AL DI LA' DEL BENE E DEL MALE

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  2. Sharon Jackson
     
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    Su su concordo con Alessandra e Maria Grazia posta
     
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  3. ‚ally
     
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    Grazie ragazze/i :wub: ok, postiamo che c'è ancora tanta strada da fare..... :D







    CAPITOLO SECONDO : The Valley













    “Dai Lou, vieni a giocare!”

    “No, non voglio umiliarvi”


    Frank si voltò verso di me ammiccando in direzione di Michael – ci capivamo al volo già d'allora:
    mio Dio, Mike a giocare a calcio era uno sfacelo!
    Non sapeva dribblare un minimo il pallone, e solo a guardarlo così in difficoltà era penoso per gli occhi, figuriamoci a partecipare alla sua disfatta!

    A dire il vero ci metteva anche impegno, ma non gli veniva per niente bene, sembrava quasi che temesse il confronto diretto con l'avversario, il corpo a corpo, e finiva sempre goffamente per perdere la palla.

    Eddie, che è stato sempre il più pietoso, o forse il meno competitivo fra noi, cercava di passargliela, in un moto di fiducia, che però franava immediatamente, davanti alla realtà del fatto che Mike fosse completamente negato per lo sport,
    e questo è anche strano, considerato il senso del ritmo, l'agilità e la velocità che aveva, anche se va detto che con Frank era dura, viste le sue doti calcistiche,
    e il risultato era sotto gli occhi di tutti.

    Ma nonostante questo amavo guardarli rincorrersi tutti accaldati e ridenti, come uno sciame d'insetti nel sole, distesa sull'erba dell'altopiano di quel pomeriggio primaverile caldo e assolato, abbandonata in quell'angolo di mondo talmente bello, che mi sentivo veramente grata nei confronti di Michael per avercelo mostrato.




    C'eravamo arrivati con una golf kart, guidata per metà strada da lui e l'altra metà da Frank, che aveva preso al volo la proposta di provare a guidarla, e che adesso, tutto euforico ed impettito, voleva dimostrare all'umanità di avere tutti i numeri per poter pilotare quel trabiccolo.

    Frank, penso un po' come tutti i ragazzi, stravedeva per qualsiasi cosa avesse un motore e delle ruote, oltre naturalmente qualsiasi cosa fosse carrozzata e avesse delle curve.....e non mi riferisco a pezzi di lamiera e asfalto.....Mi faceva sempre una testa così, cercando di rendermi partecipe delle sue sbandate adolescenziali per attrici e pop stars, che oramai conoscevo a memoria quello che era il suo ideale femminile - e non che ci volesse molta fantasia, il leitmotiv era sempre lo stesso: tette e culo, culo e tette.


    Da dietro, dove ero seduta di fianco a Eddie, avevo dato una sbirciata al profilo di Michael, tutto intento a seguire le manovre di Frank, ed un pensiero strano mi aveva attraversato la mente: chissà che gusti aveva lui in fatto di donne?
    Il desiderio assurdo che non coincidessero per nulla con quelli di mio cugino mi aveva assalita all'improvviso, e di nascosto avevo incrociato le dita sopra il sedile, pregando dentro di me di avere qualche chances.


    A quei tempi avevo ancora l'aspetto di un paletto rivestito, ma fino a quel momento la cosa non mi era mai pesata.....questo fino a qualche ora prima,
    adesso di colpo tutto stava cambiando, ed il bisogno di attirare la sua attenzione stava iniziando ad affacciarsi in me, portandomi via anche quell'ultimo strascico di spensieratezza infantile.




    “Uff....tuo cugino è peggio di un caterpillar....”


    Con mia grande gioia, ad un certo punto Michael aveva deciso che la triste performance poteva concludersi, e me lo ero visto arrivare di corsa, facendosi scivolare sull'erba di fianco a me


    “Oh sì, quando si tratta di una cosa che gl'interessa, ce la mette tutta....”

    “E tu?”

    “Io cosa?”

    “Anche tu sei come lui? T'impegni e dai il massimo per ottenere qualcosa?”

    “Non so se sono proprio come lui....Frank ha talento nel calcio...”

    “Uh, ma tu cosa vorresti per te dalla vita?”



    Che domande mi faceva? Ci conoscevano solo da poche ore, ma sembrava gl'interessasse davvero sapere quali erano i miei progetti per il futuro....andava subito in profondità, in modo diretto, come se ci tenesse veramente a conoscere le persone ed i loro sogni


    “Mah, non saprei.....ancora devo finire di studiare.....forse continuerò l'attività di ristorazione di mio padre....ancora non lo so di preciso....”


    Mi fissava in silenzio, come se stesse riflettendo su qualcosa che mi riguardava, mettendomi anche un po' a disagio.
    Preferivo quando si teneva i ray-ban....accidenti, aveva uno sguardo.....uno sguardo che a quindici anni ti può anche uccidere.

    Abbassai gli occhi per evitare di arrossire, iniziando a giocherellare con l'erba, nella speranza di rompere l'intensità di quel momento, mentre lui si distendeva lungo sul prato tenendosi sui gomiti, tornando a concentrarsi su Frank ed Eddie che stavano continuando i loro palleggi.


    Rimase così per un po', ed io mi sentivo scomoda in ogni posizione....era troppo vicino eppure non abbastanza vicino, e poi avevo anche la sensazione che dietro l'apparente rilassatezza, in realtà fosse ben vigile, e avesse tutto sotto controllo, e questo mi innervosiva abbastanza.

    Mi alzai con la scusa che Frank stava facendo il bullo con Eddie, e corsi verso di loro, ma cercando in realtà un modo per sottrarmi a quella sensazione di vertigine che mi calamitava verso di lui, confondendomi e spaventandomi allo stesso tempo.


    Fui accolta da una ola che ebbe il merito di rompere quell'incantesimo, riportandomi alla tranquillità di un presente che conoscevo meglio, che ero perfettamente in grado di gestire, e mi buttai all'inseguimento del pallone calciato da Frank.






    Il giocatore ideale è quello che possiede una tecnica precisa e rapidità d'esecuzione, abbinata a ripetuta velocità di spostamento, inserita in azioni di gioco, con una fulminea e variegata capacità di decisione tattica.
    Il tempo è la chiave per giocare a calcio. Tempo di marcamento o smarcamento, tempo di battuta, tempo di passaggio, e Frank possedeva tutto questo.
    Solo in un'altra occasione ho ammirato queste caratteristiche tutte insieme in una sola persona.....ed è stato quando ho visto Michael sul palco per la prima volta.....



    “Lou passa la palla!! Passala!!!!!”


    Detto così sembrava facile!
    Cercai di allungare, con Frank che mi marcava a uomo, in un'azione di pressing che m'impediva ogni via di fuga; tentai una finta che non riuscì, cercando poi di scartare a destra, ritrovandomi però il piede dell'avversario a ostruire ogni possibilità, e fu a quel punto che un fischio assordante ci fece voltare di scatto


    “Michael, ma che cazzo.....”

    “Fallo! Sei entrato a gamba tesa!”

    “Ma cosa stai dicendo!?! Era regolare!”

    “Assolutamente no!”

    “Ti dico di sì! Mike, fai schifo come giocatore e fai schifo come arbitro!”



    Frank aveva ragione, e poi chi gli aveva chiesto niente!



    “Michael, ha ragione Frank: era regolare”

    “Questo lo dici tu, io da qui ho visto tutto, e il fallo c'era!”

    “No che non c'era!

    “Sì che c'era!”



    Ed iniziarono a becchettarsi ignorandomi completamente, ed ignorando anche il fatto che io il fallo non lo volessi proprio....Dio come era ostinato certe volte, era proprio snervante!

    Poi col tempo, imparando a conoscerlo meglio, ho capito che in fondo per lui era un gioco anche quello, si divertiva a contrattare fino allo sfinimento, peggio di un mercante arabo, ma a quei tempi la vissi più come un'ingerenza, o una mancanza di fiducia nel fatto che me la sapessi cavare da sola, e la cosa mi diede proprio noia.


    Non credo di avere mai emesso un urlo così acuto in tutta la mia vita, mi levai una scarpa e gliela tirai addosso, ottenendo solo di farlo ridere, non appena si fu ripreso dalla sorpresa.

    Però mi fece bene, fu come se quel grido di guerra avesse aperto in me la porta della stanza dei dolori, e fatto entrare uno spiraglio di luce, alleggerendo i miei polmoni da un peso che mi opprimeva da diversi mesi.

    Quello fu il segnale che diede il via all'attacco da parte nostra: ci buttammo all'inseguimento sfrenato di quella lepre, che magari non avrà saputo calciare e arbitrare, ma nella corsa era davvero un fenomeno,
    ed andò a finire che ci ritrovammo tutti esausti e senza fiato, chi si reggeva la milza, chi cercava di riprendersi contro il tronco di un albero, ma di fatto, con noi che non eravamo riusciti ad acciuffarlo, ma anche con lui che non era riuscito a seminarci.....


    “Time-out?”

    “Ti arrendi?”

    “Mai!”

    “Ma lo vedi che non ce la fai più!”

    “Questo lo dici tu caro Frank!


    Se non fosse stato per Eddie non ne saremmo mai usciti


    “Sospendiamo su un pareggio?”

    “Ok, ma alla prima occasione riprendiamo....”

    “Certo che riprendiamo, ti è andata bene che eravamo già un po' stanchi per la partita, altrimenti te ne accorgevi”

    “ah ah ah illuso!”

    “Ma la piantate, siete infantili!”


    Oddio, dopo che lo ebbi detto e li vidi voltarsi verso di me, mi sembrò tutto un po' assurdo...noi avevamo anche motivo di esserlo, era Michael che sballava tutti i parametri.....



    *




    “Qua è davvero bello”

    “Era la terra dei Chumash, un popolo pellerossa di cacciatori e agricoltori....la fine che hanno fatto è tristemente nota....”

    “E pensare che da piccola associavo gl'indiani ai “cattivi” e i cow-boys ai “buoni”...”

    “Fa parte di un certo lavaggio del cervello mediatico....non mi stupisco più di niente”

    “Sì, ma poi sono stati rivalutati”

    “Oh, sì, quando oramai erano morti tutti o quasi! Di solito fanno così.....”


    Distesi sull'erba, dopo aver fatto fuori la crostata e le bibite che ci avevano portato dalla cucina, ci godevamo il tramonto di quel pomeriggio fantastico, osservando Frank che si divertiva come un matto sulla golf kart, con Eddie che lo rincorreva vociante perché gliela facesse guidare.


    “Domani vi faccio vedere il villaggio indiano”

    “Hai un villaggio indiano?”

    “Che Neverland sarebbe senza gl'indiani? E poi in fondo anch'io lo sono in parte...”

    “Davvero?”

    “Sì, il mio trisnonno paterno era un indiano Choctaw, una tribù di guerrieri delle terre del Mississippi, che però aveva compreso che per sopravvivere dovevano imparare a convivere con i coloni, integrandosi e adeguando i loro usi e costumi alla nuova realtà”.

    “Wow, allora hai sangue guerriero anche tu!”

    “Diciamo così...”



    Sorrise con dolcezza, e in quella luce un po' crepuscolare che rendeva la sua pelle leggermente dorata, mi sembrò bellissimo....il ragazzo più bello che avessi mai visto



    “Anzi, facciamo così: se vi va stasera potremmo cenare proprio nel villaggio, come se fossimo dei Chumash anche noi....

    “No, dei Choctaw!”

    “Ahahahahahaha vada per i Choctaw allora, mia piccola guerriera!”



    Non lo so....forse fu il tono col quale pronunciò quel “mia”, o forse fu lo schiaffetto che mi diede fra i capelli, in un gesto così affettuoso che mi sentii sciogliere di dolcezza,
    e che cercai di nascondere dietro l'atteggiamento scettico che stavo imparando ad usare per proteggermi da lui, dandogli una sguardata fintamente truce.



    “Però ricorda sempre che nella cultura dei nativi, “guerriero” ha un significato un po' diverso da quello che intendono comunemente i bianchi....c'è una definizione molto bella di Toro Seduto che dice:

    Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete.
    Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
    Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
    E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso, e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

    Io mi ci riconosco molto in questo, e spero che anche per te sia così....”



    Annuii col capo, mi piaceva il modo pieno di umanità con cui analizzava le cose, è stata la prima impressione che ho avuto di lui, subito dopo quella più fisica di quanto fosse carino, e non mi sono mai ricreduta, né per quanto riguarda la prima e né sulla seconda, anche quando in futuro mi ha fatta arrabbiare tantissimo.



    Detto questo si alzò, andando a recuperare il walkie talkie sulla golf kart, per avvisare il personale di casa dei nuovi piani per la serata, e mentre lo guardavo allontanarsi, camminando in quel modo strano e tutto suo, leggermente inclinato in avanti, a grandi falcate e un po' sculettante, che gli donava un'eleganza che lo faceva distinguere su tutti, non potei che riconfermare a me stessa con un sospiro, che anche visto da dietro era proprio un gran figo!




    *


     
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  4. Elenajackson777
     
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    Complimenti anche per questo secondo capitolo,molto bello,complimenti per le descrizioni molto realistiche,sembra di stare a Neverland e di vederli giocare e divertirsi,complimenti ragazze,attenderò il prossimo :)
     
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    I primi capitoli sono di Ally, brava vero?

    :quoto: Anche per me è stato coinvolgente leggere della magia di Neverland (scritta da lei) che mi ha catturato.

    :wub: :hug:
     
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  6. Sharon Jackson
     
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    Complimenti per le belle descrizioni sembra di essere con loro. Postate il prossimo :smack: :hug:
     
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  7. Elena01
     
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    CITAZIONE
    e poi avevo anche la sensazione che dietro l'apparente rilassatezza, in realtà fosse ben vigile, e avesse tutto sotto controllo, e questo mi innervosiva abbastanza.

    tutto ciò è molto "da Michael"... ce lo vedo perfettamente! :smug: Bello anche questo secondo capitolo: questa RR si prospetta MOLTO allettante.... continuate, please! :--: :wub:
     
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  8. Holiday
     
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    CITAZIONE (Elena01 @ 11/10/2012, 19:19) 
    CITAZIONE
    e poi avevo anche la sensazione che dietro l'apparente rilassatezza, in realtà fosse ben vigile, e avesse tutto sotto controllo, e questo mi innervosiva abbastanza.

    tutto ciò è molto "da Michael"... ce lo vedo perfettamente! :smug:

    :quoto: il :quoto: di Mari :laught:
    E' stato bello leggere questo capitolo, sembrava di essere lì con loro a Neverland. Sono curiosa di scoprire il resto... :wub:
     
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  9. Cinzia62
     
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    Ma che meraviglia!Mi piace tantissimo e il fatto che sia scritta da voi due è una garanzia, ma non fate le preziose vi prego...il seguitooooooo!
     
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  10. ‚ally
     
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    Grazie di cuore a tutte :love:


    Con Pat avevamo un dubbio all'inizio, e cioè che la protagonista fosse troppo giovane, avendo scritto tutte e due fino ad ora solo di ragazze più grandi e con più esperienza. Pensavamo di aggiungere qualche anno, ma ci avrebbe creato problemi più avanti nella storia, così abbiamo deciso di lasciare tutto come stava e "farla crescere" strada facendo insieme al sentimento per Mike.
    Da un innamoramento di ragazzina ad un amore più maturo da adulta.


    Per quanto riguarda Michael invece ci siamo basate su quello che scrive di lui Cascio, e cioè, per come lo ha conosciuto lui, viveva l'aspetto sentimentale per certi versi da adolescente (benché non lo fosse più), prendendosi grandi cotte che viveva in maniera platonica o poco più e amando flirtare.
    la sua parte più carnale l'ha manifestata soprattutto dopo il matrimonio con Lisa (chissà come mai :lol: )

    Così, nella prima parte lo abbiamo descritto in questo modo, mentre più avanti le cose si trasformano, insieme alla sua vita.


    Alla fine di questo capitolo lascio il testimone a Pat, con me ci rivediamo a quello dopo.

    Un abbraccio affettuoso a tutte :smack:






    CAPITOLO TERZO : DAVID




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    David Nordahl - Lakota Sioux (olio su tela)














    La reazione dei miei cugini alla notizia fu di un entusiasmo esagerato, che non si attenuò nemmeno quando Mike si scusò del fatto che sarebbe stato bello poterci andare con i cavalli, ma era già un po' tardi, e comunque lui avrebbe dovuto anche prendere dei farmaci per l'allergia al pelo equino, e non gli andava tanto per via del fatto che facevano venire sonnolenza......magari un'altra volta.


    Il rientro lo facemmo con Frank che guidò per quasi tutto il tragitto, lasciando solo l'ultimo tratto più agevole ad Eddie, che non se la cavò per niente male, anzi, dei due era il meno spericolato e più affidabile, e comunque Michael rimase sempre seduto di fianco a lui, in modo da poter intervenire in caso di difficoltà, facendoci ridere imitando con voce nasale il tono delle guide turistiche mentre ci descriveva il paesaggio circostante



    “ E adesso alla vostra destra potete ammirare il Forte dei Palloncini d'Acqua, famoso per essere stato teatro di battaglie memorabili, che hanno visto Michael vincitore quasi esclusivo su quel campo.....”


    Rimbeccato subito con lo stesso tono da Frank, che si divertiva un mondo ad ostacolarlo


    “.....Fino al momento in cui non è entrata in scena la famiglia Cascio del New Jersey, che ha determinato la disfatta totale di Michael su quel campo”


    “Sono pronto quando vuoi a mettere fine alla tua illusione ragazzo!”


    “Accetto la sfida ragazzo!”



    Qualsiasi cosa con loro diventava magica e divertente, e mi sentivo talmente felice in quei momenti che avrei voluto si prolungassero all'infinito.





    Michael aveva fatto portare i nostri bagagli nei bungalows per gli ospiti, con l'intenzione di sistemare i miei cugini in quello numero due, e me nella suite che di solito riservava ad Elizabeth Taylor.

    Mentirei se vi dicessi che questa sua premura mi lasciò indifferente....in realtà la trovai una cosa molto bella e ne fui veramente onorata, ma rifiutai, preferendo dormire con i miei cugini, come avevo sempre fatto ogni volta che eravamo stati insieme da qualche parte con la famiglia.


    Ero figlia unica, poiché mia madre dopo la mia nascita aveva avuto dei problemi di salute, per cui i medici le avevano consigliato di aspettare qualche anno prima di pensare ad una nuova gravidanza, cosa che poi non era stata più cercata dai miei genitori.

    Eravamo una famiglia molto unita ed affettuosa, ed il fatto di non avere fratelli non mi è pesato più di tanto, e poi comunque avevo i miei cugini, ed il clan Cascio è sempre stato molto presente, retaggio forse anche di un passato d'immigrazione, quando in un paese straniero, la sopravvivenza e l'integrazione era favorita anche dall'avere un sostegno da parte del gruppo etnico, pronto ad intervenire in caso di bisogno.


    Però era bello quando ci trovavamo a condividere la camera, se non proprio anche il letto, nelle occasioni offerte da viaggi o vacanze, e provare la gioia offerta da quella novità; poter parlare al buio e giocare a spaventarci, tirarci i cuscini, fino a quando gli adulti non venivano a sgridarci perché facessimo silenzio, e allora ci rintanavamo sotto le lenzuola e continuavamo sottovoce, con l'entusiasmo dell'età che colorava tutto e ci faceva sentire ancora più uniti e complici.

    Poi non so....sarà che fin da bambina per me la notte ha avuto comunque un fascino particolare, ma è sempre accaduto che le esperienze notturne mi siano rimaste dentro con un'intesità maggiore, come se le percepissi più reali di tutto il resto,
    e le persone che sono entrate a far parte di quel mio mondo di tenebra, sono state quelle con le quali ho avuto un legame più forte, più intimo.


    La notte è intima, introspettiva, ti porta ad aprirti......a sentire il bisogno di aprirti, abbandonandoti nelle sue ali;
    la notte i contorni delle cose sfumano, ed occorre una maggior sensibilità per potersi muovere dentro e fuori di noi, ed in questo viaggio al limite del sogno, è bello incontrare un altro viaggiatore, captarne i lineamenti sfocati nel buio, che però ti permette di scoprire nuovi lineamenti nascosti dall'apparenza.

    Quelle notti le ricordo tutte, sono rimaste dentro di me, e le ricordo con dolcezza anche a distanza di anni, forse perché in quei momenti percepivo di più la vera essenza delle cose.





    Il locale era semplice ma elegante, con pavimenti e mobili in legno scuro e lenzuola bianche. Nei bagni c'erano saponette con il logo di Neverland:un ragazzo sulla luna (lo studio cinematografico DreamWorks ne ha uno simile, ma Michael aveva disegnato il suo diversi anni prima, evidentemente a Steven Spielberg deve essere piaciuto quando ha soggiornato a Neverland - tanto da ispirare il suo).


    Nella camera c'erano due letti doppi, e doppi cuscini, e tutto profumava di pulito e lavanda.
    Tirammo a sorte per decidere la sistemazione, e a me toccò, con mia grande gioia, quello vicino alla finestra che dava sul giardino retrostante, dove un ruscello gorgogliava in un'atmosfera rilassata, scorrendo sotto un ponticello di legno ad arco che rendeva lo scenario ancora più incantevole.
    Le aiuole erano curatissime e piene di fiori di ogni genere, gli stessi che riempivano il vaso di cristallo che si trovava sul tavolo del salottino,
    ma io amavo soprattutto gli alberi,
    enormi, maestosi, come il grande cedro del Libano che si trovava al centro del prato nei pressi del lago, che con i suoi rami contorti ed avvolgenti formava nascondigli e rifugi, che amplificavano ancora di più la magia del luogo, stimolando la fantasia ad evocare scenari avventurosi e fantastici.

    Molti di questi alberi non erano originari di lì, erano stati piantati successivamente, alcuni dai precedenti proprietari, altri da Mike con uno scopo ben preciso, musicale direi.....come ad esempio i salici ed i pioppi, che vicino ai corsi d'acqua quando si alzava il vento ricordavano il suono della pioggia.

    Tutto vicino a lui diventava musica.....con Michael è stato fin dall'inizio un fatto di suoni, colori, profumi e musica....ed era bellissimo.....




    Vuotai il trolley in un attimo, mi ero portata poche cose, soprattutto magliette, jeans e felpe, ma appena le ebbi distese sul letto rimpiansi un po' di non aver messo in valigia qualcosa di meno infantile.....le stampe sulle maglie e le felpe spaziavano da Taz a Wile E. coyote, con una concessione a Paperinik e Jack Skellington (intesi nella mia ingenuità come abiti adatti per la sera.....sigh!)
    Decisi di non pensarci troppo, riposi tutto nei cassetti lasciando fuori solo un paio di jeans neri, una maglietta neutra e la felpa con Taz, e mi sciolsi la treccia, dirigendomi a passo deciso verso il bagno.





    Michael ci aveva detto che sarebbe passato a prenderci verso le 21 e 30, ma con l'entusiasmo che avevamo, con più di mezz'ora di anticipo eravamo già sulla veranda ad aspettarlo.

    Mi ero lasciata i capelli sciolti, sperando di sembrare un po' meno un ragazzino, anche se lo specchio continuava a rimandarmi un'immagine acerba che fino a quel momento non mi aveva mai così depressa....

    Non che volessi essere diversa da quella che ero, però speravo che una me un po' più donna avrebbe attirato la “sua” attenzione, benché Taz tutto incazzato sulla felpa, non è che fosse di grande aiuto.


    Arrivò con qualche minuto di ritardo alla guida di un pick up tutto scassato,
    appena ci vide saltò giù e ci venne incontro con un sorriso enorme, esordendo con un



    “Bellissima!”



    Che mi fece battere Il cuore all'impazzata e diventare tutta rossa.



    “....La felpa......è bellissima”



    Ah ecco.....però di colpo sembrava imbarazzato anche lui, probabilmente a causa della mia reazione idiota.... Dio che idiota!


    Gli passai davanti un po' a testa bassa, con un grugnito che doveva essere un “grazie”, al quale rispose con un sorriso di una dolcezza tale che interpretai come compassione, e che mi fece sentire ancora più umiliata.


    Salii il più velocemente possibile sul fuoristrada per sottrarmi alla vista, prima che i miei cugini se ne rendessero conto ed iniziassero a prendermi in giro, sedendomi dietro insieme ad Eddie, mentre Frank si mise davanti, probabilmente con la segreta speranza che gl'insegnasse a guidare anche quello.





    Il villaggio indiano si trovava sul pianoro alle pendici della Katherine mountain, e lungo la strada Michael ci descrisse tutti i lavori e le migliorie apportate al ranch, oltre ai progetti che aveva intenzione di realizzare a breve, come quello delle casette sugli alberi o dell'isola artificiale piena di fenicotteri rosa da creare in mezzo al lago.
    Era seriamente interessato al nostro parere, perché tutto quello che realizzava, lo realizzava soprattutto per rendere felici i suoi ospiti;
    era come se lui si alimentasse di quella gioia, ne avesse bisogno per vivere.

    Ogni tanto dal mio angolino lo vedevo alzare lo sguardo allo specchietto retrovisore, alla ricerca dei nostri volti, allora Eddie si sporgeva in avanti partecipando attivamente alla conversazione, proponendo idee a sua volta, mentre io preferivo rimanere in silenzio ad ascoltare, fino a quando non girò lo specchietto nella mia direzione intercettandomi, e strizzandomi l'occhio in modo da farmi ridere e superare ogni vergogna.



    Michael era così....capiva più di quello che dava a vedere, e spesso si divertiva a fare la figura dello sciocco un po' strambo, ma era solo una delle sue tante maschere,
    una di quelle che però ha pagato di più.

    In realtà ha cercato sempre di infonderci fiducia in noi stessi, potenziandoci e spingendoci ad individuare i nostri sogni, per cercare di realizzarli in modo creativo ed originale.
    E' stato per noi fin dall'inizio un amico, un padre, un fratello, un mentore, il mio amore........





    Non riuscivo a credere ai miei occhi, era proprio un villaggio indiano!

    Aveva parcheggiato il pick up prima della curva, all'imbocco della gola creata dal fianco sinistro della Katherine mountain e della più bassa Evelyn mountain, ed avevamo percorso a piedi il breve tratto sterrato, facendoci luce con le torce elettriche che Michael aveva caricato nel cassone insieme ad alcune coperte etniche che ci disse aveva acquistato da una tribù Lakota.

    Come sbucammo nella vallata al di là della gola, davanti a noi si presentò uno spettacolo incredibile.....disseminati sul prato c'erano diversi tepee, le caratteristiche tende coniche fatte di pelli di bisonte conciate e dipinte, tese su dodici pali piantati nel terreno obliquamente, che Michael ci spiegò avevano un significato ben preciso: i primi tre che vengono innalzati rappresentano una parte della nostra vita - il presente, il passato, il futuro, gli altri ripercorrono il fluire dei mesi delle quattro stagioni, e delimitano il luogo fisico in cui vive la famiglia; ma ci spiegò anche che per i nativi il tepee non era solo un riparo, infatti la sua forma costituita da due coni con lo stesso vertice, uno inferiore ed un altro rovesciato nella parte superiore non coperta dalle pelli, serviva ad accogliere il popolo degli spiriti, ed il punto d'incrocio dei pali era il punto d'incontro dei due mondi.



    Qualcuno aveva piantato delle torce a vento nel terreno, in modo da creare una specie di sentiero fino all'accampamento, che si estendeva su una specie di circonferenza, in modo da lasciare libero uno spiazzo centrale che accoglieva un grande falò, intorno al quale stavano diverse persone, impegnate a cucinare su gratelle rudimentali delle carni bianche, e pannocchie di mais bollite in pentole di terracotta;
    ma la cosa più straordinaria era che tutti, sia uomini che donne, indossavano abiti pellerossa, con tanto di acconciature e piumaggi, bellissimi!


    Come ci avvicinammo, un signore con una lunga barba e altrettanto lunghi capelli bianchi legati in una coda, l'unico in abiti civili, si alzò venendoci incontro sorridente,
    e Michael fece altrettanto, stringendolo poi in un abbraccio affettuoso




    “David, grazie di essere venuto”

    “Ero qua vicino Mike, e poi ho solo anticipato di poco”

    “Oh sì, è vero.....Ti presento i miei amici: Lou, Frank ed Eddie....Lui è David Nordahl, un amico e un grande artista.....penso che vi farò fare un ritratto...”



    e si mise a ridere con quel suo modo sfarfallante, che ti faceva ridere a tua volta senza capirci una mazza


    “David è anche un notevole conoscitore della cultura Sioux....poi ci facciamo raccontare qualcosa, ma adesso vi voglio mostrare il villaggio....”




    Era stupendo, non sapeva per niente di “finto”, ogni minimo particolare era curatissimo, addirittura l'interno dei tepee era predisposto per poterci accendere un fuoco, e tutto intorno su delle stuoie, erano stati sistemati dei giacigli per accogliere i sacchi a pelo, in caso di pernottamento.
    L'unica concessione alla modernità, erano le piccole casette di legno nascoste nella vegetazione, che accoglievano i servizi igienici e le docce, e che erano fornite di energia elettrica, ma che comunque non si vedevano dall'accampamento.


    Ci sentivamo catapultati all'interno di un'avventura incredibile, ed io mi aspettavo ad ogni istante che dal bosco uscisse qualche spirito della natura, o qualche creatura mitologica, e non me ne sarei stupita davvero, perché quando intorno a te tutto è magia, la magia diventa la norma.




    Prima di cenare David volle che seguissimo la tradizione dei nativi, di immergere le mani nell'acqua di un piccolo torrente che scorreva lì vicino, per purificarci, guidandoci nella meditazione sulla generosità di madre terra, onorandola e ringraziandola per i doni ed il sostegno;
    quindi c'invitò a ripetere con lui una preghiera di Alce Nero, che in quella luce lunare, ebbe il potere di penetrare profondamente in me, dove ancora, dopo tutti questi anni, è rimasta



    “O Madre Terra, che ogni passo che io muoverò su di te, sia un atto di devozione,
    e il mio agire una preghiera rivolta a Te”



    Alzai gli occhi un po' commossa, non sapendo neppure bene per cosa, ed incontrai quelli di Michael che mi fissavano con dolcezza, e in quel momento capii che il mio giovane cuore gli apparteneva.




    Rimanemmo in silenzio per qualche istante, concentrati su tutta quella bellezza che ci circondava, quindi David si alzò, invitandoci a fare lo stesso, e senza fretta tornammo verso l'accampamento.

    Una ragazza vestita da pellerossa ci venne incontro, guidando poi noi Cascio verso un tepee un po' più esterno, all'interno del quale c'erano diversi costumi e mocassini pronti per essere indossati, e che entusiasmarono immediatamente i miei cugini.....me un po' meno....

    Non ci mise molto a trovare delle taglie adatte a noi, ma non ci fu verso di convincerla a concedermi un abbigliamento maschile, così, dopo che ebbe rifornito Frank ed Eddie, mi vidi mettere sotto il naso con un sorriso tutto soddisfatto, un abito da squaw, decorato con perline e piume colorate, che trovai subito molto bello, anche se non glielo volli dare a vedere.


    Cavolo se era invadente! Non mi permise di fare da sola, volle per forza aiutarmi ad indossarlo, mentre invece i miei cugini, lasciati liberi a se stessi, se l'erano già sbrigata ed erano usciti velocemente dalla tenda per raggiungere il gruppo, mentre invece per me, grazie a lei, le cose stavano andando per le lunghe.


    Come se non bastasse, si mise in testa anche di legarmi i capelli in due trecce, non finendola più di ripetere quanto fossero belli e così insolitamente lunghi,
    facendomi sentire oltre che scocciata anche un po' in imbarazzo.
    Finalmente, con l'ultimo tocco costituito da un cinturino di cuoio decorato, che mi legò in fronte, mise fine a quella tortura, quindi mi guardò tutta soddisfatta, ignorando volutamente la mia espressione



    “La più bella squaw che questa terra abbia mai visto.....”



    Risi schernendomi.....sì, prendimi pure in giro adesso, dopo che mi hai conciata così.....

    Mi vergognavo anche un po' ad uscire dalla tenda, ma lei mi prese per mano e mi accompagnò verso gli altri, che si erano già seduti intorno al fuoco su delle stuoie intrecciate.

    Appena li raggiungemmo si scostò, lasciandomi in piena luce sotto lo sguardo di tutti,
    così esposta ed intimidita dai loro apprezzamenti, che sarei voluta scappare nel bosco o scomparire del tutto, fino a quando qualcuno mi tirò un penero della gonna, invitandomi a sedere di fianco a lui, e togliendomi da quella situazione.


    Sarò sempre grata a David per la sensibilità che ha dimostrato nei miei confronti fin d'allora, e non ho mai smesso di volergli bene in tutti questi anni.



    Come mi fui sistemata a sedere mi sentii già più a mio agio, mi guardai intorno, rimanendo incantata da quell'atmosfera così piena di calore, da quel sentirci veramente vicini sotto quel cielo incredibile, con i suoni della natura che ci avvolgevano, ed il sottofondo del bisbiglio del personale, che iniziava a preparare i piatti ricavati da cortecce di acero, con sopra le pietanze da servire a quel banchetto apparentemente improvvisato.


    Mi soffermai un attimo sui volti dei miei cugini e vi lessi pura felicità, la stessa che doveva trapelare dal mio in quel preciso momento, poi scivolai su quello di Michael seduto di fianco a loro, e mi si fermò il cuore per quello che credetti di leggere nel fondo dei suoi occhi scuri, così profondi e brillanti alla luce del fuoco, qualcosa che non avevo mai letto negli occhi di un uomo fino ad allora, perché in quel momento lui lo era.....un attimo prima che gli abbassasse.



    “Senti freddo Lou?”

    “Un poco David”

    “Tieni, prendi questa coperta, ma avvolgitela da sola perché potrebbe essere compromettente!”



    Si mise a ridere



    “Cosa vuoi dire?”

    “Devi sapere che nella cultura Apache e Sioux, ma anche in quella di molte altre tribù, credo anche in quella degli antenati di Michael...”


    …..che annuì in silenzio.....


    “......Avvolgere una ragazza dentro la coperta, equivaleva ad una dichiarazione d'amore:
    i corteggiatori si presentavano dopo il tramonto davanti al tepee della famiglia di lei, e chiedevano di sedersi accanto alla ragazza, avvolgendola nella coperta. Se lei gradiva, la conversazione si prolungava, e non era raro che ci fosse qualche “approfondimento” reciproco della conoscenza del corpo dell'altro. Ma sempre da seduti. Era vietato sdraiarsi sotto la coperta. Se lei non gradiva, se la toglieva gettandola in malo modo sul malcapitato, e rifugiandosi nella tenda di famiglia.


    Oddio, come lo disse ci fece ridere tutti quanti, e provare un po' di pena per il poveretto rifiutato


    “Oppure, i candidati si posizionavano nelle vicinanze del sentiero che conduceva al torrente, e quando le squaw passavano per andare a prendere l'acqua, o a lavare ii bucato, le tiravano per le vesti, o le colpivano alle gambe con dei sassolini.
    Se il corteggiamento era accolto, le ragazze rallentavano il passo, permettendo al prescelto di affiancarsi e parlare, altrimenti aumentavano l'andatura, lasciandolo lì come uno stupido”


    I miei cugini se la stavano facendo addosso.....però l'idea di prendere una ragazza a sassate li trovava favorevoli più dell'altra opzione.
    Guardai Michael di sottecchi e fui intercettata....accidenti.....
    sorrise sollevando le sopracciglia ironico, ed io mi sarei sotterrata sotto un cumulo di quei sassi.



    “Per quanto riguarda la violenza sulle donne, esistevano casi, ma piuttosto rari, anche perché le ragazze venivano addestrate fin da piccole all'uso del coltello per la macellazione, ed era ammessa l'evirazione da parte delle vittime nei confronti del violentatore”.


    Frank inghiotti in modo teatrale


    “Sì, ma questa pratica però non conveniva a nessuno, perché la donna poi era costretta a tenerselo fino alla morte”


    “Ma come si sposavano?”

    “Ah, in un modo semplicissimo: il fidanzato chiedeva alle parenti della ragazza di costruire un tepee per loro, perché le abitazioni venivano costruite dalle donne, quindi, appena era pronto, lei raccoglieva le sue cose dalla tenda dei genitori e si faceva accompagnare dal ragazzo nella nuova abitazione, accendeva il fuoco al centro della tenda, sedendosi al posto della moglie, alla destra del focolare, mentre lui le si sedeva davanti, al posto del capofamiglia. Senza altre formalità erano marito e moglie.
    I matrimoni dovevano essere sempre consenzienti, le famiglie potevano accordarsi o essere favorevoli, ma l'ultima parola era sempre quella della ragazza, poiché la donna aveva il massimo rispetto collettivo, in quanto era lei che garantiva la continuità della tribù.

    In effetti le donne erano oggetto di premure e attenzioni da parte del maschio, a cominciare dal mattino, quando il marito le spazzolava i capelli e le faceva le trecce – Lou ricorda di stare molto attenta all'uomo che sceglierai per farti toccare i capelli, questa cosa crea un legame molto forte, che può portare gioia o lacrime;
    infatti per queste tribù, nei capelli risiedeva l'energia vitale e la fierezza dell'individuo, per cui permettere ad un uomo di pettinarti i capelli, equivaleva a dirgli: la mia vita è tua


    Non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo sulle persone sedute davanti a me....


    “Ahahahahahah non c'è pericolo, Lou non li fa toccare a nessuno, e non li taglia mai,
    mia cugina è una selvaggia”

    “E fa bene! Solo l'uomo a cui apparterrà avrà questo privilegio”



    mi sorrise come un nonno affettuoso



    “.......Quindi le dipingeva il volto, soprattutto per proteggere la carnagione bellissima e molto delicata dal vento caldo e dal sole bruciante delle pianure.

    Anche il divorzio era semplice: se la donna si stancava del marito, gettava le sue cose fuori dalla tenda e si trovava un altro marito, oppure viceversa, lui la rimandava dai genitori, lasciando però successivamente la tenda libera, poiché apparteneva alla moglie, con tutti i suoi oggetti ed un cavallo”.


    “David, ma da cosa è partito lo sterminio di massa di tutte queste tribù?”


    “C'erano già state delle guerre, alcune vinte dai nativi, sotto la guida del grande capo Toro Seduto, ma alla morte di questi, le tribù iniziarono a ritirarsi cercando di mettersi sotto la protezione di Nuvola Rossa. Durante questa ritirata creavano degli assembramenti guidati dai loro sciamani, che coinvolgevano tutti i guerrieri in una danza rituale, che aveva lo scopo di proteggerli, e ripristinare l'armonia precedente alla venuta dell'uomo bianco e della sua avidità. Questa danza si chiamava “Ghost dance”, e fu interpretata come un atto aggressivo, da parte dei bianchi, che la strumentalizzarono diffondendo la notizia che le tribù non intendevano convivere civilmente con loro, ma si stavano riorganizzando per attaccare gl'insediamenti dei coloni.
    Da qui partirono nuovi attacchi ai villaggi, con stermini soprattutto di vecchi, donne e bambini, che non ce la facevano a mettersi in salvo.

    Sempre più indeboliti e braccati, privati di colpo della speranza nel futuro, rappresentata dai loro figli e dalle amate squaw, e della memoria di una passata grandezza tramandata dai racconti degli anziani, finirono col doversi arrendere ad una realtà fatta di riserve ed umiliazioni....anche se credo che nessuno dei loro discendenti abbia dimenticato in cuor suo la bellezza di quell'ultima danza”



    Poggiai la testa sulla spalla di David, piena di tristezza al pensiero di quegli antichi guerrieri e del loro dolore......
    tutti prima o poi hanno una Ghost dance da ricordare e rimpiangere, adesso lo so......



    “Sei stanca Lou, hai sonno?”


    La voce dolce di Michael mi accarezzò lieve, alzai lo sguardo a cercare il suo volto nella penombra, un po' retrocesso rispetto alle fiamme che oramai si stavano abbassando,
    e lo vidi sorridermi con una tenerezza che mi fece fremere il cuore, e desiderare che in quel momento fossimo soli, lui ed io.....avvolti in una coperta.




    *



    Edited by ‚ally - 13/10/2012, 18:40
     
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  11. Holiday
     
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    Il capitolo è stato bellissimo. Sembrava di stare lì con loro nel villaggio indiano ad ascoltare David raccontare le tradizioni delle tribù. :wub:
     
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  12. ‚ally
     
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    :00: Grazie Ila (sono davvero felice che ti sia piaciuto :hug: )
     
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  13.  
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    Comincia a piacermi sul serio questa storia, ma tanto! :wub: Tutti questi dettagli sugl'indiani d'america, poi...! E gli sguardi fra Lou e Michael... io già non vedo l'ora che le cose si facciano più complicate, o comunque più piccanti :laught: Per favore, non fateci attendere molto! :kiss2:
    BRAVISSIME!
     
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  14. Sharon Jackson
     
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    Vi dirò anche questo capitolo è molto coinvolgente :heart: :smack:
     
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    ,alli... bellissimi questi primi capitoli, molto coinvolgenti e pieni di dettagli. Sembra di vedere uno di quei film con la voce fuori campo che tl fà entrare ancora di più dentro la storia.... e poi :love: hai anche dato il mio nome alla mountain più bassa.
     
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681 replies since 7/10/2012, 21:13   11959 views
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