She was a heartbreaker.

History World Tour, 1996 - 1997.

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  1. jacksonshug
     
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    Capitolo 7.


    “Senti, George… sono un po’ stanca, non mi va di fare tardi, non stasera. Scusami.” – Dissi sedendomi su una panca di legno del backstage, dovevo dare di nuovo buca a George e avrei dovuto trovare una scusa credibile, non potevo di certo dirgli che avrei trascorso la notte con il suo capo, era troppo presto per far sapere di noi, quindi mi spremetti le meningi un bel po’ prima di convincermi a parlargli.
    Ovviamente l’essere stanca non avrebbe mai fatto la sua bella figura, ne ero più che consapevole, ma non sapevo cos’altro inventarmi, ero sempre molto felice di uscire con lui e Selene e in quel momento non sapevo come dirgli di no.
    “Alex, mi spieghi che ti prende? Sei strana, cosa ti succede?”
    Guarda, cosa mi succede non lo so nemmeno io e se lo sapessi probabilmente non sarei nemmeno qui a parlare con te come se niente fosse, ho più cazzi io per la testa che una prostituta il sabato sera, mio caro.
    Si, sono molto fine, lo ammetto, ma davvero… è una situazione complicata la mia.
    “Ma niente, sono solo stanca, davvero.”
    Ribattei cercando di sembrare più convincente, ma George sembrava non voler cedere, mi guardava attentamente negli occhi come se volesse scoprire attraverso di essi qualche indizio sui miei ripetuti ‘no’ ai suoi inviti.
    “Mi stai nascondendo la presenza di un uomo, me lo sento.”
    “Possibile che se una donna disdice un appuntamento deve avere per forza un uomo?” – Dissi scoppiando in una rumorosa risata, era una risata un po’ finta in verità, ma per fortuna mi era ben riuscita, se nel caso mi fosse andata male la carriera da truccatrice avrei intrapreso quella di attrice, ne ero più che convinta.
    “Si, è possibile. Posso sapere almeno chi è? Aspetta… è Chris, vero? Si vede da come ti guarda che è stracotto, è lui sicuramente.”
    Accidenti, George, ma che lingua lunga e che curiosità da bambino!
    “No, George, non è lui.”
    “Non è lui? Ma allora c’è un uomo! E’ Paul? No… John? Matt?”
    Li stava elencando tutti, peccato che forse il mio ‘uomo’, se così potevo definirlo, non faceva parte dello staff, in realtà era impossibile che lui riuscisse a capire che fosse Michael, quindi continuavo a ridere e a scuotere il capo velocemente mentre George elencava tutti i ragazzi presenti all’History World Tour.
    Il concerto era appena terminato, era andato alla grande e fu un enorme successo, tutti i presenti applaudivano e urlavano continuamente ed era impossibile alcune volte riuscire a sentire la voce di Michael, che gran parte delle volte era coperta dalle urla delle persone che stentavano a credere di averlo davanti ed era più che comprensibile.
    In realtà anche io stentavo a credere che fosse Michael, non vorrei essere fraintesa, sapevo che fosse lui ma… vederlo sculettare e muovere il bacino in quel modo mi faceva uno strano effetto, soprattutto se poi focalizzavo la mia attenzione su quello che era successo a Praga, aver baciato Michael Jackson, ovvero l’uomo che faceva impazzire le donne (e la sottoscritta) con i suoi movimenti sensuali del bacino… beh, era una strana sensazione.
    Ero stata a conversare con George dietro le quinte per tutta la durata dello spettacolo, eravamo andati anche prenderci qualcosa da bere (senza esagerare) e quando Michael scese dal palco mi lanciò un’occhiata strana, non sapevo come catalogarla, sembrava un po’ infastidito forse dal fatto che io fossi con George a chiacchierare, fu questa la prima impressione che ebbi e così decisi di seguirlo in camerino, forse era stato soltanto preso da uno dei suoi capricci momentanei.
    “Michael, posso entrare?” – Dissi aprendo lentamente la porta, aspettando una sua risposta o almeno un suo cenno che mi facesse capire cosa diavolo gli stesse passando per la testa in quel momento.
    “Si…” – Sussurrò.
    Era seduto su un divano blu chiaro ed aveva addosso ancora gli abiti di scena, ovvero un pantalone di cotone nero, i soliti mocassini e una giacca militare color argento con dei lustrini reduce dalla sua ultima canzone in scaletta.
    Era sudato, ansimava rumorosamente e delle goccioline gli scorrevano sul viso, rendendolo ancora più bello.
    Mi sedetti accanto a lui e gli poggiai una mano sulla gamba accarezzandogliela da sopra al tessuto del pantalone, riuscivo a sentire i muscoli delle gambe irrigidirsi e non era un buon segno, era troppo nervoso.
    “Sei stato magnifico, non ho parole.”
    “Forse perché le hai consumate tutte con George.”
    Ah, ecco, adesso capisco, questa risposta sembrava l’avesse preparata e studiata perfettamente per farmi girare le… scatole.
    “Smettila, dai.”
    Mi avvicinai per baciargli le labbra, ma non appena ero arrivata a pochi millimetri dalla sua bocca lui si spostò velocemente, sorprendendomi del tutto.
    “No, sono stanco.” – Disse alzandosi di colpo dal divano e togliendosi la giacca, posandola accuratamente nell’immenso guardaroba accanto a noi.
    “Michael ma… che ti prende?”
    Lo raggiunsi davanti allo specchio al quale si era appoggiato con le spalle esercitando tutto il suo peso e masticando nervosamente una gomma.
    “Niente, ho solo detto che sono stanco.” – Disse sfilandosi la maglietta bianca e rimanendo a petto nudo, guardandomi intensamente.
    “Sei già stanco di me? Non riesco a capirti, davvero. Il tuo comportamento è assurdo, completamente! Sei un bambino, cresci, Michael.”
    “Scusa, piccola. Non mi va di litigare, non con te.” – Disse scuotendo il capo leggermente e poggiandomi una mano sul mio viso, accarezzandomi una guancia.
    Diciamo che bastò quel ‘piccola’ per farmi sciogliere completamente e per farmi cadere ai suoi piedi, ma dettagli, era armonioso il modo in cui lo diceva, era così bello, lui faceva sembrare tutto più bello.
    “Michael, abbracciami, ti prego.”
    Non se lo fece ripetere due volte e mi strinse tra le sue braccia, poggiai la testa sulla sua spalla e di nuovo quel magnifico profumo mi mandò fuori di testa, aveva la pelle liscissima che sembrava volesse spingerti a toccarla.
    “Mi sei mancato da morire.” – Dissi stampandogli un leggero bacio sul petto caldo e bagnato dal sudore, facendolo rabbrividire.
    “Dillo di nuovo, per favore.”
    “Mi sei mancato, Michael.”
    Avvicinai il mio viso al suo e gli sussurrai quelle parole nell’orecchio, volevo che fosse una cosa soltanto ‘nostra’, volevo che solo lui sapesse quanto mi era mancato in quelle ore, erano soltanto poche ore, ma mi era mancato come l’aria.
    “Non me l’ha mai detto nessuno…” – Disse mordendosi le labbra e abbassando il capo, rattristato.
    “Nessuno ti ha mai amato quanto ti sto amando io.”
    “Cosa hai detto?”
    Oddio, cosa ho detto?
    Alzò di colpo lo sguardo verso di me, aveva le lacrime agli occhi e in quel momento una goccia scivolò via per fermarsi sul suo collo, dove io poggiai le mie labbra per racchiuderla in un bacio.
    “Che ti amo… Michael.” – Dissi con la voce roca e interrotta a tratti dai baci che gli stavo posando pian piano sulle parti della sua pelle scoperta, scendendo sempre più giù fino all’elastico dei suoi pantaloni dorati.
    Si, ero riuscita ad ammetterlo, lo avevo ammesso non solo a Michael ma anche a me stessa, io non avevo mai amato nessuno, quella era la mia prima volta e non sapevo cosa fare, come comportarmi e come… amarlo.
    Io non sapevo amare.
    Ritornai sulle sue labbra sottili coinvolgendole in un bacio intenso che mi fece appoggiare al suo corpo, fu lui a prendere l’iniziativa per un attimo cominciando a baciarmi e a leccarmi il collo lasciando scie umide su di esso ad ogni suo tocco, c’era un silenzio intorno a noi interrotto soltanto dai nostri sospiri e dai leggeri gemiti che mi lasciavo sfuggire ogni volta che lui mi sfiorava.
    Eravamo tranquilli perché pensavamo che se ne fossero andati già tutti, ma ci sbagliavamo di grosso perché in quel momento la porta si spalancò di colpo, lasciando scorgere la figura di… George.
    Un tempismo da record, proprio. Quell’uomo meritava un premio… il ‘Come ti rovino l’intimità Awards’, un applauso.
    Michael improvvisamente arrossì in faccia e mi guardò spaventato, io in realtà ero più che altro preoccupata, anzi mi sentii a disagio perché dopotutto lui era un mio amico e farmi sorprendere da lui in atteggiamenti di quel tipo era orribile e imbarazzante, appunto.
    “Ehm… scusate, scusa Michael ma… ero venuto per dirti che… che lì fuori ci sono delle ragazze che vogliono incontrarti e…” – Balbettava in un modo mai sentito prima, il suo viso era diventato improvvisamente di un rosso acceso che sembrava volesse dimostrare quanto si sentisse in imbarazzo per aver aperto quella porta.
    “Oh, si arrivo… subito.”
    Dopo la sua risposta la porta si chiuse di colpo emettendo un gran rumore e lasciandoci lì da soli, di nuovo.
    “Cazzo, è proprio un bel casino… scusami Michael, è colpa mia.” – Dissi allontanandomi da lui e prendendo la borsa che avevo lasciato sul divanetto, ma Michael fu molto rapido nel raggiungermi e fermarmi prima che potessi andarmene.
    “No, non è colpa tua, stai tranquilla. Mi sono lasciato andare anche io e qui non potevamo, ma prima o poi qualcuno lo avrebbe scoperto.”
    “E’ un grande problema perché tu sei Michael Jackson ed io Alexandra Brown, la tua truccatrice.”
    “Anche Michael Jackson può avere una donna, lo sai? Non mi interessa, se fosse per me lo direi al mondo che…”
    Mi aveva poggiato un braccio dietro la schiena e in quel momento avevo la testa sul suo petto, riuscivo a sentire i battiti veloci del suo cuore mentre pronunciava quella frase, una frase che però non riuscì a terminare, lasciandomi di sasso.
    “Cosa? Michael, cosa diresti al mondo?”
    “Che… che ho una donna bellissima.” – Disse stampandomi un leggero bacio sulla fronte e prendendomi il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo nei suoi occhi così profondi che quasi mi ci perdevo dentro.
    “Facciamo così: adesso metto qualcosa addosso, incontro quelle ragazze e torniamo in hotel, va bene?”
    “Va bene, allora ti lascio fare… a dopo.”
    “Alex, andiamo insieme, ti va?”
    “Si, ma… io cosa c’entro? Loro vogliono vedere te, non me.”
    Infatti, cosa c’entravo io in tutto quello? Assolutamente niente.
    “Tu stai con me, quindi ti porto dove mi pare.”
    Velocemente afferrò una camicia verde (quella che adoravo, si.) e la indossò, abbottonando con cura ogni singolo bottone che gli capitava tra le dita, poi si portò le mani dietro alla testa cercando di legarsi i capelli, ma senza riuscirci, così decisi di correre in suo aiuto.
    “Lascia fare a me, Jackson.” – Dissi sfilandogli dalle mani l’elastico e raccogliendo i suoi capelli con una coda bassa, soffermandomi ad accarezzargli i ricciolini a lavoro finito.
    Mi tirò a sé mordendosi le labbra e mantenendomi per i fianchi, si passò la lingua tra i denti e poi si avvicinò al mio orecchio, intento a sussurrarmi qualcosa.
    “Piccola, mi fai impazzire quando mi chiami Jackson.”
    “Tu invece mi fai impazzire quando indossi questa camicia.”
    Poggiai la mia mano sul taschino della camicia e ne accarezzai il tessuto fino ad arrivare all’ultimo bottone.
    “Molto romantica, davvero. Dì la verità, non vedi l’ora di strapparmela di dosso, è vero?”
    Dov’è finito il Michael che arrossiva ogni sacrosanta volta che mi guardava? Mi piaceva quel lato ‘ingenuo’ di lui, ma amavo anche quel nuovo lato sensuale che avevo appena conosciuto, era molto attraente, davvero.
    “Andiamo, prima che quelle donne lì fuori te la strappino per davvero. E poi sarebbe un peccato, ti sarà costata tanto, immagino.”
    Si lasciò sfuggire una leggera risatina, l’idea di farlo stare bene anche per poco mi riempiva l’anima, era bello vederlo ridere e poi aveva una risata così contagiosa capace di farti ridere anche per una cretinata.
    Prima di uscire dal camerino sentii una grande e calda mano accarezzarmi una parte di gamba scoperta dal vestito, per poi raggiungere la mia intrecciandola con la sua.
    Non avevo idea di cosa avesse in mente, era molto sorridente e sembrava volesse farsi vedere in pubblico con me al suo fianco; non che io non volessi, ma mi sembrava forse un po’ troppo presto per una cosa del genere, in fondo io lavoravo anche da poco con lui e avevamo una ‘relazione’ da altrettanto poco tempo, ma era così convinto e determinato che mi rassicurò.
    Provavo una strana sensazione nel vederlo camminare accanto a me tenendomi la mano, sembravamo due fidanzatini pronti ad andare al cinema per il loro primo appuntamento, ma noi non eravamo due ragazzini, eravamo un po’ cresciuti e sapevamo entrambi come funzionavano quelle cose, io avevo venticinque anni e lui trentotto e alle fiabe non ci credeva più nessuno.
    Forse Michael ci credeva anche e non sarei rimasta sorpresa da questo fatto, sapevo quanto gli piacessero le cose appartenenti al mondo dei bambini e così mi lasciai trasportare dalla sua voglia di vivere una storia, anzi una vera e propria favola nel mondo degli adulti.


    Continua…





    Capitolo 8.



    “Ma… state insieme voi due?” – Una sottile e leggera voce alle mie spalle mi fece voltare di scatto, costringendomi a guardarla con aria interrogativa.
    Era una bambina bionda e molto carina, poteva avere non più di dieci anni a giudicare dalla sua statura e dal suo tono di voce così dolce, stava dando la manina a Michael che intanto era occupato a firmare autografi e a scattare foto con una decina di ragazze in lacrime.
    Quando lei mi si avvicinò per farmi quella domanda, Michael la prese in braccio mentre impugnava tra le dita un pennarello e le sorrise magnificamente, sembrava entusiasta e contento da quelle sue parole, sembrava avesse detto la cosa più bella che le sue orecchie avessero mai sentito.
    Le diede un leggero bacino sulla testa e le sussurrò qualcosa nel suo orecchio, forse un segreto che io non potevo ascoltare, ma che riempì immediatamente il volto di gioia di quella bambina che poi si avvicinò a me mi baciò una guancia.
    In realtà non lo sapevo neanche io. Stavamo insieme? Io non ero molto pratica di quelle cose, non avevo mai avuto una relazione, ma solo storielle di una notte con il solito pivello di turno.
    Non ero ossessionata dal sesso, diciamo che però mi godevo la vita e mi piaceva divertirmi, inoltre fino a poco fa non sapevo neanche cosa fosse l’amore e cosa significasse avere un uomo ‘fisso’, Michael infatti lo era, lui non era il tipo da una botta e via, se dopo il bacio non mi aveva ancora fatto alcuna richiesta stramba era proprio serio con intenzioni serie.
    Mi viene da ridere, davvero. Io, una ragazza semplice di Londra impegnata con Michael Jackson, il Re del Pop e l’uomo più ricco degli Stati Uniti d’America, nonché anche un gran pezzo di… uomo.
    Avevo tanta voglia di sapere cosa ero per lui, volevo chiedergli una cosa del tipo: ‘Si, sono la tua donna, ma cosa significa?’ ‘Sono quella che ti porti a letto quando hai voglia?’ … magari non proprio in quel modo, ma penso che abbiate afferrato il concetto.
    Io e Michael avevamo una relazione da tipo… mh, vediamo… due giorni? Bene, lui sembrava già intenzionato a presentarmi al mondo, non era un po’ troppo presto, no? Contento lui, però.
    Lui era così bello, dolce, gentile, romantico… l’uomo ideale, insomma, forse era arrivato il momento di cambiare la mia vita e di condividerla con qualcuno, qualcuno che amavo.
    Io lo amavo, per la prima volta avevo capito cosa fosse l’amore, ma non sapevo se lui provasse gli stessi sentimenti anche per me; si, mi aveva baciata e tutto il resto, ma non aveva ancora risposto alla mia domanda, non era nemmeno una vera e propria domanda, ma di solito era un’affermazione alla quale si rispondeva, almeno al paese mio.
    La piccola dopo un po’ scese dalle braccia di Michael il quale continuava a sorridere a tutte le persone che gli si avvicinavano, molte di esse mi avevano perfino chiesto di fare una foto con loro manco fossi Madonna, ma ovviamente accettai, erano così contente.
    Riuscimmo a liberarci soltanto dopo una mezz’ora circa, era bello poter vedere Michael a contatto con la sua gente e inoltre era altrettanto bello averlo al mio fianco, con lui sarei andata ovunque.
    Per la prima volta entrai nella sua macchina, macchina per dire, sembrava un hotel a cinque stelle in movimento, era anche piena di bottiglie di champagne che non potei toccare per evitare una delle mie solite figurelle, ma ovviamente questi erano dettagli.
    Con noi c’erano l’autista e George, che essendo il capo della sicurezza era spesso con Michael, per mia fortuna, era seduto accanto a noi e ci guardava attentamente senza parlare, sembrava stesse studiando ogni nostro movimento, ogni nostra parola e ogni nostro bacio.
    Infatti, di tanto in tanto Michael mi stampava dei baci sulle labbra e mi stringeva la mano, a volte mi accarezzava le gambe e altre volte mi parlava perfino nell’orecchio in modo che George non ci sentisse, sembrava un po’ infastidito dal fatto che ci fosse lui con noi, forse perché era stato lui a coglierci sul fatto poco prima in camerino.
    “Voglio baciarti, lo desidero tanto.” – Gli sussurrai.
    “E perché non lo fai? Hai vergogna di George?”
    “No, per niente. Hai la mascherina, potresti toglierla?” - Ripresi toccandogli le labbra da sopra la seta di quell’oggetto che mi separava dalle sue labbra.
    “Fallo tu, mi piace quando sei tu a togliermela.”
    Avvicinai lentamente le mie mani al suo viso e sfilai quel tessuto nero con un semplice gesto delle dita, Michael mi sorrise compiaciuto e si avvicinò lui stesso alle mie labbra, coinvolgendole in un intenso bacio durante il quale mi aggrappai alla stoffa della sua camicia, stringendola forte tra le mani.
    “Michael ma… noi stiamo insieme?” – Chiesi timidamente, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
    “Hai ancora dei dubbi? Te lo dimostrerò.”
    L’auto si fermò davanti all’ingresso principale del nostro hotel, io e Michael stavamo per scendere, ma all’improvviso venimmo fermati dalla voce doppia di George alle nostre spalle che ci fece voltare entrambi.
    “Michael, posso parlarti un momento? E’ importante, riguarda gli spostamenti di domani.”
    “Si, facciamo in fretta, però. Sono molto stanco.” – Disse Michael accennandomi un sorriso e accarezzandomi il dorso della mano.
    “Alex, te lo rubo solo un minuto poi è tutto tuo.”
    “Piccola, tieni le chiavi, fai pure quello che devi e ti raggiungo subito.”
    Sfilò dalla tasca del suo pantalone una chiave con un numero inciso sopra in dorato e me la posò tra le mani, dopo quel suo gesto George mi guardò sorpreso, forse gli faceva strano il fatto che avrei trascorso la notte con Michael, Dio che imbarazzo.
    Feci un timido cenno con la testa e uscii dalla macchina con lo sguardo basso, dirigendomi a passi svelti verso la stanza di Michael che appena trovai dinanzi a me, sfilai le chiavi dalla mia borsa e aprii.
    Era una stanza di gran lunga migliore della mia, molto più luminosa e spaziosa, aveva un letto matrimoniale con delle lenzuola di un rosso chiaro e le federe dei cuscini un po’ più scure decorate con dei bottoncini dorati ai lati, c’era un divano grandissimo e meraviglioso nella stanza accanto con il frigorifero, ovviamente approfittai di quello per bere una birretta fresca fresca e poi mi rifugiai nel maestoso bagno di Michael.
    Non sarei mai voluta uscire da lì dentro, oh era un paradiso.
    Era grande quanto tre stanze da letto messe insieme, c’era una vasca idromassaggio al centro e gli accessori di un marmo scuro fantastico, diciamo che mi tuffai nella vasca tanto ero stanca e rimasi lì dentro a massaggiarmi per un bel po’ di tempo, fin quando non entrò Michael.
    “Vedo che non hai perso tempo, ti piace?” – Disse togliendosi la camicia e sedendosi sul bordo della vasca.
    “Da morire. Che voleva George?”
    “Oh… nulla, stavamo chiarendo degli spostamenti per domani.”
    “Perché, dove vai domani?” – Chiesi immediatamente; il mio tono era diventato all’improvviso preoccupato, non volevo che se ne andasse, volevo rimanere con lui.
    “Ho un servizio fotografico a Mosca e devo portare con me anche la mia truccatrice, ne ho bisogno.”
    Diciamo che se non lo avessi conosciuto abbastanza lo avrei preso per pazzo, ma evidentemente stava dicendo sul serio, Mosca era lontana ma lui mi pagava per essere a sua disposizione e quindi non potei non accettare; in realtà non dissi nulla, volevo ascoltare quello che aveva da dirmi e godermi un po’ della sua candida voce nelle mie orecchie.
    “Vuoi portarmi con te perché hai bisogno di una persona che ti trucchi o perché vuoi un po’ di compagnia?” – Dissi con fare suadente mentre ero intenta a giocare con la schiuma sul mio corpo.
    “Entrambe le cose.”
    Si abbassò con il corpo verso di me e mi stampò un leggero bacio sulle labbra per poi risalire sul mio orecchio, mordendolo dolcemente.
    “Io… io voglio fare l’amore con te.”
    Il suo tono di voce si fece improvvisamente più dolce e attraente allo stesso tempo.
    Oh no, Michael, ma cosa mi dici mai? Pensavo tu fossi una specie rarissima di uomo che non sapeva nemmeno cosa fosse il sesso, pensavo che tu lo ritenessi un argomento tabù e invece te ne esci con queste affermazioni dette nel modo più sensuale che io avessi mai sentito?
    Gli altri uomini mi avrebbero sbattuta sul letto e invece tu me lo chiedi in questo modo facendomi impazzire? Santo cielo, tu dovresti imparare a controllarti, la tua aria da finto angioletto mi manda fuori di testa quando sento queste cose, ma tu non esisti, non puoi essere vero.
    Qualcuno mi dica cosa sta succedendo, io davvero non ci sto capendo nulla.
    “Michael mi passi l’accappatoio, per favore?” – Dissi distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, volevo far finta di non averlo sentito, non avevo voglia di dirgli nulla, volevo soltanto evitare quel discorso, almeno per il momento.
    Mi alzai velocemente dalla vasca e mi posai davanti a lui che rimase a guardarmi con l’accappatoio appoggiato sul braccio, aveva un lieve sorrisetto sul viso e mi guardava il corpo nudo, mi sentii per un momento in imbarazzo e abbassai lo sguardo, portandomi un braccio sul seno per coprirmi.
    “Sei… sei bellissima.” – Disse Michael arrossendo in viso, ma continuando a guardarmi mordendosi le labbra, come al solito.
    “Sono bellissima perché sono nuda? Sei come tutti gli altri, non sei per niente diverso.” – Risposi strappandogli l’accappatoio dal braccio e uscendo dal bagno, sbattendo la porta.
    Cominciai a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa da poter indossare, non c’era nulla che mi andasse bene, solo immense camicie di Michael e qualche pantalone altrettanto grande, non avevo neanche la biancheria intima a portata di mano e decisi di mettere addosso una camicia arancione che trovai in un cassetto.
    Ero davanti allo specchio ad abbottonarla quando sentii delle calde mani insinuarsi al di sotto per accarezzarmi i fianchi, mi irrigidii a quel contatto, poi poggiò la testa sulla mia spalla e mi morse la parte bassa del collo.
    “Non intendevo dire che eri bella perché eri nuda, non sono quel tipo di uomo, mi conosci. E’ soltanto che… ti desidero.”
    “Michael, basta. Ti prego.” – Dissi prendendogli la mano e spostandola velocemente dalla mia schiena, mi stavo comportando in modo strano e non sapevo nemmeno io il perché, lo stavo evitando, ecco il termine giusto.
    Alex, che ti prende?
    Ho soltanto paura, ecco, tanta paura.
    Mi sedetti sul letto stringendo la stoffa della camicia tra le mie gambe, la sveglia sul comodino segnava le 3.10 am, io ero nella suite di Michael Jackson con addosso una sua camicia e per altro ero anche molto stanca e assonnata, domani mi svegliò e mi accorgerò di aver vissuto in un sogno.
    Michael mi si mise di fronte con le mani poggiate sui fianchi e mi rivolse la parola.
    “Scusa, io non volevo forzarti… pensavo soltanto che anche tu…”
    Mi alzai di scatto e rimasi a guardarlo con le lacrime che mi scorrevano dagli occhi per poi cadere sulle linee del mio viso, accarezzandolo.
    “Ehi, piccola, non piangere.” – Disse abbracciandomi e facendomi poggiare la testa sulla sua spalla, dio, il suo profumo era ovunque.
    “Io… ho paura. Non ho mai fatto l’amore con nessuno.” – Dissi singhiozzando e poggiando la mia fronte sul suo petto, mentre la sua mano mi accarezzava dolcemente la testa e mi rassicurava.
    “Io non l’ho mai fatto con una persona che amavo ed adesso ho paura, tanta paura.”
    “Di cosa hai paura? Non devi averne, fin quando ci sarò io al tuo fianco non potrà accaderti niente di brutto, ma solo cose belle.”
    “Ho paura di amarti troppo, io non so amare, lo sai.”
    “Tutti sappiamo amare a modo nostro.”
    Lo guardai negli occhi per qualche istante, amavo farlo, quelli erano gli occhi più belli che io avessi mai visto, erano molto espressivi e profondi, erano perfetti.
    In quel momento ero molto emozionata, ma più che altro ero preoccupata e tesa, io Michael lo amavo con tutta me stessa, ero riuscita finalmente a capirlo e a convincermi che quelle sensazioni che provavo quando mi era davanti erano frutto del mio cuore che impazziva.
    Solitamente le ragazze della mia età erano al settimo cielo quando si innamoravano di qualcuno, mentre io invece avevo paura, ma paura di cosa? Bella domanda.
    Paura di soffrire e di rimanere fregata soltanto per inseguire un uomo che una vita normale non poteva darmi, quante volte mi ero ripetuta che con gli uomini dovevo soltanto andarci a letto e troncare lì la storia prima che potesse cominciare?
    Tutte stronzate, in quel momento il mio cervello mi ripeteva continuamente: ‘Alex, non rinunciare a tutto quel ben di Dio solo perché lo ami, scopatelo questa notte e poi ciao.’; il mio cuore invece urlava: ‘Alex, tu lo ami, Michael non ti deluderà, amalo con tutta te stessa, è questo quello che vuoi.’
    A chi dare ascolto? Al cuore o al cervello?
    “Michael, insegnami. Insegnami ad amarti, ti prego.” – Dissi stampandogli un leggero bacio sulle sue labbra morbide, lasciandomi trasportare dal suo profumo e dai movimenti della sua lingua nella mia bocca.
    Avvicinai la mia mano su una sua guancia per accarezzargliela, Michael mi sorrise staccandosi da me e la strinse tra le sue mani facendomi compiere una giravolta su me stessa, per poi fermarmi davanti a lui a pochi centimetri dal suo corpo.
    “Questa mia camicia ti sta molto bene, ma tu la rendi perfetta.” – Disse avvicinando lentamente le sue mani sul mio collo, scendendo più giù fino ai bottoni della camicia e cominciando a scioglierli, lasciando intravedere il mio seno scoperto al quale appoggiò le sue grandi mani, accarezzandolo.
    Mi lasciai cadere la camicia alle mie spalle e lui si avvicinò ancora di più a me, spingendo il suo bacino visibilmente teso contro il mio; riuscivo a sentire la sua erezione bloccata dal tessuto dei suoi pantaloni aderenti all’altezza della mia umida femminilità, in quel momento Michael mi baciò sulle labbra per soffocare quel gemito che mi ero lasciata sfuggire, scese più giù sul mio collo cominciando a leccarlo dolcemente e ad inumidirlo mentre mi ripeteva quanto mi desiderasse, sentivo la sua calda lingua accarezzarmi quella parte del mio corpo molto sensibile e non potei fare a meno di gemere quando poggiò la testa tra l’incavo dei miei seni e li baciò intensamente, lasciandosi andare a dei morsi di tanto in tanto, quasi facendomi male.
    “Oh, dovremmo fare piano per evitare di svegliare tutti.” – Disse guardandomi negli occhi, i suoi avevano cambiato totalmente espressione, erano lucidi dal piacere e riuscivo a capire quanto fosse eccitato in quel momento, in realtà non furono soltanto gli occhi a farmelo capire.
    “Mi stai facendo impazzire, Michael.”
    “Non hai ancora visto niente.”
    Dio, il tono di voce era roco e sexy, sussurrava lasciandosi uscire il fiato profumato di menta dalla bocca e per poi posarsi sulle mie labbra, cos’era quell’uomo, si era completamente trasformato, era tutt’altro che un bimbo ingenuo e in quel momento era lui a condurre il gioco.
    Ero così presa dalle sue parole che non mi accorsi di essere totalmente nuda davanti a lui che mi guardava attentamente mordendosi le labbra e passandosi una mano sul petto, credevo fosse un passo di danza dal momento in cui lo avevo già visto, faceva parte della coreografia di una canzone che in quel momento non ricordavo nemmeno il titolo, forse ‘The way you make me feel’ o ‘Smooth Criminal’, una cosa del genere.
    “Sei meravigliosa. Mi chiedo dove tu sia stata tutto questo tempo.” – Disse accarezzandomi in mezzo alle gambe e soffermandosi sul mio punto più sensibile, muovendo la mano lentamente, racchiudendo il tutto in una carezza.
    Appoggiai la fronte sul suo petto e cominciai a gemere e ad ansimare ad ogni suo tocco, sempre più forte fin quando lui non mi spinse delicatamente verso il letto, facendomi stendere sotto di lui.
    Era in ginocchio su di me a gambe divaricate e continuava a baciarmi ogni parte di pelle che incontrava, sentivo i suoi riccioli solleticarmi e i suoi baci farsi sempre più lenti ed interrotti a tratti dal suo fiato che si faceva sempre più corto.
    Avvicinai le mie mani alla stoffa dei suoi pantaloni e con un veloce gesto glieli sfilai, facendolo rimanere soltanto coperto dalla stoffa dei suoi boxer.
    Che gambe stupende che aveva, rimasi a guardarlo a bocca aperta mentre si liberava anche di quell’ultimo indumento prima di poggiarsi su di me, mi accarezzò il viso e mi stampò un bacio sulle labbra prima di entrarmi con un’unica spinta.
    Cominciò a muoversi dolcemente, sembrava stesse ballando, in quel momento sentii un’emozione fortissima crescere dentro di me, lui era così dolce anche in quell’occasione e stava molto attento nel muoversi, sembrava avesse paura di farmi male.
    Non chiuse gli occhi nemmeno un istante, mi osservava attentamente mentre il mio petto si alzava e si abbassava sotto di lui, il mio cuore stava per esplodere, mi sentivo felice e appagata come non lo ero mai stata.
    “Michael… Michael, io ti amo.” – Dissi gemendo forte e passandogli una mano tra i capelli sudati, era bellissimo, sembrava avessi di fronte un’opera d’arte.
    Avvicinò velocemente le sue labbra alle mie, sembrava fosse assetato dei mie baci, sembrava non desiderasse altro all’infuori di me.
    Lì fuori regnava il silenzio, mentre nella nostra stanza si percepiva un leggero rumore di sospiri e di gemiti sempre più forti, probabilmente qualcuno ci aveva sentiti perché la porta cominciò a bussare, ma noi eravamo troppo presi l’uno dall’altra per potercene accorgere e per dare importanza a quel rumore che cessò dopo qualche minuto.
    Michael continuava a muoversi dentro di me, questa volta con un ritmo maggiore del precedente e appena fummo entrambi esausti e appagati dal desiderio ci abbracciammo come mai avevamo fatto prima.
    Io e lui ci eravamo spesso abbracciati, ma quello era un qualcosa di speciale, un abbraccio venuto fuori da un’unione, noi quella notte ci eravamo uniti in un solo corpo, avevamo fatto l’amore e per me fu come la prima volta, a differenza che io lui lo amavo, lo amavo più di me stessa.
    “Alex… ti amo.” – Disse poggiando la testa sul mio petto, guardando distratto il soffitto dalle mura rossicce.
    “Michael, non dimenticherò mai questa notte.”
    “Io ti ho amata come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Mi sento felice ed io non lo sono mai stato realmente.”
    Anche io, Michael, ti ho amato.
    Spero soltanto che questa sia una di tante altre notti insieme.

    Continua…
     
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    Finalmente si è lasciata amare e ha capito di amare Michael
     
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    Saranno felicissimi insieme e supereranno tutte le difficoltà. Grazie per i bellissimi capitoli Jacksonhug, attendiamo presto la continuazione
     
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    Capitolo 8.



    “Ma… state insieme voi due?” – Una sottile e leggera voce alle mie spalle mi fece voltare di scatto, costringendomi a guardarla con aria interrogativa.
    Era una bambina bionda e molto carina, poteva avere non più di dieci anni a giudicare dalla sua statura e dal suo tono di voce così dolce, stava dando la manina a Michael che intanto era occupato a firmare autografi e a scattare foto con una decina di ragazze in lacrime.
    Quando lei mi si avvicinò per farmi quella domanda, Michael la prese in braccio mentre impugnava tra le dita un pennarello e le sorrise magnificamente, sembrava entusiasta e contento da quelle sue parole, sembrava avesse detto la cosa più bella che le sue orecchie avessero mai sentito.
    Le diede un leggero bacino sulla testa e le sussurrò qualcosa nel suo orecchio, forse un segreto che io non potevo ascoltare, ma che riempì immediatamente il volto di gioia di quella bambina che poi si avvicinò a me mi baciò una guancia.
    In realtà non lo sapevo neanche io. Stavamo insieme? Io non ero molto pratica di quelle cose, non avevo mai avuto una relazione, ma solo storielle di una notte con il solito pivello di turno.
    Non ero ossessionata dal sesso, diciamo che però mi godevo la vita e mi piaceva divertirmi, inoltre fino a poco fa non sapevo neanche cosa fosse l’amore e cosa significasse avere un uomo ‘fisso’, Michael infatti lo era, lui non era il tipo da una botta e via, se dopo il bacio non mi aveva ancora fatto alcuna richiesta stramba era proprio serio con intenzioni serie.
    Mi viene da ridere, davvero. Io, una ragazza semplice di Londra impegnata con Michael Jackson, il Re del Pop e l’uomo più ricco degli Stati Uniti d’America, nonché anche un gran pezzo di… uomo.
    Avevo tanta voglia di sapere cosa ero per lui, volevo chiedergli una cosa del tipo: ‘Si, sono la tua donna, ma cosa significa?’ ‘Sono quella che ti porti a letto quando hai voglia?’ … magari non proprio in quel modo, ma penso che abbiate afferrato il concetto.
    Io e Michael avevamo una relazione da tipo… mh, vediamo… due giorni? Bene, lui sembrava già intenzionato a presentarmi al mondo, non era un po’ troppo presto, no? Contento lui, però.
    Lui era così bello, dolce, gentile, romantico… l’uomo ideale, insomma, forse era arrivato il momento di cambiare la mia vita e di condividerla con qualcuno, qualcuno che amavo.
    Io lo amavo, per la prima volta avevo capito cosa fosse l’amore, ma non sapevo se lui provasse gli stessi sentimenti anche per me; si, mi aveva baciata e tutto il resto, ma non aveva ancora risposto alla mia domanda, non era nemmeno una vera e propria domanda, ma di solito era un’affermazione alla quale si rispondeva, almeno al paese mio.
    La piccola dopo un po’ scese dalle braccia di Michael il quale continuava a sorridere a tutte le persone che gli si avvicinavano, molte di esse mi avevano perfino chiesto di fare una foto con loro manco fossi Madonna, ma ovviamente accettai, erano così contente.
    Riuscimmo a liberarci soltanto dopo una mezz’ora circa, era bello poter vedere Michael a contatto con la sua gente e inoltre era altrettanto bello averlo al mio fianco, con lui sarei andata ovunque.
    Per la prima volta entrai nella sua macchina, macchina per dire, sembrava un hotel a cinque stelle in movimento, era anche piena di bottiglie di champagne che non potei toccare per evitare una delle mie solite figurelle, ma ovviamente questi erano dettagli.
    Con noi c’erano l’autista e George, che essendo il capo della sicurezza era spesso con Michael, per mia fortuna, era seduto accanto a noi e ci guardava attentamente senza parlare, sembrava stesse studiando ogni nostro movimento, ogni nostra parola e ogni nostro bacio.
    Infatti, di tanto in tanto Michael mi stampava dei baci sulle labbra e mi stringeva la mano, a volte mi accarezzava le gambe e altre volte mi parlava perfino nell’orecchio in modo che George non ci sentisse, sembrava un po’ infastidito dal fatto che ci fosse lui con noi, forse perché era stato lui a coglierci sul fatto poco prima in camerino.
    “Voglio baciarti, lo desidero tanto.” – Gli sussurrai.
    “E perché non lo fai? Hai vergogna di George?”
    “No, per niente. Hai la mascherina, potresti toglierla?” - Ripresi toccandogli le labbra da sopra la seta di quell’oggetto che mi separava dalle sue labbra.
    “Fallo tu, mi piace quando sei tu a togliermela.”
    Avvicinai lentamente le mie mani al suo viso e sfilai quel tessuto nero con un semplice gesto delle dita, Michael mi sorrise compiaciuto e si avvicinò lui stesso alle mie labbra, coinvolgendole in un intenso bacio durante il quale mi aggrappai alla stoffa della sua camicia, stringendola forte tra le mani.
    “Michael ma… noi stiamo insieme?” – Chiesi timidamente, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
    “Hai ancora dei dubbi? Te lo dimostrerò.”
    L’auto si fermò davanti all’ingresso principale del nostro hotel, io e Michael stavamo per scendere, ma all’improvviso venimmo fermati dalla voce doppia di George alle nostre spalle che ci fece voltare entrambi.
    “Michael, posso parlarti un momento? E’ importante, riguarda gli spostamenti di domani.”
    “Si, facciamo in fretta, però. Sono molto stanco.” – Disse Michael accennandomi un sorriso e accarezzandomi il dorso della mano.
    “Alex, te lo rubo solo un minuto poi è tutto tuo.”
    “Piccola, tieni le chiavi, fai pure quello che devi e ti raggiungo subito.”
    Sfilò dalla tasca del suo pantalone una chiave con un numero inciso sopra in dorato e me la posò tra le mani, dopo quel suo gesto George mi guardò sorpreso, forse gli faceva strano il fatto che avrei trascorso la notte con Michael, Dio che imbarazzo.
    Feci un timido cenno con la testa e uscii dalla macchina con lo sguardo basso, dirigendomi a passi svelti verso la stanza di Michael che appena trovai dinanzi a me, sfilai le chiavi dalla mia borsa e aprii.
    Era una stanza di gran lunga migliore della mia, molto più luminosa e spaziosa, aveva un letto matrimoniale con delle lenzuola di un rosso chiaro e le federe dei cuscini un po’ più scure decorate con dei bottoncini dorati ai lati, c’era un divano grandissimo e meraviglioso nella stanza accanto con il frigorifero, ovviamente approfittai di quello per bere una birretta fresca fresca e poi mi rifugiai nel maestoso bagno di Michael.
    Non sarei mai voluta uscire da lì dentro, oh era un paradiso.
    Era grande quanto tre stanze da letto messe insieme, c’era una vasca idromassaggio al centro e gli accessori di un marmo scuro fantastico, diciamo che mi tuffai nella vasca tanto ero stanca e rimasi lì dentro a massaggiarmi per un bel po’ di tempo, fin quando non entrò Michael.
    “Vedo che non hai perso tempo, ti piace?” – Disse togliendosi la camicia e sedendosi sul bordo della vasca.
    “Da morire. Che voleva George?”
    “Oh… nulla, stavamo chiarendo degli spostamenti per domani.”
    “Perché, dove vai domani?” – Chiesi immediatamente; il mio tono era diventato all’improvviso preoccupato, non volevo che se ne andasse, volevo rimanere con lui.
    “Ho un servizio fotografico a Mosca e devo portare con me anche la mia truccatrice, ne ho bisogno.”
    Diciamo che se non lo avessi conosciuto abbastanza lo avrei preso per pazzo, ma evidentemente stava dicendo sul serio, Mosca era lontana ma lui mi pagava per essere a sua disposizione e quindi non potei non accettare; in realtà non dissi nulla, volevo ascoltare quello che aveva da dirmi e godermi un po’ della sua candida voce nelle mie orecchie.
    “Vuoi portarmi con te perché hai bisogno di una persona che ti trucchi o perché vuoi un po’ di compagnia?” – Dissi con fare suadente mentre ero intenta a giocare con la schiuma sul mio corpo.
    “Entrambe le cose.”
    Si abbassò con il corpo verso di me e mi stampò un leggero bacio sulle labbra per poi risalire sul mio orecchio, mordendolo dolcemente.
    “Io… io voglio fare l’amore con te.”
    Il suo tono di voce si fece improvvisamente più dolce e attraente allo stesso tempo.
    Oh no, Michael, ma cosa mi dici mai? Pensavo tu fossi una specie rarissima di uomo che non sapeva nemmeno cosa fosse il sesso, pensavo che tu lo ritenessi un argomento tabù e invece te ne esci con queste affermazioni dette nel modo più sensuale che io avessi mai sentito?
    Gli altri uomini mi avrebbero sbattuta sul letto e invece tu me lo chiedi in questo modo facendomi impazzire? Santo cielo, tu dovresti imparare a controllarti, la tua aria da finto angioletto mi manda fuori di testa quando sento queste cose, ma tu non esisti, non puoi essere vero.
    Qualcuno mi dica cosa sta succedendo, io davvero non ci sto capendo nulla.
    “Michael mi passi l’accappatoio, per favore?” – Dissi distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, volevo far finta di non averlo sentito, non avevo voglia di dirgli nulla, volevo soltanto evitare quel discorso, almeno per il momento.
    Mi alzai velocemente dalla vasca e mi posai davanti a lui che rimase a guardarmi con l’accappatoio appoggiato sul braccio, aveva un lieve sorrisetto sul viso e mi guardava il corpo nudo, mi sentii per un momento in imbarazzo e abbassai lo sguardo, portandomi un braccio sul seno per coprirmi.
    “Sei… sei bellissima.” – Disse Michael arrossendo in viso, ma continuando a guardarmi mordendosi le labbra, come al solito.
    “Sono bellissima perché sono nuda? Sei come tutti gli altri, non sei per niente diverso.” – Risposi strappandogli l’accappatoio dal braccio e uscendo dal bagno, sbattendo la porta.
    Cominciai a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa da poter indossare, non c’era nulla che mi andasse bene, solo immense camicie di Michael e qualche pantalone altrettanto grande, non avevo neanche la biancheria intima a portata di mano e decisi di mettere addosso una camicia arancione che trovai in un cassetto.
    Ero davanti allo specchio ad abbottonarla quando sentii delle calde mani insinuarsi al di sotto per accarezzarmi i fianchi, mi irrigidii a quel contatto, poi poggiò la testa sulla mia spalla e mi morse la parte bassa del collo.
    “Non intendevo dire che eri bella perché eri nuda, non sono quel tipo di uomo, mi conosci. E’ soltanto che… ti desidero.”
    “Michael, basta. Ti prego.” – Dissi prendendogli la mano e spostandola velocemente dalla mia schiena, mi stavo comportando in modo strano e non sapevo nemmeno io il perché, lo stavo evitando, ecco il termine giusto.
    Alex, che ti prende?
    Ho soltanto paura, ecco, tanta paura.
    Mi sedetti sul letto stringendo la stoffa della camicia tra le mie gambe, la sveglia sul comodino segnava le 3.10 am, io ero nella suite di Michael Jackson con addosso una sua camicia e per altro ero anche molto stanca e assonnata, domani mi svegliò e mi accorgerò di aver vissuto in un sogno.
    Michael mi si mise di fronte con le mani poggiate sui fianchi e mi rivolse la parola.
    “Scusa, io non volevo forzarti… pensavo soltanto che anche tu…”
    Mi alzai di scatto e rimasi a guardarlo con le lacrime che mi scorrevano dagli occhi per poi cadere sulle linee del mio viso, accarezzandolo.
    “Ehi, piccola, non piangere.” – Disse abbracciandomi e facendomi poggiare la testa sulla sua spalla, dio, il suo profumo era ovunque.
    “Io… ho paura. Non ho mai fatto l’amore con nessuno.” – Dissi singhiozzando e poggiando la mia fronte sul suo petto, mentre la sua mano mi accarezzava dolcemente la testa e mi rassicurava.
    “Io non l’ho mai fatto con una persona che amavo ed adesso ho paura, tanta paura.”
    “Di cosa hai paura? Non devi averne, fin quando ci sarò io al tuo fianco non potrà accaderti niente di brutto, ma solo cose belle.”
    “Ho paura di amarti troppo, io non so amare, lo sai.”
    “Tutti sappiamo amare a modo nostro.”
    Lo guardai negli occhi per qualche istante, amavo farlo, quelli erano gli occhi più belli che io avessi mai visto, erano molto espressivi e profondi, erano perfetti.
    In quel momento ero molto emozionata, ma più che altro ero preoccupata e tesa, io Michael lo amavo con tutta me stessa, ero riuscita finalmente a capirlo e a convincermi che quelle sensazioni che provavo quando mi era davanti erano frutto del mio cuore che impazziva.
    Solitamente le ragazze della mia età erano al settimo cielo quando si innamoravano di qualcuno, mentre io invece avevo paura, ma paura di cosa? Bella domanda.
    Paura di soffrire e di rimanere fregata soltanto per inseguire un uomo che una vita normale non poteva darmi, quante volte mi ero ripetuta che con gli uomini dovevo soltanto andarci a letto e troncare lì la storia prima che potesse cominciare?
    Tutte stronzate, in quel momento il mio cervello mi ripeteva continuamente: ‘Alex, non rinunciare a tutto quel ben di Dio solo perché lo ami, scopatelo questa notte e poi ciao.’; il mio cuore invece urlava: ‘Alex, tu lo ami, Michael non ti deluderà, amalo con tutta te stessa, è questo quello che vuoi.’
    A chi dare ascolto? Al cuore o al cervello?
    “Michael, insegnami. Insegnami ad amarti, ti prego.” – Dissi stampandogli un leggero bacio sulle sue labbra morbide, lasciandomi trasportare dal suo profumo e dai movimenti della sua lingua nella mia bocca.
    Avvicinai la mia mano su una sua guancia per accarezzargliela, Michael mi sorrise staccandosi da me e la strinse tra le sue mani facendomi compiere una giravolta su me stessa, per poi fermarmi davanti a lui a pochi centimetri dal suo corpo.
    “Questa mia camicia ti sta molto bene, ma tu la rendi perfetta.” – Disse avvicinando lentamente le sue mani sul mio collo, scendendo più giù fino ai bottoni della camicia e cominciando a scioglierli, lasciando intravedere il mio seno scoperto al quale appoggiò le sue grandi mani, accarezzandolo.
    Mi lasciai cadere la camicia alle mie spalle e lui si avvicinò ancora di più a me, spingendo il suo bacino visibilmente teso contro il mio; riuscivo a sentire la sua erezione bloccata dal tessuto dei suoi pantaloni aderenti all’altezza della mia umida femminilità, in quel momento Michael mi baciò sulle labbra per soffocare quel gemito che mi ero lasciata sfuggire, scese più giù sul mio collo cominciando a leccarlo dolcemente e ad inumidirlo mentre mi ripeteva quanto mi desiderasse, sentivo la sua calda lingua accarezzarmi quella parte del mio corpo molto sensibile e non potei fare a meno di gemere quando poggiò la testa tra l’incavo dei miei seni e li baciò intensamente, lasciandosi andare a dei morsi di tanto in tanto, quasi facendomi male.
    “Oh, dovremmo fare piano per evitare di svegliare tutti.” – Disse guardandomi negli occhi, i suoi avevano cambiato totalmente espressione, erano lucidi dal piacere e riuscivo a capire quanto fosse eccitato in quel momento, in realtà non furono soltanto gli occhi a farmelo capire.
    “Mi stai facendo impazzire, Michael.”
    “Non hai ancora visto niente.”
    Dio, il tono di voce era roco e sexy, sussurrava lasciandosi uscire il fiato profumato di menta dalla bocca e per poi posarsi sulle mie labbra, cos’era quell’uomo, si era completamente trasformato, era tutt’altro che un bimbo ingenuo e in quel momento era lui a condurre il gioco.
    Ero così presa dalle sue parole che non mi accorsi di essere totalmente nuda davanti a lui che mi guardava attentamente mordendosi le labbra e passandosi una mano sul petto, credevo fosse un passo di danza dal momento in cui lo avevo già visto, faceva parte della coreografia di una canzone che in quel momento non ricordavo nemmeno il titolo, forse ‘The way you make me feel’ o ‘Smooth Criminal’, una cosa del genere.
    “Sei meravigliosa. Mi chiedo dove tu sia stata tutto questo tempo.” – Disse accarezzandomi in mezzo alle gambe e soffermandosi sul mio punto più sensibile, muovendo la mano lentamente, racchiudendo il tutto in una carezza.
    Appoggiai la fronte sul suo petto e cominciai a gemere e ad ansimare ad ogni suo tocco, sempre più forte fin quando lui non mi spinse delicatamente verso il letto, facendomi stendere sotto di lui.
    Era in ginocchio su di me a gambe divaricate e continuava a baciarmi ogni parte di pelle che incontrava, sentivo i suoi riccioli solleticarmi e i suoi baci farsi sempre più lenti ed interrotti a tratti dal suo fiato che si faceva sempre più corto.
    Avvicinai le mie mani alla stoffa dei suoi pantaloni e con un veloce gesto glieli sfilai, facendolo rimanere soltanto coperto dalla stoffa dei suoi boxer.
    Che gambe stupende che aveva, rimasi a guardarlo a bocca aperta mentre si liberava anche di quell’ultimo indumento prima di poggiarsi su di me, mi accarezzò il viso e mi stampò un bacio sulle labbra prima di entrarmi con un’unica spinta.
    Cominciò a muoversi dolcemente, sembrava stesse ballando, in quel momento sentii un’emozione fortissima crescere dentro di me, lui era così dolce anche in quell’occasione e stava molto attento nel muoversi, sembrava avesse paura di farmi male.
    Non chiuse gli occhi nemmeno un istante, mi osservava attentamente mentre il mio petto si alzava e si abbassava sotto di lui, il mio cuore stava per esplodere, mi sentivo felice e appagata come non lo ero mai stata.
    “Michael… Michael, io ti amo.” – Dissi gemendo forte e passandogli una mano tra i capelli sudati, era bellissimo, sembrava avessi di fronte un’opera d’arte.
    Avvicinò velocemente le sue labbra alle mie, sembrava fosse assetato dei mie baci, sembrava non desiderasse altro all’infuori di me.
    Lì fuori regnava il silenzio, mentre nella nostra stanza si percepiva un leggero rumore di sospiri e di gemiti sempre più forti, probabilmente qualcuno ci aveva sentiti perché la porta cominciò a bussare, ma noi eravamo troppo presi l’uno dall’altra per potercene accorgere e per dare importanza a quel rumore che cessò dopo qualche minuto.
    Michael continuava a muoversi dentro di me, questa volta con un ritmo maggiore del precedente e appena fummo entrambi esausti e appagati dal desiderio ci abbracciammo come mai avevamo fatto prima.
    Io e lui ci eravamo spesso abbracciati, ma quello era un qualcosa di speciale, un abbraccio venuto fuori da un’unione, noi quella notte ci eravamo uniti in un solo corpo, avevamo fatto l’amore e per me fu come la prima volta, a differenza che io lui lo amavo, lo amavo più di me stessa.
    “Alex… ti amo.” – Disse poggiando la testa sul mio petto, guardando distratto il soffitto dalle mura rossicce.
    “Michael, non dimenticherò mai questa notte.”
    “Io ti ho amata come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Mi sento felice ed io non lo sono mai stato realmente.”
    Anche io, Michael, ti ho amato.
    Spero soltanto che questa sia una di tante altre notti insieme.

    Continua…



    Capitolo 9.


    Quella mattina venni svegliata dal rumore incessante che emetteva la porta di legno dell’ingresso della suite, c’era qualcuno che era un bel po’ di tempo che bussava, ma senza ricevere una risposta e senza darsi per vinto, aveva anche una gran bella forza nelle braccia per provocare quell’enorme suono.
    Il sole penetrava dalla grande finestra di fronte al letto e, non essendo coperta da tende, la luce illuminava maggiormente non solo la stanza, ma anche i nostri corpi nudi e scoperti dalle lenzuola come se fossero parte di un quadro figurante un’atmosfera fiabesca.
    Michael dormiva angelicamente al mio fianco, era accoccolato al mio corpo e vederlo lì completamente nudo mi faceva uno strano effetto; ricomposi i pezzi del puzzle della mia mente e ne uscì fuori l’intero resoconto della notte che avevamo trascorso insieme, la magnifica notte più bella della mia vita.
    Mi teneva un braccio intorno al mio bacino e la testa poggiata sul mio cuscino, era così bello quando dormiva e mi dispiaceva svegliarlo, era così tenero e sembrava un bambino bisognoso di affetto, ma purtroppo dovetti farlo perché quel tipo non voleva proprio smetterla di romperci le scatole, evidentemente cercava lui per una questione importante, chi poteva saperlo.
    “Michael… stanno bussando alla porta.” – Dissi con la voce roca e ancora impastata dal sonno, staccandomi da lui e alzandomi dal letto in cerca di qualcosa da poter indossare.
    Aprì gli occhi lentamente e se li strofinò per bene prima di rivolgermi un’occhiata molto maliziosa, ero completamente nuda e cominciò ad osservarmi attentamente con un sorrisetto stampato in volto, oh Jackson, ma sono si e no le otto del mattino e già mi guardi in questo modo?
    “Oh… adesso vado. Tu torna a letto, non vorrai mica farti vedere così?” – Disse alzandosi e infilandosi un paio di boxer neri che aveva trovato nel cassetto più vicino a lui, dopo aver rovistato un po’ in giro.
    “Ho lasciato tutto in camera e non so cosa mettere. Dovresti mandare qualcuno dei tuoi uomini a prendermi qualcosa. Tipo un reggiseno e uno slip, per cominciare.”
    “Ci vado io, non voglio che gli altri vedano le tue cose.” – Disse mordendosi il labbro e accarezzandosi la testa, imbarazzato.
    “Jackson, sei geloso?” – Dissi raggiungendolo velocemente davanti allo specchio al quale si era fermato per abbottonarsi una camicia blu mai vista prima, mi misi alle sue spalle e poggiai le mie braccia intorno al suo bacino, accarezzandolo dolcemente.
    “Non vestirti, voglio stare un altro po’ con te.” – Ripresi con fare suadente, provocandolo.
    Solo Dio sapeva quanto mi divertissi a provocare gli uomini, soprattutto Michael che cadeva spesso nell’imbarazzo e che, dopo aver gettato il suo travestimento da cucciolo ingenuo, diventava un vero e proprio maschio desideroso della sua donna.
    “Oh, piccola, basta… vado ad aprire.” – Disse ansimando e allontanandosi da me.
    Si diresse a passi veloci verso la porta ed io decisi di tornarmene a letto, ovviamente chiunque fosse stato a bussare in quel modo non avrebbe potuto vedermi in quello stato, così mi infilai sotto le coperte e abbracciai il cuscino di Michael, respirando tutto il suo profumo di vaniglia e menta.
    Si sentivano delle voci provenienti dal salotto, Michael era un po’ arrabbiato a giudicare dal suo tono e stava dando delle direttive su degli spostamenti che avrebbe fatto in giornata, non riuscii a capire nient’altro, ma probabilmente la persona che aveva davanti doveva essere una della sicurezza e non faceva altro che acconsentire ad ogni sua richiesta.
    Dopo svariati minuti la porta si chiuse e Michael tornò in stanza con una copia di un giornaletto in mano, sembrava essere un tabloid britannico o una cosa del genere e sembrava anche un po’ amareggiato, mi guardava dispiaciuto, come se avesse sbagliato qualcosa con me e si aspettasse una mia brusca reazione.
    Lo guardai senza dire niente, volevo che fosse lui a parlarmi e così fu, si avvicinò al letto e si sedette sul bordo accarezzandomi la testa.
    “Alex, abbiamo un problema.” - Disse poggiandomi tra le mani quel giornale e abbassando il capo, forse per l’imbarazzo di non so cosa, forse di quelle foto che appena mi capitarono davanti mi fecero battere il cuore tanto erano belle.
    Eravamo io e Michael mentre uscivamo dal Nèpstadion tenendoci per mano, erano ben raffigurati i sorrisi che ci eravamo scambiati quella sera dopo il concerto, le osservavo attentamente mentre lui mi guardava un po’ perplesso, forse pensava che mi arrabbiassi e che lo avrei lasciato lì da solo, ma si sbagliava.

    Michael Jackson e la sua notte d’amore a Budapest.

    Oh, che bel titolo, non c’è che dire ma… come facevano a sapere che noi, insomma che… che avevamo fatto l’amore?
    “Michael, queste foto sono bellissime… ma come hanno fatto a sapere della nostra storia?”
    “E’ quello che mi chiedo anche io. Qui c’è scritto che siamo entrati nello stesso hotel a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro e che questo abbia fatto aumentare i sospetti…” – Disse indicandomi un articolo sotto alle nostre foto, per una volta era stata scritta la verità e non c’era niente di inventato, se non forse il fatto che Michael fosse ancora sposato ufficialmente con Lisa Marie Presley, notizia citata sul fondo della copertina.
    Sgranai gli occhi alla vista di quelle parole, pensavo fosse una verità, pensavo che lui mi avesse presa in giro con la storia della donna che non lo aveva amato abbastanza e tutto il resto; forse era stato così bravo da fingersi ‘innamorato’ ai miei occhi per poi portarmi a letto soltanto per consolazione.
    “Michael che significa questo?”
    Mi guardò con gli occhi lucidi mentre si massaggiava un braccio per il nervosismo, quella mia domanda non lo colse impreparato, si aspettava da me qualcosa del genere e lo sapeva molto bene, sapeva anche che non amavo le bugie e l’essere presa in giro; stranamente non ero ancora partita in quarta, ero abbastanza calma, non gli avevo ancora gettato nulla addosso anche perché in quella stanza gli oggetti erano molto costosi.
    “E’… è tutto vero. In realtà stiamo aspettando i documenti per il divorzio, ma io e lei non ci vediamo più da molto tempo, credimi.”
    “Perché non me lo hai detto prima?” – Dissi quasi urlando e alzandomi alla ricerca del vestito che avevo gettato a terra quella notte, doveva essere lì da qualche parte e infatti lo trovai accanto al letto, un po’ sgualcito ma sempre bellissimo, era il mio preferito.
    Non mi aveva mai parlato di sua moglie, io già ne sapevo abbastanza grazie alle conversazioni con George, ma ovviamente volevo che fosse lui a dare inizio al discorso, era pur sempre un qualcosa di importante e che andava affrontato, sposato o divorziato avrebbe dovuto parlarmene.
    “Perché pensavo non ce ne fosse bisogno! Sono ancora sposato, è vero, ma solo per poco. Io amo te.” - Disse raggiungendomi davanti allo specchio dove ero impegnata ad abbottonarmi il vestito, ma senza riuscirci, così lui corse in mio aiuto e tirò la cerniera fino a metà schiena, lasciando scoperta la parte di corpo rimanente.
    “Dillo di nuovo, per favore.”
    “Ti amo, Alex.” – Sussurrò all’altezza del mio orecchio, facendomi rabbrividire.
    Poggiò la sua calda mano sotto la stoffa del mio vestito, accarezzandomi il fondoschiena e baciandomi la parte di pelle chiara scoperta dall’abito, dire che stavo per impazzire era poco, doveva assolutamente fermarsi prima che ci trovassimo sul punto del non ritorno, perdendo tra l’altro l’aereo per Mosca a causa delle nostre voglie del momento.
    Io ero già una donna che non resisteva molto facilmente e a quanto pare nemmeno lui, un’accoppiata perfetta allora, eravamo… insaziabili, ecco.
    “L’idea che qui sotto non hai niente mi manda fuori di testa…” – Disse avvicinando il suo bacino al mio, avevo capito benissimo le sue intenzioni e quel gesto era stato fatto apposta per provocarmi, ovviamente quel comportamento lo assumeva soltanto nell’intimità, mentre davanti alle telecamere era Michael, il dolce angioletto dai mille sorrisetti e ‘vi amo’ sparsi in giro.
    “Vedi… non riesco proprio a resisterti, amore.”
    Tu non riesci a resistermi? Ed io cosa dovrei dire? Devo ammettere a malincuore che qui, il maestro del corteggiamento e della provocazione sei tu.
    Michael – Alex 1-0.
    Ci mancava solo ‘amore’ per farmi sciogliere, stavo già impazzendo di mio per via delle sue mani che si insinuavano sotto il mio vestito continuamente, provocandomi delle scosse che partivano dal basso ventre fino a raggiungere il resto del mio corpo.
    “Michael… basta, ti prego. Perderemo l’aereo, non possiamo.” – Dissi ansimando e spostandogli la mano dalle mie gambe, cercando di ricompormi.
    “E’ un jet privato, abbiamo tutto il tempo che vogliamo.”
    Mi lasciai andare allora al suo ‘entusiasmo’ e cominciai a sbottonargli velocemente la camicia blu che aveva indossato, lo spinsi delicatamente sul letto e mi poggiai tra le sue gambe sfilandogli la biancheria intima e baciandolo con passione, lo desideravo con tutta me stessa quell’uomo, quindi al diavolo gli orari, l’aereo, Mosca, il servizio fotografico e la stampa.
    Facemmo l’amore per due volte di fila e poi partimmo finalmente per quella meta a me sconosciuta, non ero mai stata lì e l’idea di poter truccare Michael Jackson in un photoshoot mi rendeva fiera di me stessa e del mio lavoro, era una cosa fantastica, mi avrebbero conosciuta non solo come la truccatrice dell’History World Tour, ma anche come la makeup-artist di una nota rivista russa.
    Ovviamente poi quel servizio fotografico avrebbe fatto il giro del mondo ed era una gran bella soddisfazione, inoltre avrei dovuto anche cambiare il look del Re del Pop che, secondo le sue richieste, voleva tagliare i suoi meravigliosi capelli ricci per trasformarli in un taglio corto e più maschile.
    Non vedevo l’ora di mettermi all’opera, sarebbe stato un bel lavoro, un po’ stancante, ma avrebbe reso Michael ancora più bello di prima, ne ero più che convinta.


    * * * *

    Arrivammo nello studio fotografico in tarda serata a causa dei nostri ‘cambi di programma’, era un locale molto grande e spazioso, pieno di macchine fotografiche e luci colorate sparse ovunque, c’erano inoltre copertine di riviste attaccate alle pareti e, gran parte delle quali, raffiguravano Michael.
    Quelli dello staff erano molto entusiasti del nostro arrivo lì, Michael Jackson era pur sempre un immenso personaggio di cui la presenza onorava spesso gran parte delle persone che avevano l’occasione di averlo davanti, poi lavorare con lui era sempre molto interessante.
    Diciamo che bene o male tutti sapevano della nostra relazione, i giornali li avevano già letti e teoricamente sarebbe stato inutile da parte di Michael presentarmi, ma lui ci teneva così tanto e così lo lasciai fare, ero così curiosa di sapere cosa avrebbe detto.
    “Sono molto felice di essere qui, davvero. Mosca mi piace moltissimo e non vedo l’ora di poter arrivare qui con il mio tour. Lei è Alex Brown, è la mia makeup artist, credo che questa sia l’unica cosa che vi interessi al momento e spero che possiate lavorare bene con lei.” – Disse guardandosi intorno e cercando di nascondere l’imbarazzo, erano tutti rivolti verso di noi e sorridevano, alcuni di loro si parlavano persino nell’orecchio e Michael si accorse che sapevano già tutto, così intervenne di nuovo.
    “I giornali li leggete tutti, a quanto pare. Si, è tutto vero quello che avete letto, io ed Alex abbiamo una… relazione. Alex, tu vuoi dire qualcosa?”
    Si voltò verso di me e mi strinse a sé, ero un po’ emozionata, ma c’erano un po’ di cose che volevo dire e così ne approfittai, non mi andava che mi trattassero come la regina di non so cosa, ero una normale dipendente di Michael anche io.
    “Ciao ragazzi, volevo aggiungere soltanto una cosa al discorso di Michael. Volevo dirvi che io sono una persona normale come tutte le altre e il fatto che io sia la donna di Michael Jackson poco importa, quindi non vi comportate con me come se io mi trovassi ad un livello superiore del vostro perché non è così. Oggi lavorerò con voi e qualsiasi cosa abbiate da dirmi o da farmi notare, fatelo.”
    Dopo quella mia affermazione vennero tutti vicino ad applaudirmi e a darmi la mano, tutte persone simpatiche e sorridenti, Alex che discorso da Grammy, complimenti.
    Che faccia di… bronzo, meritavo un premio.

    Michael rimase con il sorriso stampato sulle labbra durante tutto il tempo, era molto curioso e a lavoro finito potei dire che sembrava anche parecchio soddisfatto del risultato ottenuto, era magnifico e stava benissimo, persino meglio di prima.
    Era così bello che non riuscii a smettere di guardarlo nemmeno un momento mentre si muoveva e accennava passi di danza durante gli scatti, quel taglio corto dava un’espressione diversa al suo volto e lo rendeva anche più sensuale di prima, ma questo era soltanto un dettaglio perché Michael era sexy in tutti i modi e non aveva di certo bisogno di cambiare look per essere attraente.
    Lui se ne accorse ed era impossibile non farlo, ero stata fin troppo sgamabile, ma era più forte di me e poi non c’era nessun altro da guardare se non lui, era così bello che in quei momenti stentai a credere che lui fosse davvero il mio uomo e che avessimo fatto l’amore.
    Quando Michael finì il suo lavoro, venimmo accompagnati in un incredibile hotel nel centro di Mosca da circa una decina di guardie del corpo, eravamo stati anche avvisati dell’immensa folla di fan che si era appostata davanti all’entrata principale per cercare di vederci entrare, in realtà dire ‘immensa’ era poco, c’erano una marea di persone urlanti che cercavano di catturare la nostra attenzione in tutti i modi e diciamo che la cosa mi fece un po’ impressione.
    Dopo qualche spintone e salutini riuscimmo ad entrare e ad arrivare sani e salvi nella nostra camera; oh, mi faceva strano chiamarla nostra, per la prima volta ero ‘ufficialmente’ nella sua stanza, era una strana sensazione, mi sentivo sua in tutti i sensi… non che avessi bisogno di una suite con lui per esserlo, ma tutto quello mi faceva sentire molto signora Jackson.
    Okay, Alex, basta sognare.
    “Sai che non mi hai tolto gli occhi di dosso nemmeno un attimo?” – Disse Michael sfilandosi la camicia di dosso e dirigendosi verso il bagno, seguito da me alle sue spalle.
    Perfetto, che bella figura, adesso ero costretta ad arrendermi… ed io che volevo tenerlo un po’ sulle spine per provocarlo, aveva mandato all’aria i miei piani, come al solito.
    “Lo so, è che sei bellissimo e non riesco a farne a meno.”
    “C’è qualcos’altro che devi dirmi?”
    Si sfilò i pantaloni neri aderenti e i boxer con nonchalance, come se in quel luogo lui fosse da solo, ma invece c’ero io davanti a godere della bellezza del suo corpo snello che non riuscivo a fare a meno di osservare, era così perfetto, un fisico che faceva invidia a tutti gli uomini del mondo.
    “Si, hai delle gambe stupende.” – Dissi abbassando lo sguardo per l’imbarazzo.
    “Solo quelle?” – Disse ammiccando ed entrando lentamente nell’immensa vasca idromassaggio, quella della mia casa a Londra in confronto era una vaschetta per i pesciolini rossi.
    “No… anche le mani, gli occhi, il bacino, il petto e hai un sedere da favola, l’ho detto.”
    Accennò un piccolo sorrisetto e mi guardò dolcemente, mordendosi le labbra come era solito fare, anzi in quel momento si stava torturando il labbro inferiore con i denti.
    “Dai, vieni anche tu.” – Mi fece cenno di entrare e non me lo feci ripetere due volte, in realtà era quello che aspettavo mi chiedesse da tempo, era sempre stato il mio sogno fare il bagno nella vasca con l’uomo della mia vita, quindi con lui.
    Mi sfilai il vestito velocemente e lo lasciai a terra, mi immersi nell’acqua calda lasciando che mi rilassasse totalmente e in poco tempo venni invasa dal profumo dolce delle labbra di Michael mischiato a quello del bagnoschiuma, eravamo stretti in un abbraccio e credetemi, non mi sarei staccata da lui per niente al mondo.
    Mi appoggiai al suo petto caldo e cominciai a stampargli dei dolci baci sulla pelle, mentre lui mi accarezzava le gambe e canticchiava un motivetto di una canzone che non avevo mai sentito, ma era comunque fantastico sentirlo cantare, era uno spettacolo riservato soltanto a me.
    “Amore, ho organizzato una festa stasera per noi.” – Disse all’improvviso, catturando la mia attenzione che intanto era ferma sul suo corpo e non intendeva distogliersi, era più forte di me e non riuscivo proprio a non guardarlo.
    “Qui?”
    “Si, ho invitato l’intero staff del tour… intendo presentarti anche a loro, è giusto che lo sappiano.”
    La prima persona a cui pensai fu Selene, lei era innamorata di Michael e per altro era una mia amica, mi ero comportata malissimo nei suoi confronti e quando lo avrebbe saputo non mi avrebbe più rivolto la parola, in fondo aveva anche ragione, lui era il suo amore da molto tempo ed io ero arrivata fresca fresca da Londra per toglierglielo davanti.
    Il problema era un altro: a me all’inizio Michael non interessava per niente, poi me ne sono completamente innamorata ed ecco combinato il guaio, che cosa fantastica.
    “Michael, hai presente Selene?” – Gli chiesi sottovoce.
    “La corista?”
    “Si, è innamorata di te.”
    Mi guardò serio facendomi sedere tra le sue gambe, si passò una mano tra i capelli bagnati e sospirò forte.
    “Oh, davvero? Non… non me ne sono mai accorto, è strano. Se è per lei non preoccuparti, prima o poi lo avrebbe saputo e poi non è colpa tua. Ti sei soltanto innamorata, è una cosa che succede e basta.”
    “Alex, io ti amo. Mi credi, vero?” – Riprese accarezzandomi una guancia, era così preoccupante quello sguardo che quasi mi spaventò, perché non avrei dovuto crederlo?
    “Si, come potrei non farlo.”
    “Non mi lasciare mai da solo, ti prego.”
    “Michael, non lo farò, te lo prometto.”
    “Devo confessarti una cosa…” – Disse distogliendo lo sguardo dal mio viso e cominciando a giocherellare con la soffice schiuma presente sulla mia schiena, massaggiandomela dolcemente.
    “Io… io quando faccio l’amore con te mi sento amato, amato davvero. Non sei stata la mia prima donna, è vero, ma io credo che tu sia l’unica per me, il mio cuore me lo ha fatto capire.”
    Afferrò la mia mano destra e se la portò sul petto, all’altezza del cuore, riuscivo a sentire i suoi battiti veloci e ritmati pulsare sotto la mia pelle, era incredibile pensare che ogni volta che ero con lui, lì dentro si scatenava quel meraviglioso spettacolo, era bello poter sentire il battito della persona che si amava, forse non esisteva cosa più bella.

    To be continued…


    Rieccomi qui con altri due capitoli!
    Spero vi piacciano, ho impiegato un po' di tempo per scriverli e spero che il risultato sia positivo.
    Aspetto i vostri pareri, siate in tanti!
    Un bacio e alla prossima. :asd:
     
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    I tabloid sono sempre i soliti ma nulla scalfirà il loro Amore, bellissimi i momenti del risveglio e del bagno insieme. Grazie per gli splendidi capitoli Jacksonhug, attendiamo presto la continuazione
     
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    Capitolo 10.




    La festa si sarebbe svolta in nottata in un noto locale di Mosca, l’orario era un po’ stravagante in realtà (cosa c’era da aspettarsi da uno come Michael?), ma era stato scelto apposta per cercare di non attirare troppo l’attenzione delle persone su di noi.
    Michael aveva affittato l’intera location per tutta la notte, non osavo immaginare quanto gli fosse costata una festa del genere, aveva organizzato tutto nei minimi dettagli senza badare a spese, ci teneva molto nella buona riuscita delle cose che faceva, quindi diede l’ordine ad alcuni suoi uomini di occuparsi delle bevande, del cibo, della musica e di tutto il resto per far si che venisse tutto come progettato.
    Aveva detto di aver organizzato quel party per festeggiare il grande successo d’apertura del suo nuovo tour e per noi, voleva festeggiare la nostra relazione, era molto entusiasta e non vedeva l’ora di comunicare a tutti che io ero la sua fidanzata ufficiale, era una cosa che gli riempiva il cuore di gioia, mentre a me invece lo faceva scoppiare.
    Ufficiale significava quella con la quale appariva in pubblico, quella con la quale dormiva in stanza senza nascondersi, la donna che il pubblico conosceva come la sua, insomma era un vero e proprio fidanzamento, sembrava avesse intenzioni serie.
    Michael era il mio primo vero uomo in tutti i miei venticinque anni di vita, non avevo mai avuto una vera e propria relazione come ho già detto, ma soltanto storielle durante meno di una settimana e all’inizio pensavo che anche con lui sarebbe stato lo stesso, ma evidentemente mi sbagliavo.
    Per quell’occasione mi regalò un meraviglioso abito bianco elegante, era stato lui stesso a sceglierlo e a comprarlo, me lo fece trovare impacchettato in stanza qualche ora prima che cominciassi a prepararmi e quando lo vidi rimasi senza parole.
    Un vestito molto costoso a dire la verità, abbastanza scollato e lungo fino a sopra al ginocchio, era bellissimo e metteva in risalto le mie forme al punto giusto, molto soddisfacente, davvero.
    Michael mi chiese di provarlo davanti a lui, voleva assolutamente vedere come mi stava, voleva persino che mi cambiassi sotto ai suoi occhi che mi scrutavano, diceva che gli piaceva guardarmi mentre mi cambiavo, ma io ero molto imbarazzata e cercai in tutti i modi di fargli cambiare idea, comunque senza riuscirci.
    Lui indossò un completo nero con una semplice camicia bianca al di sotto, sulla giacca c’erano un paio di lustrini con dei brillanti argentati che sembravano gli illuminassero il volto, invece il pantalone era così aderente che dubitavo potesse riuscire a camminare, metteva in risalto le sue gambe slanciate in un modo incredibile e sapevo che quella serata non l’avrei trascorsa tranquillamente.
    Non aveva i soliti mocassini ai piedi, ma un paio di scarpe lucide con una piccola punta alla fine, era così elegante che sembrava stessimo per sposarci, era una cosa bellissima ed io non avevo mai pensato al matrimonio prima di… prima di vedere lui, appunto.
    “Sei bellissimo, Jackson.” – Dissi avvicinandomi alle sue labbra, riuscii a farlo comodamente grazie ai tacchi che avevo indossato, così lo baciai senza farmi troppi problemi.
    “Mai quanto te. Sei incantevole. Credo che non riuscirò a resistere tutta la notte senza sfiorarti, questo vestito è troppo provocante.”
    “Ma se me lo hai regalato tu!”
    “Appunto.” – Disse trattenendo una risata, era sempre il solito, voleva fare tanto il maschio che provocava e poi finiva per scoppiare a ridere come un bambino.
    “Non voglio che gli uomini lì dentro ti guardino, mi dà fastidio. Ci sarà anche George e sai benissimo che lui non ti resiste, poi con questo vestito ti salterà addosso prima della fine della festa.” – Riprese incrociando le sue grandi braccia e portandosele al petto.
    “A me invece dà fastidio che le donne ti guardino, ma anche tu non sei poco provocante, Jackson. Hai questo pantalone aderente che sarebbe capace di far cadere tutte ai tuoi piedi.”
    Scoppiammo a ridere, in realtà la prima donna che stava facendo cadere ai suoi piedi ero io, anzi… io ero già caduta, ma da tempo ormai.
    “Baciami, Michael, poi non potrai più farlo.” – Ripresi passandogli un dito sulle labbra, accarezzandogliele dolcemente.
    “Certo che potrò, annunceremo il nostro fidanzamento ufficiale, lo hai dimenticato? Potrò baciarti tutte le volte che vorrò.”
    Poggiai lentamente le mie mani attorno al suo bacino per sistemargli il pantalone e ovviamente non riuscii a fare a meno di farle cadere sul suo magnifico fondoschiena, non prendetela male, non ero una specie di ninfomane o chissà che altro, ero soltanto un po’ troppo attratta dal mio uomo, diciamo che era anche lui un po’ troppo provocante, ecco.
    “Piccola, sei sleale! Non rispetti i patti!” – Disse puntandomi un dito sulla bocca, fingendosi arrabbiato.
    I patti? Ah si, adesso ricordo. In pratica ci eravamo promessi che non ci saremmo più toccati, nessuno doveva più provocare l’altro almeno fino alla fine della festa, sarebbe stato un incubo, non avrei più visto Michael arrossire per l’imbarazzo, non era giusto.
    “Scusa, amore. Terrò le mani al loro posto, promesso.”
    “Per quanto mi riguarda puoi metterle dove ti pare, non può che farmi piacere, lo sai.”
    Mi lanciò un’occhiata maliziosa e in quel momento capii che con quegli atteggiamenti non saremmo potuti andare da nessuna parte, probabilmente saremmo arrivati a festa iniziata, se non pure finita.
    “Alex, senti… alla festa ci sarà anche… anche Lisa. L’ho invitata perché… è sempre un’amica, spero non ti dispiaccia.” – Disse all’improvviso, avvicinandosi alla porta della stanza, pronto per uscire.
    Già pronto per uscire, Jackson? Hai paura che io ti cacci a calci nel sedere? Oh, non avrei potuto nemmeno farlo dal momento in cui la suite era sua ed era lui a pagarla, dovevo stare buona allora.
    Non sapevo da che parte cominciare, forse dovevo mantenere un po’ la calma prima di tirargli un pugno sui suoi denti bianchissimi per poi farglieli cadere uno ad uno, magari in quel modo avrebbe trascorso la nottata a raccoglierli con la sua mogliettina, Lisa Marie.
    Era ubriaco fradicio, totalmente! Oh, ma non eravamo neanche arrivati al locale e poi Michael non beveva, quindi doveva essere abbastanza lucido.
    Partire con un gancio in viso non era la cosa migliore da fare, dovevo parlargli da persona civile che affrontava i problemi, dovevo fargli capire quanto cazzo mi stesse sulle palle il fatto che avesse invitato quella lì.
    Non aveva detto che non si vedevano da molto tempo e bla bla bla?
    Okay, dovevo soltanto respirare… com’è che si faceva? Ah già, tiravo l’aria su col naso e poi la cacciavo dalla bocca.
    Caro Michael, non ti metto le mani addosso soltanto perché non voglio rovinarti il vestito.
    Mi avvicinai lentamente a lui, era molto preoccupato per il semplice motivo che non avevo ancora spiaccicato una parola, ma lo avrei fatto presto, molto presto, oh si che lo avrei fatto.
    “Michael, tu per caso fai uso di qualche sostanza stupefacente?” – Gli dissi mordendomi le labbra, cercando di sembrare il più calma e rilassata possibile.
    Sgranò gli occhi a quella mia domanda, non si aspettava di certo una cosa del genere, ma sembrava che la frase che avevo appena pronunciato gli avesse portato il buon umore.
    “Certo che no, odio quella roba. Perché me lo chiedi?” – Disse scuotendo il capo violentemente, sembrando un ventilatore.
    Un po’ nervosetto il signor Jackson, giusto un pochino.
    “Tu sei matto, completamente! Michael, mi deludi. Sai che per avere una donna non basta che tu metta la tua macchina nel suo garage? Sai che esiste ben altro oltre al sesso?” – Dissi alzando di parecchio la voce.
    “Ma… cosa stai dicendo? Non capisco, cosa c’entra adesso il… il sesso?”- Rispose guardandomi confuso, non riusciva proprio ad afferrare il concetto, proprio aveva la testa dura come un mattone.
    “C’entra! Hai invitato la tua ex moglie alla festa organizzata per presentare al tuo staff la tua nuova ragazza! Ops, scusa… volevo dire tua moglie.” – Dissi mettendo ben in risalto il ‘tua’, lo guardavo con gli occhi pieni di rabbia ed ero arrabbiata, si.
    Sollevò le spalle e accennò una leggera risatina di disapprovazione che mi diede ai nervi, era una risata isterica, ricordo che strinsi così tanto i pugni fino a farmi diventare le nocche bianche.
    “Dai, non fare la bambina. Non devo di certo portarmela a letto, è soltanto una festa.”
    “Potevi almeno parlarne prima con me, non credi?”
    “Devo dirti per forza ogni cosa che faccio? Io non ti capisco, Alex.”
    “Nemmeno io capisco te, Michael.”
    “E’ normale, tu non mi conosci. L’unica cosa che conosci di me è quella che ho in mezzo alle gambe, ma va bene così. A te interessa soltanto quella, vero?” – Disse rivolgendomi uno sguardo cattivo, era così cattivo che dubitavo del fatto che avessi Michael davanti ai miei occhi, lui non era così, dov’era finito il Michael che mi trattava come una principessa?
    Quelle sue parole mi fecero male, tanto male, mi colpirono al cuore come delle lame che mi laceravano il petto fino ad arrivare ad esso, riuscivo a sentire il dolore invadermi tutto il corpo, mi sentivo bloccata da qualcosa che mi impedisse di parlare, era come se avessi un enorme masso di pietra nello stomaco.
    Fui soltanto capace di mollargli un violento schiaffo sulla guancia destra, poi scoppiai a piangere e lui fece lo stesso a sua volta, non riuscivo a capire se stesse piangendo per quello che mi aveva appena detto o perché si era accorto di quanto facesse schifo.
    “Scusa, piccola… non volevo dire… io…” – Disse con la voce interrotta a tratti dai singhiozzi, stava piangendo così tanto che in poco tempo i suoi occhi si arrossarono e le guance si bagnarono del liquido scuro della matita.
    “Zitto, ho capito benissimo. Fai schifo, Michael.” – Dissi aprendo la porta della stanza e sbattendola violentemente alle mie spalle, me ne andai senza dargli nemmeno la possibilità di parlare, aveva già detto abbastanza, mi aveva trattata da schifo ed io non lo meritavo, nessuno lo meritava.
    Corsi velocemente per l’enorme corridoio del piano prima di entrare nell’ascensore, le lacrime ormai scorrevano dal mio viso senza sosta, il trucco che avevo fatto con tanta cura si stava distruggendo e non me ne importava nulla, volevo soltanto andare a quella festa.
    Volevo andarci per dimostrargli che ero una persona migliore di lui e per non dare soddisfazione alla sua mogliettina che sicuramente sapeva della mia presenza a quel party.
    Michael mi corse dietro fino a bloccare la porta dell’ascensore e fermandola sul piano, poi mi spinse con le spalle alla parete chiara e mi bloccò con il peso del suo corpo sul mio.
    “Alex, ascoltami!” – Disse prendendomi il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
    “Oh, piccola… non piangere, ti prego. Mi fa male vederti così.”
    Poggiò entrambe le mani sulle mie guance e mi asciugò le lacrime con i pollici, per poi stamparmi un leggero bacio sulla mia fronte.
    “Ti fa male, Michael? Ti stai per caso chiedendo il motivo delle mie lacrime? Hai idea di cosa mi hai detto? Te ne rendi conto?”
    “Si, ho sbagliato, ero arrabbiato per una questione di lavoro e le parole mi sono uscite così.”
    “Mi hai dato della troia, Michael!” – Dissi spingendolo con tutta la forza mista alla rabbia che avevo dentro, facendolo cadere a terra.
    Cominciò a piangere come un bambino, si manteneva le mani sul volto per non farsi vedere da me, non voleva che io vedessi la sua debolezza.
    “Io non volevo… non direi mai una cosa del genere ad una donna, mi conosci.”
    “L’hai detto! Ti contraddici da solo? No, io non ti conosco, hai proprio ragione. Infatti sono stata io a Praga a portarti in giro per non farti sentire solo come un cane! Quando avevi bisogno di qualcuno con cui dormire ci sono sempre stata io! Adesso come cazzo ti viene in mente di dire che io non ti conosco? Allora se è per questo nemmeno tu conosci me.”
    “Fare sesso non aiuta a conoscere le persone, bisogna conoscerle prima ed io mi sono lasciata andare come una scema, perché ti amo.” – Ripresi asciugandomi le lacrime e respirando profondamente.
    “Noi abbiamo fatto l’amore perché ci amiamo. Io ti amo, Alex. Sono uno stronzo, mi faccio schifo da solo, ho detto cose che non pensavo. E’ un momento un po’ difficile per me, perdonami, ti prego.”
    Si avvicinò a me guardandomi con gli occhi che sembravano stessero per supplicarmi, gli brillavano così tanto che sembravano due stelle, erano bellissimi, come sempre.
    “Ho avuto dei problemi con Lisa. Non vuole più concedermi il divorzio.” – Sussurrò quelle parole con il capo abbassato e non era imbarazzo, era semplice tristezza.




    Arrivammo davanti al locale in cui si sarebbe svolta la festa verso le 2.00 am ed io, come al solito, ero già molto assonnata a stanca, gli occhi li mantenevo aperti a fatica e le gambe mi facevano già molto male a causa dell’altezza delle scarpe che avevo indossato; ultimamente ero spesso affaticata per via dei fusi orari e dei continui viaggi ai quali venivo sottoposta, era una continua lotta contro il tempo che sembrava essere sempre meno dalla mia parte.
    All’inizio era piacevole poter lavorare durante un tour mondiale, era bello poter visitare nuovi posti, ma poi la situazione era diventata sempre meno sopportabile, soprattutto da quando io e Michael comparivamo spesso insieme in pubblico e non potevamo fare a meno di fermarci con tutte le persone che ci seguivano.
    Molte volte però le guardie ci impedivano di avvicinarci troppo alla folla, diventava tutto un ‘non andate lì’, ‘attenzione ai paparazzi’, ‘lì ci sono i giornalisti, meglio di no’, ‘coprite il viso’ e tutto il resto, era stressante.
    Per fortuna che, però, Mr. Jackson era stato così carino da organizzare una festa per rilassarci, invitandoci anche la sua tenera e dolcissima consorte.
    L’enorme macchina dai vetri oscurati ci accompagnò fino all’entrata, dove poi si fermò sul bordo del marciapiede per una manciata di minuti aspettando che noi scendessimo.
    Io e Michael eravamo seduti uno accanto all’altro su quei sedili in pelle, eravamo entrambi molto silenziosi e pensierosi tanto che rimanemmo nell’auto per un bel po’, volevamo rilassarci e goderci un po’ di quel silenzio che regnava intorno a noi prima di immergerci nel caos e nel rumore assordante del locale.
    “Alex, ti prego. Hai intenzione di ignorarmi per tutta la notte?” – Mi chiese sbuffando leggermente e dandosi una pacca sulla gamba, scacciando via delle briciole dal suo pantalone.
    “Può darsi.”
    “Smettila, non ti riesce essere arrabbiata con me. So benissimo che non mi resisti, quindi è inutile.”
    “Sei uno stronzo, Re del Pop.” – Mormorai rivolgendo il mio sguardo all’altro lato del finestrino, fingendomi presa e distratta da qualcosa che non avesse niente a che fare con le sue parole.
    “Quando torniamo in stanza mi farò perdonare.”
    Non mi voltai a guardarlo, rimasi per qualche secondo in religioso silenzio aspettando che parlasse di nuovo, capivo e non capivo contemporaneamente, non sapevo se quella frase contenesse al suo interno della malizia o del puro e semplice amore.
    Non lo avevo ancora perdonato del tutto per quello che mi aveva detto in hotel, non ero un tipo che portava rancore, ma era stato piuttosto scorretto e volgare nei miei confronti, va bene che tutti commettevano errori nella vita e che alla fine lui si era scusato, ma il gesto era stato commesso e non meritava un perdono semplice e veloce.
    “Perché non qui?” – Sussurrai debolmente, intenta a provocarlo, come al solito.
    “Oh boy, spero tu stia scherzando, ho una reputazione da mantenere e poi lì dentro ci stanno aspettando.” – Disse lasciandosi sfuggire una risatina ironica.
    Era diventato malizioso nel giro di poco tempo, forse per merito mio?
    “Perché Lisa non vuole concederti il divorzio?”
    “Dice di amarmi ancora.” – Rispose mordendosi le labbra con forza e cominciando a giocherellare con le dita delle sue mani, cercando di mascherare il nervosismo che in poco aveva preso il sopravvento su di lui.
    “Allora perché l’hai invitata alla festa?”
    “Volevo parlarle, volevo chiarire un po’ la situazione. Voglio sapere come stanno le cose.”
    “Come vuoi che stiano! E’ innamorata di te ed è ancora tua moglie, non divorzierà mai.” – Dissi alzando la voce, mi dava fastidio quando cercava di fare il finto tonto, sapeva fin troppo bene le intenzioni di Lisa Marie e non sarebbe servito a nulla fingersi del tutto estraneo alla cosa.
    In fondo a me non doveva interessare se lei voleva concedergli il divorzio o meno, comunque Michael non viveva più con lei da tempo ed entrambi non avevano più ‘rapporti intimi’, quindi non avrebbe dovuto avere su di me né effetti positivi e né negativi, eppure c’era qualcosa che mi dava fastidio, anche se non sapevo del tutto cosa fosse, forse soltanto semplice gelosia femminile.
    Ma io mica dovevo sposarmi con Michael, giusto? Allora i problemi erano risolti, io stavo con lui e andava tutto bene. Oddio, parlavo anche da sola, avrei dovuto prenotare una visita dallo psicologo, avrei dovuto farlo.
    Ci fu un lungo momento di silenzio interrotto soltanto dai pesanti sospiri di Michael, sembrava avesse un forte affanno e si portò la mano all’altezza del petto come se non riuscisse a respirare, mi fece seriamente preoccupare, ma ricordai soltanto poco dopo che a lui succedeva spesso che il respiro gli si bloccasse.
    “Michael, che hai?” – Chiesi preoccupata, poggiando la mia mano sulla sua, stringendogliela.
    Era così bello poterlo toccare, mi sentivo ogni volta come se toccassi il cielo con un dito, stare con lui era come stare in paradiso.
    “No, niente. Sto bene.”
    Dopo quel mio gesto sul suo viso comparì un enorme sorriso pieno di dolcezza, era così grande che gli si formarono delle piccole fossette sulle guance, era tenerissimo.
    “Tu ami ancora Lisa? Ti prego, ho bisogno di saperlo.”
    “No, devi credermi. Io amo soltanto te e voglio solo te.” – Mi sussurrò questa frase all’orecchio e fu la cosa più dolce che io avessi mai sentito, era così vicino che riuscivo a sentire nuovamente il suo bellissimo profumo che mi spinse a poggiare la testa sulla sua spalla, era un bel momento, stavamo bene.
    “Michael, non mi va di andare lì. Voglio stare qui sola con te, ti prego.”
    “Staremo soli tutto il tempo che vorremo, ma adesso dobbiamo proprio andare, siamo in ritardo.”
    “Sono nervosa.” – Gli dissi guardandolo intensamente negli occhi e mordendomi la lingua con i denti, cercavo sicurezza in lui, volevo che mi tranquillizzasse.
    “Piccola, andrà tutto bene, stai tranquilla. Tu lascia parlare me, non dobbiamo fare niente di speciale, dobbiamo soltanto dimostrare quanto ci amiamo.”
    Fu questa l’ultima cosa che disse prima di scendere dall’auto tenendomi per mano, mi tremavano le gambe, stavo per cominciare a sudare ed ero già in imbarazzo, l’idea di trovare l’intero staff del tour con Lisa Marie in mezzo mi terrorizzava.
    Dovevo stare calma, Michael aveva scelto me, diceva di amare soltanto me ed io non avevo nulla da dimostrare a nessuno.

    * * * *

    Era stato allestito una specie di palchetto nella sala principale di quell’immenso locale, lì dentro c’erano più di duecento persone che appena ci videro cominciarono ad applaudire e a gridare il nome di Michael, mentre sventolavano le braccia in aria facendosi notare.
    Il fatto che io entrassi insieme a Michael fece rimanere tutti un po’ perplessi, ma quando poi si resero conto che io e lui ci stavamo tenendo per mano, beh in quel momento gli applausi si fecero sempre più forti.
    C’erano proprio tutti, George, Selene… Lisa Marie.
    Non la conoscevo, premesso questo, ma riuscii bene a capire che fosse lei perché mostrava enormi sorrisi a Michael mentre cercava di cominciare il suo discorso e poi perché fu stesso lui a farmelo capire.
    Era una bella donna, molto bella, ma cosa c’era da aspettarsi dalla figlia di Elvis Presley? Tale padre, tale figlia.
    “Buonasera e benvenuti. Grazie per essere venuti a questo party organizzato per festeggiare l’inizio di questo grande tour… ma anche per festeggiare qualcos’altro.” – Disse Michael abbassando il capo e mordendosi le sue dolci labbra, come al solito.
    Era un po’ in imbarazzo, era evidente e lo ero anche io, ma cercavo in tutti i modi di non darlo a vedere, soprattutto a lui che forse in quel momento era un po’ in difficoltà e aveva bisogno del mio appoggio.
    Durante l’applauso si voltò verso di me e mi sorrise, diciamo che da lì gran parte degli invitati cominciarono ad intuire il secondo motivo di quell’enorme festa, Lisa Marie sembrava essere abbastanza serena, cioè non dava segni di nervosismo, era già una gran cosa.
    Poi c’era Selene che mi sorrideva in lontananza e che sembrava avesse già capito tutto.
    Era anche lei molto serena, pensavo le facesse male vedermi al fianco di Michael e invece sembrava anche molto felice, era come se non stesse aspettando altro che l’annuncio della nostra relazione.
    “Non sono molto bravo con le parole e non mi piace parlare più di tanto, lo sapete…” – Riprese Michael cominciando a ridere silenziosamente.
    “Quello che voglio dirvi è che… vi ringrazio tantissimo per il lavoro che svolgete, siete fantastici e senza di voi questo tour non esisterebbe! Grazie mille, davvero. Che Dio vi benedica.”
    Senti, Michael, qui la situazione sta diventando sempre più complessa e tu adesso ti metti a fare la parte del Gesù Cristo? Ti prego, taglia corto e subito, vai al sodo! Mi fanno male i piedi, ho bisogno di sedermi!
    Intanto io sorridevo allegramente facendomi venire le rughe in viso, mentre dentro di me volevo soltanto sparire, era imbarazzante quella situazione, mi sentivo quattrocento occhi su di me ed era asfissiante, tanto asfissiante, mi bastavano quelli di Michael sulle mie tette e mi avanzavano anche.
    Si, diciamocelo, anche lui le guardava, era bravo nel non farsi scoprire, ma le guardava.
    “Penso che… penso che voi abbiate già capito quello che sto per dirvi. Io finalmente ho trovato una persona che mi fa stare bene, una persona che mi ama e mi rispetta, ho trovato una meravigliosa donna che mi ama per quello che sono dentro e non perché sono Michael Jackson. Ho trovato l’amore. Era un po’ di tempo che volevo parlarvene, ma forse non eravamo ancora entrambi abbastanza pronti per questo.”
    Stavo per piangere, che meraviglioso discorso, avevo improvvisamente dimenticato il motivo per il quale ero arrabbiata con lui, che essere magico avevo al mio fianco.
    Dopo quelle sue parole tutti cominciarono ad emettere strani fischi e ad applaudire ininterrottamente, persino Lisa applaudiva, per fortuna riuscii a sgattaiolare via senza che Michael se ne accorgesse, volevo stare un po’ da sola e poi lui doveva stare con la sua gente, era anche giusto dopotutto.
    Mi sedetti al tavolo riservato a me e a Michael, lui non c’era e così portai con me Selene e George, giusto per scambiare con loro due chiacchiere davanti ad un bel bicchierone di champagne, come facevamo sempre.
    “Alex, sei una donna molto fortunata, ma adesso devi svelarmi tutti i dettagli! Voglio sapere tutto, ti prego!” – Disse Selene mostrandomi un sorrisetto dolce e ingenuo, in realtà tutto era tranne che quello, avevo ben capito quali dettagli volesse sapere e non mi diede nemmeno il tempo di replicare che cominciò con l’interrogatorio.
    “Come bacia Michael?”
    “Con la bocca, come vuoi che baci.” – Intervenne George lasciandosi sfuggire un tono un po’ infastidito, era strano quella sera, ero molto distaccato con me e da quando ero entrata da quella porta con Michael aveva smesso completamente di rivolgermi la parola.
    “Bacia bene, molto bene, davvero.”
    “E dimmi un po’… lo avete già fatto?”
    Accidenti, Selene! Peggio di una suocera fastidiosa! Okay, era una mia amica e solo per quel motivo avrei risposto a tutte le sue domande ‘intime’, ma solo perché era una mia cara amica, altrimenti sarei già scoppiata a ridere o il mio viso sarebbe diventato completamente rosso per l’imbarazzo.
    “Si, lo ammetto.” – Dissi accennando un leggero sorriso, accompagnato da una breve risatina di sottofondo.
    “Dov’è stata la prima volta?”
    “Il nostro primo bacio è stato a Praga ed era notte fonda, in assoluto il più bel bacio della mia vita. La prima volta che abbiamo fatto l’amore, invece, è stata a Budapest… molto dopo il concerto. Anche qui, in assoluto la notte più bella della mia vita.”
    Selene mi guardava con occhi sognanti, a breve avrebbero preso la forma di due cuoricini, si vedeva che era molto innamorata e quasi mi metteva a disagio parlarle dei miei ‘rapporti’ con Michael, cioè non le dava fastidio sapere che l’uomo che amava era di un’altra donna? (Eh si, in tutti i sensi.)
    “Indossa i boxer o gli slip?”
    DIO, MA CHE DOMANDE ERANO?
    Probabilmente se Michael avesse saputo della nostra conversazione si sarebbe imbarazzato così tanto a tal punto da non spogliarsi più davanti a me, sarebbe stato capace di rinchiudersi nel bagno anche per cambiarsi una semplice camicia, oh boy, non volevo neanche pensarci.
    “Boxer e gli stanno da favola, devo proprio dirlo.”
    Intanto noi continuavamo a parlare e di tanto in tanto George ci lanciava delle strane occhiate fin quando non si decise anche lui a domandarmi qualcosa, una cosa che non avrei mai immaginato neanche minimamente potesse chiedermi.
    “Qual è il posto più strano in cui lo avete fatto?” – Mi chiese sorseggiando un bicchiere di un buon vino bianco.
    Scusate, avete preso la mia relazione per un film a luci rosse? Ma una mezza dose di fattacci vostri accompagnata da un chilo di non me ne frega nulla?
    Non risposi, in realtà avevamo ‘adoperato’ soltanto due posti, il letto e la vasca da bagno dell’hotel, niente di particolarmente entusiasmante.
    Oh, ma cosa stavo dicendo!
    Cercai di sviare il discorso, mi ero un po’ stancata di svelare continuamente questi piccoli dettagli di coppia, poi Michael era molto riservato e si sarebbe sicuramente arrabbiato, dopotutto loro facevano parte del suo staff ed io stavo rivelando loro i segreti della sua intimità.
    “Scusate ma… dov’è Michael?” – Dissi alzando il capo, cercando di scorgere la sua figura alta e slanciata tra la folla, lo avrei riconosciuto subito, era l’uomo più elegante e con più classe lì dentro.
    “E’ al bar con Lisa.” – Rispose George con aria soddisfatta, credeva di avermi detto la cosa più bella che io avessi mai sentito nelle mie orecchie?
    Che nervi. Che nervi. Che nervi. Si, ero gelosa e anche molto, quindi decisi di andare da lui per fare un piccolo sopralluogo con la scusa di prendere un altro bicchierino di champagne per me.
    Non volevo assolutamente disturbare la sua presunta discussione con la moglie, non volevo fare la parte della guastafeste, volevo soltanto accertarmi che quella femminuccia lì tenesse le sue meravigliose manine ben curate al suo posto.
    Erano seduti al bancone del bar e parlavano amabilmente di un argomento a me sconosciuto, scambiandosi di tanto in tanto dolci sorrisetti e carezze e, gran parte delle volte, era proprio lei che cercava di avere un contatto fisico con lui.
    In quel momento il cuore mi si strinse dentro al petto, faceva male tutto quello, mi diede fastidio il fatto che Michael stesse con un’altra donna, soprattutto se si trattava di sua moglie.
    Era un discorso piuttosto infantile e che una ragazza di venticinque anni come me non doveva fare, soprattutto una ragazza come me che non aveva mai pianto e né sofferto per un uomo, non avevo neanche provato mai la gelosia prima di allora, dovevo ammettere che era una cosa fastidiosa e che mi rodeva i sentimenti.
    Mi avvicinai lentamente a lui con disinvoltura e quando mi vide sorrise dolcemente e mi fece segno di sedermi sulle sue gambe, passandosi una mano sopra di esse.
    “Amore, dov’eri finito?” – Dissi avvicinando le mie labbra alle sue e sfiorandole, mentre il suo corpo si irrigidiva a quel contatto.
    “Ero qui… piccola, lei è Lisa.”
    Mi voltai verso di lei e le sorrisi stringendole la mano in segno di piacere, cose del tipo ‘sono molto contenta di conoscerti anche se non sembra’.
    “Ciao Alex, ho sentito molto parlare di te. Ogni volta che Michael mi chiama al telefono non fa altro che dirmi che ha una truccatrice favolosa.” – Disse accavallando le gambe con nonchalance, lasciando che il suo vestito scoprisse un’abbondante porzione di esse.
    Che dolce che era Michael ed io che credevo che loro non si parlassero più, o meglio, era stato lui a dirmelo, che idiota che ero stata a crederci come una bambina, ma Michael la avrebbe pagata cara per tutte le sue bugie del cazzo, oh si che l’avrebbe pagata.
    Accarezzai una guancia a Michael mentre lui mi guardava preoccupato e muoveva la testa lentamente in segno di disapprovazione, sembrava che stesse dicendo ‘amore, non crederle, non è vero! Io ti ho detto la verità!’.
    Che uomo dolce che avevo accanto, già, un emerito bastardo per meglio dire!
    “Okay, ragazze. Vi lascio sole, vado di là!” – Disse lui sollevandomi leggermente mantenendomi per i fianchi e stampandomi un bacio sulla fronte, per poi dirigersi a passo veloce verso l’altra parte della sala.
    Mi ero seduta sullo sgabello che poco prima era stato occupato da Michael, ordinai altri due bicchieri di champagne per me e per Lisa e cominciammo a scambiare due parole, giusto per fare conoscenza e dovevo ammettere che poi non era tanto antipatica come mi era sembrata a prima vista.
    “Devi amarlo davvero tanto per stargli accanto…” – Disse lei ad un tratto, sollevando le spalle e alzando gli occhi al cielo.
    “Si, lo amo moltissimo.”
    “E’ difficile stare con un uomo come lui, lasciatelo dire da una come me che ne ha viste e ne ha subite di tutti i colori. Lui è troppo famoso e la fama distrugge i rapporti, succede sempre così. E’ un tipo complicato, è faticoso stargli dietro.”
    “Lo so molto bene, ma io sono davvero innamorata di lui e cercherò di fare il possibile.”
    “Sei una brava ragazza. Buona fortuna, allora. Mi ha fatto piacere conoscerti, spero di rivederti presto.”
    “Grazie, è stato un grande piacere.” – Dissi facendole un cenno con la mano e allontanandomi.
    Sembrava una tipa normale, pensavo fosse una specie di vipera mangia uomini e invece era molto gradevole ed educata, davvero una bella conoscenza.
    Dopo averla salutata corsi a cercare Michael, quello lì mi doveva delle spiegazioni.


    Continua…
     
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    Lisa ha in testa di riconquistarlo a tutti i costi ma Alex è un osso duro e farà di tutto per tenersi Michael, senz'altro saranno una coppia felice e magari si sposeranno presto. Bellissimo il discorso che lui ha fatto alla festa, grazie per gli emozionanti capitoli Jacksonhug, attendiamo presto la continuazione
     
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    Capitolo 11.



    “Michael, posso parlarti un secondo?” – Dissi sussurrandogli nell’orecchio e sedendomi nel posto riservato accanto a lui.
    Eravamo seduti su un divanetto molto comodo al lato della sala, c’era un viavai di persone che si avvicinavano a lui per parlargli o anche per salutarlo solamente, ma nessuno si soffermava più di due minuti, nessuno si impegnava a portare avanti una conversazione con Michael Jackson, lasciandolo così solo e assorto nei suoi pensieri.
    Aveva appoggiato le spalle allo schienale e aveva le mani intrecciate sull’addome, guardava silenziosamente quello che succedeva lì intorno senza intromettersi troppo in quella vita a lui così sconosciuta.
    “Si, certo. Dimmi pure.” – Disse avvicinandosi di più a me e poggiandomi una mano sulla parte scoperta della mia gamba, accarezzandola con le dita e provocandomi di nuovo dei forti brividi come la prima volta.
    “No, non qui. Usciamo fuori.”
    Mi alzai velocemente seguita da lui e insieme ci dirigemmo verso l’uscita del locale cercando di non dare troppo nell’occhio, erano circa le 4.00 am e fuori non c’era anima viva che passeggiasse e la cosa mi rasserenò moltissimo, sarebbe stato troppo rischioso farci vedere lì da qualche fotografo di turno per poi assicurarci una bella prima pagina con le nostre faccine stampate su.
    Era una situazione molto delicata, avevo intenzione di discutere seriamente con Michael, noi dovevamo parlare, ne avevamo bisogno, soprattutto io che volevo cercare di capire bene cosa volesse fare lui e quali fossero le sue intenzioni.
    In una relazione vera e propria bisognava avere fiducia nella persona che si aveva accanto e non era quello il caso, lui mi nascondeva molte cose a quanto pareva e non era un buon segno, non mi piacevano le bugie, sembravamo personaggi di un film, due attori protagonisti ed era ora di darci un taglio, non avevamo di certo bisogno dell’Oscar.
    Ero appoggiata di spalle ad un muretto e Michael mi prese per i fianchi tirandomi a sé, il mio corpo aderiva perfettamente al suo e quell’eccessiva vicinanza mi costrinse a guardarlo nei suoi occhi scuri e profondi, truccati da una sottile linea di matita che li rendeva molto eleganti. Eravamo soltanto illuminati dalla lontana luce tenue dei lampioni sulla strada, mentre intorno a noi regnava il buio.
    La situazione ricordava vagamente la parte iniziale del videoclip di ‘Thriller’, con le differenze che noi eravamo fermi e Michael teneva le mani strette sulla stoffa del mio vestito all’altezza dei fianchi, però un Michael un po’ più cresciuto e adulto rispetto a quello del maestoso video.
    Cominciò a baciarmi il collo e a chinare il suo capo verso la parte alta della mia spalla, mi stampava dei leggeri baci sulla pelle lasciata scoperta dal vestito, mentre io tenevo la mia mano poggiata sulla sua testa e gli accarezzavo i capelli corti e scuri, assecondavo i suoi movimenti senza opporre resistenza e lo lasciavo fare, non avevo la forza di fermarlo, forse non volevo neanche.
    Aveva un po’ bevuto, riuscivo a sentire l’odore dell’alcool nel suo alito e la cosa mi sorprese non poco, non era ubriaco, ma sicuramente un bel po’ di bicchierini li aveva mandati giù e lui non aveva mai bevuto così tanto prima di allora, di solito non andava oltre il succo d’arancia.
    “Oh… non sai quanto mi sia mancato il tuo corpo, volevo toccarti e non potevo. Ti amo, Alex, ti amo da morire.” – Disse poggiando la sua mano calda e sottile sulla spallina del mio vestito, posò due dita sotto di essa e con un rapido gesto la abbassò fino a sfilarla dal mio braccio.
    “Michael, fermati… noi dobbiamo parlare.” – Dissi allontanandolo leggermente e cercando di riacquisire un po’ di lucidità.
    Mi guardò confuso, sembrava che non avesse intuito neanche minimamente la ragione per la quale lo avevo fatto uscire, era così preso dal desiderio del momento che si fermò ad osservarmi con le labbra tra i denti, era così dolce ed anche un po’ impaurito, il fatto che io lo avessi fermato lo fece riflettere parecchio.
    “Perché mi prendi in giro? Perché mi racconti sempre un mare di cazzate e fingi di amarmi? Io non ti obbligo a stare al mio fianco, non ho bisogno di te, come tu non hai bisogno di me. Io ti amo, ma riesco a vivere da sola, puoi anche andartene.”
    Lo guardai intensamente, sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, sarei scoppiata a piangere da un momento all’altro e non volevo, non volevo che lui provasse pietà per me, io volevo la verità, volevo che lui mi amasse davvero e che non mi raccontasse bugie perché magari erano quelle le cose che volevo sentirmi dire.
    “Piccola ma… di cosa parli? Non capisco. Io non fingo di amarti, io ti amo e basta. Perché mi stai dicendo queste cose?”
    “No, tu non mi ami e non mi hai mai amata. Chi ama non mente, tu invece sei sempre pronto a sparare la stronzata del giorno. Perché mi hai detto che avevi invitato Lisa soltanto per chiarire la vostra situazione? Perché mi hai detto che voi due non vi sentivate più quando invece non è così? Perché mi hai detto che stavi aspettando i documenti del divorzio quando invece lei non vuole divorziare da te?”
    Ci fu un lungo momento di silenzio durante il quale Michael aveva mantenuto la testa abbassata, aveva gli occhi chiusi e le mani appoggiate sui suoi fianchi, aggrappate alla cintura.
    “Io… si, hai ragione, ti ho mentita. L’ho fatto soltanto perché… perché volevo tenerti lontana da lei, non volevo che il mio matrimonio influenzasse la nostra storia… volevo soltanto stare con te lontano da tutto e tutti. Devi credermi, Alex, io Lisa non la amo più, è così che stanno le cose. Ci sentiamo per telefono, è vero, ma come semplici amici e lei è una semplice amica.” – Disse con le lacrime che rigavano il suo meraviglioso viso, si sentivano i suoi respiri rumorosi e interrotti dai suoi singhiozzi, mi faceva così male vederlo in quello stato e la causa del suo pianto ero soltanto io.
    Non riuscivo a credergli, non riuscivo più a fidarmi di lui anche se una piccola parte di me voleva dargli fiducia, ma era così difficile, c’erano state troppe incomprensioni in poco tempo e non sapevo più cosa pensare e nemmeno cosa fare.
    “Perché non riesco a crederti? Non riesco a vederti più come il Michael che ho conosciuto. Mi sembri così diverso, adesso. Sono confusa, scusami.”
    Si asciugò le lacrime con il dorso della sua mano e si avvicinò di più a me.
    “Ma cosa stai dicendo? Tu devi credermi, devi fidarti di me come hai sempre fatto, io sono sempre lo stesso, te lo assicuro. So che in questo periodo non sono stato un uomo molto affidabile per via del tour che mi stressa parecchio, ti ho trattata male e adesso me ne pento, ma devi sapere che io sono innamorato di te, davvero.” – Disse avvicinando la sua mano al mio volto, mi accarezzò le labbra con le dita e in quel momento non capii più nulla e feci quello che l’istinto mi suggeriva, bagnai le sue dita con la mia lingua che cominciò ad intrecciarsi sulla sua pelle calda e liscia.
    Quell’uomo era capace di farmi perdere il controllo, quando mi era troppo vicino come in quel momento, io sentivo il forte desiderio di lui, cominciavo a desiderare ogni singola parte di lui che volevo facesse parte di me e del mio corpo.
    Ti prego, Michael. Stammi lontano, vai via, allontanati prima che io perda definitivamente il controllo di me stessa!
    Ringraziando il cielo riuscii ad allontanarmi un po’, era come una droga potentissima, mi sentivo strafatta da una forte dose di eroina, era una sensazione allucinante.
    Per fortuna notò che ero fuori di me in quel momento e fece due passetti all’indietro, così tornai a respirare.
    “Forse abbiamo corso troppo, non dovevamo, ho sbagliato tutto, come sempre.” – Dissi passandomi una mano sulla fronte sudata, sembrava fossi appena uscita da una sauna, lì fuori faceva freddo eppure io ero un bagno di sudore, stavo per sentirmi davvero male.
    Mi strinse forte a sé facendo aderire di nuovo il suo corpo al mio, mi appoggiai a lui e scoppiai in un pianto disperato, mi lasciai andare completamente, ero tra le sue braccia e non c’era posto più bello al mondo.
    “Piccola, non hai sbagliato niente. Non abbiamo sbagliato nulla, ci siamo soltanto amati come potevamo ed io ti assicuro che l’amore alla fine vincerà su tutto. E’ tutto per amore, solo per amore.”
    “Noi stiamo bene soltanto a letto, per il resto siamo due estranei.”
    Era proprio vero, soltanto lì eravamo noi stessi.
    “Lascia che io ti ami… lasciati amare, Alex.” – Disse poggiando le sue labbra sulle mie e inumidendole con la sua lingua morbida vellutata, mi lasciai andare a quel bacio, fin quando le nostre labbra si schiusero e schioccarono leggermente.
    “Ti prego, portami in hotel, sono stanca.” – Sussurrai con un filo di voce, poggiando una mano all’altezza del primo bottone della sua camicia bianca e quasi trasparente, con un gesto veloce lo sciolsi e poggiai al di sotto della stoffa.
    Improvvisamente mi prese in braccio e si diresse a passi veloci dall’altro lato della strada, dove c’era la sua auto dai vetri oscurati ferma ad aspettarci, aprì la portiera e mi fece stendere sui sedili in pelle della vettura e dopo qualche istante l’autista mise in moto e partimmo.
    Rimasi con la testa poggiata sulle sue gambe per tutta la durata del viaggio, Michael non fece altro che accarezzarmi il viso e sussurrarmi delle dolci parole nell’orecchio, accompagnando il tutto con teneri e dolci baci.
    Quando arrivammo nella nostra stanza entrammo velocemente, non c’era nessuno sul piano anche perché era occupato totalmente dallo staff del tour che era ancora alla festa a divertirsi, così potemmo stare molto più tranquilli.
    Michael mi teneva sollevata da terra tenendomi le mani strette sul mio fondoschiena, io invece avevo le mie gambe intorno al suo bacino e poggiavo le mie braccia sui lati del suo collo, lo baciavo sulle labbra continuamente, come se non esistesse nient’altro al mondo se non lui.
    Mi portò dall’altro lato della stanza e si avvicinò alla scrivania di legno sulla quale erano poggiati dei fogli intestati all’hotel scritti a penna, probabilmente erano dei testi di canzoni scritti da lui, con un rapido gesto del braccio liberò lo spazio facendo cadere tutto a terra e mi fece sedere lì sul bordo, continuando a baciarmi su ogni parte di pelle che il mio vestito lasciava scoperta.
    Allargai le gambe automaticamente e Michael si poggiò tra di essere in modo che io potessi sentire il suo bacino teso all’altezza della mia intimità, appena mi sentii sfiorare all’altezza della coscia mi lasciai sfuggire un gemito di piacere durante il quale lui sorrise soddisfatto, spingendo sempre più verso di me.
    Si sfilò la giacca con un rapido gesto delle spalle e lasciò che cadesse a terra, poi si portò le mani sul petto per sbottonarsi la camicia, ma lo fermai stringendo la sua mano nella mia e avvicinandomi al suo collo, dove stampai un dolce bacio.
    “Questo voglio farlo io…” – Dissi sbottonando i primi bottoni velocemente fino ad arrivare all’ultimo, gli tolsi la camicia e la gettai a terra, lasciando che il suo petto chiaro e liscio rimanesse completamente libero da ogni indumento.
    Michael in quel momento si avvicinò al mio orecchio dove lasciò un piccolo morso e stese le sue meravigliose mani dietro la mia schiena, mi sbottonò il vestito e rimasi soltanto in biancheria intima, ma non per molto, dato che mi slacciò velocemente il reggiseno e cominciò a baciarmi i seni, inumidendoli ad ogni contatto.
    Mi sentivo esplodere il cuore dentro al petto, stavo ricominciando a sudare e sentivo un forte senso di calore invadermi tutto il corpo, faceva molto caldo lì dentro, mi stavo sentendo male, mi girava la testa ed era come se tutto quello intorno a me girasse insieme ad essa.
    “Michael, ho caldo.” – Dissi sospirando rumorosamente.
    Non era la cosa migliore da dire in quel momento, ne ero molto consapevole, ma avevo un uomo davanti che subito prese dei provvedimenti, correndo ad aprire il balcone a pochi metri da noi.
    “Va meglio?” – Disse sbottonandosi la cintura dei pantaloni e sfilandoseli con un veloce gesto delle gambe, rimanendo soltanto con i boxer addosso.
    “Si…” – Sussurrai in preda al desiderio di volerlo sentire dentro di me, era meraviglioso, il suo corpo era pura poesia e non riuscivo a fare a meno di perdermi in quello splendido spettacolo ogni volta che mi capitava davanti.
    “Ti voglio, Michael.”
    Scesi dal tavolo sul quale ero seduta con le gambe che penzolavano al di fuori e mi inginocchiai leggermente di fronte al suo corpo, poggiando la mia bocca sul suo petto e cominciando a baciarlo dolcemente, mentre lui aveva una mano poggiata sulla mia testa e socchiudeva gli occhi per il piacere che stava provando.
    “Sei meravigliosa…” – Disse gemendo piano e mantenendo la testa rivolta verso l’alto.
    Scesi sempre di più fino ad arrivare alle sue gambe snelle e incredibilmente sensuali, per poi risalire sulle sue labbra che baciai intensamente.
    All’improvviso Michael afferrò il mio braccio destro che intanto si era posato sul suo petto e scese più giù fino a raggiungere la mia sottile mano, stringendola nella sua e guidandola fin sopra l’elastico dei suoi boxer, dove poco dopo si insinuò al di sotto fino ad intraprendere un vero e proprio massaggio.
    “Oh… piccola, cosa mi fai. Sto impazzendo…” – Disse ansimando e sollevandomi di nuovo da terra fino a portarmi sul letto, dove mi fece stendere e mi sfilò gli slip, adagiandosi piano sopra di me.
    Allargai le gambe leggermente e in quel momento si fece strada dentro di me, strappandomi un lungo ed intenso gemito che non riuscii a trattenere, mi aggrappai alla sua schiena e non mi accorsi che avevo cominciato a graffiargliela, facendogli male.
    Cominciò a muoversi velocemente sopra di me, il cuore mi batteva così forte che se non mi veniva un infarto in quel momento poi non mi sarebbe mai più venuto, gli strinsi la mano più forte che potei e Michael gemette a quel contatto, mordendosi le labbra con forza.
    “Michael… sei perfetto. Ti amo… ti amo…” – Dissi ansimando e con la voce interrotta a tratti dal piacere, in quel momento l’unica cosa che riuscivo a dirgli era quanto lo amassi.
    Si avvicinò alle mie labbra e cominciò a spingere sempre più forte il suo bacino verso il mio, gemetti forte a quel contatto e dopo che Michael mi stampò un ultimo bacio, si poggiò al mio fianco e mi abbracciò.
    “E’ stato bellissimo… ti amo, Alex.” – Mi sussurrò all’altezza dell’orecchio con la voce roca e fu l’ultima cosa che disse prima di sprofondare nel sonno, rimanendo con il sorriso sulle labbra e appagato finalmente dal desiderio.


    * * * *

    Confusione.
    Era quella l’unica cosa che aveva occupato talmente tanto la mia mente da non farmi chiudere occhio tutto il tempo, ero invasa da mille pensieri e da mille considerazioni, stavo molto male psicologicamente e capii che avevo bisogno di trascorrere un po’ di tempo da sola, per conto mio.
    Aver fatto l’amore con Michael quella notte non mi aveva affatto aiutata, non erano cambiati i sentimenti che provavo per lui, lo amavo moltissimo anche più di prima, ma era aumentata quella sensazione di confusione e di esclusione dal suo mondo, mi sentivo estranea in tutto e per tutto.
    Lì fuori era appena sorto il sole che aveva già cominciato ad illuminare la nostra stanza, accanto a me, dall’altro lato del letto c’era Michael che dormiva angelicamente con la testa poggiata sulla mia schiena, aveva ancora un lieve sorriso stampato sulle labbra e da quello capii che era finalmente felice.
    Non riuscivo a capire più chi fossimo, era tutto così difficile e complicato, era successo tutto troppo in fretta ed io non avevo ancora perdonato Michael per le bugie che mi aveva raccontato, quella era la cosa che più mi faceva male.
    Mi ero lasciata andare dal desiderio ed ero finita di nuovo a letto con lui e la situazione non sarebbe dovuta andare in quel modo, dovevamo discutere sul da farsi e poi io me ne sarei dovuta andare in un’altra camera a riflettere, invece era andato tutto al contrario di come lo avevo progettato.
    Avevo bisogno di stare un po’ da sola, qualche settimana lontana dal tour, dal lavoro, dai viaggi, da Michael… mi avrebbero fatto sicuramente bene e forse mi avrebbero anche aiutata a fare chiarezza non solo nella mia mente, ma anche nella mia vita.
    Mi alzai lentamente dal letto cercando di non svegliare Michael, gli rimboccai le coperte fino al collo e gli stampai un dolce bacio sulla fronte.
    Mi vestii velocemente e raccolsi tutti i miei vestiti nella valigia che avevo posato sotto al letto cercando di non emettere un minimo rumore, posai tutto lì dentro e dopo essermi aggiustata i capelli davanti allo specchio ero pronta per andarmene.
    Ero pronta, ma lì davanti vedevo riflessa la figura di una donna che non sapeva più chi era, sentivo delle voci nella mia mente e nel mio cuore che mi dicevano: ‘non lasciarlo così’, ‘lui ti ama’, ‘non andare via’, ma non diedi ad esse troppa importanza.
    Mi avvicinai alla scrivania dove quella notte io e Michael avevamo cominciato ad amarci, passai una mano sopra il suo legno freddo e scuro come per accarezzarlo, stavo ricordando quello che era successo e quei fogli sparsi a terra mi aiutarono a rimettere a posto i pezzi del mio cuore.
    Li sollevai da terra e uno in particolare catturò la mia attenzione.
    Era un foglio un po’ stropicciato e piegato a metà, c’erano delle frasi scritte a penna, era un pezzo di una canzone.
    Heartbreaker.

    “Deceitful eyes, she's got those come get me thighs
    she only knows how low that she can go
    She speaks the lines that can control my mind
    Wherever she goes I know my eyes follow
    She blew a kiss, I swear that it was meant
    only for me, then spoke with her body
    her only goal is just to take control
    And I can't believe that I can´t tell her no.”

    Osservai lentamente ogni singola parola e quel testo mi colpì molto, sembrava lo avesse scritto pensando a me e mi piacque talmente tanto che lo ripiegai in quattro parti e lo posai nella mia borsa, lo avrei portato con me, stavo portando con me una parte di lui.
    Strappai un foglio bianco dal blocchetto intestato all’hotel e cominciai a scrivere per Michael, non me ne sarei sicuramente andata in quel modo senza dargli nemmeno una spiegazione.

    “Caro Michael, non avrei mai pensato di scriverti una lettera, forse semplicemente perché non pensavo che avrei mai conosciuto Michael Jackson. Io il Re del Pop l’ho conosciuto e me ne sono anche completamente innamorata, sono così innamorata che adesso ho paura di quello che potrebbe succedere e mi sento confusa. Non so più chi sono, non so più che senso abbia la mia vita, non so più quale uomo io abbia accanto. E’ stato bellissimo stanotte, tu sei stato magnifico ed io ti ho amato anche stavolta incondizionatamente. Non dovevo lasciarmi andare in quel modo, ma lo sai anche tu che non ti resisto, quindi è successo e basta. Non ti sto lasciando, sappilo. Ho bisogno soltanto di stare un po’ da sola, spero tu possa capirmi. Questa pausa servirà ad entrambi e soprattutto al nostro rapporto. Torno a Londra. Ti amo e ti amerò sempre, Alex.”

    Piegai il foglio in due parti e lo poggiai sul comodino accanto a Michael, rimasi qualche istante a guardarlo e poi me ne andai.



    Continua…
     
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    Speriamo che il loro Amore sia vero e Alex capisca che non deve temere qualcosa di negativo ma fidarsi di Michael che la Ama e la Amerà sempre. Grazie per i bellissimi capitoli Jacksonhug, attendiamo presto la continuazione
     
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