… finchè mi raggiungerai-

    Click.



    Il tempo di chiamare l’aeroporto per l’orario del volo, avvisare Kara e buttare qualcosa in valigia… in effetti poche cose dato che speravo di passare la maggior parte del tempo nuda nel suo letto…

    Lou! Torna in terra e svegliati!

    Scarmigliata riusciii ad arrivare in tempo per salire sull’aereo.
    Al mio fianco c’era un signore grasso e leggermente puzzolente che ad un certo punto vomitò schizzandomi la gonna.

    Cazzo! Michael! Almeno una prima classe potevi prenotarla!
    Al ti tiene a stecchetto vedo!

    Scarmigliata e nauseata scesi nella canicola del terminal californiano, un tacco mi si incastrò nell’asfalto bollente e lì rimase.
    Lottai con una demente che aveva la mia stessa valigia, aveva ragione lei, quella che entrambe impugnavamo era la sua…
    Nonostante il fato mi fosse avverso e sembrassi reduce da una battaglia, non mi ero azzuffata con la demente, erano volate solo parole, arrivai finalmente all’uscita dell’aeroporto, dove insultai pesantemente il bodyguard di Michael …pensavo volesse rubarmi la valigia, preziosamente conquistata, dato che era vestito “in incognito”.

    Infine riuscii a mettere piede, quello senza tacco, nella frescura del SUV, continuando a scusarmi con l’omone per tutto il tragitto.



    Una grassa e conosciuta risata mi accolse.

    Cazzo Michael!

    Quando riuscì a riprendere fiato disse solo:

    -Ti ricordavo diversa…-

    E giù di nuovo a ridere.


    Spero vi sia piaciuto (anche il finale, insomma non troppo romantico), tutti i fatti nella prima parte sono realmente avvenuti nell'estate del 2003, bacioni a tutte
  15. .
    Eccomiiiiiii, Molly :wub:




    Living_with_MJ




    CAPITOLO QUARANTASETTESIMO
    Living with MJ …





    Più volte mi sono chiesta se fossi andata a Neverland quel Natale forse avrei potuto cambiare qualcosa?
    No, non credo, ma il dubbio resterà sempre con me.



    *


    -Sì! Ti ripeto, mi ha detto che il suo denaro col tempo è diventato un affare troppo grande per gestirlo. No! Non ero ubriaco e neppure lui! Dai è un passo avanti! E poi quel Malnik è in gamba, lo hai detto tu stessa!-

    Ero contenta che Frank si fosse riappacificato con Michael, che gli aveva proposto nuove collaborazioni.

    Il primo problema di questo nuovo accordo sorse quando mio cugino ingenuamente invitò Court e Derek a Neverland mentre Michael era a Miami da Malnik.
    Ovviamente non capì le buone intenzioni di Frank, che in questo modo pensava di trovare un accordo tra le parti senza avvocati lucratori a far da tramite.
    Ovviamente Michael si incazzò, odiava essere all’oscuro di qualcosa.
    Ovviamente mio cugino fu cacciato da Neverland.
    Ovviamente fu richiamato precipitosamente dall’amico per recarsi in Florida e chiarirsi…
    Benedetto Frank! Pareva una trottola, ma lavorare per MJ è così.



    *


    -Sì, siamo sicuri che c’è qualcosa di poco chiaro, lo so che c’è un contratto, ma Bashir non ha fatto vedere nulla a Michael, lui non vuole venga trasmessa qui negli States, ha sentito voci… non so… che Dio ce la mandi buona!-

    Era la sera in cui il documentario “Living With Michael Jackson” sarebbe andato in onda, mentre lo attendevo ero inquieta come non mai, chiamatelo sesto senso, quello che volete, avevo paura.
    Stringevo la mano di Kara, non potevo spiegarle i miei timori, ma lei non faceva domande, si limitava ad attendere.



    Lui sembrava abbastanza rilassato, erano nel Luna Park, poi nello studio di registrazione parlava della sua musica, la scena cambiava di nuovo, il parco, lui che si arrampicava su Given Tree, quanti ricordi… accennava al difficile rapporto con Joseph durante l’infanzia… lo so, Michael… stai tranquillo adesso va tutto bene…

    -Immagino che suo padre non sia molto contento di sentir dire certe cose al figlio davanti a tutto il mondo-

    Era Kara che mi sussurrava perplessa.

    -Già, lo penso anche io, però ora dice che lo ha perdonato-


    Nel successivo spezzone erano a Las Vegas, Michael raccontava delle esperienze con i fratelli e di come loro usassero le ragazze, poi Tatum.

    -Lou, anche con te si copriva gli occhi?-

    -Cretina!-

    -Ehi! A te non ha mai comprato gioielli!-

    -Sta un po’ zitta!-


    Dopo poco:

    -Ma che cavolo di gusti ha! Insomma è roba pacchiana! Non trovi?-

    -Uff! va bene, a lui piace così… ma da quando critichi il tuo idolo!?-



    Era imbarazzato quando parla del suo aspetto esteriore e Bashir di certo non lo metteva a suo agio.

    -Cazzo Michael! Sei sempre stato bello! I brufoli ce li hanno tutti! Lou gli hai mai chiesto il motivo della plastica al naso?-

    -No! E penso che non lo farò mai! Oh… sta parlando della vitiligine, sai soffre moltissimo per questo…-


    E le raccontai del suo sfogo dell’anno precedente.

    -Capisco, non posso neppure immaginare cosa farei se la mia pelle iniziasse a cambiare colore, penso sia una cosa devastante, per lui poi che è sempre esposto al pubblico… Zitta! Ora parla dei bambini… Ma che va a rivangare quell’idiota di giornalista! E’ ovvio che teneva il figlio! Certo che chiedergli queste cose mentre lui cerca di allattarlo! Deve essere proprio un ignorante! Per certe cose ci vuole tranquillità…-

    E tutta un’altra serie di improperi, giusti, contro Bashir, Kara si era ormai scatenata.

    -Che tenerezza però quando culla un bambino, vero Lou? Tu non avresti voluto un bimbo suo?-

    Mi morsi la lingua per non raccontarle della sua proposta, non potevo e gli accordi di riservatezza non c’entravano.

    Restammo in silenzio ad ascoltare Michael dire di condividere la stanza da letto con i bambini, poi ci scambiammo un’occhiata. Bashir continuava ad incalzarlo con domande sui minori, infine commentando malignamente il tutto.

    Michael nel finale appariva molto diverso, curato, ben vestito, truccato, distaccato, meno amichevole, probabilmente sapeva che le domande incalzanti sarebbero continuate.


    -Ma che cazzo! Michael! Sbattilo fuori di casa a calci in culo! Altro che intervista!-

    Sbottò al termine la mia amica spegnendo lo schermo.

    Restammo nella stanza semibuia in silenzio a riflettere.

    -Come ti è sembrato?-

    -E’ un casino Kara. Un casino!-

    -Già non ci voleva, quel giornalista è uno squalo!-




    Presi il cellulare, avevo bisogno di parlare con Frank.

    -Cazzo Lou! Sei la centesima persona che chiama! Lo so! L’ho guardato! Era una cosa squallida, manipolativa, tendenziosa. Certo non c’è tutto, mi ha detto che durante l’intervista ha detto molto altro, l’avrà tagliata per fare uno scoop… Ora stiamo pensando di fare un contro documentario con le scene tagliate, ti farò sapere qualcosa nei prossimi giorni-

    Mio cugino mi spiegò che c’erano altri filmati inediti che davano un’immagine più completa ed in cui Bashir affermava cose completamente diverse.

    -Sai, è molto deluso, ferito,pensava fosse un documentario da poter in futuro mostrare ai propri figli con orgoglio. E’ arrabbiato con se stesso per essersi fidato della persona sbagliata, ora si preoccupa della reazione dei media, è sconvolto da tutte le falsità dette ed ha paura che i tabloid ne facciano una cassa di risonanza-




    Chiusi la comunicazione e restai col telefono in mano persa nei ricordi.

    Digitai il numero di Michael, lo conoscevo a memoria.

    “Ti amo”

    Scrissi solo.
    Invio.

    Dopo qualche secondo.

    Drinn.
    Applehead.

    “Ti amo anche io”



    Da quel giorno, tutte le sere prima di coricarmi, inviai lo stesso messaggio e dopo poco mi arrivava l’identica risposta.


    Sembravamo due ragazzini alle prese con le prime cotte.

    Era poco, ci bastava.
    Era tanto, riusciva a colmare il vuoto del nostro cuore.



    *


    Una ventina di giorni dopo il filmato che denunciava gli stravolgimenti del montaggio di Bashir andò in onda, con la testimonianza aggiunta di Debbie, che fece pace con l’ex-marito, e di alcuni collaboratori presenti alle riprese.


    *


    -Penso sia un ottimo lavoro, Frank, speriamo bene-

    -Certo, ma sai anche tu che le cattive notizie volano, non so se avrà effetto sul pubblico-

    -Ti sento stanco-

    -Tranquilla, finalmente gli Arvizo hanno levato le tende! Non sopporto quella donna, è pericolosa! Per fortuna che Michael se ne è accorto. Gli spiace per i ragazzi, ma lei è una falsa!-





    *


    Il mese successivo fu trasmesso un altro documentario in uno special della Fox. Due ore di filmati vari dalla collezione privata di Michael.
    Lui appariva rilassato negli intermezzi di presentazione, rideva e scherzava con lo staff.

    -Sì, è più carico, ci siamo divertiti tantissimo a montarlo, lui faceva il regista, sai che adora questo ruolo. Ed ora sta iniziando a pensare a nuovi progetti, è molto dinamico, sta tornando a comandare la propria esistenza!-
1715 replies since 5/11/2010
.