Posts written by patma

  1. .
    Tutte spaventate da Kara? Ma noi sapremo sorprendervi ;) :unsure:
    Grazie mille :wub:
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    Grazie mille, non è facile leggere e neppure scrivere di alcuni momenti della sua vita...
    sì Morphine è una delle mie canzoni preferite di History, un album molto personale.

    Un grande abbraccio.
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    Solo perchè sono tornata presto....ripeto ingorde (di capitoli, Chicca!!)Grazie Mari




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    CAPITOLO TRENTUNESIMO
    Casualità





    “Non ti illudere!”

    Fu con questa frase ben in mente che il giorno successivo tornai a Chicago.

    Le stesse parole con cui seppellii il tutto nella memoria buttandomi a capofitto nello studio.
    Mi rifiutai persino di guardare i World Music Awards in Maggio, dove Michael fece la sua apparizione.
    Kara, ovviamente, lo guardò, ma anche la sua era un’eccezione, entrambe eravamo super impegnate con la tesi.
    La discutemmo lo stesso giorno ed il risultato fu più che lodevole.

    Ora eravamo adulte! Il mondo era nostro!


    Lei iniziò subito a lavorare come praticante nello studio dell’ormai fidanzato Court, ed io…
    …beh, tornai a casa…”Il Michelangelo”, nuovo ristorante della famiglia Cascio, era prossimo all’apertura e…Ok, confesso! Non volevo allontanarmi dalla famiglia e con ciò i legami affettivi contavano poco.
    La segreta speranza del mio cuore era che in qualche modo Michael avesse bisogno di me, mi chiamasse a sé e…

    Mi ero scoperta anche sognatrice?

    Frank mi telefonava regolarmente, era molto preoccupato, le sue incombenze presso Michael con l’andar del tempo erano cresciute. Se all’inizio era un mero tuttofare, teneva soprattutto i contatti con i fans che stazionavano sotto gli alberghi, rapidamente era diventato la “spia” di Neverland.
    Michael lo aveva infatti incaricato di sorvegliarne l’organizzazione in sua assenza, nel periodo in cui si era trasferito a New York per l’album, Frank si era accorto, con il mio aiuto, di varie pecche e così aveva ricevuto l’ordine di riorganizzare il tutto.

    Il destino a volte è beffardo…



    *


    -Kara! Parla lentamente così non capisco nulla!-

    Da cinque minuti la mia amica mi strillava nelle orecchie cose incoerenti.

    Cazzo è incinta!
    Fu il mio primo pensiero.

    No, non lo era…peggio…o forse meglio?

    -Neverland…proprio quella Neverland?-

    Lo strillo in risposta mi trapanò l’orecchio.

    Cazzo!



    *


    In effetti Frank mi aveva parlato di nuovi collaboratori, molto in gamba, e sì, mi aveva pure detto il loro nome, ma mai avrei pensato che il “Court” che nominava fosse lo stesso “Numero uno della scopabilità”, alias fidanzato di Kara, e per di più che anche lei andasse a Neverland!

    Come anche?
    Non ve l’ho detto?
    Michael aveva finalmente bisogno di ME!

    Frank gli aveva delicatamente suggerito, credo avesse confessato che dietro vari consigli c’era la mia mente, che io potevo essere “l’uomo giusto” del gruppo.

    Sorvoliamo sul fatto di essere assunta come “uomo giusto”, ma, cazzo!, ora come facevo a dire il tutto a Kara!?
    Questa volta avevo bisogno io di un consiglio…e magari anche di un medico…non si sa mai!

    Michael, tramite Frank, mi lasciava “carta bianca” e lei aveva già firmato tutte le postille possibili ed immaginabili, posso solo immaginare con quale entusiasmo.

    Cazzo!
    Ripensando ai vari comportamenti della mia ex compagna di stanza non credevo proprio fosse la persona giusta per poter lavorare con Michael…magari aveva già messo un centimetro nella borsa!




    Il primo appuntamento di lavoro era fissato per il week end a Neverland, dove Michael in quel momento risiedeva e dove avremmo lavorato e soggiornato anche noi.


    Io convinsi con una scusa kara ad incontrarci, da sole, un paio di giorni prima a Los Angeles.

    La sua reazione alle mie parole fu migliore di quella da me temuta.
    Al mio preambolo, molto lungo, sul valore dell’amicizia etc., seguirono le seguenti parole:

    -Stai zitta ed ascolta, conosco Michael personalmente dal 1993…forse il nome “Cascio” non ti dice nulla…ma vedi…quei bambini che qualche anno fa sono stati immortalati con Michael (e di cui lei conservava l’articolo di giornale)…sono i miei cugini!-

    Si limitò a guardarmi in silenzio per qualche minuto, poi sbottò:

    -L’hai mai visto nudo?-

    E di seguito una serie di improperi da far impallidire il solito scaricatore di porto.

    Alla fine piangendo ci abbracciammo, ovviamente mi odiava, ovviamente mi amava, ma soprattutto capiva l’importanza della privacy di Michael.

    Le raccontai varie cose, tacqui però sugli aspetti personali, non avrei mai raccontato a nessuno del bacio…delle lettere che ancora conservavo…dei momenti intimi che avevo spiato…



    La sera era già in paranoia.

    “Cazzo, Lou! Domani conoscerò Michael!”

    Era già stato ripetuto mille e più volte, tutti i vestiti erano stati tirati fuori dalla valigia, provati ed ammonticchiati sul letto con aria disgustata.

    Cazzo Court! Dove sei finito!

    Non era colpa sua, lui e Derek sarebbero arrivati solo il giorno successivo in tempo per l’incontro a Neverland, dove per alcuni mesi avremmo passato il tempo immersi in scartoffie.


    Dovevo prendere in mano la situazione!

    -Cazzo! Stop! Kara, calmati!-

    Le urlai bloccandola.
    Stava provando un improbabile trucco ed aveva un occhio colorato di rosa e l’altro di verde.

    -Ora ti detto delle regole fondamentali. Sta zitta, prendi appunti, ma soprattutto ascolta!-

    E così iniziai a sciorinarle una serie di “comportamenti professionali” da tenere, ma soprattutto una serie di cose da non dire o fare ASSOLUTAMENTE!

    1 non inginocchiarti a baciargli i piedi!
    2 non dire parolacce
    3 non domandargli nulla di privato

    -Neppure quanto ce l’ha grosso?-

    -Cazzo Kara! Sta zitta e ascolta!-

    -Avevi detto niente parolacce…-


    Mamma aiutami tu!
    E che anche Dio ce la mandi buona!



    Incredibilmente filò tutto più che liscio.

    Kara, in un professionale completo giacca e gonna forse un po’ troppo corta dato che vidi Michael in più di un’occasione sbirciarle le gambe, si sedette attenta, prendendo di tanto in tanto appunti.
    Aveva rinunciato al trucco vistoso ed indossava un paio di occhialetti finti, che, a sua detta, le davano un’aria da intellettuale.

    Al momento dei saluti allungò compita una mano e si avviò alla porta, non prima di avermi sussurrato:

    -Più di venti centimetri. Gli è diventato duro mentre mi guardava le cosce!-

    Aiuto!


    Michael mi prese in disparte un attimo:

    -Lou, sono contento che tu abbia deciso di entrare a far arte della mia squadra, tu sai che ho sempre apprezzato la tua intelligenza-

    Sì, ed ora anche le gambe di Kara!
    Come complimento mi pareva un po’ pochino…

    Dopo un altro paio di battute:

    -E così quella ragazza è la tua ex compagna di stanza? La mia fan-fanatica? Sai, mi ha fatto un’ottima impressione!-

    Cazzo! Kara ti strappo i capelli!
    Fanculo a me ed ai miei consigli!



    Scusate le parolacce, è Lou che quando è agitata esagera :ciau:
  4. .
    Lasciamolo ai suoi sogni solitari ancora un po'...scusate ma sono di fretta, se riesco questa sera o domani mattina... Te l'ho detto Ally, ma tu dove eri? Sai che io tiro tutto lungo, battuta del...lasciamo perdere...Traviatrici, vorrà dire che ci toccherà riscrivere i prossimi non so quanti capitoli in versione hard.
    Grazie ragazze, anche a nome di Lou, Michael non ringrazia, è...diciamo impegnato...
  5. .
    Grazie ragazze. La "ricompensa" era la foto (LOL), non pensavo fosse rara, nel set di foto simili ce ne sono altre molto più dolci, ma hanno scritte che le rovinano.
    Al prossimo capitolo (penso l'ultimo scritto da me, correggimi se sbaglio Ally)
  6. .
    Ragazze a gran voce... un piccolo capitolo.... :ciau:




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    CAPITOLO TRENTESIMO
    Quasi come un film…




    L’angoscia mi fece compagnia a lungo, con l’andar del tempo scene simili furono sempre più frequenti.

    Io e Frank parlammo di questo a Michael?
    Ovviamente!
    Lui ci rispose in modo esauriente?
    Ovviamente No!
    ”Io non ho problemi, non mi credi?” Ecco la frase con la quale liquidava il tutto!

    Cosa avremmo potuto fare?
    Prenderlo di petto e sicuramente in questo modo perdere il contatto con lui e conseguentemente la capacità di aiutarlo?
    Non potevamo permettercelo!

    Ma tutta questa bolla di problemi, paure, frustrazioni esplose solo molto più tardi.


    Il giorno successivo Michael e Frank partirono per Parigi, io tornai a casa.



    *


    -Sta meglio, Lou! Te lo assicuro! Abbiamo affittato un appartamento nel “Upper East Side”, vuole tornare in studio, è carico!...sì, lo so che ha annullato i concerti…beh, sì…la schiena a volte gli da ancora problemi, ma dice che è sotto controllo…ma che cazzo ne so!...Lou sai cosa ripete sempre sul dolore non quantificabile…No! ASSOLUTAMENTE NO! Non dire nulla a mia madre!...Lou! Io mi fido dite! Non tradirmi!...e soprattutto non tradire Michael…ti prego…-



    *


    Con questo peso sul cuore iniziai l’ultimo anno di università.


    Sia io che Kara ci gettammo nello studio e quindi il tempo per “chissà con chi scopa oggi Michael” si era notevolmente ridotto, accogliemmo in silenzio la notizia sul divorzio da Debbie, leggemmo l’intervista su “TV Guide”, ascoltammo periodicamente la sua musica…
    Non capitemi male, lui era ancora nel mio cuore, lo sarebbe stato sempre, ed anche in quello di Kara che però intanto aveva stretto una relazione “più seria”, durava qualche mese ormai, con Court, un ex ricercatore, che nel nostro primo anno da matricole aveva occupato il posto d’onore nella personale classifica di “Il più scopabile del campus”.

    Quindi tra il nuovo amore e lo studio le restava realmente poco tempo.

    Anche il mio era altrettanto poco, nessun nuovo amore, solo il “vecchio Frank” che puntualmente, ed a tutte le ore incurante dei fusi orari, mi telefonava per chiedermi consigli sulla “faccenda Michael”.

    Era talmente assillante a volte che Kara mi chiese se io e mio cugino avessi un rapporto incestuoso!


    Il clou delle telefonate fu agli inizi del secondo semestre:

    -Lou, ti prego! Fallo come un favore personale a Michael, se non a me, ti scongiuro, raggiungici!-

    Al tenero paparino era venuta la “brillante idea” di allontanare Grace, la Tata ufficiale dei bambini, perché loro le si stavano affezionando troppo, non voleva la considerassero come una mamma, che era geloso?, ed allora “facciamo tutto da soli!”
    Ed eccoli lì “due scapoli e due bebè” che nuotavano nella cacca da quindici giorni!

    Ed all’invocazione strappalacrime, ed anche strappa qualcos’altro, di Frank, ”Raggiungici, non ce la facciamo più!” mollai baracca e burattini, presi con me il testo su cui stavo preparando l’ultimo esame, e volai per un week end a New York…che volete distava solo un paio di orette di volo!!



    *


    Cazzo, cazzo ed ancora cazzo!
    Fanculo Frank!
    Fanculo Michael!
    Giuro che questa è l’ultima volta che ascolto un uomo!


    Al mio arrivo, dopo baci, che piacere rivederti, ecco i bimbi, oh che carini come sono cresciuti in fretta, i due “adulti” furboni se l’erano svignata, letteralmente filata al grido di “Evviva le donne!”
    Che poi non avevo mica capito se si riferissero a me, prode paladina salvatrice dei baldi giovanotti, o a quelle che i medesimi speravano di incontrare fuori!

    Spariti!

    Solo un numero di cellulare, con segreteria telefonica debitamente inserita, a fare da interlocutore alle mie disperate telefonate.

    Perché vedete, i teneri pupattoli, tutti occhioni, guanciotte e capelli biondi, si erano ben presto scatenati:

    “Voglio Daddy!” l’invocazione di Paris tra le lacrime.
    “Mi leggi una favola, per favore?” la richiesta educata, in un primo tempo, di Prince che presto però si era tramutata in singhiozzi.

    Cazzo!
    Ci hanno abbandonato!


    Verso notte il tutto si era chetato, tutta la cacca e pipì nella spazzatura, tutte le “prove” di una cena a base di gelato, che volete in qualche modo dovevo pur farli star zitti, pure.
    La TV spenta, le luci soffuse, loro addormentati sul divano, Ok, non avevo osato toccarli dopo che si erano addormentati guardando l’ennesimo cartone animato, io al tavolino con, finalmente, il mio libro…


    -Louuuuuuuu…-

    Una voce disarmonica ed uno sbatacchiare di porte interruppe di botto la mia concentrazione.

    Cazzo!
    Cazzo! Sono finalmente tornati!
    Cazzo! Sono ubriachi!
    Totalmente!
    Fatti!


    -Ciaaaooo Looouu…Broooooooò!-

    Il rutto micidiale di Frank fece immediatamente spalancare gli occhi a Paris, prima che il responsabile, farfugliando qualcosa di incomprensibile, si buttasse a pesce lesso sul divano, iniziando subito un sonoro russare.

    Cazzo!
    Grazie! Fanculo Frank!


    -Daddy!-

    Le braccia spalancate la piccola si gettò a stringere le amate ginocchia paterne.

    -HiHiHiHi…-

    Un risolino sciocco scappò da quelle labbra tanto amate, insieme ad una zaffata di alcool…almeno lui aveva avuto il buon senso, se non gusto, di non ruttare ad alta voce!
    Ti prego fa che non lo faccia ora!


    Cazzo!
    Era ubriaco!
    Anche lui!
    Fanculo Michael!


    In qualche modo riuscì a raggiungere il letto, poi immediatamente chiuse gli occhi.

    -E’ tornato, daddy!?-

    -Sì. Prince, ma ora dorme…-

    -Voglio dormire con luiiiii!-



    Paris non ululare!
    Fanculo Frank!
    Fanculo Mike!

    Ormai la mia era diventata una litania mentale, mentre i piccoli, sempre più agitati volevano raggiungere il genitore.

    Fanculo!

    Domani prendo il primo aereo disponibile!
    Dovesse portarmi pure in Colorado!


    Li infilai di fianco ad un russante genitore, eh sì, anche lui a volte russa!, che beato sognava chissà cosa dato il gonfiore che tendeva i suoi pantaloni.

    In quel momento, giuro, non apprezzai neppure quello!

    Li coprii tutti e tre, anche il rigonfiamento, e sperai che i fumi dell’alcool facessero addormentare presto i piccoli.


    Non so se fu quella la causa, ma in cinque minuti tutto taceva…quasi tutto Frank di là sembrava un trombone!

    Mi sedetti sulla poltrona nella stanza di Michael con il libro aperto in mano, non mi fidavo a lasciare i bambini, avrebbero potuto cadere sul pavimento, fare un buco ed arrivare nell’appartamento di sotto senza che daddy si accorgesse di nulla!

    Dormiva profondamente…

    Lou! Continua a studiare!
    Giusto!

    Lo feci fino a che…

    -Looouuu…-

    Un sospiro.

    Oh, si è svegliato!

    Guardai verso Michael che ora gemeva il mio nome.
    Si era scoperto, forse avevo esagerato a coprirli e…

    Ma che cazzo stava facendo!

    Il mio volto diventò in un istante color porpora, mentre i miei occhi fissavano ipnotizzati la grande mano che lenta massaggiava una parte in proporzione ancor più grande, invocando nel sonno il mio, ripeto il mio, nome!


    Cazzo!
    Fanculo Michael!

    Ed ora chi studia più!



    ma con una lunga comparsa :suspect: :laught:
  7. .
    :wub: :wub: :wub:
  8. .

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    CAPITOLO VENTINOVE
    L’incidente





    L’unico rammarico al ritorno all’università fu il non poter condividere con Kara la magica notte di Parigi, non quella in cui avevo dormito con Michael ovviamente, ma quella del concerto a cui avevo assistito.

    Lei era furente con il suo idolo, durante l’estate aveva avuto la conferma ufficiale che lui non si sarebbe esibito, ancora una volta, negli USA.

    La sola consolazione, magra, era l’essere riuscita ad ottenere un DVD pirata, di discreta qualità, della tappa di Helsinki, che veniva “trasmesso” doverosamente tutte le sere nella nostra cameretta (ora sulla scrivania di Kara era comparsa una TV con VCR incorporato).
    La pazza si esaltava fino all’orgasmo con fermi immagine, zoom su “particolari” ed intonava le canzoni a squarciagola inimicandosi la metà del campus femminile, l’altra metà pagava doverosamente un biglietto per assistere ogni sera alla magia.

    Capitela, stava cercando di racimolare i soldi per un volo transcontinentale ed un biglietto per una tappa qualsiasi.
    Poverina…era in momenti come questo che avrei voluto abbracciarla e confortarla parlandole delle mie esperienze, ma era troppo radicata in me “la fedeltà a Michael” inculcataci dalla famiglia.

    L’unico concerto a cui lei aveva assistito era stato nel ’88 ad Indianapolis, quando, ancora bambina, era stata stretta tra la zia ed una sua amica, misteriosamente super eccitate. Il solo momento in cui era riuscita a vederlo era stato quando un omone della fila dietro se l’era issata sulle spalle.
    Si ricordava che Michael era piccolo, alto circa 10 centimetri, ma in quel momento aveva deciso di sposarlo.

    Ora non voleva più sposarlo, o almeno questa non era una priorità, il suo desiderio era scoparselo.
    Semplice, lineare, punto.



    *


    -Cazzo! La strega! Ce l’ha avuto per ben diciotto mesi! Fatti da parte bamboccia! …-

    Ed una serie di improperi.

    Con chi ce l’aveva Kara?

    Ma ovviamente con Miss Presley, che puntualmente veniva immortalata abbarbicata come un’edera a Michael, facendo salire l’isteria, e di conseguenza la scurrilità, della mia compagna di stanza e precipitare contemporaneamente il mio cuore sotto le scarpe.

    Loro si vedevano ancora…nonostante Debbie e la sua gravidanza e la sua intervista…nonostante Prince…nonostante…me…

    Cazzo! Michael ti caverei gli occhi!



    *


    -Lou, andiamo in Italia dai nonni questo Natale-

    -Sì, papà-


    Grazie Dio, grazie mamma, non credo avrei sopportato un Natale a Neverland…



    *


    Mentre sfogliavo la rivista “Life”, per l’ennesima volta, con il cuore che batteva vedendolo abbracciare l’ormai cresciuto Prince, imboccarlo, cambiarlo, coccolarlo…entrò in stanza come una furia Kara, costringendomi ad una manovra da contorsionista per nascondere le prove del mio interesse per Michael sotto al cuscino.

    -No! non è possibile! Cioè sta per nascere il suo bambino ed è ancora in giro con quella putt…!-

    Che potevo dirle!
    Anche io ero perplessa, era davvero così innamorato di Lisa da calpestare i sentimenti di Debbie?
    Era solo sesso?
    O era vero amore?
    Ed io in tutto questo dove stavo?



    *


    -Lou, sei sicura di non voler raggiungermi?-

    Zia Connie era a Neverland con Prince, mentre Michael, in ospedale con Debbie, attendeva la nascita della sua secondogenita.
    Lui desiderava qualcuno “di famiglia” accanto al figlio, non voleva restasse solo con le tate e sapeva quanto zia amasse i bambini…

    Chissà perché lei aveva deciso di chiamarmi?



    *


    -Lou, sai che io non mi interesso di certe cose!-

    Ovviamente, Frank! Non ho mai creduto tu fossi una cima!
    Chissà che cosa farai mai “da grande”!
    Chissà mai se crescerai!!

    Stavo parlando con mio cugino di tutti i progetti che Michael in quell’anno aveva messo in cantiere: concerti di beneficenza, casinò, parchi di divertimento per famiglie sparsi in tutto il mondo, interventi a forum economici mondiali in favore dei bambini, …

    Al termine del secondo anno di università, con voti più che brillanti, sia io che Kara discutevamo anche di tutto ciò chiedendoci se i consulenti di Michael fossero valide persone.



    *


    Mentre Michael faceva i suoi progetti io passai l’estate al ristorante degli zii, erano pieni di lavoro ed avevano bisogno di sei braccia (mie e dei miei cugini) ed una testa (mia) in più.

    Al rientro in università solito trantran, la simpatica e coinvolgente pazzia di kara, le sue maledizioni a Lisa “che non mollava l’osso” …o meglio qualcos’altro…, i suoi commenti pepati sui nuovi concerti del “MJ & Friends”…iniziativa encomiabile, ma che cazzo! Fino in Corea! Ma chi cazzo li ha i soldi per andare fin laggiù!...


    Fu una sera, di punto in bianco, che mi arrivò una telefonata da un agitatissimo e gasatissimo cugino, che nel frattempo, terminati gli studi, aveva vivacchiato cercando di estrarre un’idea dal cervello sul “che farò da grande?”.
    Problema risolto…da Michael…

    -Domani parto per la Corea!-

    Guarda che la guerra è finita da un po’…!

    -Michael ha bisogno del mio aiuto!-

    Siamo alla frutta!



    La telefonata successiva fu un po’ più preoccupante.

    -Michael mi ha assunto come collaboratore tuttofare, oh Lou! Sono eccitatissimo! Ma ho anche una paura folle!-

    Sperai di non udire il suo orgasmo telefonico…
    Eh già Frank Caro, solo io conosco i tuoi limiti limitati!

    -Ok, di qualunque cosa tu abbia bisogno, che ne so un consulenza, un parere…io sono qua.-

    -Grazie! Te l’ho mai detto che ti voglio bene?-

    -Che schifo cugino! Non ti allungare!-


    Era il nostro modo affettuoso di stemperare le emozioni.

    -Ah! Ricorda il volo di domani!-

    E figuriamoci se me lo scordo!

    Il giorno successivo sarei partita per la Germania, dove avrei assistito al secondo concerto.

    Erano due anni che non vedevo né sentivo Michael.



    *

    Cazzo! Prima il volo in ritardo, ora tutto questo traffico!
    Se perdo l’esibizione di Michael giuro che i bombardamenti della seconda guerra mondiale sembreranno coriandoli in confronto alla mia ira!

    Ce la feci per un soffio, un bodyguard mi scortò fino al posto a me riservato e poco dopo ecco uscire Michael…

    Dopo un medley dei maggiori successi ecco “Earth Song”, la canzone che a lui stava molto a cuore,…

    BAM

    Dalla mia posizione capii che qualcosa era andato storto…ma lì esibizione continuava…

    Vidi frank pallido entrare precipitosamente in scena e poi uscire, il cellulare iniziò a squillare.

    -Cazzo! Lou, corri! Mando qualcuno a prenderti!-

    Dopo pochi secondi ero dietro le quinte, Michael pallido era tra le braccia di Frank.

    Il sangue mi scese precipitosamente ai piedi per poi salire tutto insieme a velocità folle.
    Non era il momento del panico!

    Lui si riprese, disse solo:

    -Mio padre ha sempre detto che qualunque cosa succeda “the show must go on”, lo spettacolo deve continuare!-

    Tornò in scena cantando “You Are Not Alone”.



    Il grande SUV non era stata un’idea brillante, ma Michael non aveva volute un’ambulanza.

    Frank era agitatissimo, l’autista continuava a sbagliare strada nella nostra ricerca di una clinica aperta, e lui urlava improperi al povero uomo.
    Io ero sul sedile posteriore con Michael, a malapena cosciente, ed un medico del tour che gli tastava il polso.

    L’altra mano era stretta alla mia.
    Non la lasciò neppure quando fu visitato.

    Gli ortopedici che visionarono le radiografie dissero che non c’erano fratture, la sua agilità lo aveva salvato da conseguenze ben più gravi.
    Gli diedero un analgesico.

    Alle cinque del mattino rientrammo in hotel, la mia mano era ancora sepolta nella sua, Frank aveva appena sbrigato un paio di telefonate di lavoro e due medici lo attendevano con le loro attrezzature.
    Sentii Michael dire a mio cugino, dopo che lo aveva aiutato a cambiarsi, di andare a dormire, i dottori lo avrebbero fatto sentire meglio, poi si girò verso di me:

    -Lou, ti prego…resta con me…-

    Mi sedetti da un lato del letto, ora era la sua mano ad essere stretta tra le mie, mentre uno dei medici metteva un laccio emostatico, introduceva un piccolo catetere in una vena alla piega del braccio, collegava ad esso un tubo pieno di una sostanza biancastra che scendeva goccia a goccia da una fleboclisi.

    Poco dopo sentii il suono regolare del battito cardiaco di Michael sul monitor a cui era collegato ed il suo respiro farsi più profondo.
    La mano stretta alle mie si rilassò.

    Ero terrorizzata!
  9. .
    Mi spiace per il desiderio...ma vedete Michael non me lo ha detto...

    Grazie mille ragazze, i vostri commenti premiano la fatica di Lou (quella di tenere le mani a posto LOL)

    Bacioni ed a presto con il 29 :lol:
  10. .
    Grazie mille a tutte, eccomi di corsa....




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    CAPITOLO VENTOTTESIMO
    Una magica notte





    Fu la sete che mi spinse nella suite comunicante, quella di Michael, in cui era presente una piccola cucina ben attrezzata.

    Tra i fumi del sonno, era piena notte e per l’ennesima volta mi ero svegliata in preda ad incubi fatti di tutine dorate che si muovevano a ritmo con tutto il loro XXL contenuto davanti ai miei occhi ed un Michael che mi chiedeva di cambiare il pannolino…non ricordo se a Prince (OMG!), a lui (subito e volentieri!) o a me stessa (bagnata da tutti quei sogni erotici)…
    Insomma, tra i fumi del sonno mi feci una maxi camomilla molto concentrata e ciabattando mi apprestavo a tornare nel mio lettino, quando…

    -Lou! Sei sveglia anche tu?-

    Una soave e dolce voce musicale (era tornata per fortuna, anche perché il giorno successivo avrebbe avuto un altro show) mi interpellò.

    Tazzina e piattino tremarono più che impercettibilmente, mentre volgevo lo sguardo al divano, prima ignorato.

    Cazzo, Michael!
    Cazzo, Prince!

    Era lì seduto con la solita mise, canotta bianca, pantaloni del pigiama dalla dubbia fantasia e ciabatte, mentre il fagottino stava mollemente rilassato sul suo torace.

    Lottai con le lacrime che prepotenti erano salite ai miei occhi, loro erano di una dolcezza disarmante.

    -Mi tieni compagnia?-

    Accennò con una mano al posto accanto al suo, dove io mi diressi sperando vivamente di non mettermi a piangere come una fontana.

    -Non mi hai ancora raccontato nulla del College!-

    Agli ordini!

    Vi potrà sembrare strano, ma in quel momento non consideravo folle parlare di scuola, e successivamente di pappe e pannolini, alle tre di notte, in una suite semibuia, con una megastar che faceva impazzire milioni di donne, tra cui la sottoscritta.

    Gli raccontai degli studi, poco, e della mia speciale compagna di stanza, molto.
    Lui fu piacevolmente sorpreso da tutte quelle coincidenze che li riguardavano.
    Ridemmo anche alle sue spalle, dei suoi atteggiamenti da fanatica, tacqui soltanto gli argomenti più scottanti, e da noi più trattati, tipo “con quante e quali donne avrà fatto sesso?”,”sua posizione preferita”, “secondo te anche lui si masturba? e come lo fa?”, “quanto sarà lungo e largo, portata, etc”.

    Ma solo perché non ero molto in confidenza.

    E se poi mi avesse chiesto un parere in merito?
    E se poi magari mi avesse detto “vuoi vedere?”…
    …”vuoi provare…!”

    -Lou, sei stanca?-

    -No! scusa Mike dicevi…-


    Cazzo Lou! Non ti distrarre!


    Fu provvidenziale il risveglio di Prince che reclamava la pappa.

    Cazzo! Ma sono tutti così i bimbi!

    Lo guardai cullarlo un attimo, infilare un biberon colmo di latte nello scaldatore, assistetti al cambio pannolino, il tutto fatto rigorosamente cantando una dolce filastrocca, poi bavaglietta e pappa…

    Le lacrime tornarono a pizzicare i miei occhi…

    -Debbie dorme?-

    -Chi?-


    Yu-uh! Terra chiama Michael!
    Debbie, Mike! Tua moglie, la madre del bimbo che hai in braccio!

    -Oh, Debbie! No, lei sta in un altro appartamento, qua siamo soli-

    -Ah!-


    Belai il monosillabo, mentre il mio cervello ripeteva come un’eco soli, soli, soooliii…

    -Sai, lei non è molto, come dire…, materna. Mi occupo da solo di Prince, con l’aiuto di un paio di Nanny-

    Ed iniziò a raccontarmi la sua grandissima gioia di essere padre, una cosa agognata da tempo, dell’immenso regalo che Debbie gli aveva fatto, del fatto che pensavano ad un altro piccolo (sigh!), di lui che le voleva molto bene, come ad un’ amica, non come a…

    Nel dire questo si fermò un attimo e mi guardò assorto, poi cambiò argomento dicendomi che aveva letto tantissimo sul “mestiere di padre”, libri pratici, educativi, testi di psicologia, medicina, aveva persino registrato con la propria voce una raccolta di fiabe e filastrocche da far ascoltare al figlio in ogni momento.
    La sua felicità era palpabile, nel parlare delle gioie della paternità sprizzava vitalità ed energia da tutti i pori.

    -Per me Prince è il mio pensiero felice, ricordi Lou i pensieri felici di Peter Pan?-

    Una cosa dolcissima, mi scese una lacrima…


    Il pensiero felice presto russacchiò tra le braccia di un altrettanto lieto padre che iniziò a sbadigliare rumorosamente.
    Si sa che lo sbadiglio è rumoroso, non c’è un due senza un tre, …
    Beh, un po’ di sonno lo avevo anch’io!

    -Luo vuoi venire a dormire con me?-

    Chiesto questo con assoluta naturalezza si alzò e danzando si diresse verso la camera.

    Non so di che colore fossero le mie guance, ma tanto al buio non si vedeva.

    Stetti immobile qualche secondo, che mi sembrò un’eternità ed un baleno contemporaneamente, solo la mia mente viaggiava a velocità della luce.
    Un anno di convivenza con kara mi aveva irrimediabilmente contagiato.

    Rapido check-in:

    1-Mutande?
    Ok! Le ho cambiate ieri sera…oddio forse si sono un po’ bagnate con tutti quei sogni…beh, ma tanto si saranno asciugate con il caldo che sento là sotto!

    2-Intimo sexy?
    E chi ce lo ha mai avuto!?
    NOTA: rinnovare l’intimo!
    Oddio! Come faccio!?
    Idea! Lo tolgo subito!
    Ecco, farò proprio così!

    3-Devo dirgli che sono vergine?
    Sì! Altrimenti sai che male con quel po po’ di…
    No! altrimenti poi magari non vuole…

    -Lou! Vieni? O torni in camera tua?-

    Agli ordini! Alla prima. Fossi matta! Alla seconda.

    Altra nota: non ascoltare più Kara!




    E’ stato in ogni caso bellissimo: il letto…io…lui…e Prince nel mezzo!

    Che, gli serviva una spondina!?

    Dormii pochissimo, un po’ l’emozione, un po’ la delusione, un po’ la paura di schiacciare il prezioso frugoletto che dormiva beato…

    Ne avrei voluto tanto uno anche io…
    Magari non subito…
    Magari con lo stesso padre…

    Nel sonno le piccole labbra si muovevano imitando il movimento della suzione…

    -Cucciolo stai facendo bei sogni? Vorrei tu fossi…-

    Sussurrai mentre con l’indice sfioravo la tenera gota in una lenta carezza.

    -E’ bellissimo. Vero?-

    Beccata!

    Il padre, ancora sveglio, mi scrutava attento nella semioscurità.

    -Sì-

    -Lou, in questo momento avrei un desiderio…-


    Così dicendo prese la mia mano tra le sue e lentamente la portò alla sua bocca.
    Piano sfiorò il mio palmo con le labbra, salì a sfiorare ogni polpastrello lasciando dietro di sé una scia infuocata.
    Annichilita restai a guardarlo percorrere quei pochi centimetri di carne che mi causavano una tempesta di sensazioni, un uragano di emozioni…

    Non seppi mai il suo desiderio.

    Quando mi fui ripresa dalla devastazione dei miei sensi e riuscii ad articolare un tremolante “Quale?”, lui sorridendomi disse:

    -I desideri del cuore devono restare segreti, altrimenti non si avverano…Buonanotte dolce Lou!-

    E chiuse gli occhi addormentandosi.

    Io non lo feci.
    E chi mi può dare torto?



    Così dopo poche ore mi ritrovai all’aeroporto, con Frank ed Eddie, pronta per imbarcarmi destinazione Italia, dove ci aspettavano i numerosi parenti.

    L’espressione del mio viso, dopo la notte in bianco, era identica al più brutto fantasma di ghost e la mia vitalità identica al più macilento zombie di Thriller.

    Ma il mio cuore era pronto a ripercorrere mille e più volte tutta quella magica notte.






    Spero nessuna si offenda per il linguaggio scurrile della protagonista, :cazz:
    Ma si sa linguaggio "giovanile" :ciau: abbraccioni e bacioni
  11. .
    Grazie mille ragazze, thank you very much Ally




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    CAPITOLO VENTISETTETESIMO
    La storia è qua




    Attesa.
    Rumore di folla.
    Grida.
    Il nome “Michael” scandito all’infinito.
    Un rito tribale di invocazione.
    Strilla acute.
    La tensione alle stelle.
    Le luci nello stadio abbassate.
    L’atmosfera sempre più accesa.
    In sottofondo un carmina burana “O Fortuna”
    Due fari potentissimi illuminano un’enorme statua raffigurante Michael.
    Ancora attesa.
    Parte un cortometraggio ricco di effetti speciali.
    Lui è su una navicella futuristica.
    Count down.
    9…8…7…6…5…4…3…2…1…zero.
    Inizia il viaggio su una rotaia.
    Montagne russe percorrono un deserto ricco di monumenti e opere d’arte, fiamme ed obelischi d’oro.
    Approda sul palco.
    Il pubblico si infiamma.
    Le urla rasentano l’isteria.
    Esplosioni pirotecniche.
    Effetti sonori.
    La navicella sale in verticale.
    Le grida, se possibile, sono ancora più sfrenate.
    Ecco Michael.
    Toglie parte della tuta.
    Si volta.
    Leva il casco.
    Scream.
    Il concerto può iniziare!


    Per chi non ha mai visto uno show di MJ dal vivo penso sia molto difficile immaginare il livello di eccitazione registrato tra gli spettatori.
    Probabilmente la maggior parte di loro, al termine, non si sarebbe ricordata quasi nulla, solo qualche vivido flash qua e là.
    Le emozioni e le sensazioni provate, però, quelle sì. Si sarebbero fissate indelebilmente nella memoria di ognuno.


    Ero seduta tra Frank ed Eddie, in un ottimo posto, ed anche loro, che pure avevano assistito a numerosi concerti, stavano urlando come pazzi.

    In questo modo noi spettatori creavamo l’energia di cui Michael si nutriva per poter far avverare la sua magia, fatta di musica, danza, luci, colori, esplosioni, immagini, effetti speciali, illusioni,…


    Le bandiere di tutto il mondo vengono sventolate.
    Michael ci saluta e scompare.
    Le ultime note risuonano nello stadio.
    Poi un silenzio irreale.
    Il buio.
    Tutti ancora in attesa di chissà che.
    Increduli, svuotati.
    La magia non può essere finita.
    Una voce di donna urla “Michael!”
    Le luci si riaccendono.
    Ci si guarda intorno increduli.
    Sudati, scarmigliati, con le lacrime agli occhi.
    Immensamente felici ed immensamente tristi contemporaneamente.



    *

    -Lou! Vieni!-

    La mano di Frank mi guidò verso l’uscita VIP dove un’auto ci avrebbe condotti all’hotel.
    Michael ci avrebbe raggiunto in un secondo momento.

    Non lo avevo ancora incontrato.
    Eravamo atterrati al “Charles De Gaulle” nel primo pomeriggio, ma lui era impegnato con le prove.
    Quindi l’incontro era stato rimandato alla sera, dopo il concerto.



    *

    Fissavo assorta la porta da cui di lì a poco lui sarebbe entrato.

    Eravamo seduti su un divano della sua suite.
    Frank ed Eddie, da perfetti idioti, si stavano tirando pop corn in un’assurda sfida a “centra la mia bocca”.

    Solitamente mi sarei incazzata, diamine non erano più bambini!
    L’unica cosa che però riuscivo a fare era fissare quella meravigliosa porta che di lì a poco si sarebbe spalancata facendo precipitare nuovamente Michael nella mia vita.


    Tutto quello a cui avevo assistito quella sera, quell’uomo dorato, che magicamente si muoveva a ritmo di musica provocando svenimenti ed orgasmi multipli alle fans, non era il “mio” Michael!
    Quello era la star, una persona a me ancora sconosciuta, da ammirare, idolatrare, ma non era l’uomo che amavo.
    O meglio quello era solo una piccola parte di lui.


    In quel momento capii perché ero riuscita a sopravvivere all’esuberante vicinanza di Kara.

    Lei amava, venerava la star, ma per me Michael era tutt’altro: l’uomo con cui avevo scherzato, con cui avevo giocato a battaglie d’acqua, quello dai discorsi intelligenti e profondi, quello che, anche se per poco, aveva aperto a me il suo cuore, quello che mi aveva baciato in una notte magica…ed aveva ripetutamente fatto sanguinare il mio cuore…


    Ora quell’uomo stava per entrare dalla porta.




    -Ragazzi! Fatemi spazio su quel divano, sono stanco morto!-

    La voce arrocchita di Michael invase le mie orecchie, mentre lui si lanciava, letteralmente, sul divano tra me e Frank.
    Il profumo di vaniglia permeò immediatamente le mie narici.
    Voltandomi osservai la sua pelle ancora umida dalla doccia, un asciugamano impediva alle gocce provenienti dai capelli bagnati, di inumidirgli l’immancabile maglietta bianca, ma una, randagia, gli era scivolata lungo la mascella ed ora lenta viaggiava verso lo sterno scoperto…


    -Lou! Ti stai addormentando!?-

    La sgradevole, in quel momento, voce di Frank interruppe la mia estatica osservazione e tre paia di occhi mi scrutarono incuriositi.

    -Michael ti ha chiesto se ti è piaciuto il concerto!-

    Fu la volta di Eddie.

    -Oh, scusa…Michael se stato fantastico!-

    Lui sorrise, non riusciva a parlare molto, dopo ogni esibizione le sue corde vocali erano molto provate.
    Si trattenne ancora un po’ con noi, poi ci diede appuntamento il pomeriggio successivo, aveva un assoluto bisogno di riposo.



    *

    -Ciao, tu devi essere Louise-

    Mi accolse affabile Debbie con la mano tesa.

    Avrei dovuto essere gelosa di lei?

    Tutti i discorsi sul “avranno fatto sesso?” tra me e Kara passarono nella mia mente e furono accantonati.

    Mi pareva una donna simpatica e poi…due corpi avvinghiati che si strusciavano uno contro l’altro alla ricerca di appagamento, una gonna sollevata impudicamente da una grande mano…le immagini viste qualche mese prima invasero i miei pensieri…

    Povera Debbie!
    Se tu sei innamorata di lui, noi siamo sulla stessa barca!
    Immerse in un oceano di cacca!
    Oh ecco il neo papà che arriva…Dodo head!


    Molto più riposato della sera precedente Michael entrò nella stanza orgoglioso con il suo fagottino.

    -Ragazzi, Lou, vi presento la gioia della mia vita, Prince!...Prince fai ciao con la mano…-

    Sì, Mike caro, perché è il figlio di una superstar stratosferica mica deve essere per forza un baby stratosferico!
    Cazzo! Ha tre mesi e qualcosa!


    Si sedette tranquillo sul divano sorridendoci e mettendo Prince accanto a sé.

    Mike…il pupo si sta accartocciando…forse è meglio che lo sistemi sui cuscini…

    Non che io avessi una grande esperienza di bambini, ma ricordavo ancora zia Connie con i cuginetti.

    -Frank, facci vedere le tue abilità di regista, la telecamera è dietro di te-

    Tutto orgoglioso, di che poi?, mio cugino impugnò lo strumento e si apprestò ad immortalare il momento.

    -Zoomma un po’ su Prince, per favore-

    -Michael guarda che ha rigurgitato…-


    La voce di Debbie, “fuori scena”, interruppe la teatralità del momento.

    -Ohh…-

    E superpapà asciugò il vomito con una parte più pulita della tutina…il tutto fissato su pellicola per i posteri!

    Che schifo, Mike! No dico, con tutti i soldi che hai comprare una bavetta no, eh!


    -Vuoi tenerlo in braccio, Lou?-

    Cosa? Proprio in questo momento…?

    Fui salvata provvidenzialmente da Debbie ch richiamò Michael ed il piccolo alla finestra per incontrare i fans.

    …Non ero pronta…ed il rigurgito non c’entrava nulla…davvero avrei potuto tenere in braccio suo figlio?
  12. .
    Grazie ragazze, vi ricordo che siamo nel 1997 e Michael in quell'anno era...leggete il capitolo...



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    CAPITOLO VENTISEIESIMO
    Vita da fan?





    Non esagero parlando di “enciclopedia di notizie”, ogni santo giorno kara scopriva qualcosa di nuovo, solitamente verso sera telefonava a casa dove pareti ed amici la ragguagliavano abbondantemente.

    Dal secondo anno, quando noi diventammo più “esperte”, scendevamo la sera tardi nel laboratorio di informatica, il tipo responsabile di esso era innamorato della mia amica e lei si approfittava di ciò, in cerca di una connessione sul mondo (di Michael ovviamente).

    Entrambe avevamo la convinzione che l’allora misterioso Web sarebbe stato il futuro e lei per di più sognava di poter realizzarsi in questo campo.


    *


    Dopo la prima settimana di convivenza Kara entrò come una furia scarmigliata nella nostra stanza:

    -Cazzo! Lou! Hai visto!?-

    E mi piazzò una rivista sotto al naso.
    Vedendo la mia perplessità lei sfogliò rapidamente le pagine e…

    -Guarda! Hai mai visto niente di più sexy!?-

    Nel paginone centrale c’era un poster, sotto al titolo gigante “Michael Jackson conquista Praga”, ecco lui che avvolto in un foglio di cellophane dorato, non avrei altra definizione per il tessuto che lo vestiva, svettava in tutto il suo splendore.

    “Svettare” era proprio il termine giusto, probabilmente la redattrice della rivista era femmina ed anche fan perché penso nessun altro avrebbe scelto come pagina principale la foto di un Michael “vittorioso”, con il pugno alzato al cielo ed un “Jr” altrettanto impettito immobile sull’attenti!


    Inutile dire che la foto, doverosamente ritagliata da Kara da una delle cinque copie acquistate, per lungo tempo occupò un posto d’onore scatenando fiumi di bava (da entrambe, anche se io non lo avrei mai pubblicamente ammesso) ed una complessa e delicata disquisizione sulla sua anatomia, purtroppo confrontata con quella comune che noi conoscemmo in quegli anni.

    Michael 100, altri 0!



    *


    -Lou! Dovevi esserci! Michael è stato semplicemente F.A.N.T.A.S.T.I.C.O!-

    Frank eccitato mi stava facendo una dettagliata descrizione transcontinentale del concerto di Bucarest a cui aveva appena assistito.
    Nella sua semplice “mente da maschio” non pensava di poter scatenare in me un giusto “pizzico” di invidia!



    *


    -Sei sicura di non voler venire al party?-

    Kara mi guardava preoccupata tra il trucco “zombinesco”.

    Solo il luccicare del suo giubbino rosso mi faceva venire la nausea.
    Figuriamoci il partecipare alla prima festa universitaria casualmente “stile Thriller”!

    No, grazie ho già dato!

    -Mi spiace, gioia! Mamma mia, speriamo domani facciano vedere da qualche parte degli spezzoni del nuovo cortometraggio…dicono sia fantastico! Te ne ho già parlato, vero?

    -Kara…farai tardi…-


    Vattene! Non voglio sentir parlare di Halloween, Thriller, Ghost, Michael…lasciami nella mia miseria!



    *


    -Cazzo, Lou! Corri! Se arriviamo in ritardo…-

    Il resto della frase si perse nel vento serale, mentre noi affannate correvamo verso la sala degli audiovisivi.
    Chissà perché mi facevo sempre coinvolgere in queste cose!

    Quella sera su VH1 Michael avrebbe risposto a domande preregistrate dei fans.

    Non ero sicura di essere pronta a vederlo “dal vivo”, un conto stampato su un foglio di giornale, ma così…avrei visto le espressioni del suo volto, il suo sorriso, sentito la sua voce…
    Sicuramente me ne sarei pentita amaramente!

    Riuscimmo ad: arrivare in tempo, infilare svelte una cassetta nel lettore DVD, appropriarci del telecomando, intimare ai pochi presenti il silenzio assoluto ed in prima fila, di fronte all’enorme 42 pollici, attendemmo Lui.



    Per fortuna ha gli occhiali a specchio!

    Non avrei sopportato il vedere i suoi occhi, in questo modo era come se ci fosse una barriera tra me e lui, davanti non avevo il Michael che conoscevo, ma MJ la star.

    Meno male che parla della sua a arte!

    Bravo Michael! Diglielo bene a Kara! Non comprare ogni giornale in cui c’è la sua foto! (Va be’ che lei non legge le stronzate dei tabloid, si limita a ritagliare le immagini…)

    …Michael, tesoro…in questi momenti ti vorrei abbracciare…che razza di fan può avergli chiesto della mascherina!?

    Tie’ Kara! Ora non ascolterai più le canzoni Motown AhAhAh…
    Se ti esibissi negli states lei ne sarebbe felicissima…

    -Se tu potessi passare un giorno in completo anonimato, dove vorresti andare e cosa faresti?-

    La voce, conosciuta, dell’intervistatrice interpellava Michael.

    -Cazzo! E’ la mia domanda!-

    Il sussurro di kara…
    E ti pareva che lei non volesse curiosare!
    Di sicuro le sarebbe piaciuta come risposta: “Nel tuo letto per farti impazzire!”
    Sì! Nei tuoi sogni! AhAh.

    No, ora mi metto a piangere…non “Stranger in Moscow”…

    -Lou, che ti succede, sei strana…-

    Parlava lei che da quando aveva sentito della futura paternità non smetteva di lacrimare!
    Kara mi abbracciò mentre percorrevamo la strada verso il dormitorio.
    Un po’ del freddo serale era penetrato nel mio cuore…




    *


    -Secondo te perché lo ha fatto!-

    La mia compagna di stanza, furiosa, sbatacchiava qua e là la rivista in cui Michael posava serio, accanto ad una sorridente bionda (Debbie, la nuova moglie) sfiorandole amorevolmente il pancione evidente.

    -Beh…è la madre di suo figlio…-

    Mi uscì una voce pigolante.

    -Vedi! Anche tu non ne sei convinta! Non c’è amore! Ma dico! Guardagli il volto, sembra uno a cui è appena morto il gatto! No! Michael non mi freghi!...secondo te hanno fatto sesso per avere il bambino?-

    -Credo…non lo so! Kara, di solito si fa così!-


    Cercai di obiettare.

    -Michael!-

    Urlò lei di rimando.

    Dimmi che non l’hai scopata! Perché non lo hai chiesto a me! Di sicuro ho trenta ovuli buoni! Ti avrei dato trenta figli, uno all’anno…ovviamente nel “modo tradizionale”…-


    Ecco Kara era partita, singhiozzava sulla rivista alternando soffiate di naso a fantasiose descrizioni sul modo in cui lui l’avrebbe potuta mettere incinta…
    Pensai che lei, per essere “inesperta” come me, aveva una vasta conoscenza di tutte le “possibili posizioni”.



    *


    -Frank! Voi sapevate che si sarebbe sposato!?-

    -Lou! Calmati! No, io non lo sapevo, però te l’ho detto, lui me la spiegato dopo…-

    -Dal tuo tono capisco che la cosa ha scioccato anche te!-


    -Beh…sai che Michael considera il matrimonio una mera formalità…un semplice contratto che non ha nulla a che vedere con l’amore…-

    -E allora perché farlo!?-

    -Boh! Lui mi ha detto che è stato influenzato dal principe saudita…insomma affari, questioni religiose…loro non vogliono figli al di fuori del matrimonio…forse anche la madre di Michael…-

    Ecco un fulgido esempio del comportamento di Michael: a volte non vuole far sapere tutto di se stesso, neppure alle persone più vicine…



    *


    Il 13 Febbraio 1997, al “Cedar Sinai Medical Center” di LA nacque Michael Joseph Jackson Jr, detto Prince.


    Un mese dopo “Ok Magazine” pubblicò le prime foto del nascituro.

    Questa volta non mi accontentai di sbirciare di nascosto le copie delle riviste acquistate da Kara, ne volevo una tutta mia, da conservare e sulla quale fantasticare immaginando me stessa al loro fianco.

    Tra lacrime di commozione lo osservai a lungo abbracciare il frugoletto, il viso sereno, innamorato di quel bellissimo neonato.
    Una dolcezza disarmante.

    Anche Kara riuscì a star zitta, una delle poche volte, in contemplazione di quel miracolo della natura, della gioia palpabile che traspariva dal viso del suo idolo…




    *


    Si riprese, e tornò ad essere la solita ragazza di sempre, una quindicina di giorni dopo di fronte al nuovo cortometraggio “Blood On The Dance Floor”.

    -Cazzo Lou! Hai visto come si muove!-

    Era la decima volta che lo rivedevamo, e la centesima che lei ripeteva la stessa espressione, ormai eravamo sole nella sala, gli altri si erano tutti allontanati annoiati, ma ogni volta lei trovava un nuovo particolare su cui soffermarsi.

    -Mamma mia! Guarda come le sfiora le gambe! Lo sapevo! Avrei dovuto fare la ballerina!-

    No, non voglio guardare, Kara…ti prego… c’è materiale per “sedute solitarie” per oltre un anno…

    -Ferma! Ma che fa qui? Cazzo! Sembra un’orgia! Guarda! Tutti si stanno toccando! Oh mio dio! Voglio venire con loro!-

    Due, anzi facciamo tre anni…

    -Tu dici che lui si è scopato qualcuna di loro?-

    -Beh…non credo…sarebbe poco professionale-


    -Dai! Non dirmi che credi a quelle cazzate del verginello!-

    Era la prima volta che affrontavamo l’argomento “Michael fa sesso?” in maniera un po’ più seria di qualche battutina.
    Cosa avrei potuto dirle? “No, sono solo stronzate, l’ho visto personalmente farlo con occhi da gatta Lisa Marie?”

    -Mi basta guardare come si muove per immaginarlo sopra di me, in parte a me, sotto di me, di dietro di me…-

    E via dicendo…
    Era poi partita con “racconti piccanti” provenienti dalla vecchia generazione di fans che avevano toccato con mano, letteralmente, “l’abilità Jackson” e lei ne conosceva molteplici di quelle storie!




    *

    Il primo anno era terminato.
    Io e kara, in lacrime, ci salutammo con la promessa di sentirci spesso.


    Avrei preso il volo per casa e poi, il giorno successivo, quello per l’Europa, Michael ci aveva invitato a Parigi, biglietti VIP per la sua tappa del tour, appartamento a fianco della sua suite e naturalmente presentazione del suo primogenito!

    Un po’ mi spiaceva non condividere tutto ciò con Kara…
  13. .
    Grazie a tutte, bacioni.

    Sì Kara è una fan, come tutte noi, ma non conosce personalmente Michael, quindi può sedurlo solo nei sogni..., ma è ancora tutto da scoprire...LOL

    Auguri anche a voi tutte
  14. .
    Iuuuuu...sono qua....(GRAZIE)





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    CAPITOLO VENTICINQUESIMO
    Scuola nuova, vita nuova!





    AhAhAh…
    Un coro di risate accolse le mie parole.

    -Ahah…Venti…Trenta…Aaa…AhAh…-

    Eddie era quasi piegato in due dal ridere, i cuginetti schiamazzavano e pure lo zio faticava a trattenere l’ilarità.
    Il diretto interessato mi guardava con fare incazzato.

    Scusa Frank, ma in questo momento ho proprio bisogno di farlo…

    Mentre zia Connie mi scrutava pensierosa.

    Sicuramente si era accorta che qualcosa non quadrava, solitamente non mi comportavo in quel modo, ma in quel preciso momento avevo un estremo bisogno di scaricare la tensione, altrimenti sarei scoppiata urlando o peggio piangendo…

    Beh, ridicolizzare il mio stempiato cugino era un modo come un altro.
    Lui sapeva che gli volevo bene.


    Sul Concorde che ci riportava negli USA mi ero chiusa in un ostinato mutismo, forse per questo Frank aveva deciso di rivolgere la propria attenzione al distinto signore che sedeva alle sua sinistra, intavolando una seria discussione di affari, vita e spiritualità.
    Li ascoltavo in sottofondo, neppure l’equivoco dell’interlocutore del cugino, seppure una perla di indubbio futuro divertimento, da me subito accantonata nella parte di cervello etichettata “Frank, cose che potrebbero essere utili”, servì a distrarmi dal pensiero fisso di mettere una bella pietra sopra tutta “la faccenda MJ”.




    Scuola nuova, vita nuova!

    Ecco il mio nuovo proposito!


    Non ero mai stata a Chicago.
    Solo 32 Miglia, 45 minuti da Gary, Indiana…
    Avevo visto le immagini del campus, circa 100 ettari, situato a Sud della città, in un’area immersa nel verde.
    Certo Neverland era infinitamente più bella…
    Mi sarei trovata bene!
    Lo speravo con tutta me stessa!


    Papà lacrimava mentre mi salutava, zia Connie invece era una donna più pratica: bella la tua nuova cameretta, speriamo che la tua compagna di stanza sia simpatica, telefoneremo noi non ti preoccupare, ricordati di cambiare frequentemente l’intimo…
    Neanche avessi cinque anni…
    Ciao, ah! E buono studio!

    Tra noi restarono delle cose non dette, ma a me arrivarono comunque tutte: divertiti, cerca di dimenticarlo, questi i due filoni principali, il resto erano consigli di comportamento ed incoraggiamenti.

    Li guardai allontanarsi dal dormitorio, zia teneva sotto braccio papà, che di sicuro piangeva, e parlottava con lui.
    Mi sedetti sul letto sospirando ed iniziai a fantasticare sulla mia futura compagna di stanza per i prossimi, speravo, quattro anni.




    Non dovetti attendere molto.
    La ragazza che entrò dalla porta mi rivolse subito un affabilissimo sorriso:

    -Ciao! piacere, io sono Kara!-

    Allungò una mano verso di me, mentre contemporaneamente sfilava berretto e cuffie del walkman.

    Take away my money
    Throw away my time
    You can call me honey
    But your no damn good for me…


    Ok! Coincidenza!
    Sfilò la felpa e si girò.
    Maglietta del Dangerous Tour.

    Altra coincidenza!

    -Vengo da Gary, Indiana-

    Mi sa siano troppe ora le coincidenze…

    -…la città dove è nato Michael Jackson. Ti piace Michael?-

    Noooo!!
    Cazzo!

    Tra tutti i 15.000 iscritti a questa università proprio qua questa doveva venire!!?


    Col tempo scoprii che era fan di Michael da sempre, era figlia di fans di Michael, una zia aveva fatto le elementari con Michael, conosceva a memoria tutte le canzoni di Michael fin dagli esordi con i Jackson 5, anzi ancor prima da “Big Boy”, fino al presente e pure gli inediti!
    In più era vicepresidente del fan club del Midwest, conosceva tutto di lui, e quello che non sapeva immaginava, aveva un’enorme collezione di tutto il possibile e riusciva a scoprire le cose in tempo reale, probabilmente anche quante volte al giorno Michael tirava lo sciacquone!

    La sua scrivania fu presto riempita di foto varie, un angolo era riservato alla pila di CD, con radio e lettore incorporato, nei cassetti album di foto e oggettini vari, sulla parete di fianco al letto poster più o meno giganti, nell’armadio magliette e felpe con il suo volto, sulle grucce i giubbini del Bad e Dangerous Tour…


    E mentre sistemava il tutto continuava a chiacchierare allegramente.
    Io rispondevo a monosillabi, probabilmente avrà pensato che fossi una persona poco socievole, l’unica cosa che riempiva la mia testa era

    ENORME SFIGA!


    Non capite male, Kara, extra Michael, è una delle persone più simpatiche che conosco!
    Lei è un afro americana, alta, magra, un fisico da modella, una cascata di stretti riccioli sciolti sulle spalle, un bellissimo sorriso.
    Altruista, intelligente, solare,…

    In quei quattro anni ci siamo divertite un mondo!

    Entrambe avevamo scelto di frequentare la “Graduate School of Business”.

    Entrambe avevamo spalancato la bocca spaventate alla consegna dei testi-mattone su cui avremmo studiato: matematica, diritto privato, storia dell’economia, gestione delle imprese, istituzioni ed economia, sistemi di elaborazione delle informazioni, marketing, organizzazione aziendale, finanza aziendale, statistica, informatica, …

    Entrambe abbiamo pensato di fuggire la notte successiva guardando la mole di cultura che ci adocchiava da sotto la scrivania, unico posto libero in cui “cacciarla”.

    Entrambe guardandoci negli occhi abbiamo stretto un patto, che suggellava anche la nostra nascente amicizia, “Noi ce la faremo!”


    Ed in effetti dopo un inizio burrascoso, in tutti i sensi dato che kara ascoltava la musica di Michael 24 ore al giorno e non sempre con gli auricolari!, ce la facemmo.

    Io imparai ad ignorare quegli occhi marroni che mi osservavano dalla parete, quella grande mano che afferrava beata (essa, la mano) il cavallo dei pantaloni, tutti gli scoop che puntualmente mi arrivavano da, in successione, Kara, gli zii, Frank (che a quanto pare non si era arrabbiato più che tanto degli scherzi e si era impegnato, anche lui sigh, a tenermi devotamente informata su tutto quanto riguardava l’universo Michael.)


    La mia era diventata una vita di studio (tanto), sport (un po’ meno, ma Kara mi aveva convinto, da assidua salutista, a frequentare giornalmente la palestra) e ragazzi.

    Avete capito bene, uomini!

    Insomma eravamo due belle ragazze e spopolavamo non solo tra le matricole, ma anche tra i più grandi.
    Ok, potrei fare l’elenco di tutti quelli con cui uscii (alcuni anche in comune con Kara) durante il periodo dell’università sia in ordine cronologico, sia alfabetico, che della nostra (mia e di kara) “personale tabella di valutazione”.

    Ma sarebbe inutile.

    Molte cose li accumunavano: erano tutti intelligenti, simpatici, belli, sportivi (ma non troppo), ambiti da tutte, duravano in media un paio di settimane e poi…

    E poi non erano “Lui”!

    (Kara non sapeva di Michael, era però al corrente di un misterioso amore non corrisposto)

    Entrambe confrontavamo il patner con “lui” ( anche se io inconsciamente) ed al terzo “No! lui non è così! No! lui non farebbe così!”…

    Addio!


    Avevamo fatto sesso con loro occasionalmente?

    Dipende dal significato che attribuite alla parola generica “Sesso”.

    -“Qualcosina” Sì! Una toccatina qua e là ( di solito, per me almeno, questa era una delle cause di “addio”)
    -“Sesso da sole nel buio della stanza” Beh…(solo quando la compagna era impegnata in altro, ed ovviamente entrambe con bene in mente l’oggetto dei nostri desideri, anche se io non volevo confessare neppure a me stessa chi fosse l’oggetto in questione.)
    -“Sesso completo con un uomo” No! Non eravamo pronte. Entrambe volevamo che la prima volta fosse speciale.


    E così passarono gli anni universitari, il risultato: una laurea, un’ottima amicizia, tanto studio, tanto divertimento ed ovviamente “un’enciclopedia di notizie su Michael” by Kara!
  15. .
    Kara...una nuova amante?...oppure... :lol:

    Lo saprete al prossimo capitolo :lool:

    Benvenute alle nuove arrivate e grazie a tutte :hug:
1715 replies since 5/11/2010
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