E.S. Endless Soul

Genere: Fantastico Rating: Rosso

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    Anche se Michael è un fantasma saprà senz'altro riportare Edelweiss sulla retta via. Grazie per il bellissimo capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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    Rob mi fa un po' pena :lol: ma siamo tutti rinco quando ci innamoriamo perciò lo capisco! Il fatto è che Edel non ha ancora appreso il concetto di karma e non vorrei che le tornasse indietro proprio tutto ciò che ha seminato fin'ora...perché in caso sarebbero cavoli amarissimi :D
    Continua!
     
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    CITAZIONE
    Il fatto è che Edel non ha ancora appreso il concetto di karma e non vorrei che le tornasse indietro proprio tutto ciò che ha seminato fin'ora...perché in caso sarebbero cavoli amarissimi :D

    Quanto hai ragione, Eff! :asd:

    Carissime, non so davvero come ringraziarvi :occhi:



    “THIS IS NOT AN ILLUSION – part one”



    L’orologio da polso di Edelweiss indicava le 11:45; era in ritardo, ma non c’è da stupirsi per questo.
    Camminava spedita lungo il viale che la portava all’edificio, che le era stato indicato di raggiungere; la strada era insolitamente deserta e questo avrebbe, di certo, fatto preoccupare Edel, se non fosse stato per la grande angoscia, che tentava di nascondere dietro le lenti scure dei suoi occhiali da sole: aveva già ricevuto due chiamate da parte di Jamal, che le aveva chiesto il motivo del suo ritardo, ed il suo tono non le era piaciuto affatto.
    La tensione rendeva l’atmosfera ancora più asfissiante: si sentiva avvampare e temeva di poter svenire da un momento all’altro; per l’aggiunta, quella mattina aveva anche saltato la colazione e lo stomaco, vuoto, protestava con gorgogli imbarazzanti.
    Proprio quando stava per salire il primo gradino della breve scalinata che portava all’interno della struttura, fu colta da una folata di vento, che avvolse il suo corpo e la levò appena da terra.
    Prima che potesse gridare dallo spavento, percepì una certa pressione spingere contro le sue labbra, come se una mano le stesse tappando la bocca. Al contempo, un profumo dolciastro si inoltrò nelle sue narici, ma era fin troppo terrorizzata per avvertirlo.
    Non ebbe neanche il tempo di dimenarsi: perse i sensi all’stante, mentre il suo corpo si sollevava ancora più in alto, seguendo un andamento vorticoso.
    “Stai tranquilla.” Sussurrò lui al suo orecchio, stringendola a sé con fare protettivo.
    Sapeva che l’avrebbe spaventata, ma non credeva che avrebbe reagito così violentemente, svenendogli tra le braccia.
    Doveva cercare di non preoccuparsi troppo: doveva essere estremamente concentrato, altrimenti avrebbe corso il pericolo di farla cadere.

    La adagiò all’ombra di un grande cerro, sul prato che ricopriva la sponda del lago.
    Stanno facendo un buon lavoro… ma questo Ranch, non tornerà mai com’era la mia cara Neverland. Rifletté sul bordo del lago, specchiandosi in un punto dove le ninfee, cresciute spontaneamente col passare degli anni, erano già state estirpate.
    Forse cominciava ad arrendersi all’idea che quel ranch non era più di sua proprietà, ormai.

    Edelweiss sbatté più volte le palpebre confusa; quando aprì del tutto gli occhi, dovette coprirli immediatamente per via dei raggi del sole che filtravano tra le fronde del grande albero, bagnandole il viso.
    Si mise seduta con lentezza, ma quando si rese conto di ritrovarsi su una distesa d’erba, balzò in piedi e per poco non sbatté il capo contro un ramo.
    “Ma dove mi trovo?” Domandò disorientata ed inorridita al contempo: ritrovarsi sdraiata in mezzo ad un prato, col suo costoso tailleur firmato, la terrorizzava.
    Sentì il sangue ribollirle nelle vene e le tempie pulsare violentemente, scandendo uno ad uno i battiti accelerati del suo cuore.
    Guardò d’innanzi a sé e scorse la figura di Michael, che se ne stava in piedi, poco distante da lei, e le dava le spalle.

    “Tu sei un farabutto!” Lo insultò, colpendolo alla schiena con la sua borsa in pelle nera.
    Colto alla sprovvista, perché sovrappensiero, rischiò quasi di cadere in acqua; fortunatamente riuscì a mantenere l’equilibrio.
    Si voltò verso di lei ed abbassò lo sguardo, morendosi il labbro inferiore.
    “Ti rendi conto che a quest’ora avrei dovuto tenere uno dei colloqui più importanti della mia vita?!” Sbottò prima che lui potesse proferire qualcosa, lasciandosi prendere dal panico. “Oh, Dio… cosa racconterò a Jamal, adesso?”
    Si guardò attorno e, solo allora, si rese conto di ritrovarsi nel ranch.
    Michael stava per aprire bocca, ma lei lo precedette: “E poi, si può sapere perché mi hai portato qui?! Detesto questo posto! Spiegami perché mi hai portato fin qui!”
    Lui sospirò.
    “Ora non è il momento di darti troppe spiegazioni; non posso. Però, se sei qui un motivo c’è e… lo capirai, un giorno, se farai come ti indicherò.” Parlò impacciato: da un lato, il fatto che non poteva darle spiegazioni lo metteva in difficoltà; poi, vederla tanto adirata non faceva altro che peggiorare la situazione.
    “Cosa? Senti, io non farò un bel niente! Ho un incontro con Jamal Bruke e ho intenzione di esserci; quindi, sei pregato di riportarmi indietro.”
    Michael si avvicinò a lei e le afferrò le braccia, guardandola dritta negli occhi.
    Il suo sguardo penetrante era da togliere il fiato; la stessa Edelweiss fu sorprendentemente scossa.
    “Edelweiss… ascolta: sono rammaricato del fatto che abbia saltato questo appuntamento, ma un giorno mi ringrazierai. E poi eri già in ritardo, prima che io arrivassi; quindi…”
    “Allora avevo ragione sul fatto che tu mi hai portato qui! Dannazione… mi hai messo nei casini!”
    “Lo so, mi dispiace… ma ora ti conviene che faccia come dico io.”
    Entrambi stavano iniziando a cedere, l’uno all’altro: Michael cominciava a dimostrarsi meno duro e più apprensivo, mentre Edel sembrava iniziasse a rendersi conto del fatto che non poteva opporsi alla sua volontà, tanto non sarebbe andata da nessuna parte; ciò non vuol dire che non tentò di ribellarsi, successivamente, ma stavolta si arrese: “Cosa devo fare?” Sospirò seccata.
    Lui abbassò lo sguardo e prese un grande respiro. Darà di matto, ne sono sicuro.
    “Dovresti… prendere la mia mano… ed immergerti nel lago.” Le sue guance si dipinsero violentemente di rosso: ecco che adesso scoppia come un vulcano.
    “Tu sei impazzito! Senti, non hai la minima idea di quanto mi sia costato questo outfit!”
    “Non succederà nulla al tuo outfit, fidati di me.”
    “Come posso fidarmi? Come posso immergermi nel lago e riuscirne incolume?”
    “Parli come se dovessi affrontare una prova che mette in rischio la vita!”
    “Lo è! I miei vestiti si sgualciranno tutti!”
    Piagnucolò provando dispetto per la risata divertita di lui.
    “Fidati, non accadrà…” prese una breve pausa, volgendosi nuovamente verso il lago “tutto è possibile.”

    “Soltanto una cosa: quando saremo in acqua, copriti gli occhi.” Le indicò osservandola con la coda dell’occhio; era letteralmente terrorizzata: non temeva soltanto per i suoi vestiti costosi, ma anche perché era del tutto ignara di ciò a cui stava andando incontro. Perché devo immergermi lì dentro? Cosa ha intenzione di fare?!
    “Non succederà nulla, puoi stare tranquilla; pensa solo a coprire bene gli occhi. Prendi la mia mano.”
    Lo guardò spaesata, con gli occhi di un’altra Edelweiss: era caduta la maschera della donna di ferro, sicura e tenace; senza che lei lo volesse, era rimasta impotente davanti quello spirito che, come lei, iniziava a mostrarsi diversamente da come si era proposto nei giorni antecedenti.
    E se precedentemente si era sentito costretto a smontare quell’impalcatura imponente, ora era riuscito a farlo senza troppi sforzi; del resto, quel travestimento da spiritello presuntuoso e prepotente non gli calzava a pennello: stonava con quella sua natura gentile, affabile, rassicurante, che finalmente veniva alla luce anche in sua presenza.
    I suoi occhi ricambiarono lo sguardo, profondi; l’espressione seria, ma serena, del viso lasciava trasparire un’assoluta tranquillità.
    Si inumidì il labbro inferiore, poi la sua mano avanzò decisa verso quella di lei, che ricambiò il gesto con insicurezza, fin quando i loro palmi si sfiorarono.
    La presa di Michael era salda e delicata al tempo stesso; al tatto, la sua pelle risultava liscia come i petali vellutati di un’orchidea e quella della ragazza, di sicuro, non era da meno.
    Avanzarono di due passi, e già i loro piedi sfioravano il limite dell’acqua; Edelweiss prese un grande respiro e strizzò gli occhi per non guardare la brutta fine delle sue scarpe e dei suoi abiti.
    Procedettero ancora; ad ogni passo, il lago sembrava farsi sempre più profondo, più di quanto sembrasse nel vederlo dall’esterno.
    I loro corpi furono pervasi da una corrente refrigerante, che li avvolse dalla testa ai piedi.
    Edel fu presa da un brivido, che le percorse tutta la spina dorsale; strabuzzò gli occhi e, quando si accorse che Michael stava per coprire i suoi con l’avambraccio destro, copiò il suo gesto.
    Il candore di una luce abbagliante li investì interamente; allora presero a vorticare leggiadri, come fossero due farfalle nel bel mezzo di un turbinio lieve, fresco e piacevole, mossi da una forza sovrannaturale, che andava oltre il tangibile.
    Tutto d’un tratto, Edelweiss si sentì colmata da una sensazione di benessere, mai sperimentata precedentemente; i muscoli si rilassarono, il cuore riprese il suo battito regolare.
    “Puoi aprire gli occhi, ora… e tornare a respirare!” Suggerì Michael con una risata delicata.
    Edel dischiuse le palpebre, fino a spalancarle del tutto.
    E adesso dove cavolo siamo?


    Spero vi piaccia :love:
     
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    Che splendida sorpresa le farà Michael dal cuore d'oro, incantevole di viso e dal profumo fatato. Grazie per lo splendido capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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    sto "guardando" questo bellissimo film e non posso smettere proprio....
    C O N T I N U A ti prego!
     
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    306 visualizzazioni ... wow! Un sentito grazie a tutte quante, specie alle mie care Francesca ed Eff :love: Sono davvero felice che la mia storia vi piaccia tanto :occhi:


    “THIS IS NOT AN ILLUSION – part two”



    Quel posto sembrava esser dimenticato da centinaia di anni: le pareti erano annerite dal fumo e dalla muffa, che emanava un odore pungente; le poche sorgenti di illuminazione elettrica erano vecchissime; molte delle porte che davano al corridoio, sembravano quasi del tutto scardinate dalle imposte ed i colori, ormai opachi, coi quali erano state verniciate più volte, parevano voler contendersi le loro superfici; il pavimento in mattoncini rossi era ammaccato e crepato in più punti.
    “Siamo arrivati.”
    L’espressione di Michael era cambiata del tutto: le labbra erano contorte per l’amarezza e lo sguardo pareva assente, come se si fosse perso altrove.
    “Dove siamo?”
    Edelweiss sollevò gli occhi al soffitto, inorridita dalle condizioni di quella struttura, tanto che aveva la sensazione che il suo stomaco si stesse aggrovigliando su sé stesso per il disgusto.
    “Ora lo vedrai…”
    Lo seguì senza proferir parola, cercando di guardare altrove, ma ovunque si girasse scorgeva soltanto desolazione; allora si concentrò sulla figura esile di lui, che la guidava verso una delle porte. La scostò e questa produsse un cigolio stridente, tanto da attirare l’attenzione dei tre bambini che sedevano su di un letto, a giocare con delle piccole automobiline. I loro visi erano pallidi, bianchi come il latte, e scarni così come i loro corpicini coperti di abiti sgualciti e consunti. Edelweiss sobbalzò all’indietro, portandosi una mano davanti alla bocca.

    “Sarà stato il vento…” Disse quello che sembrava il più grande, tornando a far muovere la macchinina sulla sponda del lettino. Un altro lo seguì, mentre il terzo rimase con gli occhi fissi sull’uscio, dov’erano Michael ed Edel, ma sembrava riuscisse a guardare oltre.
    “Non ci possono vedere, né sentire.” Spiegò lui, mantenendo lo sguardo sui piccoli.
    “Cosa vuol dire?” Era confusa e, forse, anche un po’ impaurita.
    La loro attenzione fu colta dall’urlo di una bambina, che chiamava disperatamente sua madre; poi seguì il rumore dei passi pesanti, che percuotevano veloci i mattoncini del pavimento.
    I due si precipitarono nella stanza dalla quale provenivano le grida: una bimba accaldata e grondante di sudore si dimenava nel letto, mentre una donna ed un medico tentavano di tenerla ferma e di tranquillizzarla.
    “È da giorni che va avanti così. Nonostante le cure, la febbre non scende e spesso le prendono questi attacchi di delirio: continua a chiamare sua madre, ad urlare fino allo sfinimento...” Disse la donna in preda al panico.
    “Cerchi di farla voltare e la tenga ferma.” Rispose solamente il dottore, allontanandosi per rovistare nella sua ampia valigia in pelle; mentre l’altra cercava di fare come le era stato ordinato.
    “Non voglio guardare…” Sibilò Edelweiss cominciando ad agitarsi; Michael non l’ascoltò. Il suo volto era ancora più affranto dal dolore: neanche lui avrebbe voluto assistere a quella scena, ma doveva restare, così che anche Edel potesse essere partecipe della sofferenza di quella bambina. Deve capire… Strinse i pugni, fino a far diventare le nocche bianche: voleva far qualcosa, ma non poteva; non in quell’occasione.
    Il medico si riavvicinò alla piccola e le iniettò una dose di tranquillante con una siringa.
    All’urlo straziato della bambina, Edelweiss fuggì della stanza; non avrebbe sopportato altro di più: non riusciva ad essere indifferente a tanto dolore, a tanta miseria; avrebbe voluto lasciarsi scivolare tutto addosso, così come aveva imparato a fare da un pezzo, ma non poteva, era più forte di lei.
    Come si può restare indifferenti davanti ad una scena tanto straziante? Come si può far finta di nulla, dopo essersi confrontati con la povera realtà nella quale vivevano quei bambini?
    Non c’era lusso, non c’era sfarzosità, non c’era sicurezza, niente, assolutamente niente di tutto ciò; solo decadimento, rovina, pericolo. Era lontana, ben lontana dal mondo al quale era stata abituata. Per l’aggiunta, il degrado di quel posto si riversava in quei bambini resi minuti, fin troppo minuti, dalla fame; con gli occhi spenti, ormai privi di speranza… anche i loro gesti lo lasciavano a vedere: strusciavano le loro macchinine con monotonia e svogliatezza, aspettando l’arrivo della sera per chiudere i loro occhietti e trovare ristoro tra le braccia di Morfeo. Lì avrebbero potuto sognare una famiglia, una vita felice; potevano vedersi fuori da quelle mura vecchie, sporche e impregnate da quel cattivo olezzo: potevano correre sul prato, all’aria aperta, alla luce del sole, e ridere spensierati dietro un pallone, assaporando l’odore dell’erba fresca, appena tagliata, sotto gli occhi attenti ed orgogliosi dei loro nuovi genitori.

    “Edelweiss…” Michael soggiunse alle sue spalle facendola sussultare.
    “Michael, portami via di qui!”
    Si voltò verso di lui ed i loro occhi si incontrarono, fissandosi per un istante interminabile.
    Era soltanto colpa sua se adesso si sentiva pervasa da un senso di nausea; lo avrebbe maledetto, lo avrebbe insultato, avrebbe imprecato sino a far scendere Dio in terra, ma lo sconforto che provava era tanto da annullare ogni altro sentimento.
    Lui restava lì inerte; sembrava quasi che potesse prosciugare l’oceano azzurro delle sue iridi, mentre la scrutava per capirla a fondo.
    Sì, andiamo.

    Quello era stato il primo passo, ma non sarebbe bastato questo per cambiarla.

    Raggiunsero l’esterno silenziosamente, senza neanche scambiarsi uno sguardo.
    “Stavolta, non torneremo come prima.” Edelweiss lo guardò in cerca di spiegazione, allora lui continuò: “Non spaventarti come hai fatto stamattina. Voleremo ancora più forte, per cui…” un lieve imbarazzo gli fece sospendere brevemente le parole “tieniti stretta.”
    “Ti odio.”
    Ribatté guardando altrove, avvinghiandosi a lui controvoglia. Gli era così vicina, che il suo profumo risultava ancora più forte; tanto da nausearla più del solito.
    Lui le cinse la vita e si sollevò da terra per riportarla a casa.

    “Come ti è venuto in mente di portarmi in quel posto? Tu dimmi cosa ti è saltato per la testa!”
    La pena provata di fronte a quei bambini e il successivo senso di ribrezzo e di sconforto, che tanto l’avevano scossa, erano scomparsi a poco, a poco; ed ora Edelweiss lasciava che la rabbia repressa nei confronti di Michael prendesse il sopravvento.
    “Edelweiss, non ho intenzione di discutere, ora…” Ribatté in un sussurro, lasciando che nel suo tono trasparisse la sua stanchezza: il volo fino a casa era stato decisamente estenuante; gli aveva sottratto molte energie.
    E poi, non voleva parlare, non in quel momento: la vista di quei poveri bambini lo aveva straziato; accadeva sempre così quando visitava un orfanotrofio, un ospedale, o semplicemente quando assisteva a scene di tanta miseria... anche di fronte ad uno schermo, tali immagini erano in grado di provocargli una commozione ed una sofferenza tale da fargli venire le vertigini e tremare le gambe, da stringergli lo stomaco in una morsa stretta, da togliergli il fiato, da fargli squarciare il petto in due. Inoltre, quella volta non aveva potuto far nulla per aiutare quei poveri piccoli; era stato costretto ad osservarli senza la possibilità di agire, di far qualcosa, almeno per farli tornare a sorridere per pochi secondi. Era avvilito, anche per questo: cosa c'entrava lui? Perché doveva subire la stessa pena che era toccata a quella ragazza?
    Il flusso di pensieri che arrivavano martellanti nella sua testa, furono presto interrotti dalle parole sbraitate da Edelweiss “Non mi interessa! Non devi mai più azzardarti a portarmi in quel posto, ok?”
    Voltò le spalle, deciso ad andarsene: non l’avrebbe ascoltata un minuto di più; del resto, anche lui aveva un limite di sopportazione. Meglio lasciarla cuocere nel suo brodo, senza alimentare il fuoco.
    “E non voltarmi le spalle! Per l’aggiunta, ho saltato il mio appuntamento con Jamal! Immagino non abbia la benché minima idea del casino in cui…”
    In che guaio mi hanno cacciato.
    Scosse la testa sconsolato, poi scomparve.
    “Ehi! Tu non sparisci così all’improvviso! Ti sto parlando!” Gridò con disappunto.
    La fragranza dolciastra di lui sparì all’istante.
    “Ah… Fottiti!”
    Si gettò sul divano sospirando amaramente. Per il nervoso, il suo corpo tremava dalla testa ai piedi.
    Calmati, Weiss: hai un bel guaio a cui rimediare. Chiama Bruke e convincila a darti un altro appuntamento.
     
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    Ecco,cominciamo a fare i conti con la coscienza eh? :asd: come primo assaggio non è stato male...ora vediamo come prosegue :)
    :smack:
     
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  8. ( StreetWalker ‚‚
     
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    Chi semina raccoglie. Continua perché Michael avrà molto da fare per cambiare il carattere cattivo di Edelweiss
     
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  9. Flower.7
     
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    Grazie tante per i vostri commenti, Eff & Streetwalker :love:
    E grazie a tutte coloro che stanno seguendo questa fan fiction :love:

    “COFFEE”



    Era così piena di gioia, che niente avrebbe potuto rovinarle la giornata: lo scorso Lunedì sera era riuscita a convincere Jamal Bruke a riceverla per un nuovo appuntamento e, così, le due si erano viste il giorno successivo. Il contratto era firmato e presto Edel avrebbe sfilato nelle capitali della moda: non stava più nella pelle; fremeva al solo pensiero di ciò che le aspettava, alla fama che avrebbe raggiunto.
    “Buongiorno, Miss Blinding!” La salutò Michael all’entrata dell’O.F.S., con un largo sorriso che metteva in risalto gli zigomi, sotto i grandi occhi neri.
    Edelweiss alzò le sopracciglia: “Dovrei salutarti?”
    “Dovresti.” Scosse la testa inumidendosi il labbro inferiore e riprese: “c’è una persona che ti sta aspettando.” Gettò lo sguardo all’interno della hall, indirizzandolo verso la figura di Layla, che sedeva su una delle poltrone.
    Edelweiss schiuse la bocca per lo stupore; gli rivolse un’occhiata perplessa e poi, senza proferir parola, si avvicinò a Layla.
    “Cosa c’è?”
    La ragazza la guardò disorientata: “Michael ha detto che volevi parlarmi…”
    Oh, Dio… ma come si è azzardato?!
    Avrebbe voluto tornare indietro e dirgliene quattro; ma gli occhi di Layla, fissi su di lei, la pietrificavano.
    Nel vederla esitare, abbassò lo sguardo e soffiò delusa: “Lo immaginavo…” Prese un gran respiro, tenendo per sé parole piene d’amarezza: sapevo benissimo che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare il primo passo.
    “Beh… a dir la verità, ho provato a chiamarti.” Ammise Edel grattandosi un braccio, catturando nuovamente l’attenzione dell’altra. Non risponde… di qualcosa. Respirò profondamente. Sì, ma è così difficile. Già, le costava molto mettere a nudo i suoi veri sentimenti, ammettere che le mancava; era arduo anche doverlo accettare. Dillo tutto d’un fiato, avanti! “Mi mancavi.”
    Layla non esitò a risponderle: “Anche tu mi sei mancata, per quanto abbia potuto essere stronza.” Sorrise dolcemente, sfumando le ultime parole in una lieve risata.
    Edelweiss roteò gli occhi contrariata: “Mi comporterò meglio, d’ora in poi.”
    Questa affermazione colse di sorpresa Michael che, poco distante, stava origliando l’intera conversazione, sorridendo compiaciuto. Forse siamo sulla buona strada!
    E tese le orecchie per ascoltare meglio la discussione, passeggiando con aria d’indifferenza davanti la portineria.
    “Sono proprio curiosa!”
    “Beh, ora devo andare… e anche te, immagino.”
    Tagliò corto frettolosamente.
    “Ci vediamo stasera? Potremmo rimediare il tempo perso durante queste due settimane.”
    “Ok. 21:30 al Poisonous.”
    “Perfetto.”
    E si diresse spedita nel suo camerino.

    Approfittando di un momento di pausa, decise di prendere un bel caffè presso il distributore all’angolo della hall.
    Stava afferrando una cannuccia, quando avvertì una presenza alle sue spalle.
    “Dovresti ringraziarmi.” Ritenne Michael sorridendo divertito, anche se non era riuscito a spaventarla come avrebbe voluto.
    Edelweiss afferrò velocemente il suo caffè e si voltò verso di lui.
    Era merito suo, se le cose con Layla si erano sistemate; tuttavia questo non le faceva frenare la voglia di cantargliene quattro: si è pur sempre permesso di impicciarsi in affari che non lo riguardavano!
    “Tu…”
    “Volevo raggiungerti prima, ma sembrava avessi fretta.”
    La precedette, riuscendo a farle prendere un altro discorso.
    “Ho una carriera a cui pensare, io. Non lavoro mica per hobby, come fai tu.” E portò la cannuccia alla bocca, sorseggiando il caffè insipido, puntando i suoi occhi.
    “Ho i miei motivi, per fare la guardia di questo posto.”
    “Pff... quali sarebbero? Importunare spudoratamente le modelle?”
    Alzò le sopracciglia, continuando a bere.
    Michael ridacchiò divertito, nonostante provasse un lieve imbarazzo. Socchiuse le labbra in un sorriso e poggiò una mano contro il distributore, alle spalle di Edelweiss.
    Lei lo osservò dai piedi alla testa, percorrendo cogli occhi il suo corpo snello, slanciato, dalle spalle larghe sulle quali ricadevano lunghi ricci corvini. Mh… però c’è da dire che non è niente male. Poi scosse il capo inorridita: ma cosa ti salta per la testa, Weiss? Ti sei bevuta il cervello?!
    “Può darsi di sì, e può darsi di no.”
    Il perché di quella risposta? Non c’era, veramente: voleva solamente confonderla, punzecchiarla; immaginava di farla innervosire e questo lo avrebbe divertito: a volte provava ancora quello stuzzicante piacere nel farla dare di matto per delle sciocchezze.
    Ma il suo intervento non la impensierì troppo; anzi, con una certa sfacciataggine sviò l’argomento domandandogli: “Cosa vuoi?”
    “Sei in pausa, giusto?”
    “Se non fossi stata in pausa non mi sarei trattenuta tanto, non credi?”

    Michael scosse la testa sorridendo divertito: ecco che comincia a scaldarsi per niente.
    “Com'è andata con Jamal? L'hai convinta a farti prendere per la sfilata?”
    “Non ci sono voluti troppi sforzi.”
    Si lasciò sfuggire; poi lo guardò perplessa: “ma tu cosa ne sai?”
    “Ho le mie fonti.”
    Alzò le spalle guardando altrove, ricevendo una brutta occhiata da parte di Edel. Non poté evitare di ridere ancora.
    “Sei così prevedibile...”
    Edelweiss stava per aprir bocca, quando Layla arrivò ed esclamò scioccata: “Allora è vero che voi due vi parlate”
    L’amica serrò le labbra imbronciandosi.
    “Strano, vero?” Fece Michael divertito.
    “Già, proprio strano.” Approvò Edelweiss innervosita, ticchettando con le dita contro il cartone del contenitore del caffè.
    “Allora facciamo progressi!”
    L’occhiataccia da parte di Edel fu inevitabile, ma Layla tentò di non darle troppo conto. D’altro canto, Michael cercava di trattenersi dal ridere, ma con scarso successo: riuscì soltanto ad attenuare le risate in risolino sommesso.
    “Allora che ne diresti di uscire con noi, stasera?”
    Sta per arrivare il momento in cui prenderai tutti a sberle, Weiss; se non l’hai fatto fino ad’ora, sei in procinto di stampare cinque dita sui visi di questi due!
    “Stasera? Dove?”
    Perfetto! Mr Layla-sono-sempre-d’accordo-con-te ha accettato!
    “Veramente, doveva essere un'uscita soltanto per noi due!”

    Avvicinò il bicchierone alla bocca e bevve quanto restava del suo caffè, ormai divenuto freddo.
    “Al Poisonous, stasera alle 21:30. Mangeremo qualcosa lì.” Replicò Layla con un sorriso invitante;del resto, si sentiva in dovere di renderlo partecipe della serata: era soprattutto grazie a lui, se lei ed Edelweiss si erano finalmente riavvicinate. Di avvicinò a quest’ultima e sussurrò adenti stretti: “Suvvia, Edel! Ci sarà anche Mattew, no? Una buona occasione per uscire tutti insieme, da buoni amici.”
    La ragazza prese a tossire violentemente: per poco non si era strozzata.
    “Poisonous... ma tu guarda che coincidenza!” La stuzzicò Michael osservandola con malizia; non era ancora soddisfatto: doveva farla andare su tutte le furie.
    Layla strabuzzò gli occhi ed emise uno sbuffo rumoroso, tentando di mantenere la bocca chiusa, coprendola col palmo di una mano, per tenere a freno le risate.
    Mi dispiace, cara Edel; ma Michael ha proprio ragione!
    “Sei proprio uno stronzo!” E senza pensarci su due volte, sollevò il suo bicchiere e rovesciò quanto restava del caffè sulla cappello della sua divisa; poi se ne andò sotto gli occhi increduli di lui, rimasto senza parole.
    “Non cambierà mai…” Commentò Layla desolata, scuotendo la testa.
    Oh, no... deve cambiare.
     
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    None of your scars can make me love you less

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    Mh… però c’è da dire che non è niente male.

    Ehhhh no, :rolleyes: non è per niente male :D lo dico anche io :drool:
    Grazie dello splendido capitolo,ti seguo sempre con molto piacere! :smack: :congra:
     
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  11. ( StreetWalker ‚‚
     
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    Ottimo quale sarà il piano per farla infuriare e far cambiare carattere
     
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    Michael l'ha messa nel sacco, grazie per il bel capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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  13. Flower.7
     
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    Grazie di cuore a tutte quante! Sono contenta di sapere che la mia storia vi piaccia :love:

    “MICHAEL’S FIRST REVELATION”


    Il locale era gremito di persone; del resto era uno dei più noti di tutta Los Angeles.
    Edelweiss, Mattew e Layla sedevano al tavolo aspettando Michael impazienti: erano le ventidue, e di lui non c’era neanche l’ombra.
    “Io dico che questo Michael è un grande sfacciato: non si fanno mai aspettare due belle signorine.” Criticò il bodyguard, adulando le due ragazze. Mike non gli era mai andato a genio: nonostante sapesse che Edel non lo sopportasse, vedeva in lui un possibile rivale, un ostacolo, nonché un intruso da eliminare.
    “Mattew, per favore.” Lo riprese Edelweiss scocciata, scuotendo la testa, gettando un occhiata fugace sulle persone che ballavano poco distanti dai tavoli ancora affollati.
    Layla rimase a bocca aperta, accennando ad un sorriso di compiacimento: “Hey, come mai adesso lo difendi?”
    “Non lo sto affatto difendendo! Soltanto che Mattew deve imparare a tenere la bocca chiusa e a farsi i fatti suoi. È qui per tutelare la mia incolumità, non per starsene a spettegolare.”

    Il povero Mattew si fece piccolo, piccolo, sotto lo sguardo gelido della ragazza.
    “Ma Edel, poverino! Sei proprio velenosa, stasera.” La riprese Layla guardando l’altro con rammarico.
    “Ho fame. E se entro due minuti Michael non si decide ad arrivare, divorerò anche lui!”
    Mentre Edelweiss parlava, ecco che lui si faceva largo tra la gente. Quella sera era di uno splendore abbagliante e molti si voltavano per osservarlo, al suo passaggio. Indossava un completo elegante: giacca e pantaloni neri, di una stoffa pregiata, ed una camicia di seta color eliotropo (meglio conosciuto come lavanda brillante; una via di mezzo tra il rosa ed il porpora) ai piedi calzava un semplice paio di mocassini in vernice, scuri.
    Sembrava non curarsi del suo ritardo e avanzava verso i tre con sorriso smagliante, capace di togliere il fiato.
    “Ma hai visto quant’è bello stasera?” Commentò Layla sottovoce, all’orecchio dell’amica. Allora questa portò gli occhi su di Michael e lo scrutò con attenzione.
    Cazzo, Edel, devi ammettere che sta proprio bene! Si lasciò sfuggire nei suoi pensieri: un commento subentrato automaticamente nella sua testa, quasi nell’immediato; un apprezzamento da demolire, assolutamente: ma resta sempre uno spiritello sfacciato che è arrivato in ritardo!
    “Mmh… sì, sta bene con quella camicia da frocetto: gli si addice.”
    “Grazie, Edelweiss, è sempre un piacere riceve complimenti da parte tua!”
    Ribatté lui mantenendo il sorriso, poggiando le grandi mani dalle dita affusolate sul tavolo.
    Non appena la sua dolce fragranza le si insinuò nelle narici, Edelweiss fu pervasa dal solito senso di nausea
    Era pronta a rispondergli, ma lui la precedette: “Buonasera, ragazzi; scusate il ritardo… ero qui da un po’… voi non eravate ancora arrivati, e così mi sono concesso alle danze;” ridacchiò allegramente “e quando inizio a ballare, è davvero difficile riuscire smettere.”
    Mattew bofonchiò un ciao a malapena, mentre Layla rispose che non c’era bisogno di scusarsi.
    Tutta questa gentilezza è sprecata, povera Lay. Pensò Edelweiss arricciando le labbra, per poi replicare: "Ti ho mai fatto un complimento?”
    Gli occhi del bodyguard guizzarono su di lui; ora fremeva dalla voglia di sapere se tra i due fosse nato un certo feeling. Michael non poté non accorgersene. Sei completamente cotto! Sorrise beffardo, e decise di divertirsi un po’, aumentando i sospetti del ragazzo: “Oh, certo! Anche troppi, direi… te ne sei dimenticata, per caso?” E le rivolse uno sguardo allettante. Mattew cominciò ad agitarsi, tanto che il suo volto si accese, tingendosi di un rosso scarlatto; nel frattempo, lo stupore e la curiosità di Layla andavano ad incrementarsi sempre di più.
    “Devi esserti bevuto qualcosa di forte per sparare queste stronzate! Non ho mai osato porti un complimento, né lo farò mai! Ora vogliamo ordinare qualcosa da mangiare?”
    Michael ridacchiò rallegrato, mentre la guardia del corpo si alzò spazientita: “Vado a chiamare un cameriere, Miss Blinding.”
    “Sii svelto.”
    “Certamente, Miss Blinding.”
    E si allontanò tra i tavoli in tutta fretta.
    “Come mai tutta questa fame, stasera?” Domandò Layla divertita dalla situazione, nonostante si sentisse confusa dai modi di quei due.
    “Mangia come un uccellino… è normale che la sera sia così affamata!”
    “Questi non sono affari che ti riguardano.”
    Volle metterlo a tacere, parlando sprezzante: detestava il fatto che tutti evidenziassero questa sua sorta di avversione nei confronti del cibo.
    Se avesse voluto digiunare per una settimana, lo avrebbe fatto; e gli altri avrebbero dovuto tenere la bocca chiusa: non sopportava l’idea che qualcuno potesse concedersi la libertà di giudicare i suoi modi di fare; era lei, soltanto lei, che aveva il diritto di decidere cosa fare della sua vita.
    “Miss Blinding, se vogliamo ordinare...” Soggiunse Mattew, seguito da un cameriere pronto ad annotare gli ordini.
    “Sei stato più veloce della luce!” Commentò Edelweiss, per poi rivolgersi al cameriere: “Un’insalata con finocchi, arance e olive nere. Da bere: una Vodka Twister Fizz.”
    Seguirono le richieste di Layla e Mattew, poi anche Michael ordinò: “Per me un’insalata di spinaci e mango. Da bere uno Screwdriver, grazie.”
    Edelweiss lo guardò come se avesse avuto di fronte un alieno: Ora mangia e beve, anche… non può essere un fantasma! Ma allora, che cosa è precisamente?
    I dubbi la ammutolirono per gran parte del tempo: si limitò a mangiare svogliatamente la sua insalata, ritrovandosi spesso a fissare il vuoto, con la forchetta a mezz’aria, tanto da far preoccupare Layla, che l’aveva richiamata più volte: “Edel, tutto bene?”
    “Sì, stavo solo pensando… niente di importante.”

    Michael la esaminò cercando di captare qualcosa da quella sfera ermetica nella quale si era improvvisamente chiusa.

    L’atmosfera si fece pesante: tutti sembravano chiusi nei loro pensieri; anche Mattew aveva trascorso tutta la cena senza spiccicare parola, con lo sguardo fisso verso il centro del tavolo, ed il suo piatto era ancora pieno.
    “Avanti, smettetela di fare gli asociali! Vogliamo ballare?” Propose Layla alzandosi dalla sua sedia, seguita da Michael.
    “Non so…” Fece Edelweiss pensierosa.
    “Avanti, andiamo!” La incitò Michael con un cenno della mano.
    Dopo aver esitato un po’, si decise: “Va bene… Mattew, andiamo?”
    Il ragazzo sembrò come cascare dalle nuvole: scosse la testa, come per svegliarsi dallo stato confusionale in cui si era ritrovato. “Cosa?” La guardò spaesato, non concependo come adesso volesse ballare con lui se all’inizio della serata lo aveva rimproverato in quella maniera spietata.
    “Hai sentito bene. Balliamo insieme?” Gli rivolse un sorriso seducente, capace di mandarlo in trepidazione fino ad inebetirlo del tutto.
    Avanti, razza di deficiente, non ho alcuna intenzione di ballare con quell’altro!
    Cavolo, ragazza… e come potrei dirti di no?

    “Certamente, Miss Blinding.” E si affrettò ad alzarsi in piedi con un movimento brusco, guardando Michael con soddisfazione. Stavolta ha scelto me!
    L’altro scosse il capo e si concentrò su di Edel: è inutile che tenti di sfuggirmi; prima o poi, stasera noi due faremo i conti ed io saprò cosa ti è preso.
    “Vieni, Layla, andiamo.”
    Le disse porgendole il braccio, da vero galantuomo, riuscendo a far arrossire la ragazza che lo seguì verso la pista da ballo. Di ragazzi così gentili se ne trovano pochi, ormai… ha dei modi che sono così fuori del tempo…

    “Adesso possiamo ballare noi due?” Parlò all’orecchio di lei, mentre le note della canzone, ormai giunta a termine, andavano sfumandosi, pronte per riversarsi in una nuova hit.
    Mattew gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo all’istante: moriva di gelosia.
    “Uffa… cosa vuoi?” Sbuffò Edelweiss distaccandosi inaspettatamente dal suo partner, voltandosi verso di Michael.
    “Ballare con te!”
    “E va bene… Matt, scusaci.”
    “Prego…”
    Sibilò lui, mentre sentiva il sangue ribollire rovente nelle sue vene, per la rabbia.

    “Il ragazzo è pazzo di te.” Commentò Michael, avvicinando la ragazza a sé, urlando per sovrastare la musica assordante.
    “Chi? Mattew?”
    “Oh, sì! Devi avergli spaccato il cuore!”
    “E allora?”

    Si allontanò da lui eseguendo una giravolta, facendo volteggiare i suoi capelli biondi. L’odore di cocco e vaniglia che essi emanavano, s’insinuò nelle narici di Michael dandogli quasi alla testa.
    Prese una breve pausa compiendo grandi respiri, facendo gonfiare e rivuotare il suo petto ad intervalli regolari.
    Era sotto i riflettori, che mettevano in risalto il suo corpo longilineo ed illuminavano le goccioline di sudore che imperlavano la sua fronte.
    “Niente, mi fa solo tanta pena.” Rispose Michael riavvicinandosi a lei, osservandola con attenzione. Però!…
    “Non posso farci nulla.” Tagliò corto provando soddisfazione: adorava sapere di essere ammirata; ed ora, inevitabilmente, anche Michael la stava ammirando: osservava i polpacci delle sue gambe, le cosce nude e rassodate. Quel vestito è dannatamente corto… Pensò mordendosi il labbro inferiore. Sarà anche stronza, ma è una gran bella ragazza. Ammise, provando un senso di piacere nell’esaminare il suo corpo. Ma devi smetterla, Michael. Non sei qui per questo, ora, e non sei più un ragazzino… vergognati! Potrebbe essere tua figlia… che dico… tua nipote, oppure la tua bisnipote, anzi, ancora peggio: La tua tris nipote! Oh, Dio… prendi il controllo di te stesso e falla finita! Si rimproverò duramente, provando imbarazzo per la situazione nella quale si trovava; non avrebbe mai creduto che una ragazza avesse potuto farlo sentire in quel modo, ora che non era più in vita.
    Continua a fissarti in un modo strano… ma che gli prende? Non è da lui… ritenne lei confusa, incontrando i suoi occhi, neri come la pece, profondi come l’oceano.
    “Prendiamo qualcosa da bere?”
    “Ok.”
    Entrambi distolsero lo sguardo l’uno dall’altra e si diressero lentamente verso il bancone.
    “Un Acquarium.”
    “Un Alabama Slammer, grazie; metta tutto sul conto del tavolo quindici.”
    “Tu devi spiegarmi cosa sei… è tutta la sera che ci penso: credevo fossi un fantasma, invece ho visto che mangi… bevi… e non mi pare affatto che i fantasmi bevano e mangino… non è così?”
    Forse era la prima volta che si rivolgeva a lui utilizzando un tono pacato, senza alterarsi, ma assumendo un comportamento del tutto tranquillo.
    Michael si guardò attorno, indeciso.
    “E va bene… ma non qui. Non è il luogo adatto. Posso tornare a casa con te, dopo?”
    “D’accordo.”

    Fu un’amara sorpresa, per Mattew, scoprire di dover tornare a casa in compagnia di Michael; era rimasto ammutolito per tutto il tempo, finché Edelweiss non gli rivolse parola: “Puoi andare, Mattew: siamo arrivati a casa tua.”
    “Ma signorina Blinding, io pensavo di doverla accompagnare a casa sua…”
    “Stasera non ce n’è bisogno, Mattew, grazie: sarà Michael ad accompagnarmi.”

    Quelle parole furono come una stretta al cuore per il nostro povero bodyguard.
    “D’accordo… arrivederci miss Blinding. Michael…”
    Scese dall’auto con la coda tra le gambe, come fosse stato un cane bastonato.
    “Poveretto…” Fece Michael, nonostante non potesse sopportare quel ragazzo, che lo vedeva come un antagonista senza alcuna ragione.
    Edel ridacchiò divertita; non le importava affatto se aveva infranto il cuore della sua guardia del corpo.
    “Sei meschina…” La accusò lui, con un lieve riso sulle labbra.
    “E mi piace!” Sì, le piaceva essere stronza; provava gusto nel giocare con i sentimenti altrui, sfruttando le persone, specie gli uomini, come fossero giocattoli.
    “Spietata…”
    E rise ancora. Mi sta facendo divertire… o sono solo ubriaca?

    “Avanti, sono tutt’orecchi!” Lo incitò interessata. Lui la guardò vago, poi ricordò di doverle svelare la sua identità, quello che poteva raccontarle.
    “D’accordo… sono morto centodieci anni fa… ma ora non voglio ricordare quel triste giorno: il dolore provato alla mia scomparsa, mi perseguita ancora oggi. Non immagini quanto sia stato difficile per me dover affrontare la mia morte prematura.”
    I suoi occhi si fecero opachi; velavano ricordi non più ben definiti, ma che continuavano a causargli una stretta amara e bruciante proprio alla bocca dello stomaco.
    Cazzo, quanto sei vecchio!
    “Quanti anni avevi?”
    “Cinquanta… quasi cinquantuno…”

    Cercò di riemergere alla realtà, di farsi forza per restare lucido, nonostante il dolore rischiava di prendere il sopravvento.
    “Ma ora sembri molto più giovane… ricordo che la prima volta che ti ho visto dimostravi più o meno quell’età…”
    “Sì… quando mi hai visto la prima volta, ero ancora un fantasma... avevo le stesse sembianze avute negli ultimi mesi della mia esistenza come essere umano, in carne ed ossa… poi… mi è stata data la possibilità di tornare in vita, in un certo senso: posso decidere io quando rendermi umano e quando, invece, tornare… immateriale, diciamo. È complicato da descrivere…”

    Ma in verità, se era umano era soltanto perché per avvicinarsi a lei gli era stato ordinato di vivere tra i comuni mortali, vivere come i comuni mortali; ma non poteva far conoscere ad altri la sua vera natura, quella di spirito.
    “Capisco…”
    “Questo sono io all’età di trentadue anni… allora ero solo un ragazzino.”

    La sua mente continuava a vacillare tra il presente ed il passato; ma i suoi occhi guardavano altrove, rovistando tra i ricordi degli anni ormai lontani.
    “E perché ti hanno dato la possibilità di tornare così?”
    Quella domanda lo riportò immediatamente alla realtà. Ed ora cosa poteva inventare? Di certo, non poteva dirle che se era tornato così, era perché doveva riuscire a farla cambiare; che soltanto in quel modo avrebbe ottenuto la redenzione, per poter, poi, varcare le Sacre porte del Cielo.
    “Oh, beh, ecco… mi è stato proposto di rimediare ai miei sbagli, ricominciando una nuova vita…”
    “E allora che bisogno c’è di restare, in parte, immateriale, come dici tu?”

    Adesso cosa le dico? Non poteva agitarsi: doveva riuscire a tenere il sangue freddo, per trovare una soluzione che potesse risultare credibile.
    “Oh… è perché il processo per diventare umano è complicato… inoltre, passare immediatamente dall’essere soltanto un’anima all’essere un uomo in carne ed ossa mi stravolgerebbe...”
    “Ci credo…”
    Annuì guardando davanti a sé, presa da mille pensieri.
    Per fortuna se l’è bevuta… ora, è meglio tagliare corto. “Mi fa piacere di essere riuscito a discutere civilmente con te, sai?” Sorrise compiaciuto e si alzò dal di vano per congedarsi.
    “Non ci fare l’abitudine…”
    Ribatté con tono irrisorio, forse spiritoso, senza neanche rivolgergli lo sguardo
    Scosse la testa: “Ora devo andare… ci vediamo.”
    “Ma dove andrai?”
    Domandò voltandosi verso di lui. Perlustrò i suoi occhi in cerca di una risposta, credendola racchiusa in quei due laghi neri.
    “Per adesso rimango a Nev-… ehm, nella villa di Robert… non ho denaro a sufficienza per trovarmi una nuova sistemazione… e poi quella è stata casa mia per molto tempo.”

    “A domani, Edelweiss; buonanotte.”
    “Buonanotte.”



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  14. ( StreetWalker ‚‚
     
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    E' chiaro la sua storia di fantasma. Riuscirà a far cambiare in meglio Edelweiss e a dichiarare il suo amore prima di Mattew
     
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    Michael è tornato in Vita per continuare la sua opera d'Amore come Brad Pitt nel film "Ti presento Joe Black", grazie per lo splendido capitolo Rita, attendiamo presto la continuazione
     
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75 replies since 19/3/2015, 17:27   1034 views
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